2013 - centro per la valorizzazione del travertino romano

IL TRAVERTINO
ROMANO
www.centrotravertinoromano.it
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Editoriale
Modernità, sacralità
e riqualificazione urbana
a cura dell’Ingegnere Antonio Bruno
N
el precedente editoriale è stata esaltata la polivalenza e
la versatilità che il travertino ha saputo portare avanti nel
tempo tra arte sacra ed arte moderna attraverso il suo uso
in strutture funzionalmente diverse: la chiesa di San Carlo Borromeo
a Roma e le Terme di Chianciano. La differenza architettonica,
funzionale e sociale tra le due costruzioni sopraindicate è evidente: nella prima opera il travertino è utilizzato come aurea
di luce e spiritualità, nella seconda come materiale solido per
i rivestimenti di pavimenti, panche e docce nel tempio della
sensorialità e del benessere. Allo stesso modo, nel presente numero,
viene messa in risalto l’estrema adattabilità del travertino romano in due
opere nettamente differenti inserite in due città quali Londra e Roma, diverse
per stampo architettonico e metropolitanietà: la nuova sede della New Court
Rothschild Bank, a Londra, ed il Complesso Parrocchiale Santo Volto di Gesù a
Roma. Il New Court, progettato dallo studio Office of Metropolitan Architecture
(Oma), per Rothschild è la quarta iterazione della sede londinese della Rothschild Bank. L’elemento di spicco del progetto è il travertino romano utilizzato per
la pavimentazione e per il rivestimento del soffitto sia all’interno sia all’esterno
dell’edificio. Aspetto interessante è che il team dello studio Oma ha voluto visitare personalmente le cave di Tivoli Terme alla ricerca del materiale adatto al
progetto del New Court scegliendo un travertino estremamente particolare che
ha comportato una complessa fase di selezione e blending. Il risultato finale è
impressionate: una moltitudine di venature uniformi che corrono sia sul pavimento
che sul soffitto creando un’unica onda di travertino romano. Il New Court inoltre
è stato selezionato tra i finalisti del RIBA Stirling Prize 2012, premio che prende
il nome da James Stirling, il grande architetto britannico scomparso nel 1992,
che è assegnato ad edifici costruiti o progettati in Gran Bretagna premiando gli
architetti che hanno fornito il maggior contributo all’evoluzione dell’architettura
nel corso dell’anno passato.
E’ piacevole pensare che parte del successo di questa struttura architettonica sia
dovuto ad un materiale italiano, simbolo della ricchezza e della creatività del
nostro paese. Nella Chiesa del Santo Volto di Gesù a Roma invece il travertino
viene utilizzato per valorizzare l’ampio sagrato che viene concepito come un
vuoto architettonico che si offre quale luogo di incontro e di socializzazione. L’intero rivestimento lapideo dello spazio ecclesiale continua una tradizione tipica
della città ed evidenzia la duttilità del materiale a permearsi della luce solare,
acquisendo una particolare brillantezza.
Per concludere evidenzio la grande importanza data alla riqualificazione urbana tramite l’attenzione verso il Nuovo Parcheggio Multipiano Interrato realizzato
nell’ambito del recupero urbanistico dell’area antistante la Cappella della Divina Sapienza a Roma di circa mq. 6.200.
Tale area ha così riacquistato l’importanza che gli compete, destinando gli spazi
al nuovo sacrato e la riapertura dell’ingresso principale della Cappella così
come concepita dal Piacentini negli anni 30. La sistemazione dell’area, che si
articola su tre livelli scanditi da aree verdi, porticati e zone di sosta, ha previsto
quindi la riproposizione di un porticato in travertino romano, così come da progetto originario della Città Universitaria.
Un editoriale questo che invita ad una attenta lettura del presente numero e
riconferma, ancora una volta, il valore del travertino come materiale costruttivo
e decorativo in una prospettiva di modernità, sacralità e riqualificazione urbana.
Rivista annuale del
CENTRO
PER LA VALORIZZAZIONE
DEL TRAVERTINO ROMANO
Ufficio - sede operativa
Via delle Cave, snc
Località “Le Fosse”
00012 Guidonia Montecelio (Rm)
Tel.-fax: 0774.32.46.33
www.centrotravertinoromano.it
[email protected]
Anno XIII - n. 1 - 2013
Direttore Responsabile:
Antonio Bruno
Aut. del Tribunale di Roma
n. 43/99 del 27.01.1999
Sedel legale
Viale Arnaldi, 13 - 00019 Tivoli
Editore
Centro per la Valorizzazione
del Travertino Romano
Realizzazione del progetto
Edizioni Omnilazio
Responsabile del progetto:
Elisabetta Di Maddalena
Segreteria Cvtr
Oriana Cicchetti
Consiglio di amministrazione
Presidente
Filippo Lippiello
Vicepresidente
Gaetano Squeo - Rocco Di Capua
Consiglieri
Claudia Conversi, Claudio
Giovanrosa, Paolo Morelli, Vincenzo
De Gennaro, Marco Pacifici
Soci
AG Poggi S.r.l. - BTR S.r.l. - Bruno
Poggi e Figli Srl. - C.M. Caucci
Mario I.T.R. spa - C.I.M.E.P. S.r.l. CE.GA. - CO.DE.BER. S.r.l. - Comune
di Guidonia Montecelio - Comune di
Tivoli - Degemar S.r.l. - De Marmo
S.r.l. - Dino Pirandola S.r.l. - Erregi
Travertino S.r.l. - Estraba S.p.a. F.lli
Pacifici C. e L. S.p.a. - F.lli Poggi
S.r.l. - Francesco Coresi e Figli
S.r.l. - G. Poggi S.r.l. - Giansanti
Anna - Giovannozzi S.r.l. - I.C.
