LAOZU
BALDASSARRE
“HO LA CERVICALE”
(Cervicalgie)
Bùto–ng zhè tòng
–
tòng zé bùtong
Se il flusso è libero non vi è dolore,
se vi è dolore il flusso non è libero.
Edizioni
“ZU CENTER”
Namasté lettore
Chi mi conosce e ha letto i miei testi precedenti, dice che
scrivo come parlo. Come potrei fare altrimenti?
La parola è la strutturazione del pensiero.
La scrittura è la strutturazione della parola.
Il massaggio è la strutturazione della scrittura.
Un po’ di autobiografia ammorbidisce la lettura e la
rende meno noiosa e un po’ più umana.
Ho frequentato la prima scuola di agopuntura nei
primi anni ottanta. Gli insegnanti di riferimento erano
il dott. Nguyen Van Nghi, allora Presidente Mondiale
delle Scuole di Agopuntura, il dott. Albert Gourion, suo
giovane braccio destro, il dott. Ulderico Lanza, fondatore nel 1968 della Società Italiana di Agopuntura e
altri pionieri di quel periodo. Le lezioni si tenevano in
una grande sala a forma di anfiteatro. In prima fila
una dozzina di non vedenti. Durante le relazioni i
docenti proiettavano immagini con la lavagna luminosa e interagivano con i presenti facendo domande.
Se ripenso a quegli inizi, mi pervade ancora oggi la
vergogna, il disagio che provavo allora. Percepivo gli
insegnanti lontani anni luce, irraggiungibili, mostri di
una conoscenza così arcana e ambita. All’inizio non
capivo un accidente di ciò che dicevano, intuivo solamente e il disagio era aggravato dal fatto che i non
vedenti interagivano continuamente con domande e
risposte, mentre io, che potevo vedere ciò che era proiettato, mi sentivo un autentico cieco. Tre anni dopo
essermi diplomato, perché ce la feci, fui invitato come
relatore al congresso internazionale di agopuntura
I
organizzato dalla scuola che avevo frequentato.
La mia relazione, che trattava dell’applicazione dei
principi della MTC alla Reflessologia Zu, ebbe un successo tale che all’indomani fui invitato a continuare la
mia relazione in sostituzione di un relatore francese
che non poté essere presente.
Mi trovavo sul palco con i miei ex docenti!
Quella è stata una delle soddisfazioni più grandi della
mia vita, e quando uno di loro mi disse:
«Finalmente qualcosa di nuovo d’ascoltare!»
Un docente decano, sempre dietro una scrivania, sempre in prima linea, mi comunicava il suo personale piacere di potersi rimettere, finalmente, anche se momentaneamente, dall’altra parte di un relatore, ritornare a
sedersi in platea come studente.
Se devo dedicare a qualcuno questo testo è a loro che
voglio dedicarlo, ai miei apripista di quest’avventura di
ricerca, con un sentito grazie per quanto mi hanno
insegnato e quanto ci hanno lasciato.
Durante le mie lezioni, in alcune occasioni, succede
che l’aula si permei di un silenzio pesante, come se certe
verità, tra lo stupore dei presenti, venissero state rivelate in quel momento; allora, per interrompere questa
specie d’innaturale trans, lascio cadere sugli ascoltatori una perla di saggezza tipo:
«Sappiate che per ogni domanda che vi porrete la risposta è dentro di voi!»
E nel momento che li vedo annuire continuo:
«Però è sbagliata!»
Accogliete con leggerezza questo libro, siate delle spugne, non v’irrigidite, anche se in alcune occasioni la
comprensione o la memorizzazione può sembrare
II
ostica, se ce l’ho fatta io, ce la farete anche voi:
«Nisciuno nasce imparato!»
Non costringetevi a leggerlo come un romanzo, dall’inizio alla fine, potete saltare avanti, ritornare sui vostri
passi, consultare i testi precedenti. In questo libro si
parla di cervicalgie, dolori al collo. Per trattarlo localmente o reflessologicamente questo segmento situato tra
testa e torace, bisogna conoscerlo, per cui ho elencato
alcune delle strutture che lo compongono: vertebre,
muscoli, radici nervose che originano dagli spazi intervertebrali, loro percorsi, vasi sanguigni che lo irrorano,
meridiani energetici.
Fatta questa necessaria generale presentazione, come
Reflessologo Zu l’ho proiettato sui piedi, quindi ho
descritto un minimo di anatomia dell’alluce su cui si
riflette e le dita sulle quali sono proiettate le sue funzioni. Per parlare delle cervicalgie ho lanciato sassi in differenti stagni: organica, psicosomatica, medicina tradizionale cinese. Quando parlo di vertebre, muscoli,
psicosomatica, alluce all’insù o all’ingiù, meridiani, ba
gang, bei, sono da mettere sempre in relazione con le
alterazioni che il collo subisce.
Atteggiamenti posturali che si assumono per l’ira controllata, la paura, la curiosità, l’ansia… Colpo di frusta, di freddo, torcicollo, problematiche con il padre.
Le strutture principalmente implicate, gli strati corporei
interessati, tutto questo permetterà di decidere il trattamento più idoneo per risolvere le differenti cause che si
manifestano attraverso una cervicalgia. Molti argomenti
inevitabilmente sono stati solo sfiorati, a voi, alla vostra
sensibilità di terapisti artisti intuitivi, la scelta della tecnica più opportuna da utilizzare di volta in volta.
III
Le informazioni contenute in questo testo sono veramente tante, tuttavia meno di quelle che avrei voluto
inserire, ho dovuto fare dei tagli, selezionare, setacciare per proporre tracce di diagnosi e terapie. Ogni argomento che iniziavo a trattare mi lievitava tra le mani,
si espandeva a dismisura come un processo mitotico.
Tagliare, tagliare, tagliare… a forza di tagliare credo
che ne abbia risentito soprattutto la scorrevolezza del
testo, pazienza! D’altronde, ho pensato, non sto scrivendo un romanzo. Ho libri che leggo, libri che studio e
libri che consulto, dove inserirei questo?
Ognuno ne farà l’uso che riterrà opportuno, spero solo
che non vi pentiate di averlo iniziato a leggere. Se degli
argomenti già rientrano nelle vostre conoscenze o vi
appaiono noiosi, saltateli a piè pari.
Buona lettura.
Baldassarre
IV
32 Heng
Il durare
1
“Il paziente comincia a guarire
appena il medico varca la soglia della sua casa...
La natura di ciascuno è diversa,
e diverse sono le sue necessità...
