Charles Louis de Secundat Montesquieu (1689-1795) Nella società francese del periodo, di stampo tradizionalistico, anche le cariche e i titoli, oltre che i beni, erano ereditari. All'età di 27 anni, Montesquieu ereditò i beni immobili, il nome e anche la carica dello zio venuto a mancare. Montesquieu non era il cognome del padre (de Secundat), ma il titolo dello zio di Barone di Montesquieu e la carica di Presidente di Sezione al parlamento di Bordeaux. Si può dunque notare la cesura tra la spinta conservatrice di una società tradizionale legata all'Ancient Regime, caratterizzata dalla trasmissione ereditaria di status, e le tendenze progressiste che spingevano per ordinamenti legislativi in virtù dei quali le posizioni sociali potessero essere acquisite. Montesquieu fece appena in tempo a entrare in contatto con la corrente dell'Illuminismo, ma prima di morire gli fu commissionato una voce (quella sul gusto) nell'Encyclopedie di Diderot e d'Alambert, summa del pensiero illuminista. Nell'Illuminismo si possono rilevare due tendenze, che Montesquieu anticipa; una di apertura verso l'altro, una verso l'autoriflessione. L'apertura verso la conoscenza propria dell'Illuminismo procede di pari passo con l'apertura verso l'altro, che a quei tempi veniva identificato con la figura del selvaggio, del primitivo; culture ritenute arretrate, come quelle americane, cominciavano a essere considerate non più come civiltà inferiori, ma come gruppi sociali e culturali portatori di una propria soggettività e cultura. Non esisteva più quindi un solo tipo di uomo (il proprio tipo), ma tanti, non per forza peggiori; questo processo di relativizzazione esitava anche in una apertura verso l'autoriflessione. Le opere principali di Montesquieu sono: Le Lettere Persiane (Lettres Persianes), scritte in età giovanile. Il tema generale di quest'opera, in cui convergono spunti etnografici ed antropologici, è il rapporto con l'altro. La cultura e la civiltà occidentale vengono viste attraverso un cannocchiale alla rovescia, come se l'altro vedesse noi. Il rapporto è dunque rovesciato, e Montesquieu descrive il senso di meraviglia e di sorpresa che l'altro proverebbe analizzando la cultura occidentale; Lo Spirito delle Leggi (L'Esprit des Lois), opera scritta nella maturità; Indagini sulle Ragioni della Decadenza dell'Impero Romano. Alla base del pensiero di Montesquieu, Raymon Aron identifica due idee fondamentali. Egli è convinto che, al di là del caos apparente degli eventi accidentali, vi sono delle cause profonde che danno ragione dell'apparente irrazionalità degli eventi. Inoltre, per Montesquieu la diversità di usi e costumi può essere organizzata riducendo questa grande varietà a un ristretto numero di tipi. Questo anello costituisce un elemento intermedio tra l'infinita varietà dei costumi e l'unità assoluta di una società ideale. Secondo Aron, Montesquieu fu l'ultimo filosofo classico e il primo sociologo. E' ancora un filosofo classico, in quanto ritiene che una società sia definita essenzialmente dal suo regime politico e in quanto perviene a una concezione della libertà; ma, reinterpretando il pensiero politico classico in una concezione globale della società e cercando di spiegare sociologicamente ogni aspetto della collettività è giunto a un'opera come l'Esprit de Lois in cui è possibile cogliere un'intenzione sociologica. Montesquieu infatti ci presenta infatti una serie incoerente di dati molteplici e diversi relativi al clima, alla popolazione, ai costumi, alle leggi, ecc. di una determinata società, e a questa grande e confusa mole di dati trova un ordine intellegibile e un insieme di cause profonde che a suo parere sottostanno a questa serie incoerente di dati. Una volta individuate, Montesquieu cerca di pervenire a un numero di concetti che spiegano il motivo per cui queste cause stiano alla radice dei dati presentati. In questo mondo, si rende intellegibile il divenire. Lo Spirito delle Leggi è diviso in tre parti fondamentali. Sociologia politica (libri I-XIII) Per lo scrittore, la forma di governo di una nazione diventa un punto di riferimento per capire il suo popolo. Nella sua riflessione sociologico-politica, Montesquieu – che può essere definito un sociologo dell'imperialismo – presenta tre tipi di governo come fondamentali: monarchia, repubblica, dispotismo. Ogni forma politica è identificata in base a due concetti: quello di natura e quello di sentimento. La natura di un regime politico è ciò che lo fa essere quello che è; il sentimento è un principio che deve animare la collettività perché viva in modo armonioso. La monarchia è caratterizzata per Montesquieu dal sentimento dell'onore. Questo è la pretesa propria delle classi aristocratiche, cuore dei governi monarchici, di auto-attribuirsi il diritto ad avere privilegi e di distinguersi. Esso proviene da una certa lettura del Cristianesimo per cui il Re sarebbe emissario di Dio e dunque l'aristocrazia sarebbe naturalmente diversa. Per lo scrittore, non può esistere una monarchia senza il senso dell'onore, che è fondamentale per creare una coesione sociale dettata dalla disuguaglianza: tutti i cittadini saranno uniti da un