Mediazione

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“L’Altro è un altro io
diverso da me”
(Jean-Jacques Rousseau, 1712-1778)
Capirsi diversi*
Modulo dell’insegnamento
Metodi e Tecniche della
Mediazione Interculturale e
Gestione dei Conflitti
1
* Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010.
prof. sergio severino
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ENNA “KORE”
Facoltà di Studi Classici, Linguistici e della Formazione
2
Corso di Laurea
LM/38 – LINGUE PER LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE
A.A.
Docente
e-mail
S.S.D. e
denominazione
disciplina
Annualità
Periodo di
svolgimento
C.F.U.
Nr. ore in aula
Nr.ore di studio
autonomo
2016-2017
Giorno/i ed orario
delle lezioni
Sede delle lezioni
Prerequisiti
Propedeuticità
Obiettivi formativi
SERGIO SEVERINO
[email protected]
SPS/08
Teorie e tecniche della mediazione interculturale e gestione dei conflitti
1° anno
1° semestre
6
36
114
7, 14, 21, 28 novembre 2016, dalle 11,00 alle 14,00
12, 19, 20 dicembre 2016, dalle 11,00 alle 14,00
9, 13, 17*, 18, 19 gennaio 2017, dalle 11,00 alle 14,00
*(dalle 12,00 alle 15,30)
Sede del Corso di Laurea
nessuno
nessuna
Comprensione e gestione dei fattori che ostacolano (o favoriscono) il dialogo interculturale,
nella cornice della più ampia questione del rapporto tra culture nel mondo globale, sulla
base di un approccio interdisciplinare (sociologia, linguistica, antropologia, psicologia
sociale).
Acquisizione di strumenti epistemologici e metodologici per lo sviluppo di una società che
rispetti l’alterità.
Acquisizione di capacità relative alle pratiche di mediazione interculturale.
La comunicazione interculturale
prof. sergio severino
La comunicazione non verbale.
La comunicazione mediata.
I concetti della comunicazione interculturale.
Condizioni, modelli, prospettive.
Propedeuticità
Obiettivi formativi
nessuna
Comprensione e gestione dei fattori che ostacolano (o favoriscono) il dialogo interculturale,
nella cornice della più ampia questione del rapporto tra culture nel mondo globale, sulla
base di un approccio interdisciplinare (sociologia, linguistica, antropologia, psicologia
3
sociale).
Acquisizione di strumenti epistemologici e metodologici per lo sviluppo di una società che
rispetti l’alterità.
Acquisizione di capacità relative alle pratiche di mediazione interculturale.
La comunicazione interculturale
La comunicazione non verbale.
La comunicazione mediata.
I concetti della comunicazione interculturale.
Condizioni, modelli, prospettive.
Idee e pratiche di mediazione interculturale – dall’idea ai progetti.
Le pratiche e i contesti della mediazione.
Relazioni, confini, significati, incidenti interculturali.
Contenuti del
Programma
Le prepotenze nella scuola interculturale.
Teatro e carcere: esperienze di mediazione culturale.
Servizi socio-sanitari e mediazione transculturale.
La mediazione nel “sistema salute”.
Mediazione e integrazione: gli sportelli immigrati degli enti locali.
Pregiudizi e stereotipi. Studio della formulazione degli atteggiamenti e comportamenti,
pregiudizi, stereotipi, ostracismo, persecuzione, ecc.. Riflessione su fatti storici importanti
(es. 11 settembre 2001) e sui loro effetti. Dissonanza cognitiva.
Proiezione e discussione sui film
”Il fondamentalista riluttante”, “Il mio nome è Khan”.
prof. sergio severino
Metodologia
didattica
Risultati attesi
Modalità di
valutazione
4
Tradizionale: lezioni frontali.
Multimediale (proiezione film): le proiezioni dei film saranno seguite da un dibattito e dalla
stesura di una relazione da parte degli studenti, al fine di consentire loro di partecipare
attivamente alla comprensione ed elaborazione dei contenuti.
Risultati di apprendimento attesi, definiti secondo i parametri europei - Cinque descrittori di
Dublino:
1. Conoscenza e capacità di comprensione (knowledge and understanding). Gli
studenti dovranno ottenere conoscenze e capacità di comprensione, elaborare e
applicare metodi e tecniche della mediazione interculturale, svolgere efficacemente
ricerche (di primo e di secondo livello) sia esplorative, sia descrittive.
