Gestione del paziente diabetico - iperglicemico critico Francesco Malci Guidelines for the Definition of Intensivits and the Practice of Critical Care Medicine. Crit Care Med 1992; 20. 540-2. Il Comitato per le Linee Guida della Società Americana di Terapia Intensiva definisce “critico” il paziente che presenta le seguenti caratteristiche: Instabilità emodinamica Insufficienza respiratoria con o senza necessità di ventilazione meccanica Insulto neurologico acuto ed ipertensione endocranica Insufficienza renale acuta Disordini endocrini e/o metabolici minacciosi per la vita Overdose, reazioni avverse ai farmaci ed intossicazioni Disordini della coagulazione Infezioni gravi Gravi turbe nutrizionali che richiedono un supporto nutrizionale. Paziente Critico IPERGLICEMICO Paziente Critico Iperglicemico 180 (200) mg/dl, persistente, a digiuno EVENTO ACUTO MEDICO CHIRURGICO STRESS AUMENTATA ATTIVITA’ DEL SIMPATICO Catecolamine INIBIZIONE DELLA SECREZIONE INSULINICA AUMENTO DEGLI ORMONI CONTROREGOLATORI Cortisolo RIDOTTA SENSIBILITA’ INSULINICA Aumento degli ormoni dello stress: gluconeogenesi, catabolismo, lipolisi Terapia corticosteroidea Nutrizione artificiale Riduzione attività fisica MALATTIA ACUTA Modificato da: Inzucchi SE. Management of hyperglycemia in the hospital setting. N Engl J Med 2006; 355:1903-11 Stress ossidativo Disfunzione endoteliale Potenzia ischemia cardiaca e cerebrale Soppressione del sistema immunitario Aumento dei fattori dell’infiammazione Stato pro-coagulativo IPERGLICEMIA IPERGLICEMIA IN CORSO DI RICOVERO OSPEDALIERO IPERGLICEMIA IN PAZIENTE NON DIABETICO “DA STRESS” IPERGLICEMIA IN PAZIENTE DIABETICO NON DIAGNOSTICATO IPERGLICEMIA IN PAZIENTE DIABETICO NOTO A qualunque gruppo appartenga l’iperglicemia durante è sempre un fattore prognostico sfavorevole e come tale deve essere trattata L’HbA1c durante il ricovero può aiutare nella diagnosi differenziale Glicemia variabile HbA1c elevata: diabete non noto ma già presente prima del ricovero glicemia elevata e HbA1c normale: iperglicemia da stress “Iperglicemia da stress” Il passato È una risposta adattativa utile per la sopravvivenza Una iperglicemia moderata ma persistente è di beneficio nel promuovere l’uptake di glucosio non insulino-dipendente nei tessuti. L’iperglicemia moderata previene il danno cerebrale da ipoglicemia Una glicemia di 160-200 mg/dl era raccomandata per evitare l’iperosmolarità Mizock B A Am. J. Med. 98:75–84, 1995 Insulino-resistenza e patologia acuta Citochine, AT-II, endotelina-1, VEGF, TGFβ, Ipossia > GLUT-1 e GLUT-3 Via metabolica Via accrescimento in differenti tipi cellulari (endotelio, neuroni, astrociti, epitelio alveolare e cell. musc. lisce vascolari) Sovraccarico cellulare di glucosio Pekala P et al J Biol Chem 265:18051–18054, 1990 Shikhman AR et al J Immunol 167:7001–7008, 2001 Quinn LA, and McCumbee WD J Cell Physiol 177:94–102, 1998 Clerici C and Matthay MA J Appl Physiol 88:1890–1896, 2000 Vanhorebeek I, Curr Opin Crit Care 2005; 11: 304-11. Van den Berghe GJ Clin Invest 2004; 114:1187-95. Sanchez-Alvarez J et al Neurochem. 89:703–714, 2004 Insulino-resistenza e patologia acuta l’infusione di INSULINA promuove l’aumentata captazione di glucosio a livello del miocardio (e del muscolo scheletrico), con conseguente maggiore refrattarietà del miocardio all’ischemia, un aumento dell’ossidazione del glucosio, maggiore offerta di supporto Via metabolica Via accrescimento metabolico alle aree non ischemiche durante successivi episodi ischemici, e un’azione globalmente anabolica che contrasta il catabolismo del paziente in acuto. una riduzione della produzione di trombossano A2 piastrinico ed effetti favorevoli sulla produzione di ossido nitrico e la funzione endoteliale, con conseguente riduzione del rischio di trombosi, e un’azione antinfiammatoria mediata dall’aumentata produzione di ossido nitrico Effetti metabolici dell’insulina