“L’Altro è un altro io diverso da me” (Jean-Jacques Rousseau, 1712-1778) Capirsi diversi* Modulo dell’insegnamento Metodi e Tecniche della Mediazione Interculturale e Gestione dei Conflitti 1 * Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010. prof. sergio severino UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ENNA “KORE” Facoltà di Studi Classici, Linguistici e della Formazione 2 Corso di Laurea LM/38 – LINGUE PER LA COMUNICAZIONE INTERCULTURALE A.A. Docente e-mail S.S.D. e denominazione disciplina Annualità Periodo di svolgimento C.F.U. Nr. ore in aula Nr.ore di studio autonomo 2016-2017 Giorno/i ed orario delle lezioni Sede delle lezioni Prerequisiti Propedeuticità Obiettivi formativi SERGIO SEVERINO [email protected] SPS/08 Teorie e tecniche della mediazione interculturale e gestione dei conflitti 1° anno 1° semestre 6 36 114 7, 14, 21, 28 novembre 2016, dalle 11,00 alle 14,00 12, 19, 20 dicembre 2016, dalle 11,00 alle 14,00 9, 13, 17*, 18, 19 gennaio 2017, dalle 11,00 alle 14,00 *(dalle 12,00 alle 15,30) Sede del Corso di Laurea nessuno nessuna Comprensione e gestione dei fattori che ostacolano (o favoriscono) il dialogo interculturale, nella cornice della più ampia questione del rapporto tra culture nel mondo globale, sulla base di un approccio interdisciplinare (sociologia, linguistica, antropologia, psicologia sociale). Acquisizione di strumenti epistemologici e metodologici per lo sviluppo di una società che rispetti l’alterità. Acquisizione di capacità relative alle pratiche di mediazione interculturale. La comunicazione interculturale prof. sergio severino La comunicazione non verbale. La comunicazione mediata. I concetti della comunicazione interculturale. Condizioni, modelli, prospettive. Propedeuticità Obiettivi formativi nessuna Comprensione e gestione dei fattori che ostacolano (o favoriscono) il dialogo interculturale, nella cornice della più ampia questione del rapporto tra culture nel mondo globale, sulla base di un approccio interdisciplinare (sociologia, linguistica, antropologia, psicologia 3 sociale). Acquisizione di strumenti epistemologici e metodologici per lo sviluppo di una società che rispetti l’alterità. Acquisizione di capacità relative alle pratiche di mediazione interculturale. La comunicazione interculturale La comunicazione non verbale. La comunicazione mediata. I concetti della comunicazione interculturale. Condizioni, modelli, prospettive. Idee e pratiche di mediazione interculturale – dall’idea ai progetti. Le pratiche e i contesti della mediazione. Relazioni, confini, significati, incidenti interculturali. Contenuti del Programma Le prepotenze nella scuola interculturale. Teatro e carcere: esperienze di mediazione culturale. Servizi socio-sanitari e mediazione transculturale. La mediazione nel “sistema salute”. Mediazione e integrazione: gli sportelli immigrati degli enti locali. Pregiudizi e stereotipi. Studio della formulazione degli atteggiamenti e comportamenti, pregiudizi, stereotipi, ostracismo, persecuzione, ecc.. Riflessione su fatti storici importanti (es. 11 settembre 2001) e sui loro effetti. Dissonanza cognitiva. Proiezione e discussione sui film ”Il fondamentalista riluttante”, “Il mio nome è Khan”. prof. sergio severino Metodologia didattica Risultati attesi Modalità di valutazione 4 Tradizionale: lezioni frontali. Multimediale (proiezione film): le proiezioni dei film saranno seguite da un dibattito e dalla stesura di una relazione da parte degli studenti, al fine di consentire loro di partecipare attivamente alla comprensione ed elaborazione dei contenuti. Risultati di apprendimento attesi, definiti secondo i parametri europei - Cinque descrittori di Dublino: 1. Conoscenza e capacità di comprensione (knowledge and understanding). Gli studenti dovranno ottenere conoscenze e capacità di comprensione, elaborare e applicare metodi e tecniche della mediazione interculturale, svolgere efficacemente ricerche (di primo e di secondo livello) sia esplorative, sia descrittive. 