Igiene Generale Disinfezione e Sterilizzazione Sono tecniche di profilassi diretta che sono volte a colpire direttamente l'agente patogeno, presumibilmente eliminato dal corpo umano e presente su matrice organica. Definizioni fondamentali: • Pulizia/sanificazione: processo che consiste nell'allontanare lo sporco (il materiale organico) dall'oggetto con l'uso di detergenti. Questo metodo sposta il materiale dalla superficie trasferendolo altrove. In caso di sporco organico è meglio usare detergenti neutri o alcalini (soda caustica ad esempio), lo sporco inorganico (sali minerali come il calcare) è meglio eliminato con detergenti acidi come l'acido cloridrico. Questi materiali contaminanti possono costituire centri di aggregazione per la formazione di biofilm microbico. La sanificazione si riferisce ad una pulizia usando un detergente legato ad un principio attivo disinfettante di basso livello. • Disinfezione: azione con lo scopo di uccidere i microorganismi patogeni asporigeni. Non si prefigge di eliminare le spore. • Sterilizzazione: uccisione di tutte le forme microbiche, spore comprese. • Disinfettante: prodotto usato per la disinfezione. È un principio attivo usato su superfici inanimate. • Antisettico: prodotto disinfettante compatibile con il contatto con la cute e le mucose. L'antisettico può contenere lo stesso principio attivo del disinfettante. • Antisepsi: pratica con lo scopo di uccidere i patogeni presenti su cute e mucose e per impedire la loro replicazione. • Asepsi/sterilità: pratiche che si prefiggono lo scopo di evitare di apportare microorganismi su un campo sterile (evitare contaminazione). Strumentazione: La strumentazione medica va classificata in base al rischio che il suo uso possa trasmettere agenti patogeni: 1 • Strumenti critici: strumenti che vengono introdotti in aree sterili del nostro corpo. Questi strumenti devono essere sterili. Questa classe di strumenti include anche gli attrezzi per biopsie. • Strumenti semicritici: strumenti che vengono in contatto con mucose integre senza lederne la continuità. Il minimo requisito per questa classe è la disinfezione ad alto livello. • Strumenti non critici: vengono a contatto con cute integra. Devono essere puliti ed eventualmente disinfettati a basso livello. Mezzi disinfettanti: I mezzi disinfettanti sono distinti in fisici e chimici: • Mezzi disinfettanti fisici • Mezzi disinfettanti chimici Calore: Considerato il mezzo più sicuro, rapido ed economico che non lascia residui. Il limite del calore sta nei materiali termolabili. Visti i vantaggi il calore è la prima scelta come disinfettante. La sensibilità dei microorganismi al calore varia con il contenuto di essi in acqua percui i virus (sopratutto quelli epatitici) sono più resistenti dei batteri e le spore sono le più resistenti in assoluto. Il calore può essere secco o umido (più efficace) Regimi di disinfezione: • Virus, batteri, protozoi, miceti: disinfezione efficace già a 10min a 80°C, 5min a 100°C distrugge praticamente tutti i microorganismi eccetto le spore. • Spore: di solito necessitano di temperature maggiori di 120°C e il tempo di morte varia a seconda della saturazione in vapore acqueo dell'ambiente a cui sono esposte. Sono regimi di sterilizzazione. Modalità di disinfezione col calore e altri mezzi di disinfezione fisica: Incenerimento: raggiunge temperature >900°C, distrugge materiali di vario tipo ma non permette il riciclaggio. L'incenerimento viene usato nel trattamento del materiale ospedaliero p'otenzialmente infettante. Aria calda: usa la stuffetta di Pasteur, può essere usata su materiali termostabili (solidi o liquidi) negli ospedali non si impiega più. Siccome l'aria non è un buon conduttore di calore la disinfezione necessita di regimi lunghi: o 30min a 180°C 2 o 60min a 170°C o 120min a 160°C Autoclave: calore umido - vapore a pressione: l'autoclave impiega un vapore saturo al 100% in condizioni