IL TRAVERTINO ROMANO www.centrotravertinoromano.it 2 3 Editoriale Modernità, sacralità e riqualificazione urbana a cura dell’Ingegnere Antonio Bruno N el precedente editoriale è stata esaltata la polivalenza e la versatilità che il travertino ha saputo portare avanti nel tempo tra arte sacra ed arte moderna attraverso il suo uso in strutture funzionalmente diverse: la chiesa di San Carlo Borromeo a Roma e le Terme di Chianciano. La differenza architettonica, funzionale e sociale tra le due costruzioni sopraindicate è evidente: nella prima opera il travertino è utilizzato come aurea di luce e spiritualità, nella seconda come materiale solido per i rivestimenti di pavimenti, panche e docce nel tempio della sensorialità e del benessere. Allo stesso modo, nel presente numero, viene messa in risalto l’estrema adattabilità del travertino romano in due opere nettamente differenti inserite in due città quali Londra e Roma, diverse per stampo architettonico e metropolitanietà: la nuova sede della New Court Rothschild Bank, a Londra, ed il Complesso Parrocchiale Santo Volto di Gesù a Roma. Il New Court, progettato dallo studio Office of Metropolitan Architecture (Oma), per Rothschild è la quarta iterazione della sede londinese della Rothschild Bank. L’elemento di spicco del progetto è il travertino romano utilizzato per la pavimentazione e per il rivestimento del soffitto sia all’interno sia all’esterno dell’edificio. Aspetto interessante è che il team dello studio Oma ha voluto visitare personalmente le cave di Tivoli Terme alla ricerca del materiale adatto al progetto del New Court scegliendo un travertino estremamente particolare che ha comportato una complessa fase di selezione e blending. Il risultato finale è impressionate: una moltitudine di venature uniformi che corrono sia sul pavimento che sul soffitto creando un’unica onda di travertino romano. Il New Court inoltre è stato selezionato tra i finalisti del RIBA Stirling Prize 2012, premio che prende il nome da James Stirling, il grande architetto britannico scomparso nel 1992, che è assegnato ad edifici costruiti o progettati in Gran Bretagna premiando gli architetti che hanno fornito il maggior contributo all’evoluzione dell’architettura nel corso dell’anno passato. E’ piacevole pensare che parte del successo di questa struttura architettonica sia dovuto ad un materiale italiano, simbolo della ricchezza e della creatività del nostro paese. Nella Chiesa del Santo Volto di Gesù a Roma invece il travertino viene utilizzato per valorizzare l’ampio sagrato che viene concepito come un vuoto architettonico che si offre quale luogo di incontro e di socializzazione. L’intero rivestimento lapideo dello spazio ecclesiale continua una tradizione tipica della città ed evidenzia la duttilità del materiale a permearsi della luce solare, acquisendo una particolare brillantezza. Per concludere evidenzio la grande importanza data alla riqualificazione urbana tramite l’attenzione verso il Nuovo Parcheggio Multipiano Interrato realizzato nell’ambito del recupero urbanistico dell’area antistante la Cappella della Divina Sapienza a Roma di circa mq. 6.200. Tale area ha così riacquistato l’importanza che gli compete, destinando gli spazi al nuovo sacrato e la riapertura dell’ingresso principale della Cappella così come concepita dal Piacentini negli anni 30. La sistemazione dell’area, che si articola su tre livelli scanditi da aree verdi, porticati e zone di sosta, ha previsto quindi la riproposizione di un porticato in travertino romano, così come da progetto originario della Città Universitaria. Un editoriale questo che invita ad una attenta lettura del presente numero e riconferma, ancora una volta, il valore del travertino come materiale costruttivo e decorativo in una prospettiva di modernità, sacralità e riqualificazione urbana. Rivista annuale del CENTRO PER LA VALORIZZAZIONE DEL TRAVERTINO ROMANO Ufficio - sede operativa Via delle Cave, snc Località “Le Fosse” 00012 Guidonia Montecelio (Rm) Tel.-fax: 0774.32.46.33 www.centrotravertinoromano.it [email protected] Anno XIII - n. 1 - 2013 Direttore Responsabile: Antonio Bruno Aut. del Tribunale di Roma n. 43/99 del 27.01.1999 Sedel legale Viale Arnaldi, 13 - 00019 Tivoli Editore Centro per la Valorizzazione del Travertino Romano Realizzazione del progetto Edizioni Omnilazio Responsabile del progetto: Elisabetta Di Maddalena Segreteria Cvtr Oriana Cicchetti Consiglio di amministrazione Presidente Filippo Lippiello Vicepresidente Gaetano Squeo - Rocco Di Capua Consiglieri Claudia Conversi, Claudio Giovanrosa, Paolo Morelli, Vincenzo De Gennaro, Marco Pacifici Soci AG Poggi S.r.l. - BTR S.r.l. - Bruno Poggi e Figli Srl. - C.M. Caucci Mario I.T.R. spa - C.I.M.E.P. S.r.l. CE.GA. - CO.DE.BER. S.r.l. - Comune di Guidonia Montecelio - Comune di Tivoli - Degemar S.r.l. - De Marmo S.r.l. - Dino Pirandola S.r.l. - Erregi Travertino S.r.l. - Estraba S.p.a. F.lli Pacifici C. e L. S.p.a. - F.lli Poggi S.r.l. - Francesco Coresi e Figli S.r.l. - G. Poggi S.r.l. - Giansanti Anna - Giovannozzi S.r.l. - I.C. Caucci csc spa - Imm. Generale ‘84 S.r.l. - L.M.P.A. di A. - e A. Ratti e C. S.a.s. - La Pietra di Roma S.a.s. Maríotti Carlo e Figli S.p.a. - Marmi De Dominicis S.a.s. - Nuova Faudi - Querciolaie Rinascente s.c. a.r.l. ReaI S.r.l. - Rogima S.r.l.