Ecco perché i saggi di un tempo,
non prescrivevano lo stesso rimedio per tutti.”
ZHUANGZI, IV°SECOLO A.C.
2
LAOZU
BALDASSARRE
Sono un Reflessologo Zu, non sono un guaritore, non
curo malattie, al centro della mia attenzione c’è la persona sofferente e non la sua infermità come comunemente interpretata. Sono un tecnico con delle specifiche competenze, capace di sostenere i fisiologici processi d’autoguarigione: aiuto l’organismo ad auto guarire. Per realizzare quanto affermato è necessaria una
conoscenza di base d’anatomia, fisiologia e patologia,
utili per arrivare alla determinazione di un disturbo:
non si può sostenere un processo d’autoguarigione se
non se ne conoscono i meccanismi.
È il quinto volume di questo cammino, quindi incontrerete rimandi ai volumi precedenti per non appesantire la
lettura e la scorrevolezza del testo. Le differenti problematiche sono presentate seguendo un preciso percorso:
- Descrizione generale dell’area presa in considerazione.
- Anatomia e fisiologia del collo e suoi annessi.
- Interpretazione secondo la MTC.
- Anatomia e fisiologia dell’alluce.
- I.A.R.S.
- Interpretazione e trattamento secondo la Reflessologia Zu.
Quando massaggio un muscolo, non massaggio solo un
muscolo, massaggio il muscolo di una persona.
La determinazione dell’origine di un disagio non avviene solo attraverso l’interpretazione delle alterazioni dei
piedi, ma inizia molto prima.
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Nella Tabula Smaragdina di Ermete Trismegisto si
trova scritto:
«Ciò che è in basso è uguale a ciò che è in alto e ciò che
è in alto è uguale a ciò che è in basso, per compiere le
opere meravigliose dell’unica cosa.»
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Nel Da Cheng si afferma:
«...Nell’uomo ciò che è dentro si vede fuori......Guardare l’esterno per cogliere l’interno......La parte riflette il tutto...»
A chi mi richiede un intervento professionale parlo
dei loro disagi attraverso i dolori delle articolazioni e
degli organi sofferenti, l’induco ad acquisire la consapevolezza di rigidità e lassità tessutali, li stimolo a percepire la differenza di tensione tra una parte del corpo
e l’altra. Descrivo loro la forma anatomica dei muscoli, le loro inserzioni, le loro funzioni. I miei trattamenti a volte appaiono lezioni di anatomia e fisiologia.
La cosa straordinaria è che dimostrano di apprezzare
quest’attenzione nei loro confronti, anche se non
hanno le competenze necessarie per comprenderle
fino in fondo. Le informazioni scientifiche le trasmetto come se fossero allievi della scuola, in maniera
comprensibile e assimilabile.
La ricerca del benessere è un cammino che percorriamo insieme, i trattamenti che eseguo si adattano
all’evoluzione dei sintomi, sia della malattia che della
persona; non esistono protocolli uguali per tutti, siamo
tutti diversi, ecco perché ogni Reflessologo Zu deve
diventare un artista. Il trattamento riflesso zu è un abito
confezionato su misura, non è un prodotto industriale.
A volte annuncio che continuando a trattare quell’area,
in quella maniera, in poco tempo percepiranno aumentare il dolore perché la problematica è yin. In altre
occasioni è l’opposto, allora invito a sopportare il dolore che sto generando solo per qualche minuto, perchè
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di lì a poco si scioglierà sotto le mie mani. L’area interessata deve sempre e comunque essere trattata in
maniera da procurare un dolore che venga vissuto
come emotivamente terapeutico:
«Sento che mi fa male, ma allo stesso tempo sento che
mi fa bene, è ciò di cui ho bisogno.»
L’invito ad avere pazienza è sempre ben accolto, perché
il dolore che sto provocando, sempre nei limiti dell’accettabilità, è anticipato, giustificato, descritto, orientato,
non è casuale, stupido, accidentale, inutile. Nel caso di
un’articolazione rigida e dolorosa, “fredda dentro”, la
mobilizzazione dolce e la pressione ritmica che esercito con le mani ha la funzione di sviluppare calore,
manifestazione della dinamizzazione della circolazione
del xue (sangue) e del qi (energia), che in questo caso
si manifesta come calore. Ciò comporta l’accelerazione
dei movimenti delle particelle atomiche all’interno
d’ogni molecola interessata, che a sua volta sintetizza
endorfine, cortisone fisiologico, inizio della remissione
del dolore e dell’alterazione.
La musica di Mozart satura il mio ambiente di lavoro, la
sua musica è già terapia. La persona massaggiata tra le
mie mani si sente strumento vivo che vibra con l’orchestrazione mozartiana, il ritmo è fondamentale per il
ripristino delle funzioni vitali. Le mie mani orientano
l’energia lungo i meridiani, il sangue e la linfa nei vasi
corrispondenti. Contrazioni muscolari e articolazioni
rigide cedono al massaggio, aree fredde come lassità
muscolari e legamentose si scaldano e recuperano vita.
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Il piede tra le mani di Laozu diventa un “podofono”.
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«HO LA CERVICALE!»
«Ho la cervicale!» È un’espressione frequentemente
accompagnata da una mano portata sul collo.
Comunemente si parla di “cervicale”, (cervicalgia),
quando abbiamo un fastidioso dolore con una limitazione funzionale che s’irradia dalla nuca verso il dorso.
con scricchiolii che riducono i movimenti e influiscono
negativamente sull’umore; è uno dei disturbi più diffusi nel mondo occidentale.
La sindrome cervicale è la denominazione di un concetto riassuntivo di una moltitudine di sintomi patologici e
di stati dolorosi diversi che interessano le vertebre cervicali e le strutture nervose, legamentose, muscolari e
vascolari che vi sono connesse.
Le cervicalgie si localizzano tra testa e torace, nella cervicobrachialgia, invece, i sintomi interessano anche il
braccio e l’avambraccio, raggiungendo talvolta la
mano. Il dolore è vissuto come persecutivo, limitante la
concentrazione e le funzioni più comuni. Il dolore di
tipo nevritico si manifesta attraverso scosse a volte lancinanti con sintomi quali formicolio, intorpidimento e
perdita di forza.
Le cause dei dolori possono essere diverse, a un problema non c’è mai una sola risposta, perché le origini sono
sempre tante. In gran parte dei casi c’è un’alterazione
che interessa le strutture meccaniche delle vertebre della
colonna vertebrale, con annessi muscoli, legamenti,
dischi intervertebrali, articolazioni, ma a volte non si
hanno riscontri di ordine radiologico che possano giustificare organicamente le manifestazioni dolorose.
