da: Ilaria Barontini, “Lo ‘spirito’ imitativo dell’ìonomatopea”, in EAD, Musica e umorismo, ETS, Pisa 2009
SCHEDA 2
G. Rossini (attr.), Duetto Buffo di Due Gatti
La musica può imitare la natura, le persone,
le loro voci, i versi degli animali e la musica stessa,
traendo da tutto ciò effetti comici diversi,
a patto che si realizzi una qualche degradazione,
una desublimazione o una caricatura di qualche aspetto.
Fausto Petrella
Bizzarro divertissement (forse 1825) per due soprani e pianoforte (in cui l’unica parola cantata,
Miau, è l’onomatopea del verso del felino) attribuito a Rossini, la cui elegante ironia fa accostare
volentieri il compositore all’immagine di un gatto, circospetto e giocoso. In verità il Duetto è opera
spuria: contiene sì musica di Rossini, ma assemblata probabilmente da Robert Lucas Pearsall,
compositore inglese noto per la sua produzione di inni. Questo duetto si suddivide in tre sezioni. La
prima, Adagio, è derivata da una Katte-Cavatine scritta dal compositore danese Christoph Ernst
Friedrich Weyse. La terza, Allegretto, è basata su Ah come mai non senti, la cabaletta dell’aria di
Rodrigo Che ascolto! Ohimè che dici dall’Otello di Rossini. (Gossett 1977)
Come osservano Spaccazocchi e Strobino (2006), l’incongruenza che fa scattare il comico è qui
evidentissima: di solito a cantare sono persone, non gatti…
il testo miagolante […] impone alla voce una emissione più trascinata, più glissata e quindi più
animalesca […] Attribuire questa dose di animalità all’essere umano cantante significa permettere
all’ascoltatore di intravedere un gesto di ironia e di burla nei confronti del canto in particolare e
dell’uomo in generale. […] Quindi, con questo Miau, possiamo vedere realizzarsi un’azione tipica
dell’Homo ridens in musica: il canzonare. Infatti questo termine sta per mettere in canzona, cioè
vituperare, burlare, beffare, trarre materia per ridere di alcuni difetti o di certi limiti che si trovano
nell’umano. Siamo pure a conoscenza di un’espressione molto antica che, più o meno, ha lo stesso
significato di canzonare: è dar la baia, che ci giunge direttamente dal mondo animale poiché il suo
senso proviene dal verbo abbaiare, cioè fare il verso del cane per beffeggiarsi dell’uomo, tanto più se
poi è un uomo di potere.
Questo duetto, che prevede un nuovo modo di cantare lamentoso e suadente, il ‘miagolarcantando’, è una delle pagine di musica da camera più eseguite, con grande divertimento del
pubblico che si gode lo scherzo di vedere impersonare dei gatti dalle raffinate ugole dei cantanti, di
solito costrette in ruoli ben più drammatici! (Es. 1, 2, 3)
Es. 1 (☊ file n. 69, traccia n. 24)
Es. 2 (☊ file n. 70, traccia n. 25)
Es. 3 (☊ file n. 71, traccia n. 26)
A differenza di Banchieri (cfr. scheda precedente), che aveva reso le voci animali in ostinati
ritmico-melodici su un basso (umano!) più ‘morbido’, il presente duetto dipinge un miagolìo molto
mobile e sinuoso, mentre l’accompagnamento nell’Adagio appare più rigido e meccanico.