2. Capacità di applicare conoscenza e comprensione (applying knowledge and
understanding). Gli studenti dovranno essere capaci di applicare le conoscenze e la
comprensione e sviluppare abilità nella gestione delle problematiche (anche su
tematiche inedite) connesse al settore di riferimento.
3. Autonomia di giudizio (making judgements). Gli studenti dovranno essere in grado
di integrare le conoscenze (anche in maniera interdisciplinare) e gestire l’eventuale
complessità disciplinare al fine di formulare giudizi in maniera critica e
consapevole rispetto alle problematiche del settore, sia a livello sociale, sia etico.
4. Abilità comunicative (comunication skills). Gli studenti dovranno essere in grado
di comunicare (chiaramente e senza ambiguità), utilizzando correttamente il
registro specifico della disciplina, nonché di utilizzare le conoscenze acquisite per
interagire efficacemente con interlocutori specialisti (e non).
5. Capacità di apprendimento (learning skills). Gli studenti dovranno sviluppare la
capacità di apprendimento (nonché di auto-apprendimento), che consentirà loro,
dopo il superamento dell’esame di questo insegnamento, di continuare a studiare il
filone di studi in maniera autonoma e di essere in grado di sviluppare sia la ricerca
bibliografica specifica, sia gli approfondimenti necessari.
Esame orale.
1.
2.
Testi adottati
Ricevimento studenti
Giaccardi C., La comunicazione interculturale nell’era digitale, Il Mulino,
Bologna, 2012.
Favaro G., Fumagalli M., Capirsi diversi. Idee e pratiche di mediazione
interculturale, Carocci, Roma, 2011.
Letture consigliate:
3. Esposito M., Vezzadini S. (a cura di), La mediazione interculturale come
intervento sociale, Franco Angeli, Milano, 2011, saggi di pagina 61, 115, 207, 235,
315.
Lunedì dalle 9,00 alle 10,30 e dalle 15,00 alle 16,30, presso lo studio n.33 (primo piano) del
plesso “Scienze dell’uomo e della società”.
prof. sergio severino
5
premessa
›  Spesso
si generano CONFLITTI perché, invece di
aggredire il PROBLEMA, attacchiamo la PERSONA
Situazione attuale
Situazione desiderata
conflitto
armonia
metodo
RISOLUZIONE
prof. sergio severino
6
premessa
›  Quali
sono le vere cause del problema?
›  Qual è il vero conflitto?
›  Qual è la situazione da cambiare e risolvere?
Spazio problema
Spazio soluzione
conflitto
armonia
Allargare la
percezione
WIN - WIN
prof. sergio severino
Dialogo a più voci
› 
7
Mediazione: è un termine polisemantico
Ø 
Ø 
Ø 
Ø 
Ø 
Ø 
Ø 
Dividere
Spartire
Avvicinare
Ricomporre
Cammino
Prossimità
Approssimazione
› 
Facilitare la RELAZIONE
Rendere fluide le INTERAZIONI
Svelare e arginare i MALINTESI e i FRAINTENDIMENTI
Nuovi bisogni DETERMINANO nuove funzioni
› 
Scomparsa di SPAZI COMUNI di SOCIALITA’ e di MEDIAZIONE
› 
› 
› 
prof. sergio severino
* Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010.
8
Scomparsa di SPAZI COMUNI di SOCIALITA’ e di MEDIAZIONE
› 
› 
› 
Luoghi: antropologici, quindi tutti quegli spazi che hanno la
prerogativa di essere identitari, relazionali e storici.
Non-Luoghi: Il neologismo definisce due concetti complementari
ma assolutamente distinti: da una parte quegli spazi costruiti per un
fine ben specifico (solitamente di trasporto, transito, commercio,
tempo libero e svago) e dall'altra il rapporto che viene a crearsi fra
gli individui e quegli stessi spazi. Il termine francese fu introdotto
dall'etno-antropologo francese Marc Augé nel 1992, nel suo libro
Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità
(supermodernismo, inteso come evoluzione ulteriore rispetto al
postmodernismo).
Super-luoghi: rappresentano un’intensificazione del concetto di
non-luogo; spazi, centri commerciali, aeroporti, isolati dalla realtà
cittadina. Alcuni di questi non-luoghi sono diventati degli snodi
importanti del tessuto urbano, sono molto frequentati, ci si va in
gruppo e in famiglia, magari per passarci l’intera giornata.