2. Capacità di applicare conoscenza e comprensione (applying knowledge and understanding). Gli studenti dovranno essere capaci di applicare le conoscenze e la comprensione e sviluppare abilità nella gestione delle problematiche (anche su tematiche inedite) connesse al settore di riferimento. 3. Autonomia di giudizio (making judgements). Gli studenti dovranno essere in grado di integrare le conoscenze (anche in maniera interdisciplinare) e gestire l’eventuale complessità disciplinare al fine di formulare giudizi in maniera critica e consapevole rispetto alle problematiche del settore, sia a livello sociale, sia etico. 4. Abilità comunicative (comunication skills). Gli studenti dovranno essere in grado di comunicare (chiaramente e senza ambiguità), utilizzando correttamente il registro specifico della disciplina, nonché di utilizzare le conoscenze acquisite per interagire efficacemente con interlocutori specialisti (e non). 5. Capacità di apprendimento (learning skills). Gli studenti dovranno sviluppare la capacità di apprendimento (nonché di auto-apprendimento), che consentirà loro, dopo il superamento dell’esame di questo insegnamento, di continuare a studiare il filone di studi in maniera autonoma e di essere in grado di sviluppare sia la ricerca bibliografica specifica, sia gli approfondimenti necessari. Esame orale. 1. 2. Testi adottati Ricevimento studenti Giaccardi C., La comunicazione interculturale nell’era digitale, Il Mulino, Bologna, 2012. Favaro G., Fumagalli M., Capirsi diversi. Idee e pratiche di mediazione interculturale, Carocci, Roma, 2011. Letture consigliate: 3. Esposito M., Vezzadini S. (a cura di), La mediazione interculturale come intervento sociale, Franco Angeli, Milano, 2011, saggi di pagina 61, 115, 207, 235, 315. Lunedì dalle 9,00 alle 10,30 e dalle 15,00 alle 16,30, presso lo studio n.33 (primo piano) del plesso “Scienze dell’uomo e della società”. prof. sergio severino 5 premessa Spesso si generano CONFLITTI perché, invece di aggredire il PROBLEMA, attacchiamo la PERSONA Situazione attuale Situazione desiderata conflitto armonia metodo RISOLUZIONE prof. sergio severino 6 premessa Quali sono le vere cause del problema? Qual è il vero conflitto? Qual è la situazione da cambiare e risolvere? Spazio problema Spazio soluzione conflitto armonia Allargare la percezione WIN - WIN prof. sergio severino Dialogo a più voci 7 Mediazione: è un termine polisemantico Ø Ø Ø Ø Ø Ø Ø Dividere Spartire Avvicinare Ricomporre Cammino Prossimità Approssimazione Facilitare la RELAZIONE Rendere fluide le INTERAZIONI Svelare e arginare i MALINTESI e i FRAINTENDIMENTI Nuovi bisogni DETERMINANO nuove funzioni Scomparsa di SPAZI COMUNI di SOCIALITA’ e di MEDIAZIONE prof. sergio severino * Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010. 8 Scomparsa di SPAZI COMUNI di SOCIALITA’ e di MEDIAZIONE Luoghi: antropologici, quindi tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di essere identitari, relazionali e storici. Non-Luoghi: Il neologismo definisce due concetti complementari ma assolutamente distinti: da una parte quegli spazi costruiti per un fine ben specifico (solitamente di trasporto, transito, commercio, tempo libero e svago) e dall'altra il rapporto che viene a crearsi fra gli individui e quegli stessi spazi. Il termine francese fu introdotto dall'etno-antropologo francese Marc Augé nel 1992, nel suo libro Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità (supermodernismo, inteso come evoluzione ulteriore rispetto al postmodernismo). Super-luoghi: rappresentano un’intensificazione del concetto di non-luogo; spazi, centri commerciali, aeroporti, isolati dalla realtà cittadina. Alcuni di questi non-luoghi sono diventati degli snodi importanti del tessuto urbano, sono molto frequentati, ci si va in gruppo e in famiglia, magari per passarci l’intera giornata. Trasformandosi in super-luoghi, i non-luoghi ridiventano almeno in parte spazi di scambio sociale. Sempre però nell’ottica del consumo, dato che si tratta quasi sempre di realtà strettamente dipendenti dalla società dei consumi. (da un’intervista a Marc prof. sergio severino Augé) * Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010. 