Cistoscopia ambulatoriale

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Unità Operativa di Urologia
Responsabile: Dr Luciano Nava
CASA DI CURA
S. PIO X
NOTA INFORMATIVA PER L’INTERVENTO DI CISTOSCOPIA DIAGNOSTICA
R/114-11
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ISTRUZIONI PER I PAZIENTI CHE DEVONO SOTTOPORSI A CISTOSCOPIA
I pazienti ASL devono recare impegnativa ASL con la dicitura “Cistoscopia ambulatoriale”.
Per i pazienti con assicurazione o privati non serve alcuna impegnativa (a meno che non venga
espressamente richiesta dall’ente assicurativo).
In preparazione per la cistoscopia il paziente deve assumere antibioticoterapia dal giorno prima
(Monuril bustine il giorno prima ed il giorno stesso della cistoscopia oppure Sulfametoxazolo +
Trimetoprim 1cp al mattino ed 1 alla sera il giorno prima ed il giorno stesso della cistoscopia) .
Il paziente non deve interrompere l’assunzione di terapie che abitualmente assume (antipertensivi,
ipoglicemizzanti, antiaggreganti orali o altri farmaci).
Il paziente deve presentarsi alla cistoscopia con esito di esame urina + urinocoltura + anti biogramma
(validità degli esami non oltre 1 mese) e con tutta la documentazione sanitaria e la documentazione
riguardante la patologia per la quale esegue l’esame (ecografie, ctm urine, tac, urografie, esami
ematochimici, vecchie cistoscopie) e con elenco dei farmaci che assume quotidianamente.
In caso di :
-
infezione delle vie urinarie
-
grave macroematuria
-
mancata preparazione
-
mancanza di documentazione
-
mancanza di impegnativa sanitaria
-
presenza di stenosi serrate o alterazioni anatomiche dell’uretra
o del collo vescicale tali da non poter inserire lo strumento
l’esame non sarà eseguito
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CISTOSCOPIA – cosa succede dopo la sua esecuzione
Grazie all'impiego di cistoscopi flessibili, la cistoscopia è un esame generalmente ben tollerato e poco
doloroso ; può essere avvertito un leggero fastidio nel momento dell’introduzione dello strumento lungo
l’uretra e un senso di riempimento vescicale.
La Clinica S.pio X ha tutta la strumentazione necessaria per eseguire questo esame.
In caso di deficit di coagulazione congeniti o acquisiti (da terapia anti aggregante piastrinica) ci può
essere sanguinamento che può durare alcuni giorni dopo l’esame. Questa perdita di sangue, che di solito
è lieve e non necessita alcuna terapia, si risolve con un aumento dell’apporto idrico. In caso di grave
sanguinamento contattare la nostra struttura per impostare la terapia del caso.
Pazienti immunodepressi (in terapia con cortisonici, farmaci immunodepressori in corso di trapianti,
infezioni da HIV) o diabetici, possono sviluppare infezioni sistemiche o dell’apparato urinario, malgrado
l’utilizzo di antibiotici assunti come profilassi prima, durante e dopo la cistoscopia.
Prima dell’esame deve essere eseguita una urinocoltura che deve essere negativa.
In caso di infezione il paziente avrà: febbre, cistite (con bruciori alla minzione, una eccessiva frequenza
ed urgenza minzionale con stimoli imperiosi e dolore alla minzione). Nei casi più gravi si può verificare
comparsa di orchiepididimiti (infezione ai testicoli), infiammazioni alla prostata, e alle vie urinarie con
comparsa di febbre e pielonefrite con possibile sepsi.
In caso di infezione contattare la nostra struttura per impostare la terapia del caso (tel : 02-69517473).
In pazienti portatori di ipertrofia prostatica si possono verificare fatica e disturbi nell’urinare sino ad
episodi di ritenzione acuta tali da dover rendersi indispensabile il posizionare di un catetere vescicale: la
ritenzione può accadere il giorno stesso dell’esame o anche a distanza di alcuni giorni.
In caso di ritenzione di urina contattare la nostra struttura per impostare la terapia del caso
Dopo l'esame:
Rimanere in osservazione in sala d’aspetto per almeno 1 ora e ½ per valutare la ripresa di una corretta
minzione, eventuale presenza di sangue nelle urine
Nelle ore successive all’esame, in caso di impossibilità alla minzione (ritenzione di urina), di rialzo
febbrile superiore a 38°C che non si risolve con la terapia medica per bocca o importante sanguinamento,
recarsi al Pronto Soccorso più vicino al proprio domicilio.
