www.pontemilviomagazine.it Anno IV n. 33 - 2012 seguici su Walter Veltroni: racconta “L’isola e le rose” Foto di Luisa Cosentino Robert Doisneau: foto d’autore a Roma fino al 3 Febbraio Elena Sofia Ricci Sommario 6 10 12 14 16 18 20 22 24 26 30 32 34 Copertina Dedicato a... Architettura Libro del mese Roma news Speciale teatro Informazione pubblicitaria Mostra Intervista Mostra Mostra Roma Sport Benessere 8 22 24 12 Ponte Milvio Anno IV n. 33 - 2012 Autorizzazione del tribunale di Roma n.124/2008 del 2-3-2008 n. iscrizione al ROC 17682 del 27-11-08 Editore Immediately s.r.l. sede legale via C. F. di Cambiano 82, Roma uffici via Crescenzio 103, Roma 30 26 Direttore responsaabile Giuseppe Costantini [email protected] Progetto grafico e impaginazione immediately [email protected] Ufficio commerciale e pubblicità [email protected] cell. 347 5856368 www.rivistapontemilvio.it Chiuso in redazione il 12 novembre 2012 Ideazione e realizzazione www.immediately.it Stampa Arti Grafiche Agostini s.r.l - Roma La responsabilità degli articoli è dei singoli autori. La collaborazione a questo periodico è del tutto gratuita e non retribuita. 4 pontemilvio copertina Il sorriso di Elena Sofia Foto per gentile concessione Ufficio Stampa RAI Spigliatezza, simpatia e bravura sono le doti di una bella e ricercata attrice del nostro cinema. di Alessandra Stoppini E lena Sofia Ricci è nata a Firenze e della sua terra originaria conserva un accattivante accento toscano che le fornisce una marcia in più. Alternandosi con garbo tra cinema, teatro e televisione di qualità, l'attrice ha saputo costruirsi con intelligenza e lungimiranza una bella carriera diretta da registi come Pupi Avati, Carlo Verdone, Luigi Magni, Giovanni Veronesi, Luciano Odorisio, Carlo Vanzina, Fausto Brizzi e Ferzan Ozpetek. Non solo commedie brillanti ma anche ruoli drammatici, figure di donne forti, determinate e coraggiose come quella di Francesca Morvillo, moglie del giudice Giovanni Falcone, nella fiction Giovanni Falcone, l’uomo che sfidò Cosa Nostra “grande emozione ma anche molto senso di responsabilità”. Indimenticabile nella parte di Serena, pignola moglie di Carlo Verdone in Io e mia sorella che saprà vendicarsi con stile alla fine del film. “Mi sono molto divertita, è un film al quale sono legatissima. Ho un affetto particolare per Carlo di cui ho amato il suo ultimo libro. Ho riso e pianto leggendolo. Gli sono grata anche per questo”(1). Perfetta nobildonna d’inizio Novecento nella serie televisiva Orgoglio. Donna moderna nel film Genitori & figli - Istruzioni per l'uso. Moglie e madre in difficoltà ne Il pranzo della domenica, ma- nifesto delle tragicomiche familiari. Superba svampita nella pellicola Mine vaganti film che le è valso il Nastro d'Argento per la Migliore Attrice Non Protagonista e il Ciak d'oro. Su tutti questi volti di donna a volte fragili, spesso ironici, sempre innamorati e volitivi, Elena Sofia Ricci ha saputo dare la sua personale impronta, la sua spontaneità senza filtri e il suo incantevole sorriso, riscuotendo dal pubblico fin da subito stima e affetto. Dando una veloce scorsa alle sue belle e impegnative interpretazioni c'è un film, un personaggio o un regista al quale si sente più legata? Non c'è un personaggio particolare pontemilvio 7 copertina perché in tutti i miei ruoli metto tutta me stessa. Ho grande amore e grande stima nei confronti di tutti i registi che mi hanno diretta. Se proprio devo trovare un personaggio che mi è rimasto nel cuore e che mi porto dietro da dodici anni, forse è quello dell'Ignota di Luigi Pirandello della commedia Come tu mi vuoi. Un personaggio nel quale ho messo non solo tanto amore, ma tanta energia, tanta fatica. Credo sia stata la parte più impegnativa di tutta la mia carriera. Cinema, teatro, televisione, a quali di questi generi di spettacolo si sente più legata e perché? Mi sento legata ai personaggi che interpreto, quindi cinema, teatro, televisione non fa per me tanta differenza. Chiaramente l'esperienza teatrale ti dà la soddisfazione dell'impatto immediato con il pubblico. Quali sono state le ragioni del grande successo della fiction targata Rai 1 Che Dio ci aiuti, nella quale ha interpretato la simpatica Suor Angela che si diletta nel risolvere casi polizieschi? Tra poco andrò sul set a interpretare Suor Angela qui a Modena dove sto girando la seconda serie... un successo incredibile, inaspettato a questi livelli. Nella seconda serie non ci sarà 8 pontemilvio più l'indagine poliziesca ma verranno sviluppati temi sociali legati a svariate difficoltà umane, perché ci siamo accorti che nella seconda parte della prima serie i telespettatori si appassionavano di più quando trattavamo casi sociali, piuttosto che l'indagine vera e propria. Penso che il successo legato a Che Dio ci aiuti ci riporti a quel bisogno che c'è forte ed evidente, dopo anni di grande materialismo, di recuperare una spiritualità che abbiamo perso e di cui sentiamo il bisogno. Corriamo troppo dietro alle cose superflue, superficiali e non ci occupiamo molto né del nostro modo di vivere né tanto meno della nostra anima. Ho incontrato suore di clausura, attive o semi contemplative moderne e progressiste, molto più avanti di noi laici, quindi ho voluto eliminare nel personaggio di Suor Angela qualsiasi forma di bigottismo. Forse uno dei motivi del grande successo della serie è proprio dovuto a questo. Su Canale 5 sta andando in onda la quinta serie de I Cesaroni, una delle edizioni più attese per il ritorno di Lucia, da Lei interpretata, uno dei personaggi più amati dai telespettatori. Il quartiere romano della Garbatella si può paragonare al palcoscenico di Rugantino, la celebre commedia musicale di Garinei & Giovannini? Forse una volta, ora il quartiere è pieno di gente che lavora e quando noi arriviamo ingombriamo le vie, le piazze... siamo rumorosi e anche un po' invadenti. Però lo spirito romano è lo stesso del palcoscenico di Rugantino e aggiungo che è contagioso. Nella prima serie de I Cesaroni i telespettatori erano prevalentemente quelli del centro e del Sud d'Italia. Vuole sapere dove abbiamo fatto gli ascolti più alti? In Calabria, ancora più alti che nel Lazio! Poi, man mano che le serie si succedevano, lo spirito romano ha contagiato tutta l'Italia. Quando abbiamo fatto la conferenza stampa qualche giorno prima della messa in onda della quinta serie della fiction, era impressionante vedere quanta gente ci avesse accolto da Roma a Milano. Siamo saliti sul Frecciarossa a Roma e siamo arrivati a Milano grazie anche all'aiuto di Trenitalia. Centinaia e centinaia di ragazzi impazziti per I Cesaroni. Questa generosità tipica dei romani, questo essere anche un po' magari pressapochisti, questo non stupirsi più di niente e di nessuno evidentemente fa tanta simpatia. È quella Mamma Roma pasoliniana di Anna Magnani, quella Roma che abbraccia tutti, che non fa distinzione. Roma è molto democratica come città, non si dà arie di superiorità. Questo chiaramente ha colpito tutti, anche i ragazzi di Milano. Quando si lavora in televisione e per il cinema non si ha la percezione di quanto pubblico ci sia dietro lo schermo. Una risposta da parte del pubblico che è per noi tutti del cast della fiction, motivo di grande soddisfazione. Durante la conferenza stampa mi ponevo spesso questa domanda: Ce lo siamo davvero meritato tutto questo amore, tutto questo affetto? A quale lato della Sua personalità ha attinto per interpretare il ruolo di zia Luciana nel film corale Mine vaganti di Ferzan Özpetek? Non so quanto ci sia della mia personalità in quella vena di follia che esprimo attraverso le scelte professionali che faccio. Dico sempre che nella mia vita privata sono una donna noiosissima, molto seria, fedele e per niente trasgressiva. Divento molto trasgressiva nel lavoro, mi butto da un personaggio a un altro, nel cinema, teatro e televisione. Mi piace rivoluzionare e cambiare. In questo sono un po' folle come zia Luciana e poi sono cecata come lei. Quella parte della miopia di zia Luciana così accentuata è proprio mia. Quando Ferzan mi ha visto cambiare gli occhiali, copertina perché non ci vedo un accidente è impazzito dal ridere. Nella seconda stesura della sceneggiatura del film zia Luciana era diventata miope... In una recente intervista Carlo Verdone tra le altre cose ha detto che “siamo tutti responsabili se la commedia non tira più. Il cinema non è più lo stesso, ma questa è un'evidente banalità. Si parla molto di risorse tecnologiche, importantissime ma non tutto. Il punto è la creatività, sono i soggetti, le idee”. Concorda con l'opinione del regista/attore? Sì, concordo. Noi adesso abbiamo un parco di attori eccellenti, registi capaci dal punto di vista tecnico. Dove siamo più deboli è proprio nella scrittura, nelle idee che non hanno un grandissimo respiro. In Europa ci definiscono provinciali... invece di arrabbiarsi per le critiche io credo che sia meglio interrogarsi, perché questo modo di arrabbiarsi rischia di essere davvero terribilmente provinciale anche quando non lo siamo. Siamo sempre stati esterofili e ora ci offendiamo se qualcuno ci dice che non sappiamo raccontare una storia che vada al di là del proprio condominio. Pensiamo alle recenti polemiche che hanno fatto seguito alla fine della 69esima Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Che cosa si sente di dire alle maestranze di Cinecittà che in questo periodo sono in sciopero contro la decisione di trasformare gli storici studios in un resort con parcheggi? Ho contribuito, collaborato e sottoscritto la manifestazione. Siamo stati in tanti ad aver dato una mano, abbiamo contribuito dal punto di vista economico, dal punto di vista dell'impegno, penso alla raccolta delle firme. Ho passato la mia vita a Cinecittà, ci andavo da quando avevo sette anni insieme a mia madre, una grande scenografa. Ricordo che mi portava da Sanchini, ora non c'è più, che è stato un rinomato tappezziere scenico di Cinecittà. Mi perdevo fra le stoffe, le statue e il materiale scenografico degli studios. Pensare che tutto questo diventi un mega centro commerciale è qualcosa che non riesco a tollerare. L'Italia è certamente il Paese più ricco del mondo dal pun- to di vista culturale e artistico ma purtroppo non sappiamo valorizzare tutto ciò che abbiamo. C'è un regista