VERSIONI
ESAME DI STATO A.S. 1964-1965
Sensibilità sociale di un romano
(congiunzioni coordinanti e subordinanti; funzioni di quod)
Confecerunt me infirmitates meorum, mortes etiam, et quidam iuvenum. Solacia duo nequaquam paria tanto dolori, solacia tamen: unum facilitas manumittendi – videor enim non omnino immaturos perdidisse, quos iam liberos perdidi – alterum quod permitto servis quoque quasi testamenta facere eaque ut
legitima custodio.Mandant rogantque quod visum;pareo ut iussus.Dividunt donant relinquunt,dumtaxat intra domum;nam servis res publica quaedam et quasi civitas domus est.Sed quamquam his solaciis adquiescam,debilitor et frangor
eadem illa humanitate, quae me ut hoc ipsum permitterem induxit. Non ideo
tamen velim durior fieri. Nec ignoro alios eius modi casus nihil amplius vocare
quam damnum, eoque sibi magnos homines et sapientes videri. Qui an magni
sapientesque sint nescio;homines non sunt.Hominis est enim adfici dolore sentire, resistere tamen et solacia admittere, non solaciis non egere.
Plinio il Giovane, Epistulae VIII, 16
LAVORO PREPARATORIO
A
Dopo aver letto il brano una prima volta, rileggilo, rintracciando tutte le informazioni che ti serviranno a scomporre il testo nei suoi elementi fondamentali.
Sottolinea, quindi, tutti i verbi (facendo attenzione ai verbi servili e fraseologici che dovrai unire al verbo che reggono, con il quale formano una
unità).
2. Evidenzia (noi li abbiamo segnalati in grassetto) i nessi coordinanti e subordinanti che introducono o collegano tra loro le proposizioni, ovvero:
1.
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LAT
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Le congiunzioni coordinanti o subordinanti; le congiunzioni coordinanti (et, sed, aut e i loro sinonimi) possono collegare solo elementi tra loro omogenei, che stanno sullo stesso piano logico-sintattico: per esempio
due soggetti,due proposizioni principali o due subordinate di uguale grado).
b. I pronomi e gli avverbi relativi e relativi-indefiniti.
c. I pronomi, gli aggettivi e gli avverbi interrogativi.
d. Le particelle interrogative (-ne, num, nonne, an…) nelle interrogative indirette.
a.
Ricorda inoltre che esistono alcune subordinate che non sono introdotte da
alcun connettivo: le infinitive, l’ablativo assoluto, il participio congiunto, la finale espressa con il supino attivo e la limitativa con il supino in -u.
3. Dividi il brano in periodi e procedi all’analisi di un periodo per volta, identificando tutte le proposizioni presenti, principali, coordinate o subordinate.
Per ripassare
Le congiunzioni coordinanti
Le congiunzioni che introducono proposizioni coordinate possono essere:
• copulative: et, -que, atque, ac, etiam, quoque, neque, nec, et non, ac non,
ne… quidem;
• correlative: et… et, neque… neque, cum… tum, modo… modo,
non solum… sed etiam;
• disgiuntive: aut, vel, -ve, sive, seu;
• avversative: sed, verum, vero, autem, at, tamen;
• dichiarative: nam, enim;
• conclusive: igitur, ergo, itaque.
Per ripassare
Nessi subordinanti più frequenti
NESSO
FUNZIONE LOGICA
• cum + indicativo
• cum + congiuntivo
• quia, quod, quoniam + indicativo
• ut + indicativo
• ut + congiuntivo
• dum + indicativo
• antequam, priusquam, postquam
temporale
temporale
causale
concessiva
causale
temporale
comparativa
finale
consecutiva
completiva
temporale
temporale
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1964-1965
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Applichiamo dunque al brano di Plinio la procedura del lavoro preparatorio.
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9
Confecerunt me infirmitates meorum, mortes etiam, et quidam iuvenum.
Solacia duo nequaquam paria tanto dolori, solacia tamen: unum facilitas
manumittendi – videor enim non omnino immaturos perdidisse,quos iam
liberos perdidi – alterum quod permitto servis quoque quasi testamenta
facere eaque ut legitima custodio.
Mandant rogantque quod visum; pareo ut iussus.
Dividunt donant relinquunt, dumtaxat intra domum; nam servis res publica quaedam et quasi civitas domus est.
Sed quamquam his solaciis adquiescam, debilitor et frangor eadem illa
humanitate, quae me ut hoc ipsum permitterem induxit.
Non ideo tamen velim durior fieri.
Nec ignoro alios eius modi casus nihil amplius vocare quam damnum, eoque sibi magnos homines et sapientes videri.
Qui an magni sapientesque sint nescio; homines non sunt.
Hominis est enim adfici dolore sentire, resistere tamen et solacia admittere, non solaciis non egere.
ANALISI RAGIONATA
B
Terminato il lavoro preparatorio, sarà facile trovare la proposizione reggente
di ogni periodo e riconoscere i vari gradi di dipendenza delle subordinate,collegando i nessi che le introducono con il rispettivo predicato.
■ Primo periodo
Confecerunt me infirmitates meorum, mortes etiam, et quidam iuvenum.
Il primo periodo è costitituito da un’unica proposizione, con due soggetti
espressi, infirmitates e mortes. Il verbo principale, confecerunt, è la 3ª persona plurale dell’indicativo perfetto di conficio, composto del verbo facio, a
cui il vocabolario dedica quasi due colonne. Per non perdere tempo, individua subito i significati fondamentali indicati:1) compiere,eseguire,quindi raccogliere; 2) elaborare, quindi triturare, sminuzzare, e anche consumare, prostrare. Il contesto (malattie, morti) ci suggerisce il significato giusto.
Ricorda sempre, inoltre, che all’indicativo perfetto latino corrispondono tre
tempi italiani: passato prossimo (hanno prostrato), passato remoto (prostrarono) e trapassato remoto (ebbero prostrato), quest’ultimo ormai piuttosto
raro nella lingua d’uso.