È importante ritirare il consenso informato prima dell’esame e, dopo averlo letto attentamente,
riportarlo adeguatamente compilato e firmato in sede di esame; in caso di mancata consegna del
consenso, mancata preparazione antibiotica, mancata sospensione di antiaggreganti o mancanza di
esami o di impegnative mediche o di mancanza di documentazione clinica urologica, l’esame non
sarà eseguito.
Data di consegna dell’informativa al Paziente …………………
Nome del Paziente ………………………………………..
data di nascita del paziente ………………....
firma del Paziente…………………………………………
firma del Medico …………………………….
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COS’È LA CISTOSCOPIA DIAGNOSTICA
La cistoscopia diagnostica è un esame che permette di esplorare l’uretra e la vescica, attraverso il posizionamento
di uno strumento (cistoscopio) nell’uretra (ovvero attraverso il canale che porta l’urina dalla vescica all’esterno),
previo il riempimento dell’organo con del liquido. L’esame è diagnostico, non è operativo ( non è possibile
eseguire biopsie o elettrocoagulazioni se non in casi estremamente selezionati ).
A COSA SERVE LA CISTOSCOPIA DIAGNOSTICA
Secondo le attuali Linee Guida delle principali Società Nazionali ed Internazionali di Urologia (Siu , Auro ed
EUA), la cistoscopia diagnostica si esegue: per fare diagnosi e per valutare pre intervento patologie uretro
vescicali, in corso di controlli post operatori (tur vescica) o post chemioterapia endovescicale (instillazioni) per
valutarne l’efficacia e per programmare ulteriori terapie.
IL TRATTAMENTO /INTERVENTO/ PROCEDURA PROPOSTA E MODALITÀ DI EFFETTUAZIONE
La cistoscopia diagnostica è un esame ambulatoriale della durata di circa 10 minuti, non doloroso; occorre
eseguire esami ed una adeguata terapia pre intervento ( vedi paragrafo : “istruzioni per i pazienti che devono
sottoporsi a cistoscopia”). L’esame si esegue attraverso uno strumento ottico flessibile (collegato ad una telecamera
esterna), utilizzando gel lubrificante in uretra, gonfiando la vescica con soluzione fisiologica sterile ed osservando
l’interno della vescica su uno schermo. Se dopo l’esame è presente sangue nelle urine, sarà lasciato un catetere
vescicale per con lavaggio.
LE PROBABILITÀ DI SUCCESO E I POTENZIALI BENEFICI
Le probabilità di successo dell’intervento sono alte; i potenziali benefici sono rappresentati dalla corretta diagnosi
della malattia e dalla possibilità di impostare una terapia adeguata per risolverla.
LE CONDIZIONI MORBOSE CONCOMITANTI CHE COSTITUISCONI
FATTORI DI RISCHIO
Di solito il sanguinamento durante e dopo l’intervento è assente o molto lieve. Piastrinopenie gravi (al disotto delle
80.000 piastrine), malattie della coagulazione e la terapia anti aggregante o anti coagulante rappresentano un fattore
di rischio per i sanguinamenti intra operatori, anche se i farmaci anti aggreganti o anti coagulanti vengono sospesi
per 5-7 giorni prima dell’intervento. Sanguinamenti saranno presenti anche in pazienti che assumono farmaci anti
aggreganti / coagulanti a causa di patologie cardio-circolatorie che ne controindichino la sospensione durante
l’intervento ed il post operatorio. Il sanguinamento persistente può richiede un ulteriore intervento emostatico entro
24-48 ore dal primo intervento ed emotrasfusioni. Pazienti immunodepressi (infezioni da hiv, terapia cortisonica,
terapia con farmaci immunosoppressivi o con gravi deficit di anticorpi) o diabetici possono sviluppare più
facilmente infezioni sistemiche, dell’apparato urinario ed in sede di intervento. Problemi respiratori,
cardiocircolatori , malattie neurologiche o alterazioni anatomiche (malformazioni, traumi alla colonna, ernie
discali) possono rendere rischiose o particolarmente complesse le procedure anestesiologiche e chirurgica.