9 Dialogo a più voci Il venir meno dei “tradizionali” ambiti di mediazione (familiari, aggregativi, comunitari, di appartenenza condivisa, ecc.) – e di relazione1 –assegna così a dei “professionisti” l’arte di smussare, comprendere e far comprendere, mediare, trovare territori e oggetti comuni, stabilire intese più o meno durevoli. Luoghi informali (vs. formali e non-formali) nella città e nei servizi, nei quartieri e nelle comunità2 , occasioni di incrocio di storie e di intreccio di vite, che si fanno più rari e indisponibili. Società a solidarietà meccanica vs Società a solidarietà organica (E. Durkheim, 1858, 1917). 1: disembedding - «enuclearsi dei rapporti sociali dai contesti locali di interazione e il loro ristrutturarsi attraverso archi di spazio – tempo indefiniti» (Giddens, 1994: 32). 2: Tönnies nell'opera Comunità e società (Gemeinschaft und Gesellschaft, 1887) individua due forme diverse di organizzazione sociale contrapposte: la comunità (Gemeinschaft) e la società (Gesellschaft). Mentre la forma comunitaria, fondata sul sentimento di appartenenza e sulla partecipazione spontanea, predomina in epoca pre-industriale, la forma societaria, basata sulla razionalità e sullo scambio, domina nella moderna società industriale. prof. sergio severino 10 Dialogo a più voci Il dispositivo della Mediazione, negli anni, ha conosciuto applicazioni e diffusione in AMBITI e SERVIZI differenti: ü ü ü Penale Familiare Sociale Negli ultimi tempi, l’impiego e la richiesta di mediatori sono sempre più diffusi nelle situazioni di contatto tra culture. I contesti e i paesaggi sociali cambiano rapidamente: l’incontro con l’altro, sporadico ed eccezionale fino a poco tempo fa (scarsa mobilità sociale orizzontale e verticale), diventa sempre più ingrediente dell’esperienza quotidiana, elemento di cui tenere conto nell’agire sociale ed educativo. prof. sergio severino * Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010. 11 Dialogo a più voci L’epoca contemporanea scopre, dunque, l’alterità nella prossimità, le differenze nei luoghi e nei tempi del vivere quotidiano. La compresenza e la mescolanza dei saperi, delle tradizioni, delle visioni del mondo, pongono con forza i temi dei diritti e dei doveri comuni, delle opportunità pari o equivalenti, dei servizi per tutti e per ciascuno. Si sedimentano comportamenti (vs atteggiamenti) di tolleranza a priori (1) o di negazione della differenza (2), che trovano la loro giustificazione nelle affermazioni del tipo: 1. “fanno così perché sono marocchini!” 2. “sono venuti qui e sono loro che devono adattarsi!” prof. sergio severino 12 Dialogo a più voci Metà anni ‘90 fanno la comparsa i termini: mediazione, mediatori (linguistici e culturali). Tappe: 1. 2. 3. Origine esperenziale – tentativi e sperimentazioni Diffusione progettuale – consolidamento progettuale e metodologico Visibilità della normativa – dalla periferia al centro Integrazione di nuovi cittadini è un PROCESSO che deve essere VOLUTO e CERCATO e che implica 3 (2+1) condizioni: 1. 2. 3. Accesso Servizi, risorse, luoghi, relazione, ecc. Uso Riconoscimento – da parte del Paese di accoglienza, dei bisogni, delle specificità, delle differenze prof. sergio severino 13 I n t e g r a z i o n e - Inserzione, incorporazione, assimilazione di un individuo, di una categoria, di un gruppo etnico in un ambiente sociale, in un’organizzazione, in una comunità etnica, in una società costituita (contrapposto a segregazione)”. Interazione – è un fenomeno o processo in cui due o più oggetti (agenti o sistemi) agiscono uno sull'altro. Nel concetto di interazione è essenziale l'idea di azione bidirezionale, il che la distingue dalla relazione causa-effetto. Interazione sociale - sequenza dinamica e mutevole di atti sociali fra individui (o gruppi) che modificano le proprie azioni e reazioni a seconda delle azioni dei soggetti con cui interagiscono. prof. sergio severino 14 Inclusione - Una società inclusiva è basata sul