Scelte Rischiose (notevole ampliamento del cap. 5 del libro di Micro) Nelle prime lezioni abbiamo visto come analizzare la scelta: con un periodo e due beni/panieri con due (o più) periodi e un bene/paniere. Ora affrontiamo la scelta: con un periodo e un bene/paniere, ma abbiamo di fronte due "mondi" alternativi possibili Nella Scienza Economica, come più volte detto, le nostre preferenze portano a scelte/decisioni classificabili come: 1. decisioni in situazioni di certezza (conosco tutto di tutti) 2. decisioni in situazioni di rischio (conosco la probabilità degli eventi) 3. decisioni in situazioni di incertezza (non conosco neppure le probabilità degli eventi) Qui entriamo nella situazione decisionale numero 2. In particolare, qui si studia come si dovrebbe (=> normativo) affrontare il rischio sapendo che un evento potrebbe avvenire non con certezza, ma con una probabilità che si conosce. Dunque c’è un ampliamento dell’analisi rispetto a quelle finora viste dove si studiano solo scelte in condizioni di certezza. Dunque, si deve definire la: Probabilità La probabilità “classica” è il rapporto tra il numero dei casi favorevoli all'evento e il numero dei casi possibili. Ad esempio, la probabilità che lanciando un dado non truccato esca il numero 4 è pari a 1/6 poiché il dado ha sei facce e c’è un solo 4. Perché scelte “rischiose”? Risp. Perché l’agente si trova di fronte due o più scenari/mondi e solo uno di essi si realizzerà. Rischio vuol dire che c’è la possibilità che si realizzi lo “stato del mondo” più sfavorevole all’agente. Con due stati del mondo, per esempio, l’agente potrebbe avere un reddito di 2000€ in uno scenario e di 100€ nell’altro. Pertanto, l’agente rischia di avere solo 100€. Questa eventualità conduce alla seguente questione: M. Bovi Pag. 1 Come si comporta l'agente razionale in condizioni di rischio, vale a dire in situazioni in cui non conosce “con certezza”, i.e. conosce con una probabilità minore di uno, che cosa effettivamente avverrà nel futuro? RISCHIO NON VUOL DIRE IGNORANZA TOTALE L’ipotesi alla base della nostra analisi è che l’individuo sia a conoscenza di tutti i possibili scenari che si possono verificare nel futuro e che sia capace di attribuire a ciascuno di essi una probabilità di realizzazione. Per semplicità assumiamo che l’insieme degli eventi possibili contenga solo due eventi, o “stati del mondo” (stato del mondo 1 e stato del mondo 2). Questi stati possono verificarsi con probabilità, rispettivamente, π1 e π2 che assumiamo siano note all'agente (=> rischio e non incertezza). Tutti gli stati del mondo sono noti e sono “esaustivi”: π1 + π2 = 1. Esempio: piove o non piove. Il reddito del consumatore, che per semplicità si assume venga consumato per intero (i.e., no risparmio), dipende dallo stato del mondo che si verifica: chiamiamo m1 il reddito percepito se e solo se si verifica lo stato del mondo 1, e m2 il reddito percepito se e solo se si verifica lo stato del mondo 2. Sequenza degli eventi. Ex ante ignoto, ex post noto: Il consumatore non conosce ex ante (ex ante, i.e., prima del verificarsi di uno dei due stati del mondo) quale reddito percepirà, ma lo conoscerà ex post (ex post, i.e., dopo che si è realizzato uno dei due possibili eventi). M. Bovi Pag. 2 Una prima alternativa per il consumatore è accontentarsi della propria dotazione iniziale (ricordate il punto di autarchia?): si consuma m1 nello stato del mondo 1 e m2 nello stato del mondo 2. Tuttavia, è possibile che i due redditi potenziali m1 e m2 differiscano di molto in valore. Pensate ai piloti di Formula 1 o ad altri mestieri molto pericolosi: se va tutto bene si guadagnano cifre interessanti. Però potrebbe pure andare male... In questi casi, ci troviamo in una situazione di rischio ex ante. Siccome rischiamo di subire una forte perdita se si verifica lo stato del mondo per noi avverso, allora potremmo preferire di non volere affrontare un simile rischio. Poi vedremo meglio questi concetti, per ora immaginiamo che se l’individuo è fortemente avverso al rischio - nel senso che preferisce non rischiare nulla – allora egli preferirà sottoscrivere un’assicurazione per essere certo di percepire lo stesso reddito indipendentemente dallo stato del mondo che si realizzerà effettivamente. Lo scopo del mercato delle assicurazioni è esattamente questo: l’eliminazione/riduzione del rischio. M. Bovi Pag. 3 REDDITO CONTINGENTE Primo concetto importante. Anzitutto: contingente rispetto a cosa? Risposta: contingente=relativo=condizionale allo stato della Natura. In previsione di un incidente (stato del mondo pessimo) che possa causare una forte riduzione del proprio reddito, il consumatore può stipulare una polizza assicurativa in base alla quale, nel caso egli subisca l’incidente, la compagnia di assicurazione si impegna