Caucci csc spa - Imm. Generale ‘84
S.r.l. - L.M.P.A. di A. - e A. Ratti e
C. S.a.s. - La Pietra di Roma S.a.s. Maríotti Carlo e Figli S.p.a. - Marmi
De Dominicis S.a.s. - Nuova Faudi
- Querciolaie Rinascente s.c. a.r.l. ReaI S.r.l. - Rogima S.r.l.- Saitrav S.r.l.
- Soc. del Travertino Romano S.p.a.
- Tibur S.r.l. - Travertini Caucci S.p.a.
- Fratelli Pascucci S.r.l. - Travertini
Pirandola S.r.l. - Travertino Conversi
S.r.l. - Travertino Morelli F. & C.
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soMMARIO
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complesso
santo volto
di gesù
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sede rinnovata
per la New Court
Rothschild Bank
Un edificio di 21mila
metri quadrati inserito
nello stretto vicolo medievale di St. Swithin
Lane, nel cuore della
City di Londra.
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Una chiesa “spezzata”
in due che valorizza
l’angolo tra via della
Magliana e la sua
perpendicolare.
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PARCHEGGIO
multipiano
interrato
Nell’area antistante la
cappella della Divina
Sapienza un’opera su
9mila metri quadrati
per 345 posti auto.
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la nuova
biblioteca
hertziana
Il travertino filo conduttore nella ri-funzionalizzazione del prestigioso
edificio a Trinità dei
Monti.
LA Nuova sede del New Court
Rothschild Bank
Progetto di
Office of Metropolitan Architecture (OMA)
per N.M. Rothschild & Sons,
Regno Unito, Londra
Il New Court progettato dallo studio Office of
Metropolitan Architecture (OMA) è la quarta iterazione della sede londinese della Rothschild Bank, tutte
costruite nell’architettonicamente ricco sito di St. Swithin
Lane. Nathan Rothschild stabilì la sua prima sede al New
Court nel 1809 e nel corso degli ultimi due secoli le sedi
di Rothschild a Londra sono state continuamente situate
nella stessa area. L’edificio di 21.000 m2, primo progetto
dello studio OMA a Londra, è stato completato nel novembre 2011 ed è inserito nello stretto vicolo medievale
di St. Swithin Lane, nel cuore della City di Londra.
L’attuale ricostruzione del New Court offre l’opportunità
di ripristinare un collegamento visivo tra il vicolo di St.
Swithin Lane e St. Stephen’s Walbrook Lane. Come una
presenza sottile, il New Court si nasconde all’interno di un
gruppo di edifici che costituiscono il nucleo storico del centro finanziario della City. Circondato da edifici di grande importanza, il nuovo progetto conserva e valorizza il
patrimonio dell’area, sviluppando una nuova dimensione
per la zona. Sottolinea nuove connessioni all’interno del
paesaggio urbano e dai 75 metri di altezza del Pavilion
Sky offre un’inedita e spettacolare vista sulla City.
Guidato dai partner Rem Koolhaas ed Ellen van Loon, lo
studio OMA ha progettato un edificio in gran parte sollevato dalla strada, ripristinando il collegamento visivo tra
St. Swithin Lane e la chiesa di Santo Stefano di Walbrook, costruita da Christopher Wren nel 1677 e nascosta
alla vista da 200 anni di sviluppo urbano. Per la prima
volta il New Court ha un rapporto generoso e intrigante
con l’ambiente circostante. Invece di competere come vicini accidentali, la chiesa di Santo Stefano di Walbrook
e il New Court formano ora un insieme urbano integrato,
con affinità rafforzate dalla somiglianza proporzionale
delle loro torri.
Il nuovo New Court è composto da un cubo centrale di
dieci piani efficienti e flessibili per uffici open space - che
permettono la veduta della chiesa di Santo Stefano e
della circostante City - connesso a quattro annessi attigui, con sale riunioni, uffici
privati, circolazione verticale, zone di ricevimento,
un caffè staff e una palestra. La parte superiore
di questo cubo centrale,
dispone di un giardino
pensile paesaggistico con
aree di incontro all’aperto. Questo a sua volta è
sovrastato da un adiacente Sky Pavilion - una
piccola torre a tre piani
a doppia altezza affacciata sulla città - che
ospita sale riunioni e sale
da pranzo e una sala polifunzionale panoramica con vista straordinaria su tutta la
City, compresa la cattedrale di St. Paul. La parte superiore del cubo è una piattaforma giardino per ospitare
eventi all’aperto. Da Cannon Street, King William Street
e da tutto il Tamigi, la Sky Pavilion è una sottile presenza
nel panorama intricato della città.
