Leviathan 9 La nascita dello stato moderno deriva dal ridimensionamento del ruolo della chiesa e del Papa, perché la sovranità deve essere incondizionata e non può essere assoggettata ad un potere che non sia quello del sovrano stesso (ad una potestas indirecta). La negazione dell’universalismo: tutte le concezioni medievali del potere sono universalistiche, sia quelle che sostengono la supremazia del papato (teocrazia) come nel caso di Egidio Romano 1 (sostenitore della superiorità del sacerdotium rispetto al regnum, ispiratore dell’enciclica Unam sanctam di Bonifacio VIII), sia quelle che invece, come nel caso di Dante (Monarchia), sostengono l’autonomia dei due poteri (spirituale e temporale) o la superiorità di quello temporale, come nel caso di Guglielmo di Okham (Octo quaestiones de potestate papae) e Marsilio da Padova (Defensor pacis). Hobbes invece sulla scorta del principio affermato con la pace di Augusta e ribadito da quella di Vestfalia, dopo la lunga fase delle guerre di religione, afferma: “Sulla terra non c’è una Chiesa universale tale che tutti i cristiani siano vincolati ad obbedirle, perché sulla terra non c’è un potere a cui tutti gli altri siano soggetti. Ci sono cristiani all’interno di domini di molti principi e stati, ma ognuno di essi è soggetto allo stato di cui è membro e, di conseguenza, non può essere soggetto al comando di nessun’altra persona” (XXXIX 5). Il ruolo del clero: nello stato, il primato è del sovrano civile2. Nella prima venuta Cristo è venuto ad esortare, ad insegnare, non ad imporre (Egli ha detto: “Il mio regno non è di questo mondo”). Così il clero deve svolgere una funzione educativa, non di governo. Questo ruolo è assegnato ad esso dal sovrano, perché il controllo delle opinioni è la premessa necessaria al controllo delle opere degli uomini, in quanto essi agiscono in base a ciò che opinano. “I re cristiani sono ancora i pastori supremi del loro popolo e hanno il potere di ordinare i pastori che vogliono perché insegnino (…) al popolo affidato alla loro tutela” (XLII 68). H. riconosce al sovrano anche il diritto di somministrare i sacramenti, mentre il clero svolge il proprio compito su mandato (revocabile) del sovrano. Contro il cardinal Roberto Bellarmino3, autore del “De summo pontifice” H. contesta la supremazia del papa sui sovrani civili. “Colui che ascolta il proprio sovrano, se questi è cristiano, ascolta Cristo e colui che disprezza la dottrina autorizzata dal proprio re, se questi è cristiano, disprezza la dottrina di Cristo” (XLII, 106). “il potere del Papa, fosse anche San Pietro, non è né monarchico né ha qualcosa di archico o cratico, ma è soltanto didattico, perché Dio non accetta un’obbedienza forzata, ma soltanto volontaria” (XLII; 115). “I re cristiani ricevono il loro potere civile immediatamente da Dio e i magistrati ad essi subalterni esercitano i loro vari incarichi in virtù del mandato ricevuto da loro” (XLII 119). La confutazione del potere indiretto del papa: “ E’ stato già sufficientemente dimostrato in questo trattato che il diritto di tutti i sovrani è derivato originariamente dal consenso di ognuno di quelli che devono essere governati, sia quelli che lo scelgono lo facciano per la loro difesa comune contro un nemico, come quando si accordano tra loro per nominare un uomo o un’assemblea di uomini perché li protegga, sia che lo facciano per salvarsi la vita sottomettendosi al nemico conquistatore” (XLII, 123). “Gli uomini non possono servire due padroni (…) la distinzione tra potere temporale e potere spirituale è soltanto verbale” (ibidem). Ciò perché un potere soggetto ad un altro potere è da considerarsi strumento di quest’ultimo. Se esistono diversi stati (e non c’è dubbio che la Francia, la Spagna, Venezia siano degli stati, “e questi stati sono fatti da cristiani, vale a dire da diverse Chiese e i loro diversi sovrani sono capaci di comandare e di obbedire, di agire e di patire come un uomo naturale” vuol dire che non c’è un unico stato che comprende tutta la Cristianità. Se ci fosse questo stato disporrebbe sia del potere temporale che di quello spirituale. Il Papa non dispone del potere spirituale ( e quindi 1 1243 – 1316, autore del De Ecclesiastica potestate, teorico della plenitudo potestatis pontificia, afferma la superiorità del sacerdotium rispetto al regnum, sostenitore della teocrazia papale. 2Come aveva affermato Elisabetta I d’Inghilterra quando era scesa al trono dopo la morte di Maria “la cattolica”,mogliediFilippoIIrediSpagna. 