nel pz critico • Effetto ipoglicemizzante • Migliora la dislipidemia • Effetti anabolici • Effetti anti-infiammatori • Previene la disfunzione endoteliale e l’ipercoagulabilità • Effetti anti-apoptosici …ricapitolando L’iperglicemia, indipendentemente dalla causa che la provoca, peggiora la prognosi del paziente critico Il trattamento insulinico intensivo riduce mortalità e morbilità del pz diabetico critico grazie al suo effetto ipoglicemizzante e ad altri effetti metabolici Ritieni che l’iperglicemia all’ingresso in reparto di un paziente ricoverato in urgenza sia da trattare subito? (n=660) 100 90 80 70 60 50 % 40 30 20 10 0 80,6 10,1 1 2 1. Sempre, perché peggiora la prognosi 2. Solo nei diabetici noti, non nella iperglicemia da stress 3. Si può attendere il giorno seguente e trattarla, se non scende spontaneamente 7,3 3 Risposta 0,2 0,4 1,4 4 multipla NK Questionario – Q4 (%) Nel caso di ricovero di un paziente ‘critico’ con iperglicemia, a quali valori di glicemia si decide per l’inizio di una terapia insulinica ev.? (n=660) 100 90 80 70 60 % 50 40 38,5 29,5 30 20 13,8 17,6 10 0,2 0,4 > 500 mg/dl NK 0 > 180 mg/dl > 200 mg/dl > 250 mg/dl > 300 mg/dl Risposta Questionario – Q5 (%) Nel caso di ricovero di un paziente ‘critico’ con iperglicemia e qualora si decida di trattarlo con terapia insulinica, qual è la procedura comunemente seguita? (n=660) 100 90 80 70 60 % 50 40 30 20 10 0 1. 2. 3. 4. 5. 6. 37,4 Si somministra insulina ev. in base al valore della glicemia Si inizia infusione ev. di insulina secondo un algoritmo (protocollo) condiviso Si somministra insulina sc. secondo lo schema basal-bolus Si monitorizza la glicemia nelle ore successive prima di decidere una strategia di intervento Si consulta in ogni caso il diabetologo Viene consultato il diabetologo solo in situazioni particolarmente critiche 28 16,9 14,2 1 2 3 2,1 0,3 1,1 4 5 6 3,9 multipla NK Risposta Progetto Trialogue (analisi 26/06/2011) Insulina in infusione dove…… a chi………… ? La terapia infusionale e.v. trova una sua precisa indicazione nell’ambito dei reparti di terapia intensiva, ma anche nei reparti di degenza ordinaria - medici e chirurgici – dove questo tipo di approccio terapeutico è necessario nel paziente che non si alimenta per os e nel paziente critico in generale. 6 indicazioni principali alla TERAPIA INSULINICA EV Cheto-acidosi diabetica e allo scompenso iper-osmolare periodo peri-operatorio interventi di cardiochirurgia trapianto d’organo shock cardiogeno terapia steroidea ad alte dosi necessità di definizione della dose insulinica totale prima dell’inizio della terapia insulinica s.c.; paziente critico in reparto di degenza ordinario paziente in Nutrizione Artificiale Totale. INDICAZIONI ASSOLUTE INDICAZIONI RELATIVE CHETOACIDOSI DIABETICA E COMA IPEROSMOLARE ASSISTENZA PERIOPERATORIA IN GENERALE (TRAPIANTI) RICOVERO IN UNITA’ DI TERAPIA INTENSIVA IPERGLICEMIA IN CORSO DI TERAPIA STEROIDEA AD ALTI DOSAGGI INFARTO DEL MIOCARDIO E SHOCK CARDIOGENO POST OPERATORIO IN CARDIOCHIRURGIA PARTO NUTRIZIONE ENTERALE, PARENTERALE ED INSTABILITA’ METABOLICA ICTUS ma…….. Quali target glicemici adottare? ? Pazienti critici: raccomandazioni AACE/ADA Consensus Statement La terapia insulinica deve essere iniziata per il trattamento di una persistente glicemia >180mg/dl. Una volta iniziata la terapia insulinica, deve essere mantenuto un target glicemico tra 140 e 180 mg/dl La terapia insulinica infusionale è la scelta mantenere questi obiettivi glicemici. migliore per E’ necessario utilizzare protocolli di infusione validati, e il monitoraggio glicemico deve essere frequente Gli obiettivi glicemici Gli obiettivi glicemici durante un ricovero ospedaliero possono essere differenziati in funzione delle diverse situazioni cliniche: • Pazienti in situazione critica, ricoverati in Terapia Intensiva, medica o chirurgica: valori glicemici , in funzione del rischio stimato di ipoglicemia. (Livello della prova II, Forza della raccomandazione B) In pazienti critici e/o che non si alimentano per os, nel periodo perioperatorio e in situazioni di grave instabilità metabolica, la terapia insulinica deve essere effettuata in , applicando algoritmi basati su frequenti controlli dei valori glicemici e validati nel contesto di applicazione. (Livello della prova VI, Forza della raccomandazione B) ma …..