Gruppo Zoe È ancora possibile parlare di diritto alla relazione? Una proposta di intervento. Relatore: Dario Ferrario Gruppo di Lavoro: Camarda Piero, Ferrario Dario, Magni Margherita, Papini Silvia Il progetto è nato nell’ambito delle attività del Coordinamento per i servizi per il diritto di visita e di relazione della Provincia di Milano. Si è svolto a partire dal Settembre 2010 presso la sede dello Spazio Neutro della Provincia di Milano. L’idea era creare un’equipe sperimentale con competenze in ambito psichiatrico e pluralità di professionalità (coordinatore assistente sociale, psichiatra, psicologo, supervisore) per: - Seguire direttamente alcune situazioni inviate dai vari territori; - Fornire consulenze agli operatori dei diversi servizi. Il progetto nasce dal bisogno di sperimentare un nuovo modo di gestione delle situazioni nelle quali almeno uno dei due genitori è affetto da un disturbo psichiatrico grave questioni strutturali dei servizi piccoli spazi pochi operatori competenze aspecifiche difficoltà a tener e al centro il bambino Da una parte ci sono persone (genitori) con problematiche psichiatriche Dall’altra ci sono le funzioni genitoriali (costrutto altamente complesso) Mentre esiste la persona psichiatrica non esiste la genitorialità psichiatrica la genitorialità è sempre una relazione All’operatore di spazio neutro sono richieste competenze specifiche rispetto alla cura delle relazioni genitori-figli, ma non sono richieste competenze specifiche in ambito psichiatrico La difficoltà dell’operatore spesso risiede nel prendere atto di una diagnosi e nel determinarne l’impatto sulla funzione genitoriale. Valutazione del grado di compromissione delle competenze genitoriali e della possibilità di cambiamento L’idoneità genitoriale è definita dalla modalità che il genitore mette in atto per rispondere attivamente alle necessità e ai bisogni dei figli stessi. Alcuni elementi… Figli di genitori psichiatrici hanno una più alta probabilità di sviluppare disturbi psichiatrici; Genitori con disturbi psichiatrici manifestano aspetto deficitari nel senso di responsabilità nei confronti dei loro figli; Genitori con disturbi psichiatrici hanno spesso carenze e distorsioni nelle funzioni genitoriali; dati pregiudizi Se è chiaro che una persona in una fase acuta della malattia o sotto effetto di sostanze non è in grado di svolgere adeguatamente le sue funzioni genitoriali, ben più complesso è determinare quanto quell’inabilità sia transitoria o permanente e se esistano possibilità “riabilitative” Nei casi di genitori con disturbi psichiatrici gravi, che prevedono comunque una compromissione delle funzioni genitoriali, almeno in alcune fasi della patologia, è più importante interrompere o mantenere il legame tra genitore e figlio ? Importanza delle domande che ci accompagnano È ancora possibile parlare di diritto alla relazione? La necessità di uno sguardo nuovo. 1. La paura del genitore con patologia psichiatrica uno studio ha messo in luce come le madri affette da disturbi psichiatrici gravi abbiano due fantasie ricorrenti nei confronti della loro genitorialità: paura di perdere i figli a causa della malattia; paura di essere sostituite nel ruolo genitoriale Censura, mascheramento, negazione per salvaguardare il ruolo, diffidenza, aggressività, tendenza all’agito 2. La paura del genitore accompagnante - Esporre il figlio a una relazione disfunzionale - Rivivere esperienze dolorose passate - Rientrare in contatto con vissuti emotivi, ricordi negativi - Vedere messo in discussione il proprio ruolo genitoriale 3. La paura del minore - Paura di perdere il genitore - Paura di perdere l’altro genitore - Paura di ritrovare il genitore come l’ha lasciato - Paura di trovare un genitore cambiato - Paura di rivivere le stesse situazioni traumatiche Alla paura si affiancano vissuti di colpa, illusione, delusione, rabbia… 4. La paura dell’operatore - Come segnale - Come tutela per il bambino - Come risorsa per il lavoro con il genitore se individuata ed esplicitata Pericolosità del caso: imprevedibilità e incomprensione Paura e sicurezza non sono contrapposte, si può provare paura in un contesto che dà sicurezza, il problema è avere paura in un contesto che sicurezza non ne dà. L’isolamento dell’operatore è un potenziale pericolo L’equipe deve essere il luogo dove portare questi aspetti ed elaborarli Alleanza Verità Sofferenza Doppio Operatore Tra gli aspetti che consideriamo centrali per un buon lavoro sull’alleanza ricordiamo: Sviluppare e mantenere scambi empatici con l’utente; Lavorare in modo collaborativo con lui per definire e condividere obiettivi individualizzati; Condividere ed esplorare le valutazioni dei passi avanti/ risultati ottenuti step by step. L’incontro delle verità: tra diagnosi ed esperienze personali Il gioco a carte scoperte tra operatore e genitore con disturbo psichiatrico La verità condivisa: Cosa dire al figlio della malattia del genitore? Quanto c’è di raccontabile? Chi ne parla: l’operatore o il genitore? La ricerca dell’equilibrio tra il non creare false aspettative (mamma o papà starà bene, tornerà ad essere come prima, ecc.) e il non cancellare ogni speranza di una relazione possibile (nel caso in cui questa possa effettivamente costruirsi o ri-costruirsi) La sofferenza è il cuore pulsante della vita, il motore che spinge le persone a muoversi, a trovare soluzioni, a ricercare il cambiamento. La capacità di accogliere la sofferenza dell’altro è quindi una caratteristica