rispetto reciproco e sulla solidarietà, garantisce pari opportunità e un tenore di vita dignitoso per tutti e considera la diversità come un elemento di forza e non di divisione. q Strumenti dell'inclusione sociale – L'Index per l'inclusione è un testo di Tony Booth e Mel Ainscow, pubblicato per la prima volta nel Regno Unito nel 2000, usato come strumento per promuovere l'inclusione nella scuola previa autoanalisi di tutti i suoi aspetti. q INDEX è un documento completo a sostegno dello sviluppo inclusivo delle scuole. In esso “l'inclusione si riferisce all'educazione di tutti i bambini, ragazzi con BES e con apprendimento normale” - «tutte le forme di inclusione ed esclusione sono sociali e derivano dall'interazione tra le persone e il contesto». prof. sergio severino Dialogo a più voci 15 Concetti chiave che possono consentire di superare sia l’assimilazione, sia il relativismo: 1. 2. 3. Uguaglianza delle opportunità Sinallagma dei diritti/doveri Gestione delle differenze Assimilazione propria di un certo Universalismo che può diventare Etnocentrismo Relativismo che rischia di separare e distanziare La MEDIAZIONE va DISVELATA e RESA AUTENTICA: Necessità di integrare nella consapevolezza che è un processo di negoziazione continua, bidirezionale, complesso e complicato prof. sergio severino 16 Dialogo a più voci L’identità – personale e culturale – non è data una volte per tutte, per permanere immutabile nel tempo, ma si costruisce e si trasforma durante tutta l’esistenza, in relazione al mondo e con gli altri; attraverso il gioco della conferma e della disconferma, delle somiglianze e delle differenze, delle specificità e delle uniformità (conformità, obbedienza); grazie alla dialogicità che caratterizza la vita umana e della quale dipende la possibilità di essere riconosciuto. prof. sergio severino Dialogo a più voci 17 Il concetto d'identità riguarda la concezione che un individuo ha di se stesso nell'individuale e nella società. L’identità sociale è la risultante di tutte queste relazioni di inclusione o di esclusione in rapporto a tutti i gruppi costitutivi di una società. L’identità personale è il senso solido della propria autonomia e della propria identità Identità personale e identità sociale interagiscono tra loro: il nostro sé come una struttura, una rappresentazione mentale in cui le informazioni individuali concorrono alla formazione del «cuore» della rappresentazione, mentre le informazioni di carattere sociale e culturale ne costituiscono gli aspetti via via più esterni (Boca); rappresentazione di noi stessi che proponiamo o meglio, "recitiamo” agli altri, come una rappresentazione teatrale. (Erving Goffman in “La vita quotidiana come rappresentazione”, 1959) prof. sergio severino 18 Una Dialogo a più voci visione diffusa presuppone che gli stranieri rappresentino in primo luogo l’incarnazione della propria cultura d’origine e non che essi siano, come è più degli altri, individui aperti alle influenze più diverse. La cultura non è un elefante – il grande SISTEMA simbolico ereditato che sorregge una data sociatà – ma è anche una libellula che col suo frenetico battitop di ali invisibili accompagna le minuzie della vita di ogni giorno, come il gioco, la metafora, le scelte quotidiane… La cultura è viva, contingente e dinamica, inserita in un processo di continuo cambiamento che si origina attraverso gli scambi, gli incontri, l’accoglienza di altri rapporti e anche dalla difesa dei propri principi e riferimenti. È il frutto di un processo storico di incontro/scontro che ha prodotto STRATIFICAZIONI e intrecci che si possono riconoscere nella popolazione, nell’espressione artistica, nel paesaggio e nelle architetture delle città, nelle pratiche linguistiche, nella tecnologia. prof. sergio severino * Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010. Dialogo a più voci 19 I riferimenti culturali sono, dunque, una sorta di mappa che ci viene consegnata e che ci serve per esplorare la realtà: sono un insieme di principi incarnati nelle pratiche che rappresentano il