Il cubo centrale ha un ripetuto modello distintivo di colon-
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Progetto: Quartier generale di Rothschild a Londra
Stato: Concorso vinto da OMA nel 2005 e completato
nel novembre 2011
Cliente: OMA / Rothschild
Ubicazione: St. Swithin Lane, City di Londra
Sito: New Court, adiacente alla chiesa del 17° secolo
Santo Stefano di Walbrook, con ingresso principale sulla stretta St. Swithin Lane
Superficie complessiva: 21.000 m2
Superficie di Travertino Romano Navona: 4.500 m2
ne strutturali in acciaio incorporate nella facciata. Questa
è in acciaio e vetro scuro. A livello della strada, l’intero
cubo viene sollevato per creare un generoso accesso pedonale alla lobby di vetro e un cortile coperto che apre
un passaggio visivo per la chiesa di Santo Stefano di
Walbrook e il suo sagrato - creando un momento sorprendente di trasparenza nella opacità altrimenti vincolata
delle vie medievali. Koolhaas ha commentato: “Abbiamo
sollevato l’edificio in modo che il terreno diventasse un
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manifesto della ricchezza della storia di Londra.”
Elemento di spicco del progetto il Travertino Romano utilizzato per la pavimentazione e per il rivestimento del
soffitto sia all’interno sia all’esterno dell’edificio. La tipologia di travertino scelto dallo studio OMA appartiene
alla famiglia del Navona, un travertino bianco con armoniose venature mosse a forma di onda marina e leggere
infiltrazioni minerali di tonalità dal blu al grigio. Il team
dello studio OMA ha visitato personalmente le cave di
Tivoli Terme alla ricerca del materiale adatto al progetto
del New Court, un travertino estremamente particolare
che ha comportato una complessa fase di selezione e
blending. Ogni lastra è stata disposta a terra insieme alle
altre in modo da formare una venatura uniforme e ricreare l’esatta superficie del rivestimento. Una volta raggiunto
il corretto blending ogni lastra è stata numerata e siglata
per permettere una perfetta disposizione con venatura a
correre al momento della posatura.
Ancora più complesso il processo che ha portato alla realizzazione del rivestimento del soffitto: dopo aver seguito la stessa procedura di selezione e blending per il
pavimento le lastre del soffitto sono state inviate a Washington dove sono state lavorate da una società specializzata in honey comb, per gli ancoraggi dei rivestimenti
in pietra. Questa procedura ha permesso di alleggerire
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le lastre attraverso l’inserimento di un particolare alveare sintetico, rendendo possibile un ancoraggio sicuro sia
all’interno sia all’esterno dell’edificio. Il risultato finale è
strabiliante: una moltitudine di venature uniformi che corrono sia sul pavimento che sul soffitto creando un’unica
onda di Travertino Romano. Van Loon ha commentato:
“L’esterno e l’interno del nuovo edificio sono stati accuratamente concepiti per creare un edificio d’ispirazione
per i Rothschild e stabilire un nuovo dialogo con la città.”
Il nuovo edificio riunisce tutto lo staff di Londra di Rothschild in una sola location per la prima volta da decenni. Una sala lettura e uno spazio per la visualizzazione
dell’archivio della famiglia ancorano il ​​nuovo edificio
nella storia illustre della banca. Attraverso la connessione di due preziosi spazi aperti della City - il cortile del
New Court e il sagrato della chiesa di Santo Stefano di
Walbrook - il nuovo New Court promette di trasformare il
vicolo di St. Swithin Lane. Il project manager di Rothschild,
Tony Chapman, ha aggiunto: “Rothschild ha assunto un impegno per la City di Londra che ha resistito attraverso sei
generazioni. Il nuovo New Court è di rilevante importanza
storica ed architettonica e continua questo impegno.”
Il New Court è stato selezionato tra i finalisti del RIBA
Stirling Prize 2012. Il premio nasce nel 1996 dal suo
predecessore The Building of the Year Award, attivo dal
1988, prendendo il nome da James Stirling, il grande
architetto britannico scomparso nel 1992. E’ assegnato
ad edifici costruiti o progettati in Gran Bretagna e ogni
anno viene consegnato agli architetti che hanno fornito
il maggior contributo all’evoluzione dell’architettura nel
corso dell’anno passato.
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COMPLESSO PARROCCHIALE
SANTO VOLTO DI GESÙ
Magliana, Roma
La chiesa del Santo Volto di
Gesù è spezzata in due con
un forte segno spaziale e morfologico di separazione costituito dal
percorso a cielo aperto, il “percorso
luminoso”, che concorre verso il punto di fuga della Croce, ben al di là
dell’edificio, che è anche il punto di
conquista simbolico-reale del progetto. Si trattava di valorizzare le
potenzialità edificatorie dell’angolo
tra via della Magliana e la sua perpendicolare, tra il fronte con le palazzine e il fronte sulla grande via
alberata in contiguità con l’ansa del
Tevere. Lo spazio aperto che si viene a creare nella zona di massima
divergenza delle linee prospettiche
è l’ampio sagrato che si apre verso
l’angolo delle strade su cui affaccia
l’area. Si ottiene, così, il luogo significativo dell’invito e dell’accoglienza: il
sagrato come una grande “V” si apre
simulando due braccia tese verso la
città e suggerisce l’idea della città-comunitas che penetra lo spazio
sacro. Il sagrato è concepito come un
vuoto urbano ricavato per sottrazione dalla massa solida del costruito
come una piazza-cerniera tra la città
e la chiesa. Un vuoto architettonico
che si offre quale luogo di incontro
e di socializzazione, in risposta al
problema dell’assenza di un vero e
proprio luogo pubblico nel quartiere.
