UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI CATANIA Facoltà di Ingegneria Dipartimento Elettrico, Elettronico e Sistemistico Corso di Misure Elettriche Anno Accademico 2000-2001 Prof. Nicola Pitrone Relazione su METODI DI PONTE Gruppo di lavoro: Filippo Chimento Francesco Conticello Pasquale Di Maggio Federico Giordano Enrico Perez Guido Vagliasindi Gennaio 2001 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Generalità: A differenza del metodo voltamperometrico, che si basa su una relazione analitica dipendente da grandezze diverse rispetto a quella da misurare, i metodi di ponte prevedono dei procedimenti di confronto diretto fra grandezze fornendo così una precisione di misura maggiore. Il confronto fra le due grandezze avviene paragonandone gli effetti in modo da raggiungere una condizione di equilibrio che consenta di stabilire una ben definita relazione tra esse. Nei circuiti elettrici il raggiungimento dell’equilibrio è indicato, nella maggior parte dei casi, dall’annullarsi della corrente o della tensione in un ramo del sistema: da questo deriva la denominazione “metodi di zero”. Per i metodi di confronto si richiedono dunque: § Una grandezza di riferimento (campione) da confrontare con la grandezza incognita. § Degli organi di regolazione che consentono di raggiungere l’equilibrio. § Un rivelatore di zero, che altro non è che un rivelatore della condizione di equilibrio del sistema1. Sensibilità Un ruolo fondamentale in ogni metodo di zero è ricoperto dal fattore sensibilità. Questo perché e interessante valutare entro quali limiti di incertezza può considerarsi realizzato l’equilibrio. dx della grandezza incognita Occorre dunque valutare la minima variazione relativa x che si è in grado di percepire attorno ad una apparente condizione di equilibrio. Tale variazione corrisponde appunto alla sensibilità σ e si esprime in percentuale. La misura della sensibilità si può eseguire facilmente, dopo avere raggiunto l’equilibrio e avere ottenuto un certo valore x della grandezza da misurare. Dando, infatti, un incremento noto ∆x alla x si nota una deviazione ∆λ sul rivelatore di zero. Detta quindi dλ la minima deviazione percettibile da tale rivelatore si può scrivere la proporzione: dx ∆x : = dλ : ∆ λ x x Da cui deriva la relazione: σ= dx dλ ∆x = x ∆λ x 1 un qualunque strumento richiede però un valore minimo di segnale (corrente o tensione) per dare luogo ad una indicazione percettibile: la condizione di equilibrio sarà quindi apparentemente soddisfatta con un errore funzione delle caratteristiche dello strumento stesso. 2 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Nel caso di ponte in equilibrio posso allora sostituire a di sensibilità per la data misura: σ= ∆x ∆c il ottenendo il valore x c ∆c dλ c λ dove λ rappresenta la più piccola variazione percettibile sulla scala dello strumento ed è detta dunque risoluzione di questo. Posso allora determinare la sensibilità stabilendo la precisione percentuale: δ x % = δ a % + δb % + δ c % ± σ dove la sensibilità deve essere tale da non influenzare la precisione. Metodo di sostituzione In tutti i metodi di confronto, dunque, quando sia raggiunta la condizione di equilibrio si ottiene una relazione fra la grandezza incognita e le grandezze note: x = f (a, b, c,....., n) Se, dopo avere ottenuto l’equilibrio, si sostituisce alla grandezza x un’altra y, ad essa omogenea, nota e variabile, lasciando immutate le altre (a, b, c….), l’ equilibrio si otterrà per quel valore yo di y per cui è: y0 = f (a, b, c,........., n) e sarà perciò: x = y0 Questo procedimento è detto metodo di sostituzione. 3 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Metodi di ponte in continua e in alternata Sebbene i metodi di ponte in cc si possano ritenere dei casi particolari dei ponti in ca, questi ultimi presentano delle caratteristiche particolari che li rendono meno precisi e più complessi rispetto ai primi. In primo luogo, poiché non esistono campioni di f.e.m. alternata, non sono possibili misure di tensioni o correnti per confronto con i riferimenti assoluti. In secondo luogo gli strumenti rivelatori di zero per alternata sono molto meno sensibili rispetto ai corrispondenti in continua. Infine le relazioni di equilibrio in ca devono tenere conto di grandezze variabili sia in modulo che in fase e quindi è richiesta sempre la regolazione di due parametri (anziché uno solo) tra di loro indipendenti. Di conseguenza le misure coi metodi di ponte