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Brano : Vita dei Cesari I (Cesare),26
Autore : Svetonio
Originale
[26] Eodem temporis spatio matrem primo, deinde filiam, nec multo post nepotem amisit. inter quae,
consternata Publi Clodi caede re publica, cum senatus unum consulem nominatimque Gnaeum Pompeium
fieri censuisset, egit cum tribunis plebis collegam se Pompeio destinantibus, id potius ad populum ferrent, ut
absenti sibi, quandoque imperii tempus expleri coepisset, petitio secundi consulatus daretur, ne ea causa
maturius et inperfecto adhuc bello decederet. quod ut adeptus est, altiora iam meditans et spei plenus
nullum largitionis aut officiorum in quemquam genus publice priuatimque omisit. forum de manubiis
incohauit, cuius area super sestertium milies constitit. munus populo epulumque pronuntiauit in filiae
memoriam, quod ante eum nemo. quorum ut quam maxima expectatio esset, ea quae ad epulum
pertinerent, quamuis macellaris ablocata, etiam domesticatim apparabat. gladiatores notos, sicubi infestis
spectatoribus dimicarent, ui rapiendos reseruandosque mandabat. tirones neque in ludo neque per lanistas,
sed in domibus per equites Romanos atque etiam per senatores armorum peritos erudiebat, precibus
enitens, quod epistulis eius ostenditur, ut disciplinam singulorum susciperent ipsique dictata exercentibus
darent. legionibus stipendium in perpetuum duplicauit. frumentum, quotiens copia esset, etiam sine modo
mensuraque praebuit ac singula interdum mancipia e praeda uiritim dedit.
Traduzione
26 Nello stesso periodo di tempo gli morirono prima la madre, poi la figlia e infine, non molto dopo, anche la
nipote. Mentre era colpito da tante disgrazie personali, lo Stato venne sconvolto dalla morte di Publio Clodio;
il Senato era dell'avviso di nominare un solo console, e precisamente Gneo Pompeo, ma Cesare convinse i
tribuni della plebe, che volevano eleggerlo come collega dello stesso Pompeo, a proporre piuttosto al popolo
di permettergli, bench? fosse lontano, di concorrere ad un altro consolato quando sarebbe stata prossima la
scadenza del suo mandato di comando. In tal modo non sarebbe stato costretto a lasciare anzi tempo la
provincia, prima che la guerra fosse conclusa. Quando ottenne questa concessione, pieno di speranza, gi?
meditando imprese pi? ambiziose, profuse largizioni e favori di ogni genere a tutti, pubblicamente e
privatamente. Con i proventi dei bottini di guerra avvi? la costruzione di un Foro, il cui terreno venne a
costare pi? di cento milioni di sesterzi. Annunci? al popolo uno spettacolo di gladiatori e un ricco banchetto in
memoria della figlia morta, cosa che nessuno aveva mai fatto prima di lui. Allo scopo di creare un grande
stato di attesa per questa manifestazione, faceva preparare tutto ci? che riguardava il banchetto in case
private, sebbene avesse affidato l'incarico a personale specializzato. Dovunque vi fossero gladiatori famosi,
costretti a combattere davanti ad un pubblico ostile, dava ordine di prelevarli, magari anche con la forza, e di
riservarglieli. Quanto agli allievi gladiatori, non li faceva addestrare nelle scuole e nemmeno sotto le direttive
di maestri professionisti, ma in case private, per mezzo di cavalieri romani e perfino di senatori esperti
nell'uso delle armi; li andava supplicando, come confermano le sue lettere, di addossarsi la responsabilit?
della disciplina dei singoli allievi e di dirigere personalmente gli esercizi. Per quanto si riferisce alle legioni,
raddoppi? definitivamente la paga. Ogni volta che vi era abbondanza di grano, lo fece distribuire senza
limitazioni e misura, e assegn? a ciascuno, di tanto in tanto, uno schiavo preso dal bottino di guerra.
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