a risarcire la perdita di reddito causata dall’incidente stesso. Ovviamente le compagnie – come le banche - non sono enti di beneficenza: l’assicurato si impegna a pagare un premio. Tale contratto di assicurazione può essere interpretato come la compravendita del reddito contingente allo stato del mondo e, nella sua forma più tipica, ha per oggetto un cospicuo trasferimento monetario dalla compagnia assicurativa all’assicurato se si verifica l’incidente e un minore trasferimento monetario dall’assicurato alla compagnia assicurativa in ogni caso. Notate: la compagnia paga di più poiché paga solo se si verifica l’evento meno probabile, mentre l’assicurato paga di meno poiché il pagamento è certo. Naturalmente i due scommettitori vincono la “lotteria” secondo la realizzazione ex post dello stato del mondo e la relazione esistente tra i due trasferimenti di moneta in questione dipende dalla probabilità che l’incidente (= lo stato del mondo) possa verificarsi. M. Bovi Pag. 4 Il valore atteso Il valore atteso è un altro concetto importante, ma, a differenza di quanto fattibile col reddito contingente, esso va per forza definito in modo formale: Assumiamo che la variabile X possa assumere solo due valori (tipo testa o croce). Se la variabile X assume due valori x1 e x2 con probabilità pari rispettivamente a π1 e π2, allora è detta aleatoria: alea in latino significa dado. Il fatto è che aleatoria vuol dire che non sappiamo con precisione se si realizzerà X=x1 oppure X=x2. Sappiamo solo che i) uno dei due eventi si realizzerà e che ii) si realizzerà con una probabilità che noi conosciamo. Pertanto, il valore atteso di X è definito come segue: Valore atteso di X = π1 x1 + π2 x2 Il valore atteso di X, dunque, è una media delle due possibili realizzazioni di X (x1 e x2), una media ponderata con pesi pari alle probabilità delle due possibili realizzazioni di X (1 e 2). La denominazione di valore atteso è dovuta al fatto che, se le realizzazioni della variabile X fossero osservate molte volte e se ne calcolasse la media, questa sarebbe pari al valore atteso. Senza entrare in formalismi, quando lanci una moneta non truccata, ti aspetti che TESTA esca 1/2 delle volte poiché la moneta ha due facce e c’è una sola TESTA. In generale, se la variabile X assume valori x1, x2, …, xi, …, xI con probabilità π1, π2, …, πi, …, πI, il valore atteso di X viene così definito: Valore atteso di X = π1 x1 + π2 x2 + …+ πi xi + … + πI xI Anche in questo caso generale il valore atteso è dunque definito dalla media di X ponderata con le probabilità delle singole possibili realizzazioni di X, dove i pesi sono dati dalle probabilità associate alle sue singole realizzazioni. M. Bovi Pag. 5 Il vincolo di bilancio Il reddito contingente è un bene economico come tutti gli altri, fatta eccezione per il fatto che viene incassato se e solo se si verifica un particolare evento. Indichiamo con p1 il prezzo del reddito contingente allo stato del mondo 1 e con p2 il prezzo del reddito contingente allo stato del mondo 2. Il guadagno che si ottiene scambiando una unità di reddito contingente allo stato del mondo 1 è pari a p1 Il guadagno ottenuto dallo scambio di ogni unità del reddito contingente allo stato del mondo 2 è invece pari a p2 Lo scambio del reddito contingente ha luogo prima del verificarsi di uno dei due stati del mondo (ex ante: altrimenti, che rischio c’è?). Se si verifica lo stato del mondo 1, per ogni unità del reddito contingente allo stato del mondo 1 acquistata si riceve in pagamento 1 unità di moneta e per ogni unità di reddito contingente allo stato del mondo 1 venduta si deve pagare 1 unità di moneta. Se si verifica lo stato del mondo 2, per ogni unità del reddito contingente allo stato del mondo 2 acquistata si riceve in pagamento 1 unità di moneta, mentre per ogni unità di reddito contingente allo stato del mondo 2 venduta si deve pagare 1 unità di moneta. Lo scambio del reddito contingente permette di riallocare il rischio tra i partecipanti allo scambio. (siamo alle solite: l’Uomo walrasiano deve allocare in modo ottimale) M. Bovi Pag. 6 ESEMPIO. Assumiamo m1 = 40 e m2 = 60, vale a dire che ex ante l’individuo riceve un reddito di 40 se si verifica lo stato del mondo 1 e riceve un reddito di 60 se si verifica lo stato del mondo 2 Dunque, l’individuo riceve un beneficio (i.e. sta meglio) se ex post si verifica lo stato del mondo 2 e subisce una perdita (i.e. sta peggio) se ex post si verifica lo stato del mondo 1. Ovvero, ci fosse certezza, preferiamo 60 euro a 40 euro. Data questa situazione iniziale, lo scambio del reddito contingente può permettere di trasformare questa situazione rischiosa in una situazione di certezza ex ante. Se, per ipotesi, p1 = p2 l’individuo può acquistare 10 unità di reddito contingente allo stato del