Alterazioni anatomiche o malattie che non consentono un adeguato posizionamento del paziente sul letto operatorio
(prostesi d’anca o di ginocchio , gravi artrosi , esiti di traumi al bacino) possono impedire o rendere l’intervento
molto complesso. Pazienti portatori di voluminosa ipertrofia prostatica possono rendere l’esame non agevole.
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I POTENZIALI RISCHI E LE POSSIBILI COMPLICANZE INTRA E POST TRATTAMENTO /
INTERVENTO / PROCEDURA IMMEDIATE E A DISTANZA E LE MODALITÀ DI RISOLUZIONE
Le principali complicanze intra operatorie: complicanze generali legate a qualsiasi intervento chirurgico che
sono dovute alle manovre ed alle sostante con cui vengono a contatto i pazienti con reazioni allergiche inaspettate
ed imprevedibili (con gonfiori, prurito, starnuti, eruzioni cutanee, capogiri o vomito, dispnea), dolore a con crisi
vagali (abbassamento della pressione arteriosa fino allo svenimento, diminuzione della frequenza cardiaca,
riduzione del calibro bronchiale, aumento della sudorazione, della salivazione, della lacrimazione e della secrezione
gastrica, aumento della peristalsi intestinale, nausea e talora conati di vomito); la terapia immediata prevede
somministrazione di farmaci atti a prevenire effetti collaterali , eventuale valutazione anestesiologica e, se
necessario , ricovero. Dolore all’introduzione del cistoscopia, tale da non rendere possibile l’esame ( in questi casi
esiste la possibilità di eseguire l’esame in regime di ricovero, in anestesia generale, previa valutazione
anestesiologica ). Sanguinamento persistente e grave, tale da dover ricorrere ad emotrasfusioni o a intervento
emostatico sono molto raro, ed è più frequente in pazienti con deficit della coagulazione (come specificato nel
paragrafo: “Le condizioni morbose concomitanti che costituiscono fattori di rischio”). Danni secondari a
perforazioni della parete vescicale o all’uretra possono essere possibili (ma rari con l’utilizzo di cistoscopi
flessibili), con perdita di sangue dall’uretra ed ematuria. Al momento delle dimissioni è valutata la capacità del
paziente di urinare autonomamente con un buon flusso, l’assenza di grave e persistente sanguinamento con l’urina,
l’assenza di febbre o di dolore. In caso di stenosi serrate dell’uretra o di particolare sensazione dolorosa
all’introduzione dello strumento, l’esame ambulatoriale non potrà essere eseguito e dovrà essere effettuato in
anestesia , con paziente ricoverato e con intervento di uretrotomia preliminare.
Le principali complicanze post operatorie e modalità di risoluzione: ci può essere sanguinamento che può
durare alcuni giorni dopo l’esame: un sanguinamento persistente e grave , tale da dover ricorrere ad emotrasfusioni
o a re-intervento emostatico è raro ed è più frequente in pazienti con deficit della coagulazione (come specificato
nel paragrafo: “Le condizioni morbose concomitanti che costituiscono fattori di rischio”). Pazienti immunodepressi
o diabetici possono sviluppare infezioni sistemiche o all’apparato urinario . ( come specificato nel paragrafo :
“Le condizioni morbose concomitanti che costituiscono fattori di rischio”) . Infezioni urinarie malgrado l’utilizzo
di antibiotici intra e post operatori come profilassi, con: iperpiressia, orchiepididimiti (infezione ai testicoli),
infiammazioni alla prostata con ascessi prostatici , alla vescica con cisititi (con una eccessiva frequenza minzionale
e urgenza minzionale con stimoli imperiosi e dolore alla minzione) e alle vie urinarie con comparsa di febbre e
pielonefrite con possibile sepsi. La risoluzione di questi problemi sarà affrontata con esami specifici (emocoltura,
urino coltura, emocromo ed adeguata terapia antibiotica e , in caso di necessità , il paziente sarà ricoverato per le
cure del caso ( cateterismo con lavaggio ed emotrasfusioni in causa di ematuria, antibiotici per via parenterale) .