italiano o straniero con il quale vorrebbe lavorare in futuro e c’è già qualcosa di prossima programmazione o in corso di lavorazione? Sono tanti i registi con i quali vorrei lavorare in Italia e all'estero. Mi piacerebbe per esempio tornare ad essere diretta da Ozpetek. Mi piacciono i registi Paolo Sorrentino e Giuseppe Tornatore. Per quanto riguarda i registi stranieri scelgo Steven Spielberg. Ah se mi capitasse! A mio avviso Spielberg è il più grande cineasta insieme a Orson Welles, Stanley Kubrick ed Alfred Hitchcock. Spielberg è visionario e nella sua produzione ha attraversato tutti i generi. Ha diretto i film della mia vita: E. T., Schindler List. Ho svariati progetti di lavoro ma non sveliamo nulla, resto zitta e muta... (1) Carlo Verdone La casa sopra i portici (Bompiani 2012) pontemilvio 9 dedicato a... La cultura su misura per mamme si espande per l’Italia grazie a Mamma Cult Riprende la stagione autunnale a Roma, Bologna, Vicenza, Torino, Milano e Ferrara! M amma Cult è il primo progetto di visite guidate pensate e organizzate per un pubblico di future neo mamme: in gravidanza, con passeggini, accompagnate da amiche, papà, nonni e bambini, o semplicemente mamme che hanno voglia di trascorrere una mattinata di svago e cultura. Il progetto, nato nell'ambito dell’agenzia di servizi per mamme Baby Planner Italia, è stato avviato con molto successo a Roma a novembre 2011, per iniziativa di Francesca Camerota - ideatrice di Baby Planner Italia e che ha lavorato per dieci anni come consulente aziendale - e con il supporto di Raffaela Tomassetti storica dell’arte e guida turistica da oltre dieci anni. A gennaio 2012 è partita l'edizione a Roma e Bologna: due città diverse come dimensioni, sistema di mobilità e sostenibilità urbana e a marzo 2012 à iniziata la stagione Mamma Cult a Vicenza, splendida città veneta. A Maggio 2012 Mamma Cult si estende anche a Milano, Torino e Ferrara. Quattro regioni e quattro realtà differenti, in cui il connubio “arte + famiglia” si presta a valorizzare e riscoprire il patrimonio del territorio. In queste città i percorsi di Mamma Cult si svolgono sia nel centro storico cittadino che nelle zone limitrofe per dimostrare l'apertura e la disponibilità del territorio ad accogliere un pubblico prezioso, delicato ed entusiasta quale quello formato da mamme in gravidanza e mamme con i loro bambini. I percorsi di Mamma Cult sono tutti privi di barriere architettoniche, raggiungibili facilmente con i mezzi pubblici e studiati per andare incontro alle esigenze delle mamme da un Per maggiori informazioni: Website: www.mammacult.it - www.babyplanneritalia.it Email: [email protected] Francesca Camerota Baby Planner Italia [email protected] - [email protected] 348 3934278 punto di vista di tempistiche e strutture corredate. Non mancano mai servizi igienici a portata di mano per cambiare i bimbi, luoghi dove sedersi e sistemarsi se si è stanche o se si ha necessità di dar da mangiare ai piccoli, e qualsiasi esigenza o necessità è ben accolta e assecondata. I contenuti culturali sono pensati per le mamme e chi le accompagna, ma sempre declinati anche nell'interesse dei bambini presenti. Proprio in questo risiede la novità di Mamma Cult: non è soltanto un'iniziativa per mamme e bambini, è un'idea in cui le mamme sono protagoniste e i bambini e le loro necessità sono i benvenuti, in modo che le mamme stesse possano sentirsi a loro agio, incontrarsi, rilassarsi, divertirsi! Per partecipare agli eventi Mamma Cult è necessario prenotarsi attraverso il sito: www.mammacult.it, dove troverete tutti i dettagli su date, orari e prezzi. Il programma di Roma SABATO 24 NOVEMBRE 2012 GALLERIA CORSINI Si tratta di una delle Gallerie Nazionali d’Arte Antica di Roma (l’altra è a Palazzo Barberini). E’ ospitata all’interno della grandiosa residenza Settecentesca, costruita dall’architetto Ferdinando Fuga per la famiglia fiorentina dei Corsini. Il complesso del Palazzo e del Giardino hanno una lunga e interessante storia: il nucleo originario risale infatti al Rinascimento e, nella seconda metà del XVII secolo, divenne la residenza della regina Cristina di Svezia. Oggi, oltre che della Galleria è anche sede dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Le opere che potremo ammirare risalgono prevalentemente al XVI e al XVII secolo. Tra queste, gli inestimabili capolavori di Jacopo. Prenotazione a: [email protected] architettura La città illuminata di Paolo Brasioli (architetto) L’ immagine della metropoli notturna, vivacemente brillante e scintillante di luci, esercita da sempre sui cittadini un'attrazione quasi magica ed onirica fin da quando l'evoluzione della specifica tecnologia dell'illuminazione artificiale ha permesso tali risultati. Passata la prima lunga fase di gestione delle luci delle città improntata alla pura praticità e funzionalità al fine di garantire soprattutto sicurezza e vivibilità, la messa in scena, attraverso il sapiente uso delle luci, della vita urbana sta vivendo più recentemente nuove entusiastiche occasioni ed esperienze. Infatti la differenziata illuminazione degli edifici e o di elementi civici di spicco, come ruderi, monumenti e fontane, crea nuovi segni di riferimenti per l'identità urbana notturna, sia da lontano (nel paesaggio o ad esempio dall'aereo che la sorvola in avvicinamento), sia da ambiti e prospettive più ristrette all'interno Foto di Paolo Brasioli 12 pontemilvio proprio degli spazi più intimi della città stessa. Le possibilità creative vanno dall'illuminazione diffusa e soft di intere facciate, che permettono ad esempio di rendere percepibili i confini spaziali di una piazza, fino a concetti maggiormente espressivi e talvolta artistici e temporanei in occasione di eventi e feste. Anche la sapiente differenziazione dell'illuminazione a seconda dell'orario della giornata, delle condizioni atmosferiche, andando ad agire sulle variabili del colore, dell'intensità e dell'orientamento, trova sempre maggiori, valenti ed intriganti applicazioni e soluzioni. Ovviamente le diverse tipologie dell'ambiente urbano e degli edifici, richiedono e stimolano un differente trattamento e concetto creativo del progetto illuminotecnico. Ad esempio le storiche quinte spaziali in muratura di palazzi e chiese e i monumentali e massicci bastioni dei castelli come si può immaginare, vengono trattati ed illuminati in modo ben differente dalle più moderne facciate in vetro trasparenti capaci di emettere eventualmente luce anche dal loro interno verso l'esterno. La luce, quindi, che non ha in se una struttura nel senso che non è tangibile, diviene l'unico e necessario "ingrediente" per mettere in risalto la matericità delle cose, dal piccolo dettaglio al grande complesso di forme rappresentato dalla città stessa in quella sinfonia di "echi" visivi che si vengono a determinare. Il romanzo di una storia vera ambientato nella Rimini Felliniana del 1968 dove ogni sogno sembrava possibile. L'isola e le rose di Walter Veltroni di Alessandra Stoppini É un viaggio nella memoria, nel nostro comune passato, l'ultimo libro di Walter Veltroni dedicato alle figlie “Martina e Vittoria, perché le parole, la fantasia, il pensiero degli altri salvano il mondo” che in una settimana ha stabilito il record di tre edizioni stampate. Si tratta di un racconto tra nostalgia e rimpianto di una grande amicizia condivisa e di un'utopia realizzata anche se breve, ambientata “in una stagione di passioni antiche, quella del '68“ anno fatidico sotto molti punti di vista. Al largo di Rimini, città di Federico Fellini ma anche tra le città più colpite durante la II Guerra Mondiale, una piattaforma, un'isola artificiale sarebbe stato il sogno di libertà di un gruppo di ragazzi testardi e avventurosi. Un “progetto folle, figlio dell'ottimismo degli anni Sessanta”, che era la rappresentazione di quello spirito innovativo di una generazione che era “mossa da una incontenibile voglia di vivere, migliorare, scoprire”. Ragazzi che “sognavano cose da realizzare, fossero anche impossibili”, come aveva fatto Ulisse, per non costringersi a viver come bruti desiderando di seguire “virtute e canoscenza”. Come era accaduto a Cristoforo Colombo che “non era un 14 pontemilvio realista”. Come non lo era Galileo giacché “cercavano qualcosa che non c'era ancora, nella coscienza e nel sapere di tutti”. Nel romanzo che Gino Paoli nel quotidiano Il Secolo XIX ha definito “una storia così disponibile che ci si possono attaccare i ricordi, le speranze, le utopie, i divertimenti e i sogni di ieri”, tutto ha inizio ai giorni nostri in una mattina di tarda estate al largo del Mar Adriatico “piatto e dolente”, quando Giovanni durante un'immersione ritrova per caso un oggetto di color “arancione sbiadito, come consumato”. Quell'oggetto “che ha resistito in fondo al mare per chissà quanto tempo” si rivela essere un contenitore frigorifero portatile “che si usavano un tempo”. Giovanni una volta aperta “la borsa frigorifera” trova nell'interno “un mucchio di dischi a quarantacinque giri, perfettamente conservati, disegni stampati”, un microfono, “un berretto blu stinto e una bandierina scolorita”, alcune carte ingiallite scritte in una strana lingua” con un'intestazione Insulo de la Rozoj. Cosa vorrà dire? Sarà il nonno di Daniela, appassionata di esperanto a rievocare “una lunga storia. Lunga, magica e dolorosa” come sottofondo She's a Rainbow dei Rolling Stones. Giulio “il bello della compagnia”, Giacomo e Lorenzo “il sognatore” figlio del proprie- tario del “mitico Grand Hotel”, “erano stati a scuola insieme”, “si erano giurati di restare amici per sempre”. Si erano laureati, qualcuno già lavorava, altri aspettavano un impiego. “... perché non costruiamo un isolotto, una piattaforma, un luogo che possa accogliere le persone? Una specie di comunità dell'arte”. Da questa idea folle, utopica parte “il romanzo di un'incredibile storia vera” realmente accaduta prendendo in prestito il sottotitolo del volume. Finanziati dal padre di Lorenzo, il ragionier Guerrieri, aiutati dai progetti di Simone “il genio della classe”, dalla bella Elisa dalla “mente tecnica”, dalla giornalista con lo chignon nero Laura e dalla bella barista Luana, questi “ragazzi sognatori” riuscirono a far edificare “distante sei miglia dalla costa, poco più di undici km” dove