mondo 1 e vendere 10 unità di reddito contingente allo stato del mondo 2 (in questo caso il costo di acquisto del reddito contingente allo stato del mondo 1 è pari esattamente al ricavo della vendita di 1 unità di reddito contingente allo stato del mondo 2). Attraverso queste compravendite: Se si verifica lo stato del mondo 1 l’individuo riceve 40 (ovvero, il reddito ex ante contingente a questo stato del mondo) più 10 (il ricavo della vendita di 10 unità di reddito contingente allo stato del mondo 1), per un totale di 50. Se si verifica lo stato del mondo 2 l’individuo riceve 60 (il reddito ex ante contingente a questo stato) meno 10 (il pagamento da effettuare per le 10 unità vendute di reddito contingente a questo stato) per un totale di 50. Insomma, l’individuo riceve un reddito di 50 indipendentemente dallo stato del mondo che si verifica. Ovvero l’individuo si è assicurato un reddito di 50 a prescindere da quello che può succedere (che piova oppure no). Egli si comporta così poiché è avverso al rischio. Poi approfondiremo ma voi, che cosa preferireste tra: il vostro attuale stipendio e il doppio o la metà con decisione basata sul TESTA o CROCE? Immagino che molti preferiscano la prima soluzione. M. Bovi Pag. 7 In effetti, normalmente, le persone sono avverse al rischio. Prima di poter approfondire ulteriormente la teoria, dobbiamo capirne altri elementi. Come si rappresenta il vincolo di bilancio in condizioni di rischio? Ipotizziamo ancora redditi contingenti pari a m1 e m2 e che l’individuo scelga i livelli di consumo c1 e c2 rispettivamente negli stati del mondo 1 e 2. Quale vincolo deve soddisfare la scelta individuale dati i prezzi p1 e p2? Il vincolo di bilancio è: p1c1 + p2c2 = p1m1 + p2m2 Perché? Ipotizziamo che l’individuo reputi troppo basso il livello di reddito contingente allo stato del mondo 1 e desideri ottenere un più alto livello di consumo c1, con m1 < c1. In questo caso, l’individuo acquista (c1 - m1) unità di reddito contingente allo stato del mondo 1 al costo totale di p1(c1 - m1), vendendo un numero sufficiente di unità di reddito contingente allo stato del mondo 2 per finanziare quell’acquisto. Vendere (m2 - c2) unità di reddito implica un ricavo totale di p2(m2 - c2) e, affinché il vincolo di bilancio sia soddisfatto, si deve verificare l’uguaglianza p2(m2 - c2) = p1(c1 - m1). Notate che la logica è simile a quella studiata nelle scelte intertemporali, solo che qui ci si “muove attraverso il Rischio e non attraverso il Tempo”. Alternativamente, l’individuo potrebbe reputare troppo basso il livello di reddito contingente allo stato del mondo 2 e desiderare il livello di consumo c2, con m2 < c2. In questo caso, è necessario acquistare (c2 – m2) unità del reddito contingente allo stato del mondo 2 per un costo totale di p2(c2 – m2), vendere un numero sufficiente di unità di reddito contingente allo stato del mondo 1 per finanziare il suddetto acquisto. Il ricavo associato alla vendita di (m1 – c1) unità di reddito contingente allo stato del mondo 1 è pari a p1(m1 – c1), per cui si deve verificare l’uguaglianza p1(m1 – c1) = p2(c2 – m2) Insomma: M. Bovi Pag. 8 nel primo caso deve aversi che p2(m2 - c2) = p1(c1 - m1). nel secondo caso deve aversi che p1(m1 – c1) = p2(c2 – m2) Da cui, come detto, il vincolo di bilancio è: p1c1 + p2c2 = p1m1 + p2m2 Il vincolo di bilancio rappresentato nello spazio dei punti (c1, c2) è una retta con inclinazione –p1/p2 passante per il punto (m1, m2). Per la dimostrazione dell’inclinazione della retta, cfr. pagina 16. Notate l’analogia esistente con il caso delle scelte contemporanee. Detto del vincolo di bilancio, l’ulteriore passo è capire che cosa s’intende per: “scommessa equa” M. Bovi Pag. 9 Mercati rischiosi e iniqui Per capire cosa si intende per equità, facciamo un caso esemplificativo preso dal mercato delle scommesse sportive. Trattasi di caso reale. SCOMMESSE SPORTIVE (tre stati del mondo 1, X, 2) Arsenal vs Tottenham 1 X 2 1,9 3,4 4 Tanto è minore la quota proposta su un evento (la vittoria dell’Arsenal in quest’esempio) tanto è maggiore la probabilità che questo evento si verifichi. Per ottenere la probabilità in percentuale, infatti, si deve dividere il fattore 100 per ogni quota (es. 100/1.9 = 52.6), ottenendo queste percentuali di probabilità: 1 X 2 Arsenal vs 52,6 29,4 25,0 Tottenham In questo caso il gioco non è equo. Perché? Risposta: Perché la somma delle tre percentuali fa 107 e non 100 come dovrebbe essere se la scommessa fosse equa. In altri termini, scommettendo su tutti e tre i risultati in modo pesato per le relative probabilità, si gioca 100 per vincere con certezza 100/107=93,4. Vediamo meglio: Le “probabilità eque” sono quelle per cui se scommetto tutti gli eventi possibili allora né perdo né vinco alcunché. Quelle associate ai