Trasformandosi in super-luoghi, i non-luoghi ridiventano almeno in
parte spazi di scambio sociale. Sempre però nell’ottica del
consumo, dato che si tratta quasi sempre di realtà strettamente
dipendenti dalla società dei consumi. (da un’intervista a Marc
prof. sergio severino
Augé)
* Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010.
9
Dialogo a più voci
Il venir meno dei “tradizionali” ambiti di mediazione (familiari,
aggregativi, comunitari, di appartenenza condivisa, ecc.) –
e di relazione1 –assegna così a dei “professionisti” l’arte di
smussare, comprendere e far comprendere, mediare,
trovare territori e oggetti comuni, stabilire intese più o meno
durevoli.
›  Luoghi informali (vs. formali e non-formali) nella città e nei
servizi, nei quartieri e nelle comunità2 , occasioni di incrocio di
storie e di intreccio di vite, che si fanno più rari e indisponibili.
›  Società a solidarietà meccanica vs Società a solidarietà
organica (E. Durkheim, 1858, 1917).
› 
1: disembedding - «enuclearsi dei rapporti sociali dai contesti locali di interazione e il loro
ristrutturarsi attraverso archi di spazio – tempo indefiniti» (Giddens, 1994: 32).
2: Tönnies nell'opera Comunità e società (Gemeinschaft und Gesellschaft, 1887) individua
due forme diverse di organizzazione sociale contrapposte: la comunità (Gemeinschaft) e
la società (Gesellschaft). Mentre la forma comunitaria, fondata sul sentimento di
appartenenza e sulla partecipazione spontanea, predomina in epoca pre-industriale, la
forma societaria, basata sulla razionalità e sullo scambio, domina nella moderna società
industriale.
prof. sergio severino
10
Dialogo a più voci
› 
Il dispositivo della Mediazione, negli anni, ha
conosciuto applicazioni e diffusione in AMBITI e SERVIZI
differenti:
ü 
ü 
ü 
Penale
Familiare
Sociale
›  Negli
ultimi tempi, l’impiego e la richiesta di mediatori
sono sempre più diffusi nelle situazioni di contatto tra
culture.
›  I
contesti e i paesaggi sociali cambiano rapidamente:
l’incontro con l’altro, sporadico ed eccezionale fino a
poco tempo fa (scarsa mobilità sociale orizzontale e
verticale), diventa sempre più ingrediente
dell’esperienza quotidiana, elemento di cui tenere
conto nell’agire sociale ed educativo.
prof. sergio severino
* Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010.
11
Dialogo a più voci
›  L’epoca
contemporanea scopre, dunque, l’alterità nella
prossimità, le differenze nei luoghi e nei tempi del vivere
quotidiano.
›  La
compresenza e la mescolanza dei saperi, delle
tradizioni, delle visioni del mondo, pongono con forza i
temi dei diritti e dei doveri comuni, delle opportunità pari
o equivalenti, dei servizi per tutti e per ciascuno.
›  Si
sedimentano comportamenti (vs atteggiamenti) di
tolleranza a priori (1) o di negazione della differenza (2),
che trovano la loro giustificazione nelle affermazioni del
tipo:
1.  “fanno così perché sono marocchini!”
2.  “sono venuti qui e sono loro che devono adattarsi!”
prof. sergio severino
12
Dialogo a più voci
›  Metà
anni ‘90 fanno la comparsa i termini: mediazione,
mediatori (linguistici e culturali).
›  Tappe:
1. 
2. 
3. 
› 
Origine esperenziale – tentativi e sperimentazioni
Diffusione progettuale – consolidamento progettuale e
metodologico
Visibilità della normativa – dalla periferia al centro
Integrazione di nuovi cittadini è un PROCESSO che
deve essere VOLUTO e CERCATO e che implica 3 (2+1)
condizioni:
1. 
2. 
3. 
Accesso
Servizi, risorse, luoghi, relazione, ecc.
Uso
Riconoscimento – da parte del Paese di accoglienza, dei
bisogni, delle specificità, delle differenze prof. sergio severino
13
›  I n t e g r a z i o n e
- Inserzione, incorporazione,
assimilazione di un individuo, di una categoria, di un
gruppo etnico in un ambiente sociale, in
un’organizzazione, in una comunità etnica, in una
società costituita (contrapposto a segregazione)”.
