Il girasole

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Il girasole
Negli ultimi dieci anni questa composita, sfruttata principalmente
per il suo olio di semi, è diventata una delle colture principali degli
Stati Uniti. Tra le fonti di olio vegetale è seconda solo alla soia
di Benjamin H. Beard
el 1716 in Inghilterra fu concesso
un brevetto ad Arthur Bunyan
N per un procedimento con cui
«da una certa semente inglese potrebbe
essere estratto un olio dolce di grande valore per tutte le persone interessate alla lavorazione della lana, a pittori, a conciatori di
cuoio ecc... tale olio è da estrarre dai semi
dei fiori comunemente chiamati e conosciuti con il nome di girasole, di ogni tipo, sia
semplici sia doppi». In Europa questa è
stata la prima testimonianza di uno sviluppo che ha portato il girasole a occupare il
secondo posto dopo la soia tra le fonti di olio
vegetale e a rappresentare una delle colture
commerciali più importanti in moltissime
nazioni. Un indice della sua crescente importanza risiede nel fatto che negli USA la
superficie destinata a girasole è passata
dalle poche centinaia di ettari del 1970 ai
circa 1,6 milioni di ettari del 1980. La maggior parte dei semi raccolti viene utilizzata
per ottenere l'olio di girasole, la cui produzione è ammontata nel 1979-1980 a 5,6
milioni di tonnellate.
L'URSS, con 4,5-5,0 milioni di ettari
coltivati per anno, è da diverso tempo il
maggior paese produttore di semi di girasole nel mondo; dal 1960 la sua produzione è rimasta piuttosto stabile. L'Argentina, con una superficie coltivata di
poco superiore a un milione di ettari, è dal
1965 al secondo posto. Seguono in ordine
di importanza gli Stati Uniti, l'Australia e
il Canada. La superficie complessivamente coltivata a girasole in 35 paesi è passata
dai 6,5 milioni di ettari degli anni cinquanta ai 9,8 milioni del 1977.
Il girasole appartiene alla famiglia delle
Compositae, la più vasta tra le piante vascolari, la quale comprende anche l'astro,
il crisantemo, la dalia, la lattuga, la calendula, il senecio. la zinnia. Il nome del
girasole, sia in latino, Helianthus (dal greco helios, Sole, e anthos, fiore) sia in moltissime altre lingue, fa riferimento alla
caratteristica della pianta di volgere durante il giorno la calatide verso il sole.
Questo marcato eliotropismo dell'intera
infiorescenza del girasole, denominato
nutazione, deriva dalla torsione del peduncolo fioraie. Dopo il tramonto il pe78
duncolo gradualmente si raddrizza in
modo che all'alba la calatide sia di nuovo
rivolta verso est. Quando la pianta raggiunge lo stadio di antesi (l'apertura dei
fiori) la nutazione cessa; dopo di che le
calatidi sono orientate sempre verso est.
Si conoscono circa 100 specie di Hehanthus, 50 delle quali sono originarie
dell'America settentrionale e 15 dell'America meridionale. Le piante appartenenti a questo genere hanno un'infiorescenza a capolino (il termine botanico della calatide) costituita da numerosi piccoli
fiori fittamente inseriti sul ricettacolo. La
parte posteriore della calatide è ricoperta
da piccole brattee verdi chiamate fillodi.
Circondano l'infiorescenza i cosiddetti
, fiori del raggio, le ben note strutture gialle
simili a petali. Questi fiori non hanno alcun ruolo nella riproduzione delle piante
tranne che nel funzionare come richiamo
per le api e altri insetti impollinatori.
All'interno del raggio vi sono numerosi
piccoli fiori completi, conosciuti come
fiorellini del disco. Ogni fiore può potenzialmente sviluppare un achenio, o seme,
che botanicamente è un frutto. Una pianta matura può portare da 250 a 1500 semi
disposti a spirale nella grossa struttura
circolare delimitata dai fiori del raggio.
L'importanza commerciale del girasole
deriva dal fatto che in molte regioni questa specie può produrre una quantità di
olio per unità di superficie superiore a
qualsiasi altra coltura. La resa in semi
delle moderne cultivar di girasole può
superare i 30 quintali per ettaro, sebbene
la media sia generalmente inferiore ai 15
quintali. Nelle varietà selezionate per la
produzione di olio i semi contengono circa il 40 per cento di olio di buona qualità
ed esente da costituenti tossici.
a prima pubblicazione che descrive il
' girasole è di Rembert Dodoens in un
erbario del 1568. Sebbene questo ed erbari successivi citino il Perù o l'America
centrale come zona di origine del girasole
comune, attualmente si pensa che esso sia
nativo dell'America settentrionale, probabilmente delle regioni sudoccidentali
degli odierni Stati Uniti. Le esplorazioni
archeologiche hanno rilevato la presenza
di girasole, sia della forma coltivata sia di
quella selvatica, in diverse zone dell'America settentrionale. Sono state trovate
prove che fanno risalire le prime coltivazioni al 3000 a.C. in alcune località dell'Arizona e del Nuovo Messico.