senso di diversità ineliminabile. Questo sentimento dell'onore viene nelle monarchie interiorizzato da ogni cittadino alla nascita. Sia nel regime della monarchia che in quello del dispotismo a capo del governo vi è un solo uomo, ma mentre nella monarchia questo sovrano governa in base a leggi scritte, nel dispotismo il capo non deve rendere conto a nessuno del suo operato. La causa profonda della repubblica (che raggruppa i regimi di democrazia ed aristocrazia) è la virtù, intesa in senso politico e non morale. Essa è la disponibilità incondizionata al sacrificio per difendere la propria libertà politica, il rispetto totale per le leggi e la dedizione completa alla collettività; per usare un termine moderno, è una sorta di patriottismo. Un cittadino della repubblica non potrà sentirsi libero a meno che non sia pronto a morire per essa. Essa è caratterizzata dal sentimento di uguaglianza. Il dispotismo è sorretto dal sentimento del terrore. Il cittadino deve essere sottomesso a tal punto al governo da addirittura denunciare chi non lo è; deve introiettare totalmente l'ideale del dispotismo. Perché ci sia dispotismo, non deve esserci dissenso. Possiamo notare un andamento dialettico del concetto di uguaglianza, in cui la tesi è l'uguaglianza della repubblica, l'antitesi è la disuguaglianza della monarchia e la sintesi è l'uguaglianza del dispotismo, uguaglianza non però nella virtù e nella partecipazione al potere, ma nel terrore e nell'esclusione totale dalla sovranità. Per Montesquieu la separazione dei poteri (esecutivo, legislativo e giudiziario) è fondamentale per evitare il diffondersi del sentimento della paura. Quando i poteri non si equilibreranno più, contrapponendosi continuamente, ci sarà il pericolo di dispotismo. In questo concetto salta agli occhi la modernità dello scrittore francese: poteri diversi in cui ognuno ha la sua vocazione vengono considerati come argini al dispotismo. Montesquieu ha una visione negativa del dispotismo, ed in questo si distanza da Hobbes. Per questo filosofo, homo homini lupus: dato costitutivo della natura umana è un'ineradicabile violenza che ci spinge l'uno contro l'altro. Quindi, i governi dovranno ingabbiare l'uomo e stabilire coercizioni tali da evitare che la tensione verso la sopraffazione reciproca connaturata nell'uomo renda impossibile la vita associata. Per Hobbes, quindi, il dispotismo non è un'aberrazione politica ma una coerente e obbligata conseguenza della natura “lupina” dell'uomo. Secondo Montesquieu, la natura dell'uomo non è necessariamente caratterizzata dal desiderio di sopraffazione reciproca, e la guerra è un fenomeno più sociale che umano. Il legislatore può dunque operare affinché gli esiti politici e sociali non siano caratterizzati dal dispotismo. Sociologia generale (XIV-XVI) Nella sua riflessione di sociologia generale, Montesquieu distingue tra determinanti, cause fondamentali, e determinati, effetti. I determinanti materiali che Montesquieu analizza sono: Ambiente, ovvero clima e terreno. Per Montesquieu è un determinante molto importante che ha pesanti effetti su organizzazioni sociali e istituzioni. La pratica della schiavitù, in particolare, viene analizzata in profondità dallo scrittore in relazione al determinante dell'ambiente. Essa era diffusa in America e, anche se in modo meno plateale, con il nome di servitù, in alcuni paesi europei. L'analisi di Montesquieu sulla schiavitù parte dai paesi americani, in cui gli schiavi venivano utilizzati nella monoculture, che richiedono vastissimi terreni e moltissima manodopera. Per Montesquieu, nei paesi in cui il caldo è così intenso da fiaccare corpo e spirito è più facile che sia diffusa la pratica della schiavitù. Può sembrare che questa sia una legge meccanicistica che da un'impronta determinista a tutto l'impianto di Montesquieu: se non si può fare altro che constatare, il ruolo del sociologo si riduce alla mera registrazione, e non alla previsione. Ma per Montesquieu questo rapporto tra clima e diffusione della schiavitù non è poi così deterministico: le comunità che lo desiderano in virtù di un richiamo razionale e morale possono introdurre leggi tali da rendere la determinanza dell'ambiente sulla diffusione della pratica schiavistica meno cogente. Nessun determinante è tale da rendere favorevole alla schiavitù un uomo che ha conquistato la libertà grazie alle leggi. Commercio, inteso come quantità di scambi, e non solo prodotto lordo finale. Per esempio, gli abitanti di isole saranno più naturalmente portati agli scambi rispetto agli abitanti di penisole. Il commercio è pendolarismo, propensione a uscire e a procurarsi risorse non solo materiali ma anche culturali. Essenzialmente, con “commercio” Montesquieu intende tutto l'aspetto economico di una società, fatta eccezione per i mezzi di produzione. Moneta. Essa è simbolo di disponibilità allo scambio e simbolo di una forma sociale. Demografia (Durkheim, Simmen), ovvero densità della popolazione e quantità di scambio tra essi. Per Montesquieu, la democrazia è più adatta a paesi non molto estesi, tali che sia possibile un rapporto ravvicinato e frequente tra cittadini; infatti, il dispotismo