Economia Politica e Istituzioni Economiche

Economia Politica e
Istituzioni Economiche
Barbara Pancino
Lezione 18
Il ruolo della politica economica
Incertezza e poli.ca economica
Nonostante abbiamo affermato più volte che un giusto mix di
politica fiscale e monetaria può aiutare un paese a uscire da una
recessione, migliorare la situazione commerciale senza innescare
una crescita dell’attività economica e quindi anche dell’inflazione,
stimolare l’investimento e l’accumulazione di capitale, etc…è
sempre più diffusa la convinzione che le autorità di politica
economica debbano limitare il loro intervento nell’economia.
-  Anche se le autorità di politica economica hanno buone
intenzioni, a volte finiscono per fare più male che bene.
-  Le autorità di politica economica agiscono spesso nel loro
interesse, che non coincide necessariamente con il benessere del
paese.
Quanto ne sanno davvero i macroeconomis.?
In caso di un’economia con elevata disoccupazione quali quesiti si
dovrebbe porre la banca centrale nel caso stia considerando
l’opportunità di usare la politica monetaria per aumentare l’attività
economica?
Pensate alla sequenza logica che lega un’espansione della moneta a
un aumento della produzione e a tutti i quesiti che si dovrà porre la
banca centrale per valutare l’opportunità e l’ammontare
dell’espansione monetaria:
-  L’elevato tasso di disoccupazione segnala che la disoccupazione è
al di sopra del suo tasso naturale, oppure che il tasso naturale è
aumentato?
-  Se il tasso di disoccupazione è molto vicino al tasso naturale, non
c’è il rischio che una politica monetaria espansiva riduca la
disoccupazione al di sotto del tasso naturale, provocando in tal
modo un’accelerazione dell’inflazione?
Quanto ne sanno davvero i macroeconomis.?
-  Ma di quanto diminuiranno i tassi di interesse a breve in seguito
alla variazione dell’offerta di moneta? Di quanto diminuiranno i
tassi d’interesse a lungo termine in seguito alla riduzione dei tassi
di interesse a breve? Di quanto si deprezzerà la moneta
nazionale?
-  Quanto tempo ci vorrà prima che i tassi di interesse a lungo
termine influenzino la spesa per consumi e per investimenti?
Dopo quanto tempo si manifestano gli effetti della curva J e la
bilancia commerciale migliora? Qual è il rischio che tali effetti si
verifichino troppo tardi, quando ormai l’economia si sarà già
ripresa?
Quanto ne sanno davvero i macroeconomis.?
Nel valutare tali questioni, la banca centrale – o in generale i
responsabili della politica macroeconomica – di solito non tirano a
indovinare, ma si basano su modelli macroeconometrici.
Le equazioni incluse in tali modelli forniscono stime del
comportamento delle stesse relazioni in passato. Il problema è che
modelli diversi danno risposte diverse, in quanto sono costruiti su
strutture differenti e includono equazioni e variabili diverse.
Consideriamo uno shock di politica monetaria: l’economia dell’area
dell’euro sta registrando una crescita corrispondente al tasso
normale e, nel corso di un anno, la Bce decide di aumentare il tasso
di interesse nominale di breve periodo di un punto percentuale.
Cosa succederà al livello di produzione nell’area dell’euro?
Quanto ne sanno davvero i macroeconomis.?
La tabella mostra la deviazione della produzione dal caso base,
ovvero una crescita corrispondente al tasso normale, prevista dai 4
modelli macroeconomici disponibili per l’area dell’euro.
Quanto ne sanno davvero i macroeconomis.?
Tutti i modelli macroeconomici disponibili per l’area dell’euro
descrivono l’economia come l’abbiamo studiata finora:
l’economia tende al suo equilibrio di medio periodo in cui la
produzione ed il tasso di disoccupazione sono al loro livello
naturale.
Tutti i modelli ipotizzano che i mercati finanziari, le imprese e le
famiglie assumano le decisioni economiche in base alle proprie
aspettative “razionali” circa il futuro.
Il range di risposte derivante da questo gruppo di modelli
determina un certo grado di incertezza relativo agli interventi di
politica economica.
L’incertezza può giustificare
un minor intervento pubblico nell’economia?
I responsabili della politica economica dovrebbero limitare il loro
intervento nell’economia, semplicemente perché gli effetti delle
loro azioni sono incerti?
In generale, la risposta è sì.
Teoria dell’incertezza accumulata: se gli effetti della politica
economica sono incerti, politiche più attive aumentano l’incertezza.
Incertezza e limiti agli interventi di politica
economica
Gli effetti della politica macroeconomica sono caratterizzati da
notevole incertezza.
Tale incertezza dovrebbe indurre a maggiore prudenza nell’attuare
misure correttive dell’economia e a usare una politica economica
meno attiva. L’obiettivo generale della politica economica dovrebbe
essere evitare recessioni prolungate, prevenire eccessive espansioni
e debellare eventuali pressioni inflazionistiche.
Nel definire le politiche economiche non si dovrebbe perseguire il
cosiddetto“fine tuning”, cioè volere a tutti i costi raggiungere un
obiettivo prefissato, come una disoccupazione costante o una
crescita stabile della produzione.
Aspettative e politica economica
L’uso della macroeconomia per controllare l’economia è
fondamentalmente diverso dal controllo di una macchina
complessa (come si pensava 30 anni fa).
L’economia è infatti composta da persone e da imprese che
cercano di anticipare le azioni del governo e che rispondono alle
politiche correnti, ma anche alle aspettative sulla politica futura.