repertorio operativo, fatto di scopi e di azioni riconoscibili, ea cui le persone ricorrono per costruire i loro progetti di vita. La mappa culturale – che orienta e dirige le azioni e i pensieri – si arricchisce nel tempo grazie alle relazioni con gli altri e alle differenze che incontriamo sul nostro cammino. Ma la mappa non è il territorio! Gran parte delle relazioni tra gruppi e culture è, inoltre, ASIMMETRICA (o complementare vs simmetrica), inserita in rapporti di potere più o meno esplicito. In particolare, la relazione tra coloro che lasciano il loro paese per migrazione, povertà, guerre e la società che li ospita è segnata da forme di subalternità e asimmetria. prof. sergio severino 20 Dialogo a più voci Come ciascuno di noi è costruito dallo sguardo di coloro che ci circondano, così la storia della nostra società è illuminata la storia delle società con cui essa è entrata in contatto. Noi comprendiamo noi stessi – la nostra cultura – entrando in relazione con gli altri. La consapevolezza delle nostre appartenenze diventa, dunque, esplicita nelle interazioni con gli altri che ci sollecitano definirci e a confrontarci. prof. sergio severino 21 Dialogo a più voci L’incontro con le culture diverse e con le altre storie di persone e di gruppi mette in primo piano le differenze che ci connotano, ma propone anche le numerose e molteplici corrispondenze che ci accomunano. Le analogie – oltre alla comune umanità e ai valori che illuminano l’avventura umana (e agli universali culturali) – si collocano soprattutto su tre dimensioni: 1. 2. 3. La storia e la biografia personale I simboli Le emozioni mediazione prof. sergio severino Dialogo a più voci 22 Diversità – l’esser diverso, non uguale né simile: d’aspetto, di colore, di opinioni, di gusti, biologica. Differenza – costruzione sociale: distinzione tra enti appartenenti a una stessa categoria concettuale, che può comportare la specificazione dell'aspetto per cui differiscono tra di loro. Disuguaglianza - differenza nell’accesso alle opportuni, ai privilegi, ai diritti: è una differenza (nei privilegi, nelle risorse e nei compensi) considerata da un gruppo sociale come ingiusta e pregiudizievole per le potenzialità degli individui della collettività. È una differenza oggettivamente misurabile e soggettivamente percepita. CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DELLE MENOMAZIONI, DISABILITA'ED HANDICAP (ICIDH) O.M.S. (1980) prof. sergio severino 23 Della diversità e della disuguaglianza Menomazione: rappresenta qualsiasi perdita o anomalia di una struttura o di una funzione, sul piano anatomico, fisiologico e psicologico. q q Minorazione - congenita Deficit - danno Disabilità: conseguenza della menomazione, carenze parziali o totali in una certa attività. È la limitazione o perdita (conseguente a menomazione) della capacità di effettuare una attività, nel modo o nei limiti considerati normali per un essere umano, che possono essere temporanei o permanenti, reversibili od irreversibili, progressivi o regressivi. Handicap: svantaggio, situazione, prodotto culturale, devianza. Costituisce la situazione di svantaggio sociale, conseguente a menomazione e/o disabilità, che limita o impedisce l'adempimento di un ruolo normale per un dato individuo in funzione di età, sesso e fattori culturali e sociali. prof. sergio severino * Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010. 24 le fasi del processo percettivo È la prima fase del processo di conversione degli stimoli esterni in esperienza dotato di significato Ci esponiamo agli stimoli che ci sono più familiari. Riusciamo a prestare attenzione solo ad alcuni aspetti dell’ambiente. Riusciamo a trattenere solo alcuni aspetti dell’ambiente selezione Esposizione selettiva Attenzione selettiva Quando percepiamo selettivamente gli stimoli facciamo un lavoro di organizzazione in un insieme dotato di significato. categorizzazione È lo sforzo di dare senso agli insiemi strutturati di stimoli, attribuendovi un significato. Interpretazione * Giaccardi. Ritenzione selettiva prof. sergio