… quale protocollo di infusione insulinica? ? Considerando che……. I risultati di vari studi hanno stimolato una revisione critica del problema suggerendo un cambiamento radicale nella valutazione dell’importanza di migliorare il compenso glicemico durante l’ospedalizzazione dei pazienti, in particolare nel contesto delle situazioni critiche con l’utilizzo di insulina per via endovenosa. Esistono numerosi protocolli di infusione di insulina, ma sono pochi quelli che si propongono come obiettivo una glicemia normale o appena superiore a gestione totalmente infermieristica e validati su pazienti non chirurgici. 5 Variabilità nella risposta nei vari studi Differenze protocolli di terapia intensiva ev. Target glicemici diversi Popolazione dei pazienti Metodi di monitoraggio glicemico Criteri aggiustamento glicemico Inerzia degli operatori …. Terapia insulinica intensiva: Una Review di 12 Protocolli Wilson M et al. Diabetes Care 2007;30:1005 La scelta ……………… Particolarmente interessanti sembrano i più recenti algoritmi dinamici, che prevedono la determinazione della dose insulinica non solamente sulla base dei valori glicemici assoluti, ma anche dell’andamento glicemico, cioè della direzione e della velocità delle modificazioni glicemiche. Molto promettente pare anche la possibilità di gestire gli algoritmi insulinici utilizzando i sistemi di monitoraggio continuo sottocutaneo del glucosio . SCHEMI di TERAPIA INSULINICA soluzione Target UI/h 100 UI Insulina In Fis 100 (1UI/1ml) 80 - 180 4 schemi Leuven 50 UI insulina In Fis 50 (1UI/1ml) 80- 110 1- 4 Yale 50 UI insulina In Fis 50 (1UI/1ml) 110-140 0.5-25 Portland 125 UI insulina In Fis 250 (1UI/2ml) 100-150 0.5-8 Digami 80 UI insulina 500 ml Gluc 125-180 0.5->> 50 UI insulina In Fis 50 (1UI/1ml) 80-110 2-4 Markowitz (Trence) Van den Bergh Praticamente……… Non si può attendere la consulenza diabetologica per iniziare terapia insulinica in un paziente critico. La terapia ipoglicemizzante orale va sospesa ed iniziata terapia insulinica infusionale (in pompa siringa). Utilizzare algoritmi semplici e sicuri di trattamento condivisi e gestiti dagli infermieri. Le dosi di insulina al bisogno andrebbero evitate (slide scale ). Graduale riduzione dei valori glicemici, evitando ipoglicemie ed iperglicemie. Occorre un periodo di training del personale ed un lavoro in collaborazione stretta per migliorare l’outcome dei pazienti critici con iperglicemia. Praticamente……… Quello che è certo è che per assicurare una implementazione sicura ed efficace è necessario che il protocollo sia condiviso tra i componenti del team sanitario attraverso un adeguato momento formativo e di addestramento e soprattutto importante che: 1) venga indicato quando iniziare la terapia insulinica e.v, la quantità di glucosio da somministrare e la dose o l’algoritmo di insulina iniziale; 2) vengano eseguiti controlli della glicemia ogni ora fino al conseguimento di un valore glicemico corrispondente all’obiettivo prefissato, quindi ogni 2 ore; 3) la velocità di infusione insulinica venga modificata prontamente sulla base delle esigenze del paziente. Quale insulina? Nella terapia con insulina endovenosa (e.v.) per infusione continua viene utilizzata insulina regolare. Anche analoghi rapidi possono essere utilizzati con attenzione: insulina Glulisina che non può essere miscelata con glucosata e sol. Ringer., stabile a concentrazioni 1U/ml per 48 ore, Lispro e Aspart possono esser miscelate con soluzione