■ Secondo periodo
Solacia duo nequaquam paria tanto dolori, solacia tamen: unum facili-
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LAT
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tas manumittendi – videor enim non omnino immaturos perdidisse, (quos
iam liberos perdidi) – alterum (quod permitto servis quoque quasi testamenta facere) (eaque ut legitima custodio).
Alla proposizione principale, in cui è sottinteso il verbo «essere», segue la descrizione dei due solacia, espressi con una variatio,perché nel primo caso (unum)
è sufficiente un sostantivo (facultas),nel secondo (alterum) l’autore utilizza una
proposizione completiva,introdotta da quod con il significato di «il fatto che».Nel
mezzo si trova un inciso, introdotto dal verbo videor costruito personalmente
(più sotto lo stesso verbo sarà costruito impersonalmente:quod visum – sott.est,
cfr.p.96) e seguito da una proposizione relativa,introdotta dal pronome quos,accusativo plurale maschile, senza antecedente eos (= coloro, quelli, cfr. p. 100).
Prima di tradurre questo secondo periodo, è utile un ripasso di quod, in origine pronome neutro relativo, poi congiunzione con valore causale e completivo; quando si trova in un testo, può essere tradotto con «che/ciò che» se
è pronome relativo, oppure con «il fatto che/che» se è congiunzione completiva, o «poiché» se ha valore causale.
Per ripassare
PRONOME RELATIVO
Le funzioni di quod
Dicam quod sentio. Dirò ciò che sento.
causale
Homo, quod rationis est particeps, causas
rerum videt. L’uomo vede le cause delle
cose, poiché è partecipe di ragione.
completiva
Accidit perincommode quod eum
nusquam vidisti.
Accadde molto inopportunamente che
non lo vedesti in nessun luogo.
CONGIUNZIONE
■ Terzo periodo
Mandant rogantque (quod visum); pareo (ut iussus).
I due verbi principali mandant e rogant sono fra loro coordinati dalla congiunzione -que.
■ Quarto periodo
Dividunt donant relinquunt, dumtaxat intra domum; nam servis res publica quaedam et quasi civitas domus est.
Il periodo comincia con tre predicati coordinati per asindeto; segue un’altra
coordinata.
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■ Quinto periodo
Sed (quamquam his solaciis adquiescam), debilitor et frangor eadem illa humanitate, (quae me [ut hoc ipsum permitterem] induxit).
Sed,congiunzione coordinante,collega i due verbi principali debilitor e frangor, mentre quamquam introduce una concessiva, in epoca classica sempre
all’indicativo,qui invece al congiuntivo (cfr.p.112).Dalla seconda principale dipende una relativa, che regge una completiva volitiva di secondo grado.
■ Sesto periodo
Non ideo tamen velim durior fieri.
Velim è il congiuntivo presente, con valore desiderativo, di volo e, come l’imperfetto irreale vellem, si traduce «vorrei» (cfr. p. 104).
Durior è un comparativo assoluto,da rendere con il valore intensivo «troppo,
particolarmente…».
■ Settimo periodo
Nec ignoro (alios eius modi casus nihil amplius vocare quam damnum),
(eoque sibi magnos homines et sapientes videri).
Dalla principale dipendono due infinitive oggettive coordinate fra loro dalla
congiunzione -que.
■ Ottavo periodo
(Qui an magni sapientesque sint) nescio; homines non sunt.
Il verbo principale, nescio, è collocato alla fine e dal suo significato «non so»
si può prevedere che seguirà una proposizione interrogativa indiretta, segnalata dalla particella an (cfr. p. 117).
Qui,invece,è un esempio di nesso del relativo,ed equivale et ii = et an ii sint
magni sapientesque.
■ Nono periodo
Hominis est enim adfici dolore sentire, resistere tamen et solacia admittere, non solaciis non egere.
Tutti gli infiniti sono sostativati e hanno la funzione di soggetto; hominis est
è un genitivo di pertinenza (cfr. p. 65).
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LAT
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C
TRADUZIONE
Mi prostrarono le malattie dei miei, anche le morti, per di più di giovani. Due
sole consolazioni, non certo pari a un dolore così grande, consolazioni tuttavia: la prima la possibilità di emancipare (gli schiavi) – mi sembra infatti di
non aver perduto del tutto prematuramente quelli che ho perduto già liberi
– la seconda il fatto che permetto anche agli schiavi di fare quasi testamenti,
e li custodisco come (se fossero) legali. Affidano e chiedono quello che a loro sembra opportuno; io obbedisco come mi è stato ordinato. Dividono, donano, lasciano,purché all’interno della casa;infatti per gli schiavi la casa è per
così dire uno stato e quasi una città.Ma,per quanto io provi conforto per queste consolazioni, sono scoraggiato e avvilito da quella stessa tenerezza che mi
ha spinto a permettere proprio questo.Tuttavia non vorrei per questo diventare troppo duro. E non ignoro che altri chiamano niente più che danno casi
di questo genere e che per questo a loro sembra di essere grandi uomini e
saggi.Se siano grandi e saggi,non so;non sono (comunque) uomini.È proprio
dell’uomo esser colpito dal dolore,provarlo,resistergli tuttavia e ricevere consolazioni, non (non avere bisogno) fare a meno di consolazioni.
ESAME DI STATO A.S.
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1964-1965
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ESAME DI STATO A.S. 1967-1968
È felice solo chi non ha nulla da nascondere
(costruzione di interest e refert)
Quidquid inter vicina eminet magnum est illic ubi eminet; nam magnitudo
non habet modum certum:comparatio illam aut tollit aut deprimit.Navis quae
in flumine magna est in mari parvula est; gubernaculum quod alteri navi magnum alteri exiguum est.Tu nunc in provincia, licet contemnas ipse te, magnus es.Quid agas,quemadmodum cenes,quemadmodum dormias,quaeritur,
scitur;eo tibi diligentius vivendum est.Tunc autem felicem esse te iudica,cum
poteris in publico vivere, cum te parietes tui tegent, non abscondent, quos
plerumque circumdatos nobis iudicamus non ut tutius vivamus, sed ut peccemus occultius. Rem dicam ex qua mores aestimes nostros: vix quemquam
invenies qui possit aperto ostio vivere. Ianitores conscientia nostra, non superbia opposuit: sic vivimus ut deprendi sit subito aspici. Quid autem prodest recondere se et oculos hominum auresque vitare? Bona conscientia turbam advocat,mala etiam in solitudine anxia atque sollicita est.Si honesta sunt
quae facis, omnes sciant; si turpia, quid refert neminem scire cum tu scias? O
te miserum si contemnis hunc testem!
Seneca, Epistulae morales ad Lucilium 43, 2-5
A
LAVORO PREPARATORIO
Quidquid inter vicina eminet magnum est illic ubi eminet; nam magnitudo
non habet modum certum: comparatio illam aut tollit aut deprimit. Navis
quae in flumine magna est in mari parvula est;gubernaculum quod alteri navi magnum alteri exiguum est.Tu nunc in provincia, licet contemnas ipse te,
magnus es. Quid agas, quemadmodum cenes, quemadmodum dormias,
quaeritur, scitur; eo tibi diligentius vivendum est.Tunc autem felicem esse te
iudica, cum poteris in publico vivere, cum te parietes tui tegent, non abscondent, quos plerumque circumdatos nobis iudicamus non ut tutius vivamus, sed ut peccemus occultius. Rem dicam ex qua mores aestimes nostros:
vix quemquam invenies qui possit aperto ostio vivere. Ianitores conscientia
nostra,non superbia opposuit:sic vivimus ut deprendi sit subito aspici.Quid
autem prodest recondere se et oculos hominum auresque vitare? Bona conscientia turbam advocat, mala etiam in solitudine anxia atque sollicita est. Si
honesta sunt quae facis, omnes sciant; si turpia, quid refert neminem scire
cum tu scias? O te miserum si contemnis hunc testem!
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LAT
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B
ANALISI RAGIONATA
■ Primo periodo
(Quidquid inter vicina eminet) magnum est illic (ubi eminet); nam magnitudo non habet modum certum: comparatio illam aut tollit aut deprimit.
Il passo si apre con una relativa introdotta dal pronome quisquis (cfr. p. 20),
prosegue con la principale e contiene poi un’altra relativa introdotta da ubi.
Seguono tre coordinate alla principale (nam habet; aut tollit; aut deprimit).
■ Secondo periodo
Navis (quae in flumine magna est) in mari parvula est; gubernaculum
(quod alteri navi magnum alteri) exiguum est.
Il secondo periodo è costituito da due principali, ciascuna interrotta da una
relativa.
■ Terzo periodo
Tu nunc in provincia, (licet contemnas ipse te), magnus es.
Nel terzo periodo dalla principale dipende una concessiva (licet contemnas).
■ Quarto periodo
(Quid agas), (quemadmodum cenes), (quemadmodum dormias), quaeritur, scitur; eo tibi diligentius vivendum est.
Dopo tre interrogative indirette iniziali, fra loro coordinate, seguono due
principali, coordinate per asindeto, con il verbo alla forma impersonale; segue un’altra proposizione principale, con la forma impersonale della perifrastica passiva (cfr. p. 102).
■ Quinto periodo
(Tunc autem felicem esse te) iudica, [cum poteris in publico vivere], [cum
te parietes tui tegent], [non abscondent], {quos plerumque {{circumdatos
nobis}} iudicamus} {{{non ut tutius vivamus}}}, {{{sed ut peccemus occultius}}}.
Il periodo comincia con un’infinitiva oggettiva dipendente dalla principale iudica e reggente le successive tre proposizioni temporali; segue una relativa, in cui il quos riprende le parietes della precedente temporale e il
verbo iudicamus regge l’infinitiva circumdatos nobis (sott. esse). Infine si
trovano due proposizioni finali, fra loro coordinate dalla congiunzione avversativa sed.
ESAME DI STATO A.S.
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1967-1968
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■ Sesto periodo
Rem dicam (ex qua mores aestimes nostros):vix quemquam invenies (qui
possit aperto ostio vivere).
Dalla prima principale dipende una relativa; dalla seconda principale, una relativa-consecutiva.
■ Settimo periodo
Ianitores conscientia nostra, non superbia opposuit: sic vivimus (ut deprendi sit subito aspici).
Dopo la principale segue un’altra principale, da cui dipende una consecutiva
(cfr. p. 110).
■ Ottavo periodo
Quid autem prodest recondere se et oculos hominum auresque vitare?
I due infiniti recondere e vitare sono sostantivati e hanno la funzione di soggetti della proposizione interrogativa diretta, il cui verbo reggente è prodest,
che, come tutti i composti di sum, tranne absum e possum, si costruisce sempre con il dativo della persona a cui si giova. In questo caso, però, al posto del
dativo della persona, si ha l’aggettivo interrogativo quis usato avverbialmente
nella forma neutra e si può tradurre «a che cosa giova…?».
■ Nono periodo
Bona conscientia turbam advocat, mala etiam in solitudine anxia atque
sollicita est.
Si nota il contrasto fra la bona conscientia, soggetto della principale, e la mala conscientia, soggetto della coordinata.
■ Decimo periodo
(Si honesta sunt) [quae facis], omnes sciant; (si turpia), quid refert (neminem scire) [cum tu scias]?
La principale contiene un congiuntivo esortativo ed è l’apodosi di un periodo ipotetico di primo tipo,la cui protasi è la suppositiva di primo grado si honesta sunt (sott. ea), da cui dipende la relativa di secondo grado quae facis;
segue un altro periodo ipotetico di primo tipo, nella cui apodosi, coincidente anche qui con la principale, si trova la costruzione del verbo refert.
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LAT
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Per ripassare
Costruzione di interest e refert
I verbi impersonali interest e refert si costruiscono con il genitivo della persona a cui importa (patris interest), a meno che non sia espressa con un pronome
personale (tua refert). Dato che interest e refert non possono avere come soggetto
un sostantivo, si trovano con un pronome neutro (omnium nostrum hoc interest
= a tutti noi importa questo), con un infinito (militum vincere intererat = ai soldati
importava vincere), o con una proposizione subordinata (ai Romani importava la
severità dei costumi = Romanorum magni intererat mores esse severos/ ut mores
essent severi; a noi genitori importa il parere dei maestri = nostra qui sumus parentes interest quid sentiant magistri).
Qui è l’infinitiva neminem scire a fare da soggetto al verbo principale refert;
segue una dipendente di secondo grado con il cum + congiuntivo.
■ Undicesimo periodo
O te miserum (si contemnis hunc testem)!
L’ultimo periodo è costituito da una principale esclamativa ellittica del verbo
e da una suppositiva di primo grado.
C
TRADUZIONE
Tutto quello che spicca fra le cose vicine è grande là dove spicca; infatti la
grandezza non ha una misura definita: il confronto la accresce o la diminuisce. Una nave che è grande in un fiume è piccola in mare; un timone che per
una nave è grande per un’altra è piccolo.Tu ora in provincia, anche se non ci
fai caso, sei grande. Ci si chiede e si sa che cosa fai, come mangi, come dormi:
perciò devi vivere con più circospezione. Pensa di essere felice allora, quando potrai vivere (in pubblico) alla presenza di tutti, quando le pareti ti ripareranno, non ti nasconderanno, pareti che nella maggior parte dei casi pensiamo ci siano state messe intorno non per farci vivere più al sicuro, ma per
farci compiere peccati più segretamente.Ti dirò una cosa da cui giudicherai
i nostri costumi:a stento troverai qualcuno che possa vivere con la porta aperta. La nostra coscienza,non l’orgoglio,ci ha messo di fronte (alla porta) i guardiani: viviamo in modo tale che essere visti all’improvviso significa esser colti in fallo. Ma a che giova nascondersi ed evitare gli occhi e le orecchie degli
uomini? La buona coscienza chiama la gente, quella cattiva è ansiosa e preoccupata anche nella solitudine. Se le cose che fai sono oneste, tutti lo sappiano; se sono vergognose, che cosa importa che nessuno lo sappia, quando lo
sai tu? O te infelice, se non ti curi di questo testimone!
ESAME DI STATO A.S.
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1967-1968
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ESAME DI STATO A.S. 1968-1969
De poesi
(il pronome quisquis)
Multos, o iuvenes, carmen decepit. Nam ut quisque versum pedibus instruxit
sensumque teneriorem verborum ambitu intexuit, putavit se continuo in Heliconem venisse. […] Ceterum neque generosior spiritus vanitatem amat, neque concipere aut edere partum mens potest nisi ingenti flumine litterarum
inundata.Refugiendum est ab omni verborum,ut ita dicam,vilitate et sumendae
voces a plebe summotae,ut fiat «Odi profanum vulgus et arceo».Praeterea curandum est ne sententiae emineant extra corpus orationis expressae, sed intexto vestibus colore niteant. Homerus testis et lyrici Romanusque Vergilius
et Horatii curiosa felicitas. Ceteri enim aut non viderunt viam qua iretur ad
carmen, aut visam timuerunt calcare. Ecce belli civilis ingens opus quisquis
attigerit nisi plenus litteris, sub onere labetur. Non enim res gestae versibus
comprehendendae sunt,quod longe melius historici faciunt,sed per ambages
deorumque ministeria […] praecipitandus est liber spiritus, ut potius furentis animi vaticinatio appareat quam religiosae orationis sub testibus fides.
Petronio, Satyricon 118, 1-6
A
LAVORO PREPARATORIO
Multos,o iuvenes,carmen decepit.Nam ut quisque versum pedibus instruxit
sensumque teneriorem verborum ambitu intexuit, putavit se continuo in Heliconem venisse. […] Ceterum neque generosior spiritus vanitatem amat,
neque concipere aut edere partum mens potest nisi ingenti flumine litterarum inundata. Refugiendum est ab omni verborum, ut ita dicam, vilitate et sumendae voces a plebe summotae,ut fiat «Odi profanum vulgus et arceo».Praeterea curandum est ne sententiae emineant extra corpus orationis expressae,
sed intexto vestibus colore niteant.Homerus testis et lyrici Romanusque Vergilius et Horatii curiosa felicitas. Ceteri enim aut non viderunt viam qua iretur ad carmen, aut visam timuerunt calcare. Ecce belli civilis ingens opus quisquis attigerit nisi plenus litteris,sub onere labetur.Non enim res gestae versibus comprehendendae sunt, quod longe melius historici faciunt, sed per
ambages deorumque ministeria […] praecipitandus est liber spiritus, ut potius furentis animi vaticinatio appareat quam religiosae orationis sub testibus fides.
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LAT
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B
ANALISI RAGIONATA
■ Primo periodo
Multos, o iuvenes, carmen decepit.
Il testo non presenta difficoltà sintattiche.Bisogna fare molta attenzione al lessico e alla resa italiana delle espressioni. Il primo periodo ha carattere sentenzioso e il perfetto decepit può essere anche reso con il presente.
■ Secondo periodo
Nam (ut quisque versum pedibus instruxit) (sensumque teneriorem verborum ambitu intexuit), putavit (se continuo in Heliconem venisse).
Alla temporale ut… instruxit segue la principale putavit,da cui dipende l’oggettiva se… venisse.
■ Terzo periodo
Ceterum neque generosior spiritus vanitatem amat, neque concipere aut
edere partum mens potest (nisi ingenti flumine litterarum inundata).
Troviamo un periodo ipotetico di primo tipo con due apodosi coordinate fra loro (amat… potest),e la protasi con est sottinteso da unire a inundata (cfr.p.91).
■ Quarto periodo
Refugiendum est ab omni verborum, (ut ita dicam), vilitate et sumendae
voces a plebe summotae, (ut fiat) «Odi profanum vulgus et arceo».
Seguono due principali con perifrastiche passive (la prima impersonale: refugiendum est; la seconda personale: sumendae voces, sott. sunt); ut ita dicam è una completiva di tipo parentetico o incidentale; ut fiat è una proposizione consecutiva (cfr. p. 110).
■ Quinto periodo
Praeterea curandum est (ne sententiae emineant extra corpus orationis
expressae), (sed intexto vestibus colore niteant).
Segue un’altra principale con perifrastica passiva impersonale curandum est,
da cui dipende una completiva volitiva (ne sententiae emineant), coordinata a un’altra completiva (sed… niteant).
■ Sesto periodo
Homerus testis et lyrici Romanusque Vergilius et Horatii curiosa felicitas.
Incontriamo poi un periodo con l’ellissi del verbo essere: Homerus testis…
felicitas.
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1968-1969
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■ Settimo periodo
Ceteri enim aut non viderunt viam (qua iretur ad carmen), aut visam timuerunt calcare.
Dalla principale ceteri… non viderunt dipende una relativa introdotta dall’avverbio relativo di moto per luogo qua e con il congiuntivo con valore finale (iretur); aut… timuerunt è coordinata alla principale, mentre visam è
un participio congiunto; timeo con l’infinito ha il significato di «esitare».
■ Ottavo periodo
Ecce (belli civilis ingens opus quisquis attigerit) (nisi plenus litteris), sub
onere labetur.
Il periodo è costitituito da una relativa di primo grado introdotta dal pronome raddoppiato quisquis e da un periodo ipotetico di primo tipo, la cui protasi ha il verbo «essere» sottinteso e la cui apodosi coincide con la principale
(sub onere labetur).
■ Nono periodo
Non enim res gestae versibus comprehendendae sunt, (quod longe melius
historici faciunt), sed per ambages deorumque ministeria […] praecipitandus est liber spiritus, (ut potius furentis animi vaticinatio appareat
quam religiosae orationis sub testibus fides).
Un’altra principale con perifrastica passiva personale comprehendendae sunt
è coordinata con un’altra perifrastica personale praecipitandus est liber spiritus, da cui dipende la consecutiva ut… appareat. La relativa quod… faciunt è incidentale.
Per ripassare
Il pronome quisquis
Il pronome quisquis è un pronome raddoppiato che regge l’indicativo e si traduce con «chiunque». Come in italiano «chiunque» ha valore indefinito (es.: «con
un vocabolario chiunque può tradurre una versione») e relativo («chiunque traduca
un passo di Tacito senza errori è bravo»), così in latino l’indefinito è reso da quivis o
quilibet, il relativo, come in questo caso, da quisquis o quicumque, da cui si nota la
chiara derivazione dell’italiano chiunque.
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LAT
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C
TRADUZIONE
La poesia, o giovani, ha ingannato molti. Infatti non appena uno ha messo insieme un verso con i piedi e ha racchiuso in un giro di parole un pensiero alquanto tenue, subito pensa (ha pensato) di aver asceso l’Elicona. D’altra parte uno spirito alquanto nobile non ama la superficialità e non può concepire
né partorire un’opera artistica se non è imbevuto da una larga corrente di studi. Si deve dunque rifuggire da ogni volgarità e si devono respingere le parole derivanti dall’uso plebeo. Cosicché si possa dire: «Ho in odio il volgo profano e lo evito». Inoltre bisogna badare che le frasi non si stacchino troppo
dalla sostanza del componimento, ma risplendano di un colore inerente all’ordito del tessuto. È testimone Omero e (lo sono) i lirici e il romano Virgilio
e la scrupolosa e felice ricerca delle parole di Orazio.Tutti gli altri o non videro la strada per giungere alla poesia o, vistala, esitarono a percorrerla. Ecco,
chiunque vorrà dedicarsi al soggetto immenso della guerra civile, se non è
pieno di dottrina, soccomberà. Non si devono trattare in versi gli avvenimenti politici, cosa che di gran lunga meglio fanno gli storici, ma la libera fantasia
deve districarsi fra sentenze enigmatiche e interventi degli dei, cosicché appaia piuttosto vaticinio di mente ispirata che fedeltà scrupolosa del racconto, suffragato dalle testimonianze.
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1968-1969
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ESAME DI STATO A.S. 1970-1971
L’incontro di due poeti tragici
(verbi impersonali di sentimento)
Cum Pacuvius, grandi iam aetate et diutino corporis morbo adfectus Tarentum ex urbe Roma concessisset,Accius tunc haud parvo iunior proficiscens
in Asiam, cum in oppidum venisset, devertit ad Pacuvium, comiterque invitatus plusculisque ab eo diebus retentus, tragoediam suam, cui Atreus nomen
est, desideranti legit.Tum Pacuvium dixisse aiunt sonora quidem esse, quae
scripsisset, et grandia, sed videri tamen ea sibi duriora paulum et acerbiora.
«Ita est, inquit Accius, uti dicis; neque id me sane paenitet; meliora enim fore
spero,quae deinceps scribam.Nam quod in pomis est,itidem,inquit,esse aiunt
in ingeniis;quae dura et acerba nascuntur,post fiunt mitia et iucunda;sed quae
gignuntur statim vieta et mollia atque in principio sunt uvida,non matura mox
fiunt, sed putria. Relinquendum igitur visum est in ingenio, quod dies atque
aetas mitificet.»
