CARDIOPATIA ISCHEMICA
Definizione
La Cardiopatia Ischemica è una patologia cardiaca
caratterizzata da una riduzione progressiva o
improvvisa del flusso sanguigno dovuto ad un
restringimento o ad una ostruzione completa delle
arterie coronarie, i vasi sanguigni attraverso cui
l’ossigeno e tutte le sostanze nutritizie raggiungono
le cellule cardiache.
Etiologia
La principale causa delle varie forme di cardiopatia
ischemica è l’aterosclerosi, un processo
degenerativo che interessa tutti i vasi arteriosi, ma
con frequenza più elevata nei confronti delle arterie
coronarie con conseguente restringimento fino
all’occlusione competa del vaso colpito per la
formazione di trombi.
Esistono dei fattori di rischio che spesso coesistono
con la patologia ischemica. Essi sono:
ipercolesterolemia, obesità e sovrappeso,
ipertensione, diabete mellito, fumo, familiarità,
sesso femminile, età superiore ai 50-55 anni.
In base alla sintomatologia e al decorso clinico, la
cardiopatia ischemica può presentarsi sotto
differenti quadri clinici: angina stabile (cronica),
angina instabile, infarto cardiaco.
Angina stabile: Quadro clinico caratterizzato dalla comparsa di
sintomatologia dolore toracico sempre dello stesso tipo ed
intensità. Il dolore può manifestarsi come senso di
fastidio, oppressione, costrizione, bruciore al torace
e bruciore irradiato al braccio sinistro, o al giugulo,
o allo stomaco. Generalmente insorge dopo sforzi,
o dopo pasti abbondanti o in seguito al freddo, o
dopo una emozione.
Il dolore dura pochi minuti, massimo 15, e
regredisce fino a scomparire spontaneamente o 12 minuti dopo l’assunzione di farmaci
coronarodilatatori (es. Carvasin sub-linguale).co.
Angina
Quadro clinico caratterizzato da una sintomatologia
instabile:
molto più varia. Infatti, il dolore può insorgere
sintomatologia anche a riposo senza alcuna relazione con eventi
particolari, in qualunque ora del giorno o della
notte, ed ha una durata spesso superiore alla
forma stabile (> 15 min.). Spesso il dolore è
resistente alla somministrazione di farmaci
coronarodilatatori sub-linguali e pertanto è sempre
consigliato il ricovero in ambiente ospedaliero.
Decorso
L’angina stabile (cronica) ha un decorso meno
complicato e più facilmente controllabile rispetto
alle altre forme di cardiopatia ischemica. E’
necessaria l’assunzione di farmaci vasodilatatori,
controllare gli eventuali fattori di rischio coesistenti
(ipertensione, diabete, fumo, ipercolesterolemia) e
sottoporsi a frequenti controlli cardiologici; può
evolvere verso la forma di angina instabile.
L’angina instabile ha un decorso più complesso,
con una insorgenza atipica ed improvvisa del
dolore, ed il decorso può essere spesso complicato
da aritmie atriali e/o ventricolari talvolta
minacciose, insufficienza cardiaca e, se si prolunga
eccessivamente può degenerare nel quadro più
grave dell’infarto cardiaco.
Infarto
miocardico:
etiologia
Quadro clinico caratterizzato dalla occlusione
(dovuta ad un trombo) di una o più arterie
coronariche, o da uno spasmo coronarico
prolungato tale da condurre a morte (necrosi) un
distretto di cellule miocardiche vascolarizzato
dall’arteria coronaria interessata dall’occlusione.
Più sono le arterie coronarie colpite maggiore sarà
il danno cardiaco il quale è a sua volta
direttamente proporzionale alla durata
dell’ostruzione.
Sintomatologia Il dolore dell’infarto miocardico è spesso acuto e si
manifesta come senso di bruciore intenso, o dolore
trafittivo, o oppressivo con frequente irradiazione
al braccio sinistro, al collo, alle spalle. Ha una
durata prolungata (anche 1-2 ore) e non
regredisce dopo l’assunzione dei farmaci
coronarodilatatori sub-linguali.
Decorso
Quando viene sospettato un infarto é fondamentale
raggiungere un pronto soccorso in tempi brevi in
quanto il decorso può essere severamente
complicato fino all’exitus. Frequente è infatti la
comparsa di aritmie ventricolari minacciose, o
l’insufficienza ventricolare.