sodio cloruro al 0,9% e destrosio 5%. Lispro stabile a concentrazioni da 0,1 a 1U/ml per 48 ore e Aspart 0,05 a 1U/ml 24 ore. Protocollo di infusione di insulina YALE modificato Stop all’infusione se glicemia a 50 mg/dl iniettare 25 gr. di glucosio, controllo delle glicemie ogni 15 minuti sino a 100 mg/dl e dopo 1 ora CONCENTRAZIONE Controllare la glicemia 1U di ogni insulina ora fino regolare/ml: a stabilizzazione 50 U in (3 rilevazioni 50 ml fisiologica a target) in riprende infusione al 50% della velocità precedente. pompa siringa. Passare a ogni 2 ore e a stabilizzazione dopo 12-24 ore controllare Glicemie e 74 mg/dl trattare sintomatico conalle infusione di Non validotra Istruzioni sulle per50 glicemie variazioni >500mg/dl di velocita ed emergenze di se infusioni metaboliche.: in base variazioni Target4-120-160 ogni ore mg/dl glucosio come Se asintomatico , infondere 10-15 gr. di glucosio o Cheto-acidosi glicemiche orarie e sopra. coma iper-osmolare Bolo iniziale Tornare al controllo : glicemia intensivo iniziale:100 ogni ora (es. in caso 388:100=3,88 di scarso arrotondate controllo a 4 U) succo di frutta 200 ml e controllare la glicemia ogni 15-30 min. e se Iniziaavelocità (non target) ed’infusione variazioni adelle 4 U/ora condizioni cliniche e terapeutiche glicemia >100 mg dopo 1 ora riprende infusione al 75% della velocità precedete. Modifica della velocità di infusione (∆)= cambio di velocità di infusione e dipende dalla VELOCITA’ DI INFUSIONE U/h in corso Determinare la velocità di cambiamento oraria della glicemia (positivo o negativo) rispetto alla glicemia precedente: Glicemia attuale - glicemia precedente / il tempo trascorso tra la rilevazione precedente a l’attuale Es. Glicemia attuale 170 mg, glicemia 2 ore precedenti 200 mg (170-200=-30 -30:2= -15 mg/dl ora) Infusione di insulina protocollo di MarKovitz- modificato Inizio Infusione : Algoritmo 1 di inizio e 2-3-4 a seguire in caso di controlloglicemico………………………….(80-180mg/dl glicemico nonsuperiore soddisfacente Passaggio all’algoritmo se la glicemia è superiore al range Obiettivo Subito algoritmo in caso di intervento cardiochirurgia, eSospende non scende in 1 2ora almeno 60 mg% LA VEELOCITA D’INFUSIONE INIZIALE unità/ora dipende dalla infusione indi caso di glicemia < di a 70 mg% trapianti, terapia corticosteriodea adglicemia dosaggi e2 terapia Passaggio inferiore sel’infusione la scende >100 mg glicemia partenza e dalla scelta dell’algoritmo Trattare ladiall’algoritmo ipoglicemia epompa riprende dopo glicemie > di% o Infondere insulina con siringa aalti 1 U/ml insulinica a domicilio >80 U alla 5%-10% il range stabilito 70 mg% Esotto contemporaneamente glucosio o nutrizione NPT-NE Sospendere infusione ripresa della alimentazione La transizione …………………………………… Le maggiori criticità segnalate nel passaggio dalla terapia insulinica infusiva a quella sottocutanea riguardano il Timing, ovvero il tempo in cui eseguire lo shift tra le due modalità di terapia insulinica, gli schemi di terapia insulinica da scegliere ( tipi di insulina e quantità), i target glicemici pre- e postprandiali da raggiungere, il tipo di alimentazione (per os, enterale) ovvero la quantità totale in nutrienti e in carboidrati che deve essere associato al cambiamento della modalità di somministrazione insulinica. Subcutaneous insulin therapy: conversion protocol Timing Dopo interventi di cardiochirurgia i pazienti dovrebbero essere mantenuti in infusione continua di insulina ≥ 3 giorni postoperatori Precauzioni nel passaggio precoce al protocollo di conversione per: • Gravità dell’intervento • DM tipo 1 • Valori pressori, • Terapia con steroidi • Controllo valori glicemici • Dose di insulina richiesta The Transitio n from In sulin In fu sio ns to Lo ng -Term Diabetes Therap y: The Argum ent fo r In sulin Analo gs Susan S. Bra ith wa ite , MD SeminThoracCardiovascSurg18:366-378©2006Elsevier Dopo