Il collo è la parte più mobile e vulnerabile del nostro
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corpo. È una struttura complessa, costituita da ossa,
corpi vertebrali, muscoli, nervi, vasi sanguigni e linfatici. Ha un’estrema mobilità per consentire alla testa e
allo sguardo di orientarsi in tutte le direzioni, per
compiere l’intera gamma di movimenti che sono fondamentali nelle interazioni sociali. Costituisce la struttura di connessione fra bocca e stomaco, naso e polmoni, cervello e midollo spinale. Sede di vasi sanguigni, vene giugulari, arterie carotidee e vertebrali, è
d’importanza cruciale per il collegamento fra cuore e
cervello, alla sua base ci sono anche la faringe, la
laringe e la tiroide…
Uno sforzo non adeguato, che può essere brusco o prolungato, è sufficiente a creare lesioni alle strutture che
lo compongono. Si tratta di stress meccanici cioè movimenti non corretti rispetto a quelli fisiologici. Il collo è
progettato per il movimento, così come tutto il corpo,
ma a volte le richieste di funzioni non sono adeguate:
si cerca un oggetto e invece di girare la testa si mantiene una postura fissa, si sta seduti davanti al computer e
si tende ad allungare il collo verso il video come se ci
si volesse entrare dentro con la testa, questi atteggiamenti portano inevitabilmente ad avere contratture
muscolari. Il cranio invece è un elemento di contenimento e protezione, contiene e protegge il cervello e gli organi di senso. Altra struttura deputata alla protezione e al
contenimento d’organi vitali è il torace che protegge
cuore e polmoni. Il collo situato tra cranio e torace, con
i suoi muscoli e le vertebre cervicali, ci permette i movimenti di flessione, estensione e rotazione, ma non ha
strutture protettive rigide.
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Le ossa non si muovono da sole,
sono mosse dai muscoli e dai tendini.
Abbiamo muscoli volontari, involontari, lisci, striati,
superficiali, profondi, adduttori, abduttori, estensori,
flessori, supinatori, pronatori… ne abbiamo davanti,
dietro, in alto, in basso, a destra e a sinistra, questa la
domanda da porsi costantemente:
«Perché si contrae un muscolo o un gruppo di muscoli
e non altri?»
Una delle risposte possibili, soprattutto riferita ai muscoli del tronco è:
«I muscoli si contraggono o si rilasciano in corrispondenza dell’attività o della “sofferenza” degli organi sottostanti, può essere di origine organica o funzionale.»
Questo possibile assioma quindi non è applicabile agli
arti e lo è solo parzialmente per il collo. Le motivazioni delle sofferenze dei muscoli degli arti, escludendo
quelle d’ordine traumatico, saranno prese in considerazione relativamente alle innervazioni metameriche e ai
percorsi dei meridiani. Spasmi e contrazioni muscolari
possono essere determinati anche da posture non corrette o bruschi movimenti del capo, occasionali, traumatici o prolungati nel tempo o provocate da preoccupazioni, ansia, depressione.
Cranio, torace e bacino sono strutture che hanno funzioni contenitive e protettive. Il collo e la regione
lombare prive di protezioni rigide, perché deputate ai
movimenti di flessione/estensione e torsione, difendono le vertebre cervicali e lombari creando irrigidimenti muscolari a mo’ di corazza.
Nel torcicollo classico per esempio è sempre implicato
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il muscolo sternocleidomastoideo che rimane contratto,
questa condizione dolorosa blocca la colonna cervicale
e impedisce al soggetto di muovere il collo in una
determinata direzione, di girare la testa.
Rimanendo in una posizione reclinata o di rotazione
del collo, alcuni nervi che passano dalla colonna cervicale al braccio sono schiacciati e irritati al punto da
fuoriuscire al livello dei fori di coniugazione, che si
trovano tra le vertebre. Secondo la localizzazione dello
schiacciamento, sono irritati i nervi cervicali inferiori,
che hanno la loro distribuzione rispettivamente al pollice e indice (C6), al dito medio e mezzo dell’anulare
(C7), e all’altra metà dell’anulare e al mignolo (C8).
Basta cambiare posizione per qualche minuto, fare
qualche movimento ginnico e l’arto si sveglia da solo
e la sensibilità e la forza ritornano spontaneamente.
Cos’è avvenuto? Un episodio saltuario di formicolii,
come già menzionato, non ha importanza, perché è
causato da un’errata posizione della testa e si risolve
da solo. Gli stessi sintomi possono invece provocare
tanti fastidi quando si presentano in modo continuativo. Succede più spesso dopo una lesione traumatica,
quando è toccata una o più di queste radici dei nervi
cervicali. Diversi sintomi sono possibili: dal formicolio
(disestesia), all’insensibilità (anestesia), alla debolezza
(paresi) del braccio e della mano.
Sono associati a dolori al collo, alla spalla e lungo un
braccio, fino alla mano e alle dita. Le diagnosi più frequenti sono il torcicollo acuto o cronico, la sindrome
cervicale o cervicobrachiale, il colpo di frusta con o
senza lesione discale, ernia discale cervicale, alterazioni degenerative artrosiche, artrosi cervicale.
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Un evento acuto come lo strappo muscolare cervicale,
definito come lesione dei legamenti e delle membrane
sinoviali, è spesso causato da un trauma, ad esempio un
incidente automobilistico che provochi iperestensione
o iperflessione del rachide cervicale, lesione da colpo di
frusta, conseguenza in un gran numero di casi d’incidenti automobilistici. Lesioni lievi durano qualche settimana, tuttavia uno strappo più grave associato a lesione dei legamenti può provocare dolori prolungati nel
tempo con difficoltà dei movimenti del collo.
Come conseguenza vi è una limitazione dei movimenti cervicali associata a dolore. Lo spasmo muscolare è
in genere evidente nei gruppi muscolari interessati.
Il quadro clinico può essere lieve, stiramento dei legamenti, o grave quando c’è la loro lesione con associata grave instabilità vertebrale. Alla radiografia di controllo può essere presente una perdita della fisiologica lordosi cervicale.