Un forte setto lineare, con le sedute
ricavate dal suo piede ed affacciate sul sagrato, connota il sistema dei
percorsi in orizzontale e verticale,
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L’elemento generale
del progetto è un
punto dell’area
del tutto virtuale,
sede di una grande
Croce sulla quale
convergono le linee
di fuga che generano
le volumetrie
del complesso
che collega funzionalmente e percettivamente le aule, l’auditorium, gli
uffici parrocchiali e la foresteria. Il
profilo prospettico di questo grande
elemento lineare culmina sulla testata
con lo spazio per le campane, rivolte
verso l’abitato.
La geometria delle matrici lineari
si sovrappone a quella delle matrici curvilinee, cilindriche e sferiche;
queste ultime connotano gli spazi
più aggregativi del complesso, quali
l’aula liturgica a ventaglio, sormontata dalla semicupola, e il semicerchio
dell’auditorium e delle aule per la
catechesi, nel corpo contrapposto.
L’epicentro compositivo interno/
esterno è costituito da una sfera virtuale, che si legge in pianta come
sommatoria dell’abside esterna e
del podio interno semicircolare con
l’altare situato in centro, separati
da un diaframma trasparente. Per
sottrazione la semicupola destinata
a coprire lo spazio esterno non c’è:
è rimasta la sola metà che connota
l’aula dove si svolge la funzione sacrale, separata dall’abside esterno
dal grande diaframma trasparente.
Progetto: Piero Sartogo, Nathalie Grenon
Cronologia: 1998 –2006
Committente: Opera Romana per la preservazione
della fede e la provvista di nuove chiese in Roma
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Nell’aula ecclesiale la copertura piana
della zona assembleare viene nettamente
tagliata dallo scatto verticale della semicupola che si innalza sul presbiterio, fino alla
cesura con la grande vetrata circolare retrostante l’altare, accentuandone l’efficacia
costruttiva anche grazie alla luce naturale.
La sfida era definire l’articolazione spaziale dell’aula ecclesiale senza interposizione
di pilastrature che interrompessero la continuità dell’invaso interno. Per ottenere ciò la
semicupola è sostenuta a sbalzo dalla struttura circolare in acciaio di circa 20 metri
di diametro. Non era mai stata concepita
una cupola che racchiudesse, come in questo caso, sia lo spazio interno, sia lo spazio
esterno. In verità si tratta di due semicupole, una interna canonica ed una esterna virtuale strettamente relazionate, in termini di
continuità geometrica e percettiva. Un invaso esterno che è interno a se stesso, separato solo dalla grande vetrata le cui orditure
sono disposte in prospettiva alludendo alla
matrice sferica del volume.
Dal punto di vista volumetrico il luogo di culto offre una forte compattezza, un aspetto
monolitico enfatizzato dall’uso di un unico
materiale, il travertino romano, che avvolge
tutte le superfici che delimitano lo spazio
sacro culminando sulla semicupola. L’intero
rivestimento lapideo dello spazio ecclesiale realizzato in travertino romano continua
una tradizione tipica della città, che vede
l’uso di questo materiale in edifici emergenti nella trama urbana, come le architetture dell’ EUR ubicate sulla sponda opposta
del Tevere, con le quali la Chiesa del Santo
Volto entra in dialogo visivo. La fine levigatura delle superfici lapidee in travertino accentua la dimensione metafisica del volume
della semicupola, evidenziando la duttilità
del materiale a permearsi della luce solare, acquisendo una particolare brillantezza.
Tale brillantezza contribuisce allo stagliarsi
delle sagome architettoniche nel cielo.
All’interno dell’aula ecclesiale gli arredi
sacri appaiono come monoliti che sedimentano i rituali, blocchi in travertino che si
ergono su un pavimento sempre in travertino. Il blu come unico colore, simbolo del
cielo, dell’infinito: pigmento puro sulle pareti della cappella feriale. Il blocco delle
aule, invece, mantiene una più spinta articolazione, sottolineata da una molteplicità
di materiali (pietra serena, intonaco rosso,
vetrocemento). La casa parrocchiale, in effetti, rappresenta il luogo dei giovani: si è
pertanto cercato di dare un’impronta di vi-
Dal punto di vista
volumetrico
il luogo di culto
offre una forte
compattezza, un
aspetto monolitico
enfatizzato dall’uso
di un unico
materiale,
il travertino romano,
che avvolge tutte
le superfici
delimitando lo spazio
sacro fino
alla semicupola
vacità attraverso l’ uso di materiali e colori
che alludesse ad un microcosmo urbano di
piazze e strade. Non a caso i parapetti,
sproporzionatamente alti per bambini, fanno percepire il ballatoio come una strada,
con gli incroci e i fronti dei palazzi che la
delimitano. E’ un paesaggio disegnato per
i piccoli, un paesaggio del quotidiano, che
vive alimentato dalla presenza e che attraverso il tempo della presenza si costituisce
come campo di relazioni complesse, come
spazio estetico. La vivacità dello sviluppo
planimetrico, articolato con le aule per la
catechesi disposte intorno all’atrio-piazza
19
2222
interno, è rispecchiata nei volumi dalla giustapposizione di colori, intensi
e contrastanti, che ne esaltano l’organicità.
Ogni aula è caratterizzata da una tinta diversa, che inviluppa tutte le
superfici di pareti e soffitti.