lo spazio è internazionale, cioè fuori dalla legislazione degli stati, l'Isola delle Rose, una “robusta struttura in cemento e acciaio”. “Un'isola del bello, della scienza e dell'arte, in mezzo all'Adriatico” inaugurata il 16 maggio del 1968 ospite d'onore l'attrice dagli occhi verdi Marilù Tolo adorata dal ragionier Guerrieri. La “strana piattaforma al largo di Rimini” che avrebbe dovuto ospitare “un nuovo tipo di albergo. Una piccola locanda sul mare. Molto esclusiva. Per scritto- libro del mese ri e artisti”, era “la prima sfida realizzata della loro vita, la dimostrazione che un sogno può prendere forma, che un'utopia può diventare concreta, che le parole possono farsi legno e ferro”. In questo stato sovrano, indipendente, simbolo di una città ideale, un po' hippy e un po' bohémien si parlava l'esperanto “lingua etnica”, “di tutti e di nessuno, semplice, universale”. La stazione radio dell'Insulo de la Rozoj era ascoltata da tutte le radio della riviera perché “le porte erano aperte e tutti potevano dire la loro in trasmissione”. Gli argomenti spaziavano dal Vietnam al servizio di leva, da Robert Kennedy a Martin Luther King, dalla pillola anticoncezionale alla minigonna, dalla legge sui manicomi “alla vittoria dell'Italia agli Europei di calcio”. Per “risalire dalle parole alla musica” il modello era la trasmissione rivoluzionaria Per voi giovani di Renzo Arbore. “Oggi è Ferragosto. Auguri a tutti. A te che stai per mettere Azzurro nel jukebox, a te che versi lo zucchero nel primo caffè del mattino, a te che ti sei stufato di leggere Kant... ”. Questo “sogno da Peter Pan realizzato” però fu subito giudicato pericoloso e sovversivo dalla polizia e dall'ordine costituito perché “non solo hanno deciso di proclamarsi stato indipendente, ma hanno anche scelto la loro lingua ufficiale”. L'isola in mezzo al mare rischiava di diventare l'isola che non c'è più. Per riportare alla luce una storia dimenticata, l’autore che è stato direttore dell'Unità, e ha avuto molti incarichi politici come vicepresidente del Consiglio, sindaco di Roma, segretario del Partito Democratico e candidato premier alle elezioni politiche del 2008, ha visitato Rimini città “poeticamente strana” incontrando il creatore della vera Isola delle Rose, l'ingegner Giorgio Rosa e alcuni protagonisti della vicenda come Franca Serra che andò a lavorare nell'Isola “e lì ci ha lasciato il cuore”. Giornalista e scrittore oltre che uomo politico Veltroni ha respirato l'aria tipicamente felliniana di Rimini come quelle manine di Fellini che “quando cominciavano a scendere dal cielo, a Rimini si diceva le manine sono su e l'inverno non c'è più”. Se in Noi, il precedente romanzo di Veltroni, lo scrittore descriveva anni cruciali, nodali in quatto stagioni che hanno cambiato il corso della nostra storia, nel suo ultimo romanzo l'autore pone a confronto due generazioni e due tempi storici: l'attuale “l'era della sfiducia, del ripiegamento su noi stessi, della chiu- sura” e gli anni Sessanta pieni di speranza, di fiducia e di forza di volontà. Un'epoca d'oro fatta di uomini come Bob Kennedy e Martin Luther King assassinati proprio nel 1968. L'utopia è necessaria desidera ricordarci l'autore che tra le pagine del libro sembra volersi rivolgere a tutti quei giovani “depressi e sfiduciati, angosciati e isterici” che non hanno nessuna direzione da seguire. Veltroni si riconferma un affabulatore di classe raccontandoci un'era che i nostri genitori ricordano con nostalgia e una storia che non poteva non diventare un romanzo. “E' straordinario come Walter sappia raccontare la vita di una generazione” in un volume dove “traspare un amore profondo verso il nostro Paese e una fiducia nelle sue potenzialità”. Sono le parole di Massimo D'Alema che ha re- censito L'Isola e le rose sull'Unità nell'articolo intitolato Un sogno può riunire i figli con i padri. “Per tutti quelli della mia generazione il romanzo di Walter Veltroni ha il sapore della nostalgia e ci riporta in un tempo cruciale della nostra vita personale”. Un libro che contiene una splendida colonna sonora di musiche evergreen (Beatles, Doors, Otis Redding, Rolling Stones, Sonny & Cher, Mina con Se telefonando, Fabrizio De André con Bocca di Rosa e Patty Pravo con Ragazzo triste). A motivo di ciò desideriamo citare la strofa della canzone di Ivano Fossati C'è tempo che Walter Veltroni ha posto nella pagina dei ringraziamenti. “Dicono che c'è un tempo per seminare e uno più lungo per aspettare. Io dico che c'è un tempo sognato che bisognava sognare”. Walter Veltroni L'isola e le rose Rizzoli 2012 Pp. 320 - 17,50 Euro. pontemilvio 15 Roma news Apre Principe, nuovo tempio del gusto Dal 15 ottobre in via Liguria 36 a/c/d degustazioni gourmet nel nuovo laboratorio-store gastronomico dedicato all’arte culinaria con particolare attenzione al mondo iberico. Il laboratorio-store gastronomico dedicato all’arte culinaria ed al mondo iberico, nato con l’idea di proporre attraverso una formula innovativa, elegante ed efficace, un nuovo e sperimentale concetto di degustazione e vendita di prodotti alimentari di alta qualità “HQ”. Un progetto di tre giovani imprenditori, già presenti nel mercato e specializzati nell’importazione e distribuzione di prodotti alimentari spagnoli in Italia. Questa nuova attività si dedicherà anche alla creazione di eventi, attraverso esperti del campo musicale, culturale e dell’arte in generale, a cui saranno affidate la cura e l’immagine di PRINCIPE. Particolare attenzione è data alla Spagna con prodotti famosi e conosciuti nel mondo: Cerdo Iberico Puro, il suino nero di razza autoctona da cui proviene il rinomato Jamon Ibérico Puro de Bellota, il particolare prosciutto di ghianda conosciuto come Pata Ne- gra, il più pregiato al mondo - le sue varianti derivanti dalle pregiate carni; Anchoas del Cantabrico, le grandi e pregiate acciughe del Nord; Formaggi squisiti di pecora e capra vincitori di premi europei e mondiali; Olio extravergine di oliva Almazaras de la Subbética, dalle eccellenti qualità e tra i più premiati al mondo. Dell’Italia è possibile trovare solo eccellenze della cucina tradizionale e artigianale: dalla mozzarella di bufala ai formaggi stagionati; dai raccolti pregiati della terra alle fantastiche ed esclusive conserve; dai prodotti del grano alle squisitezze del cioccolato. In un ambiente semplice ma raffinato, in una calda atmosfera e accogliente sala arredata con stile e con laboratorio gastronomico a vista, sarà possibile fermarsi per un pranzo veloce, uno spuntino, oppure per un aperitivo. Un luogo d’incontro dove sperimentare un inedito viaggio culinario, accompagnati dai piatti esclusivi preparati dall’attento Chef, pronto a offrire realizzazioni semplici e gustose, tapas e pinchos rivisitate con il buon gusto tipico italiano. Rilevante attenzione sarà per il PRINCIPE, il prosciutto iberico, el Ja- mon, presentato e offerto dai nostri esperti tagliatori, a cui tutti presteranno attenzione, in questa arte nobile del taglio al coltello. Cura e dettaglio anche nella selezione di champagne, vini e birre attraverso un originale servizio di mescita a cui il cliente potrà dedicarsi con attenzione. Per i momenti meno impegnati invece: frullati, frappè, caffè e bibite. Non mancherà il momento del caffè, buonissimo, semplice e simpatico da degustare. Essere nobile nell’arte culinaria. È questa la mission (e lo slogan) di PRINCIPE, la risposta alla cultura alimentare sempre più orientata alla ricerca costante della massima qualità gastronomica. Una tendenza che impone la garanzia di prodotti genuini e ricercati, servizio esclusivo e attenzione al cliente. PRINCIPE, un luogo d’incontro tra profumi, odori e sensazioni della Terra. PRINCIPE Arte Passione Gourmet Via Liguria 36 a/c/d – Roma Tel/fax: 06 45582545 Mob. 338 8555698 Aperto tutti i giorni 10.00-20.00 (l-v) e 10.00 -13.00 (s). Chiuso la domenica www.dalprincipe.com [email protected] Seguici su Facebook: PRINCIPE “In Hoc Signo Vinces”, successo di pubblico nonostante il maltempo Neanche il maltempo ha fermato il remake della battaglia di Saxa Rubra, amarcord della sfida avvenuta il 28 ottobre 312 fra Costantino e Massenzio. Oltre tremila persone hanno stazionato nei vari momenti delle due giornate nell'area preposta per il “Castrum” e in quella dove è stata replicata la disfida. Molte famiglie con i figli al seguito, studiosi della materia e semplici curiosi hanno vissuto con estrema attenzione la due giorni di “In hoc signo vinces”, manifestazione clou fra le iniziative cul- turali del XX Municipio per l’anno 2012. Presenti il presidente del XX Municipio Gianni Giacomini, e con lui il vice presidente Marco Perina, oltre a Giuseppe Calendino, presidente della Commissione cultura. I rappresentati della massima istituzione locale hanno ricordato i momenti salienti della battaglia e sottolineato la grande attenzione rivolta dal XX Municipio alla cultura, non prima di ringraziare chi ha seguito e divulgato l'argomento del giorno: “Il sapere non è mai abbastanza”, questo il filo con- duttore delle dichiarazioni “politiche”. Subito dopo è andata in scena la simulazione del confronto bellico, che era stato preceduto dall'illustrazione, da parte degli attori protagonisti, della vita vissuta a Roma millesettecento anni fa. Fra i presenti anche lo storico austriaco Pietro Bordin, chiare le sue origini italiane, vero e proprio cultore della materia. La manifestazione fa parte delle iniziative culturali del XX Municipio per l’anno 2012. Marco Perina, Vice Presidente del XX Municipio Roma news A via Sistina e via Crispi il Natale arriva il 25 Novembre Grazie ad un’iniziativa dell’Associazione via Sistina via Crispi, domenica 25 novembre sarà possibile fare shopping presso gli esercizi associati (oltre 70) senza auto e con una formula premiante. Traffico chiuso, negozi aperti, sconti del 15%. È questa la formula proposta dall’Associazione romana Commercianti di via Sistina e via Crispi che, per la giornata di domenica 25 novembre, ha voluto giocare d’anticipo, organizzando una giornata natalizia un mese prima delle Feste. “la nostra intenzione – spiega Ciro Verrocchi, Presidente dell’Associazione e Direttore Generale dell’Hotel Inter Continental De La Ville di via Sistina - è quella di consentire ai romani ed ai tanti turisti presenti