in alternata vanno fatte fino ad un determinato valore di frequenza ( ≤ 10Mhz ) oltre al quale si richiedono metodi ed apparecchiature del tutto particolari. METODI DI PONTE IN CORRENTE CONTINUA Il ponte di Wheatstone Il ponte di Wheatstone rappresenta uno dei metodi più antichi e diffusi per la misura di una resistenza: l’incognita viene confrontata con una resistenza nota c, mediante la regolazione di due resistori variabili a e b. Il ponte si dice in equilibrio quando è nulla la corrente nella diagonale CD. Fra i valori dei resistori del circuito sussiste allora la relazione: a x= c b Infatti si ha: I1 = I 2 ⇒ bI 1 = cI 2 aI 1 = xI 2 ⇒ Figura 1: ponte di Wheatstone a x= c b Tale condizione di equilibrio è indipendente sia dal valore della tensione di alimentazione che da quelli delle resistenze delle diagonali AB e CD: essa resta inalterata se si scambiano fra loro i due lati opposti o se si inverte la funzione delle diagonali, spostando cioè il rivelatore di zero in AB e l’alimentazione in CD. IL valore della resistenza x, fra i punti di contatto A e D, comprende sia le resistenze di contatto in serie con l’incognita, sia le resistenze di dispersione, ad essa in parallelo; il ponte risulta dunque adatto alla misura di resistenze dell’ ordine 1Ω ≤ R ≤ 10 5 Ω . 4 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 L’equilibrio si può ottenere equivalentemente: a § Mantenendo costante il valore e variando c. b § Mantenendo costante c e variando il rapporto fra a e b. Precisione del metodo di ponte L’errore relativo da cui è affetto il valore della resistenza x vale: dx da db dc = − + ±σ x a b c L’ultimo termine di sensibilità esprime il limite di incertezza dato dal rivelatore di zero e si verifica sperimentalmente. Esiste un caso particolare in cui i lati a e b sono costituiti da un unico filo calibrato di resistenza totale r, per cui: a a = b r−a e l’errore relativo è dunque: da db 1 rda 1 − = da + = a b a r − a a(r − a) che ha un minimo quando il denominatore è massimo cioè per a = b = r . 2 Un metodo efficace per diminuire l’influenza degli errori propri dei lati del ponte è quello di sostituzione. Si abbia infatti per un equilibrio, quando su AD è inserita la resistenza y: a y= c b con un secondo equilibrio, sostituendo la x alla y sul lato dell’incognita, si ottiene: a ∆c ∆c x = c 1 + = y 1 + b c c ∆c x è minore dell’errore sulla c se è << 1 , cioè se x e y c y hanno pressoché lo stesso valore. L’errore sul rapporto 5 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Un ulteriore metodo, detto della “doppia pesata”, consiste nell’eseguire due equilibri, scambiando fra di loro i lati a e b ottenendo: a x= c b b b ∆c x = c ' = c 1 + a a c ∆c ∆c c + c ' ⇒ x = c 2 1 + ≅ c 1 + = c 2c 2 e l’errore di misura in tal caso è dato da: dx dc = ±σ x c Determiniamo analiticamente la sensibilità del ponte di Wheatstone: Il risultato che otterremo sarà utile per stabilire quale tipo di galvanometro si deve adottare per la misura. Riduciamo il ponte al suo circuito equivalente supponendolo alimentato da una tensione costante E, con resistenza interna nulla. La f.e.m. a vuoto risulta: b c ∆E = E − c + x a + b che non è altro che lo squilibrio ai capi della diagonale di rivelazione BD. Figura 2: circuito equivalente Se, allora, desideriamo aumentare la sensibilità del ponte, agiamo tramite un incremento della resistenza c, così da ottenere: dE c+ x−c x ∆E = 0 ∆c = E ∆c = E ∆c 2 dc (c − x ) (c − x )2 x ∆c c ⇒ ∆E = E 2 x c 1 − c Allo stesso modo otteniamo la resistenza interna del generatore equivalente: xc ab (x + a )c Ri = + = x+c a+b x+c Figura 3: resistenze equivalenti 6 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 A questo punto è immediato il calcolo della corrente che fluisce nel rivelatore di zero e precisamente essa è: ∆E Im = Ri che dipende dal valore ∆c x x , e . c c a Doppio ponte Nella misura di valori di resistenze inferiori a 10Ω diventa importante il ruolo giocato dalle resistenze di contatto, per cui il metodo di ponte di Wheatstone diventa insufficiente per ottenere una buona precisione. Per eliminare tale effetto dei contatti si fa allora ricorso al doppio ponte detto anche ponte di Thompson che è costituito da resistori a 4 morsetti. Lo schema di tale ponte si riconduce al caso del ponte di Wheatstone tramite una trasformazione triangolo – stella. La condizione di equilibrio è dunque: ra ' a rb' x+ = c+ a '+b'+ r b a '+b'+ r a rb' a a ' ⇒x= c+ − b a '+b '+ r b b' Se si