31542 -1621 gesuita, fu coinvolto quale consultore del Sant’Uffizio nel processo a Giordano Bruno e a Galileo Galilei. AlbertoMadricardo–IlLeviatano‐20151di2 indirettamente neanche di quello temporale), perché fino alla nuova venuta di Cristo non c’è il “regno di Dio” sulla terra. Tutto ciò che è necessario ad un uomo per accedere alla vita eterna è di obbedire al suo sovrano e credere che Gesù è il Cristo. Se il sovrano è cristiano, non ci può essere contraddizione tra le leggi di Dio e quelle dello stato. Se il sovrano è infedele il suddito deve obbedire lo stesso, perché l’obbedienza al proprio sovrano è ispirata dalle leggi di natura e dai consigli degli apostoli. Il regno delle tenebre. “Il regno delle tenebre (…) non è altro che una confederazione di ingannatori che, per ottenere il dominio sugli uomini nel mondo presente, si sforzano, con dottrine oscure ed erronee, di estinguere la luce sia della natura, che del vangelo e di renderli impreparati per il regno di Dio a venire” (XLIV 1). Se non ci fosse il buio degli errori non ci sarebbero state le guerre e le ingiustizie che hanno segnato la storia della cristianità fin quasi dai tempi degli apostoli. Gli errori derivano da quattro cause: 1) le interpretazioni erronee della Scrittura; 2) la credenza nei demoni, spettri, fate ecc.; 3) l’assunzione degli errori della filosofia greca, in particolare di Aristotele; 4)la mescolanza a queste due e di storie finte od incerte. Errori derivano dall’incomprensione del fatto che il regno di Dio è stato istituito con Mosè ed è finito con l’elezione di Saul. Dal ritenere che il regno di Dio sia presente che la Chiesa presente sia il regno di Dio ed esso sia impersonato dal Papa, considerato vicario generale di Dio sulla terra. Dallo scambiare la consacrazione con la magia: nel sacramento dell’eucarestia ritenere che avvenga la transustanziazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Cristo (ciò che non è mami stato stabilito dalla Chiesa fino al tempo di Innocenzo III). Dagli incantesimi che accompagnano il senso del battesimo, del matrimonio, dell’estrema unzione, la dottrina del purgatorio, gli esorcismi, l’invocazione dei santi. Sull’immortalità dell’anima: “Solo dio sa (mentre l’uomo no) che cosa accade allo spirito dell’uomo dopo quando egli spira” (XLIV, 24) Citazione dell’Ecclesiaste (3, 19): Ciò che accade ai figli degli uomini accade agli animali; una sola cosa accade ad essi: come muoiono gli uni così muoiono gli altri; anzi hanno un unico soffio (un unico spirito), cosicché l’uomo non è superiore all’animale, poiché tutto è vanità”. Sull’inferno: “non riesco a trovare da nessuna parte che qualcuno vivrà nei tormenti per sempre. Sembra difficile affermare che Dio, che è il padre della misericordia e fa in cielo e in terra ciò che vuole, che dispone incuori degli uomini (…) punisca le trasgressioni degli uomini senza limiti di tempo e con tutte le torture più estreme che si possono immaginare ed oltre” (XLIV, 26). Solo agli eletti è concessa la resurrezione. “Solo loro non possono più morire e sono loro ad essere uguali agli angeli e ad essere figli di Dio, e non i reprobi. Ai reprobi dopo la resurrezione rimane una seconda ed eterna morte” (XLIV 29). “ci sono soltanto tre mondi: uno, dalla creazione al diluvio, che fu distrutto dall’acqua e che dalla Scrittura è chiamato il mondo antico; un altro, dal diluvio al giorno del giudizio, che è il mondo attuale e che sarà distrutto dal fuoco e il terzo, che dal giorno del giudizio in avanti, per sempre, e che viene chiamato il mondo a venire” (XLIV 32). La demonologia è un resto del paganesimo. Nasce da equivoci della fantasia. “Il nostro Salvatore, nel condurci verso il suo regno, celeste, non ha distrutto tutte le difficoltà relative alle questioni naturali (in altre parole: non ci ha detto come è fatto l’universo n.d.r), ma le ha lasciate per fare esercitare la nostra operosità e la nostra ragione” (XLV, 8). Il suo scopo era di comunicarci che lui è il Cristo, figlio del Dio vivente, inviato nel mondo per sacrificarsi per i nostri peccati. Il culto delle immagini, la canonizzazione dei santi, il portare le immagini in processione sono residui idolatrici del paganesimo. Le tenebre della filosofia La filosofia è la conoscenza acquisita per ragionamento, grazie al quale si perviene alla possibilità di riproduzione di ciò su cui si indaga (per es. i geometri definiscono le modalità con cui riprodurre le figure). La filosofia parte dall’esperienza e, se segue una procedura corretta, giunge all’enunciazione di verità generali, eterne ed immutabili. Le scuole di filosofia sono presenti in Oriente (India, Persia, Caldea, Egitto). Infine in Grecia, dopo che gli Ateniesi avevano accumulato tanta ricchezza da potersi dedicare alle discussioni. AlbertoMadricardo–IlLeviatano‐20152di2