Oggi, la somministrazione di farmaci detti
trombolitici (in quanto “sciolgono” il trombo) a
migliorato notevolmente il decorso clinico del
paziente infartuato. Ma per avere un buon risultato
terapeutico e importante inziare la terapia
trombolitica entro 3-4 ore dall’insorgenza dei
sintomi. Infatti dopo 12 ore l’efficacia è scarsa in
quanto già esisterà un danno miocardico
irreversibile (necrosi cellulare).
Cardiopatia
ischemica:
diagnostica
Esistono una serie di indagini strumentali e di
laboratorio cui il paziente con cardiopatia ischemica
deve essere sottoposto.
L’elettrocardiogramma (ECG) è un esame
fondamentale che permette di valutare:



frequenza cardiaca e disturbi del ritmo
ingrandimento del cuore
sofferenze ischemiche
Il Test da sforzo consiste nella registrazione di un
ECG durante uno sforzo come pedalare su una
cyclette o camminare su un tappeto rotante.
Permette di diagnosticare:




la presenza di ischemia
valutare la tolleranza allo sforzo
valutare l’efficacia della terapia
osservare l’eventuale insorgenza di aritmie
Il test da sforzo si dice essere positivo quando
durante la prova compaiono segni sull’ECG tipici di
ischemia miocardica associati anche a dolore
anginoso.
La Scintigrafia miocardica è un’indagine che
viene eseguita somministrando una sostanza
radioattiva che consente di valutare la perfusione
miocardica e di rilevare eventuali zone vitali e/o
necrotiche. Viene eseguita sia a riposo sia sotto
sforzo o dopo somministrazioni di farmaci
particolari che mimano una condizione di sforzo
cardiaco. L’esame si dice positiva quando mette in
luce un quadro di sofferenza ischemica.
L’ecocardiografia è un esame indolore che
permette di “vedere” la funzionalità delle pareti del
cuore, delle valvole cardiache.
La coronaroventricolografia è un esame
diagnostico che deve essere necessariamente
eseguito in ospedale durante un ricovero di 2-3
giorni. Consiste nell’introduzione nelle arterie
coronarie e nel cuore , tramite dei “cateteri”, di un
mezzo di contrasto, che permetterà di valutare gli
eventuali restringimenti coronarici e giudicarne la
operabilità.
Non tutti i pazienti devono essere sottoposti a
questo tipo di esame. I pazienti cui si consiglia
l’esecuzione di questo esame sono quelli con test
da sforzo e scintigrafia positivi, o pazienti affetti da
infarto miocardico che hanno superato la fase
critica.
Terapia
La terapia nella cardiopatia ischemica è medica e
chirurgica
La terapia medica viene impostata nei casi di
angina stabile e si avvale di farmaci vasodilatatori
arteriosi e coronarici, farmaci che riducono il
consumo di ossigeno del cuore, e l’uso della
”aspirina” che riduce il rischio di trombosi
coronarica.
La terapia chirurgica è necessaria qualora la
terapia medica non da risultati accettabili tale da
garantire una buona qualità di vita ed un alto
indice di sopravvivenza a distanza.
Molti centri cardiologici e cardiochirurgici adottano
in casi selezionati, come alternativa all’intervento
chirurgico di “by-pass aorto-coronarico”
l’angioplastica, che consiste, con una procedura
simile alla coronarografia, di dilatare con un piccolo
palloncino i restringimenti coronarici. Anche questa
procedura non è esente da rischi, è può essere
effettuata solo in pazienti con una o al più due
arterie coronarie malate.
L’intervento chirurgico di by-pass ha attualmente
dei rischi bassissimi (2-3%) variabili in base alle
condizioni di base del paziente, richiede una
degenza post-operatoria di 5-6 giorni.
I condotti utilizzati per confezionare i by-pass
sono: l’arteria mammaria interna, una grossa
arteria che decorre sotto lo sterno, la vena grande
safena che viene prelevata di lunghezza adeguata
dall’arto inferiore. Nei soggetti giovani si preferisce
utilizzare più arterie possibili, in quanto la loro
durata rispetto a quella della vena è nettamente
superiore nel tempo. Per cui si preferisce prelevare
le due arterie mammarie e, se si rende necessario
anche l’arteria radiale, grossa arteria che decorre
nell’avambraccio.
Generalmente dopo l’intervento chirurgico i
pazienti possono continuare a praticare anche
terapia medica come supporto ai by-pass, e
cardine fondamentale della terapia rimane la
somministrazione di aspirina .