realizza che : a a' a b = ⇒ = b b' a ' b' la condizione di equilibrio sarà identica al caso del ponte di Wheatstone: Figura 4: doppio ponte a x= c b Gli effetti delle resistenze di contatto tra x e l’alimentazione, sono eliminati se le connessioni alle resistenze sono effettuate internamente ai contatti: una parte di queste resistenze viene a fare parte del valore di r, che non interviene nelle condizioni di equilibrio. Le resistenze di contatto verso a e a’ risultano in serie con resistenze di valore medio (dell’ordine della decina di ohm) per cui hanno effetto trascurabile. Il problema per la realizzazione della condizione è dato dalla presenza della resistenza r del conduttore tra i morsetti c e x. Volendo trovare la condizione di equilibrio, infatti, dobbiamo notare la presenza di un triangolo di resistenze a’, b’ ed r. 7 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Trasformiamo a stella: la nuova condizione di equilibrio sarà: a x + p = (c + q ) b s a a x= c+ q− p b b p q E’ importante quindi che si realizzi la condizione su p e q (che contengono r): a q− p=0 b Figura 5: trasformazione a stella Per mettere in evidenza l’effetto dato dalla presenza delle resistenze di contatto tra x e c apriamo il circuito in corrispondenza di r ottenendo lo squilibrio: b' r a a' lim r → ∞ − = b' a'+b'+ r b b' che non è altro che il valore di cui è opportuno correggere lo squilibrio. Andiamo a vedere ancora come scegliere il galvanometro in base ai valori delle resistenze. Se diamo una piccola variazione alla x spostando l’equilibrio del ponte possiamo osservare come le correnti che circolano nel circuito siano tutte molto piccole per cui è lecito considerare in corrispondenza della variazione, un circuito equivalente cin una generatore di tensione del valore ∆xI . Il circuito da considerare allora diventa quello di figura 6 la cui diagonale di rivelazione (comprensiva della resistenza interna dello strumento rg) vede il circuito equivalente di figura 7. G a a' Re q b' b V eq G Figura 7: circuito equivalente Figura 6 8 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 I parametri del circuito trasformato alla Thevenin sono: a ' b' ab Req = + a '+b' a + b b Veq = ∆xI a+b Quello che si vuole ottenere è una variazione relativa della corrente rivelabile più piccola della precisione dello strumento e quindi: Veq ≤ precisione dello strumento Re q + ∆x METODI POTENZIOMETRICI Il potenziometro è uno strumento che permette di effettuare misure con la precisione del campione utilizzato. Tale metodo unisce in sé le caratteristiche di un metodo di zero, di sostituzione e di confronto diretto. Poiché è possibile raggiungere sensibilità molto elevate, il potenziometro si presta, ad esempio, per il confronto di f.e.m. e cadute di tensione con le pile campioni, di pile campione fra di loro e per le tarature degli strumenti in corrente continua. Potenziometro a corrente costante e misura diretta. Tale tipo di potenziometro viene utilizzato per misurare un valore di tensione fornito da un generatore e a questo scopo viene utilizzato come riferimento la pila campione. Lo schema per la misura è il seguente: A R1 G R2 Ec Ex Figura 8: potenziomentro a corrente costante La tensione che viene usata per il confronto è quella ai capi di R2; Ec è la tensione della pila campione ed Ex il valore della tensione da misurare. La misura avviene nel seguente modo: § Si commuta l’interruttore su Ec e si regolano i resistori variabili fin quando il galvanometro non segna lo zero di corrente. 9 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 § Si valuta il valore della tensione erogata dal generatore campione: sia questa per esempio: Ec = 1.0564V § Si regolano i resistori R1 e R2, che sono cassette di resistenze a decadi, in modo tale che la somma dei valori delle resistenze sulle decadi corrispondenti sia uguale a 10 e che il valore del resistore R2 abbia i valori delle decadi corrispondenti a quelle del generatore: 1 0 5 6 .4 R2 9 10 5 4 .6 R1 Figura 9: resistori a decadi In tal modo si rende costante il valore di resistenza in tutto il circuito. § Si osserva che il valore di corrente per ottenere la tensione del campione deve essere fissata, nel caso specifico I=1 mA. A tal fine si regolano la tensione di alimentazione e la resistenza variabile a valle di essa. § Si commuta l’interruttore sulla tensione da misurare Ex. § Si fa variare il valore di R2 in modo tale da ottenere che la somma dei due resistori sia sempre costante, finché non si ottiene nuovamente l’equilibrio. § La nuova lettura del valore di R2 all’equilibrio (spostando opportunamente il valore della virgola) è il valore della tensione Ex, con la stessa precisione di misura del campione. Si può notare come nella prima fase della misura: R2 VR 2 = E = EC R + R1 + R2 mentre nella seconda fase: R' 2 V 'R 2 = E = EX R + R1 + R '2 da cui: R E X = EC 2 ' R2 10 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Limiti della misura potenziomentrica § Le correnti erogate dalle pile campione restano costanti se poco intense e di breve durata: poiché la misura potenziomentrica si basa proprio sulla precisione del campione è opportuno fare scorrere nel circuito correnti piccole. § La temperatura è una grandezza di influenza importante in quanto le correnti basse possono facilmente essere influenzate da essa. § Per controllare se la corrente è rimasta costante bisogna ritornare nelle condizioni precedenti: se il valore non è rimasto lo stesso si deve ripetere l’esperienza. APPLICAZIONI DEL METODO POTENZIOMENTRICO Taratura degli amperometri La taratura di un amperometro consiste nella determinazione dell’indice di classe di questo e quindi dell’errore assoluto massimo Il circuito di misura è tale che l’errore massimo è dato dalla differenza tra il valore di corrente letto sullo strumento e quello misurato dal rapporto tra la tensione ai morsetti AB e la resistenza campione R: E ε max = I L − X R Figura 10: circuito di taratura per un amperometro Di conseguenza l’indice di classe sarà: ε max 100[%] P La sorgente fornisce all’amperometro e al resistore R una corrente continua e regolare: il valore di R è scelto in modo tale che la tensione applicata al potenziometro risulto dell’ordine di 1 Volt, il che richiede, per correnti più elevate, una notevole dissipazione di potenza. n= 11 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Taratura di un voltmetro La taratura di un voltmetro risulta concettualmente e praticamente analoga a quella per l’amperometro, con la piccola differenza che per tensioni più elevate di 1 Volt si fa uso di un divisore di tensione (vedi appendice) all’ingresso del potenziometro. Lo schema elettrico è il seguente: Figura 11: circuito di taratura di un voltmetro Taratura di un wattmetro La taratura di un wattmetro si esegue , banalmente, dalla combinazione degli schemi di taratura dei voltmetri e degli amperometri. I circuiti di tensione sono separati in modo che la potenza segnata dallo strumento non crei problemi di dissipazione termica o di eccessivo consumo. Figura 12: schema di taratura del wattmetro 12 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 APPENDICE Divisori di tensione Dispositivo di Kelvin Varley Il dispositivo di Kelvin Varley serve per potere ottenere un valore di resistenza di valore costante è molto preciso. Figura 13: dispositivo di Kelvin Varley Esso è formato da undici resistenze di valore R a cui viene applicata una tensione V e da un cursore costituito da un resistore di valore 2R che si mette in parallelo a due delle resistenze fisse per ottenere un valore totale 10 R. Prelevando allora la tensione ai morsetti AC”, a seconda del punto in cui si trova il cursore, si possono prelevare tensioni che vanno da 0 a 9/10 di V. La precisione può essere ovviamente aumentata (nei limiti imposti dalle caratteristiche dei resistori) inserendo al posto del cursore di valore 2R, un cursore di uguale valore ma suddiviso in 10 resistori del valore R/5 a cui a sua volta è collegato un altro resistore variabile del valore 2R/5. La precisione così ottenuta è di 1/100 di V. Un altro dispositivo divisore usato per ottenere valori di tensione precisi è il seguente: Figura 14 Esso permette di ottenere dalla commutazione del tasto in B’ una tensione pari a V tra il morsetto C e massa, mentre se l’interruttore chiude su B il valore di E raccolto alla stessa porta è di 1/100 V. 13 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Ponti in corrente alternata. I ponti in corrente alternata si classificano in due grandi categorie: 1. PONTI A FREQUENZA INDUSTRIALE, usati nel campo delle frequenze acustiche, all’incirca da 50Hz a 1kHz; 2. PONTI A RADIOFREQUENZA, usati a frequenza superiori a 1kHz; Prima di fare qualunque discettazione in merito, occorre tenere sempre presente la frequenza alla quale si sta effettuando la misura, perché i componenti utilizzati nel circuito non sono ideali e cambiano la loro caratteristica al variare