Il tutto converge sull’invaso a doppia altezza - un atrio/piazza inondato
di luce naturale che penetra dal grande skylight che lo sovrasta - con
scala e ballatoio che disimpegnano le aule a forma trapezoidale, con
un lato completamente vetrato nel quale le
Si percepisce molto
finestre galleggiano su superfici in vetrocebene, attraverso
mento.
piccoli particolari,
Questa soluzione architettonica nasce dalla
il linguaggio base
necessità di garantire illuminazione per le
dell’architettura
aule, proteggendole al tempo stesso dall’inmediterranea, fatta
trospezione con i palazzi a pochi metri di
“con le mani”,
distanza.
in situ, tettonica
Il rapporto che si è instaurato tra i progettisti
di massa scavata
e non stratificazioni
e la comunità è stato la prova più concrea secco, non a caso
ta del conseguimento degli obiettivi che gli
colorato di un giallo
architetti si erano posti in fase progettuale.
limone è l’auditorium L’apprezzamento mostrato dai fedeli per il
il cui soffitto,
complesso parrocchiale è stato da subito la
in cemento pitturato,
più chiara dimostrazione di accoglienza e di
allude all’immagine
appropriazione affettiva del progetto.
del sole
Con la chiesa del Santo Volto di Gesù è stato, inoltre, ristabilito il dialogo tra arte e architettura: riprendendo la
prassi secolare di concepire il tempio come un’opera corale, gli architetti
Piero Sartogo e Nathalie Grenon e otto artisti di fama internazionale,
Carla Accardi, Chiara Dynys, Eliseo Mattiacci, Mimmo Paladino, Pietro
Ruffo, Marco Tirelli, Ignazio Breccia, Giuseppe Uncini, hanno interagito
integrando pittura, scultura ed architettura in un unicum irripetibile. Dalle
formelle della Via Crucis di Paladino alla cancellata esterna di Uncini si
respira ovunque il senso dell’apporto collettivo.
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PARCHEGGIO MULTIPIANO
INTERRATO E RIQUALIFICAZIONE
DELL’AREA ANTISTANTE la CAPPELLA
DELLA DIVINA SAPIENZA
Università “Sapienza”, Roma
Il Nuovo Parcheggio Multipiano Interrato, realizzato
nell’ambito della riqualificazione
dell’area antistante la Cappella della Divina Sapienza a Roma, mette a
disposizione dell’Ateneo 345 posti
auto (di cui 8 per disabili) e 28 posti
moto, sviluppandosi su di una super-
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ficie complessiva di più di 9.000 mq.
coperti suddivisi su 2 livelli.
Il complesso, dotato di 2 ascensori
a norme disabili, 3 corpi scala, servizi igienici e locali tecnici, ha avuto un costo complessivo per l’Ateneo
pari a € 10.236.000 di cui circa €
8.880.000 per lavori. Le opere sono
state eseguite dalla CPC Compagnia
Progetti e Costruzioni S.p.A., aggiudicataria dell’appalto a seguito di
pubblica gara, sotto la direzione tecnico-amministrativa del Provveditorato alle Opere Pubbliche del Lazio.
La durata dei lavori, parzialmente
sospesi dalla Sovrintendenza Ar-
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le delle Scienze, senza necessità di
transitare per l’ingresso principale
dell’Ateneo eliminando in tal modo
una buona parte del traffico interno
delle auto. L’autorimessa è dotata
di un sistema di controllo degli accessi tipo “Telepass”, come quello presente all’ingresso principale dell’Ateneo. E presente inoltre un sistema
di telecamere a circuito chiuso per
il controllo degli accessi e di tutti gli
spazi interni.
Parte sostanziale dell’appalto era
l’importante opera di riqualificazione dell’area antistante la Cappella della Divina Sapienza (circa mq.
6.200). Tale area ha così riacquistato l’importanza che gli compete,
destinando gli spazi, ultimamente
utilizzati a parcheggio “selvaggio”
all’aperto, al nuovo sacrato e la riapertura dell’ingresso principale della
Cappella così come concepita dal
Piacentini negli anni 30.
La sistemazione dell’area, che si articola su tre livelli scanditi da aree a
verde, porticati, zone di sosta e percorsi, ha previsto quindi la riproposizione di un porticato, seppur in posizione diversa, così come da progetto
originario della Città Universitaria.
cheologica per accertamenti è stata
complessivamente di 23 mesi, 3 in
meno rispetto ai 26 previsti nel contratto.
Per la costruzione dell’autorimessa
interrata è stata adottata la tecnica “Top down”, ovvero realizzando
prima la palificata perimetrale, successivamente il solaio in cemento armato di copertura e quindi lo scavo in
galleria (circa mc. 38.000) ed infine
il completamento delle opere strutturali, con il piano intermedio, le opere
di finitura ed impiantistiche.
Tale tecnica ha consentito, da un lato,
una velocizzazione dei tempi di costruzione, permettendo di lavorare
anche in caso di maltempo, dall’altro
ha creato disagi quasi nulli alla vita
dell’Ateneo, riducendo praticamente
a zero l’ inquinamento ambientale
acustico e di polveri.