- Saitrav S.r.l. - Soc. del Travertino Romano S.p.a. - Tibur S.r.l. - Travertini Caucci S.p.a. - Fratelli Pascucci S.r.l. - Travertini Pirandola S.r.l. - Travertino Conversi S.r.l. - Travertino Morelli F. & C. 5 soMMARIO 12 complesso santo volto di gesù 7 sede rinnovata per la New Court Rothschild Bank Un edificio di 21mila metri quadrati inserito nello stretto vicolo medievale di St. Swithin Lane, nel cuore della City di Londra. 66 Una chiesa “spezzata” in due che valorizza l’angolo tra via della Magliana e la sua perpendicolare. 20 PARCHEGGIO multipiano interrato Nell’area antistante la cappella della Divina Sapienza un’opera su 9mila metri quadrati per 345 posti auto. 24 la nuova biblioteca hertziana Il travertino filo conduttore nella ri-funzionalizzazione del prestigioso edificio a Trinità dei Monti. LA Nuova sede del New Court Rothschild Bank Progetto di Office of Metropolitan Architecture (OMA) per N.M. Rothschild & Sons, Regno Unito, Londra Il New Court progettato dallo studio Office of Metropolitan Architecture (OMA) è la quarta iterazione della sede londinese della Rothschild Bank, tutte costruite nell’architettonicamente ricco sito di St. Swithin Lane. Nathan Rothschild stabilì la sua prima sede al New Court nel 1809 e nel corso degli ultimi due secoli le sedi di Rothschild a Londra sono state continuamente situate nella stessa area. L’edificio di 21.000 m2, primo progetto dello studio OMA a Londra, è stato completato nel novembre 2011 ed è inserito nello stretto vicolo medievale di St. Swithin Lane, nel cuore della City di Londra. L’attuale ricostruzione del New Court offre l’opportunità di ripristinare un collegamento visivo tra il vicolo di St. Swithin Lane e St. Stephen’s Walbrook Lane. Come una presenza sottile, il New Court si nasconde all’interno di un gruppo di edifici che costituiscono il nucleo storico del centro finanziario della City. Circondato da edifici di grande importanza, il nuovo progetto conserva e valorizza il patrimonio dell’area, sviluppando una nuova dimensione per la zona. Sottolinea nuove connessioni all’interno del paesaggio urbano e dai 75 metri di altezza del Pavilion Sky offre un’inedita e spettacolare vista sulla City. Guidato dai partner Rem Koolhaas ed Ellen van Loon, lo studio OMA ha progettato un edificio in gran parte sollevato dalla strada, ripristinando il collegamento visivo tra St. Swithin Lane e la chiesa di Santo Stefano di Walbrook, costruita da Christopher Wren nel 1677 e nascosta alla vista da 200 anni di sviluppo urbano. Per la prima volta il New Court ha un rapporto generoso e intrigante con l’ambiente circostante. Invece di competere come vicini accidentali, la chiesa di Santo Stefano di Walbrook e il New Court formano ora un insieme urbano integrato, con affinità rafforzate dalla somiglianza proporzionale delle loro torri. Il nuovo New Court è composto da un cubo centrale di dieci piani efficienti e flessibili per uffici open space - che permettono la veduta della chiesa di Santo Stefano e della circostante City - connesso a quattro annessi attigui, con sale riunioni, uffici privati, circolazione verticale, zone di ricevimento, un caffè staff e una palestra. La parte superiore di questo cubo centrale, dispone di un giardino pensile paesaggistico con aree di incontro all’aperto. Questo a sua volta è sovrastato da un adiacente Sky Pavilion - una piccola torre a tre piani a doppia altezza affacciata sulla città - che ospita sale riunioni e sale da pranzo e una sala polifunzionale panoramica con vista straordinaria su tutta la City, compresa la cattedrale di St. Paul. La parte superiore del cubo è una piattaforma giardino per ospitare eventi all’aperto. Da Cannon Street, King William Street e da tutto il Tamigi, la Sky Pavilion è una sottile presenza nel panorama intricato della città. Il cubo centrale ha un ripetuto modello distintivo di colon- 7 Progetto: Quartier generale di Rothschild a Londra Stato: Concorso vinto da OMA nel 2005 e completato nel novembre 2011 Cliente: OMA / Rothschild Ubicazione: St. Swithin Lane, City di Londra Sito: New Court, adiacente alla chiesa del 17° secolo Santo Stefano di Walbrook, con ingresso principale sulla stretta St. Swithin Lane Superficie complessiva: 21.000 m2 Superficie di Travertino Romano Navona: 4.500 m2 ne strutturali in acciaio incorporate nella facciata. Questa è in acciaio e vetro scuro. A livello della strada, l’intero cubo viene sollevato per creare un generoso accesso pedonale alla lobby di vetro e un cortile coperto che apre un passaggio visivo per la chiesa di Santo Stefano di Walbrook e il suo sagrato - creando un momento sorprendente di trasparenza