di questa. Un altro aspetto da tenere in considerazione è il rumore, che può falsare la misura; per evitarne gli effetti, si usano cavi schermati, come si fa con gli oscilloscopi, ma non sempre è possibile eliminare totalmente il rumore. I COMPONENTI UTILIZZATI SONO: • CAPACITORI VARIABILI: • INDUTTORI: presentano sempre una certa resistenza, e una certa capacità, cose che li allontanano molto dall’essere considerati un componenti ideali; addirittura, alla frequenza di risonanza, reattanza induttiva e capacitiva si eguagliano e l’induttore ha un comportamento puramente resistivo. Inoltre gli induttori avvolti su un nucleo ferromagnetico presentano perdite per isteresi e per correnti parassite, così si preferisce usare le FERRITI, che riducono di molto queste perdite, oltre a rendere più lineare il comportamento del componente, in quanto le ferriti hanno permeabilità magnetica relativa pressoché costante. • RESISTORI VARIABILI: sono quelli che più si avvicinano all’idealità; in radiofrequenza si utilizzano capacitori campione in aria, la cui capacità è variabile con la distanza fra le armature, che sono piane e parallele; per le frequenza acustiche si usano resistori variabili che vanno da pochi Ω al kΩ; questi però non vanno più bene a frequenze elevate perché introducono molto rumore nel circuito di misura; In questa sede si prenderanno in esame solo i ponti utilizzati nel campo delle frequenze acustiche. 14 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Ponti in corrente alternata a frequenza industriale. I ponti utilizzati in corrente alternate sono a 4 o più lati, a seconda della dinamica che si vuole ottenere, ma anche a seconda della natura e dell’entità della grandezza che si vuole misurare. Lo schema generale di un ponte in corrente alternata è il seguente: Z Z 1 2 Rivelatoredi Zero Z3 Z4 Figura 15: Schema generale di un ponte in corrente alternata Sulla diagonale di rivelazione non si mette un semplice galvanometro, ma un rivelatore di zero particolare, che deve lavorare bene ad una ben fissata frequenza. Le sue caratteristiche fondamentali sono: • SELETTIVITÀ: è la capacità nel distinguere i segnali a in base alla loro frequenza ed è molto importante perché elimina l’effetto delle armoniche della grandezza da misurare, armoniche spesso dovute a rumore; talvolta, per limitare le correnti di rumore, si usa il dispositivo detto “Terra di Wagner”, il cui scopo è far si che il rumore non passi dalle impedenze del circuito di misura, ma da altre vie; se il rivelatore di zero è collegato tra i morsetti A e B, vede le impedenze Z1, Z2, Z3, Z4; A Z Z 1 2 Rivelatore di Zero Z3 R B Z4 RB A Figura 16: Dispositivo di Wagner 15 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Se invece viene collegato tra A e la terra, vede le impedenze Z1, Z2, RA, RB, e per equilibrare il nuovo ponte che si ottiene, si gioca su RA e RB. Realizzati gli equilibri di entrambi i ponti, accade che sui due condensatori centrali non passa alcuna corrente. Invece le correnti sui due esterni vanno all’alimentatore e non interessano il circuito di misura. • SENSIBILITÀ: è la minima variazione relativa della grandezza incognita che si è in grado di percepire intorno ad una apparente condizione di equilibrio; misurata la grandezza incognita x, la si incrementa di una quantità nota ∆x, e si vede quanto vale i valore della deviazione ∆λ del rivelatore di zero; quindi se dλ è la minima deviazione percettibile di detto strumento, si definisce sensibilità σ il seguente rapporto: σ= dλ ∆x ⋅ ; ∆λ x In genere i rivelatori di zero sono caratterizzati da una frequenza di massima selettività e sensibilità, e due sono quelli più interessanti: • ORECCHIO UMANO: associato ad un trasduttore che converta il segnale elettrico in segnale acustico per mezzo di un amplificatore ad alto guadagno e a banda passate stretta (perché la frequenza non può variare molto), è il rivelatore che riesce a cogliere segnali di piccola potenza e a frequenza elevata; • ELETTRODINAMOMETRO: è un wattmetro elettrodimanico fatto per correnti molto piccole; si usa a 50Hz, e per sua costituzione risulta essere sensibile e selettivo; • GALVANOMETRO A VIBRAZIONE: è uno strumento fatto in modo da avere un momento di inerzia bassissimo in modo tale da riuscire a seguire tutte le vibrazioni; è costituito da un circuito risonante che lavora a frequenza superiore a quella di risonanza; All’equilibrio si ha: Z1 ⋅ Z 4 , ovvero Z 3 = Z1 ⋅ Z 4 ⋅ Y2 ; Z2 I ponti si