Nelle condizioni di disagio che tendono alla cronicizzazione, la spondilosi cervicale o osteoartrosi cervicale è rappresentata dalla degenerazione dei dischi
intervertebrali e dalle alterazione dei corpi vertebrali
adiacenti. In genere il dolore è localizzato al collo o
posteriormente al capo, ma se è interessata la radice
nervosa il dolore può essere presente alla spalla o al
braccio. L’invecchiamento e la degenerazione danno
luogo a disidratazione del nucleo polposo e a deformazione dei dischi intervertebrali, il disco perde la
sua elasticità e in caso di sollecitazioni ripetute è più
esposto a erniare e comprimere le strutture nervose
adiacenti. I dischi intervertebrali, costituiti da fibrocartilagine, sono situati tra le vertebre e hanno il compi-
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to di ammortizzare il carico e di consentire un maggior movimento articolare. La compressione di una
radice nervosa cervicale può essere dovuta a formazione di osteofiti, escrescenze ossee dovute ad artrosi cervicale, a ernia discale laterale, oppure a entrambe le
cause. Nella maggior parte dei casi il dolore inizia al
collo per irradiarsi alla spalla e al braccio, cervicobrachialgia. Al dolore fanno seguito disturbi della sensibilità sotto forma di parestesie, alterazione della sensibilità, ipoestesie, riduzione della sensibilità. Una patologia del tratto cervicale può avere effetti e conseguenze
anche lungo il tratto dorsale e lombare.
Le cause dei dolori quindi possono essere diverse, a
ogni problema non c’è mai una sola risposta, perché le
origini sono sempre tante.
L’origine di un problema può essere:
organica
psicosomatica
energetica.
Non c’è mai l’assolutezza o l’esclusiva dell’una rispetto alle altre, sono sempre tutte compresenti, ciò che
orienta la diagnosi è la predominanza originaria dell’una sull’altra. Indipendentemente dalle manifestazioni, identificarne l’origine è uno dei fondamenti
principali della diagnostica riflessa zu.
Una corretta diagnosi è fondamentale per un giusto trattamento di qualunque patologia, così da individuare in
maniera idonea il percorso e la tipologia d’intervento
terapeutico da utilizzare. Per un corretto approccio clinico dividiamo le cervicalgie in tre aree d’interesse:
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(C1-C3) tratto cervicale superiore
(C4-C5) mediano
(C5-C7) inferiore
Vertebre cervicali
Il dolore cervicale può dipendere anche da altri fattori,
espressione di un’alterazione generale o locale, acuta o
cronica. Rientrano in quelle acute un colpo di freddo,
il colpo di frusta, intenso stress; tra quelle croniche,
posture scorrette, ansia, il fisiologico invecchiare.
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Il passare degli anni comporta dei cambiamenti a livello
muscolo-scheletrico che possono dare come sintomo
principale l’irrigidimento del collo, che a sua volta crea
irritazioni, traumi, infiammazioni e altri fattori degenerativi. Altro elemento predisponente è la sedentarietà, difetti di postura tipici della cifosi dorsale o iperlordosi lombare, ma può soffrirne anche chi pratica o ha praticato
sport di tipo traumatico.
La cervicalgia può manifestarsi anche per difetti occlusionali dei denti, del campo visivo come strabismi e
accomodazioni varie, con conseguenti problemi di
postura come ipercifosi dorsale, iperlordosi lombare o
rettilineizzazione delle stesse. Il tipo di dolore e i sintomi associati sono importanti per indirizzare la diagnosi. In caso di radicolite nervosa, il dolore è trafittivo con parestesie agli arti superiori, accentuato dalla
tosse e dall'aumento della pressione endocranica quando si starnutisce.
Nella medicina allopatica a scopo diagnostico si ricorre solitamente a una serie di esami radiologici per valutare lo stato
della colonna vertebrale. I raggi X attraversano i tessuti molli
e sono fermati dalla coesione molecolare delle ossa, perciò
sono utilizzati per verificare soprattutto la condizione delle
ossa: fratture e alterazioni organiche come artrosi, osteofiti,
calli ossei. Con una radiografia quindi si può evidenziare
un’artrosi e non un’artrite, una diagnosi d’ernia del disco è
solo presupponibile considerando il ravvicinamento delle
vertebre, per una diagnosi dei tessuti molli, per individuare
eventuali compressioni del midollo spinale o la presenza di
ernie discali con compressione delle radici nervose è necessaria una TAC (Tomografia Assiale Computerizzata) o una
RMN (Risonanza Magnetica Nucleare).
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Tratto superiore
Sindrome cervico-cefalica
Cervicalgia vera e propria, la manifestazione muscolo
tensiva è predominante, il dolore colpisce soprattutto
la regione cervicale alta, il dolore a origine dalla nuca
e s’irradia anteriormente verso la testa, determinando
sovente interessamento vestibolare dovuto a dimorfismi, patologie ossee articolari o disturbi legamentosi.
C1-C3, la compressione di queste radici s’irradia in
sede retro-orbitaria, qualche volta fino sopra o dietro
l’occhio. Il dolore è percepito alla nuca e al collo con
spasmi muscolari anche mandibolari. Per compromissione del simpatico cervicale, influenzato da movimenti del collo, ci possono essere mal di testa, vertigini, disturbi della vista, dell’udito e della deglutizione.
È principalmente limitato il movimento di rotazione
con considerevoli segni di rigidità.
Cause comuni sono tensioni nervose o posizioni prolungate davanti al video del computer: s’irrigidiscono
i muscoli occipitali bloccando le articolazioni cervicooccipitali e atlante-assiali (C1-C3).
Nelle patologie del tratto superiore è principalmente
limitato il movimento di flessione cervicale e rotazione, frequente è l’interessamento vestibolare dovuto a
dismorfismi, patologie ossee, articolari o disturbi legamentosi. La cervicalgia può manifestarsi anche per
difetti occlusionali dei denti, del campo visivo come
strabismi e accomodazioni varie, con conseguenti
problemi di postura come ipercifosi dorsale, iperlordosi lombare o rettilineizzazione delle stesse.
Cervicalgie derivate da una malocclusione dentale sono
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trattate con successo solo dopo aver curato il cavo orale,
altrimenti gli interventi sulla cervicale saranno inutili.
Qui di seguito l’immagine di una radiografia che evidenzia la fusione dei corpi vertebrali C2 e C3, il paziente ha un morso aperto, la malformazione dell’arco
posteriore impedisce la chiusura completa della bocca.
Malocclusione
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Tratto mediano
La sofferenza del tratto centrale si manifesta con una
rettilineizzazione della curva fisiologica con conseguente schiacciamento dei dischi intervertebrali, che determinano limitazioni funzionali all’elevazione e abduzione
della spalla.
C3-C5, dispnea per compressione delle radici nervose
innervanti la muscolatura toracica respiratoria.
C4, aritmie cardiache per interessamento del simpatico cardiaco, i movimenti limitati sono la flesso-estensione e l’inclinazione laterale, la rotazione rimane pressoché normale.
Rettilineizzazione
lordosi cervicale
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Tratto inferiore
Sindrome cervico-brachiale
Il tratto inferiore causa insufficienza vertebro-basilare, riduzione dei riflessi bicipitale e/o tricipitale, irradiazione del dolore
verso le scapole e l’area dorsale. Quando è colpito il tratto
inferiore i movimenti limitati sono in flesso-estensione e nell’inclinazione laterale, con rotazione pressoché normale.
Il dolore s’irradia dalla nuca al braccio o alle braccia fino alle
dita. I pazienti hanno difficoltà a ruotare la testa lateralmente
e il dolore s’irradia posteriormente tra le spalle e la parte alta
della schiena. In alcuni casi può non esserci dolore al collo ma
una degenerazione del disco intervertebrale che riduce il forame intervertebrale, (C6-C7-C8), causando pressione sui nervi
cervicali. Formicolii, perdita di sensibilità agli arti superiori e
alle mani, punti dolorosi dei muscoli del collo associati a un
rumore di sabbia quando ci si muove accompagnano questi
sintomi, ne sono colpite in particolar modo le donne.
Alla base posteriore del collo, all’altezza della settima cervicale, frequentemente s’incontra un gonfiore freddo e fibroso, il
cosiddetto “gibbo di bisonte”, la sua scomparsa è ottenibile
con massaggi specifici locali, che determinano la scomparsa
del dolore e il recupero della mobilità del collo. Più in basso
troviamo “la porta del diavolo”, lo spazio compreso tra le due
scapole, è la zona del nostro corpo più difficile da essere raggiunta spontaneamente dalle nostre mani. In reflessologia zu
quest’area è identificata come manifestazione dolorosa dei vissuti di un bambino/a negato/a, deposito di “spazzatura emozionale”, vissuti di sofferenza che “sono stati buttati dietro le
spalle” per potervi sopravvivere. Alla palpazione il dolore è
notevole, non proporzionale alla forza utilizzata e con una
percezione differente dagli altri dolori.
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ORGANICA
«Che botta!»
Una delle problematiche d’origine organica della cervicalgia è sicuramente il cosiddetto colpo di frusta, dal
movimento brusco a cui è sottoposto il collo e la testa.
Avviene per lo più in macchina durante un tamponamento: tronco e testa sono violentemente sospinti in
avanti, segue un contraccolpo, movimento opposto
verso l’indietro, ciò produce un’iperestensione della
colonna vertebrale. Il danno è proporzionale alla velocità dell’impatto, dall’altezza della persona in rapporto
alla dimensione dell’automobile: il capo può urtare il
parabrezza, il cruscotto o il volante.
I passeggeri della vettura investita quando ricevono il
colpo posteriormente subiscono il movimento opposto:
prima sono catapultati indietro, poi in avanti.
Colpo di frusta
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Le protezioni del poggiatesta, della cintura di sicurezza
e dell’airbag hanno diminuito notevolmente i danni
diretti dall’impatto, ma non possono eliminare i traumatismi della colonna cervicale. Se la cervicalgia è stata
provocata da un trauma come il colpo di frusta si può
ricorrere al collare.
Differenti tipi di collare
Dal punto di vista della prevenzione è indispensabile controllare i fattori di rischio, è necessaria la correzione della postura, soprattutto per chi, come gli
operatori al computer, tende ad assumere posizioni
fisse per molto tempo, con affaticamento generale
dei muscoli di collo, braccia e spalle. L’esercizio fisico e lo stretching sono ottime terapie preventive per
evitare l’insorgenza di cervicalgie.
PSICOSOMATICA
Le patologie d’origine psicosomatica comunemente
sono considerate come una fantasia del sofferente.
Definire una manifestazione patologica psicosomatica è come voler declassare il problema e tutta la sua
sintomatologia. «È psicosomatica!» Il sofferente quasi
non è considerato tale, s’interpreta la sua sintomatologia come pura immaginazione.
«Non so!» «Staremo a vedere!» «Può darsi! »
«Chi lo sa?» «Bo!»
Questi modi di dire o di pensare si accompagnano a un
atteggiamento che fa assumere una postura d’insaccamento della testa dentro il torace, riducendo sì l’esposizione del collo, ma provocando anche una conseguente compromissione dei dischi intervertebrali e conseguente sofferenza delle radici nervose.
Il collo non è difeso da ossa, come il cranio, il torace e
il bacino, così come forma di difesa, si assume l’atteggiamento della tartaruga che ritira la testa nel carapace.
In ogni situazione in cui si percepisce pericolo, insicurezza, aggressione, impotenza… in maniera più o meno
consapevole, il muscoli del collo si contraggono affinché producano una specie di collare, un recinto di difesa per le vertebre cervicali.
Se si verifica di giorno definiamo quest’atteggiamento
manifestazione di cervicalgia di origine psicosomatica
primaria, l’aspetto principale è l’ansia, la paura di non
farcela, le cause sono fatte risalire a un vuoto renale.
Possiamo dividere le cervicalgie di origine psicosomatica in due gruppi, tra coloro che lamentano dolori che
si accentuano con il passare delle ore durante il giorno,
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e chi si sveglia già con il dolore al collo. Se ci si sveglia
con il dolore è da considerarsi una cervicalgia di origine psicosomatica secondaria. Di giorno le emozioni
sono controllate, sprofondate a livello incoscio, si contraggono principalmente i muscoli gran dorsale e glutei. Le emozioni legate alla paura e all’ansia sono controllate, ma riemergono di notte attraverso l’attività onirica, sotto forma di sogni sgradevoli, ansiogeni, incubi.
Durante il sonno ci si contrae involontariamente e ci si
sveglia con dolore al collo. Svegliarsi comporta riappropriarsi del proprio sé, del controllo, conseguente scomparsa del dolore cervicale, ma non della rigidità.
La contrazione continuata dei muscoli del collo in
seguito però si consolida a livello organico, creando
una cronicizzazione che comporta alterazioni anche
delle vertebre cervicali. È evidente che l’origine è emozionale, psichica, perché in queste circostanze non si
ravvisano cause esterne, accidentali, usuranti.
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ENERGETICA
«Domani cambia il tempo!»
«E tu che ne sai?»
«Mi fa male la cervicale!»
Le persone considerate metereopatiche avvertono l’arrivo di un’energia climatica perversa prima della sua
manifestazione. L’energia difensiva, weiqi, si attiva
determinando un irrigidimento dei muscoli del collo e
della schiena.
Queste situazioni influiscono sul livello degli ormoni, in
alcuni soggetti i disturbi cronici si riacutizzano per un
aumento della produzione di serotonina che induce ad
alterazioni di carattere neurovegetativo.
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Le perturbazioni fredde in particolare stimolano la
secrezione dell’ormone ACHT da parte dell’ipofisi
anteriore, che a sua volta provoca sindromi ansiose e
disturbi somatoformi, la diminuzione del rilascio
delle endorfine con conseguente abbassamento della
soglia del dolore.
I fenomeni fisici cominciano a manifestarsi da 24 a 72
ore prima dell’arrivo della perturbazione, oppure
quando persistono dei vortici d’aria fredda o di bassa
pressione in quota in un periodo dell’anno non corrispondente. Un miglioramento spontaneo si riscontra
in concomitanza con il cambiamento delle condizioni
atmosferiche. Le patologie identificate come di chiara
origine energetica le affrontiamo trattando i meridiani
d’agopuntura principalmente implicati.
In gran parte dei casi c’è un’alterazione che può interessare le strutture meccaniche delle vertebre cervicali,
con annessi muscoli, legamenti, dischi intervertebrali,
articolazioni, ma a volte non si hanno riscontri d’ordine
radiologico che possano giustificare organicamente le
manifestazioni dolorose.
Prima di passare alla descrizione di sintomi, patologie e tecniche di recupero funzionale, qui di seguito
una breve sintesi delle strutture che compongono il
collo e le sue funzioni.
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LE OSSA DEL COLLO
Le vertebre cervicali sono sette, situate subito sotto il
cranio. Ossa portanti del collo, sono le più piccole
rispetto alle altre vertebre della colonna e consentono i
differenti movimenti del collo e della testa. Sono tenute insieme dai legamenti, un importante sistema che le
unisce saldamente per evitare possibili traslazioni
durante i movimenti di flesso-estensione e di lateralità.
Si articolano tra loro mediante i dischi intervertebrali e
le faccette articolari posteriori.
Le vertebre davanti sono formate dal corpo vertebrale e
dietro dalle faccette articolari, la loro sovrapposizione
forma il canale midollare che protegge il midollo spinale.
Vista di fronte o posteriormente la colonna cervicale è
verticale, mentre vista di lato ha una fisiologica curva
lordotica con la convessità rivolta in avanti: ciò permette un assorbimento dei colpi prodotti dal camminare,
saltare, a protezione della testa.
I corpi vertebrali sono separati dai dischi intervertebrali, costituiti da una parte centrale gelatinosa, il nucleo
polposo, e una parte periferica fibrocartilaginea, anulus
fibrosus. L’elasticità del disco rende possibile la compressione verticale e periferica della colonna facilitando l’assorbimento degli urti e la distribuzione del peso
corporeo.
Le vertebre cervicali sono diverse da quelle dorsali e
lombari per la presenza di un foro in ciascun processo
trasverso e per i processi spinosi bifidi, dai quali passano le arterie vertebrali, inoltre proteggono il midollo
spinale che trasporta gran parte dei nervi del corpo.
Nei fori vertebrali situati alla base dei due processi tra-
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sversi, sotto la VIª vertebra passa l’arteria vertebrale che
vascolarizza l’encefalo, i fori intervertebrali invece, formati dall’apposizione di due vertebre contigue, contengono le radici nervose dei nervi cervicali. Le ultime
quattro radici, dalla Vª all’VIIIª, si riuniscono poi per formare il plesso nervoso brachiale. Una patologia del tratto cervicale può avere effetti e conseguenze di una stessa patologia anche lungo il tratto dorsale e lombare.
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Osso occipitale
L’osso occipitale è un osso impari e piatto, situato nella
parte inferiore e posteriore della scatola cranica, ha una
figura trapezoidale curvata su se stessa. L’occipite è l’osso del cranio che si trova a diretto contatto con l’atlante
tramite i condili occipitali.
OSSA DEL CRANIO
Osso parietale
Osso frontale
Sfenoide
Osso nasale
Osso zigomatico
Osso occipitale
Mascella
Processo mastoideo
Denti
Mandibola
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Atlante
L’atlante, (C1) è la prima vertebra cervicale della
colonna vertebrale, attraverso l’osso occipitale mette
in comunicazione il cranio con il collo tramite il foro
occipitale, foramen magnum.
La parola “atlante” deriva dalla mitologia greca e significa “chi sopporta, porta”, raffigurato come un titano
che regge sulle sue spalle il peso del mondo paragonabile a un globo.
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Come l’Atlante mitologico, la prima vertebra cervicale
regge il peso statico e dinamico della nostra testa,
circa 5 kg. Tra le tre componenti del tratto cervicale
superiore l’atlante è quello che gioca il ruolo più delicato e nello stesso tempo primario. La posizione corretta di questa vertebra è responsabile dall’allineamento dell’intero midollo spinale, dei nervi che ne
fuoriescono e del sistema scheletrico.
L’atlante e l’epistrofeo formano l’articolazione che connette il cranio alla colonna vertebrale e consentono i
movimenti di flessione ed estensione, queste due vertebre sono adattate per permettere un maggior grado di
mobilità rispetto alle altre. La peculiarità dell’atlante è
l’assenza del corpo vertebrale234567890’’, dovuta al fatto
che è saldato con l’epistrofeo, un’altra particolarità è l’assenza del processo spinoso, l’atlante ha la forma di un
anello formato da un arco posteriore e uno anteriore.
Epistrofeo
L’epistrofeo, C2 o asse, è la seconda vertebra cervicale, che permette la rotazione della testa, grazie alla
sua particolare articolazione con l’atlante. La caratteristica fondamentale che la distingue dalle altre vertebre cervicali è la presenza di un rilievo osseo di forma
cilindrica, che si connette alla faccia superiore del
corpo grazie a una larga base, da cui si forma superiormente un collo stretto, un corpo piuttosto voluminoso, che termina con un apice smusso. Il “dente”, o
“processo odontoideo” dell’epistrofeo, corrisponde da
un punto di vista filogenetico al corpo dell’atlante che
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ne è privo ed è fuso con quello dell’epistrofeo.