nella opacità altrimenti vincolata delle vie medievali. Koolhaas ha commentato: “Abbiamo sollevato l’edificio in modo che il terreno diventasse un 8 manifesto della ricchezza della storia di Londra.” Elemento di spicco del progetto il Travertino Romano utilizzato per la pavimentazione e per il rivestimento del soffitto sia all’interno sia all’esterno dell’edificio. La tipologia di travertino scelto dallo studio OMA appartiene alla famiglia del Navona, un travertino bianco con armoniose venature mosse a forma di onda marina e leggere infiltrazioni minerali di tonalità dal blu al grigio. Il team dello studio OMA ha visitato personalmente le cave di Tivoli Terme alla ricerca del materiale adatto al progetto del New Court, un travertino estremamente particolare che ha comportato una complessa fase di selezione e blending. Ogni lastra è stata disposta a terra insieme alle altre in modo da formare una venatura uniforme e ricreare l’esatta superficie del rivestimento. Una volta raggiunto il corretto blending ogni lastra è stata numerata e siglata per permettere una perfetta disposizione con venatura a correre al momento della posatura. Ancora più complesso il processo che ha portato alla realizzazione del rivestimento del soffitto: dopo aver seguito la stessa procedura di selezione e blending per il pavimento le lastre del soffitto sono state inviate a Washington dove sono state lavorate da una società specializzata in honey comb, per gli ancoraggi dei rivestimenti in pietra. Questa procedura ha permesso di alleggerire 9 12 le lastre attraverso l’inserimento di un particolare alveare sintetico, rendendo possibile un ancoraggio sicuro sia all’interno sia all’esterno dell’edificio. Il risultato finale è strabiliante: una moltitudine di venature uniformi che corrono sia sul pavimento che sul soffitto creando un’unica onda di Travertino Romano. Van Loon ha commentato: “L’esterno e l’interno del nuovo edificio sono stati accuratamente concepiti per creare un edificio d’ispirazione per i Rothschild e stabilire un nuovo dialogo con la città.” Il nuovo edificio riunisce tutto lo staff di Londra di Rothschild in una sola location per la prima volta da decenni. Una sala lettura e uno spazio per la visualizzazione dell’archivio della famiglia ancorano il nuovo edificio nella storia illustre della banca. Attraverso la connessione di due preziosi spazi aperti della City - il cortile del New Court e il sagrato della chiesa di Santo Stefano di Walbrook - il nuovo New Court promette di trasformare il vicolo di St. Swithin Lane. Il project manager di Rothschild, Tony Chapman, ha aggiunto: “Rothschild ha assunto un impegno per la City di Londra che ha resistito attraverso sei generazioni. Il nuovo New Court è di rilevante importanza storica ed architettonica e continua questo impegno.” Il New Court è stato selezionato tra i finalisti del RIBA Stirling Prize 2012. Il premio nasce nel 1996 dal suo predecessore The Building of the Year Award, attivo dal 1988, prendendo il nome da James Stirling, il grande architetto britannico scomparso nel 1992. E’ assegnato ad edifici costruiti o progettati in Gran Bretagna e ogni anno viene consegnato agli architetti che hanno fornito il maggior contributo all’evoluzione dell’architettura nel corso dell’anno passato. 13 COMPLESSO PARROCCHIALE SANTO VOLTO DI GESÙ Magliana, Roma La chiesa del Santo Volto di Gesù è spezzata in due con un forte segno spaziale e morfologico di separazione costituito dal percorso a cielo aperto, il “percorso luminoso”, che concorre verso il punto di fuga della Croce, ben al di là dell’edificio, che è anche il punto di conquista simbolico-reale del progetto. Si trattava di valorizzare le potenzialità edificatorie dell’angolo tra via della Magliana e la sua perpendicolare, tra il fronte con le palazzine e il fronte sulla grande via alberata in contiguità con l’ansa del Tevere. Lo spazio aperto che si viene a creare nella zona di massima divergenza delle linee prospettiche è l’ampio sagrato che si apre verso l’angolo delle strade su cui affaccia l’area. Si ottiene, così, il luogo significativo dell’invito e dell’accoglienza: il sagrato come una grande “V” si apre simulando due braccia tese verso la città e suggerisce l’idea della città-comunitas che penetra lo spazio sacro. Il sagrato è concepito come un vuoto urbano ricavato per sottrazione dalla massa solida del costruito come una piazza-cerniera tra la città e la chiesa. Un vuoto architettonico che si offre quale luogo di incontro e di socializzazione, in risposta al problema dell’assenza di un vero e proprio luogo pubblico nel quartiere. Un forte setto lineare, con le sedute ricavate dal suo piede ed affacciate sul sagrato, connota il sistema dei percorsi in orizzontale e verticale, 14 L’elemento generale del progetto è un punto dell’area del tutto virtuale, sede di una grande Croce sulla quale convergono le linee di fuga che generano le volumetrie del complesso che collega funzionalmente e