classificano anche in • Ponti a Rapporto: un ponte si dice a rapporto quando le impedenze dei lati 1 e 2 sono elementi puri, in genere o due resistenze o due capacità campione; • Ponti a Prodotto: si dice invece ponte a prodotto quello in cui i lati 1 e 4 sono elementi puri; in entrambi i casi si ricava anche l’equazione che dà la fase dell’impedenza incognita: ϕ 3 = ϕ1 − ϕ 2 + ϕ 4 ; Z3 = 16 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 da questa equazione si vede se l’impedenza è induttiva o capacitiva. Si vedranno ora alcuni dei ponti più utilizzati per le misure di impedenze, a rapporto e a prodotto. Della prima categoria sono i ponti di De Sauty, Gott e Wien; della seconda quelli di Maxwell e Schering. Infine si vedrà il ponte universale. Ponti a Rapporto: Ponte di De Sauty E’ un ponte a rapporto reale per la misura di capacità; lo schema circuitale è il seguente: R1 R2 G Cx C4 Figura 17: ponte di De Sauty La relazione che permette di misurare la capacità Cx, all’equilibrio, è: R 1 1 R1 ; ⇒ C x = 2 C; = R1 jω C x jωC R 2 quindi il valore di Cx prescinde dalla frequenza del generatore, infatti nella relazione di equilibrio del ponte non compare. Ponte di Gott Però non si ha nessuna informazione sull’angolo di perdita del condensatore, di cui si deve tenere conto; allora lo schema circuitale equivalente che più conviene è quello di Gott, un ponte a rapporto reale: si devono inserire le resistenze R e Rx, che danno l’angolo di perdita rispettivamente dei condensatori C e Cx: 17 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 R1 R2 G Rx C4 Cx R4 Figura 18: ponte di Gott in questo modo le relazioni cambiano: Rx + R 1 = 1 jωC x R 2 1 ; ovvero: R + jωC R1 R x = R R ; 2 C = R 2 C; x R 1 moltiplicando membro a membro, si ottiene: R x C x = RC ; cioè l’angolo di perdita della capacità incognita si può calcolare a prescindere dalla conoscenza di R1e R2, infatti: tan δ x = ωR x C x = ωRC Ponte di Wien Si usa per la misura di induttanze per confronto con una campione; è un ponte a rapporto reale, e dallo schema circuitale qui riportato R1 R2 G Rx L4 Lx R4 Figura 19: ponte di Wien si può vedere che: 18 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 R x + jωL x = R1 (R 4 + jωL 4 ) ; cioè: R2 R 1R 4 R x = R ; 2 L = R 1 L ; x R 2 4 inoltre, dividendo membro a membro, si ricava l’angolo di perdita dell’induttanza a prescindere dai valori di R1 e R2: Lx L = 4 . Rx R4 Ponte di Owen È un ponte a rapporto puramente immaginario il cui schema circuitale è il seguente: R1 R2 G Rx Lx C4 R4 Figura 20: ponte di Owen Permette di determinare il valore di una induttanza per confronto con una capacità campione, allora si ha: 1 , quindi: R x + jωL x = jωR 1C 2 R 4 + jωC 4 C2 R1; R x = C4 L = R R C ; x 1 4 2 Ponti a Prodotto: Ponte di Maxwell È un ponte a prodotto reale, il cui schema circuitale è il seguente: 19 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 C2 R1 R2 G Rx R4 Lx Figura 21: ponte di Maxwell il generatore è sinusoidale e a 1000Hz; In questo modo, la relazione tra l’impedenza incognita e i lati noti, all’equilibrio è: 1 R x + jωL x = R 1R 4 + jωC 2 R2 Le resistenze e le capacità note sono campioni; la R2 e la C2 sono messe in parallelo perché se fossero in serie i valori di reattanza che si otterrebbero non sarebbero sufficienti a compensare il ponte, inoltre sarebbe fastidioso lavorare con la serie piuttosto che col parallelo. In questo modo è: R 1R 4 ; R x = R2 L = R R C ; x 1 4 2 Un altro schema del ponte di Maxwell è il seguente: R1 R2 G 2 1 Rx Lx R L4 R4 Figura 22: ponte di Maxwell in cui il commutatore serve a spostare la resistenza R su uno dei due lati, in modo da avere costanti di tempo per le induttanze, quella nota e quella da misurare, uguali. Se il commutatore è nella posizione 2, si ha: 20 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 R1 R = R C − R; x R2 R1 (R C + jωL C ); ⇒ R + R x + jω L x = R2 L = R 1 L ; x R 2 C Invece sulla posizione 1 è: R1 (R C + R ); R = x R2 L = R 1 L ; x R 2 C Se R=0, accade che R1 R = RC; x R2 L = R 1 L ; x R 2 C e dividendo membro a membro si ottiene: L Lx = C; Rx RC cioè le costanti di tempo dei due lati induttivi devono essere uguali. Se questo non accade, allora si ricorre alla R, mettendola sul lato opportuno per mezzo del commutatore e regolandola in maniera adeguata, in modo che sia realizzata la suddetta condizione. Come visto nei precedenti casi, sarà possibile calcolare l’angolo di perdita dell’impedenza incognita. Ponte di