severino 25 La vita quotidiana si presenta come una realtà interpretata dagli uomini e soggettivamente significativa per loro come un mondo coerente. La situazione in cui ci si trova faccia a faccia è il prototipo dell’interazione sociale. Quando ci si trova uno di fronte all’altro, la soggettività dell’altro mi è accessibile in modo diretto, anche se io posso fraintendere alcuni dei suoi atti. Le relazioni con altri, nell’incontro diretto sono ampiamente flessibili. La realtà della vita comune contiene schemi di tipizzazione nei cui termini gli altri vengono percepiti e trattati. Finché non sono messe in dubbio le tipizzazioni guideranno e determineranno fino a nuovo avviso le mie azioni nella situazione. Le tipizzazioni dell’altro sono suscettibili alla mia interferenza, come le mie alla sua. In altre parole, i due schemi di tipizzazione entrano in un continuo “negoziato” nell’incontro diretto. L e t i p i z z a z i o n i d e l l ’ i n t e r a z i o n e s o c i a l e , d i v e n t a n o progressivamente anonime via via che si allontano dalla situazione dell’incontro diretto * Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010. prof. sergio severino Dialogo a più voci 26 Autostima - processo soggettivo e duraturo che porta il soggetto a valutare e apprezzare se stesso tramite l'auto-approvazione del proprio valore personale fondato su auto-percezioni. Stima di sé – si connota come un’esperienza molto più soggettiva e autoreferenziale, legata molto più a ciò che ognuno sente e pensa a proposito se stessi, piuttosto che a quello che gli altri pensano di lui. prof. sergio severino Dialogo a più voci 27 Le province finite di significato - dinamiche dell'interazione attraverso la definizione dei processi di formazione dei significati intersoggettivi Alla base del pensiero di A. Schutz c’è il problema della “struttura significativa della vita quotidiana”: ora, poiché i significati attribuiti alla vita quotidiana cambiano da un contesto socio-culturale all’altro, egli riconosce la pluralità dei mondi sociali e aggiunge che l’interpretazione della realtà, la sua continua elaborazione in modi diversi, sia un principio attivo anche in ogni momento delle nostre vite individuali. Noi possiamo guardare alla realtà da una pluralità di punti di vista differenti a seconda dei particolari interessi che abbiamo in determinati momenti per essa. sguardo attenzionato, reciprocamente fondato tra coscienze. prof. sergio severino * Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010. Dialogo a più voci Alcuni 28 possibili rischi che il mediatore può correre, rispetto alla sua DOPPIA appartenenza: 1. Tendere a difendere la propria cultura di appartenenza, occultandone gli aspetti problematici e presentandola in maniera ideale e mitizzata. 2. Aver seguito un percorso personale di passaggio di campo e tendere a denigrare la cultura del paese d’origine. 3. Avere un’immagine rigida della cultura d’origine per vari motivi e, quindi, proporre come diffusi e attuali dati, aspetti e pratiche che sono superati nei fatti (visto il carattere dinamico proprio di ogni cultura). 4. Ritenere salienti, rispetto alla propria cultura, alcuni aspetti più di altri (di tipo religioso, politico, ecc.) e lasciare, invece, nell’ombra caratteristiche e aspetti che ritiene secondari. prof. sergio severino * Favaro G., Fumagalli M., Carocci, 2010. 29 Mediazione culturale & approccio interculturale L’importanza del prefisso inter- è data proprio dall’enfasi che viene posta, non più sui due poli (della mediazione), le due culture, ma sugli spazi di riconoscimento inter-soggettivo, di reciprocità e di cambiamento. Non si tratta tanto di conoscere (spesso in maniera folkloristica e super ficiale) le diverse culture, sfogliandone un ipotetico catalogo (ponderoso, poderoso e inaccessibile) e contando sull’apporto di mediatori culturali, ma di approfondire capacità e competenze che mettano in grado di sostenere la relazione con la diversità. prof. sergio severino 30 Mediatore culturale & Mediatore inter-culturale Mediatore