percettivamente le aule, l’auditorium, gli uffici parrocchiali e la foresteria. Il profilo prospettico di questo grande elemento lineare culmina sulla testata con lo spazio per le campane, rivolte verso l’abitato. La geometria delle matrici lineari si sovrappone a quella delle matrici curvilinee, cilindriche e sferiche; queste ultime connotano gli spazi più aggregativi del complesso, quali l’aula liturgica a ventaglio, sormontata dalla semicupola, e il semicerchio dell’auditorium e delle aule per la catechesi, nel corpo contrapposto. L’epicentro compositivo interno/ esterno è costituito da una sfera virtuale, che si legge in pianta come sommatoria dell’abside esterna e del podio interno semicircolare con l’altare situato in centro, separati da un diaframma trasparente. Per sottrazione la semicupola destinata a coprire lo spazio esterno non c’è: è rimasta la sola metà che connota l’aula dove si svolge la funzione sacrale, separata dall’abside esterno dal grande diaframma trasparente. Progetto: Piero Sartogo, Nathalie Grenon Cronologia: 1998 –2006 Committente: Opera Romana per la preservazione della fede e la provvista di nuove chiese in Roma 15 18 Nell’aula ecclesiale la copertura piana della zona assembleare viene nettamente tagliata dallo scatto verticale della semicupola che si innalza sul presbiterio, fino alla cesura con la grande vetrata circolare retrostante l’altare, accentuandone l’efficacia costruttiva anche grazie alla luce naturale. La sfida era definire l’articolazione spaziale dell’aula ecclesiale senza interposizione di pilastrature che interrompessero la continuità dell’invaso interno. Per ottenere ciò la semicupola è sostenuta a sbalzo dalla struttura circolare in acciaio di circa 20 metri di diametro. Non era mai stata concepita una cupola che racchiudesse, come in questo caso, sia lo spazio interno, sia lo spazio esterno. In verità si tratta di due semicupole, una interna canonica ed una esterna virtuale strettamente relazionate, in termini di continuità geometrica e percettiva. Un invaso esterno che è interno a se stesso, separato solo dalla grande vetrata le cui orditure sono disposte in prospettiva alludendo alla matrice sferica del volume. Dal punto di vista volumetrico il luogo di culto offre una forte compattezza, un aspetto monolitico enfatizzato dall’uso di un unico materiale, il travertino romano, che avvolge tutte le superfici che delimitano lo spazio sacro culminando sulla semicupola. L’intero rivestimento lapideo dello spazio ecclesiale realizzato in travertino romano continua una tradizione tipica della città, che vede l’uso di questo materiale in edifici emergenti nella trama urbana, come le architetture dell’ EUR ubicate sulla sponda opposta del Tevere, con le quali la Chiesa del Santo Volto entra in dialogo visivo. La fine levigatura delle superfici lapidee in travertino accentua la dimensione metafisica del volume della semicupola, evidenziando la duttilità del materiale a permearsi della luce solare, acquisendo una particolare brillantezza. Tale brillantezza contribuisce allo stagliarsi delle sagome architettoniche nel cielo. All’interno dell’aula ecclesiale gli arredi sacri appaiono come monoliti che sedimentano i rituali, blocchi in travertino che si ergono su un pavimento sempre in travertino. Il blu come unico colore, simbolo del cielo, dell’infinito: pigmento puro sulle pareti della cappella feriale. Il blocco delle aule, invece, mantiene una più spinta articolazione, sottolineata da una molteplicità di materiali (pietra serena, intonaco rosso, vetrocemento). La casa parrocchiale, in effetti, rappresenta il luogo dei giovani: si è pertanto cercato di dare un’impronta di vi- Dal punto di vista volumetrico il luogo di culto offre una forte compattezza, un aspetto monolitico enfatizzato dall’uso di un unico materiale, il travertino romano, che avvolge tutte le superfici delimitando lo spazio sacro fino alla semicupola vacità attraverso l’ uso di materiali e colori che alludesse ad un microcosmo urbano di piazze e strade. Non a caso i parapetti, sproporzionatamente alti per bambini, fanno percepire il ballatoio come una strada, con gli incroci e i fronti dei palazzi che la delimitano. E’ un paesaggio disegnato per i piccoli, un paesaggio del quotidiano, che vive alimentato dalla presenza e che attraverso il tempo della presenza si costituisce come campo di relazioni complesse, come spazio estetico. La vivacità dello sviluppo planimetrico, articolato con le aule per la catechesi disposte intorno all’atrio-piazza 19 2222 interno, è rispecchiata nei volumi dalla giustapposizione di colori, intensi e contrastanti, che ne esaltano l’organicità. Ogni aula è caratterizzata da una tinta diversa, che inviluppa tutte le superfici di pareti e soffitti. Il tutto converge sull’invaso a doppia altezza - un atrio/piazza inondato di luce naturale che penetra dal grande skylight che lo sovrasta - con scala e ballatoio che disimpegnano le aule a forma trapezoidale, con