Schering Lo schema circuitale è il seguente: C2 R1 G Rx Cx R2 C4 Figura 23: ponte di Shering 21 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 È un ponte a prodotto puramente immaginario e si usa per misurare impedenze per confronto con una capacità campione: Rx + 1 + jωC 2 ; cioè: R2 C2 R x = C R 1 ; 4 C = R 2 C ; x R 1 4 R1 1 = jωC x jωC 4 e per quanto riguarda l’angolo di perdita: R xC x = R 2C2 . Ponte Universale È quello che meglio si adatta a tutte le situazioni, e lo schema è: C2 R1 R2 G R3 C4 C3 Figura 24: ponte universale La relazione che permette il calcolo dell’impedenza incognita è: 1 1 = − jR 1 R '3 + R x + j ωL x − ωC 3 ωC 4 1 ' + jωC 2 ; R2 cioè: C2 ' R x = C R 1 − R 3 ; 4 ωL = 1 − R 1 ; x ωC 3 ωC 4 R '2 Se però non c’è alcuna impedenza da misurare, il ponte deve comunque essere in equilibrio, cioè R3 − j 1 = − jR 1 ωC 3 ωC 4 1 + jωC 2 ; R2 cioè: 22 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 C2 R = R1; 3 C4 C = R 2 C ; 3 R 1 4 questi risultati, sostituiti nella precedente relazione di misura, danno: R x = R 3 − R '3 ; R1 1 1 ωL x = ωC R − ' ; R2 4 2 23 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 LABORATORIO SUI METODI DI PONTE Ponti in corrente alternata Ponte di Maxwell Abbiamo effettuato la misura di un induttanza realizzata mediante un avvolgimento di rame su un nucleo di materiale ferromagnetico. B A Per effettuare tale misura lo schema di ponte utilizzato è stata quella del tipico ponte di Maxwell con un resistore a cassetta dotato delle regolazioni su A e B e sulla resistenza R che, mediante la commutazione del tasto T, va a sommarsi all’induttanza campione o a quella incognita. G 2 1 Lx Rx R Lc Rc Figura 25: ponte di Maxwell I dati di targa della strumentazione e dei campioni utilizzati è la seguente: Generatore per conti in corrente alternata: TIPO G.P.2 Galvanometro: indice di classe [n]= 1.5 Vmax=2V Induttanza campione: L=0.01H Imax=1.5mA Rint= Consideriamo inizialmente il tasto in posizione 1 e teniamo conto della presenza di resistenze parassite sia per il campione sia per l’induttanza incognita. All’equilibrio sarà: jωL x + R x = A ( jωLc + Rc + R ) B Ovvero eguagliando parte reale ed immaginaria: A R x = B (Rc + R ) ωL x = A ωLc B Scegliamo per il galvanometro il valore di sensibilità più basso (1\100) e procediamo per tentativi per realizzare l’annullamento della corrente nella diagonale di rivelazione. 24 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Otteniamo valori prossimi all’equilibrio fissando la resistenza B al valore di 100 Ω e regolando il resistore A su ordini di grandezza prossimi compresi tra i 7 KΩ e 5 KΩ . Procediamo aumentando il livello di sensibilità ad 1/10 e i valori per l’equilibrio si spostano verso il valore di A (sempre tenendo fissato B al valore di 100Ω ) per valori prossimi ai 7 KΩ . A questo punto facciamo l’ultima prova a sensibilità σ = 1 e troviamo che il valore di A per l’equilibrio si assesta sul valore 7500 Ω . Commutiamo a questo punto l’interruttore in posizione 2 e ripetiamo l’esperienza giocando anche sul dispositivo a terra di Wagner, di cui lo strumento è dotato, e sulla sensibilità del generatore stesso. Dopo avere effettuato tale bilanciamento per avvicinarci all’equilibrio sfruttiamo la resistenza R portandola al valore di 100 Ω . Osserviamo però immediatamente che lo strumento indicatore si allontana dalla posizione di zero per cui diminuiamo il valore di R fino ad ottenere il risultato ottimale al valore di R = 0.6Ω (cioè praticamente un valore trascurabile) ed effettuando la regolazione fine sul galvanometro. Verifichiamo infine se l’equilibrio si mantiene riportando il tasto in posizione 1: per portare lo strumento allo zero effettuiamo una correzione finale sul valore di A che viene stabilito definitivamente al valore di 7590 Ω . I valori per l’equilibrio sono in definitiva: A = 7590ΒΩ B = 100Ω Lc = 0.01H R = 0.6Ω Trascurando la resistenza dell’induttanza campione i valori di resistenza e di induttanza incognite sono: A 7590 0.6 = 45.54Ω Rx = R = B 100 A 7590 Lx = Lc = 0.01 = 0.759 H = 759mH B 100 25 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Ponte universale In laboratorio è già predisposta un’apparecchiatura che costituisce il ponte universale per la quale è già soddisfatta la condizione di equilibrio preliminare. In essa tutti i collegamenti sono già predisposti e l’unica operazione da fare è dunque inserire l’elemento da misurare e quindi portare il ponte, in questa sua