›  Interazione – è un fenomeno o processo in cui due o
più oggetti (agenti o sistemi) agiscono uno sull'altro.
Nel concetto di interazione è essenziale l'idea di
azione bidirezionale, il che la distingue dalla
relazione causa-effetto.
›  Interazione sociale - sequenza dinamica e mutevole
di atti sociali fra individui (o gruppi) che modificano
le proprie azioni e reazioni a seconda delle azioni
dei soggetti con cui interagiscono.
prof. sergio severino
14
›  Inclusione
- Una società inclusiva è basata sul rispetto
reciproco e sulla solidarietà, garantisce pari opportunità
e un tenore di vita dignitoso per tutti e considera la
diversità come un elemento di forza e non di divisione.
q  Strumenti dell'inclusione sociale – L'Index per l'inclusione
è un testo di Tony Booth e Mel Ainscow, pubblicato per
la prima volta nel Regno Unito nel 2000, usato come
strumento per promuovere l'inclusione nella scuola
previa autoanalisi di tutti i suoi aspetti.
q  INDEX è un documento completo a sostegno dello
sviluppo inclusivo delle scuole. In esso “l'inclusione si
riferisce all'educazione di tutti i bambini, ragazzi con BES
e con apprendimento normale” - «tutte le forme di
inclusione ed esclusione sono sociali e derivano
dall'interazione tra le persone e il contesto».
prof. sergio severino
Dialogo a più voci
15
›  Concetti
chiave che possono consentire di
superare sia l’assimilazione, sia il relativismo:
1. 
2. 
3. 
› 
› 
› 
› 
Uguaglianza delle opportunità
Sinallagma dei diritti/doveri
Gestione delle differenze
Assimilazione propria di un certo Universalismo
che può diventare Etnocentrismo
Relativismo che rischia di separare e distanziare
La MEDIAZIONE va DISVELATA e RESA AUTENTICA:
Necessità di integrare nella consapevolezza che
è un processo di negoziazione continua,
bidirezionale, complesso e complicato
prof. sergio severino
16
Dialogo a più voci
›  L’identità
– personale e culturale – non è data una
volte per tutte, per permanere immutabile nel
tempo, ma si costruisce e si trasforma durante
tutta l’esistenza, in relazione al mondo e con gli
altri; attraverso il gioco della conferma e della
disconferma, delle somiglianze e delle differenze,
delle specificità e delle uniformità (conformità,
obbedienza); grazie alla dialogicità che
caratterizza la vita umana e della quale dipende
la possibilità di essere riconosciuto.
prof. sergio severino
Dialogo a più voci
17
› 
Il concetto d'identità riguarda la concezione che un individuo
ha di se stesso nell'individuale e nella società.
› 
L’identità sociale è la risultante di tutte queste relazioni di
inclusione o di esclusione in rapporto a tutti i gruppi costitutivi di
una società.
› 
L’identità personale è il senso solido della propria autonomia e
della propria identità
› 
Identità personale e identità sociale interagiscono tra loro: il
nostro sé come una struttura, una rappresentazione mentale in
cui le informazioni individuali concorrono alla formazione del
«cuore» della rappresentazione, mentre le informazioni di
carattere sociale e culturale ne costituiscono gli aspetti via via
più esterni (Boca); rappresentazione di noi stessi che
proponiamo o meglio, "recitiamo” agli altri, come una
rappresentazione teatrale.
› 
(Erving Goffman in “La vita quotidiana come rappresentazione”,
1959)
prof. sergio severino
18
›  Una
Dialogo a più voci
visione diffusa presuppone che gli stranieri
rappresentino in primo luogo l’incarnazione della propria
cultura d’origine e non che essi siano, come è più degli
altri, individui aperti alle influenze più diverse.
›  La cultura non è un elefante – il grande SISTEMA simbolico
ereditato che sorregge una data sociatà – ma è anche
una libellula che col suo frenetico battitop di ali invisibili
accompagna le minuzie della vita di ogni giorno, come il
gioco, la metafora, le scelte quotidiane…
›  La cultura è viva, contingente e dinamica, inserita in un
processo di continuo cambiamento che si origina
attraverso gli scambi, gli incontri, l’accoglienza di altri
rapporti e anche dalla difesa dei propri principi e
riferimenti.
›  È il frutto di un processo storico di incontro/scontro che
ha prodotto STRATIFICAZIONI e intrecci che si possono
riconoscere nella popolazione, nell’espressione artistica,
nel paesaggio e nelle architetture delle città, nelle
pratiche linguistiche, nella tecnologia.
prof. sergio severino
* Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010.