Gli accessi al parcheggio avvengono
direttamente dall’esterno, da Via-
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IMPRESA ESECUTRICE:
C.P.C. spa Compagnia Progetti e
Costruzioni
Direttore Tecnico:
Ing. Giorgio Angeletti
Responsabile di commessa:
Arch. Fabrizio Castellani
Capocantiere:
P.I. Giovanni Taglienti
Progettisti:
Arch. Maurizio Frangipane
(architettonico); Ing. Andrea Cinuzzi
(strutturale); Ing. Eugenio
Cimino (impiantistico)
Importo lavori: € 8.880.311,08
Inizio lavori: 2 marzo 2007
Fine lavori: 10 marzo 2010
Volume: mc 32.326
Superficie coperta:
mq 9.688,10 su n. 2 livelli
Superficie scoperta:
mq 6.244,37
Posti auto: N. 337
Posti auto H: N. 8
Posti moto: N. 28
Ascensori: N. 2
Corpi Scala: N. 3
Dati tecnici significativi:
Calcestruzzo: mc 8.627,26
Acciaio per armature:
kg 1.020.733,32
Acciaio in profilati: kg 137.473,85
Cavi: ml 20.756,36
Superfici in travertino: mq 5.037,65
Volume scavato: mc 38.075,12
Il complesso si presenta in forma rettangolare composto da due parti
divise tra loro da un’area pedonale
ove sono poste delle essenze arboree con preciso rigore geometrico e
delle panche di grandi dimensioni in
travertino simili a quelle ideate da
Piacentini. Le linee guida architettoniche dell’intero
progetto si sono
infatti inspirate a
quelle degli anni
30 di Piacentini,
che prevedeva nel
travertino il materiale di rivestimento
tale da conferire la
giusta monumentalità all’opera.
In travertino è infatti il porticato, la pavimentazione
e la gradinata di accesso alla Cappella, oltre ai cigli e alle pareti delle
grandi aiuole.
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LA Ristrutturazione
della Bibliotheca Hertziana
Trinità dei Monti, Roma
Testi di:
Enrico Da Gai
Orante Paris
Studio Da Gai Architetti, Roma
L’utilizzo del travertino è indissolubilmente legato alla storia
di Roma e, al di là dei numerosi contributi sul tema, rimane interessante
indagare quanto, ancora oggi, questo materiale caratterizzi la facies e,
in qualche modo, il “carattere” interiore delle architetture e degli spazi
della città eterna.
Nel descrivere il programma di interventi realizzati nell’ultimo quindicennio per la ri-funzionalizzazione
della Bibliotheca Hertziana, a Trinità dei Monti, si può rilevare come la
presenza del travertino sia uno dei
fili conduttori delle scelte progettuali,
attraverso i temi della disciplina del
Restauro e del linguaggio dell’architettura contemporanea, delle tecniche della tradizione e dell’innovazione tecnologica, della presenza della
Storia e dalle istanze dell’attualità.
28
La Bibliotheca Hertziana è il più
prestigioso istituto di ricerca per la
storia dell’arte italiana, ed è finanziato dalla società Max-Planck (ente
tedesco che opera, dal 1910, con
circa ottanta istituti, nel campo della
medicina, della chimica, della tecnologia e degli studi umanistici). Porta il
nome della sua fondatrice Henriette
Hertz, che con lascito testamentario,
nel 1912, mise a disposizione degli
studiosi il suo patrimonio librario e il
palazzo Zuccari.
Oltre a quest’ultimo, direttamente
affacciato sulla piazza di Trinità dei
Monti con l’elegante loggetta disegnata da Filippo Juvarra per la regina di Polonia, l’Istituto occupa altri
due fabbricati adiacenti, nel triangolo tra via Sistina e via Gregoriana e,
e il Villino Stroganoff, affacciato sul
lato opposto di quest’ultima, acquisiti
nel corso del Novecento. Tra il palazzo Zuccari, che fu costruito dal pittore
Federico Zuccari alla fine del ‘500
per farne, oltre che la sua residenza, l’Accademia, e il palazzo Stroganoff, che fu la casa di Salvator Rosa
e che fu sontuosamente trasformato
dal facoltoso nobile russo di cui oggi
porta il nome, c’è il “palazzo nuovo”
costruito per aggiunte successive tra
il primo decennio e gli anni sessanta
del Novecento nell’area libera che
era il giardino del palazzo Zuccari.
Quest’ultima area, direttamente accessibile dal palazzo e da via Gregoriana, rispettivamente attraverso
le splendide sale affrescate e il celebre “mascherone”, è stato oggetto di
una radicale ristrutturazione durata
dal 2003 al 2013, preceduta da importanti interventi di restauro dei due
palazzi storici attigui.
Il continuo accrescimento delle attività
di ricerca e del patrimonio librario, le
caratteristiche proprie della biblioteca Hertziana, “a scaffale aperto” ossia con libri distribuiti nel fabbricato
in tutti gli spazi in promiscuità con gli
spazi per studiosi e l’evoluzione, negli
anni, delle normative di sicurezza e
di prevenzione incendi hanno fatto
sì che almeno dall’inizio degli anni
Novanta si ponesse il problema della
chiusura della biblioteca per motivi
di sicurezza ovvero la necessità della
sua ristrutturazione.
Un progetto per la completa ristrutturazione del corpo di fabbrica della biblioteca venne quindi prescelto
grazie ad un concorso internazionale
vinto dall’architetto spagnolo Juan
Navarro Baldeweg nel 1995. Christoph Frommel, che in quegli anni dirigeva l’Istituto alternandosi a Matthias
Winner, aveva provato a dare avvio
al progetto ma problemi immensi erano sorti dal punto di vista autorizzativo sia per quanto riguardava le
norme del Piano Regolatore di Roma,
sia per le Soprintendenze Archeologica e Monumentale.
