Elido Fazi Bright Star. - Atlante digitale del `900 letterario

Atlante digitale del '900 letterario
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Elido Fazi
Bright Star. La vita autentica di
John Keats
Roma, Fazi Editore, 2010
L’editore Elido Fazi è amante delle opere di
Keats di cui ha tradotto e pubblicato il poema
in versi La Caduta di Iperione (1995),
ricostruendone, in seguito, la figura ne
L’amore della luna” (2005).
La biografia romanzata elaborata da
Elido Fazi narra la vita del poeta inglese John
Keats, considerato uno dei più significativi
letterati del Romanticismo.
La storia di Keats inizia a Londra,
dove nasce il 31 ottobre 1795 da una famiglia
di ceto medio. La tranquillità degli anni della
sua giovinezza viene spezzata quando, a soli
nove anni, perde il padre, vittima di un
trauma cranico, e sette anni dopo anche la
madre. Nello stesso anno inizia a lavorare
come apprendista nella farmacia di un
chirurgo di Londra.
Nel 1815 comincia a seguire le lezioni di
farmacia negli ospedali di St Thomas e di
Guy, pur non svolgendo questo mestiere con
a m o r e . L’ a n n o s u c c e s s i v o l a r i v i s t a
«Examanier» pubblica la sua prima poesia e,
anche se essa è anonima, Keats ne va molto
fiero.
Grazie al suo vecchio amico Charles
Cowen Clarke, che lo introduce nel mondo
letterario, Keats ottiene un invito a casa del
direttore della rivista «Examanier», Leigh
Hunt, e da questo momento diventa un
assiduo frequentatore degli ambienti letterari.
Dopo la pubblicazione della sua prima poesia
e l’incontro con Hunt, Keats decide di lasciare
definitivamente il mestiere di farmacista, per
diventare il poeta che ci ha regalato Bright
Star.
Lo scritto di Elido Fazi non perde mai
di vista lo stretto riferimento alle vicende
biografiche del poeta, pur essendo intriso
delle sensazioni e delle motivazioni di Keats,
che ci viene presentato non solo come uno
dei più grandi letterati del Romanticismo, ma
anche come un uomo fragile, con paure ed
i n q u i e t u d i n i . I n o l t r e Fa z i r i e s c e a d
approfondire il carattere e gli stati d’animo
del poeta inglese, che si evincono, oltre che
dai suoi componimenti, da un’accurata
indagine psicologica ottenuta soprattutto
grazie alla meticolosa analisi delle missive
scambiate con gli amici, i familiari e gli editori
e che mettono a nudo l’animo sensibile e
tormentato dell’artista, essere umano prima e
scrittore poi.
È costante ancora, in ogni momento
della narrazione, la doppia natura del poeta:
da un lato quella dell’uomo desideroso di una
vita tranquilla, dall’altra quella del poeta
devoto alla sua passione, con l’ardente
ambizione della perfezione letteraria.
Ma Keats non riesce ad ottenere la “corona”
poetica se non dopo la sua morte, e solo
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grazie all’amico Shelley. Una recensione può
stroncare un libro, se non addirittura un
autore, ed è quello che in parte è successo a
Keats per opera della cattiva recensione di un
articolo non firmato di «Blackwood’s
Review». In esso si additava il ‘presunto
poeta’ quale portatore di una grave malattia,
la vanagloria, quando avrebbe fatto meglio a
continuare la professione di farmacista,
giacché essere un farmacista nel ceto medio
era sempre meglio che essere uno scrittore
morto di fame.
Il recensore anonimo terminava il
pezzo con la frase: «So back to the shop, Mr
John», consiglio che Keats, con immensa
gratitudine dei suoi estimatori tra cui lo
scrittore Oscar Wild, non ha seguito mai e
anzi ha continuato a comporre versi su versi,
conservando negli occhi la visione della luna
nel cielo, quella del 13 Agosto del 1816, e
che gli aveva svelato la vocazione letteraria.
Elido Fazi riassume nel suo romanzo la vita
travagliata di un poeta sensibile e di un Uomo
autentico, con i suoi desideri e le sue
debolezze, e di sicuro fa sembrare la vita di
Keats ben più lunga di quella che è stata
davvero.
Tra le pagine di Fazi è sempre
tangibile lo stato d’animo di Keats, quello che
il poeta ha mantenuto fino alla sua
prematura morte, a soli venticinque anni,
leggibile nell’epitaffio della sua tomba senza
nome: «Questa tomba contiene i resti mortali
di un Giovane Poeta che, sul letto di morte,
nell’amarezza del suo cuore, di fronte al
potere maligno dei suoi nemici, volle che ci
fossero incise queste parole sulla sua lapide:
Qui giace un uomo il cui nome fu scritto
nell’acqua».
Contributo:
Emanuela Scarpelli (Classe IV A, L. Cl.
San Nilo, Rossano Calabro)
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