Numerosi esploratori europei rilevarono nel Nord America che gli indigeni utilizzavano già i semi del girasole. Alcune
tribù raccoglievano i semi da piante selvatiche, altre tribù coltivavano il girasole
insieme ad altre specie. Ancor prima dell'arrivo degli europei gli indigeni americani avevano riconosciuto il valore delle
piante con un solo stelo (il tipo coltivato),
che hanno calatidi più grandi e semi più
grossi delle piante ornamentali con fusto
ramificato, e le avevano selezionate. In
effetti gli indiani avevano operato il primo miglioramento genetico, molto probabilmente in maniera involontaria o forse attraverso una selezione basata sullt
preferenze delle diverse tribù.
I semi di girasole furono importati in
Europa verso la fine del XVI secolo (è
documentato che furono portati in Spagna nel 1581) e in un primo tempo furono
fatti crescere come pianta ornamentale o
come curiosità vegetale. Gradualmente la
pianta si diffuse dall'Europa alla Russia, e
qui diventò ben presto un'importante coltura, in parte probabilmente a causa di
La fotografia della pagina a fronte mostra un campo di girasoli in una fattoria vicina a Fargo, Nord
Dakota. A questo stadio, dai 30 ai 45 giorni dalla maturazione, le calatidi sono orientate tutto il
giorno verso est. Prima della comparsa dei fiori le calatidi, grazie a un meccanismo di torsione del
peduncolo, sono durante il giorno costantemente rivolte verso il sole, per cui al tramonto si
trovano orientate verso ovest. Dopo il tramonto inizia la torsione del peduncolo in senso inverso,
torsione che all'alba avrà riportato le calatidi a essere di nuovo rivolte verso est. Le tecniche
agronomiche di coltivazione del girasole in pieno campo sono simili a quelle che vengono impiegate per la coltivazione del mais. La raccolta viene generalmente eseguita con una mietitrebbia.
Infiorescenza di girasole in antesi, cioè allo stadio di fioritura; essa è costituita da due tipi di fiori: i fiori del raggio, che sono quelle strutture gialle molto simili a petali, e i fiori del disco, che
sono quelli centrali molto piccoli e circondati dai fiori del raggio. Gli acheni, o semi, si sviluppano
nei fiori del disco. Nella fotografia, i fiori del disco si trovano in stadi differenti di sviluppo.
Tipi diversi di girasole producono semi per l'estrazione dell'olio (a sinistra) e semi da confezione
(a destra). I semi da olio sono neri e hanno un contenuto in olio superiore al 40 per cento. Dopo
l'estrazione dell'olio si ha un panello ricco di proteine che viene utilizzato come mangime per
animali. I semi da confezione sono grigi o bianchi con striature nere, grige o marrone. Il contenuto
in olio è di circa il 30 per cento. I semi più grossi di quest'ultimo tipo sono utilizzati per il consumo umano diretto; i semi più piccoli sono invece destinati a becchime per uccelli e pollame.
80
una limitazione della Chiesa che proibiva
il consumo di quasi tutti i cibi ricchi di olio
durante la quaresima. E il girasole era
stato introdotto troppo di recente per essere incluso nella lista.
Quando la coltura cominciò ad assumere una certa importanza iniziarono in
Russia i primi lavori di selezione. Nel
1880 la cultivar «Mammoth Russian»
cominciò a essere venduta dalle ditte
sementiere negli Stati Uniti. Verso la fine
del secolo scorso diverse altre cultivar,
selezionate sempre in Russia, vennero
introdotte negli USA, dove però il girasole, sebbene fosse stato oggetto di particolari attenzioni, non diventò un fattore significativo per l'agricoltura.
Nonostante ciò, i genetisti agrari cominciarono sin dal 1890 a migliorare il
girasole. I primi tentativi furono diretti a
sviluppare la resistenza alla piralide
(Homoeosoma nebullela), un lepidottero
che allo stadio di larva si nutre dei semi
in crescita. I maggiori successi conseguiti
dai primi programmi di miglioramento
genetico riguardarono la maturazione
più precoce e l'incremento del contenuto
in olio dei semi.
Successivamente un programma di
miglioramento che ebbe particolarmente
successo fu sviluppato nell'URSS da V.
S. Pustovoit. Nel 1940 il contenuto medio in olio della maggior parte dei semi di
girasole in commercio era di circa il 33
per cento; nel 1965 Pustovoit stava già
valutando linee cellulari con un contenuto in olio superiore al 50 per cento. Egli
aveva anche realizzato dei tipi resistenti all'orobanche, un'erba parassita che si
sviluppa sulle radici delle piante, introducendo tratti resistenti ottenuti da specie selvatiche.