di potersi go- dere una delle più belle zone del centro storico, compresa tra via Sistina e via Crispi, passeggiando in assoluta tranquillità”. Le strade di via Sistina e via Crispi, per una volta restituite ai pedoni, diverranno così luogo ideale per lo shopping, attraverso la riscoperta di esercizi commerciali storici e di nuove attività, magari concedendosi il tempo per due chiacchiere nella storica sala da tè dell’hotel De LA Ville o presso gli esclusivi bar della zona. Gli esercizi commerciali che fanno parte dell’Associazione via Sistina – via Crispi (oltre 70) regaleranno un piccolo panettone e la shopping card a coloro che faranno una spesa superiore a 50 euro. Con la shopping card dal 1 dicembre 2012 sarà possibile usufruire di sconti del 15% per acquisti a partire da 150 euro (anche cumulati in più negozi). “questa è solo una delle iniziative cui stiamo dando vita –conclude Verrocchi- per rilanciare non solo i consumi, ma anche l’immagine e la vivibilità del centro storico di Roma”. “Associazione Via Sistina - Via Francesco Crispi” Noi partecipiamo al circuito “Acquisti d’Oro” ocrispi ancesc naviafr ti is s ia romav Benvenuti ZIONE ASSOCIA na - Via Via Sisti i sco Crisp France ° 0001 Carta n pontemilvio 17 speciale teatro Si riapre il sipario al Teatro Cassia con grandi novità Sonia Costantini è il nuovo Direttore Artistico del Teatro Cassia. di Alessandra Stoppini “I l mio è un progetto poliedrico e ambizioso” ci ha dichiarato Sonia Costantini, Consigliere del Municipio Roma XX, la sera dell'inaugurazione della stagione 2012/2013 del Teatro Cassia avvenuta lo scorso 12 ottobre, alla quale hanno partecipato il vicesindaco del Comune di Roma Sveva Belviso, il Presidente del Municipio Roma XX Gianni Giacomini, il senatore Cesare Cursi, il senatore Andrea Augello, l'Assessore alla Cultura Marco Perina, l’Assessore ai lavori pubblici Stefano Erbaggi, il consigliere al Comune di Roma Federico Guidi, Presidente della Commissione Bilancio di Roma Capitale. “Desidero offrire al pubblico che verrà a trovarci una stagione in senso teatrale e letterario, ma anche volta al divertimento, all’evasione, al piacere di trascorrere una serata scegliendo tra un panorama di propo- 18 pontemilvio ste differenziate tra prosa, musica jazz, classica e d’intrattenimento con un'attenzione particolare al teatro dei ragazzi”. Il Teatro è diventato da alcuni anni un punto di riferimento culturale e la Prof. Costantini grazie alla sua esperienza in vari settori artistici, spaziando tra la carriera pianistica concertistica e sviluppando le competenze nella scenografia, regia e composizione collaborando con Roman Polanski e Luca Barbareschi, ha creato un “cartellone d'eccezione” pronto a soddisfare i palati più esigenti. Prof.ssa Costantini, sotto la Sua gestione cosa propone il cartellone 2012/2013? “Aprirà la stagione teatrale, l’esilarante Rap-sodia di Dosto & Yevsky con la partecipazione di Donna Olimpia: è un esplosivo intreccio di musica e comicità. Seguirà con la regia di Gennaro Monti, Don Chisciotte contro gli spiriti del male un testo noto rivisitato con creatività e colpi di scena, i cui movimenti sono a cura di Giovanna Nicodemo. A dicembre Milena Miconi e Francesca Nunzi presenteranno in prima nazionale Beate Noi! (testo di Mauro Graiani): due Sante sono sparite dal calendario, perché nessuno le prega più… Il 31 dicembre si brinderà al nuovo anno con Giggino Passaguai regia di Paolo Triestino e testo di Antonio Grosso. Alla fine di Gennaio andrà in scena I radiogiornali parlano solo di me, spettacolo diretto da Teo Bellia. Si tratta di un testo intrigante ambientato in un locale notturno frequentato da loschi figuri, dove un detective di scarsissime capacità cerca di risolvere un giallo: tra Jazz, (musica eseguita dal vivo) dark lady e cadaveri presunti, si svolge un noir divertente al limite del grottesco. Come ho anticipato, non ci sarà solo la stagione teatrale, nella mia veste di consulente musicale della Casa del Jazz di Roma, ho pensato di presentare la I edizione del Festival Jazz: Roma suona. Inaugurerà il 7 novembre lo spettacolo Un incontro in Jazz, Gino Paoli incontra musicalmente Danilo Rea, Flavio Boltro, Rosario Bonaccorso, Roberto Gatto il gotha dei musicisti italiani Jazz. Una serata eccezionale, come gli altri appuntamenti che seguiranno. Con l’obiettivo di avvicinare un largo pubblico alla musica, ho pensato a una stagione concertistica variegata, per tutti i gusti. Anche il teatro per l’infanzia, quest’anno ha un programma irresistibile: La Bella e la Bestia, I tre porcellini, Sashamania & friends, Raperonzolo il principe ranocchio, tutti spettacoli realizzati da veri professionisti dello spettacolo per ragazzi”. Fido onlus. Con Teatro in Bus invece sarà offerto un servizio di navetta dedicata alla terza età, alle persone con diversa abilità, alle persone sole, proprio per dare l’opportunità di partecipare la domenica pomeriggio alle iniziative teatrali. Saranno individuati dei punti strategici d’incontro nei diversi quartieri di Roma, dove il Bus accoglierà le persone che si saranno preventivamente prenotate gratuitamente alla segreteria del Teatro. Ma le sorprese non finiscono qui! Nel nostro teatro all’interno dello spazio Bar, sarà offerto gratuitamente un aperitivo il venerdì sera dalle ore 20.00”. Quali sono le novità salienti del Teatro Cassia? “Desidero parlare prima di tutto di Cassiaproposte una selezione di spettacoli dove la cultura del merito è il leitmotiv. Il Teatro Cassia, infatti, darà una chance reale e concreta a tutte quelle compagnie, a tutti quegli artisti, musicisti, scrittori che desiderano essere inseriti nella programmazione teatrale. Ho stabilito che Il ricavato del 10% del prezzo degli abbonamenti sarà devoluto alla Fondazione Movimento Bambino presieduta dalla Dott.ssa Maria Rita Parsi e all'Associazione Amici di ”Prove Aperte”. Di che cosa si tratta? “Sono matinèe teatrali e musicali, dove i ragazzi potranno partecipare e respirare la tensione, l’emozione vibrante delle prove degli spettacoli che andranno in scena la sera. Un vero e proprio dialogo interattivo, con i protagonisti sul palco, i ragazzi si sentiranno partecipi e vivranno le emozioni delle prove di uno spettacolo in diretta. Da settembre saranno aperte le iscrizioni ai corsi teatrali e musicali tenuti da attori e musicisti professionisti, un laboratorio interattivo che raggiunge- rà obiettivi didattici straordinari. Il teatro si avvarrà della collaborazione di Matteo Ciampi, appartenente alla terza generazione della famosa Ditta specializzata in pianoforti. Sono convinta che il Teatro Cassia diventerà il polo culturale d’eccellenza a Roma Nord, una oasi di serenità e una grande sfida, da vincere ovviamente tutti insieme. Quindi vi aspetto!”. Teatro Cassia Via Santa Giovanna Elisabetta, 69 Parcheggio riservato Tel. 0696527967 - 3384768700 [email protected] [email protected] www.teatrocassia.it Ponte Milvio partner del Teatro Cassia. La rivista Ponte Milvio ha rinnovato anche per questa stagione la partnership con il Teatro Cassia. Grazie a tale accordo i nostri lettori potranno avere uno sconto del 25% sul biglietto d’ingresso. Per info e modalità: [email protected] pontemilvio 19 informazione pubblicitaria Alitosi e piccole infezioni del cavo orale... Addio! Infezioni del cavo orale ed alitosi sono due problemi diffusi ma risolvibili. I sono a base di Clorexidina, un disinfettante chimico ad azione antisettica ed ampio spettro d'azione, utilizzato ampiamente in campo odontoiatrico per la sua prolungata azione sui denti e sulle mucose orali.Forhans mette a disposizione tre diversi prodotti a base di Clorexidina per combattere l’ALITOSI e le infezioni del cavo orale: Forhans ClexidinSpray, clorexidina 0,30%. Particolarmente indicato nei casi ove necessiti una spiccata azione antisettica localizzata, nebulizzato sulla parte infiammata lo spray Forhans Clexidin aiuta indiscutibilmente a ridurre l’infiammazione, combattendo l’azione dei batteri . Lo speciale beccuccio erogatore permette di raggiungere le parti del cavo orale anche difficili da raggiungere. Forhans Collutori Clexidin allo 0,12% ( dose di mantenimento) e allo 0,20% ( dose di attacco ) di Clorexidina. L’uso corretto e regolare dei colluttori Forhans Clexidin aiuta a prevenire e risolvere problemi e fastidi generati da infezioni batteriche del cavo orale, aiutando la risoluzione di fastidiose infezioni del cavo orale e faringeo, problemi gengivali e parodontali... Lotta all’Alitosi ! Forhans Clexidin Gel 0,30%. Grazie alla sua formulazione in gel può essere usato nelle zone che lo necessitano visto la sua particolare densità che impedisce lo scivolamento del prodotto e garantendo la sua maggior permanenza nella zona richiesta. pubbliredazionale nfezioni del cavo orale ed alitosi sono due problemi diffusi ma risolvibili. Forse in pochi sanno però che tale sgradevole disturbo deriva dalla presenza di batteri nocivi all’interno del cavo orale, i quali rilasciano gas volatili, che determinano l’odore caratteristico. Il cavo orale infatti è la prima “ porta di ingresso " di batteri e virus che, se non debellati dalle difese immunitarie del nostro organismo, danno origine a infezioni sistemiche o locali. Molti Colluttori antisettici Forhans Collutori La linea Forhans comprende tre diversi colluttori a base di Clorexidina: Clexidin 0,12 (indicato come coadiuvante nel trattamento di stomatiti e parodontiti) Clexidin 0,20 (consigliato per azioni d’urto dopo piccoli interventi di chirurgia orale – es. estrazioni) Clexidin spray (concentrazione 0,30. Grazie al beccuccio erogatore permette di raggiungere le parti che necessitano di particolare azione antisettica. 