un lato completamente vetrato nel quale le Si percepisce molto finestre galleggiano su superfici in vetrocebene, attraverso mento. piccoli particolari, Questa soluzione architettonica nasce dalla il linguaggio base necessità di garantire illuminazione per le dell’architettura aule, proteggendole al tempo stesso dall’inmediterranea, fatta trospezione con i palazzi a pochi metri di “con le mani”, distanza. in situ, tettonica Il rapporto che si è instaurato tra i progettisti di massa scavata e non stratificazioni e la comunità è stato la prova più concrea secco, non a caso ta del conseguimento degli obiettivi che gli colorato di un giallo architetti si erano posti in fase progettuale. limone è l’auditorium L’apprezzamento mostrato dai fedeli per il il cui soffitto, complesso parrocchiale è stato da subito la in cemento pitturato, più chiara dimostrazione di accoglienza e di allude all’immagine appropriazione affettiva del progetto. del sole Con la chiesa del Santo Volto di Gesù è stato, inoltre, ristabilito il dialogo tra arte e architettura: riprendendo la prassi secolare di concepire il tempio come un’opera corale, gli architetti Piero Sartogo e Nathalie Grenon e otto artisti di fama internazionale, Carla Accardi, Chiara Dynys, Eliseo Mattiacci, Mimmo Paladino, Pietro Ruffo, Marco Tirelli, Ignazio Breccia, Giuseppe Uncini, hanno interagito integrando pittura, scultura ed architettura in un unicum irripetibile. Dalle formelle della Via Crucis di Paladino alla cancellata esterna di Uncini si respira ovunque il senso dell’apporto collettivo. 23 PARCHEGGIO MULTIPIANO INTERRATO E RIQUALIFICAZIONE DELL’AREA ANTISTANTE la CAPPELLA DELLA DIVINA SAPIENZA Università “Sapienza”, Roma Il Nuovo Parcheggio Multipiano Interrato, realizzato nell’ambito della riqualificazione dell’area antistante la Cappella della Divina Sapienza a Roma, mette a disposizione dell’Ateneo 345 posti auto (di cui 8 per disabili) e 28 posti moto, sviluppandosi su di una super- 24 ficie complessiva di più di 9.000 mq. coperti suddivisi su 2 livelli. Il complesso, dotato di 2 ascensori a norme disabili, 3 corpi scala, servizi igienici e locali tecnici, ha avuto un costo complessivo per l’Ateneo pari a € 10.236.000 di cui circa € 8.880.000 per lavori. Le opere sono state eseguite dalla CPC Compagnia Progetti e Costruzioni S.p.A., aggiudicataria dell’appalto a seguito di pubblica gara, sotto la direzione tecnico-amministrativa del Provveditorato alle Opere Pubbliche del Lazio. La durata dei lavori, parzialmente sospesi dalla Sovrintendenza Ar- 25 le delle Scienze, senza necessità di transitare per l’ingresso principale dell’Ateneo eliminando in tal modo una buona parte del traffico interno delle auto. L’autorimessa è dotata di un sistema di controllo degli accessi tipo “Telepass”, come quello presente all’ingresso principale dell’Ateneo. E presente inoltre un sistema di telecamere a circuito chiuso per il controllo degli accessi e di tutti gli spazi interni. Parte sostanziale dell’appalto era l’importante opera di riqualificazione dell’area antistante la Cappella della Divina Sapienza (circa mq. 6.200). Tale area ha così riacquistato l’importanza che gli compete, destinando gli spazi, ultimamente utilizzati a parcheggio “selvaggio” all’aperto, al nuovo sacrato e la riapertura dell’ingresso principale della Cappella così come concepita dal Piacentini negli anni 30. La sistemazione dell’area, che si articola su tre livelli scanditi da aree a verde, porticati, zone di sosta e percorsi, ha previsto quindi la riproposizione di un porticato, seppur in posizione diversa, così come da progetto originario della Città Universitaria. cheologica per accertamenti è stata complessivamente di 23 mesi, 3 in meno rispetto ai 26 previsti nel contratto. Per la costruzione dell’autorimessa interrata è stata adottata la tecnica “Top down”, ovvero realizzando prima la palificata perimetrale, successivamente il solaio in cemento armato di copertura e quindi lo scavo in galleria (circa mc. 38.000) ed infine il completamento delle opere strutturali, con il piano intermedio, le opere di finitura ed impiantistiche. Tale tecnica ha consentito, da un lato, una velocizzazione dei tempi di costruzione, permettendo di lavorare anche in caso di maltempo, dall’altro ha creato disagi quasi nulli alla vita dell’Ateneo, riducendo praticamente a zero l’ inquinamento ambientale acustico e di polveri. Gli accessi al parcheggio avvengono direttamente dall’esterno, da Via- 26 IMPRESA ESECUTRICE: C.P.C. spa Compagnia Progetti e Costruzioni Direttore Tecnico: Ing. Giorgio Angeletti Responsabile di commessa: Arch. Fabrizio Castellani Capocantiere: P.I. Giovanni Taglienti Progettisti: Arch. Maurizio Frangipane (architettonico); Ing. Andrea Cinuzzi (strutturale); Ing. Eugenio Cimino (impiantistico) Importo lavori: € 8.880.311,08 Inizio lavori: 2 marzo 2007 Fine lavori: 10 marzo 2010 Volume: mc 32.326 Superficie coperta: mq 9.688,10 su n. 2 livelli Superficie scoperta: mq 6.244,37 Posti auto: N. 337 Posti auto H: N. 8 Posti moto: N. 28 Ascensori: N. 2 Corpi Scala: N. 3 Dati tecnici significativi: Calcestruzzo: mc 8.627,26 Acciaio per armature: kg 1.020.733,32 Acciaio in profilati: kg 137.473,85 Cavi: ml 20.756,36 Superfici in travertino: mq 5.037,65 Volume scavato: mc 38.075,12 Il complesso si presenta in forma rettangolare composto da due parti divise tra loro da un’area pedonale ove sono poste delle essenze arboree con preciso rigore geometrico e delle panche di grandi dimensioni in travertino simili a quelle ideate da Piacentini. Le linee guida architettoniche dell’intero progetto si sono infatti inspirate a quelle degli anni 30 di Piacentini, che prevedeva nel travertino il materiale di rivestimento tale da conferire la giusta monumentalità all’opera. In travertino è infatti il porticato, la pavimentazione e la gradinata di accesso alla Cappella, oltre ai cigli e alle pareti delle grandi aiuole. 27 LA Ristrutturazione della Bibliotheca Hertziana Trinità dei Monti, Roma Testi di: Enrico Da Gai Orante Paris Studio Da Gai Architetti, Roma L’utilizzo del travertino è indissolubilmente legato alla storia di Roma e, al di là dei numerosi contributi sul tema, rimane interessante indagare quanto, ancora oggi, questo materiale caratterizzi la facies e, in qualche modo, il “carattere” interiore delle architetture e degli spazi della città eterna. Nel descrivere il programma di interventi realizzati nell’ultimo quindicennio per la ri-funzionalizzazione della Bibliotheca Hertziana, a Trinità dei Monti, si può rilevare come la presenza del travertino sia uno dei fili conduttori delle scelte progettuali, attraverso i temi della disciplina del Restauro e del linguaggio dell’architettura contemporanea, delle tecniche della tradizione e dell’innovazione tecnologica, della presenza della Storia e dalle istanze dell’attualità. 28 La Bibliotheca Hertziana è il più prestigioso istituto di ricerca per la storia dell’arte italiana, ed è finanziato dalla società Max-Planck (ente tedesco che opera, dal 1910, con circa ottanta istituti, nel campo della medicina, della chimica, della tecnologia e degli studi umanistici). Porta il nome della sua fondatrice Henriette Hertz, che con lascito testamentario, nel 1912, mise a disposizione degli studiosi il suo patrimonio librario e il palazzo Zuccari. Oltre a quest’ultimo, direttamente affacciato sulla piazza di Trinità dei Monti con l’elegante loggetta disegnata da Filippo Juvarra per la regina di Polonia, l’Istituto occupa altri due fabbricati adiacenti, nel triangolo tra via Sistina e via Gregoriana e, e il Villino Stroganoff, affacciato sul lato opposto di quest’ultima, acquisiti nel corso del Novecento. Tra il palazzo Zuccari, che fu costruito dal pittore Federico Zuccari alla fine del ‘500 per farne, oltre che la sua residenza, l’Accademia, e il palazzo Stroganoff, che fu la casa di Salvator Rosa e che fu sontuosamente trasformato dal facoltoso nobile russo di cui oggi porta il nome, c’è il “palazzo nuovo” costruito per aggiunte successive tra il primo decennio e gli anni sessanta del Novecento nell’area libera che era il giardino del palazzo Zuccari. Quest’ultima area, direttamente accessibile dal palazzo e da via Gregoriana, rispettivamente attraverso le splendide sale affrescate e il celebre “mascherone”, è stato oggetto di una radicale ristrutturazione durata dal 2003 al 2013, preceduta da importanti interventi di restauro dei due palazzi storici attigui. Il continuo accrescimento delle attività di ricerca e del patrimonio librario, le caratteristiche proprie della biblioteca Hertziana, “a scaffale aperto” ossia con libri distribuiti nel fabbricato in tutti gli spazi in promiscuità con gli spazi per studiosi e l’evoluzione, negli anni, delle normative di sicurezza e di prevenzione incendi hanno fatto sì che almeno dall’inizio degli anni Novanta si ponesse il problema della chiusura della biblioteca per motivi di sicurezza ovvero la necessità della sua ristrutturazione. Un progetto per la completa ristrutturazione del corpo di fabbrica della biblioteca venne quindi prescelto grazie ad un concorso internazionale vinto dall’architetto spagnolo Juan Navarro Baldeweg nel 1995. Christoph Frommel, che in quegli anni dirigeva l’Istituto alternandosi a Matthias Winner, aveva provato a dare avvio al progetto ma problemi immensi erano sorti dal punto di vista autorizzativo sia per quanto riguardava le norme del Piano Regolatore di Roma, sia per le Soprintendenze Archeologica e Monumentale. Nel 1996 il progetto era completamente fermo e dalla sede centrale Max-Planck, vista l’empasse, era stata richiesta la chiusura al pubblico della biblioteca. A partire dal novembre 1996, iniziando a studiare approfonditamente le possibili procedure per l’attuazione del progetto per il fabbricato della biblioteca, emerse in tutta la sua importanza la completa inadeguatezza dell’intero complesso immobiliare al quale a poco sarebbe servito