Dialogo a più voci
19
›  I
riferimenti culturali sono, dunque, una sorta di mappa
che ci viene consegnata e che ci serve per esplorare la
realtà: sono un insieme di principi incarnati nelle pratiche
che rappresentano il repertorio operativo, fatto di scopi e
di azioni riconoscibili, ea cui le persone ricorrono per
costruire i loro progetti di vita.
›  La mappa culturale – che orienta e dirige le azioni e i
pensieri – si arricchisce nel tempo grazie alle relazioni con
gli altri e alle differenze che incontriamo sul nostro
cammino. Ma la mappa non è il territorio!
›  Gran parte delle relazioni tra gruppi e culture è, inoltre,
ASIMMETRICA (o complementare vs simmetrica), inserita in
rapporti di potere più o meno esplicito.
›  In particolare, la relazione tra coloro che lasciano il loro
paese per migrazione, povertà, guerre e la società che li
ospita è segnata da forme di subalternità e asimmetria.
prof. sergio severino
20
Dialogo a più voci
›  Come
ciascuno di noi è costruito dallo sguardo di
coloro che ci circondano, così la storia della nostra
società è illuminata la storia delle società con cui
essa è entrata in contatto.
›  Noi
comprendiamo noi stessi – la nostra cultura –
entrando in relazione con gli altri.
›  La
consapevolezza delle nostre appartenenze
diventa, dunque, esplicita nelle interazioni con gli
altri che ci sollecitano definirci e a confrontarci.
prof. sergio severino
21
Dialogo a più voci
›  L’incontro
con le culture diverse e con le altre storie
di persone e di gruppi mette in primo piano le
differenze che ci connotano, ma propone anche le
numerose e molteplici corrispondenze che ci
accomunano.
›  Le analogie – oltre alla comune umanità e ai valori
che illuminano l’avventura umana (e agli universali
culturali) – si collocano soprattutto su tre dimensioni:
1. 
2. 
3. 
La storia e la biografia personale
I simboli
Le emozioni
mediazione
prof. sergio severino
Dialogo a più voci
22
›  Diversità
– l’esser diverso, non uguale né simile: d’aspetto,
di colore, di opinioni, di gusti, biologica.
›  Differenza – costruzione sociale: distinzione tra enti
appartenenti a una stessa categoria concettuale, che
può comportare la specificazione dell'aspetto per cui
differiscono tra di loro.
›  Disuguaglianza - differenza nell’accesso alle opportuni, ai
privilegi, ai diritti: è una differenza (nei privilegi, nelle risorse
e nei compensi) considerata da un gruppo sociale come
ingiusta e pregiudizievole per le potenzialità degli individui
della collettività. È una differenza oggettivamente
misurabile e soggettivamente percepita.
CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DELLE MENOMAZIONI, DISABILITA'ED HANDICAP
(ICIDH) O.M.S. (1980)
prof. sergio severino
23
Della diversità e della disuguaglianza
› 
Menomazione: rappresenta qualsiasi perdita o anomalia di una
struttura o di una funzione, sul piano anatomico, fisiologico e
psicologico.
q 
q 
Minorazione - congenita
Deficit - danno
› 
Disabilità: conseguenza della menomazione, carenze parziali o
totali in una certa attività. È la limitazione o perdita
(conseguente a menomazione) della capacità di effettuare
una attività, nel modo o nei limiti considerati normali per un
essere umano, che possono essere temporanei o permanenti,
reversibili od irreversibili, progressivi o regressivi.
› 
Handicap: svantaggio, situazione, prodotto culturale, devianza.
Costituisce la situazione di svantaggio sociale, conseguente a
menomazione e/o disabilità, che limita o impedisce
l'adempimento di un ruolo normale per un dato individuo in
funzione di età, sesso e fattori culturali e sociali. prof. sergio severino
* Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010.
24
le fasi del processo percettivo
È la prima fase del processo di
conversione degli stimoli esterni in
esperienza dotato di significato
Ci esponiamo agli stimoli che ci sono
più familiari.
Riusciamo a prestare attenzione solo
ad alcuni aspetti dell’ambiente.
Riusciamo a trattenere solo alcuni
aspetti dell’ambiente
selezione
Esposizione
selettiva
Attenzione
selettiva
Quando percepiamo
selettivamente gli stimoli facciamo
un lavoro di organizzazione in un
insieme dotato di significato.
categorizzazione
È lo sforzo di dare senso agli insiemi
strutturati di stimoli, attribuendovi un
significato.
Interpretazione
* Giaccardi.
Ritenzione
selettiva
prof. sergio severino
25
La vita quotidiana si presenta come una realtà interpretata
dagli uomini e soggettivamente significativa per loro come un
mondo coerente.
›  La situazione in cui ci si trova faccia a faccia è il prototipo
dell’interazione sociale.
›  Quando ci si trova uno di fronte all’altro, la soggettività dell’altro
mi è accessibile in modo diretto, anche se io posso fraintendere
alcuni dei suoi atti.
›  Le relazioni con altri, nell’incontro diretto sono ampiamente
flessibili.
›  La realtà della vita comune contiene schemi di tipizzazione nei
cui termini gli altri vengono percepiti e trattati. ›  Finché non sono messe in dubbio le tipizzazioni guideranno e
determineranno fino a nuovo avviso le mie azioni nella
situazione.
›  Le tipizzazioni dell’altro sono suscettibili alla mia interferenza,
come le mie alla sua.
›  In altre parole, i due schemi di tipizzazione entrano in un
continuo “negoziato” nell’incontro diretto.
›  L e t i p i z z a z i o n i d e l l ’ i n t e r a z i o n e s o c i a l e , d i v e n t a n o
progressivamente anonime via via che si allontano dalla
situazione dell’incontro diretto
› 
* Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010.
prof. sergio severino
Dialogo a più voci
26
›  Autostima
- processo soggettivo e duraturo che
porta il soggetto a valutare e apprezzare se stesso
tramite l'auto-approvazione del proprio valore
personale fondato su auto-percezioni.
›  Stima di sé – si connota come un’esperienza molto
più soggettiva e autoreferenziale, legata molto più a
ciò che ognuno sente e pensa a proposito se stessi,
piuttosto che a quello che gli altri pensano di lui.
prof. sergio severino
Dialogo a più voci
27
Le province finite di significato - dinamiche
dell'interazione attraverso la definizione dei processi di
formazione dei significati intersoggettivi
›  Alla base del pensiero di A. Schutz c’è il problema della
“struttura significativa della vita quotidiana”: ora, poiché i
significati attribuiti alla vita quotidiana cambiano da un
contesto socio-culturale all’altro, egli riconosce la
pluralità dei mondi sociali e aggiunge che
l’interpretazione della realtà, la sua continua
elaborazione in modi diversi, sia un principio attivo anche
in ogni momento delle nostre vite individuali.
›  Noi possiamo guardare alla realtà da una pluralità di
punti di vista differenti a seconda dei particolari interessi
che abbiamo in determinati momenti per essa.
›  sguardo attenzionato, reciprocamente fondato tra
coscienze.
› 
prof. sergio severino
* Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010.
Dialogo a più voci
›  Alcuni
28
possibili rischi che il mediatore può correre, rispetto
alla sua DOPPIA appartenenza:
1.  Tendere a difendere la propria cultura di appartenenza,
occultandone gli aspetti problematici e presentandola
in maniera ideale e mitizzata.
2.  Aver seguito un percorso personale di passaggio di
campo e tendere a denigrare la cultura del paese
d’origine.
3.  Avere un’immagine rigida della cultura d’origine per vari
motivi e, quindi, proporre come diffusi e attuali dati,
aspetti e pratiche che sono superati nei fatti (visto il
carattere dinamico proprio di ogni cultura).
4.  Ritenere salienti, rispetto alla propria cultura, alcuni
aspetti più di altri (di tipo religioso, politico, ecc.) e
lasciare, invece, nell’ombra caratteristiche e aspetti che
ritiene secondari.
prof. sergio severino
* Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010.
29
Mediazione culturale & approccio interculturale
›  L’importanza
del prefisso inter- è data proprio
dall’enfasi che viene posta, non più sui due poli
(della mediazione), le due culture, ma sugli spazi di
riconoscimento inter-soggettivo, di reciprocità e di
cambiamento.
›  Non si tratta tanto di conoscere (spesso in maniera
folkloristica e super ficiale) le diverse culture,
sfogliandone un ipotetico catalogo (ponderoso,
poderoso e inaccessibile) e contando sull’apporto di
mediatori culturali, ma di approfondire capacità e
competenze che mettano in grado di sostenere la
relazione con la diversità.
prof. sergio severino
30
Mediatore culturale & Mediatore inter-culturale
›  Mediatore
culturale: ci riferiamo a coloro i quali,
in quanto membri della comunità di
appartenenza dei migranti, hanno il compito di
tutelare che questi non vengano dispersi e di
favorire la conoscenza con gli autoctoni.
›  Mediatore
inter-culturale: operatori che con
consapevolezza si interrogano e si attrezzano
per favorire – non tanto la transizione da una
cultura a un’altra – quanto la ricomposizione tra
riferimenti culturali, allo scopo di creare
momenti pedagogici capaci di andare oltre le
prof. sergio severino
reciproche differenze.
Tipi di mediazione
1. 
2. 
3. 
4. 
5. 
6. 
7. 
8. 
31
Mediazione civile
Mediazione culturale
Mediazione interculturale
Mediazione familiare
Mediazione linguistica
Mediazione organizzativa
Mediazione penale
Mediazione sociale
Prof. Sergio Severino
Mediazione civile
32
›  Il
compito principale del mediatore (organismo
pubblico o privato controllato dal Ministero della
Giustizia) è quello di condurre le parti all’ accordo
amichevole, assistendole nel confronto e
rimuovendo ogni ostacolo che possa impedire il
raggiungimento di una soluzione condivisa.
›  L'istituto
è finalizzato alla deflazione del sistema
giudiziario italiano rispetto al carico degli arretrati e
al rischio di accumulare nuovo ritardo; esso, infatti,
rappresenta uno dei pilastri fondamentali della
riforma del processo civile.
prof. sergio severino
33
Mediazione familiare
› La
mediazione familiare è un intervento
professionale rivolto alle coppie e finalizzato
a riorganizzare le relazioni familiari in presenza
di una volontà di separazione e/o di divorzio.
› Obiettivo
centrale della mediazione familiare
è il raggiungimento della co-genitorialità (o
bi-genitorialità) ovvero la salvaguardia della
responsabilità genitoriale individuale nei
confronti dei figli, in special modo se minori.
prof. sergio severino
34
Mediazione linguistica
› 
Il mediatore linguistico è un agente
bilingue che media tra partecipanti
monolingue ad una conversazione
appartenenti a due comunità linguistiche
differenti.
› 
Il suo compito è quello di facilitare la
comprensione.
prof. sergio severino
35
Mediazione organizzativa
›  E'
uno strumento utile per affrontare e risolvere
conflitti esistenti fra colleghi o fra responsabile e
collaboratore. ›  Lo
scopo della mediazione è di aiutare le
persone a trovare una soluzione al conflitto che
permetta a tutte le parti di uscirne vincenti. ›  E'
possibile ricorrere alla mediazione sia per
conflitti di carattere relazionale, sia per
problematiche più tipicamente aziendali.
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Mediazione penale (riparativa)
› Con
quest'ultima espressione si vuole indicare
un modello di analisi e intervento sul reato,
inteso come formalizzazione giuridica di uno
specifico micro conflitto sociale,
caratterizzato dal ricorso a strumenti che
promuovono la riconciliazione tra i soggetti
confliggenti (imputato e p.o.), la riparazione
simbolica e/o materiale delle conseguenze
negative del conflitto, nonché il
rafforzamento del senso di sicurezza
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collettiva.
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Mediazione sociale
› La
mediazione sociale, come pratica di
gestione costruttiva di micro-conflitti
sociali, è basata sull'incontro, la
discussione assistita e la produzione di
assetti di regolazione della microconvivenza consensuali.
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Intermediario
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›  In
diritto e in economia, un inter mediario
(conosciuto anche con il termine inglese broker) è
una persona (fisica o giuridica) o un gruppo di
persone che organizza le transazioni tra un
acquirente e un venditore, guadagnando la
commissione ad affare concluso.
›  Classicamente,
si distingue fra colui che effettua una
intermediazione e un mediatore, intendendo che il
primo agisce in rappresentanza degli interessi di una
o più fra le parti, ma non tutte, mentre il secondo, il
cui ruolo è mediare, è imparziale rappresentante di
tutte le parti.
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› Negoziazione
è il termine con cui si indica
la conduzione di un negozio, ovvero un
affare, una trattativa (non solo in senso
economico). Più in generale significa
avere un'interazione con un altro soggetto
al fine di conseguire i reciproci obiettivi.