Nel 1996 il progetto era completamente fermo e dalla sede centrale
Max-Planck, vista l’empasse, era stata richiesta la chiusura al pubblico
della biblioteca.
A partire dal novembre 1996, iniziando a studiare approfonditamente
le possibili procedure per l’attuazione
del progetto per il fabbricato della
biblioteca, emerse in tutta la sua importanza la completa inadeguatezza
dell’intero complesso immobiliare al
quale a poco sarebbe servito l’ammodernamento di una sola parte.
Venne redatto un progetto di ri-funzionalizzazione complessiva dell’Istituto da attuare secondo un complesso
crono-programma di lavori, di risorse
finanziarie di spostamenti di funzioni, di arredi e di personale, al fine di
garantire la piena e continua attività
fino al riassetto definitivo alla fine dei
lavori.
Al fine di superare le difficoltà urbanistiche, fu redatto dall’architetto
Enrico Da Gai, con la collaborazione
del Comune di Roma, il Piano di Recupero adottato e poi approvato dal
Consiglio Comunale onorando gli sto-
• In questa pagina: il mascherone di Fabrizio Zuccari;
la localizzazione del complesso immobiliare della Biblioteca
Hertziana a Trinità dei Monti
29
• Il modellino ligneo, la sezione longitudinale e la pianta del piano
terreno del progetto di Juan Navarro Baldeweg, vincitore del
concorso
30
rici impegni di cooperazione culturale
tra Italia e Germania.
Il primo fabbricato ad essere interessato dai lavori fu palazzo Zuccari.
Quest’ultimo aveva subìto importanti
trasformazioni all’inizio del Novecento per mano della Hertz, e, anche per
via di interventi succedutisi nei decenni successivi, alcuni ambienti risultavano fortemente manomessi e con
finiture del tutto inadeguate. Oltre
a importanti interventi strutturali sulle murature e sulle volte, si è messo
in atto un progetto di restauro delle
finiture architettoniche, delle decorazioni in stucco e degli affreschi (oltre
al ciclo cinquecentesco di Federico
Zuccari il palazzo conserva, al piano
nobile, un salone affrescato da Edoardo Gioia (1862-1937).
Nell’ambito dell’inserimento del “nuovo” negli spazi storici, necessario
all’adeguamento del palazzo alle
esigenze attuali dell’Istituto, si rilevano le principali scelte progettuali
sull’uso del travertino, tutte improntate alla riconoscibilità dell’intervento e
alla sua compatibilità con i caratteri
storici e architettonici degli ambienti.
Al piano terra e al piano nobile del
palazzo sono stati installati portali
lapidei in corrispondenza dei varchi
murari che ne risultavano privi: masselli in travertino, lavorati secondo un
disegno geometrico lineare, e trattati
superficialmente al fine di conferirgli
una tonalità superficiale compatibile
alla patina naturale dei materiali interni dei locali. Sia in palazzo Zuccari che in palazzo Stroganoff (su
quest’ultimo sono stati eseguiti importanti interventi di restauro strutturale,
di recupero delle preziose finiture
e decorazioni interne, e il restauro
delle facciate) il travertino caratterizza anche l’interno dei servizi igienici di nuova realizzazione: in spazi
divisi da porte in cristallo e vetrate
satinate, in cui è sempre “minimale”
e lineare il design dei sanitari in ceramica e degli accessori in acciaio
inox, il pavimento e i rivestimenti in
travertino (posati senza fuga tra le
lastre) diventano i limiti qualificanti
lo spazio interno. Gli stessi principi
progettuali, oltre che i servizi igienici
hanno guidato la scelta di utilizzare
il travertino per le pavimentazioni e i
rivestimenti di altri ambienti di servizio quali le cucine dell’Istituto.
Le scelte si sono differenziate, tra le
numerosissime possibili varietà estetiche del materiale e le altrettanto
numerose possibilità di trattamento
superficiale, in base agli effetti “tattili” e di luce ricercati di volta in volta.
Nell’ambito del restauro di palazzo
Zuccari riveste un’importanza unica
l’intervento di recupero della “loggetta” di Maria Casimira di Polonia.
Questa, originariamente configurata come una terrazzina dalla quale
godere del panorama di Roma, con
una balaustra di travertino sorretta
da colonne, fu coperta durante le varie trasformazioni subite nel corso del
Novecento, con strutture di diversa
natura, ultima delle quali una cupoletta in cemento sorretta da colonnine
dello stesso materiale.
Oltre la sostituzione della pesante
copertura esistente con una struttura
in legno lamellare rivestita in lastre
di piombo, sorretta da colonnine in
legno di pero realizzate su disegno,
la loggetta è stata restaurata in tutte le sue parti lapidee di travertino.
Le basi delle colonne presentavano
mancanze e depositi superficiali di
varia natura e ancora peggiore era
lo stato di conservazione della balaustra superiore: si presentava infatti
danneggiata in più punti, laddove la
sovra-struttura di copertura vi si “ancorava”, si riscontravano danneggiamenti dei masselli dovuti all’ossida-
zione di grappe metalliche e inoltre
emerse a necessità di re-integrare i
balaustrini mancanti dopo la “liberazione” del tratto terminale della balaustra dalle murature che l’avevano
inglobato.