cardiochirurgia è un errore medico prescrivere una sliding scale insulin (cioè “insulina secondo stik”) nel trasferimento dalla terapia insulinica ev a quella sc L’uso di uno schema tipo basal-prandial – correction con analoghi dell’insulina costituisce un regime di transizione consigliabile in pazienti con iperglicemia dopo interventi di cardiochirurgia…va iniziato prima dell’interruzione della terapia insulinica ev, in associazione ad un programma di monitoraggio glicemico. Gli analoghi long acting (glargine, detemir) rispetto all’insulina protamina Hagedorm (NPH) riducono le ipoglicemie. Gli analoghi ultrarapidi rispetto all’insulna regolare, riducono le ipoglicemie e migliorano il controllo postprandiale Sospendere l’infusione di insulina 1-2 ore dopo la somministrazione della prima dose di insulina sottocutanea Transizione dalla terapia endovenosa alla terapia sottocutanea nella fase postcritica Superata la fase critica, quando il paziente è stabile e il fabbisogno insulinico abbastanza costante, può essere programmato il passaggio dalla terapia insulinica endovenosa a quella sottocutanea. Per effettuare tale passaggio è necessario: - calcolare il fabbisogno giornaliero da somministrare per via s.c. sulla base del fabbisogno endovenoso nelle ultime 6-8 (es. se la dose media nelle ultime 6 ore è stata di 1,5 UI/H, la dose totale nelle 24 ore sarà di 1,5x24=36 UI); - utilizzare il 60-80% della dose totale così calcolata , tenendo presente i possibili fattori che possono ridurre il fabbisogno (es. miglioramento del processo di base, sospensione dei corticosteroidi, ecc.) o aumentarlo (infezioni in atto, uso di corticosteroide, nutrizione enterale, parenterale ecc.); - distribuire la dose così calcolata in base al tipo di alimentazione: Protocollo di transizione : l’effetto rebound Timing : la maggior parte degli autori concorda sulla scelta dello shift in occasione del miglioramento clinico del paziente e dell’inizio dell’alimentazione per os o enterale. Un possibile inconveniente è, descritto da Goldberg nel 2004 dopo presentazione dello Yale infusion insulin protocol. Tale effetto comporta una salita dei valori glicemici (con target 100-139 mg/ dl di glucosio mantenuti durante l’infusione) a livelli glicemici 200 +- 70 mg/dl nelle 12 ore successive la sospensione dell’infusione. E’ possibile ovviare all’effetto rebound con l’inizio della terapia con insulina sottocute due ore prima della sospensione dell’infusione . A taleproposito: l’ADA 2006 consiglia insulina s.c. 2-3 ore prima di sospendere l’infusione e.v. di insulina, il Protocollo DDD consiglia una prima dose di glargine somministrata due ore prima del pasto serale. La Joslin Clinic (Guideline 2007) consiglia, due ore prima di interrompere l’infusione di insulina, di iniziare il trattamento normoglicemizzante alternativo. Transizione dalla terapia endovenosa alla terapia sottocutanea nella fase postcritica • se il paziente non si alimenta per OS (SNG, nutrizione enterale, parenterale), somministrare la dose calcolata come basale. • - se il paziente si alimenta per OS (3 pasti), somministrare il 50% della dose calcolata come basale e il 50% come boli prandiali. PROTOCOLLO Di DESIO Fase 1- Passaggio dalla terapia infusiva ev alla terapia insulinica sottocute secondo le indicazioni di Bode (quantità di insulina infusa nelle ultime 6 ore ridotta del 20%) Fase 2 Calcolo delle dose di insulina sottocute sulle ultime 12 ore, eliminando la riduzione del 20%, moltiplicata per 2. Boli ai 3 50% basale pasti principali Prima dose di basale somministrata due ore prima del pasto serale e Interruzione dell’infusione di insulina in corrispondenza della cena Dal giorno successivo alla glargine praticata alle ore 14.00 La Nutrizione Artificiale nel paziente diabetico Nutrizione enterale Nutrizione parenterale Nutrizione mista MODALITA’ DI SOMMINISTRAZIONE DELLA N.A. Funzione intestinale