Possibile presenza di dolore uretrale (assunzione di farmaci antidolorifici) e si può verificare emospermia (presenza
di sangue nello sperma) specialmente in pazienti che assumono farmaci antiaggreganti o anticoagulanti. In pazienti
portatori di ipertrofia prostatica si verifica fatica e disturbi nell’urinare sino ad episodi di ritenzione acuta tali da
dover rendersi indispensabile il posizionare di un catetere vescicale / catetere sovra pubico: la ritenzione può
accadere il giorno stesso dell’esame o anche a distanza di alcuni giorni. Esistono poi complicanze legate a qualsiasi
intervento chirurgico (che possono accadere malgrado l’esecuzione di accertamenti pre operatori) quali: infarti,
ictus snc, embolie, tromboflebiti, edema polmonare, sepsi (queste complicanze sono possibili in tutte le procedure
chirurgiche, ma molto rare).
Le principali complicanze a distanza e modalità di risoluzione: abbiamo gli esiti delle complicanze che
eventualmente si sono verificate dopo l’intervento diagnostico. In caso di prostatite si può avere una
cronicizzazione dell’infiammazione con sintomi disurici ed alterazione del psa o con infezioni batteriche
recidivanti (sarà impostata una adeguata terapia antibiotica ed antinfiammatoria). Presenza di ipo/atrofia testicolare
post infiammatoria , presenza di idrocele ( raccolta liquida infiammatoria nello scroto) che, se sintomatica necessita
di una correzione chirurgica. Il posizionamento di catetere vescicale può creare delle stenosi uretrali che
necessiteranno di adeguata terapia chirurgica o endoscopica. A volte è possibile che si verifichino episodi di
ritenzione acuta di urina (a causa di coaguli, dell’edema e dell’infiammazione a livello del collo vescicale / loggia
prostatica); in questo caso si dovrà posizionare un catetere vescicale ed assumere adeguata terapia
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antinfiammatoria. Stenosi (restringimento) dell’uretra che necessitano di intervento di uretrotomia endoscopica o di
uretroplastica chirurgica secondo la situazione locale; trombosi venosa profonda (2%) con eventuali complicanze
neurologiche o cardiopolmonari che necessita di terapia antitrombotica per os /sottocute e terapia per le eventuali
complicanze previa valutazione del chirurgo vascolare , cardiologo , neurologo e pneumologo; lesione al meato
uretrale esterno (0.5%): intervento in anestesia locale di meato plastica. Infezioni da epatite c in caso di trasfusioni
(grazie al sistema di screening attuale, il rischio di contrarre una epatite C per una trasfusione di sangue è ridotto a
meno dell'1%).
I POSSIBILI ESITI IN CASO DI RIFIUTO DELLA PROCEDURA PROPOSTA
In caso di mancata esecuzione manovra diagnostica non sarà possibile effettuare una corretta diagnosi ed impostare
una adeguata terapia e non si potrà risolvere correttamente la patologia .
LE POSSIBILI ALTERNATIVE DI PROCEDURA E RELATIVI
E BENIFICI /RISCHI /COMPLICANZE
Esami ematochimici come ctm urine e fish possono dare indicazioni ma non la certezza della diagnosi oncologica
o la loro corretta stadi azione; ecografia, urografia, rnm e tac con mdc possono fare diagnosi di eteroplasia
vescicale solo se di una certa grandezza. Per la ricerca di piccole neoformazioni o per una valutazione anatomica di
uretra, prostata e vescica, si rende necessaria la cistoscopia.
LA POSSIBILITÀ DI SCELTA TRA LE ALTERNATIVE PROPOSTE
Presso la nostra struttura è possibile sottoporsi a cistoscopia sia diagnostica con strumenti flessibili
LE CONSEGUENZE SULLA VITA FAMILIARE, SOCIALE E LAVORATIVA
Se non vi sono complicanze , è possibile riprendere la vita abituale in modo graduale e progressivo; nei primi giorni
seguenti alla cistoscopia diagnostica si può riscontrare la necessità di urinare frequentemente, la presenza di
urgenza minzionale e bruciore nell’ urinare. Le urine possono rimanere rosate per 1 - 2 giorni . Questa situazione è
transitoria e destinata a migliorare nel tempo, fino a risolversi. L’attività lavorativa potrà essere ripreso entro 1-2
giorni dall’intervento .
LA POSSIBILITÀ DI REVOCARE IL CONSENSO IN QUALUNQUE MOMENTO
Il pz ha la possibilità di revocare il consenso all’intervento quando lo ritenga opportuno firmando l’apposito
consenso .