tre stati del mondo (i.e. la vittoria dell’Arsenal, il pareggio e la M. Bovi Pag. 10 vittoria del Tottenham) si ottengono facendo le proporzioni tra le quote e la somma delle percentuali. Esempio: la probabilità percentuale della vittoria dell’Arsenal è data dalla proporzione: 107:52,6=100:X da cui deriva che X= 49,1%. La tabella equa, dunque, sarebbe: 1 X 2 Arsenal Vs 49,1 27,5 23,4 Tottenham Questa volta, equamente, la somma delle percentuali è 100. Si possono ricavare anche le quote eque (fatelo come esercizio), ma torniamo al mercato delle scommesse. Ovviamente l’iniquità è un modo per consentire al bookmaker di lucrare il margine di intermediazione teorico. M. Bovi Pag. 11 Simili considerazioni valgono in tutti gli altri mercati dei giochi d’azzardo come il Lotto, il gratta&vinci, ecc., grazie ai quali, infatti, il Governo incassa cifre enormi ogni anno: Ass.=dati consolidati; BLV=previsioni di Bilancio a Legislazione Vigente. Errata nel 2014 è 34.319 In proposito Camillo Benso Conte di Cavour, in qualità di ministro delle Finanze, a metà ‘800 diceva: Il Lotto è una tassa sugli stolti. In parte, il Conte ha ragione. Però, noi sappiamo che la sensazione di piacere, i.e. l’utilità soggettiva di avere tra le mani un tagliando del Lotto può far fare calcoli diversi da quelli “oggettivi”. Per dire, anche essendo consapevoli che la scommessa è iniqua, potrei comunque ritenere che comprando un biglietto della lotteria compro non solo il biglietto in sé – il che è iniquo e quindi irrazionale - ma compro anche la possibilità di sognare cosa fare coi soldi della vincita. Quest’ultimo elemento potrebbe avere un peso significativo sull’utilità e, quindi, sulla mia scelta ottima che comprende sia fattori oggettivi che soggettivi. Si può anche ritenere che comprare un biglietto della lotteria è come comprare un biglietto del cinema: non mi aspetto di vincere, ma solo di passare un paio d’ore divertendomi. Torneremo su questi temi nelle lezioni sull’utilità attesa. M. Bovi Pag. 12 IL MERCATO ASSICURATIVO Lo scambio del reddito contingente avviene nel mercato delle assicurazioni, dove il prezzo del reddito contingente dipende dalla probabilità associata al relativo stato del mondo. Ad esempio, se allo stato del mondo 1 è associata una probabilità elevata, il prezzo di m1 sarà elevato, in quanto la probabilità di guadagnare m1 è elevata. Un mercato delle assicurazioni è definito equo quando i prezzi sono tali da permettere all’individuo di ricevere il valore atteso del reddito contingente indipendentemente dallo stato del mondo che si verifica. Ovvero, anche se a volte si riceve e altre volte si paga denaro, il mercato è equo se, a livello aggregato, il totale ricevuto eguaglia il totale pagato. Verifichiamo a quali condizioni il mercato delle assicurazioni si definisce equo. Consideriamo il reddito contingente allo stato del mondo 1 scambiato al prezzo unitario p1. Se si realizza lo stato del mondo 1, per ogni unità di reddito si riceve 1 unità di moneta. In caso contrario (stato del mondo 2), non si riceve nulla. Se i due eventi si verificano, rispettivamente, con probabilità π1 e π2, 1 unità di m1 genera 1 unità di moneta π1 volte e genera zero le restanti π2 volte. Ciò significa che il guadagno medio è uguale a π1 * 1 + π2 * 0 = π1 unità di moneta. Di conseguenza, affinché il mercato sia equo, il prezzo del reddito contingente allo stato del mondo 1 deve essere uguale alla probabilità alla quale lo stato del mondo 1 si verifica. E’ questa la condizione da soddisfare e, dunque, affinché si abbia un’assicurazione equa per il reddito contingente allo stato del mondo 1, si deve verificare p1 = π1 Analogamente, per il reddito contingente allo stato del mondo 2, deve aversi che: p2 = π2 Più in generale (molti stati del mondo), la condizione da soddisfare in un mercato delle assicurazioni equo è l’uguaglianza del prezzo di ogni reddito contingente e la probabilità alla quale il corrispondente stato del mondo si realizza. M. Bovi Pag. 13 ESEMPIO TEORICO. Se uno stato del mondo si verifica con probabilità ½, il prezzo equo del corrispondente reddito contingente deve essere pari ad ½. Infatti: tale reddito contingente permette di ricevere 1 unità di reddito il 50% delle volte e 0 unità di moneta il rimanente 50% delle volte; ovvero, in media, l’individuo riceve ½, vale a dire il prezzo equo del reddito contingente. ESEMPIO PRATICO Se la lotteria è testa o croce (e se la monetina non è truccata) allora se si gioca 100 è equo vincere 200. Infatti, giocando all'infinito, il prezzo della scommessa è ovviamente 100 e, in media, si vince proprio 200*0,5=100. Ovvero, dato che la probabilità di vincere e perdere è ½, allora se la scommessa mi fa vincere 1 euro è equo pagare un prezzo di 50 centesimi (nell’esempio: ½ = 100/200). In un