20 pontemilvio Con gengive sanguinanti addio ! “Mettici una croce sopra con Forhans” In farmacia! “Con Forhans la battaglia è vinta” segui i nostri spot su Se hai problemi di gengive infiammate e sanguinanti, previeni e cura il problema con l’azione combinata della Linea Igiene Orale Forhans: Forhans Medico Colluttorio Concentrato, Forhans Special Dentifricio Gengivario, una valida risposta ai problemi di sanguinamento gengivale e infiammazioni del cavo orale. Dentifricio e Collutorio Uragme Srl - Roma - Tel. 06.87201580 - www.uragme.it mostra Al Palaexpo fino al 3 febbraio 2013 Robert Doisneau Il Bacio dell'Hotel de Ville, 1950_copyright © atelier Robert Doisneau Il grande fotografo francese ci ricorda con i suoi celebri scatti che Parigi è sempre Parigi. di Alessandra Stoppini “S ous le ciel de Paris s'envole une chanson... ” cantava Yves Montand e Doisneau con le sue tante fotografie ferma un istante irripetibile e lo scatto diventa subito storia di un'epoca, di una nazione e della sua società. Così è avvenuto nella celebre foto Il bacio all'Hotel De Ville (1950) pubblicata il 12 giugno dello stesso anno dal magazine Life: due innamorati si baciano con passione in mezzo alla strada tra l'indifferenza dei passanti. Questa e più di 200 fotografie originali, scattate da Doisneau nella Ville Lumière tra il 1934 e il 1991, sono esposte in una grande rassegna an- 22 pontemilvio tologica allestita a Palazzo delle Esposizioni raggruppate per tema e in modo da ripercorrere i soggetti a lui più cari. Questo imperdibile allestimento fotografico nasce per iniziativa dell’Azienda Speciale Palaexpo, dell’Atelier Doisneau, della Fratelli Alinari Fondazione per la Storia della Fotografia e di Civita, con il patrocinio della Ville de Paris e di Roma Capitale. Le immagini di Doisneau sono oggi conservate nelle più grandi collezioni in Francia, negli USA e in Gran Bretagna ed esposte in tutto il mondo. La mostra conduce il visitatore in un’emozionante passeggiata nei giardini di Parigi, lungo la Senna, per le strade del centro e della periferia e poi nei bistrot, negli atelier di moda e nelle gallerie d’arte della capitale francese, perché come amava dichiarare il foto giornalista “ho molto camminato per Parigi, prima sul pavé e poi sull’asfalto, solcando in lungo e in largo per mezzo secolo la città”. I soggetti prediletti delle fotografie in bianco e nero di Doisneau, nato esattamente cento anni fa il 14 aprile a Gentilly, Val-de-Marne, alla periferia di Parigi e scomparso il 1 aprile 1994 a Montrouge, periferia di Parigi, sono, infatti, gli abitanti della capitale francese: le donne, gli uomini, i bambini, gli innamorati, gli animali e il loro modo di vivere questa città che non finisce mai di sedurre e stupire. “Io non fotografo la vita reale, ma la vita che mi piacerebbe che fosse”, eppure da quest’apparente con- traddizione questo giornalista per immagini che aveva lavorato al fronte durante la II Guerra Mondiale per poi dedicarsi a guerra finita per 50 anni alle foto di strada, seppe riprendere con i suoi innumerevoli scatti le tante sfumature, sensazioni, atmosfere ed emozioni di una città in fermento che mutava sotto i suoi occhi. Fedele per un cinquantennio all'agenzia fotografica Rapho, Doisneau con la sua fotografia umanista, come fu definita in patria, immortalò volti anonimi di bambini che giocano, di uomini e donne in amore e, qui non possiamo non citare Jacques Prévert, di donnine allegre e di gente comune. Ecco Les Halles il grande mercato di Parigi, brulicante di voci e suoni, che ci riporta ai romanzi di Zola, le piazze e i boulevard, le periferie e il centro della città, i giardini, le panchine, tutta quella vita quotidiana che rende viva e vibrante la capitale in uno spazio - tempo che ci porta come per magia a percorrere i viali con lui. “L'indigeno sono io, fuso nella massa. Faccio parte della scenografia: francese medio, statura media, segni particolari: nessuno. Ah, si! La macchina fotografica. Ma ce ne sono talmente tante, e poi io non me la porto con fare ostentato intorno al collo, come un’etichetta. No: discreto, efficiente, mi confondo nel gregge dei pedoni”. Pedone tra la folla il fotografo incontra personaggi del calibro di Pablo Picasso, Juliette Gréco, Colette, Marguerite Duras, Simone de Beauvoir, Alberto Giacometti e un certo Georges Simenon con l'inseparabile pipa e appare strano non trovare accanto all'autore belga il commissario Maigret. Splendidi gli scatti di Parigi sotto la neve, dei pescatori lungo la Senna e alle spalle la cattedrale di Notre Dame, oltre a una seducente Juliette Binoche di bianco vestita. Tres chic quelli che ritraggono i più sofisticati stilisti francesi nei loro atelier: Coco Chanel, Yves Saint Laurent, Cristian Dior e Cristian Lacroix. Citiamo infine il grande manifesto presente in mostra che ritrae il fotografo mentre con la sua Rolleiflex ci osserva con sguardo acuto e sornione. Robert Doisneau sembra pronto a scattare una foto ai visitatori che non si stancano di ammirare le sue. La ballata di Pierrette d'Orient, 1953_copyright © atelier Robert Doisneau Robert Doisneau. Paris en liberté 29 settembre 2012 - 3 febbraio 2013 Palazzo delle Esposizioni via Nazionale, 194 Roma Orario: martedì/mercoledì e giovedì 10.00 - 20.00, venerdì e sabato 10.00 - 22.30. L'ingresso è consentito fino a un'ora prima della chiusura. Prezzo biglietti: intero 7,00 euro - ridotto 5,50 euro. INFO: 0639967500 www.palazzoesposizioni.it pontemilvio 23 Paolo è stato difficile conciliare lo studio scolastico con l'impegno al Conservatorio? Non è stato sempre facile conciliare gli impegni scolastici con l’attività in conservatorio, soprattutto durante gli anni di liceo classico. Tuttavia nel mio modo di vedere la formazione, non ho mai fatto grandi distinzioni tra i due percorsi. Scuola e conservatorio prima, università e conservatorio poi, hanno rappresentato per me un unico grande mondo, dove poter crescere e imparare. Studiare musica ha inciso in maniera decisiva sulla mia educazione e più in generale sulla crescita della mia persona. Paolo Petrocelli cittadino d’Europa “È stata la musica a essersi avvicinata a me” dichiara l’artista che ha dedicato la sua vita alle note del pentagramma. di Alessandra Stoppini L a migliore gioventù italiana è ben rappresentata da Paolo Petrocelli, ventisette anni, talento e passione per la musica, per la cultura e per i viaggi. Un artista poliedrico che ha iniziato a studiare musica e a suonare il violino all'età di 8 anni e a 12 è stato ammesso al Conservatorio di Santa Cecilia. Manager musicale e culturale, vincitore di premi di ricerca, esperto della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura) in ambito di cultura musicale, Paolo inoltre si è 24 pontemilvio specializzato nello studio della musica europea del XX secolo divenendo uno tra i maggiori rappresentanti della nuova generazione di studiosi della musica britannica del Novecento. Un autentico cittadino d'Europa che ha avuto il coraggio e la volontà di guardare oltre i confini nazionali “sono attivo in ambito internazionale ed europeo su progetti multiculturali”, dimostrando che con tenacia, ambizione e passione si può ottenere il meglio della vita. “La musica per me ha sempre rappresentato un linguaggio universale, il migliore modo per comunicare l’armonia interiore”. Il tuo talento creativo è la dimostrazione che con la cultura si vive e che può diventare un mestiere. In che cosa consiste la figura professionale del Manager culturale? Si può vivere lavorando per la cultura e per la musica. Bisogna solo cercare la propria strada con grande onestà e dignità. Al momento in campo musicale sono attivo come direttore associato della sede di Roma dell’agenzia IMG Artists, leader mondiale nel management dello spettacolo e dei grandi eventi, e come Vicepresidente dell’Orchestra Italiana del Cinema, la prima compagine sinfonica italiana interamente dedicata alla promozione della musica per film. In ambito istituzionale, collaboro con alcune tra le più importanti organizzazioni internazionali, tra cui l’UNESCO, l’European Cultural Parliament e l’European Music Council. Con grande entusiasmo, porto infine avanti la mia attività accademica, sia in qualità di ricercatore presso le Università di Yale, Oxford e Cambridge, sia in qualità di lettore e professore per LASALLE College of Arts di Singapore, IED e LUISS. L'Articolo 9 della Costituzione Italiana dichiara: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica... ”. Secondo te è un intento rimasto solo sulla carta? Qual è il compito che spetta a Voi giovani? La Repubblica siamo noi cittadini. Siamo noi in primis a doverci preoccupare di promuovere lo sviluppo della cultura e della ricerca! L’errore è pensare che sia solo chi governa a doversi occupare di questo. Certamente la loro responsabilità è di mettere il Paese nelle condizioni di esprimersi al meglio, sostenendolo con politiche sociali ed economiche efficaci. Ma dipende anche da noi e in particolare dalle giovani genera- intervista zioni. Possiamo e dobbiamo fare molto. L’Italia ha bisogno di noi giovani, di nuove forze, nuove idee. Ciascuno nel proprio ambito professionale deve “iniettare” nuova linfa con cui attivare dall’interno un processo di sviluppo e rinnovamento che sia in grado di condurci verso una nuova fase di crescita e rilancio. Non è semplice e certamente richiederà del tempo. Noi giovani dobbiamo prendere però consapevolezza che è questo il nostro compito adesso. Di cosa si occupa la rassegna The Spirit of the British Music? La mia grande passione per la musica “made in UK” mi ha spinto nel 2011 a fondare e dirigere “The Spirit of British Music” un’esclusiva stagione di concerti a Roma interamente dedicata alla musica britannica moderna e contemporanea. L’iniziativa, patrocinata dal British Council, l’Ambasciata Britannica a Roma, la Camera di Commercio Britannica per l’Italia, l’Accademia Britannica di archeologia, storia e belle arti, la British Music Society e la Royal Musical Association, è nata con l’intenzione di proporre un’offerta culturale innovativa, stimolante e diversificata, destinata a un pubblico internazionale ed eterogeneo. Sede dei concerti i luoghi di rappresentanza britannica a Roma, quali l’Ambasciata, il British Council, l’Accademia Britannica e alcuni tra più importanti spazi musicali della capitale, tra cui il Circolo degli Artisti. Nella prima edizione abbiamo così programmato concerti di musica classica, rock, indie e dj-set, coinvolgendo esclusivamente artisti giovani, tra cui anche “I Blame Coco” (la figlia di Sting). Sei uno dei coordinatori di un’interessante realtà il Network giovanile italiano del Parlamento Culturale Europeo. Ce ne vuoi parlare? Il nascente Network Giovanile Italiano del Parlamento Culturale Europeo è una nuova importante realtà, che stiamo andando a creare proprio in queste settimane. Il gruppo è parte