Il processo odontoideo costituisce l’asse attorno al
quale l’atlante può girare nei movimenti di rotazione
della testa. Sul dente sono presenti due faccette articolari convesse rivestite di cartilagine ialina, una anteriore, che si articola con la fossetta per il dente dell’epistrofeo nell’arco anteriore dell’atlante, una posteriore, che si articola con il legamento trasverso che
sorregge il dente nella posizione eretta. Altra caratteristica è la mancanza di un’incisura vertebrale sulla
faccia superiore, che nelle altre vertebre si sovrappone all’incisura inferiore della vertebra soprastante, in
modo tale da formare il foro intervertebrale o foro di
coniugazione, dietro la faccetta articolare superiore,
un solco permette il passaggio del 2° nervo spinale. In
tutte le altre caratteristiche l’epistrofeo corrisponde
alle altre vertebre cervicali
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Settima vertebra cervicale
La settima e ultima vertebra cervicale è detta “vertebra
prominente” poiché il suo processo spinoso, detto
appunto processo prominente, è particolarmente sviluppato in lunghezza e molto evidente alla palpazione.
Il processo trasverso è così sviluppato da ricordare
quello delle vertebre toraciche, che a differenza delle
altre vertebre cervicali non è bifido. Il foro vertebrale è
molto ampio e triangolare, i peduncoli sono situati dietro le apofisi trasverse, le lamine sono larghe e appiattite in senso trasversale.
L’apofisi spinosa è breve e bifida, apofisi bitubercolata,
le apofisi traverse sono fuse col corpo vertebrale e
hanno un foro trasverso.
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NERVI CERVICALI
Dolori al collo, alle spalle alle mani, formicolii, parestesie sono determinati dalla compressione dei nervi che
originano dalle vertebre cervicali. Il termine “nervo spinale” generalmente si riferisce al nervo spinale misto
che è formato dalle radici ventrali e dorsali che fuoriescono dal midollo spinale. Il nervo spinale è la parte
che fuoriesce dalle vertebre attraverso il foro intervertebrale. I nervi cranici o encefalici sono un gruppo di
nervi che non hanno origine dal midollo spinale, bensì
fuoriescono direttamente dal tronco encefalico. Quasi
tutti sono connessi a dei nuclei di materia grigia all’interno del tronco encefalico, i nervi cranici incontrano le
loro sinapsi all’interno di questi nuclei.
I primi sette nervi cervicali, dalla C1 alla C7, escono dal
canale vertebrale sopra la rispettiva vertebra cervicale:
C1 esce sopra la prima vertebra cervicale, C2 esce sopra
la seconda. In particolare il primo esce dal foro delimitato dall’osso occipitale e l’atlante, il secondo fino al
settimo passano nel foro delimitato dalla vertebra del
numero precedente e quella del numero corrispondente e l’ultimo nervo cervicale esce dal foro delimitato
dall’ultima vertebra cervicale e dalla prima vertebra
toracica, quindi il nervo spinale C8 esce da sotto lo spazio della settima vertebra cervicale, tutti gli altri nervi
spinali fuoriescono da sotto la vertebra corrispondente.
Come nel midollo spinale, anche i nuclei del tronco
encefalico sono divisi in ventrali o anteriori e dorsali o posteriori, i nuclei anteriori sono somatici, controllano i muscoli scheletrici, mentre i dorsali sono
sensoriali. Danneggiare uno di questi nuclei associa-
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ti ha lo stesso effetto di una resezione del nervo corrispondente. I muscoli innervati da una certa radice
spinale sono detti il miotomo del nervo mentre un
dermatomo è l’area sensoriale della pelle innervata
da ogni nervo spinale. Questo è molto importante
nella diagnosi dei problemi neurologici poiché le
lesioni di una o più radici nervose si manifestano
con schemi tipici di difetti neurologici: debolezza
muscolare, perdita di sensibilità, che permettono la
localizzazione della lesione che li causa. I nervi cranici sono dodici paia ed escono dai due lati delle
vertebre cervicali, numerati dall’alto verso il basso
con numeri romani. Ernie discali, artriti specifiche e
soprattutto artrosi sono la causa d’insufficienza vertebro-basilare, riduzione dei riflessi bicipitale e/o
tricipitale, irradiazione del dolore verso le scapole e
l’area dorsale.
Ernia discale
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Classificazione convenzionale:
Iº
IIº
IIIº
IVº
Vº
VIº
VIº
VIIIº
IXº
XIº
XIIº
nervo olfattivo
nervo ottico
nervo oculomotore
nervo trocleare
nervo trigemino
nervo abducente
nervo facciale
nervo vestibolo cocleare
nervo vago
accessorio
nervo ipoglosso
I nervi cranici IX, X e XI sono definiti nel loro insieme
nervi misti, poiché contengono nel loro interno, sia
fibre nervose motorie, sia altre deputate alla sensitività.
Emergono dal tronco dell’encefalo nella sua parte inferiore e dopo un decorso all’interno del cranio fuoriescono attraverso il forame giugulare, insieme alla vena
giugulare.
Una volta usciti dal cranio i nervi decorrono nel collo
fino a raggiungere i muscoli e gli organi cui sono destinati. Tra le loro funzioni sono da segnalare in particolare quelle di controllo dei movimenti della faringe e
della laringe (IX° e X°) e della spalla (XI°), ne consegue
che una lesione di tali nervi comporta dei problemi di
deglutizione (disfagia) e della voce (disfonia) o l’impossibilità ad alzare completamente la spalla.
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Origine
Plessi
Nervi
Cervicale
C2-C3
C2-C
C2-C3
C3-C4
C2-C3
C3-C4
C1-C2-C3
C3-C4-C5
Piccolo occipitale
Grande auricolare
Cervicale trasverso
Sopra clavicolari
Sternocleidomastoideo
Trapezio
Cervicale discendente
Frenico
Brachiale
C6-C7-C8-D1
C5-C6-C7
C6-C7-C8
C5-C6
C5-C7
C5-C6
C5-C6-C7-C8-D1
C4-5-6-7
C5-C6-C7-C8-D1
C7-C8-D1
T1
C8-D1
Toracici anteriori
Toracici posteriori
Toracodorsale
Succlavio
Scapolari
Ascellari
Radiale
Muscolo- cutaneo
Mediano
Ulnare
Cutaneo med. braccio
Cutaneo med. avambr.
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La sofferenza di un organo può generare attività riflesse
dolorose cutanee, motorie e vegetative. Head nel suo principale lavoro sulle zone algiche della cute giunse alla suddivisione dell’organismo in aree segmentali rispecchianti
la distribuzione delle radici nervose, “I dermatomi di
Head”, McKenzie, invece, elaborò il concetto di miotomo.