› Il
giudizio arbitrale (o arbitrato) è un
giudizio privato, lodo, atto negoziale di
autonomia privata alternativo al giudizio
civile ordinario.
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Se dico mediazione…
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›  “La
mediazione è un processo attraverso il quale due o
più parti si rivolgono liberamente a un terzo neutrale, per
ridurre gli effetti indesiderabili di un grave conflitto”.
(Castelli, 1966)
›  “La mediazione linguistica e culturale si propongono
come uno spazio di prevenzione del disagio e della
conflittualità, permettendo l’espressione della domanda,
decodificandola e traducendola in termini di diritto”.
(Castiglioni, 1997)
›  “La mediazione interculturale favorisce i processi do
integrazione sociale, riducendo le difficoltà e le barriere
comunicative e di accesso, tra utenti stranieri e servizi,
attraverso la valorizzazione delle risorse interne
all’immigrazione”. (Balsamo, 1997)
›  “La mediazione è un atto intenzionale che consente di
creare o rendere evidenti i legami che sussistono tra due
soggetti apparentemente lontani. Significa collocarsi negli
spazi interpersonali per favorire collegamenti tra elementi
lontani: è un prisma che trasforma raggi di luce invisibili in
arcobaleno” (Tarozzi, 1998)
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Dialogo a più voci
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Se dico mediazione…
›  “Mediare
è azione che richiede l’esercizio di una
riflessione continua sul proprio modo di concepire il
senso di quel che si vuol fare o si sta facendo; è
vigilanza su se stessi, sui propri gesti e modi
comunicativi, nelle immagini e rappresentazioni che
si hanno degli altri; è conoscenza di premesse e
prefigurazioni di esiti all’interno di vincoli e
circostanze date. Ma è anche capacità di trarre
risorse e progetti dai momenti critici per costruire
contesti in cui parlare”. (Demetrio, 1997)
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Compiti del mediatore
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›  Scegliere
le forme corrette per comunicare (3 codici)
›  Costruire uno spazio interattivo e relazionale
appropriato.
›  Individuare i temi e gli argomenti da raccontare e da
farsi raccontare.
›  Mostrare interesse e sviluppare l’ascolto attivo per le
storie personali, familiari, parentali, trasformandole in
storie di tutti, in un puzzle narrativo che vien voglia di
ricostruire fino a renderlo metodo di pensiero e stile di
vita.
›  Tenere conto di parole e significati, gesti e linguaggi
non verbali, punti di vista differenti, storie personali e
appartenenze e riferimenti culturali differenti altrui.
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La prevenzione…
› Primaria
– agire sui fattori di rischio
› Secondaria
– intervenire sul fenomeno
manifesto (riduzione, eliminazione)
› Terziaria
– processi di ri-educazione, reinserimento, ri-abilitazione
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Sugli aspetti della comunicazione e
del linguaggio, Melchionda (2003),
individua quattro tappe del
processo di mediazione:
1. 
2. 
3. 
4. 
Comprendere i presupposti impliciti nel
rapporto tra i gruppi
Decentrare il punto di vista
Negoziare la definizione della situazione
Gestire l’eventuale conflitto culturale
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Obiettivi della mediazione:
1. 
2. 
3. 
4. 
Sviluppare un ascolto attivo.
Presa di coscienza rispetto ai propri
riferimenti e matrici percettivo-culturali e il
riconoscimento di altri “cornici” che danno
senso a fatti ed eventi.
Consapevolezza delle emozioni in gioco
nella relazione con l’altro.
Gestione creativa di malintesi e di conflitti.
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Servizi della mediazione:
1. 
2. 
3. 
4. 
5. 
6. 
7. 
8. 
9. 
10. 
11. 
12. 
13. 
14. 
15. 
16. 
17. 
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Interpretariato
Traduzione
Facilitazione della relazione
Informazione
Orientamento
Inserimento / re-inserimento
Accompagnamento
Presentazione della cultura d’origine
Presentazione degli obiettivi, regole, azioni e servizi
Prevenzione e gestione dei conflitti
Cambiamento delle modalità di lavoro
Riconoscimento/valorizzazione delle reciproche analogie/differenze
Eliminare gli ostacoli
Migliorare la prestazione
Apportare nuovi saperi e informazioni
Creare uno spazio di incontro intermedio
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Aprire nuove possibilità comunicativi
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