mercato delle assicurazioni equo, la compagnia assicurativa raggiunge in media il punto di pareggio e il premio che riceve deve essere esattamente pari alla compensazione ricevuta dall’assicurato. Questa circostanza può essere giudicata poco realistica, dato che le compagnie di assicurazione non sono onlus e cercano di lucrare dei profitti. Invero, il mercato delle assicurazioni ha una caratteristica che lo rende speciale: il cliente paga prima di ricevere (l'eventuale) servizio ovvero, la maggior parte delle compagnie assicurative ricevono i premi prima di risarcire gli assicurati. Ciò consente di poter investire i premi in altre attività fruttuose prima di elargire le compensazioni agli assicurati stessi. Se le compagnie assicurative ottengono profitti esclusivamente dall’attività secondaria di investimento (i.e. se chiedono premi equi), la loro attività di assicurazione implica semplicemente una redistribuzione del rischio per cui i premi pagati dalle persone più “fortunate” vengono utilizzati dalla compagnia assicurativa per risarcire le persone più “sfortunate”. Insomma chi non ha incidenti paga le cure a chi ha incidenti. M. Bovi Pag. 14 In questo modo, il mercato delle assicurazioni provvede a riallocare il rischio tra i partecipanti allo scambio. Una funzione socialmente utile. Ma torniamo al nostro punto di vista che è “individualistico” e non sociale. Naturalmente gli individui potrebbero assicurarsi contro il rischio attraverso il risparmio, ma in molti preferiscono utilizzare le compagnie di assicurazione come intermediari. L'autarchia (ricordate?) costa meno dell'intermediario, ma se uno non è un abile investitore la perdita potrebbe superare i guadagni del fai-da-te. Inoltre, ci si può “legare le mani” imponendosi di versare un premio mensile per evitare problemi di auto-controllo. Ricordando quanto detto nella lezione precedente, si può capire perché, tra le altre considerazioni, l’assicurazione sul lavoro è obbligatoria ex lege. Domanda: con tassi di interesse nulli per un periodo non breve, che cosa potrebbe succedere alle Compagnie Assicuratrici? Anche per i mercati finanziari si possono fare considerazioni simili: se volete la certezza di un titolo di stato (a parte Argentina e Grecia), dovete accontentarvi di meno di quanto potreste guadagnare comprando un'azione: premio per il rischio. Ne parleremo di più in altre lezioni. Ora proseguiamo con le scelte rischiose. M. Bovi Pag. 15 Analisi grafica del vincolo di bilancio Anzitutto ricordo che stiamo assumendo reddito=consumo. Ricordo anche che il vincolo di bilancio è: p1c1 + p2c2 = p1m1 + p2m2 da cui c2 = m2 – (p1/p2)(c1-m1) [equazione A] La peculiarità da sottolineare è lo spazio dei punti dell’analisi grafica: 1. Sull’asse delle ascisse rappresentiamo il reddito/consumo contingente allo stato del mondo 1 (è quel consumo che si realizza se si realizza il “Mondo 1”) 2. Sull’asse delle ordinate rappresentiamo il reddito/consumo contingente allo stato del mondo 2. Esempio grafico di vincolo di bilancio (equazione A) in condizioni di rischio: La figura si riferisce ad un esempio semplice nel quale: i due stati del mondo sono egualmente probabili (π1 = π2 = 0.5), il mercato delle assicurazioni è equo (p1 = π1 = 0.5; p2 = π2= 0.5), il reddito contingente allo stato del mondo 1 è 30, il reddito contingente allo stato del mondo 2 è 50 “X” indica il punto di dotazione ex ante l’inclinazione del vincolo di bilancio è –1. (=-0.5/0.5). Infatti, l'inclinazione del vincolo di bilancio è uguale al rapporto -p1/p2, che, in un mercato delle assicurazioni equo, è pari al rapporto -π1/ π2. Punti di contatto tra vincolo e assi: (80;0) e (0;80) con 80=30+50=m1+m2 (per avere, es., c2=80, sostituite nella eq. A questi valori: p1=π1=p2=π2=0.5; c1=0). M. Bovi Pag. 16 Preferenze Analizzato il vincolo di bilancio, per la consueta ottimizzazione necessita passare all’analisi delle preferenze in condizioni di rischio. Ricordo: Ex ante, l’individuo non conosce l’ammontare di reddito/consumo che riceverà ex post. Egli riceverà solo uno dei due redditi NON entrambi (o piove o non piove). E’ questa la differenza fondamentale rispetto all’analisi grafica delle preferenze rispetto a quando l’individuo consuma una combinazione di beni/panieri rappresentati sui due assi. Qui, invece, l’individuo ne consuma solo uno e deve scegliere/decidere in anticipo (rispetto al verificarsi di uno dei due stati del mondo) su quale dei punti del diagramma posizionarsi. Dove posizionarsi dipende da come costui “vive” una situazione rischiosa. In particolare, abbiamo tre tipologie di preferenze e va notato che, indipendentemente dall’attitudine individuale al rischio, è possibile rappresentare le preferenze (nei confronti del rischio) nel consueto spazio cartesiano. M. Bovi Pag. 17 AVVERSIONE