Nel 1942 Eric D. Putt del Canadian
Department of Agriculture sviluppò una
cultivar più bassa e a maturazione precoce denominata Sunrise. Questa cultivar
ebbe successo come coltura oleifera dal
1943 al 1948, fino a quando condizioni
ambientali sfavorevoli e un attacco di
ruggine scoraggiarono gli agricoltori dal
coltivare questa specie. Nel 1955 Putt e
Waldemar E. Sackston scoprirono importanti fonti di resistenza alla ruggine in
alcune specie selvatiche. La realizzazione
di nuove cultivar resistenti ne rese di nuovo conveniente la coltivazione.
Ti ra gli anni cinquanta e sessanta anche
-L le cultivar migliori presentavano una
variabilità piuttosto elevata. Per esempio,
piante diverse, nello stesso campo, arrivavano all'antesi in un periodo compreso
tra le tre e le cinque settimane. La raccolta doveva essere ritardata sino a che la
maggior parte delle piante fosse ben matura, e questo ritardo comportava spesso
un costo maggiore. Inoltre, nelle zone in
cui erano necessari interventi per proteggere il raccolto da malattie o insetti, occorrevano più trattamenti, le cui spese si
aggiungevano al costo di produzione.
Putt aveva dimostrato che i semi derivanti dall'incrocio tra due differenti linee
omozigoti davano piante che producevano circa il 25 per cento in più delle piante
Il girasole in Italia
Il consumo alimentare delle materie grasse, nei paesi della CEE, ha subito negli ultimi anni un
notevole incremento orientato maggiormente verso gli oli di origine vegetale che, qualitativamente, costituiscono un prodotto migliore in confronto ai grassi di origine animale. Questi ultimi
infatti, risultano più ricchi di acidi grassi saturi, che, come è noto, vanno ad aumentare il tasso del
colesterolo nel sangue, a differenza degli oli di semi che sono più facilmente digeribili e meglio
metabolizzati dall'organismo. In particolare, in Italia, sotto il profilo qualitativo, l'alimentazione
lipidica è basata per circa 1'85 per cento sugli oli vegetali, di oliva e di semi, mentre negli altri paesi
comunitari tale quota di consumo è appena del 40-50 per cento.
Nel 1966 i paesi della CEE, constatando la comune situazione deficitaria di prodotti oleari,
decisero di favorire la coltura di piante oleaginose - e in particolare colza e girasole - i cui semi
rappresentano oltre 1/3 delle importazioni del settore. Questa decisione ha determinato un certo
interesse, nel mondo agricolo italiano, per queste colture. In Italia l'interesse si è incentrato
particolarmente sul girasole, la cui coltivazione ha subito un rapido e notevole aumento nel giro di
pochi anni, raggiungendo circa 50 000 ettari nel 1980. É interessante rilevare che nel decorso
decennio la distribuzione regionale della coltura è andata gradualmente spostandosi dal centronord, ove ha lasciato spazio alla maidi-coltura, al centro-sud, ove più acuto si fa il problema
dell'approvvigionamento idrico. Infatti nel 1970 la superficie investita a girasole si trovava per il
99 per cento nelle regioni centro-settentrionali; passava quindi all'80 per cento nel 1975 e al 62
per cento nel 1977. Nelle Puglie, al contrario, si è passati da qualche ettaro coltivato nel 1970 ai
20 000 ettari del 1980. Recentemente in tale regione si è utilizzato il girasole anche in secondo
raccolto, dopo il grano.
La progressiva riduzione della diffusione del girasole nell'Italia settentrionale, che fino al 1968
era l'unica zona interessata a tale coltura, deve considerarsi, anche ai fini della pianificazione di un
programma agricolo, un fenomeno irreversibile. Infatti, le caratteristiche di adattamento di tale
oleifera ai terreni con limitato apporto idrico di falda ne fanno una coltura idonea alla diffusione
nella bassa e media collina, ovvero nelle zone pianeggianti asciutte dell'Italia centro-meridionale.
L'aumento della superficie investita è coinciso, in conseguenza della introduzione in coltura di
alcune fra le migliori varietà selezionate in URSS e nei paesi balcanici, con un aumento della
produzione unitaria media nazionale di oltre 5 quintali per ettaro, passando, così, nel giro di pochi
anni, da 15 a oltre 20 quintali per ettaro. Tra l'altro le varietà russe, oltre a favorire l'insediamento
e l'espansione dell'elianticoltura, hanno rappresentato un prezioso materiale di base per l'avvio di
programmi di miglioramento genetico.