Avendo escluso l’utilizzo di tecniche
abrasive, il materiale è stato trattato
con impacchi e getti d’acqua atomizzata, e per le parti di sostituzione è
stato utilizzato un materiale esteticamente e cromaticamente simile trattamento superficialmente in modo da
renderlo riconoscibile ad un’analisi
visiva ravvicinata.
Per i balaustrini si è fatto ricorso alle
innovative capacità tecnologiche delle macchine “a controllo numerico”
che hanno permesso di realizzarli
• I servizi igienici di nuova
realizzazione all’interno dei palazzi
storici; Il “corridoio d’Ercole”
in palazzo Zuccari
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• La ”loggia di Maria Casimira” sulla piazza di Trinità dei Monti
e gli interventi di restauro degli elementi in travertino
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• Gli interventi di restauro conservativo
della facciata monumentale in travertino
di palazzo Stroganoff su via Sistina
del tutto identici a quelli esistenti (pur
conservando sulla superficie i “segni”
della macchina che li ha lavorati).
Interventi della stessa tipologia, eseguiti con impacchi e tecniche localizzate non invasive, sono stati realizzati
per il restauro della facciata monumentale di palazzo Stroganoff su via
Sistina. Il travertino del basamento,
dei bugnati superiori, del balcone
centrale e delle cornici delle finestre
si presentavano coperti da spessi depositi superficiali e da croste nere,
dovuti all’esposizione continua all’inquinamento atmosferico di una delle
principali arterie del traffico automobilistico del centro storico di Roma.
Conclusi gli interventi di restauro dei
palazzi storici, nel 2003, è iniziata
la ristrutturazione dell’edificio della
biblioteca, con la demolizione e ricostruzione del c.d. “palazzo nuovo”, sul
progetto di J. Navarro Baldeweg vincitore del concorso del 1995 e sotto
la direzione dell’arch. Enrico Da Gai,
che si inserisce tra le principali opere
di architettura contemporanea realizzate a Roma nell’ultimo decennio.
Tralasciando gli altri aspetti di interesse, quali le eccezionali scoperte
archeologiche emerse dallo scavo
del sottosuolo della biblioteca, e l’unicum delle sofisticate soluzioni strutturali messe in atto per la loro tutela
e conservazione (la cui trattazione è
stata approfonditamente affrontata
dalle principali riviste specializzate),
emerge, in questa sede, l’importante
presenza del travertino negli spazio
architettonico della biblioteca.
Questo è configurato come un grande
“vuoto di luce” realizzato attraverso
un patio centrale vetrato a tutt’altezza, intorno al quale su tre lati si
affacciano i ballatoi digradanti delle
sale di lettura e il quarto lato è chiuso da un muro a tutt’altezza dietro il
quale si trovano i depositi dei libri,
realizzati con sistemi di scaffalature
compattabili.
In questo spazio, percorribile con lo
sguardo da un limite all’altro senza
interruzioni, in cui da ogni punto si
vede il cielo (evocazione dello spazio
aperto del giardino di Zuccari, accessibile direttamente dal “mascherone”
mostruoso di via Gregoriana e dalla
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•Il travertino è materiale protagonista
nell’architettura interna
della nuova biblioteca
sala Terrena del palazzo) i materiali presenti sono il vetro e l’acciaio (nell’elemento “tecnologico” della
vetrata centrale) e quelli “naturali”
quali le cortine di mattone, trattate
con scialbature di calce, il legno dei
pavimenti dei ballatoi e degli elementi d’arredo, e il travertino.
Quest’ultimo è il materiale caratterizzante gli spazi “pubblici” della
biblioteca: è stato utilizzato al livello
del “suolo” di accesso, cioè per la pavimentazione del piano terra, e per
tutte le scalinate interne.
Il materiale è stato scelto e posato
tenendo sempre in considerazione
le naturali “giaciture” del materiale, prediligendo lastre tagliate “in
falda” per le superfici orizzontali e
“contro falda” per i rivestimenti parietali, facendo ricorso a trattamenti
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superficiali differenziati a seconda
degli effetti di luce desiderati.
Il pavimento del piano terra è stato
realizzato in grandi lastre su disegno, una diversa dall’altra data la
configurazione irregolare della planimetria e il complesso tracciato degli
allineamenti geometrici e ottici, che si
sono voluti sottolineare proprio con
l’accostamento delle lastre. Le rampe
della scala principale della biblioteca, accostata sulla parete di confine
con palazzo Stroganoff, è stata realizzata dal taglio di un unico blocco
di travertino, la cui materialità si apprezza proprio grazie al differente
aspetto del materiale rispetto al piano di taglio.
Grande importanza hanno avuto la
scelta del materiale e delle finiture superficiali, grazie anche al pro-
fessionale supporto dei tecnici della
Società del Travertino romano, tra cui
Massimo Cannelli, stante la grande
importanza che assume il travertino,
in questa architettura, dal punto di
vista “cromatico” e nei confronti della
luce. Luz es materia è il motto con il
quale Navarro Baldeweg ama riassumere sinteticamente l’architettura
della biblioteca hertziana. Il travertino romano, con la varietà cromatica
e “espressionista” che gli è propria,
con la sua capacità di restituire la
luce in maniera differente a seconda di come ne viene colpito, che da
sempre caratterizza le architetture e
gli spazi urbani della città eterna, è il
materiale che senz’altro rende possibile questo continuum tra la storia di
Roma e le eccellenze dell’architettura
contemporanea di livello mondiale.
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