nuova configurazione, all’equilibrio, così come del resto si prevede che si operi. Lo schema di misura su cui operare è il seguente: Procediamo dapprima con la determinazione del valore di un’induttanza. La colleghiamo pertanto ai morsetti di test, avendo prestato in precedenza attenzione a azzerare tutti gli indicatori. Posizioniamo l’indicatore del tipo di elemento da testare sull’indicazione di induttanza e procediamo preventivamente a determinare, mantenendo per ora al minimo la sensibilità, l’ordine di grandezza dell’elemento in prova, ricercando quell’ordine per il quale l’indicazione del rivelatore di zero fosse la più vicina allo zero stesso. Rileviamo dunque che l’induttanza in gioco è dell’ordine dei µH . Procediamo a questo punto alla stima del suo valore esatto. L’operazione si svolge nel modo seguente: ruotiamo le manopole degli indicatori delle unità, decine e centinaia di µH . Ogni volta che otteniamo sull’indicatore lo zero aumentiamo la sensibilità dello strumento, allo scopo di ottenere una misura accurata. Nello stesso tempo cerchiamo di bilanciare le perdite (che ovviamente esistono in quanto l’induttanza è reale, per cui essa presenterà un cetra resistenza che darà luogo a dissipazione per effetto Joule). Procedendo in questo modo arriviamo al massimo della sensibilità in corrispondenza della quale otteniamo un valore di L=174 µH Con un fattore di bontà Q=1.2. 26 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 Procediamo successivamente alla misura di una capacità campione del valore di 0.0.1 µF e massima tensione sopportabile 500V. Dopo aver portato nuovamente tutti gli indicatori a zero ruotiamo la manopola relativa al tipo elemento in prova sull’indicazione capacità e procediamo come nel caso precedente. Troviamo un ordine di grandezza dei nF e una stima iniziale di circa 9 nF. Facciamo ora in modo di ottenere un maggior numero di cifre significative ruotano un’opportuna manopola. Procedendo esattamente come sopra troviamo un valore di capacità pari a C=9.95 nF Priva di perdite. Questa rappresenta una buona misura della capacità in questione se teniamo conto che abbiamo operato non usando cavetti schermati e con un rivelatore di zero non perfettamente funzionante. Osserviamo ancora che l’indicazione sul rivelatore di zero è fortemente falsata se viene toccato l’involucro esterno della capacità campione. Tale effetto si riduce se colleghiamo anche la massa tra la capacità e il ponte. LABORATORIO SUI POTEZIOMETRI Potenziometro a corrente continua e misura diretta. Eseguiamo la misura su una pila campione del valore di targa di 1.01858 V facendo uso di due cassette resistori a decadi. Facciamo uso del seguente schema elettrico: A R1 G R2 Ec Ex Figura 26: potenziometro a corrente continua e lettura diretta Regoliamo dunque il valore del resistore R2 a 10185.8 Ω e il resistore R1 in modo complementare ossia pari a 100925.2 Ω dove si è riportata una cifra nella penultima decade. Facciamo in modo che nella maglia principale circoli una corrente I = 100 µA , variando opportunamente il valore della resistenza variabile R’ di valore massimo 27 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001 10k Ω e mantenendo costante il valore di R1+R2=1111108 Ω e portando la tensione del generatore di costante a 11.5V. A questo punto osserviamo come la tensione ai capi della resistenza campione è pari a quella ai capi del resistore R2. Otteniamo l’equilibrio per valori di sensibilità decrescenti regolando il valore del resistore variabile R’ in modo opportuno. Spostiamo ora il commutatore sulla pila di valore incognito che è una pila a piattina di valore nominale di 9V, ma piuttosto scarica. Mantenendo sempre costante il valore di R1+R2 regoliamo il valore della R’ in modo tale da ottenere la corrente nella maglia principale pari sempre a 100 µA . A questo punto procediamo per tentativi variando il valore dei resistori complementari fino ad ottenere l’equilibrio: partiamo dunque dal valore di R2 pari a 90000 Ω e notiamo subito uno squilibrio positivo. Agiamo per tentativi fino al valore di 60721.0 Ω , valore per il quale il galvanometro segna con precisione lo zero. Poiché il metodo è a lettura diretta è il circuito è all’equilibrio osserviamo immediatamente come il valore definitivo di Ex è dato dal nuovo valore della resistenza R2 all’equilibrio moltiplicato per il valore della corrente (10^-4) ed è quindi, in definitiva, di 6.07210V. 28 Metodi di ponte © ing.elettrics_2000/2001