Vista l'importanza che rivestiva, sia a livello nazionale sia a livello comunitario il problema delle
oleaginose, nel 1975, nel quadro dei progetti finalizzati del CNR, è stato avviato un programma
concernente il miglioramento genetico del girasole. Nella fase iniziale di detto progetto hanno
partecipato alle ricerche diversi istituti universitari. I primi risultati di un programma a breve
termine si sono avuti, da parte dell'Istituto di agronomia di Pisa, con l'iscrizione nel Registro
nazionale di quattro varietà: «Ala», «Albinia», «Argentario», a ciclo medio-precoce, e «Amiata»
a ciclo precoce. Successivamente l'Istituto di miglioramento genetico delle piante dell'Università
di Bari iscriveva nel Registro nazionale tre varietà: «Egnazia», precoce, «Siponto» e «Sannace»,
medio-precoci. Queste cultivar sono state provate in differenti località del Mezzogiorno e dell'Italia centro-settentrionale e, per ciò che concerne la produttività per ettaro, sono risultate competitive con le migliori varietà straniere a uguale ciclo biologico. Nello stesso periodo si sono ottenute
altre varietà: «PM 22» e «Uniflor-70» (ISEA) e «Marche-1» (ESAF Marche).
Alla costituzione di nuove varietà a libera impollinazione, ottenute applicando metodi di
selezione tradizionali più o meno complessi, ha fatto seguito, con una successione simile a quella
realizzata in anni precedenti nel mais, l'introduzione degli ibridi mirante a conseguire fondamentalmente due obiettivi: lo sfruttamento dell'eterosi e il raggiungimento di una elevata uniformità
morfologica delle piante. Va tuttavia ricordato che gli ibridi Fl di girasole, se pur presentano
vantaggi produttivi (non tali comunque da essere assimilati a quelli conseguibili con il mais), sono
caratterizzati, come è stato evidenziato nel corso di un'ampia sperimentazione condotta dalla
FAO in Europa, da minore stabilità fenotipica rispetto alle varietà a fecondazione libera. In
particolare, negli ambienti climatici più sfavorevoli, l'espressione eterotica risulta spesso attenuata, tanto che a volte le rese fornite dagli ibridi risultano addirittura inferiori a quelle delle varietà.
Tuttavia un aspetto positivo delle costituzioni ibride è rappresentato dalla maggiore facilità di
introdurre resistenze genetiche alle fitopatie. Ciò risulta particolarmente interessante, tenuto
conto della notevole incidenza rappresentata da alcune malattie, come in particolare la peronospora (Plasmopara helianthi var. Helianthi Novot), sugli esiti produttivi della coltura. Un ulteriore
aspetto di notevole interesse, esaminato in tempi recenti, è rappresentato dalla composizione
degli acidi grassi, soprattutto in riferimento al rapporto tra acido oleico e linoleico, che costituiscono, com'è noto, le frazioni più cospicue nell'olio di girasole.
Attualmente, allo scopo di continuare il progetto finalizzato programmato nel 1975 dal CNR e
di coordinare gli studi e la sperimentazione agronomica e di miglioramento genetico del girasole,è
stato avviato dal Ministero dell'agricoltura e foreste un progetto intitolato «Miglioramento
quantitativo e qualitativo delle oleaginose mediante interventi genetici e agrotecnici» a cui
collaborano diversi istituti universitari e istituti sperimentali del MAF. (Elio Alba)
delle varietà a impollinazione libera, il cui
polline, cioè, può venire da una qualsiasi
fonte. Le forme alternative di un particolare gene sono denominate alleli. Una
coppia di geni allelici, uno da ciascun genitore, nel linguaggio genetico viene, ad
esempio, descritta Aa. Una pianta con
due geni identici, AA o aa, è omozigote
per quell'allele; se i geni sono diversi, Aa,
la pianta è eterozigote. Le osservazioni di
Putt, insieme ai successi che si erano conseguiti con il mais ibrido, suggerirono che
per il girasole la via migliore per l'incremento dell'uniformità e della produttività
era quella di sviluppare un sistema per
produrre economicamente semi ibridi.
Per l'ottenimento di semi ibridi vanno
eliminati l'autofecondazione e l'inincrocio, cioè l'autoimpollinazione e l'impollinazione tra piante sorelle o strettamente
imparentate. L'obiettivo ultimo è quello
di ottenere una linea «femminile» che
possa ricevere polline da un'altra linea
(impollinazione incrociata), ma che non
sia in grado di autofecondarsi. La via più
diretta è la demasculazione, con cui si
eliminano le strutture riproduttive maschili. Quest'operazione richiede tuttavia
moltissima manodopera. Un'altra tecnica
è quella di indurre in vario modo la sterilità degli organi maschili.