regolabili di temperatura, pressione e tempo. Aumentando la pressione cresce la temperatura di ebollizione dell'acqua e quindi si possono raggiungere temperature di vapore sopra i 100°. La saturazione del 100% del vapore è importante in quanto eventuali bolle d'aria rimaste compromettono ilò raggiungimento di temperature più elevate e quindi compromettono la sterilizzazione, pertanto le moderni autoclavi hanno un sistema di generazione del vuoto. I regimi di autoclave sono: • Regime minimo: 121° per 1520min a +1 atmosfera. • 134° per 7min, oppure per 3min (ciclo flash senza confezionamento) a +2atm. Il funzionamento dell'autoclave è controllato da diversi sistemi: • Metodi fisici: registrazione dei parametri del ciclo • Metodi chimici: indicatori di processo – nastri sensibili a temperatura, saturazione di vapore, tempo. I nastri contengono inchiostro che cambia colore con il processo in modo omogeneo. Se l'indicatore non vira o vira non omogeneamente indica un regime inadeguato per alcuni parametri che non sono stati mantenuti correttamente. • Metodi biologici: controllo effettuato inserendo in autoclave delle provette con cartine intrise di spore di Bacillus stearothermophilus che è molto pi+ resistente del C. tetani per esempio. L'uccisione delle spore conferma l'efficacia della sterilizzazione. Il controllo biologico va effettuato ogni 15 giorni. La durata della sterilità ottenuta con autoclave dipende dalla modalità di confezionamento dello strumento: • Fogli di alluminio: 48 ore • Buste di carta: circa 40 giorni • Buste "Medical Grade" o "Kraft-Polipropilene": • o Busta singola: 30 giorni o Busta doppia: 60 giorni Cestelli forati lateralemente: 24 ore 3 • Cestelli con valvola o filtri: 30 giorni Ebollizione: 100°C per 10 minuti ha effetto microbicida nei confronti di batteri, virus (anche epatitici) e protozoi. L'ebollizione è un metodo semplice adatto ad uso domestico. L'ebollizione è un metodo di disinfezione in quanto non vengono uccise tutte le spore. Filtrazione: la filtrazione è un metodo molto efficiente ma di stretto impiego laboratoristico e nella preparazione di acqua potabile alla clorazione. La filtrazione riesce a trattenere anche i virus. Radiazioni ionizzanti: i radioisotopi usati sono il Co60 e il Cs137. la sensibilità del microorganismo alle radiazioni ionizzanti è funzione del suo contenuto in DNA. In generale i batteri gram+ sono più sensibili dei gram-, la sensibilità di miceti e protozoi è paragonabile a quella batterica mentre i virus e le spore sono più resistenti. Le radiazioni ionizzanti sono di norma impiegati nella sterilizzazione dei materiali monouso come siringhe, aghi, guanti chirurgici etc. Raggi UV: si usano radiazioni con lunghezza d'onda di 240-280nm che non hanno un significativo potere di penetrazione e sono efficaci a distanza massima di 30-40cm dall'oggetto (agiscono mediante trasformazione biochimica delle basi pirimidiniche del DNA). Un requisito peculiare è la perfetta limpidità dell'ambiente. L'impiego principale delle radiazioni UV è nel mantenere l'asepsi di strumenti già sterilizzati. I sistemi a raggi UV non sono adatti alla disinfezione di materiali potenzialmente infettanti o contaminati da sangue o derivati. Disinfezione con mezzi chimici: La norma riportata nello schema accanto deriva da una norma legislativa che si applica a tutti gli strumenti usati sull'uomo ed è volta innanzitutto alla protezione del lavoratore. Per cominciare a trattare la disinfezione chimica bisogna passare in rassegna i requisiti per un disinfettante chimico: • Ampio spettro d'azione • Azione rapida e persistente 4 • Assenza di tossicità acuta e cronica • Capacità di agire in presenza di materiale organico • Innocuità nei confronti del materiale da trattare, cioé deve essere compatibile • Maneggevole e di basso costo Visto ciò un disinfettante ideale non esiste ma si deve scegliere quello più adatto. I fattori