LA POSSIBILITÀ CHE DURANTE IL TRATTAMENTO VENGANO
EVIDENZIATE ALTRE PATOLOGIE
In alcuni casi, potrebbe essere necessario ricorrere a procedure operative non inizialmente previste come, ad
esempio, meatotomia (apertura chirurgica ) per stenosi (restringimento) del meato uretrale esterno, o uretrotomia
endoscopica (apertura endoscopica) per stenosi (restringimento) uretrale o asportazione o biopsia di neoformazioni
in uretra o in vescica (turv).
Sarà programmato un nuovo ricovero per l’esecuzione di manovre aggiuntive in anestesia locale/generale.
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LA POSSIBILITÀ CHE DURANTE LA PROCEDURA , DI FRONTE A SITUAZIONI
INASPETTATE O URGENTI , SI DEBBA CAMBIARE LA TECNICA INIZIALMENTE PRESCELTA
In alcuni casi non sarà possibile eseguire l’esame e potrebbe essere necessario programmare, previo ricovero,
procedure operative non inizialmente previste come, ad esempio, meatotomia (apertura chirurgica) per stenosi
(restringimento) del meato uretrale esterno. In caso di stenosi uretrale grave che non permetta il posizionamento
dello strumento, si procederà in un secondo tempo (previo ricovero) ad uretrotomia endoscopica. In caso di
complicanze cardiocircolatorie inaspettate ed imprevedibili che accadano durante la procedura, l’intervento sarà
sospeso ed eventualmente rimandato sino alla risoluzione del problema. In caso di problematiche impreviste legate
allo strumentario gli operatori sono autorizzati a modificare la tipologia di intervento concordata con altra
altrettanto valida alternativa terapeutica.
I RISCHI SPECIFICI DEL TRATTAMENTO/ INTERVENTO/ PROCEDURA
DERIVATI DA PATOLOGIE CONCOMITANTI DI CUI IL PAZIENTE E’ AFFETTO
Sanguinamento persistente e grave, tale da dover ricorrere ad emotrasfusioni o a re-intervento emostatico è rara
nelle cistoscopie diagnostiche rispetto a quelle operative ed è più frequente in pazienti con deficit della
coagulazione (come specificato nel paragrafo: “Le condizioni morbose concomitanti che costituiscono fattori di
rischio”). Pazienti immunodepressi (infezioni da hiv, terapia cortisonica, terapia con farmaci immunosoppressivi o
con gravi deficit di anticorpi) o diabetici possono sviluppare infezioni in sede di intervento (come specificato nel
paragrafo: “Le condizioni morbose concomitanti che costituiscono fattori di rischio”). Alterazioni anatomiche o
malattie che non consentono un adeguato posizionamento del paziente sul letto operatorio possono rendere
estremamente difficoltoso l’intervento. Alterazioni anatomiche dell’uretra o presenza di protesi peniene o di
ipo/epispadia (calibro non adeguato alla camicia del cistoscopio) rendono impossibile l’esecuzione dell’intervento;
durante un nuovo ricovero , quando possibile, si esegue una uretrotomia endoscopica o una dilatazione prima della
cistoscopia. Se malgrado questo intervento, non sarà possibile inserire lo strumento, l’intervento sarà rimandato
sino all’ottenimento di un adeguato diametro uretrale o saranno valutate altre procedure diagnostiche. Pazienti con
alterazioni del circolo periferico (vene varicose) sono maggiormente a rischio di sviluppare trombosi venose ,
embolie polmonari ed ictus . Problemi respiratori, cardiocircolatori, malattie neurologiche o alterazioni anatomiche
(malformazioni, traumi alla colonna o al bacino, ernie discali) possono rendere rischiose o particolarmente
complesse le procedure anestesiologiche e chirurgiche. Insufficienza d’organo (rene, fegato o apparato
respiratorio) rendono il decorso intra e post operatorio più a rischio di complicanze.
PAZIENTI CHE ASSUMONO TERAPIA ANTICOAGULANTE O ANTIAGGREGANTE
Un elevato numero di pazienti assumono terapia antiaggregante piastrinica. I farmaci più usati sono: Aspirina
(nomi analoghi: Ascriptin, Cardirene, Aspirinetta, Cardioaspirin), la ticlopidina (Tiklid), il clopidogrel (Plavix).