In passato, l’analisi della politica macroeconomica utilizzava in gran
parte la “teoria del controllo ottimo”.
La politica economica può essere considerata come un“gioco”
tra il governo e l’economia.
Invece di utilizzare la teoria del controllo ottimo, la“teoria dei
giochi” permette di analizzare la politica economica attraverso
l’interazione strategica tra i giocatori.
Dirottamenti aerei e negoziazioni
La maggior parte dei governi ha stabilito di non negoziare in alcun
modo con i dirottatori di aerei. L’obiettivo è scoraggiare i
dirottamenti, togliendo ogni incentivo a dirottare un aereo.
A dirottamento avvenuto, perché non negoziare?
Annunciare di non essere disposti a negoziare, ma negoziare in caso
di dirottamento.
A prescindere dal fatto che, a dirottamento avvenuto, le trattative di
solito hanno un esito migliore, la politica più appropriata è
impegnarsi a non negoziare.
Rinunciando all’opzione di negoziare, il governo può prevenire
efficacemente i dirottamenti.
Un riesame di inflazione e disoccupazione
Si supponga che la banca centrale annunci che seguirà una politica
monetaria compatibile con un’inflazione nulla.
Se la banca centrale mantiene la sua promessa, sceglierà un tasso
di disoccupazione pari al suo tasso naturale.
A questo punto, la banca centrale può migliorare l’esito deviando
dalla politica annunciata di inflazione nulla: accettando un pò di
inflazione, può ridurre notevolmente la disoccupazione.
Incoerenza temporale: incentivo a deviare dalla politica annunciata
una volta che i giocatori hanno fatto le loro mosse.
Come diventare credibili?
Come può la banca centrale impegnarsi a non deviare da una
politica annunciata?
Un modo per stabilire la credibilità è rinunciare al proprio potere di
azione. In alternativa:
-  rendere indipendente la banca centrale;
-  incentivare la banca centrale ad adottare un orizzonte temporale
più lungo;
scegliere un governatore «conservatore», cioè che sia
particolarmente avverso all’inflazione.
- 
Questi sono i passi compiuti da molti paesi negli ultimi due decenni:
è stata accordata più indipendenza alle banche centrali; è stato
allungato il mandato dei governatori; i governi hanno spesso
nominato governatori ritenuti più «conservatori» di quanto non lo
fossero loro stessi, cioè che si preoccupassero più dell’inflazione che
non della disoccupazione.
Inflazione e indipendenza della banca centrale
Una maggiore indipendenza della banca centrale è sistematicamente
associata a un’inflazione minore
Incoerenza temporale e restrizioni
all’intervento pubblico nell’economia
In presenza di problemi di incoerenza temporale, porre limiti alla
politica economica – come un tasso costante di crescita della
moneta – può essere una buona soluzione.
Tuttavia questa soluzione può avere costi elevati se impedisce del
tutto l’uso della politica macroeconomica. Soluzioni più
convenienti, di solito, prevedono la costituzione di istituzioni più
efficienti (come una banca centrale indipendente) che possano
attenuare il problema dell’incoerenza temporale, senza eliminare la
politica monetaria come strumento di stabilizzazione
macroeconomica.
Politica e politica economica
I politici evitano spesso di prendere decisioni dolorose e si prestano
agli interessi dei loro elettori; la politica di parte blocca il processo
politico, non consentendo di arrivare a risultati concreti.
Per attuare gli interventi macroeconomici è necessario
contemperare tra loro obiettivi di breve e di lungo periodo, per
esempio perdite di breve periodo contro guadagni di lungo periodo
o, viceversa, guadagni di breve periodo contro perdite di lungo
periodo.
Se gli elettori non sono lungimiranti, oggi una maggior crescita può
far vincere le elezioni. Si parla di ciclo economico politico,
caratterizzato da una crescita mediamente più elevata prima delle
elezioni piuttosto che dopo le elezioni.
I giochi tra le autorità di politica economia e
gli elettori
Evoluzione del rapporto debito/Pil negli Stati Uniti dal 1900.
Gli episodi di aumento del debito pubblico sono avvenuti in circostanze avverse,
non per calcoli elettorali: la prima guerra mondiale, la grande depressione e la
seconda guerra mondiale (periodi di calo eccezionale della produzione e aumento
della spesa pubblica).
I giochi tra le autorità di politica economia e
gli elettori
Tassi medi di crescita del Pil per ciascuno dei quattro anni di ogni governo
del Regno Unito a partire dal 1974 al 2007.
Anno di governo
primo
secondo
terzo
quarto
quinto
Conservatori
1,46
1,26
1,29
1,39
1,35
Laburisti
1,34
1,65
1,89
0,82
1,50
Media
1,40
1,47
1,59
1,16
1,43
Sembra possibile concludere che i governi conservatori, a differenza dei
propri oppositori, abbiano cercato di stimolare l’economia verso la fine del
proprio mandato al fine di vincere le elezioni.
I giochi tra i responsabili della politica economica
Al crescere del debito, la crescente necessità di ridurre il disavanzo
potrebbe costringere il parlamento e i governi futuri a ridurre la
spesa (cosa che altrimenti non sarebbero stati disposti a fare).
Tuttavia, data l’impopolarità di queste manovre, solo quando il
disavanzo avrà raggiunto livelli preoccupanti e sarà urgente
provvedere al rientro, uno dei partiti rinuncerà alle sue posizioni.
Gli studiosi di teoria dei giochi definiscono queste situazioni guerre
di attrito: la speranza che prima o poi l’avversario finisca col cedere
genera prolungati e costosi ritardi.