che condizionano l'azione del disinfettante possono essere riassunti in: • La specie micribica da colpire • La carica microbica presente • La concentrazione e il tempo di contatto • Presenza di sostanze inattivanti (il materiale organico è sempre un detraente) • La natura del substrato da trattare • La temperatura: per i disinfettanti in soluzione le temperature più adatte sono quelle più alte con la massima efficacia raggiunta a 40-50°C, sopra si volatilizzano. Possibilmente non si usano sotto i 20°C. Il livello della disinfezione cioé dell'attività germicida può essere definito come: • Alto: uccide tutte le forme microbiche – sterilizzazione • Intermedio: uccide tutte le forme salvo le spore • Basso: uccide solo le forme batteriche vegetative (escluso il M. tubercolosis), alcuni miceti e i virus dotati di envelope. miceti batteri Livello di vegetativi M. tubercolosis spore disinfezione virus Con Senza envelope envelope Alto livello + + + + + + Intermedio + + - + + + Basso livello + - - +/- + - La minore resistenza dei virus con envelope deriva dall'alto contenuto di lipidi del pericapside che è facilmente aggredibile dai detergenti. I principi attivi germicidi sono molteplici, prendiamo in esame alcuni classi più importanti da quelli di alto livello (detti anche sterilizzanti a freddo) fino a quelli di basso livello germicida: Glutaraldeide: liquido idro- e alcool-solubile. Ha azione sterilizzante a concentrazione del 2% (perde l'efficacia sotto l'1%), ha il vantaggio di non alterare il substrato percui può essere applicato su strumenti fini come gli endoscopi. Agisce a pH basico (ma è conservata in ambiente acido) percui per la sua efficacia bisogna "attivarla" con bicarbonato di sodio. 5 Come tutte le aldeidi ha tempo di azione lungo: 30min-1 ora per una buona disinfezione (uccide il micobatterio ma non dà la certezza di eliminare le spore), 10-12 ore di tempo di contatto per avere la sterilizzazione. La glutaraldeide è irritante e allergizzante percui il suo uso richiede guanti e lo strumento sterilizzato con glutaraldeide deve essere risciacquato al termine del processo (con acqua sterile). Secondo le normative quando il titolo scende al di sotto dell'1% la glutaraldeide va smaltita in vasche tramite l'inceneritore essendo definita agente tossico lesivo. Aldeide formica: è un gas solubile in acqua (in soluzione acquosa prende il nome di formalina), cancerogeno. L'uso della formaldeide è attualmente molto limitato: può trovare impiego nella disinfezione terminale – disinfezione di ambienti pericolosi e altamente infettivi. Acqua ossigenata: H2O2. Ha attività sporicida a concentrazioni maggiori del 6% ma è fortemente caustica a queste concentrazioni. H2O2 al 3% si usa nell'antisepsi di ferite: non è una concentrazione sporicida ma la schiuma di ossigeno liberata aiuta nella pulizia della ferita rimuovendo detriti e contaminanti. Le concentrazioni necessarie per una disinfezione di alto livello non sono compatibili con i tessuti umani. Acido peracetico: la caratteristica di questo sterilizzante a freddo è la decomposizione con liberazione di acqua ossigenata (non ha impatto ambientale). L'effetto sporicida si raggiunge a concentrazioni molto basse e in tempi brevi. L'acido peracetico è impiegato per la sterilizzazione di strumenti critici (dopo la loro pulizia) e ha una buona efficacia anche su materiali organici: • 0,01% per 5min: distrugge le forme vegetative • 0,05-3% per 15sec-15min: effetto sporicida Esiste una macchina sterilizzante a ciclo chiuso che impiega l'acido peracetico a 0,2% che viene messo a contatto con il materiale da sterilizzare per 12min a 50°C raggiungendo la sterilità. Il ciclo completo dalla pulizia al risciacquo richiede 40 minuti. 6 Ossido di etilene: gas incolore che liquefa a 10,7°C, solubile in acqua e in molti solventi organici. Agisce per alchilazione ottenendo un risultato sporicida. L'azione dell'ossido di etilene dipende essenzialmente da quattro fattori: • concentrazione: 800-1.200mg/L • temperatura: 55-60°C • tasso di umidità: 60-70% • tempo di contatto: in media 4 ore Non alterando il substrato è utilizzabile come sterilizzante a freddo ma il suo difetto maggiore risiede nell'essere infiammabile ed esplosivo, inoltre è dotato da una tossicità per cui il materiale sterilizzato deve essere degassificato. Negli ospedali si impiega nelle autoclavi per sterilizzazione a basso costo di materiali termolabili. Sterilizzazione "gas-plasma": in una camera (autoclave) viene introdotto il perossido di idrogeno e viene generato un campo magnetico percui si liberano radicali liberi (sopratutto OH-) con elevatissima attività sporicida. In questi sistemi gli strumenti da sterilizzare sono confezionati in buste speciali (Taivec) che permettono la penetrazione dei radicali liberi. Con questo sistema la sterilizzazione è raggiunta a 50°C entro 1 ora e 15 minuti. Ovviamente anche per questo sistema ci sono vari sistemi di controllo tra cui gli indicatori biologici sono i più importanti. Cloro (Cl2):il cloro in soluzione è impiegato sia per disinfezione ambientale che per la strumentazione. Il cloro è un ossidante molto efficace quando il materiale trattato è libero da materiale organico (che consuma il cloro attivo) e in questo caso raggiunge attività sporicida. In soluzione acquosa il cloro dà origine all'acido ipocloroso (HClO) che è il cloro attivo il cui titolo indicato sulla confezione è il parametro da considerare. L'HClO penetra attraverso le pareti cellulari, virali e delle spore e agisce ossidando le proteine componenti. Il cloro è vantaggioso anche sotto l'aspetto economico. Gli svantaggi dell'uso di cloro sono: • Viene consumato dal materiale organico e cala di titolo • È corrosivo percui i materiali da trattare devono essere compatibili • A contatto con acidi libera il cloro gassoso (Cl2) che è irritante e tossico potendo determinare anche broncospasmi gravi. I composti clorati impiegati nella disinfezione sono vari: 7 • Ipocloriti: disinfezione dell'acqua, delle superfici (candeggina, varechina) a titolo del 1-5% ed è estremamente efficace contro i virus necessitando un tempo di contatto di 10-15 minuti. Al titolo del 0,05% sono usati anche come antisettici (Amukina). • Cloramine inorganiche: per disinfezione delle tubature dell'acqua (anti-legionella) • Biossido di cloro: a differenza di altri derivati non libera acido ipocloroso ma agisce come tale essendo dotato di un potere ossidante non indifferente. È molto efficace nella disinfezione di circuiti dell'acqua. • Sodio dicloroisocianurato: e altri derivati dell'acido isocianurico - cloro organico in polvere o in pastiglie che raggiunge titoli di cloro attivo del 31-60% (acido ipocloroso). Sono usati in casi di pericolo di contaminazione da virus ematici. Essendo solidi adsorbono il materiale ematico invece di diluirlo e spargere come i disinfettanti liquidi. L'alto titolo del cloro attivo abbassa il tempo di contatto necessario. Questi prodotti sono utili anche nella disinfezione delle piscine. Iodio: lo iodio è un eccellente microbicida, è un disinfettante di livello intermedio-alto. Lo iodio non è solubile in acqua, perciò deve essere solubilizzato in alcool – tintura di iodio che è un disinfettante molto aggressivo che non va usato su cute lesa e su mucose per la sua istolesività. L'alcool evapora laciando sulla superficie una pellicola di iodio dotata di effetto sporicida. Gli iodofori sono composti di iodio coniugato a tensioattivi per solubilizzarlo in acqua. Queste soluzioni non sono istolesive e possono essere usati su mucose e su ferite in funzione di antisettico molto efficace ma i contenitori possono venire contaminati sopratutto da germi gram-. Composti fenolici: sono usati come disinfettanti ambientali di livello intermedio-basso (sono attivi contro il bacillo tubercolare) e sono meno