Diversi ricercatori, tra i quali Murray
L. Kinman dello US Department of Agriculture, tentarono di sviluppare un sistema ibrido basato sull'autoincompatibilità
delle linee di girasole. L'autoincompatibi-
81
FIORE DEL DISCO IN DIFFERENTI
STADI DI SVILUPPO
FIORE DEL RAGGIO
COROLLA
PAPPO
(CALICE)
a
FIORE DEL
RAGGIO
C
FIORI DEL DISCO
z
BRATTEE
“'“
RICETTACOLO
Sezione trasversale di una calatide di girasole, con dettagli di un fiore
del raggio e fiori del disco. Il ricettacolo presenta fiori in quattro stadi di
lità è una caratteristica di certe piante il
cui polline pur essendo fertile non riesce a
fecondare lo stigma della stessa pianta.
L'obiettivo era quello di realizzare una
linea composta da piante aventi tutte questa caratteristica, in modo tale che fosse
eliminata l'autofecondazione o autoimpollinazione tra piante della stessa linea.
Se si coltivassero due di queste linee in un
campo isolato, i semi di tutte le piante
dovrebbero essere ibridi. Il polline funzionale su ogni pianta sarebbe soltanto
quello proveniente dalle piante dell'altra
linea. Il metodo portava in effetti alla
82
sviluppo: non ancora aperti (a), dopo la dispersione del polline (N, uno
o due giorni dopo (c) e circa due giorni dopo l'impollinazione (d).
produzione di una elevata percentuale di
semi ibridi, ma non aveva successo nell'eliminare completamente l'autofecondazione. Per questo motivo il seme così prodotto non rispettava del tutto i requisiti
legali per essere denominato ibrido.
In Romania A. V. Vranceanu riuscì a
produrre semi ibridi attraverso un sistema
genetico di sterilità maschile, operando
cioè con piante che mancavano della funzione maschile a causa dell'azione di un
particolare gene. Con questo sistema una
linea pura che funziona da linea madre
viene allevata in un campo di produzione
di semi. La linea segrega piante maschiosterili e piante maschiofertili in un rapporto di uno a uno. Nel sistema di Vranceanu
l'allele della fertilità era strettamente associato a un gene dominante che determinava la formazione di pigmenti antocianici di
colore rossiccio nelle giovani piantine.
Questo agente marcatore rendeva possibile l'eliminazione delle piante fertili prima
della dispersione del polline, lasciando così
nel campo solo le piante sterili per la produzione di seme. Ciò richiedeva, tuttavia,
un'operazione manuale che aumentava il
costo del seme ibrido. Inoltre, alcune pian-
te che non producono antociani sono talvolta fertili, per cui l'efficacia del sistema
ne risulta diminuita.
Negli anni settanta in numerosi paesi
utilizzando questa metodologia è stata
commercialmente prodotta una discreta
quantità di semente ibrida. In molti paesi,
tuttavia, questo metodo è stato abbandonato in favore del sistema che sfrutta la
maschiosterilità citoplasmatica, la quale è
determinata da un fattore presente nel
citoplasma delle cellule delle piante che
danno origine, nella generazione successiva, a piante tutte maschiosterili.
La maschiosterilità citoplasmatica nel
girasole era stata già scoperta nel 1958, ma
le piante davano sempre alcune progenie
fertili in conseguenza dell'impollinazione
con linee normali fertili. Nel 1969 in Francia Patrice Leclercq trovò la maschiosterilità citoplasmatica nella progenie di un incrocio tra Helianthus petiolaris Nutt. e H.
annuus. Il seme fu distribuito ai genetisti
agrari di tutto il mondo e risultò abbastanza
soddisfacente per la produzione commerciale di seme ibrido di girasole. Kinman e
altri ricercatori fornirono intorno al 1970
l'anello mancante con la scoperta delle linee ristoratrici della fertilità.
Le prime sementi ibride che sfruttarono questo sistema furono disponibili nel
1972, e già nel 1976 circa l'ottanta per
cento delle coltivazioni di girasole degli
Stati Uniti si basava sull'impiego di seme
ibrido. I migliori ibridi producevano sino
al 20 per cento in più delle migliori cultivar a impollinazione libera. La maggiore
produttività, insieme al più elevato contenuto in olio dei semi e alla maturazione
contemporanea delle piante, rese possibile la coltivazione del girasole con le moderne tecniche agronomiche.
I primi ibridi erano suscettibili a diverse
malattie. Gerhardt N. Fick e David E.
Zimmer dello US Department of Agriculture trovarono geni dominanti per la resistenza a molte delle malattie del girasole.
In conseguenza di tali scoperte le perdite
di produzione dovute all'attacco delle
malattie sono state notevolmente ridotte.
I campi destinati alla produzione di
seme ibrido vengono coltivati con sistemi
diversi a seconda delle attrezzature disponibili. Un sistema comune che si adotta quando si dispone di una macchina
seminatrice in grado di seminare contemporaneamente sei o otto file è quello di
riempire un distributore a un'estremità
della tramoggia con semi di una linea ristoratrice della fertilità maschile e gli altri
cinque o sette con semi della linea maschiosterile. Dopo due passaggi della
macchina si avranno quindi due file della
linea maschile e 10 o 14 file della linea
femminile maschiosterile. La dispersione
del polline sulle piante madri dipende
quasi completamente dalle api e da altri
insetti impollinatori.