Adeguata Insufficiente Enterale Parenterale <30 gg SNG o SND >30 gg Stomia <15 gg Via periferica >15 gg Via centrale Nutrizione enterale nel paziente diabetico Per la NE nel diabetico, l’utilizzo di diete-formula patologia specifiche, è associato ad un migliore equilibrio glicometabolico rispetto a quello ottenibile con diete-formula standard. L’utilizzo di diete-formula patologia specifiche, infatti, si associa a: minore incremento della glicemia postprandiale più basso picco glicemico Nutrizione enterale nel paziente diabetico La miscela nutrizionale può essere somministrata con le seguenti modalità: Nutrizione enterale in boli Nutrizione enterale ciclica o notturna Nutrizione enterale continua Per la somministrazione della miscela nutrizionale, indipendentemente dalla modalità utilizzata, ci si dovrebbe sempre servire di una pompa nutrizionale in modo da ridurre al minimo i rischi delle oscillazioni glicemiche. Nutrizione Enterale Terapia Intermittente = + volte al giorno in parti uguali in Basal - bolus 20-30 minuti Controlli glicemici Prime e 2 ore dopo la NE con aggiustamenti graduali Insulina intermedia +/rapida all’inizio NE Notturna in 10-12 ore Premiscelate Inizio NE e al termine Analogo lento (detemir) Continua Basale o analogo lento 1-2 volte al giorno + /- rapida all’inizio NE 2 volte al giorno (Mattino e sera ) Nutrizione parenterale nel paziente diabetico Nutrienti: CHO (glucosio): iniziare con 150-200 g/die e poi progressivamente (+ 50 g/die) arrivare a regime (4-5 g/kg/die). LIPIDI: 1-1,5 g/kg/die PROTEINE: 0,8-1,2 g/kg/die o più se paziente ipercatabolico. Nutrizione parenterale e terapia insulinica Il fabbisogno insulinico va stabilito in funzione delle caratteristiche cliniche e glico-metaboliche del soggetto. I pazienti diabetici sottoposti a NP possono facilmente andare incontro ad iperglicemia: è opportuno adeguare le dosi di insulina piuttosto che ridurre l’apporto nutrizionale. E’ sconsigliabile la manomissione delle sacche del commercio e comunque eventuali aggiunte alla sacca vanno seguite in condizioni di asepsi. Nutrizione parenterale e terapia insulinica E’ consigliabile, almeno inizialmente, infondere insulina pronta umana e.v. attraverso una pompa-siringa separata dalla sacca diluendo 50 U.I. di tale insulina in 49,5 mL di soluzione salina. Si può iniziare con 0,1 U.I. di insulina per g di glucosio infuso o 0,15 U.I se la glicemia è > 150 mg/dL. In soggetti obesi con diabete tipo 2 possono essere necessarie 0,2 U.I. di insulina per g di glucosio infuso. In diabetici di tipo 1 magri possono essere necessarie 0,5 U.I. di insulina per g di glucosio infuso. Se nelle 24 ore le glicemie fossero > 140 mg/dL possono essere fatti aggiustamenti incrementando la dose di insulina che si infonde di 0,05 U.I. per g di glucosio infuso. Nutrizione parenterale e terapia insulinica Nel paziente in NP stabilizzato che utilizza pompa peristaltica per le 24 h può essere utilizzato un analogo a lunga durata di azione sottocute. Eventuali iperglicemie occasionali possono essere corrette con analoghi ad azione rapida sottocute. La dimissione : le evidenze Numerosi studi della letteratura scientifica medica hanno dimostrato Importanza di mantenere un buon controllo glicemico anche a distanza da un evento acuto cerebro vascolare , cardiaco o dopo un interventi di chirurgia maggiore. Nei paziente con IMA acuto il DIGAMI 1 consigliava una terapia insulinica multiiniettiva sottocutanea per almeno 3 mesi dall’IMA. Nel DIGAMI 2 il controllo glicemico a lungo termine nel post infarto risultava essere un importante predittore prognostico . Questo importante ruolo di predittore prognostico del controllo glicemico dopo l’evento acuto risulta anche dagli studi nel post stroke e post interventi di chirurgia maggiore . Alla dimissione: per DM tipo 2 precedentemente trattato con ipoglicemizzanti orali: Se il controllo glicemico prima del