Questi farmaci bloccano la funzione delle piastrine, che sono particelle del sangue essenziali per poter arrestare le
emorragie e che sono implicate anche nei processi di chiusura delle arterie (con rischi di comparsa di infarto, morte
cardiaca, ischemia cerebrale, ictus). Questi farmaci, impedendo l'aggregazione delle piastrine, riducono il rischio di
eventi trombotici arteriosi (effetto benefico), ma rendono più facili le emorragie. Quando un paziente in terapia
antiaggregante deve essere sottoposto ad una procedura invasiva o un intervento chirurgico che presenta rischi
emorragici si pone il problema se è opportuno sospendere i farmaci antiaggreganti per evitare complicanze
emorragiche, poiché tale sospensione esporrebbe il paziente al rischio trombotico cardiovascolare. La modalità di
gestione della terapia antiaggregante piastrinica proposta è stata scelta sulla base di linee guida sulla base della
letteratura disponibile e dell'esperienza clinica. La gestione della terapia antiaggregante nel postoperatorio terrà
conto del rischio trombotico di base, del rischio emorragico del paziente, dei tempi di ripresa della terapia orale. La
modalità di gestione della terapia antiaggregante piastrinica consigliata cercherà di contenere i rischi
cardiovascolari e nel contempo limitare le complicanze emorragiche anche gravi della procedura
invasiva/intervento chirurgico a cui verrà sottoposto.
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Quando necessario il paziente sarà sottoposto a visita e parere cardiologico per valutare rischi e benefici della
sospensione /sostituzione o prosecuzione del farmaco anti aggregante per l’esecuzione dell’intervento.
Farmaco / farmaci antiaggreganti assunti : …………………………………
sospensione del farmaco ………………….. da …. giorni prima dell'intervento
sua sostituzione con …………………………………da ….. giorni prima dell’intervento
PAZIENTI CHE DEVONO SOTTOPORSI A PROFILASSI PER ENDOCARDITE BATTERICA
L’Endocardite batterica è una infezione associata ad una reazione flogistica (in risposta al danno cellulare
provocato dall’infezione batterica) a carico delle valvole cardiache o dell’endocardio, ossia il foglietto epiteliale di
rivestimento delle camere cardiache. Si tratta di una affezione trattabile, ma potenzialmente letale che può condurre
anche a gravi conseguenze come lo scompenso cardiaco, l’ictus o l’insufficienza renale. È causata da un’infezione
dell’endocardio (che si instaura più facilmente se già leso) secondaria a batteriemia. Affinché un’endocardite si
sviluppi occorre, oltre ad una batteriemia, che sia presente una lesione dell’endotelio che favorisca l’adesione
batterica; nelle affezioni cardiache congenite o acquisite l’endotelio può essere danneggiato dalla turbolenza di
flusso ematico rispetto al normale flusso laminare. Molte procedure diagnostiche e chirurgiche possono causare
batteriemia. Una profilassi antibiotica può risultare efficace in : presenza di protesi valvolari cardiache, comprese
valvole biologiche, autograft ed homograft., storia di pregressa endocardite batterica, cardiopatie congenite
cianogene complesse (con ventricolo unico, trasposizioni dei grossi vasi, tetralogia di Fallot) e la maggior parte di
cardiopatie congenite, presenza di shunt sistemico-polmonari creati chirurgicamente. disfunzioni valvolari acquisite
(es. stenosi valvolare post-reumatica). cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva., prolasso valvolare mitralico con
rigurgito valvolare o inspessimento dei lembi valvolari. Saranno somministrare antibiotici adeguati quali
Ampicillina e Gentamicina 30 minuti prima dell’inizio della procedura; in caso di allergia a penicillina si
somministra Vancomicina.
Dopo l'esame:
Rimanere in osservazione in sala d'aspetto per almeno 1 ora e ½ per valutare la ripresa di una corretta minzione ,
eventuale presenza di sangue nelle urine
Nelle ore successive all’esame , in caso di impossibilità alla minzione (ritenzione di urina), di rialzo febbrile
superiore a 38°C che non si risolve con la terapia medica per bocca o importante sanguinamento , recarsi al Pronto
Soccorso più vicino al proprio domicilio.
È importante ritirare il consenso informato prima dell’esame e, dopo averlo letto attentamente, riportarlo
adeguatamente compilato e firmato in sede di esame; in caso di:
-
mancata consegna del consenso,
mancata preparazione antibiotica,
mancata sospensione di antiaggreganti se richiesto specificatamente dal medico,
mancanza di esami,
mancanza di impegnative mediche,
mancanza di documentazione clinica urologica,
l’esame non sarà eseguito
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