dello Youth Network Europeo, una rete costituita da giovani artisti e professionisti attivi nel settore cultura residenti in Europa, di età compresa tra i 20 e i 35 anni. I fondatori e membri della YN sono uniti da un comune interesse: promuovere il valore delle arti e della cultura a favore del rafforzamento della coesione europea. L’European Cultural Parliament è stato fondato nel 2001 e riunisce delegati da 43 paesi europei. Tra i membri italiani ci sono anche Umberto Eco e Michelangelo Pistoletto. Inoltre, nel 2011 ho rappresen- tato l’Italia in qualità di delegato giovanile al VII Forum Giovani dell’UNESCO a Parigi. Nel 2012 sono stato nominato Coordinatore della nascente Commissione Italiana Giovani dell’UNESCO ed Esperto della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO in ambito di cultura musicale. Con grande entusiasmo sto raccogliendo e selezionando in queste settimane le adesioni di giovani rappresentanti dei diversi settori del mondo della cultura e dell’arte in Italia: cinema, musica, teatro, danza, letteratura, moda, giornalismo. Il gruppo si riunirà con buona frequenza per discutere e trattare di “macrotemi” indicati dallo Youth Network europeo e lavorare alla realizzazione di una piattaforma internet, che diventerà il principale mezzo di comunicazione dello YN. Si lavorerà quindi allo sviluppo di progettualità sia a livello europeo, che a livello nazionale. Che consigli ti sentiresti di dare a un giovanissimo desideroso di intraprendere il tuo percorso professionale? Il solo consiglio che mi sento di dare è quello di seguire le proprie passioni e di non restare mai in attesa di qualcuno o qualcosa. Il cambiamento parte da noi. pontemilvio 25 arte La Casa museo di Keats e Shelley Accanto alla scalinata di Trinità dei Monti il Museo - Biblioteca dedicato al romanticismo. di Alessandra Stoppini I In Piazza di Spagna, uno dei luoghi più scenografici del mondo, al numero 26 c’è un piccolo palazzo romano color rosa antico che sembra contemplare con britannico distacco il frastuono proveniente dai turisti e dalla fontana prospiciente l'edificio. Al secondo piano del palazzo, costruito nel 1725 contemporaneamente alla costruzione della scalinata, visse e morì John Keats. La Keats - Shelley Memorial House nasce in perenne memoria dei poeti romantici, John Keats, Percy Bysshe Shelley, George Gordon, Lord Byron e Henry John Leigh Hunt. La Casa Museo, continua meta di pellegrinaggio per tutti gli amanti dei poeti romantici inglesi, contiene una ricca collezione di quadri, sculture, manoscritti, oggetti e prime edizioni che rievocano la vita di Keats, Shelley e Lord Byron. Il suggestivo appartamento è anche luogo di studio e d’informazione grazie alla ricca biblioteca consultabile dietro richiesta al Direttore. Nel 1900 l'edificio aveva rischiato di essere demolito, in quel- 26 pontemilvio la piazza che nel XVII e nel XVIII secolo era una tappa obbligata per i membri dell'aristocrazia inglese che a Roma completavano la loro educazione culturale. Anche George Gordon Byron nel 1817 aveva alloggiato al n. 66 nella casa di fronte al museo. La poetessa Elisabeth Barrett Browning, Hans Christian Andersen, lo scrittore americano Henry James erano tutti vissuti nelle vicinanze di Piazza di Spagna e Shelley ebbe qui l'ispirazione di scrivere un’ode funebre per l’amico Keats. In seguito il palazzetto fu destinato ad abitazione privata. Fra gli altri, vi alloggiò il medico svedese Axel munthe, il celebre autore de La storia di San Michele. Per evitare il pericolo della demolizione della casina rossa, com’era nota ai romani, fu lanciato un appello e nel 1906, con l’appoggio dei re di Inghilterra e d’Italia e del Presidente degli Stati Uniti, fu fondata la Keats - Shelley Memorial Association. Tre anni dopo la casa fu aperta al pubblico, con un museo e una biblioteca per ricordare Keats, Shelley e gli altri poeti romantici che erano stati in Italia. Lo stesso Re Vittorio Emanuele III presiedette alla cerimonia d’inaugurazione avvenuta il 3 aprile 1909. La raccolta di libri, manoscritti e altri tesori è andata costantemente ampliandosi nel corso del secolo scorso e il museo oggi è visitato da oltre ventitremila visitatori ogni anno, provenienti da ogni parte del mondo. La biblioteca, contenente più di ottomila volumi creata dall’ambasciatore inglese Nelson Gay, comprende molti dei primi libri pubblicati sui romantici della seconda generazione ed è fornita di opere legate a Byron: quasi tutte le edizioni complete ottocentesche e molte di quelle del novecento. Vi sono anche numerose traduzioni in italiano e una selezione di studi italiani su Byron. Minore invece è il numero di prime edizioni delle opere di Keats e Shelley, mentre è conservata una piccola raccolta di libri di viaggio e di storia che celebrano il Grand Tour. Breve e infelice fu l'esistenza terrena di John Keats (1795 - 1821), rischiarata dalla presenza di Fanny Brawne la sua Bright Star (Stella Fulgente). Il poeta inglese che non riuscì in vita a ricevere le lodi che i suoi poemi e le sue poesie avrebbero meritato “penso che entrerò a far parte dei poeti inglesi dopo la mia morte” ammalato di tubercolosi era giunto a Roma via Napoli il 15 novembre del 1820 con il suo amico pittore John Severn. Il soggiorno romano era stato consigliato a Keats dal suo medico, lo scozzese James Clarke. Quest'ultimo aveva trovato ai due uomini due stanze nel palazzetto che si trovava alle pendici della celebre scalinata di Piazza di Spagna, allora molto popolare tra gli artisti inglesi a Roma e per questo chiamata il Ghetto degli Inglesi. I due giovani pagando cinque scudi al mese di pigione alla padrona di casa Anna Angeletti, si sistemarono al secondo piano, in due stanze: un saloncino occupato da Severn comunicante con una stanzetta d’angolo occupata da Keats con soffitto a cassettoni e caminetto, provvista di due finestre che si affacciavano sulla piazza e sulla scalinata. I pasti erano forniti a domicilio 27 SaloJohn Buckland Wright Paolo and Francescane dall’Osteria della Lepre di via Condotti, di fronte al celebre Caffè Greco, luogo di ritrovo preferito dagli stranieri e soprattutto dagli inglesi. Finché le condizioni di salute lo consentirono, Keats accompagnava Severn lungo il Pincio ma l'aria romana non era di suo giovamento anzi il poeta sentiva che la fine era ormai vicina. “Ho la continua sensazione che la mia vita reale sia finita, e che io stia vivendo un'esistenza postuma”. Così nella sua ultima lettera datata 30 novembre 1820 John scrisse al suo fraterno amico Charles Brown. “Riesco a malapena a dirti addio, anche per lettera. Sono sempre stato impacciato nel fare gli inchini”. Del soggiorno romano di Keats abbiamo notizie principalmente dalla corrispondenza di Severn e dal suo diario perché il poeta non scrisse quasi nulla. A dicembre una ricaduta costrinse Keats a letto immobile, niente più passeggiate o brevi uscite a cavallo insieme al giovane ufficiale inglese, il tenente Elton, anch’egli malato di tubercolosi. L'amico Severn faceva di tutto per alleviare le sofferenze a John, aveva persino affittato un pianoforte “a scudi 7 di versamento” (la 28 pontemilvio ricevuta si trova esposta nella stanza del poeta), per rallegrarlo con le melodie di haydn ma Keats che aveva studiato in Inghilterra chirurgia non nutriva più alcuna speranza. Il 23 febbraio John Keats morì all'età di venticinque anni. Le ultime parole che il poeta rivolse al suo amico furono “Severn, Severn, sollevami, non vedi che sto morendo, morirò facilmente, non spaventarti, grazie a Dio è giunta l'ora”. Il poeta fu sepolto a Roma nel Cimitero Acattolico all'ombra della Piramide Cestia. Sulla sua tomba chiese fosse inciso: “Qui giace un uomo il cui nome fu scritto sull’acqua”. Severn rimasto a Roma, divenne console britannico. Morì a Roma nel 1879 all'età di ottantasei anni ed è sepolto accanto a Keats. Anche se la Keats - Shelley Memorial House porta anche il suo nome, Shelley non incontrò mai Keats a Roma. Egli si trovava nel nord d'Italia quando Keats morì, rimase talmente sconvolto dalla notizia che scrisse alcuni mesi dopo l'elegia intitolata Adonais. Shelley annegò un anno dopo al largo delle coste toscane a soli ventinove anni. Le sue ceneri furono portate a Roma per essere sotterrate nel Cimitero Acattolico. Non essendoci altri luoghi a ricordo di Shelley, i fondatori del Museo vollero riconoscere l'importanza dell'Italia nella sua vita e nelle sue opere dedicandolo anche a lui. La Keats - Shelley Memorial House è composta di quattro ambienti. Una cortese signorina inglese ci informa che quello che oggi è l’atrio d’entrata allora era un armadio, accessibile sia dall’ingresso sia da una porta, ora murata, posta nella stanza di Keats. La porta principale si trovava a destra di quella attuale. Il salone ora sede della biblioteca (gli scaffali in noce furono inseriti al principio del secolo scorso, omaggio dei membri della Borsa di New York e del generale W.J. Palmer di Colorado Springs) all'arrivo di Keats e Severn era divisa da una tenda lungo l’arco centrale. Dall’altra parte della tenda si apriva l’abitazione della padrona di casa. Le tre grandi bacheche al centro della sala sono dedicate a tre celebri lettori di Keats: Oscar Wilde (si può notare il sonetto che lo scrittore redasse dopo aver visitato la tomba di Keats), Walt Whitman (presente il manoscritto Sulla poesia di John Keats 1857) e Theodore Roosevelt (esposta lettera a Robert Underwood Johnson, fondatore della Keats Shelley Memorial Association dove il Jessie Marion King Isabella arte Presidente USA esprime il suo sostegno all'Associazione). In questa stanza si possono vedere anche alcuni cimeli quali un reliquiario a conchiglia appartenuto a Papa Pio V, contenente una ciocca di capelli di John Milton e di Elisabeth Barrett Browning, e una maschera di carnevale in cera di Lord Byron. La collezione del museo accoglie anche le ciocche di Shelley, Keats e Leigh Hunt perché nel XIX Secolo era consuetudine tra amici scambiarsi ciocche di capelli come simbolo di affetto. Di grande impatto il bel ritratto di Severn Shelley alle Terme di Caracalla (1845) dipinto a olio che raffigura il poeta mentre compone il Prometeo liberato che ben si armonizza con l'ambiente circostante. Due grandi finestre in fondo sono due immortali