Gellio, Noctes Atticae 13, 2, 2-6
A
LAVORO PREPARATORIO
Cum Pacuvius, grandi iam aetate et diutino corporis morbo adfectus Tarentum ex urbe Roma concessisset,Accius tunc haud parvo iunior proficiscens
in Asiam, cum in oppidum venisset, devertit ad Pacuvium, comiterque invitatus plusculisque ab eo diebus retentus,tragoediam suam,cui Atreus nomen
est, desideranti legit.Tum Pacuvium dixisse aiunt sonora quidem esse, quae
scripsisset, et grandia, sed videri tamen ea sibi duriora paulum et acerbiora.
«Ita est, inquit Accius, uti dicis; neque id me sane paenitet; meliora enim fore spero, quae deinceps scribam. Nam quod in pomis est, itidem, inquit, esse aiunt in ingeniis; quae dura et acerba nascuntur, post fiunt mitia et iucunda; sed quae gignuntur statim vieta et mollia atque in principio sunt uvida,
non matura mox fiunt, sed putria. Relinquendum igitur visum est in ingenio,
quod dies atque aetas mitificet.»
22
LAT
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B
ANALISI RAGIONATA
■ Primo periodo
(Cum Pacuvius, grandi iam aetate et diutino corporis morbo adfectus Tarentum ex urbe Roma concessisset,) Accius tunc haud parvo iunior proficiscens in Asiam, (cum in oppidum venisset,) devertit ad Pacuvium, comiterque invitatus plusculisque ab eo diebus retentus, tragoediam suam,
(cui Atreus nomen est,) desideranti legit.
Il passo si apre con un cum narrativo, quindi comincia la principale, interrotta da un altro cum narrativo,sempre al piuccheperfetto per sottolineare il rapporto di anteriorità rispetto al verbo reggente devertit. Segue una coordinata
alla principale, con tre participi congiunti, di cui due passati, al nominativo, riferiti ad Accio, uno presente, al dativo, congiunto a Pacuvio, anche se il dativo
ei è sottinteso. Nel mezzo si trova una relativa di primo grado.
■ Secondo periodo
(Tum Pacuvium dixisse) aiunt [sonora quidem esse], {quae scripsisset}, [et
grandia], [sed videri tamen ea sibi duriora paulum et acerbiora].
Dalla principale aiunt dipende un’infinitiva oggettiva di primo grado (tum
Pacuvium dixisse), che regge un’infinitiva oggettiva di secondo grado (sonora esse, sott. ea), da cui dipende una relativa di terzo grado (quae scripsisset) con il congiuntivo per attrazione modale. Segue, quindi, una coordinata all’infinitiva oggettiva di secondo grado (sed videri…).
■ Terzo periodo
«Ita est, inquit Accius, (uti dicis);neque id me sane paenitet;(meliora enim
fore) spero, [quae deinceps scribam].
La principale è correlata alla comparativa uti dicis. Segue una coordinata alla principale, con il verbo impersonale paenitet.
Per ripassare
I verbi impersonali di sentimento
I verbi impersonali (cioè usati solo alla 3ª persona singolare) miseret, paenitet,
piget, pudet, taedet si costruiscono con l’accusativo della persona che prova il
sentimento e il genitivo della cosa che suscita il sentimento (espressa, invece, al nominativo se si tratta di un pronome neutro):
Es.: Mario si pentì della sua negligenza
La penitenza prese Mario della sua
negligenza = Paenituit Marium neglegentiae suae.
Ricorda la differenza tra «io posso pentirmi» = potest me paenitere e «io voglio pentirmi» = volo me paeniteat.
ESAME DI STATO A.S.
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1970-1971
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Il periodo si chiude con una principale (spero), da cui dipende un’infinitiva
oggettiva con l’infinito futuro del verbo essere (fore) e ea sottinteso, ripreso
dal quae scribam della relativa di secondo grado.
■ Quarto periodo
Nam [quod in pomis est], (ibidem), inquit, (esse) aiunt (in ingeniis);(quae
dura et acerba nascuntur), post fiunt mitia et iucunda; sed (quae gignuntur statim vieta et mollia) (atque in principio sunt uvida), non matura mox fiunt, sed putria.
Dalla principale aiunt dipendono l’infinitiva oggettiva di primo grado (in ingeniis esse) e la relativa di secondo grado (quod in pomis est); inquit è un
inciso;seguono una relativa (quae nascuntur) e una principale (fiunt),quindi due relative (quae gignuntur… atque… sunt) e una coordinata alla principale (fiunt).
■ Quinto periodo
(Relinquendum) igitur visum est (in ingenio,) [quod dies atque aetas mitificet.]»
Il passo si chiude con una principale, in cui videor è costruito impersonalmente con il valore di «sembrare opportuno» (visum est), seguita da un’infinitiva soggettiva con la costruzione impersonale della perifrastica passiva (e
esse sottinteso),infine da una relativa di secondo grado al congiuntivo,sia per
attrazione modale, sia perché nella frase è presente un’idea di eventualità.
C
TRADUZIONE
Dopo che Pacuvio, in età ormai avanzata e affetto da una lunga malattia del
corpo, si era ritirato a Taranto da Roma,Accio, allora più giovane non di poco,
dirigendosi in Asia, giunto in città, fece una sosta da Pacuvio e, ospitato cortesemente e trattenuto da lui per alcuni giorni, gli lesse, poiché lo desiderava,
la sua tragedia che ha per titolo Atreo. Raccontano che allora Pacuvio abbia
detto che i versi che aveva scritto erano certamente sonori e grandi, ma che
tuttavia gli sembravano un po’ troppo duri e acerbi. «È così – rispose Accio –
come dici; e non mi pento assolutamente di ciò; spero che saranno migliori
quelli che scriverò in seguito. Infatti – disse – quello che accade nei frutti,
ugualmente dicono che succeda negli ingegni:quelli che nascono duri e acerbi, poi diventano teneri e gustosi; ma quelli che nascono subito molli e teneri e in principio sono succosi, presto diventano non maturi, ma marci. È sembrato opportuno dunque dover lasciare nell’ingegno qualcosa che il tempo e
l’età facciano maturare».