AL RISCHIO L’individuo avverso al rischio non gradisce la situazione di rischio. Pertanto agisce in maniera tale da bilanciare il più possibile i due possibili livelli di reddito, in modo da percepire guadagni che siano tra di loro i più simili possibile a prescindere da quale dei due eventi si verifica. Costui alloca il suo reddito tra i due mondi in modo da neutralizzare il rischio Gli avversi al rischio hanno curve di utilità concave nel senso che guadagnare di più è associato utilità decrescente. Sembra strano, ma la logica è che guadagnare di più implica maggiori rischi. Ecco perché per un avverso l’utilità marginale è decrescente nei guadagni. Vedremo meglio in seguito. Qui limitiamoci alle CI. Utilità concava => le CI per un individuo avverso al rischio sono convesse. [Voi sapete perché “U concava => CI convessa” e cosa vuol dire convesso (vero?)] Muovendoci verso l'alto e a sinistra lungo la stessa CI convessa, ci vuole sempre più c2 per scambiarlo “indifferentemente” (ci muoviamo lungo la stessa CI) con una medesima quantità di c1. Specularmente a quanto detto per l’utilità, sembra un comportamento strano, ma non lo è. Logica: sono avverso al rischio per cui, parlando di reddito, tanto più esso è sicuro, tanto più lo preferisco e tanto meno lo voglio scambiare con un reddito incerto. La spiegazione analitica risiede nel fatto (nuovo) che qui la forma (concava, lineare, convessa) delle CI dipende anche dai valori assunti dalle probabilità. Per far rimanere M. Bovi Pag. 18 indifferente un avverso al rischio, tanto meno probabile è un “mondo”, tanto più reddito contingente a quel mondo gli deve essere dato in cambio. ESEMPIO: Nel semplicissimo caso in cui 0.5=π1=p1=π2=p2, m1=40; m2=60, l'avverso al rischio preferisce l'accoppiata (50,50) a qualunque altra coppia di numeri che sommi a 100. Egli, cioè, preferisce la certezza di guadagnare 50 (perché l'accoppiata (50,50) significa guadagnare 50 in qualunque stato del mondo) piuttosto che avere l'opportunità di guadagnare 60 che, però, ha il “prezzo psicologico” del rischio di guadagnare solo 40 (se si verifica il mondo 1). Notate il solito incrociarsi, tipico della Scienza Economica, di elementi soggettivi e oggettivi Pertanto, muovendoci lungo la CI: se la probabilità associata allo stato del mondo 2 è bassa, l’individuo chiederà di essere compensato con una quantità maggiore di reddito contingente allo stato del mondo 2 per cedere una unità di reddito (più sicuro) contingente allo stato del mondo 1, rispetto al caso opposto in cui la probabilità di realizzazione dello stato del mondo 2 è elevata. M. Bovi Pag. 19 ESEMPIO NUMERICO: Caso di soggetto avverso al rischio con stati del mondo equiprobabili (π1=π2=0.5). Ipotizzando curve di indifferenza convesse e simmetriche (speculari rispetto alla retta a 45°), si può disegnare la seguente figura: Perché simmetriche? Intuitivamente, dato che i due stati del mondo si realizzano con la stessa probabilità, l’individuo li considera alla stessa maniera e le sue CI sono simmetriche. La retta a 45° rappresenta la “linea della certezza”, lungo la quale viene incassato lo stesso ammontare di reddito/consumo indipendentemente dallo stato del mondo che si realizza. Numericamente, un soggetto avverso al rischio preferisce il punto (50, 50) a punti tipo (25, 75) e (0, 100). Ciò, indipendentemente dal fatto che le tre combinazioni siano caratterizzate dallo stesso valore atteso del reddito. Stesso valore atteso del reddito? Sì, infatti il totale della somma dei numeri in ciascuna parentesi è 100 e le probabilità sono entrambe 50% per cui il valore atteso è 50 (il valore atteso è una media ponderata dove i pesi sono pari alle probabilità). 50 = 0.5*50+0.5*50 = 0.5*25+0.5*75 = 0.5*0+0.5*100. (Ovviamente, mettendo in evidenza 0.5, ci si accorge che qualunque coppia di numeri la cui somma è 100 andrebbe bene). M. Bovi Pag. 20 Ora, più formalmente, possiamo definire avversa al rischio una persona che preferisce una situazione di certezza nella quale riceve un reddito certo pari a X ad ogni altra situazione rischiosa (lotteria) che ha un reddito atteso di X. M. Bovi Pag. 21 NEUTRALITA' AL RISCHIO Come definiamo una persona neutrale al rischio? Come dice la definizione, un soggetto neutrale verso il rischio ha preferenze che non sono influenzate dal rischio. Semplicemente, costui non considera il rischio. Ovvero, per un individuo neutrale al rischio conta solo il valore atteso (oggettivo) del reddito, indipendentemente dalla sua rischiosità. Analizziamo le curve di indifferenza per i neutrali al rischio. In corrispondenza di una qualsiasi delle combinazioni (c1, c2), il valore atteso del reddito/consumo è definito dalla seguente espressione: valore atteso del reddito/consumo = π1 c1 + π2 c2 Cioè, il reddito/consumo è pari a c1 il π1 