La produzione di seme ibrido superiore
dipende non solo dalla utilizzazione di
semi di alta qualità, ma anche da un appropriato isolamento del campo di produzione del seme da altri campi di coltivazione di girasole, compreso quello selvatico.
Poiché il polline viene trasportato dagli
1
POLLINE
LINEA B
N r f rf,
FERTILE
LINEA A
Cr
STERILE
REINCROCIO 2
C Rf, Rf, br br
LINEA RISTORATRICE
(FERTILE)
3
C Rf, d, Br br
IBRIDO (PIANTE TUTTE FERTILI
E NON RAMIFICATE)
I semi ibridi, che sono più produttivi delle comuni varietà a impollinazione libera, sfruttano
principalmente il sistema di maschiosterilità citoplasmatica, termine che indica che nel citoplasma
delle cellule vegetali c'è un fattore che determina la sterilità maschile (C di rfi). Questo sistema
prevede anche la coltivazione di piante con citoplasma normale (N) o con la capacità di ristabilire
la funzionalità maschile (Rfi). La conversione di piante normali in piante maschiosterili inizia (1)
con l'incrocio tra una linea maschiosterile e una linea normale. Il reincrocio con la linea normale
viene ripetuto per quattro o più generazioni in modo da realizzare una linea A che è maschiosterile citoplasmatica e che porta anche un gene per il fusto non ramificato (Br Br). Le piante di
una tale linea vengono incrociate (2) in un campo isolato con una linea ristoratrice al fine
di ottenere semi ibridi (3) che daranno piante completamente fertili e a fusto non ramificato.
OLIO DI SOIA
OLIO DI GIRASOLE
OLIO DI ARACHIDI
OLIO DI COTONE
OLIO DI RAVIZZONE
ALTRI OLI
2
4
6
8
10
MILIONI DI TONNELLATE
12
14
16
Viene mostrata la posizione dell'olio di girasole rispetto agli altri oli vegetali più importanti secondo
dati stimati per l'annata 1979-80. La voce «altri» comprende olio di semi di cartamo, sesamo e mais.
83
PRODUZIONE
SUPERFICIE
RESA
URSS
ARGENTINA
USA
MIT
1
0
3
2
MILIONI DI ETTARI
4
5
o
4
5
23
MILIONI DI TONNELLATE
11 girasole viene coltivato su ampie superfici, com e è indicato in questi
istogrammi relativi all'attività dei tre maggiori pae si produttori nel 1978
insetti e rimane vitale per lungo tempo,
risulta alquanto difficile determinare l'isolamento più conveniente. Attualmente
l'Association of Official Seed Certifying
Agencies degli USA richiede un isolamento di 0,8 chilometri. Alcuni stati hanno
stabilito norme diverse. In California i
produttori di sementi hanno convenuto un
isolamento da 3,2 a 6,4 chilometri in base
al tipo di girasole che si trova nelle vicinanze del campo di produzione e che potrebbe
inquinare il seme ibrido. L'isolamento può
anche essere temporale, cioè ottenuto coltivando piante che raggiungono l'antesi in
tempi diversi. La differenza di un mese
nell'epoca di antesi è considerata una
misura sufficiente contro la contaminazione da polline estraneo.
l moderno agricoltore coltiva il girasole
I con la stessa tecnica agronomica del
mais. La semina viene eseguita con una
seminatrice per mais e la raccolta con la
mietitrebbia. Le erbe infestanti vengono
controllate con gli erbicidi e con le lavorazioni del terreno. Il raccolto è fisiologicamente maturo quando il retro delle calatidi vira dal verde al giallo e le brattee
diventano marrone. Per rendere possibile
la raccolta con la mietitrebbia talvolta si
interviene con un trattamento delle piante per mezzo di un disseccante; altre volte
la raccolta viene eseguita dopo i primi
freddi, i quali generalmente provocano lo
stesso grado di essiccamento.
La macchina per la raccolta del girasole
è una mietitrebbia del tipo normalmente
impiegato per la raccolta dei cereali da
granella, ma si può anche utilizzare una
mietitrice-sgranatrice per mais. Per la
raccolta del girasole la mietitrebbia deve
essere opportunamente equipaggiata di
convogliatori a pettine (lunghe cassette
metalliche) che passano tra le file di piante e raccolgono il seme che cade dalle
calatidi prima che la barra falciante abbia
raggiunto le piante stesse. Questi convogliatori nel contempo accompagnano il
fusto delle piante sino alla barra falciante
in maniera tale che solo le calatidi e un
breve pezzo di peduncolo sia tagliato. Le
calatidi e i peduncoli vanno quindi nel
84
6
0,5
1
1,5
TONNELLATE PER ETTARO
2
(in colore), 1979 (in nero) e 1980 (in grigio). Le cifre della produzione e
della resa si riferiscono alla quantità di seme raccolto annualmente,
battitore della macchina. Tutte le moderne mietitrebbie possono essere regolate
in modo da trebbiare e pulire i semi con
perdite minime dovute a rottura o frantumazione. Prima della conservazione i
semi vengono essiccati.
Commercialmente vengono coltivati
due tipi di girasole. Il tipo da confezione,
conosciuto anche come girasole non da
olio, presenta piante che raggiungono
un'altezza da 2,5 a 3,6 metri e che maturano piuttosto tardi. I semi sono grossi e
hanno un contenuto in olio di circa il 30
per cento. Il colore degli acheni è generalmente grigio o bianco e con striature più o
meno estese grigio scure, marrone o nere.
L'altro tipo di girasole coltivato per
scopi commerciali è quello da olio. Le
piante hanno generalmente un'altezza
variabile tra 1,8 e 2,4 metri e maturano
piuttosto presto. I semi sono neri e hanno
un contenuto in olio superiore al 40 per
cento. Attraverso il miglioramento genetico sarebbe abbastanza facile uniformare
la colorazione dei semi. Le differenze tra
il seme delle varietà da olio e quello delle
varietà da confezione sono tuttavia volute
dagli agricoltori per distinguere ai fini
commerciali le diverse varietà. opinione comune, inoltre, che per i semi da confezione consumati come spuntino o con
l'aperitivo la gente preferisca gli acheni
con striature grige o bianche.
I due tipi di girasole sono coltivati allo
stesso modo, salvo la distanza tra le piante. Viene dato un incentivo ai produttori
per i grossi semi del tipo non da olio.
Poiché la dimensione dei semi è correlata
alle dimensioni delle calatidi e queste a
loro volta dipendono dalla distanza tra le
piante, il girasole da confezione viene coltivato con una densità che varia da
100 000 a 110 000 piante per ettaro,
mentre la densità per il tipo da olio è di
circa 210 000 piante.
Sino al 1970 la maggior parte del girasole coltivato negli Stati Uniti era per la
produzione di seme da confezione. La
superficie per questo tipo di coltura non
ha subito variazioni sensibili negli anni
successivi. Dopo la raccolta si selezionano
i semi più grossi, i quali vengono abbru-
stoliti e venduti, talvolta con il guscio,
altre volte con la mandorla separata dal
guscio. I semi più piccoli sono venduti
come becchime per uccelli o come ingrediente di alimenti per pollame.
Il girasole da olio cominciò ad assumere una certa importanza commerciale
negli Stati Uniti solo verso la fine degli
anni sessanta. La sua produzione aumentò rapidamente negli anni settanta stimolata dalla domanda del mercato europeo e
dalla disponibilità di varietà migliorate
per il contenuto in olio dei semi che rese
possibile l'incremento del reddito ottenibile da questa coltura. I semi raccolti vengono schiacciati e l'olio estratto per pressione o con l'uso di solventi. Si ricava così
non soltanto un olio vegetale di elevata
qualità, ma anche un panello a elevato
tenore proteico.
L'olio di girasole, che contiene un'alta
percentuale di acidi grassi polinsaturi e una
bassa percentuale di quelli saturi, viene
utilizzato come un qualsiasi altro olio vegetale per la preparazione di numerosi prodotti alimentari (tra i quali la margarina,
condimenti per insalata, maionese) e come
olio da cottura. Viene anche utilizzato per
colori e vernici e nella produzione di prodotti plastici. Recenti saggi su scala ridotta
hanno indicato che l'olio grezzo potrà essere impiegato come carburante per motori diesel. Come unico combustibile potrebbe presentare qualche problema di
avviamento, ma è risultato soddisfacente
quando miscelato in percentuale dal 25 al
50 per cento con gasolio. Attualmente il
costo dell'olio di girasole è leggermente
superiore a quello del gasolio, ma la differenza di prezzo va man mano diminuendo.
Se il miglioramento genetico e le tecniche
agronomiche consentiranno un ulteriore
incremento della produttività per ettaro,
l'olio di girasole potrebbe diventare una
fonte rinnovabile di un combustibile di
buona qualità per motori diesel.
I panello grezzo, che ha un contenuto
I proteico del 38-40 per cento, costituisce un valido supplemento proteico per
bovini e ovini. Si può ridurre il contenuto
di fibra grezza se l'olio viene estratto da
Il girasole viene seminato con macchine seminatrici a file multiple del
tipo normalmente impiegato per la semina del mais e del cotone. La
Il girasole viene raccolto con la mietitrebbia. Le comuni mietitrebbie
per cereali vengono opportunamente modificate per la raccolta del
girasole munendo la barra falciante di convogliatori metallici a pettine
che passano tra le file di piante e raccolgono i semi eventualmente
sgranati. Questi convogliatori, inoltre, accompagnano i fusti delle pian-
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distanza tra le file varia da 75 a 105 centimetri. Dal momento della semina alla maturazione delle piante sono necessari dai 90 ai 120 giorni.
te sino alle lame della barra che tagliano le calatidi del girasole. La
macchina stessa trebbia e pulisce il seme. Poiché la mietitrebbia funziona in maniera ottimale quando le piante mature di girasole sono secche
e friabili, la raccolta viene generalmente eseguita dopo i primi freddi
o dopo aver trattato opportunamente le piante con un disseccante.
semi sgusciati; in questo caso il panello ha
un contenuto proteico dal 40 al 42 per
cento ed è adatto per l'alimentazione di
pollame e suini. Se si eliminassero completamente tutti i gusci, il contenuto proteico potrebbe arrivare al 51-52 per cento. La farina di girasole potrebbe anche
essere lavorata e resa idonea per l'alimentazione umana, ma sino a questo momento non è stata dedicata molta attenzione a
questo possibile impiego.
I gusci dei semi e le calatidi trebbiate
possono essere utilizzate per la produzione di pectina, uno dei componenti principali di gelatine e marmellate. I gusci sono
stati anche utilizzati come componenti di
crusche per l'alimentazione dei bovini.
Talvolta la combustione dei gusci ha costituito la sola fonte di energia per la distruzione dei residui vegetali di coltivazione. I gusci compressi sono stati anche
impiegati come legna da ardere per caminetti. Su scala ridotta i peduncoli di girasole sono stati frantumati e lavorati variamente per preparare materiale edile.
È anche possibile raccogliere e insilare
tutta la pianta di girasole. Negli anni trenta e quaranta questa pratica era seguita in
misura discreta negli Stati Uniti, ma in
seguito fu abbandonata a favore di altri
insilati, tra i quali il mais, che danno una
maggiore produzione per unità di superficie. Il valore nutritivo dell'insilato di girasole è quasi uguale a quello di mais; tale
pratica viene ancora seguita in Europa.
Diverse altre specie di Helianthus sono
coltivate su superfici limitate. Probabilmente la più conosciuta è il topinambur
o girasole tuberoso (H. tuberosus L.),
pianta perenne originaria dell'America
settentrionale che viene coltivata come
pianta ornamentale e per i suoi tuberi che
vengono cotti e mangiati. Si dice che il suo
sapore è simile a quello dei carciofi. Altre
specie coltivate essenzialmente come
piante ornamentali sono l'H. argophyllus,
H. maximiliani, H. salicifolius, H. debilis,
H. petiolaris, H. rigidus ed H. atro rubens.
Le specie selvatiche di girasole rappresentano un'importante fonte di resistenza
a malattie e un valido germoplasma per
diverse altre caratteristiche genetiche
desiderabili. Il potenziale genetico di
queste specie non è stato tuttavia ampiamente sfruttato. Diverse pratiche moderne, per di più, stanno distruggendo l'habitat naturale (boschi, praterie, altri luoghi
indisturbati) di molte di queste specie
potenzialmente utili. Una specie di Helianthus (H. nuttallii ssp. parishii) è ormai
estinta e almeno un'altra (H. exilis) è sulla
lista delle specie in via di estinzione. Solo
alcune istituzioni mantengono collezioni
di specie diverse ai fini del miglioramento
genetico, e nessun progetto è stato avanzato per una collezione permanente. Sfortunatamente il mantenimento di una collezione di girasole non solo è difficoltoso
e costoso, ma richiede anche delle particolari condizioni ambientali. Sarebbe
necessario costituire una collezione permanente di tutte le specie selvatiche, con
molte accessioni per ciascuna specie raccolte in zone diverse, e avere mezzi sufficienti e idonee attrezzature per il suo
11 mercantile Menhir (con una capacità di un milione di bushel) è caricato con semi di girasole a
Duluth, Minnesota. Il carico è destinato all'Europa, un importante mercato per le esportazioni USA.
continuo e permanente mantenimento.
È molto probabile che negli Stati Uniti
la coltivazione del girasole debba ancora
aumentare, anche se con fluttuazioni,
sino a raggiungere i 4 milioni di ettari. Io
penso che il prezzo dell'olio di girasole si
avvicinerà a quello dell'olio di soia, anche
se sarà leggermente più alto; sino a questo
momento la differenza è stata al massimo
di circa 200 lire al chilogrammo in più per
l'olio di girasole. Se la domanda di un olio
fortemente insaturo come costituente della dieta umana dovesse continuare a salire, l'olio di girasole sarà il migliore e il più
economico olio vegetale che potrà soddisfare questa richiesta.
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