che l’operatore di Spazio Neutro deve possedere nel suo dispositivo La sofferenza percepita può essere un indicatore sia della critica di malattia, sia della competenza genitoriale Molteplici sguardi sulla complessità Possibilità per i genitori di proiettare parti di sé differenti sui due operatori e di integrarle in un lavoro di equipe Aumento dell’efficacia degli interventi, ma anche dell’efficienza nei termini del rapporto costi benefici Dalla segnalazione alla presa in carico della situazione Primo passo: raccolta di materiale e informazioni utili compromesso tra pressione e necessità di valutazione L’avvio: i colloqui con il genitore con disturbi psichiatrici e i colloqui con l'altro genitore Un modo semplice per aprire il colloquio è, dopo essersi presentati, quello di chiedere all'utente se conosce il motivo dell'incontro con l'operatore La domanda successiva che porremo ad entrambi i genitori sarà chieder loro come hanno vissuto l'ordinanza. – (il terzo a cui rimandare) Può essere utile a questo punto soffermarsi su quelle che sono le rappresentazioni mentali di ciascun genitore in riferimento a sé e all’altro, chiedere quindi all'utente come considera il padre/madre del figlio rispetto alla sua competenza genitoriale È altrettanto utile effettuare un’indagine sulle fantasie dei genitori coinvolti nel percorso, siano essi incontranti o accompagnanti. Domande molto semplici ma molto utili, possono essere: “Secondo lei esiste la possibilità che questi incontri vadano bene? E se sì come? E se no, perché?”. Nelle situazione delle quali abbiamo larga documentazione, è importante nei primissimi colloqui riferire all'utente di aver preso visione di referti, CTU, perizie, che provano l'esistenza pregressa di un disturbo psichiatrico (tema della verità) e che ci interessa valutare se il disturbo persiste o meno e, in entrambi i casi, chiediamo all'utente di fornire ulteriore documentazione Il genitore è consapevole del suo disturbo? Sta facendo di tutto per curarsi? La malattia in questo momento sta condizionando e compromettendo alcune delle sue funzioni genitoriali? I colloqui di ambientamento con il minore Come è avvenuta la separazione dal genitore? Com’era la relazione con il genitore prima dell’interruzione? Che idea ha il minore della malattia del genitore? Che spiegazioni gli sono state fornite? Che fantasie si è costruito? Che relazione c’è tra il minore e il genitore con il quale vive? Informarsi sulla rete e sugli operatori con cui è venuto ed è attualmente in contatto il minore Una volta avviate le visite si rivela opportuno, in questi specifici casi più che negli altri, porre maggiore attenzione ad alcuni aspetti: Le dinamiche controtransferali legate alla paura (negazione, agiti). La paura è spesso un elemento presente nel corso di questi incontri, l’operatore deve tenerne conto per non sviluppare dinamiche relazionali che negando o non considerando la paura si traducano in agiti non tutelanti per il minore e per la ricostruzione della relazione fra genitore e figli. La presenza di due operatori su questi casi, l’equipe di riferimento e un luogo adeguato di lavoro sono la base per poter provare la paura pur sentendosi protetti; a questo si aggiunge un senso di protezione interno che l’operatore costruisce con le proprie competenze ed esperienze nella gestione delle situazioni complesse. Altre modalità controtransferali legate a «emozioni negative» I pregiudizi sulla patologia psichiatrica. È fondamentale che l’operatore si interroghi e prenda via via maggiore consapevolezza riguardo ai suoi pregiudizi e alle sue teorie sulla malattia mentale, e che sia disponibile a metterle in discussione. La modalità di interazione fra il minore e il genitore incontrante. Comunicazioni estremamente ricche e straripanti o, al contrario, asciutte e povere, anche in termini di quantità, qualità e intensità, rappresentano preziosi elementi da considerare. La possibilità di parlare della patologia psichiatrica. Spesso gli incontri protetti possono diventare il luogo e l’occasione in cui il genitore psichiatrico, con l’aiuto dell’operatore, parla al minore della sua malattia. integrazione di punti di vista: quello derivante dall’osservazione degli incontri protetti con il minore e dai colloqui in itinere con lui e quello che deriva dai colloqui con il genitore psichiatrico dopo l’incontro protetto. Per la natura stessa della maggior parte delle patologie psichiatriche, l’operatore deve continuamente ri-valutare l’idoneità degli incontri fra genitore e figlio e condividere col genitore stesso il suo punto di vista. Pensiamo ad un progetto che ruoti intorno ai bisogni del minore e che al contempo riesca a dare senso alla genitorialità̀ sospesa, al fine di riscoprire un modo nuovo e più̀ funzionale di essere padre o madre. L’operatore cerca di capire come stanno procedendo gli incontri dal suo punto di vista Spesso l’operatore funge da mediatore e da tramite fra ciò̀ che il minore vorrebbe dire o chiedere al genitore e ciò̀ che effettivamente riesce a comunicare durante le visite. Si può̀ così concordare insieme cosa dire al genitore e con quale modalità̀, con l’aiuto dell’operatore. «C'è un posto che non ha eguali sulla terra.. questo luogo è un luogo unico al mondo, una terra colma di meraviglie, mistero e pericolo. Si dice che per sopravvivere qui bisogna essere matti, quasi come un cappellaio. E per fortuna io lo sono.» Lewis Carroll, Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie