CULTURA E SPETTACOLI TRENTINO MERCOLEDÌ 25 GENNAIO 2012 L’ARTISTA IN CATTEDRA 37 Il CONCERTO - Zucchero e sollucchero Si inizia. Lo Zuccherino è squisitamente Dolce. Carosone e Sud America. I Caraibi nei vicoli di Urbino. Il jazz che fa l’ironico: che avvio. Poi blues, il ragtime, quel saltare tra tasti e testi. Emozione, ovazione. E via. E vai. - Realtà e fantasia L’una e altra si abbracciano. Un live di qualità stratosferica per via di una tecnica che non limita mai entusiasmo e divertimento. I brani di «Reality & Fantasy»? Capolavori mignon. Anche un «popopo» sembra destinato a fare storia. E’ Follia D’amore. L’amore, stupito, di un pubblico appagato. - Ben accompagnato Che banda. Che bella banda. Chicco Marini batte il ritmo. Alex Gorbi e un contrabbasso alto. Luigi Faggi, Max Valentini ed Enrico Benvenuti «soffiano» meraviglie. Giuseppe Conte fa della chitarra un ricamo. Gualazzi li esalta: bravura, amicizia, gratitudine. Una banda? Sì, ma di famiglia. (c.r.) Gualazzi in concerto ieri sera all’auditorium Un pubblico in visibilio Gualazzi ai giovani: «Credeteci» Al Liceo delle Arti un incontro intenso. La sera uno spettacolo meraviglia di Katja Casagranda L’APPUNTO TRENTO. E’ iniziata in mattinata ieri l’intensa giornata in musica, (e parole) di Raphael Gualazzi che ha incontrato gli studenti dell’Istituto d’Arte di Trento per una lunga chiacchierata sulla “Creatività”. Guidato dalle domande del nostro giornale, (con Carmine Ragozzino), Gualazzi ha raccontato gli esordi e la sua strada che da Urbino lo ha portato nel mondo a «Fare l’unico mestiere che sono in grado di fare: quello della musica. A costo di morirne di fame pur di non rinunciarci». ‘‘ Quale contesto migliore per raccontarsi se non quello del Liceo delle Arti, (il Vittoria), con con gli studenti del liceo coreutico o musicale? Studenti spesso musicisti a loro volta anche di credo diversi come il rock o il metal, però attenti a non perdersi una sola parola del musicista ed autore che incantò tutti dal palco di Sanremo Giovani dell’anno scorso, dove vinse. E così proprio sottolineando l’originalità della proposta musicale di Gualazzi, Ragozzino inizia la chiacchierata chiedendo come si possa trasformare un’aspirazione o una sensibilità artistica in un lavoro. «In Italia c’è lo spazio per realizzare questo risponde perentoreo l’artista - se si crede fermamente in ciò che si fa e si insiste nel proprio progetto. Nel momento in cui si crede in se stessi e in quello che si fa si risulta credibili anche all’esterno e al pubblico. Ma se il primo a non crederci è l’artista non ha molta strada davanti a se. Tra il primo contratto e poi quello con la Sugar ero arrivato ad un momento in cui rischiavo di fare la fame per insistere con la musica. Ma era l’unico lavoro che sapevo e volevo fare, non ho avuto dubbi nel non scendere a compromessi». Insomma per Gualazzi l’Italia è una fucina di arte e di creatività, di bellezza che nelle altre parti del mondo apprezzano e riconoscono, ma che qui viene data per scontata. Ci vorrebbe maggior consapevolezza da parte degli artisti: costruire la forza per far riconoscere il «fare arte» come lavoro e ricevere «Avere fiducia in se stessi e in quello che si fa L’Italia è una fucina di creatività. Ma serve la forza di imporla» RIVA DEL GARDA Stagione di prosa tra storia e risata RIVA DEL GARDA. Un insolito Paolo Hendel nei panni di un improbabile Molière accetta l’invito della trasmissione televisiva «A sua insaputa», convinto di partecipare a una serata celebrativa e promozionale della sua opera. Ma in quel programma, una specie di serata d’onore surreale che ospita illustri personaggi del passato e del futuro, accadranno eventi singolari al limite del paradossale. Portata in scena oggi dalla compagnia Agidi nel- Quell’umiltà che non fa dieta di Carmine Ragozzino Raphael Gualazzi ieri mattina tra gli studenti del Liceo delle Arti per uno stimolante incontro. (foto Panato) quindi sostegni che permettano di vivere d’arte. «Come in Francia per esempio - dice Gualazzi - dove lo Stato aiuta l’artista nei momenti di crescita e di approfondimento». Sono le domande a far ripercorrere a Gualazzi la storia della sua vita. I momenti della formazione al conservatorio accanto alla passione per il blues con un approccio eclettico e una filosofia della musica jazz quale libertà di espressione. «Il jazz - dice Gualazzi dopo averne fatto un breve excursus per elogiarne le radici popolari americane dove la musica nacque nei luoghi di malcostume, nei cinema muti, o nei club neri durante il proibizionismo - mi ha dato modo di esprimersi in forma libera. Ha una sua libertà spirituale che si libera nell’improvvisazione». Gualazzi, si scopre, ha la fortuna di aver incontrato «signori produttori». Prima con Franco Daldello che poi lo sottopone al vaglio di Caterina Caselli della Sugar dove gli si permette di registrare il suo disco in totale libertà editoriale ed artistica. «Una libertà a 360 gradi che difficilmente viene concessa ad un artista d’esordio», sottolinea Gualazzi. L’artista ha l’opportunità di far vivere agli studenti un po’ del suo percorso di formazione tra festival, concerti, viaggi, collaborazioni e progetti che lo hanno portato a suonare in gran parte del mondo. «In posti che poi traduci in musica per le atmosfere che ti fanno respirare», ha modo di dire ad una studentessa intervenuta. E poi si scopre che le canzoni nascono ognuna con una sua ispirazione: può partire anche solo con tre note affidate alla band, oppure un profumo particolare, una rima che poi chiede la sua musica. Ma ciò che preme all’artista è puntare l’attenzione sull’importanza del tempo da prendersi per guardarsi attorno, assaporare ciò che si sta vivendo e l’arte di cui si è circondati: «Sono - conclude - la linfa di ogni gesto creativo. Il senso al vivere la vita». «Potrei morire di fame pur di non rinunciare al lavoro della musica» TRENTO. Se l’umiltà ha un peso - (orpo se ce l’ha, cavolo se fa la differenza con altre «bravure») - Raphael Gualazzi è un «obeso» dei valori positivi. E della genuinità. Speriamo davvero che non si metta mai a dieta. Nell’incontro con i ragazzi del Liceo delle Arti, l’uomo, (giovane maturità), prevale sull’artista. Anche quando l’artista, il musicista sopraffino e originale, (che mancava), omaggia non la «sua», ma tutta la musica. E tutta quanta l’arte che si coltiva nello studio e nella passione: la bilancia non deve pendere nè dall’una, nè dall’altra parte. L’arte sintetizza in creatività un universo di sentimenti pubblici e privati. Ma senza umanità, senza curiosità, senza rispetto per chi lavora con te - (i concerti non sono solo palco) - può esserci qualità, ma non anima. Quella di Gualazzi, dunque, è una «lezione» umana prima che professionale. Ai ragazzi che studiano per vivere d’arte, spiega che l’arte è un dono, un privilegio, una conquista. Ma va utilizzata per migliorare se stessi e, potendo, anche la società. Un voto? Alto, con lode. Paolo Hendel, un Moliere «a sua insaputa» In un programma Tv un turbinio di fraintendimenti la sala Mille di Palazzo dei Congressi a Riva del Garda, «Molière a sua insaputa» (di Paolo Hendel e Leo Muscato) fa parte del cartellone della stagione di prosa 2011-2012 dei comuni di Arco, Nago Torbole e Riva del Garda, costruita con il Coordinamento teatrale trentino. La regia è di Leo Muscato. In un turbinio comico di equivoci e fraintendimenti, la serata ben presto assume i connotati dell’inquisizione: la sua vita privata, la sua opera, le sue grottesche idiosincrasie sono analizzate, scandagliate, vivisezionate. L’ingenuo Molière prova a giustificarsi, ma la conduttrice non gli dà tregua. Sadica e soave, chiama in causa una sequela di bizzarri opinionisti e giornalisti con nomi desueti tipo Argante, Orgone, Alceste, Cleante, Tartufo che gli sproloquiano i testi delle sue commedie. Molière riconosce in loro i suoi personaggi e tutti gli si rivoltano contro. Lo accusano di aver co- piato le sue opere dai comici italiani; di essere diventato uno scrittore di corte sempre pronto a compiacere i gusti del re; di aver sposato sua figlia e aver concepito con lei dei bambini. Tutti lo vogliono processare. E’ la sua stessa vita ad assumere il carico tragicomico dei personaggi che portava in scena. La conduttrice sostiene che le sue farse sono ormai datate. Lui raccoglie la sfida; ed ecco che una grottesca surrealtà prende il sopravvento.