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Gli stimoli afferenti (che apportano, conducono, sangue
o linfa ai vari organi) da dermatomi e miotomi afferiscono al metamero che è l’unità funzionale segmentaria midollare. Di lì in poi, si distribuiscono stimoli efferenti, (che portano fuori), attraverso le radici nervose e
i nervi. Pertanto, all’interno di ciascun metamero midollare vi è una notevole concentrazione di stimoli, in
entrata e in uscita. La conoscenza dell’ordinamento segmentario della muscolatura scheletrica, attraverso lo
studio delle lesioni dei nervi spinali, ha favorito una
maggior comprensione dei processi di localizzazione
dello stimolo, sia a livello degli arti che del tronco.
È importante, al riguardo, evidenziare due fattori solitamente trascurati ma fondamentali per la comprensione
del dolore e della contrattura:
- i muscoli presentano innervazioni monoradicolari;
- i relativi dermatomi da un punto di vista topografico non coincidono con i miotoni, situati cranialmente rispetto ai primi. Da ciò consegue che i punti
trigger dolorosi corrispondenti e le contratture muscolari, specialmente in sede paravertebrale, sono spesso
situati molto più in alto rispetto alle zone cutanee iperalgiche. Situazione comune è il dolore avvertito in
sede interscapolare, è per lo più espressione di irritazione radicolare a livello cervicale, irritazione che provoca crampi circoscritti nella muscolatura segmentaria
corrispondente. Per quanto riguarda il sistema vegetativo, giova ricordare che:
- capo, collo e spalle, fino al 4° dermatomo cervicale, ricevono innervazione vegetativa proveniente dal
tratto D3-D4;
- arti superiori appartenenti ai dermatomi C5-D1, rice-
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vono innervazione vegetativa da D5-D7;
- arti inferiori ricevono innervazione vegetativa da
D11 fino a L2;
- ghiandole sudoripare, i pilo erettori e la muscolatura
vasale di tutto il corpo ricevono innervazione vegetativa dal tratto D3 – L2.
Zona dolente
Trigger point
Muscolo responsabile
sternocleidomastoideo
I miotomi cervicali ci permettono d’individuare i percorsi nervosi corrispondenti.
C1-C2 flessione cervicale.
C3 inclinazione laterale cervicale.
C4 l'elevazione della spalla.
C5 abduzione della spalla.
C6 flessione del gomito e/o l'estensione del polso.
C7 estensione del gomito e/o la flessione del polso.
C8 estensione e/o la deviazione ulnare del pollice.
D1 abduzione e/o l'adduzione della muscolatura
intrinseca della mano.
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Percorso nervoso da C5:
Partecipa all’innervazione motrice del muscolo deltoideo e del bicipite e conduce la sensibilità cutanea del
tatto, temperatura e della posizione dalla parte esterna
del braccio al midollo spinale e al cervello.
Percorso nervoso da C6:
Innerva il muscolo bicipite, doppia innervazione C5 e
C6, il muscolo estensore radiale e conduce la sensibilità dell’avambraccio, pollice e indice, ai tratti neurologici spino-cerebrali.
Percorso nervoso da C7:
Innerva il muscolo tricipite, i flessori della mano e gli
estensori delle dita. Conduce la sensibilità cutanea dal
dito medio tramite il midollo spinale ai centri nervosi del cervello.
Percorso nervoso da C8:
Innerva i muscoli interossei che allargano e approssimano le dita della mano e i flessori delle dita. Conduce la
sensibilità dall’avambraccio e dalla mano esterna, anulare e mignolo, al sistema nervoso centrale, al cervello.
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MUSCOLI
L’insieme dei muscoli costituisce l’apparato muscolare
annesso al sistema locomotore. Un muscolo striato si
contrae quando il segnale elettrico inviato dal cervello
arriva ai bottoni sinaptci. L’acetilcolina liberata nel citoplasma delle fibre muscolari agisce sui recettori presenti nella placca neuro muscolare determinando il potenziale d’azione. La contrazione e il rilassamento muscolare possono essere suddivisi in tre fasi principali: contrazione, rilassamento e fase latente, che segue lo stimolo ma nella quale non c’è risposta. Il tono muscolare non è dato da una gradualità di funzionamento, ma
dal numero di fibre muscolari che entrano in azione: se
l’organo interessato deve svolgere un’attività precisa,
per ogni nervo presente ci saranno poche fibre muscolari, se invece l’organo deve svolgere un’azione che
richiede potenza, ma poco precisa, ogni nervo presenterà più fibre muscolari.
Un muscolo rimane contratto quando c’è uno sforzo
prolungato, quando manca la risposta del movimento a
uno stimolo esterno. Questa esagerata stasi provoca
una sofferenza muscolare alla colonna cervicale per
una ridotta ossigenazione. L’ossigeno arriva al muscolo
attraverso il sangue e l’arrivo del sangue è legato a un
meccanismo di pompa: è necessario, quindi, che il
muscolo si muova per attivare il processo di contrazione e rilassamento. Nella contrazione si hanno spasmi, si
chiudono i capillari e si riduce l’ossigenazione del
muscolo e questo provoca dolore. Naturalmente queste
situazioni errate possono determinare delle lesioni sia
al disco intervertebrale che alle articolazioni, dipende
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dall’anello debole della situazione. Con l’andare del
tempo, infatti, queste micro lesioni possono portare a
una patologia molto comune: l’artrosi. Questo disturbo,
che è legato al logoramento della cartilagine delle articolazioni e dei dischi intervertebrali, dovuto solitamente all’età, è accelerato quando si compiono movimenti
non corretti e prolungati nel tempo.
I muscoli del collo
Le ossa non si muovono da sole, sono movimentate dai
muscoli, ecco una descrizione dei principali muscoli
che interessano il collo e le loro funzioni. La loro conoscenza è indispensabile per individuare l’origine di
molti disturbi.
Il collo è la regione anatomica compresa tra la base del
cranio in alto, e la settima vertebra cervicale in basso;
davanti in alto dall’angolo mandibolare, in basso alla
fossetta del giugulo. Muscoli anteriori e posteriori, laterali, superficiali e profondi ne determinano i differenti
movimenti possibili. La colonna cervicale è avvolta da
legamenti forti, che tengono assieme i singoli segmenti
vertebrali, circondata da un apparato muscolare che
sostiene e muove in maniera coordinata la colonna e la
testa e fa anche da leva a certi movimenti delle spalle e
delle braccia. I principali muscoli sono i trapezi che
reggono il collo e la testa sulla parte posteriore e gli
sternocleidomastoidei che controllano la rotazione e la
flessione anteriore.
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