l’ammodernamento di una sola parte. Venne redatto un progetto di ri-funzionalizzazione complessiva dell’Istituto da attuare secondo un complesso crono-programma di lavori, di risorse finanziarie di spostamenti di funzioni, di arredi e di personale, al fine di garantire la piena e continua attività fino al riassetto definitivo alla fine dei lavori. Al fine di superare le difficoltà urbanistiche, fu redatto dall’architetto Enrico Da Gai, con la collaborazione del Comune di Roma, il Piano di Recupero adottato e poi approvato dal Consiglio Comunale onorando gli sto- • In questa pagina: il mascherone di Fabrizio Zuccari; la localizzazione del complesso immobiliare della Biblioteca Hertziana a Trinità dei Monti 29 • Il modellino ligneo, la sezione longitudinale e la pianta del piano terreno del progetto di Juan Navarro Baldeweg, vincitore del concorso 30 rici impegni di cooperazione culturale tra Italia e Germania. Il primo fabbricato ad essere interessato dai lavori fu palazzo Zuccari. Quest’ultimo aveva subìto importanti trasformazioni all’inizio del Novecento per mano della Hertz, e, anche per via di interventi succedutisi nei decenni successivi, alcuni ambienti risultavano fortemente manomessi e con finiture del tutto inadeguate. Oltre a importanti interventi strutturali sulle murature e sulle volte, si è messo in atto un progetto di restauro delle finiture architettoniche, delle decorazioni in stucco e degli affreschi (oltre al ciclo cinquecentesco di Federico Zuccari il palazzo conserva, al piano nobile, un salone affrescato da Edoardo Gioia (1862-1937). Nell’ambito dell’inserimento del “nuovo” negli spazi storici, necessario all’adeguamento del palazzo alle esigenze attuali dell’Istituto, si rilevano le principali scelte progettuali sull’uso del travertino, tutte improntate alla riconoscibilità dell’intervento e alla sua compatibilità con i caratteri storici e architettonici degli ambienti. Al piano terra e al piano nobile del palazzo sono stati installati portali lapidei in corrispondenza dei varchi murari che ne risultavano privi: masselli in travertino, lavorati secondo un disegno geometrico lineare, e trattati superficialmente al fine di conferirgli una tonalità superficiale compatibile alla patina naturale dei materiali interni dei locali. Sia in palazzo Zuccari che in palazzo Stroganoff (su quest’ultimo sono stati eseguiti importanti interventi di restauro strutturale, di recupero delle preziose finiture e decorazioni interne, e il restauro delle facciate) il travertino caratterizza anche l’interno dei servizi igienici di nuova realizzazione: in spazi divisi da porte in cristallo e vetrate satinate, in cui è sempre “minimale” e lineare il design dei sanitari in ceramica e degli accessori in acciaio inox, il pavimento e i rivestimenti in travertino (posati senza fuga tra le lastre) diventano i limiti qualificanti lo spazio interno. Gli stessi principi progettuali, oltre che i servizi igienici hanno guidato la scelta di utilizzare il travertino per le pavimentazioni e i rivestimenti di altri ambienti di servizio quali le cucine dell’Istituto. Le scelte si sono differenziate, tra le numerosissime possibili varietà estetiche del materiale e le altrettanto numerose possibilità di trattamento superficiale, in base agli effetti “tattili” e di luce ricercati di volta in volta. Nell’ambito del restauro di palazzo Zuccari riveste un’importanza unica l’intervento di recupero della “loggetta” di Maria Casimira di Polonia. Questa, originariamente configurata come una terrazzina dalla quale godere del panorama di Roma, con una balaustra di travertino sorretta da colonne, fu coperta durante le varie trasformazioni subite nel corso del Novecento, con strutture di diversa natura, ultima delle quali una cupoletta in cemento sorretta da colonnine dello stesso materiale. Oltre la sostituzione della pesante copertura esistente con una struttura in legno lamellare rivestita in lastre di piombo, sorretta da colonnine in legno di pero realizzate su disegno, la loggetta è stata restaurata in tutte le sue parti lapidee di travertino. Le basi delle colonne presentavano mancanze e depositi superficiali di varia natura e ancora peggiore era lo stato di conservazione della balaustra superiore: si presentava infatti danneggiata in più punti, laddove la sovra-struttura di copertura vi si “ancorava”, si riscontravano danneggiamenti dei masselli dovuti all’ossida- zione di grappe metalliche e inoltre emerse a necessità di re-integrare i balaustrini mancanti dopo la “liberazione” del tratto terminale della balaustra dalle murature che l’avevano inglobato. Avendo escluso l’utilizzo di tecniche abrasive, il materiale è stato trattato con impacchi e getti d’acqua atomizzata, e per le parti di sostituzione è stato utilizzato un materiale esteticamente e cromaticamente simile trattamento superficialmente in modo da renderlo riconoscibile ad un’analisi visiva ravvicinata. Per i balaustrini si è fatto ricorso alle innovative