delle volte e a c2 il π2 delle volte (ricordo: o l'uno o l'altro). Come detto, l’utilità di un individuo neutrale al rischio dipende esclusivamente dal valore atteso del reddito/consumo. Ne consegue che: a) una generica (nel senso di k qualsiasi) curva di indifferenza è definita da: π1 c1 + π2 c2 = k b) le CI sono rappresentate da linee rette nello spazio dei punti (c1, c2) con inclinazione –π1/π2 (e termine noto k). Sono lineari perché, come detto, il neutrale non ha preferenze circa il rischio per cui, SOGGETTIVAMENTE, NON considera diversi i due mondi (che, invece, potrebbero essere oggettivamente non equiprobabili). NB - per disegnare le CI nello spazio (c1;c2) occorre esplicitare c2 in funzione di c1. - le probabilità sono costanti Se i due stati del mondo sono egualmente probabili, le curve di indifferenza di un individuo neutrale al rischio sono rappresentate nella seguente figura: M. Bovi Pag. 22 Mondi equiprobabili: le CI son inclinate a – π1/π2 = -1 = -45° => ascisse=ordinate Se invece i due stati del mondo non si verificano con la stessa probabilità e, ad esempio, π1 = 0.4 e π2 = 0.6, otteniamo le curve di indifferenza disegnate nella seguente figura: Mondo 1 meno probabile: – π1/π2 < -1 => intercette ascisse > intercette ordinate. Tuttavia le CI sono sempre lineari: per definizione, il rischio non incide sul SMS di un tipo neutrale al rischio. A differenza dell’avverso al rischio che vuole neutralizzare il rischio e “incurva” le sue CI, il neutrale semplicemente non se ne cura. M. Bovi Pag. 23 PREFERENZA PER IL RISCHIO Le persone sono differenti e, quindi, alcuni di noi potrebbero preferire la situazione rischiosa. Mica tutti si assicurano! Anzi, l'amante del rischio cerca le opportunità più rischiose poiché, ovviamente, maggiore è il rischio, maggiore è il lucro. Laddove gli avversi vedono un rischio, gli amanti vedono un’opportunità (e i neutrali non vedono alcunché). Esempio, supponete vi propongano scommesse eque e senza alcuna possibilità di truffe del tipo: se esce testa perdete 1.000€, altrimenti li vincete; se esce testa perdete 10€ altrimenti li perdete. C'è gente che giocherebbe solo la prima: “per 10€ neanche mi alzo dal letto!” Altri, invece, solo la seconda: “1000€? Sei diventato matto?”. Approfondiremo in altre lezioni queste diversità, ma ribadisco: de gustibus non est disputandum, per cui non c’è una preferenza più “giusta” di un’altra. A questo punto non dovrebbe essere difficile intuire che un individuo propenso al rischio è caratterizzato da curve di indifferenza concave. Nel caso di stati del mondo egualmente probabili, un soggetto propenso al rischio preferisce (100, 0) alla combinazione reddito/consumo (50, 50), anche se i due punti sono caratterizzati dallo stesso valore atteso del reddito (50). Come logico, ciò è esattamente l'opposto di un agente con opposta visione circa il rischio. Riassumendo, nello spazio dei punti (c1,c2): Individui hanno CI M. Bovi avversi, neutrali o propensi (al rischio) convesse, lineari o concave Pag. 24 La scelta ottima Fatta eccezione per la differente interpretazione dovuta al nuovo contesto di riferimento, l’analisi della scelta ottima è sempre la stessa. Assumiamo anche che i due stati del mondo abbiano entrambi probabilità pari a ½. Come sappiamo, se gli stati del mondo sono ugualmente probabili, le curve di indifferenza sono simmetriche rispetto all’origine e per un soggetto avverso al rischio si presentano come nella già nota figura 23.3. Venendo alla linea della certezza, sappiamo che su tutti i punti appartenenti alla linea della certezza, il reddito/consumo assume lo stesso valore qualsiasi sia lo stato del mondo che si verifica. => Scegliendo di collocarsi in uno qualsiasi di questi punti, l’individuo preferisce una situazione di certezza ex ante. Ovvero, l'avverso al rischio decide di assicurarsi completamente contro il temutissimo rischio, in modo tale da rendere irrilevante quale dei due stati del mondo si verifica effettivamente. Data l’ipotesi di preferenze simmetriche, l’inclinazione di ciascuna curva di indifferenza in corrispondenza di ogni punto appartenente alla linea della certezza è pari a –1. Analizziamo ora la scelta ottima in un mercato delle assicurazioni equo. Se il mercato delle assicurazioni è equo, i prezzi (p1 e p2) sono uguali alle probabilità, per cui entrambi i prezzi sono uguali a ½ e il vincolo di bilancio ha inclinazione -0.5/0.5=-1. Ciò è illustrato nella figura 23.7. M. Bovi Pag. 25 L’allocazione iniziale, la solita X, è (30, 50) per cui, in assenza di assicurazione, l’individuo ottiene un reddito/consumo pari a 30 nello stato del mondo 1 e a 50 nello stato del mondo 2. Come sempre, il punto di ottimo si trova in corrispondenza del punto di tangenza tra il vincolo di bilancio e la più alta curva di indifferenza