è proprio dei paesi orientali (come la Persia), straordinariamente vasti. Montesquieu esprime una certa preoccupazione per la cosiddetta disoccupazione tecnologica; l'introduzione di macchine, capaci di fare il lavoro di più uomini, avrebbe causato un aumento della disoccupazione. Lo scrittore però ignora l'idea principale dell'idea moderna, quella di produttività e non afferra la portata economica del progresso: le macchine sostituiranno sì gli uomini, ma questi potranno essere ricollocati ad altri lavori aumentando così la produttività. Determinati: Leggi (comando). Un certo ambiente non avrà meccanicisticamente come esito un certo assetto sociale: tra ambiente e conseguenza sociale sta il determinante delle leggi, decretate dallo stato, determinanti quanto l'ambiente. Esse possono diventare un secondo ambiente: creano consuetudini relazionali, istituzionali, mentali. Credenze. Leggi non scritte, imposte dalla società: prima che ci sia una legge per cui rubare è un reato, c'è la credenza per cui rubando si danneggia la collettività e si subiscono sanzioni legate ai costumi. Pur non essendo oggetto di statuizioni positive, sono determinanti introiettate nella coscienza sociale. Costumi. Hanno a che fare con i comportamenti esteriori. Non sono leggi né norme introiettate. Spirito generale della nazione. R. Aron la interpreta come la “caratteristica che una collettività ha acquistato nel tempo con fasi che possiamo identificare”. Lo spirito generale è quindi, de facto, la cultura della nazione, l'insieme delle influenze che si sono cristallizzate in un gruppo sociale, determinate da determinanti fisiche e morali. Non è una causa particolare, ma il risultante di un insieme di cause fisiche, sociali e morali. Lo spirito generale permette di afferrare ciò che costituisce l'originalità e l'unità di una determinata collettività. Dalla pluralità delle cause si passa dunque all'unità dello spirito generale, che è ciò che più contribuisce a mantenere il sentimento. Esso è particolarmente importante perchè nell'opera di Montesquieu costituisce l'anello di transito tra la parte di sociologia politica dedicata alle forme di governo alla parte di sociologia generale. Insiemi di dati e giudizi di valore Il concetto di legge occupa un posto centrale nell'Esprit des Lois. Con il termine legge si ha solitamente due significati. Può essere una legge comando, formulata da un legislatore, diversa da un costume perché, appunto, codificata. Può essere anche una legge causale, che stabilisce un rapporto di causalità tra una causa determinante e un effetto determinato. Nella sua opera, Montesquieu cerca leggi causali che rendano conto delle leggi comando. Lo spirito delle leggi è l'insieme di tutti i rapporti che le leggi comando hanno con i fattori suscettibili di influenza e determinarle, l'insieme di tutti i rapporti di causalità che spiegano le leggi comando. Se il pensiero di Montesquieu si riducesse a questo, sarebbe facile darne un'interpretazione. Le leggi comando sarebbero l'oggetto dello studio e i rapporti di causalità la loro spiegazione. Montesquieu accetterebbe una filosofia deterministica che constaterebbe la diversità delle legislazioni e la spiegherebbe con la molteplicità delle influenze che si esercitano sulle collettività umane. Ciò detto, nello Spirito delle leggi, l'autore formula di tanto in tanto consigli per i legislatori. Questo non è per forza in contraddizione con una filosofia deterministica. Se si spiega una istituzione con una certa influenza, si ha il diritto di consigliare come operare per conseguire determinati obiettivi. Ma in alcuni passi, l'autore indica non consigli pragmatici al legislatore, ma esprime condanne morali verso determinate istituzioni, come quella del dispotismo e quella della schiavitù. Secondo alcuni studiosi, questi giudizi di valore sarebbero subordinati allo scopo che Montesquieu si propone, quello del sociologo positivo: spiegare agli uomini perchè vivono nel modo in cui vivono. Secondo Raymon Aron, questi giudizi di valore trovano posto coerentemente nell'opera di Montesquieu. Se costui perseguisse una filosofia rigidamente deterministica, come potrebbe condannare pesantemente le istituzioni della schiavitù? Dovrebbe vederle come semplicemente inevitabili a causa dei vari determinanti, e sarebbe dunque privo di senso esprimere condanne e quindi desideri di riforma. Secondo Aron, la filosofia di Montesquieu cerca da una parte di spiegare in modo causale la diversità dei costumi e delle leggi positive, dall'altra di disporre di criteri universalmente validi per formulare giudizi di valore. Questi criteri sono ispirati a rapporti di equità e principi di giustizia preesistenti alle leggi positive, e fanno capo a idee di uguaglianza tra uomini e di obblighi di reciprocità. La difficoltà sta per Montesquieu nel collocare queste leggi universalmente valide in una filosofia che, sotto certi aspetti, resta deterministica. La soluzione che l'autore propone è la creazione di una gerarchia degli esseri, dalla materia inorganica, governata da leggi inviolabili, all'uomo, sottoposto a leggi razionali che è in grado di violare; e qui sta la sua libertà.