ricovero era scarso: pianificare una terapia insulina per la dimissione. Se il controllo glicemico prima del ricovero era buono, può essere considerato un ritorno alla terapia ipoglicemizzante orale in base allo stato clinico. Spero che siate tutti convinti che trattare l’iperglicemia nel paziente critico sia come Monica Fa bene al !!!!!! Grazie Nutrizione enterale e terapia insulinica Se si utilizza uno schema di somministrazione intermittente che preveda la suddivisione della quantità totale di miscela in porzioni uguali da somministrare più volte al giorno in 20-30 minuti, può essere utilizzato uno schema insulinico con boli ripetuti o del tipo basal-bolus. Le dosi andrebbero calcolate controllando la glicemia prima dell’inizio della NE e due ore dopo il suo termine e aggiustate gradatamente. Nutrizione enterale e terapia insulinica In caso di NE ciclica o notturna che preveda un tempo di 10-12 ore, può essere utilizzata insulina ad azione intermedia con una piccola dose di insulina rapida al momento dell’inizio della somministrazione della NE. In alternativa possono essere utilizzati analoghi lenti di durata intermedia o anche insuline premiscelate. Nutrizione enterale e terapia insulinica Se le miscele per NE vengono somministrate in continuo modalità questa più vantaggiosa ed efficace in quanto riduce la velocità di riempimento gastrico- può essere utilizzata insulina basale due volte al giorno eventualmente associata a una piccola dose di pronta all’inizio della NE. In alternativa può essere utilizzato anche un analogo a lunga durata d’azione., da somministrare 1 o 2 volte al giorno Iperglicemia: un nuovo fattore di rischio durante infarto del miocardio Iperglicemia durante IMA Alterazione del Precondizionamento ischemico Aumentata incidenza del fenomeno “no-reflow” Alterata efficienza metabolica del miocardio dovuta a aumento degli FFA come risorsa energetica Aritmie e QT lungo Aumento dimensioni dell’IMA Disfunzione del VS Ceriello A. EHJ 2005; 26:328-331 La terapia dell’iperglicemia nei pazienti ricoverati è efficiente in termini di costo? svantaggi vantaggi Aumento impegno orario Migliori esiti clinici di medici e paramedici Aumento costi laboratoristici, strumentali,servizi associati Riduzione durata degenza ospedaliera (LOS) Riduzione delle complicanze Riduzione di nuovi ricoveri La terapia dell’iperglicemia nei pazienti ricoverati è efficiente in termini di costo? Studio prospettico non randomizzato della durata di 17 anni su 4864 paz. diabetici sottoposti a cardiochirurgia, la terapia insulinica intensiva ev a target, ha ridotto del 66% le infezioni sternali profonde, risultando un risparmio netto totale di 4638 USD a paz. 1600 paz trattati con terapia insulinica intensiva in ICU medica era associato ad un risparmio totale di 1580 USD a paz. Endocr Pract. 2004 Mar-Apr;10 Suppl 2:2133. Effect of hyperglycemia and continuous intravenous insulin infusions on outcomes of cardiac surgical procedures: the Portland Diabetic Project. Furnary AP, Wu Y, Bookin SO. Chest. 2006 Mar;129(3):644-50. Cost analysis of intensive glycemic control in critically ill adult patients. Krinsley JS, Jones RL. Nutrizione enterale nel paziente diabetico Fra le diverse diete-formula patologia specifiche per il diabete attualmente disponibili, sembra più opportuno utilizzare quelle: a più elevato contenuto di MUFA; a più basso contenuto di SFA; a ridotto e modificato apporto di CHO (basso Indice Glicemico); con fruttosio; ricche di fibre e di FOS. Nutrizione enterale e terapia insulinica Il trattamento insulinico deve essere scelto in relazione alle modalità di somministrazione della NE. La dose iniziale di insulina, nel paziente trattato in precedenza con altra modalità e stabilizzato dal punto di vista dell’andamento glicemico, può essere calcolata considerando almeno la media della quantità di insulina somministrata nei due giorni precedenti.