ed è indicato con un asterisco rosso () nella figura. La scelta ottima giace dunque sulla linea della certezza. Ciò è dovuto al fatto che il vincolo di bilancio ha inclinazione pari a -1 proprio lo stesso valore dell’inclinazione delle CI lungo la linea della certezza. L’individuo, dunque, sceglie di assicurarsi completamente contro il rischio: Ex ante, l’individuo compra 10 unità del reddito contingente allo stato del mondo 1 e vende 10 unità del reddito contingente allo stato del mondo 2, spostandosi da (30, 50) al punto (40,40) nel quale, indipendentemente dallo stato del mondo che si verifica, riceve un reddito/consumo di 40. Personalmente, direi così: l'avverso al rischio fa una sorta di “arbitraggio psicologico”, scambiando rischi (cioè la possibilità di guadagnare meno di 40 e cioè 30) contro opportunità (cioè la possibilità di guadagnare più di 40 e cioè 50), in modo da rimanere solo con le certezze (40). M. Bovi Pag. 26 Abbiamo già detto il ruolo svolto da un mercato delle assicurazioni equo: ridurre la rischiosità del reddito futuro, lasciando invariato il reddito atteso. Ora possiamo aggiungere chi è il cliente ideale: Il cliente ideale è un soggetto avverso al rischio che preferisce sempre una situazione meno rischiosa ad una situazione più rischiosa caratterizzata dallo stesso reddito atteso. Per finire, facciamo un’analisi di sensibilità: Che cosa succede se il mercato delle assicurazioni non è equo? M. Bovi Pag. 27 Ipotizziamo, per assurdo (anche se esiste un caso!), che il mercato sia più che equo, per cui p1 < π1. La figura successiva, nella quale è assunto p1=0.2<0.5=π1, contempla questa eventualità. Come si comporta l’individuo? L’individuo si sposta dal punto iniziale X (30, 50) al punto contrassegnato con l’asterisco (77, 31) Come fa? acquista 47 (77-30) unità di reddito contingente allo stato del mondo 1 e vende 19 (50-19) unità di reddito contingente allo stato del mondo 2. In corrispondenza della nuova combinazione, il valore atteso del reddito è 54, (=0.5*77 + 0.5*31) un valore decisamente maggiore del valore atteso iniziale (40). Dunque, pur essendo avverso al rischio e pur di fronte a mondi equiprobabili, l'agente preferisce => sceglie => decide di scommettere sulla realizzazione dello stato del mondo 1 per ottenere un reddito atteso maggiore. Ciò, poiché gli viene offerta un’assicurazione più che equa nella quale p1<p2. E’ logico che, ceteris paribus, con questi nuovi prezzi relativi si aumenti c1 e si riduca c2. Insomma l'agente è avverso al rischio, non è mica irrazionale. Dovrebbe essere chiaro a questo punto come si comporterebbe lo stesso soggetto se gli venisse offerta un’assicurazione meno che equa (vale a dire se p1 > π1). Di seguito un caso che sembra incredibile ma che è vero: M. Bovi Pag. 28 ESEMPIO PRATICO DI ASSICURAZIONE PIU’ CHE EQUA PER IL CLIENTE Un investitore francese possiede un contratto assicurativo, che è talmente vantaggioso che la maggior parte delle persone non riuscirebbe neanche a credere che una cosa del genere esiste veramente. L’uomo in questione è George Max-Hervé e il suo contratto gli ha fruttato il 68.6% ogni anno, dal 1997 al 2007, senza praticamente alcun rischio! Tutto ha inizio quando George aveva 7 anni e suo padre gli comprò da AVIVA un contratto per un’assicurazione sulla vita che gli permetteva di cambiare il suo investimento in base ai prezzi di mercato, che venivano pubblicati ogni venerdì. In che modo “cambiare”? George da allora può cambiare i suoi investimenti in qualsiasi momento nella settimana successiva, a prescindere da quello che è successo durante la settimana scorsa. George ad esempio, potrebbe avere i suoi soldi in un fondo X che investe nel mercato azionario francese. Mettiamo caso che la Borsa USA salga del 5% durante la settimana. George dirà quindi ad AVIVA di spostare i suoi investimenti in un fondo USA comprandone la quota ad un prezzo precedente al movimento del 5%. Cioè, scommette partendo da un +5%. Nel caso in cui l’investimento di George possa andare male, non c’è alcun problema. Può muovere i fondi in un tipo di investimento diverso. Aviva è obbligata e deve accettare ciò. George deve solo fornire istruzioni alla lettera, controfirmate da un notaio. E continuerà a funzionare così fino alla sua morte. Si stima che George e la sua famiglia avranno più di 1 miliardo nel 2020, e oltre 230 miliardi per la fine del 2030. Nel 2030 quindi George e la sua famiglia, varranno più della compagnia assicurativa Aviva, che gli aveva venduto la polizza. Come è potuto accadere? Il contratto è molto vecchio, del 1997, un’epoca dove i prezzi finanziari non erano così fruibili come ora. A quel tempo cambiare investimento e rivolgersi ad un notaio richiedeva molto tempo/denaro. In ogni caso, non lo faceva nessuno. M. Bovi Pag. 29