culturale: ci riferiamo a coloro i quali, in quanto membri della comunità di appartenenza dei migranti, hanno il compito di tutelare che questi non vengano dispersi e di favorire la conoscenza con gli autoctoni. Mediatore inter-culturale: operatori che con consapevolezza si interrogano e si attrezzano per favorire – non tanto la transizione da una cultura a un’altra – quanto la ricomposizione tra riferimenti culturali, allo scopo di creare momenti pedagogici capaci di andare oltre le prof. sergio severino reciproche differenze. Tipi di mediazione 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 31 Mediazione civile Mediazione culturale Mediazione interculturale Mediazione familiare Mediazione linguistica Mediazione organizzativa Mediazione penale Mediazione sociale Prof. Sergio Severino Mediazione civile 32 Il compito principale del mediatore (organismo pubblico o privato controllato dal Ministero della Giustizia) è quello di condurre le parti all’ accordo amichevole, assistendole nel confronto e rimuovendo ogni ostacolo che possa impedire il raggiungimento di una soluzione condivisa. L'istituto è finalizzato alla deflazione del sistema giudiziario italiano rispetto al carico degli arretrati e al rischio di accumulare nuovo ritardo; esso, infatti, rappresenta uno dei pilastri fondamentali della riforma del processo civile. prof. sergio severino 33 Mediazione familiare La mediazione familiare è un intervento professionale rivolto alle coppie e finalizzato a riorganizzare le relazioni familiari in presenza di una volontà di separazione e/o di divorzio. Obiettivo centrale della mediazione familiare è il raggiungimento della co-genitorialità (o bi-genitorialità) ovvero la salvaguardia della responsabilità genitoriale individuale nei confronti dei figli, in special modo se minori. prof. sergio severino 34 Mediazione linguistica Il mediatore linguistico è un agente bilingue che media tra partecipanti monolingue ad una conversazione appartenenti a due comunità linguistiche differenti. Il suo compito è quello di facilitare la comprensione. prof. sergio severino 35 Mediazione organizzativa E' uno strumento utile per affrontare e risolvere conflitti esistenti fra colleghi o fra responsabile e collaboratore. Lo scopo della mediazione è di aiutare le persone a trovare una soluzione al conflitto che permetta a tutte le parti di uscirne vincenti. E' possibile ricorrere alla mediazione sia per conflitti di carattere relazionale, sia per problematiche più tipicamente aziendali. prof. sergio severino 36 Mediazione penale (riparativa) Con quest'ultima espressione si vuole indicare un modello di analisi e intervento sul reato, inteso come formalizzazione giuridica di uno specifico micro conflitto sociale, caratterizzato dal ricorso a strumenti che promuovono la riconciliazione tra i soggetti confliggenti (imputato e p.o.), la riparazione simbolica e/o materiale delle conseguenze negative del conflitto, nonché il rafforzamento del senso di sicurezza prof. sergio severino collettiva. 37 Mediazione sociale La mediazione sociale, come pratica di gestione costruttiva di micro-conflitti sociali, è basata sull'incontro, la discussione assistita e la produzione di assetti di regolazione della microconvivenza consensuali. prof. sergio severino Intermediario 38 In diritto e in economia, un inter mediario (conosciuto anche con il termine inglese broker) è una persona (fisica o giuridica) o un gruppo di persone che organizza le transazioni tra un acquirente e un venditore, guadagnando la commissione ad affare concluso. Classicamente, si distingue fra colui che effettua una intermediazione e un mediatore, intendendo che il primo agisce in rappresentanza degli interessi di una o più fra le parti, ma non tutte, mentre il secondo, il cui ruolo è mediare, è imparziale rappresentante di tutte le parti. prof. sergio severino 39 Negoziazione è il termine con cui si indica la conduzione di un negozio, ovvero un affare, una trattativa (non solo in senso economico). Più in generale significa avere un'interazione con un altro