capacità tecnologiche delle macchine “a controllo numerico” che hanno permesso di realizzarli • I servizi igienici di nuova realizzazione all’interno dei palazzi storici; Il “corridoio d’Ercole” in palazzo Zuccari 31 • La ”loggia di Maria Casimira” sulla piazza di Trinità dei Monti e gli interventi di restauro degli elementi in travertino 32 • Gli interventi di restauro conservativo della facciata monumentale in travertino di palazzo Stroganoff su via Sistina del tutto identici a quelli esistenti (pur conservando sulla superficie i “segni” della macchina che li ha lavorati). Interventi della stessa tipologia, eseguiti con impacchi e tecniche localizzate non invasive, sono stati realizzati per il restauro della facciata monumentale di palazzo Stroganoff su via Sistina. Il travertino del basamento, dei bugnati superiori, del balcone centrale e delle cornici delle finestre si presentavano coperti da spessi depositi superficiali e da croste nere, dovuti all’esposizione continua all’inquinamento atmosferico di una delle principali arterie del traffico automobilistico del centro storico di Roma. Conclusi gli interventi di restauro dei palazzi storici, nel 2003, è iniziata la ristrutturazione dell’edificio della biblioteca, con la demolizione e ricostruzione del c.d. “palazzo nuovo”, sul progetto di J. Navarro Baldeweg vincitore del concorso del 1995 e sotto la direzione dell’arch. Enrico Da Gai, che si inserisce tra le principali opere di architettura contemporanea realizzate a Roma nell’ultimo decennio. Tralasciando gli altri aspetti di interesse, quali le eccezionali scoperte archeologiche emerse dallo scavo del sottosuolo della biblioteca, e l’unicum delle sofisticate soluzioni strutturali messe in atto per la loro tutela e conservazione (la cui trattazione è stata approfonditamente affrontata dalle principali riviste specializzate), emerge, in questa sede, l’importante presenza del travertino negli spazio architettonico della biblioteca. Questo è configurato come un grande “vuoto di luce” realizzato attraverso un patio centrale vetrato a tutt’altezza, intorno al quale su tre lati si affacciano i ballatoi digradanti delle sale di lettura e il quarto lato è chiuso da un muro a tutt’altezza dietro il quale si trovano i depositi dei libri, realizzati con sistemi di scaffalature compattabili. In questo spazio, percorribile con lo sguardo da un limite all’altro senza interruzioni, in cui da ogni punto si vede il cielo (evocazione dello spazio aperto del giardino di Zuccari, accessibile direttamente dal “mascherone” mostruoso di via Gregoriana e dalla 33 •Il travertino è materiale protagonista nell’architettura interna della nuova biblioteca sala Terrena del palazzo) i materiali presenti sono il vetro e l’acciaio (nell’elemento “tecnologico” della vetrata centrale) e quelli “naturali” quali le cortine di mattone, trattate con scialbature di calce, il legno dei pavimenti dei ballatoi e degli elementi d’arredo, e il travertino. Quest’ultimo è il materiale caratterizzante gli spazi “pubblici” della biblioteca: è stato utilizzato al livello del “suolo” di accesso, cioè per la pavimentazione del piano terra, e per tutte le scalinate interne. Il materiale è stato scelto e posato tenendo sempre in considerazione le naturali “giaciture” del materiale, prediligendo lastre tagliate “in falda” per le superfici orizzontali e “contro falda” per i rivestimenti parietali, facendo ricorso a trattamenti 34 superficiali differenziati a seconda degli effetti di luce desiderati. Il pavimento del piano terra è stato realizzato in grandi lastre su disegno, una diversa dall’altra data la configurazione irregolare della planimetria e il complesso tracciato degli allineamenti geometrici e ottici, che si sono voluti sottolineare proprio con l’accostamento delle lastre. Le rampe della scala principale della biblioteca, accostata sulla parete di confine con palazzo Stroganoff, è stata realizzata dal taglio di un unico blocco di travertino, la cui materialità si apprezza proprio grazie al differente aspetto del materiale rispetto al piano di taglio. Grande importanza hanno avuto la scelta del materiale e delle finiture superficiali, grazie anche al pro- fessionale supporto dei tecnici della Società del Travertino romano, tra cui Massimo Cannelli, stante la grande importanza che assume il travertino, in questa architettura, dal punto di vista “cromatico” e nei confronti della luce. Luz es materia è il motto con il quale Navarro Baldeweg ama riassumere sinteticamente l’architettura della biblioteca hertziana. Il travertino romano, con la varietà cromatica e “espressionista” che gli è propria, con la sua capacità di restituire la luce in maniera differente a seconda di come ne viene colpito, che da sempre caratterizza le architetture e gli spazi urbani della città eterna, è il materiale che senz’altro rende possibile questo continuum tra la storia di Roma e le eccellenze dell’architettura contemporanea di livello mondiale. 35