fotografie di Roma che ci ricordano che ci troviamo sotto la scalinata di Piazza di Spagna. Sopra di noi ecco la Chiesa di Trinità dei Monti che si staglia in tutta la sua magnificenza. La stanza della terrazza così chiamata perché conduce a una piccola terrazza che guarda sulla scalinata è un piccolo ambiente che nel 1820 era adibito a cucina. Ora la piccola saletta ospita oggetti legati a Shelley, Byron e ai membri del loro circolo come la stampa di Mary Shelley (1841) l'autrice di Frankenstein, e la stampa di Teresa Magni (1836), l'amante preferita di Byron. Si può inoltre ammirare la seconda edizione di The Cenci l'unico dramma di Shelley che narra la tragica storia di Beatrice Cenci. Il terzo ambiente cui si accede attraversando il salone era utilizzato come soggiorno e da Severn come stanza da letto. Alle pareti si notano i tre ritratti in miniatura dei fratelli Keats, John, George e Tom, un ritratto di Severn tutti datati 1818. Del 1819 è il famoso ritratto di Keats di Severn, al quale il poeta era talmente affezionato che prima di partire per l'Italia lo regalò alla sua fidanzata Fanny Brawne. La bacheca conserva due immagini di Fanny: una silhouette del 1823 e l'altra che la raffigura nel 1833 circa. Dopo la morte di Keats, “Addio Fanny, che Dio ti benedica”, la Fulgida Stella del poeta portò il lutto per molti anni non togliendosi mai l'anello che Keats le aveva donato. L'unica lettera autografa di Keats della collezione reca la data del giugno 1818 ed era stata scritta dal poeta a Severn, quando un “piccolo malessere” lo aveva costretto a casa. Sono presenti inoltre la prima edizione di Lamia, Isabella, La vigilia di Sant'Agnese, Endymion (con com- menti a margine di Keats e la sua firma sul frontespizio) e altre poesie di Keats del 1830. L'ultimo ambiente è quello dove John Keats è morto e una targa ricorda quell'infausto giorno: IN THIS ROOM ON THE 23RD OF FEBRUARY 1821 DIED JOHN KEATS. Una stanza semplice ed elegante le cui finestre si affacciano su uno dei luoghi più affascinanti dell'Urbe. Un soffitto decorato, un delicato celeste alle pareti, i mattoni del pavimento, una piccola scrivania dove la nostra immaginazione colloca Keats intento nella scrittura e un piccolo camino che a volte Severn usava per cucinare. Secondo la legge vaticana, dopo la morte di Keats per debellare l'infezione tutto quanto era contenuto nella sua stanza: i mobili, le tende e perfino la carta da parati doveva essere portato via e bruciato. Il letto ricoperto da finissime lenzuola di seta, a righe verdi e bianche, come si usavano allora è quindi l'ultima acquisizione di rilievo della collezione del museo nel 2003. Un letto che risale circa al 1820, in noce italiana, di forma semplice, a barca. Commuove il ritratto di Keats sul letto di morte opera di Severn posto sopra il letto disegnato circa tre settimane prima che il poeta morisse della stesso male che aveva già ucciso la madre e il fratello minore Tom. Il visitatore non può fare a meno di confrontare la maschera funebre di Keats che si trova accanto al letto con quella presa in vita che si trova nella stanza accanto creata da Haydon nel 1816 la quale secondo la sorella di Keats Fanny “era una copia perfetta dei tratti del mio caro fratello”. La notizia della morte del poeta giunse in Inghilterra circa un mese dopo la scomparsa di Keats. Nel maggio del 1821 così Fanny Brawne scrisse a Fanny Keats “posso dire a te che dopo di me lo amavi più di tutti, che io non mi sono ripresa, né mai mi riprenderò”. Le lettere ancora chiuse di Fanny Brawne, oltre a quelle della sorella, furono sepolte insieme a Keats. La Keats - Shelley House è un luogo fuori dal tempo, dall'atmosfera unica che conserva intatta quell'aura di romanticismo caratteristica dell'opera di John Keats, sicuramente uno dei più sublimi e delicati poeti di tutti i tempi. “Una cosa bella è una gioia per sempre, il suo splendore aumenta, mai potrà passare nel nulla, per sempre manterrà un suo luogo quieto per noi, un sonno pieno di dolci sogni”. John Keats Endymion (1817). Per quest’articolo sono state fondamentali le citazioni tratte dalla Guida Keats - Shelley House Edizioni Il Labirinto Roma (2007). Dal 9 aprile al 24 novembre 2012 si svolgerà presso i locali della Keats Shelley House la mostra Illustrating Keats. L'esposizione raccoglie le immagini più belle tratte dalle edizioni illustrate delle opere di John Keats che sono apparse dall’età vittoriana fino ai giorni nostri. Keats - Shelley Memorial House Museo e Biblioteca Piazza di Spagna, 26 - 00187 Roma Tel. 066784235 Orari di apertura: Lun/Ven: 10-13, 14-18; Sabato: 11-14, 15- 18. Domenica chiuso Il museo sarà chiuso il 15 agosto. Biglietti: Intero € 4,50, ridotto € 3,50. www.keats-shelley-house.org [email protected] pontemilvio 29 Vermeer illumina Roma Alle Scuderie del Quirinale una rassegna sul maggior esponente della pittura olandese del XVII secolo La mostra sarà a Roma fino al 20 gennaio 2013. di Alessandra Stoppini Johannes Vermeer A Lady Standing at a Virginal, 1670/1673 ca. Olio su tela, 51.7 x 45.2 cm The National Gallery, Londra L La delicata luminosità del cielo d'Olanda screziato da nuvole color bianco latte e gli interni borghesi della vita quotidiana nella Deft del XVII Secolo. L'arte di quel grande, indiscusso maestro che è Johannes Vermeer è tutta compresa in questa atmosfera e in quella luce ghiacciata e stupefacente del Nord che incanta il visitatore in una mostra che “è un evento forse irripetibile per l'Italia” come ha dichiarato Mario De Simoni, direttore generale dell'Azienda Palaexpò Scuderie organizzatrice dell'esposizione. Coprodotta con MondoMostre, la mostra è a cura di Arthur K. Wheelock, Curator of Northern Baroque Paintings, National Gallery of Art di Washington, Walter Liedtke, Curator of European Paintings, Metropolitan Museum of Art di New York e Sandrina Bandera, Soprintendente per il Patrimonio Artistico Storico, Artistico ed Etnoantopologico di Milano. Della vita di uno tra i pittori più amati dal grande pubblico, nato a Deft il 31 ottobre 1632 e morto sempre a Deft il 15 dicembre 1675, si sa pochissimo. Sappiamo che Vermeer, figlio di un tessitore di seta che commerciava anche in opere d'arte, dipinse non più di 50 quadri nella sua vita, il suo catalogo ne contiene ap- 30 pontemilvio pena 37 e solo 26, conservati in 15 collezioni diverse, possono essere movimentati. Delle opere del pittore olandese riconosciute autografe, nessuna appartiene a una collezione italiana. Vermeer lavorava solo su commissione dipingendo due o tre opere l’anno, quel necessario per mantenere la moglie Catherina Bolnes e gli undici figli. La mostra romana presenta una preziosa selezione di 8 opere di Johannes Vermeer (dipinti tra il 1655 e il 1675) e 49 opere di artisti olandesi suoi contemporanei (Carel Fabritius dal quale Vermeer apprese i primi rudimenti del mestiere, Nicolaes Maes, Gerard ter Borch Pieter de Hooch, Gerard Dou, Gabriel Metsu, Frans van Mieris e Jacob Ochtervelt). Un suggestivo confronto nato per esaltare il secolo d'oro dell'arte olandese (basti pensare che solo a Deft vi erano 25mila abitanti e 52 artisti) che riflette la cultura medio - borghese dell'Olanda del Seicento. I committenti di Vermeer e dei suoi colleghi erano sia collezionisti - mercanti sia piccoli borghesi, quali panettieri e birrai che esponevano i quadri nelle loro abitazioni, sempre in cerca di nuovi soggetti. Quindi era la vita privata, reale, quotidiana fatta di gesti e istanti intimi quali il corteggiamento, lo studio della scienza e della musica il tema delle opere degli artisti fiamminghi. Una narrazione per immagini, attimi di un universo operoso, luminoso e assorto velato di sottile ironia proprio mentre nello stesso periodo storico in Italia le grandi committenze, quali la Chiesa e le corti principesche, chiedevano forme d'arte pubblica e di grande formato. Vermeer dunque ci racconta “un mondo per noi assolutamente ignoto” sancisce Rossella Vodret ex So- printendente al Polo Museale della città di Roma. Nella mostra alle Scuderie “vedremo quasi un terzo dell'opera di Vermeer che può essere mostrata in giro per il mondo” afferma De Simoni. Quello che distingue le 8 opere di Vermeer da quelle dei suoi contemporanei saggiamente esposte lontane una dall'altra, quasi una a ogni sala, è la luce che sprigionano dove i colori dominanti sono il blu e il giallo. L'artista, infatti, è conosciuto anche come il Maestro della luce olandese per la sua straordinaria capacità di descrivere la luce del cielo d’Olanda. Sembra, infatti, che dopo l’avanzata del terreno bonificato, il colore del cielo olandese sia cambiato perché la luce non è stata più riflessa verso l’alto dalle paludi e dai laghi. Questi dipinti sono anche una testimonianza preziosa per rivivere la delicata luminosità dei cieli olandesi. Nella prima sala delle Scuderie che accoglie i visitatori, si confronta l'olio su tela La stradina (1658 circa) mostra un raro esterno di Vermeer conservato ad Amsterdam con il grande dipinto veduta del Municipio nuovo di Amsterdam (1667) di Jan van der Heyden proveniente dalla Galleria degli Uffizi di Firenze. La variopinta stradina di Deft che contiene anche due piccole figure femminili può essere scambiata per una fotografia ante - litteram dove il cielo assomiglia al blu delle famose ceramiche di Deft. Le cronache raccontano della commozione del Presidente Giorgio Napolitano, che ha visitato in anteprima la mostra che ha registrato 70 mila prenotazioni già prima dell'apertura, di fronte a un piccolo olio su tela Ragazza con il cappello rosso (1665/1667) tavoletta di legno di quercia, diciotto centimetri di base, prestato dalla National Gallery di Washington sfolgorante di rosso e blu lapislazzulo, dalla posa simile al famoso ritratto La ragazza col turbante. In mostra manca appunto La ragazza con l'orecchino di perla di Vermeer ma è esposto Donna con orecchino di perle (1654) di Fabritius il pittore morto a soli 32 anni nell'esplosione di una polveriera tragico avvenimento cittadino che Egbert van der Poel ritrasse nell'olio su tavola Veduta di Deft con l'esplosione del 1654 presente lungo il percorso espositivo. Gli altri capolavori di Vermeer in mostra sono Giovane donna con bicchiere di vino (1659/60), Santa Prassede (1655) opera giovanile dalla