soggetto al fine di conseguire i reciproci obiettivi. Il giudizio arbitrale (o arbitrato) è un giudizio privato, lodo, atto negoziale di autonomia privata alternativo al giudizio civile ordinario. prof. sergio severino Se dico mediazione… 40 “La mediazione è un processo attraverso il quale due o più parti si rivolgono liberamente a un terzo neutrale, per ridurre gli effetti indesiderabili di un grave conflitto”. (Castelli, 1966) “La mediazione linguistica e culturale si propongono come uno spazio di prevenzione del disagio e della conflittualità, permettendo l’espressione della domanda, decodificandola e traducendola in termini di diritto”. (Castiglioni, 1997) “La mediazione interculturale favorisce i processi do integrazione sociale, riducendo le difficoltà e le barriere comunicative e di accesso, tra utenti stranieri e servizi, attraverso la valorizzazione delle risorse interne all’immigrazione”. (Balsamo, 1997) “La mediazione è un atto intenzionale che consente di creare o rendere evidenti i legami che sussistono tra due soggetti apparentemente lontani. Significa collocarsi negli spazi interpersonali per favorire collegamenti tra elementi lontani: è un prisma che trasforma raggi di luce invisibili in arcobaleno” (Tarozzi, 1998) prof. sergio severino Dialogo a più voci 41 Se dico mediazione… “Mediare è azione che richiede l’esercizio di una riflessione continua sul proprio modo di concepire il senso di quel che si vuol fare o si sta facendo; è vigilanza su se stessi, sui propri gesti e modi comunicativi, nelle immagini e rappresentazioni che si hanno degli altri; è conoscenza di premesse e prefigurazioni di esiti all’interno di vincoli e circostanze date. Ma è anche capacità di trarre risorse e progetti dai momenti critici per costruire contesti in cui parlare”. (Demetrio, 1997) prof. sergio severino Compiti del mediatore 42 Scegliere le forme corrette per comunicare (3 codici) Costruire uno spazio interattivo e relazionale appropriato. Individuare i temi e gli argomenti da raccontare e da farsi raccontare. Mostrare interesse e sviluppare l’ascolto attivo per le storie personali, familiari, parentali, trasformandole in storie di tutti, in un puzzle narrativo che vien voglia di ricostruire fino a renderlo metodo di pensiero e stile di vita. Tenere conto di parole e significati, gesti e linguaggi non verbali, punti di vista differenti, storie personali e appartenenze e riferimenti culturali differenti altrui. prof. sergio severino 43 La prevenzione… Primaria – agire sui fattori di rischio Secondaria – intervenire sul fenomeno manifesto (riduzione, eliminazione) Terziaria – processi di ri-educazione, reinserimento, ri-abilitazione prof. sergio severino 44 Sugli aspetti della comunicazione e del linguaggio, Melchionda (2003), individua quattro tappe del processo di mediazione: 1. 2. 3. 4. Comprendere i presupposti impliciti nel rapporto tra i gruppi Decentrare il punto di vista Negoziare la definizione della situazione Gestire l’eventuale conflitto culturale prof. sergio severino 45 Obiettivi della mediazione: 1. 2. 3. 4. Sviluppare un ascolto attivo. Presa di coscienza rispetto ai propri riferimenti e matrici percettivo-culturali e il riconoscimento di altri “cornici” che danno senso a fatti ed eventi. Consapevolezza delle emozioni in gioco nella relazione con l’altro. Gestione creativa di malintesi e di conflitti. prof. sergio severino Servizi della mediazione: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 46 Interpretariato Traduzione Facilitazione della relazione Informazione Orientamento Inserimento / re-inserimento Accompagnamento Presentazione della cultura d’origine Presentazione degli obiettivi, regole, azioni e servizi Prevenzione e gestione dei conflitti Cambiamento delle modalità di lavoro Riconoscimento/valorizzazione delle reciproche analogie/differenze Eliminare gli ostacoli Migliorare la prestazione Apportare nuovi saperi e informazioni Creare uno spazio di incontro intermedio prof. sergio severino Aprire nuove possibilità comunicativi 47 prof. sergio severino