24
LAT
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ESAME DI STATO A.S. 1973-1974
Gli inizi della civiltà
Fuit quoddam tempus, cum in agris homines passim bestiarum modo vagabantur et sibi victu fero vitam propagabant nec ratione animi quicquam, sed
pleraque viribus corporis administrabant; nondum divinae religionis, non humani officii ratio colebatur, nemo nuptias viderat legitimas, non certos quisquam aspexerat liberos, non ius aequabile quid utilitatis haberet, acceperat.
Ita propter errorem atque inscientiam caeca ac temeraria dominatrix animi
cupiditas ad se explendam viribus corporis abutebatur, perniciosissimis satellitibus. Quo tempore quidam, magnus videlicet vir et sapiens,cognovit quae
materia esset et quanta ad maximas res opportunitas in animis inesset hominum, si quis eam posset elicere et praecipiendo meliorem reddere; qui dispersos homines in agros et in tectis silvestribus abditos ratione quadam compulit unum in locum et congregavit et eos in unamquamque rem inducens
utilem atque honestam,primo propter insolentiam reclamantes,deinde propter rationem atque orationem studiosius audientes ex feris et immanibus mites reddidit et mansuetos.
Cicerone, De inventione I, 2 passim
A
LAVORO PREPARATORIO
Fuit quoddam tempus, cum in agris homines passim bestiarum modo vagabantur et sibi victu fero vitam propagabant nec ratione animi quicquam, sed
pleraque viribus corporis administrabant; nondum divinae religionis, non humani officii ratio colebatur, nemo nuptias viderat legitimas, non certos quisquam aspexerat liberos, non ius aequabile quid utilitatis haberet, acceperat.
Ita propter errorem atque inscientiam caeca ac temeraria dominatrix animi
cupiditas ad se explendam viribus corporis abutebatur, perniciosissimis satellitibus. Quo tempore quidam, magnus videlicet vir et sapiens, cognovit
quae materia esset et quanta ad maximas res opportunitas in animis inesset
hominum, si quis eam posset elicere et praecipiendo meliorem reddere; qui
dispersos homines in agros et in tectis silvestribus abditos ratione quadam
compulit unum in locum et congregavit et eos in unamquamque rem inducens utilem atque honestam, primo propter insolentiam reclamantes, deinde
propter rationem atque orationem studiosius audientes ex feris et immanibus mites reddidit et mansuetos.
ESAME DI STATO A.S.
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1973-1974
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B
ANALISI RAGIONATA
■ Primo periodo
Fuit quoddam tempus, (cum in agris homines passim bestiarum modo vagabantur) (et sibi victu fero vitam propagabant) (nec ratione animi quicquam, sed pleraque viribus corporis administrabant); nondum divinae
religionis, non humani officii ratio colebatur, nemo nuptias viderat legitimas, non certos quisquam aspexerat liberos, non ius aequabile (quid utilitatis haberet,) acceperat.
Il primo periodo si apre con la descrizione di uno scenario favoloso, quando
la vita dell’uomo primitivo non era ancora avviata verso la civiltà.
Fuit quoddam tempus è la principale,da cui dipendono tre proposizioni temporali coordinate fra loro: cum… vagabantur, et… propagabant, nec… administrabant; segue una serie di coordinate negative con la ripetizione di
non fino ad acceperat. L’unica dipendente è costituita dall’interrogativa indiretta quid utilitatis haberet, in cui utilitatis è genitivo partitivo.
■ Secondo periodo
Ita propter errorem atque inscientiam caeca ac temeraria dominatrix animi cupiditas (ad se explendam) viribus corporis abutebatur, perniciosissimis satellitibus.
Ita… abutebatur è la principale, mentre ad se explendam è una finale resa
con il gerundivo (cfr. p. 54). Abutor, composto di utor, regge l’ablativo viribus e satellitibus (sua apposizione).
■ Terzo periodo
Quo tempore quidam, magnus videlicet vir et sapiens, cognovit (quae materia esset) (et quanta ad maximas res opportunitas in animis inesset hominum), [si quis eam posset elicere et praecipiendo meliorem reddere];
qui dispersos homines in agros et in tectis silvestribus abditos ratione quadam compulit unum in locum et congregavit et eos in unamquamque rem
inducens utilem atque honestam, primo propter insolentiam reclamantes, deinde propter rationem atque orationem studiosius audientes ex feris et immanibus mites reddidit et mansuetos.
Quo tempore (= et eo tempore) è un nesso relativo; quidam, magnus videlicet vir et sapiens, cognovit è la principale, mentre quae materia esset et
quanta… opportunitas… inesset sono interrogative indirette. Inesset è anche l’apodosi di un periodo ipotetico di secondo tipo,di cui si quis eam posset elicere et… reddere è la protasi; praecipiendo è ablativo strumentale del
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LAT
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gerundio. Nella seconda parte del periodo, la principale è introdotta da un
nesso relativo (qui compulit = et is compulit) ed è seguita da due coordinate: congregavit… reddidit. Si notano, inoltre, la correlazione primo… deinde e il parallelismo dei due complementi di causa propter insolentiam e propter rationem atque orationem in relazione ai due participi: reclamantes…
audientes. Mites e mansuetos sono complementi predicativi dell’oggetto.
C
TRADUZIONE
Vi fu un tempo in cui gli uomini vagavano qua e là nei campi come bestie e
prolungavano la vita con un cibo rozzo e non compivano alcuna cosa con la
facoltà intellettiva (la guida dell’anima), ma la maggior parte delle cose con le
forze del corpo.Non era ancora coltivata la pratica della religione divina e del
dovere fra gli uomini;nessuno aveva conosciuto nozze legittime,nessuno aveva visto figli legittimi,nessuno appreso quale utilità avesse il diritto imparziale.
Così,a causa dell’incertezza e dell’ignoranza,la bramosia cieca e temeraria dominatrice dell’animo, per soddisfare se stessa, si serviva delle forze del corpo,
pericolosissime complici.