collezione privata di Barbara Piasecka Johnson, Allegoria della fede (1670/72) olio su tela dal Metropolitan Museum of Art di New York, Giovane donna seduta al virginale (1670/72) proveniente da una collezione privata di New York e Giovane donna in piedi al virginale (1670/72) prestato da un museo londinese. La Johannes Vermeer Girl with a Red Hat, 1665/1667 ca. Olio su tela, 23.2 x 18.1 cm National Gallery of Art, Washington suonatrice di liuto (1662/63) è una rara fascinazione e un sussulto nell'animo di chi osserva. Non si finisce mai di ammirare il piccolo dipinto conquistati dalla perfezione e dalla cura di ciascun dettaglio. Questo sublime artista possiede il potere di “farci percepire i sentimenti delle sue piccole figure femminili” ha dichiarato Sandrina Bandera. Citiamo inoltre Il suonatore di violoncello (1658/1660) di Gabriel Metsu Royal Collection Londra, Curiosità (1660/1662) di Gerard ter Borch Metropolitan Museum of Art di New York e Concerto di famiglia Egbert van der Poel A view of Delft with the Explosion of 1654, 1654 Olio su tavola, 36 x 49 cm Collezione Johnny van Haeften, Londra (1668/1670) di Godefridus Schalken concesso in prestito da Sua Maestà la Regina Elisabetta II di Inghilterra. Il maestro della luce amato da Proust morì quasi in povertà e la moglie fu costretta a cedere due dipinti del defunto marito a un fornaio per saldare un debito di 617 fiorini. Pietro Citati ha spiegato che del pittore non esiste “una lettera, una pagina di appunti, un disegno, un ritratto”. Johannes Vermeer ci parla attraverso i suoi capolavori con la sua straordinaria raffinatezza esecutiva e il suo è un linguaggio muto che arriva al cuore. Vermeer. Il secolo d'oro dell'arte olandese Scuderie del Quirinale via XXIV Maggio 16, Roma 27 settembre 2012 20 gennaio 2013 Ingresso: € 12 - ridotto € 9,50 Orario: da domenica a giovedì 10-20; venerdì e sabato 10-22.30. L’ingresso è consentito fino a un’ora prima dell'orario di chiusura. Info: tel. 06.39967500 Catalogo Skira € 49,00 www.scuderiequirinale.it pontemilvio 31 Roma sport SPQR Sport Day Via dei Fori Imperiali, per un giorno città dello sport. G Grande successo a Via dei Fori Imperiali per l'“Spqr Sport Day”, la manifestazione promossa dal Dipartimento Sport di Roma Capitale che ha portato oggi in piazza oltre trecentomila persone. Una giornata all'insegna dello sport in una domenica di sole nel cuore della città, chiuso al traffico per ospitare la palestra a cielo aperto più bella e più grande del mondo. A fare una passeggiata tra i campi allestiti ad hoc per l'occasione e dedicati al rugby e al calcio, al basket e al tennis, all'hockey e al badminton, agli antichi giochi di strada e alle più innovative discipline sportive, il sindaco di Roma Capitale Gianni Alemanno e il Delegato alle Politiche Sportive di Roma Capitale Alessandro Cochi. «La nostra città offre una grande vetrina per lo sport - ha commentato il primo cittadino - e questo enorme successo dimostra che Roma ha voglia e piacere di dedicarsi all'attività fisica. Per questo il messaggio che lanciamo è molto forte e chiaro: nessuno deve essere privato della possibilità di fare sport, perché lo stesso è anzitutto uno strumento di educazione e di crescita». 32 pontemilvio «In via dei Fori Imperiali ci sono decine di migliaia di persone. Un bilancio assolutamente positivo per questa prima edizione - ha detto il delegato alle Politiche Sportive Alessandro Cochi - Sicuramente un punto di partenza: manifestazioni di questo tipo andrebbero promosse più spesso. Il successo dell'evento testimonia quanto importante sia il coinvolgimento del mondo dello sport a 360 gradi. La collaborazione con le Federazioni, con gli Enti di Promozione Sportiva sotto l'egida del CONI, con i Gruppi Sportivi Militari, con le associazioni dilettantistiche e non è la riprova che insieme si possono realizzare iniziative che rientrano a pieno titolo nella mission del Dipartimento Sport: far sì che sempre più romani pratichino sport, soprattutto in periferia, giovani, meno giovani e diversamente abili, perché chi fa attività fisica sta meglio con se stesso e con gli altri. Quando poi si riesce, come oggi – ha aggiunto il delegato Cochi – a far incontrare, in una cornice d'eccezione come Via dei Fori Imperiali, lo sport di vertice con quello di base la soddisfazione cresce: è bello pensare che un ragazzino possa per la prima volta praticare una determinata disciplina e dire ai propri genitori, 'da domani voglio iscrivermi ad una palestra'». Sul palco allestito a via dei Fori Imperiali sono saliti, insieme alle istituzioni, numerosi vip e campioni dello sport, alcuni dei quali provenienti dalla recente olimpiade londinese. Tra questi, Marcos Evangelista De Moraes, meglio noto come Cafù, ex difensore della Roma e miglior terzino destro della storia giallorossa, Giacomo Losi, l'indimenticato capitano giallorosso, anche lui nella Hall of Fame della Roma, il pugile Vincenzo Mangiacapre, la Nazionale di Rugby, la schermitrice Ilaria Salvatori, le ginnaste azzurre Elisa Santoni ed Elisa Blanchi, il tiratore Roberto Di Donna, l'arciere Ilario di Buò, il tuffatore romano Tommaso Marconi, la remiera Gabriella Bascelli, Oxana Corso, reduce della trionfale spedizione alle Paralimpiadi di Londra con due ori al collo conquistati nei 100 e 200 metri. Hanno partecipato all'evento anche la Fondazione Castelli, l'Associazione Alessandro Bini, la Fondazione Gabriele Sandri ed altre associazioni che si battono per la prevenzione e la salute nello sport. Proprio sotto il Campidoglio è stato derby tra Lazio e Roma, che hanno allestito i propri villaggi, presi d'assalto da giovani e meno giovani. benessere Amato tacco 12... Quanto ti amo, ma quanto mi fai male! di Claudia Rossoni certified Pilates Teacher Studio Pilates Roma www.studiopilatesroma.it A lzi la mano chi non porta mai un tacco sopra i 7 cm !!! Sono irresistibili! Del resto i tacchi stanno alle donne come i motori agli uomini. Come farne a meno? Persino io che vivo per lo più scalza, non posso fare a meno di comprare quello che rappresenta l’oggetto del desiderio di ogni donna: la scarpa con il tacco vertiginoso. Non che gli Ugg siano meglio: stare in tutto quel calore anche quando non fa freddo semplicemente per il godurioso effetto pantofola.... Analizziamo un pò la posizione e i suoi effetti: La prima riflessione da farsi è quella sulla postura. Il fatto di posizionare più in alto i talloni modifica il baricentro: le ginocchia si stenderanno maggiormente per tenere l'equilibrio, il bacino ruoterà in avanti (lo so è quello che vi piace perché vi da l'andatura da Paperina) e di conseguenza la curva naturale della nostra colonna a livello lombare, diventerà maggiore. A lungo andare cominceremo ad avere dolori proprio in quella parte della schiena. In base all’altezza del tacco, il piede si "arcuerà" mantenendo una posizione non idonea per assicurare una buona circolazione sanguigna (e direi anche linfatica). Risultato: dolori e gonfiori. 34 pontemilvio Fin qua ho detto tutto quello che già sappiamo ma che volutamente “dimentichiamo” ogniqualvolta saliamo sulle nostre scarpe preferite. Andiamo ora ad analizzare gli effetti sulle gambe: ginocchio: la pressione all'interno dell'articolazione può arrivare anche al 26% in più del normale. Ciò può portare a degenerazione della cartilagine e di tutte le altre parti dell'articolazione (Artrite precoce). Polpaccio: a furia di stare arrampicate, il vostro muscolo si accorcerà. Ve ne accorgerete camminando scalze, trovando fatica ad appoggiare i talloni. La contrattura/accorciamento potrà essere tale da aver bisogno della riabilitazione per riuscire a stare con i talloni a terra senza provare dolore. Stesso discorso vale per il Tendine di Achille che, perdendo elasticità, potrà procurarvi delle infiammazioni quando userete i tacchi bassi Dolore calcaneare. E' una patologia che insorge a causa dell'appoggio del tallone e per la pressione della scarpa. L'osso si "allarga" e compare un'escrescenza subito sotto il tendine di Achille. Si elimina solo con intervento chirurgico. Caviglie: vengono sottoposte a grande lavoro ed al rischio di storte. Cuscinetto plantare: è la parte in cui si scarica tutto il peso del corpo. Al momento la presenza del "plateau", nei modelli all'ultimo grido, allevia leggermente il dolore perché rende più solida la scarpa, ma la possibilità di contrarre una metatarsalgia è molto alta. Dita: la costrizione della posizione delle dita, a causa della punta corta o stretta, o della posizione esagerata, può causare le dita a martello e/o l'alluce valgo. Oltre all'ovvio dolore conseguente, se ne ricava una deformazione piuttosto brutta. Unica so- luzione, anche in questo caso, sarà quella chirurgica. A questo punto sarete abbattute o demotivate. Come consiglio però, mi sento di dire che non è necessario buttarli via per sempre, ma farne buon uso. Non è una frase fatta. Cercate di non portarli h24 ma di alternarli con tacchetti più bassi o calzature che sostengano in modo confortevole il piede. Trovate il modo di tenere il più possibile un'andatura che permetta una corretta articolazione della caviglia. Se proprio non potete fare a meno dei tacchi alti, cercate di compensare i problemi che possono derivare dall’uso facendo ginnastica sui tappeti elastici o esercizi a piedi nudi. In alternativa potreste dedicarvi ad esercizi a casa con la banda elastica seguiti da pediluvi e massaggi di mobilizzazione per le dita ed il metatarso. Infine, altra valida alternativa è rappresentata dalla ginnastica propriocettiva, ma in questo caso è bene rivolgersi a personale esperto. Gengive sanguinanti addio! LA QUALITÀ CHE CONVIENE ! 50% di sconto sulla seconda confezione di dentifricio acquistata.* Con la linea di dentifrici Forhans Special, per gengive sanguinanti, Forhans Denti Sensibili e Forhans White, i tuoi denti non solo saranno più sani e più forti ma anche più bianchi. ).46 6s6)34/ 4 . ) / 4 .46s6)3 s6)34/) 6 4 . ) / 4 3 ).46s 6s6)34/ 4 . ) / 4 6s6)3 6)34/).4 46 6)34/). da 60 anni in Farmacia Uragme Srl - Roma - Tel. 06.87201580 - www.uragme.it *Promozione valida su tutta la linea Forhans dentifrici (Special nei due formati, Denti Sensibili, White) solo se l’acquisto del secondo tubetto avviene contestualmente al primo. Fino ad esaurimento scorte.