In quel tempo un tale, evidentemente uomo magnanimo e saggio, capì quale
grande risorsa e quanto grande opportunità vi fosse negli animi degli uomini,
se qualcuno potesse «cavarla fuori» e, impartendo precetti, renderla migliore;
egli spinse gli uomini dispersi nei campi e nascosti nei ripari delle selve, con
un certo stratagemma, in un unico luogo e li riunì inducendoli verso ogni cosa utile e onesta e rese miti e mansueti da feroci e crudeli loro che dapprima
protestavano per la novità, poi ascoltavano più attentamente per la forza persuasiva della parola.
ESAME DI STATO A.S.
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1973-1974
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ESAME DI STATO A.S. 1974-1975
Nessuno di noi è senza colpa
Si volumus aequi rerum omnium iudices esse, hoc primum nobis persuadeamus, neminem nostrum esse sine culpa; hinc enim maxima indignatio oritur
«Nihil peccavi» et «Nihil feci». Immo nihil fateris. Indignamur aliqua admonitione aut coercitione nos castigatos, cum illo ipso tempore peccemus, quod
adicimus malefactis adrogantiam et contumaciam. Quis est iste qui se profitetur omnibus legibus innocentem? Ut hoc ita sit, quam angusta innocentia
est ad legem bonum esse! Quanto latius officiorum patet quam iuris regula!
Quam multa pietas humanitas liberalitas iustitia fides exigunt, quae omnia extra publicas tabulas sunt! Sed ne ad illam quidem artissimam innocentiae formulam praestare nos possumus: alia fecimus, alia cogitavimus, alia optavimus,
aliis favimus; in quibusdam innocentes sumus, quia non successit.
Seneca, De ira 2, 28, 1-4
A
LAVORO PREPARATORIO
Si volumus aequi rerum omnium iudices esse, hoc primum nobis persuadeamus, neminem nostrum esse sine culpa; hinc enim maxima indignatio oritur
«Nihil peccavi» et «Nihil feci». Immo nihil fateris. Indignamur aliqua admonitione aut coercitione nos castigatos, cum illo ipso tempore peccemus, quod
adicimus malefactis adrogantiam et contumaciam. Quis est iste qui se profitetur omnibus legibus innocentem? Ut hoc ita sit, quam angusta innocentia
est ad legem bonum esse! Quanto latius officiorum patet quam iuris regula!
Quam multa pietas humanitas liberalitas iustitia fides exigunt, quae omnia
extra publicas tabulas sunt! Sed ne ad illam quidem artissimam innocentiae
formulam praestare nos possumus: alia fecimus, alia cogitavimus, alia optavimus, aliis favimus; in quibusdam innocentes sumus, quia non successit.
B
ANALISI RAGIONATA
■ Primo periodo
(Si volumus aequi rerum omnium iudices esse), hoc primum nobis persuadeamus, (neminem nostrum esse sine culpa); hinc enim maxima indignatio oritur «Nihil peccavi» et «Nihil feci». Immo nihil fateris.
28
LAT
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Il periodo si apre con la protasi di un periodo ipotetico di primo tipo, la cui
apodosi, coincidente con la principale, ha il congiuntivo esortativo e il dativo
nobis perché persuadere in latino è intransitivo. Neminem… esse è la infinitiva epesegetica di hoc. Seguono quattro proposizioni principali.
■ Secondo periodo
Indignamur (aliqua admonitione aut coercitione nos castigatos), (cum illo ipso tempore peccemus), [quod adicimus malefactis adrogantiam et contumaciam].
Alla principale seguono un’infinitiva con il verbo esse sottinteso e un’avversativa, introdotta da cum, da cui dipende una completiva con quod dichiarativo.
■ Terzo periodo
Quis est iste (qui se profitetur omnibus legibus innocentem)?
Il periodo è costituito da un’interrogativa diretta e da una relativa dipendente di primo grado.
■ Quarto periodo
(Ut hoc ita sit,) quam angusta innocentia est ad legem bonum esse!
La principale è costituita da una proposizione esclamativa, preceduta da una
concessiva (ut hoc ita sit).
■ Quinto periodo
Quanto latius officiorum patet quam iuris regula! Quam multa pietas humanitas liberalitas iustitia fides exigunt, (quae omnia extra publicas tabulas sunt!)
Seguono due proposizioni principali esclamative e la relativa quae... sunt.
■ Sesto periodo
Sed ne ad illam quidem artissimam innocentiae formulam praestare nos
possumus: alia fecimus, alia cogitavimus, alia optavimus, aliis favimus; in
quibusdam innocentes sumus, (quia non successit).
L’ultimo periodo è costituito da una lunga serie di principali, in cui si nota l’anafora di alia. L’unica dipendente è la causale di primo grado con cui si chiude il passo.
ESAME DI STATO A.S.
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1974-1975
29
C
TRADUZIONE
Se vogliamo essere giudici imparziali di ogni situazione, convinciamoci innanzitutto di questo, che nessuno di noi è senza colpa; da qui nasce infatti la
maggior indignazione: «Non ho commesso alcun peccato» e «Non ho fatto
niente». Anzi non confessi niente. Ci indigniamo di esser stati puniti con qualche ammonizione o castigo, mentre pecchiamo in quello stesso momento,
perché aggiungiamo alle malefatte arroganza e superbia. Chi è costui che si
professa innocente secondo ogni legge? Ammesso che sia così, che innocenza limitata è l’esser buono secondo la legge! Quanto più ampiamente si estende la regola dei nostri doveri rispetto a quella del diritto! Quante cose esigono la pietà,l’umanità,la liberalità,la giustizia,la lealtà,che sono tutte fuori dalle tavole della legge! Ma non possiamo adattarci neanche a quella limitatissima regola: abbiamo fatto alcune cose, ne abbiamo pensate altre, altre ancora
le abbiamo desiderate, ad altre infine siamo stati favorevoli; in alcune (occasioni) siamo innocenti, perché (la cosa) non è riuscita.
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LAT
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