influenzati dalla presenza di materiale organico. Oggigiorno vengono usati preparati sintetici derivati dal benzene e sono di elevata purezza con meno odore sgradevole dei composti fenolici predecessori (creolina). Si mipiegano miscele (aromatizzate) di polifenoli con tensioattivi che garantiscono una distribuzione uniforme sulla superficie trattata, non sono corrosive e sono dotate di un'elevata capacità di penetrazione in materiali organici. Alcune preparazioni sono impiegate in decontaminazione dello strumentario chirurgico, altre come saponi chirurgici per le mani. Clorexidina: agisce sia su gram+ che su gram- ma è un pricipio di disinfezione di livello basso. È un detergente usato (in soluzione alcolica) per la disinfezione della cute – 8 detergente per le mani nelle sale operatorie. La clorexidina tollera la sterilizzazione e ci sono preparati sterili per la disinfezione di ferite, piaghe da decubito, ustioni etc. Alcool: è un disinfettante efficace ma essendo volatile la sua evaporazione non permette di raggiungere il tempo di contatto necessario (raggiungibile solo per immersione) ed è stato bandito dagli ospedali anche per la sua istolesività e infiammabilità. Composti tensioattivi: sono distinti in anionici, non anionici, anfoteri e cationici. I tensioattivi cationici sono detergenti disinfettanti. Sono derivati dell'ammonio quaternario che sono ottimi batteriostatici (sopratutto nei confronti dei gram+) e acquisisce caratteristiche battericide già a concentrazioni dell'1%. Le soluzioni diluite invece permettono la crescita microbica dei gram- ambientali rendendo possibile la contaminazione del contenitore. Non essendo corrosivi e non volatili i tensioattivi son di uso prevalentemente domestico. Rischi da Agenti Biologici La legge 626 del 94 definisce un agente biologico come qualsiasi microorganismo (anche MOGM – microorganismo geneticamente modificato), coltura cellulare o parassita che potrebbe provocare infezioni, allergie o intossicazioni. Il rischio biologico è definito come la possibilità di ammalarsi in seguito ad una esposizione a materiali o fluidi potenzialmente infetti. Nella prevenzione del rischio biologico devono essere identificate tutte le fasi operative significativamente associate al rischio di insorgenza di una malattia infettiva. In ambiente sanitario i fattori di rischio sono: • Procedure invasive • Condizioni di base del paziente • Organizzazione lavorativa della struttura Valutazione del rischio: In ambiente sanitario devono essere segnalati tutti i casi di infortunio quali puntura, taglio, schizi o imbrattamenti per registrare le situazioni di rischio che indirizzano verso la prevenzione. La registrazione delle malattie nel personale è poco efficace a tale scopo. 9 Nella valutazione di rischio si impiegano i principi di HACCP (Hazard Analysis of Critical Control Points) che definiscono il sistema di individuazione delle situazione a rischio e la loro gestione a scopo preventivo. Si devono definire i termini di base: • Pericolo: causa che può compromettere la salute del lavoratore o della popolazione • Rischio: la probabilità che il pericolo possa realizzarsi • Gravità: il livello di conseguenze derivate dal realizzarsi del pericolo – infezioni mortali, infezioni croniche gravi, lievi, infezioni che creano portatori sani etc. Vengono definiti come punti critici di controllo (CCP) le procedure che, applicate in maniera corretta in un determinato momento dell'attività lavorativa, è in grado di eliminare il pericolo precedentemente identificato. I pericoli dell'attività sanitaria sono prevalentemente di tipo biologico e questi pericoli possono essere facilmente identificati e diagnosticati. Il pericolo biologico viene definito come contaminazione, sviluppo osopravvivenza di microorganismi patogeni. Il calcolo del rischio biologico è fatto con la formula R=PET dove P indica la prevalenza dell'agente infettante, E – frequenza di esposizioni efficaci (in grado di trasmettere il microorganismo), T – efficacia della trasmissione dell'agente in seguito ad una singola esposizione a rischio. Visto che non è facile agire sulla prevalenza e sulle caratteristiche del microorganismo gli sforzi preventivi devono essere concentrati sulla riduzione del numero delle esposizioni efficaci. Di maggior interesse igienistico sono: • Virus epatitici B e C • HIV • Bacillo tubercolare • Influenza • Legionella Virus ematici: I virus sono efficacemente neutralizzati già dall'ebollizione: • HBV: 5min a 100° • HCV: 2min a 100° • HIV: 30min a 56° Questi virus però sono capaci di sopravvivere a lungo su superfici organiche – 3 giorni per HCV e HIV mentre il virus B è stato trovato attivo anche dopo 180 giorni. Il rischio di infezione varia in base al tipo di esposizione: • Elevato rischio: ferita profonda con uno strumento contaminato visibilmente da sangue, contaminazione congiuntivale massiva. 10 • Medio rischio: puntura e lacerazione con sanguinamento ad opera di strumenti visibilmente sporchi. • Basso rischio: lesioni superficiali non sanguinanti, contatto con mucose diverse dalla congiuntiva, contatto prolungato con cute apparentemente integra. La probabilità di sieroconversione da una singola esposizione (inoculazione di sangue infetto) varia da virus a virus: • HBV: la concentrazione di particelle infettanti nel plasma varia da 100 a 108 per ml. Si stima che basta l'inoculazione di 0,1μl per la possibilità di infezione. In soggetti non vaccinati la probabilità di sieroconversione varia inoltre alla fase replicativa del virus: • o Sangue HBsAg+ e HBeAg+: 19-30% o Sangue HBsAg+ e HBeAg-: <5% HCV: raggiunge concentrazioni plasmatiche del 10-106 particelle/ml e la probabilità di sieroconversione da sangue HCV-RNA+ è del 10% mentre da sangue solamente anti-HCV+ - 3%. • HIV: concentrazione plasmatica 10-103, la probabilità di sieroconversione dipende dal tipo di contatto e si stima che siano necessari circa 200-300μl di sangue infetto: o Parenterale: 0,4% o Mucosa: 0,1% o Cute lesa: 0,04% Le modalità più frequenti di esposizione a sangue infetto: • Puntura: 61% • Cute: 19% • Mucosa: 11% • Taglienti: 9% Dai dati epidemiologici emerge che il 2% dei lavoratori sanitari sono HBV+/HCV+, meno del 0,1% sono HIV+. Per gli operatori sanitari infetti ci sono delle limitazioni quali: • HBsAg+: nessuna limitazione • HBsAg+, HBV-DNA+: limitazione delle procedure invasive • HBsAg+, HBeAg+, HBV-DNA+: limitazione di tutte le procedure invasive (a meno che il paziente informato firmi il suo consenso) • HIV+: limitazione delle procedure invasive, sottoposizione ad un comitato di esperti. Definizione del rischio: 11 I microorganismi sono divisi in base al rischio infettivo per il lavoratore in 4 classi di rischio crescente. I germi del 4° gruppo sono microorganismi capaci di provocare malattie gravi per le quali non esistono efficaci presidi profilattici o terapeutici (i virus Ebola, Marburg e simili). Nel 3° gruppo sono compresi germi che possono provocare malattie gravi per le quali esistono mezzi profilattici e terapeutici, HIV è compreso in questa classe di rischio. Il datore di lavoro è obbligato per legge di assicurare un'adeguata informazione e formazione al riguardo del rischio biologico presente sul posto di lavoro. Inoltre deve fornire adeguati mezzi protettivi e effettuare le misure preventive necessarie. Dispositivi di protezione personale: I dispositivi di protezione personale costituiscono una barriera contro il rischio biologico residuo eventualmente presente, comprendono: • Guanti: sono fondamentali ma insufficienti contro tagli e punture. I guanti possono essere sterili (chirurgici) o non sterili monouso. Indossando iguanti non bisogna toccare oggeti di uso comune (telefoni, tastiere etc.) • Camici • Occiali, visiere o schermi: fondamentali per la protezione della congiuntiva. La protezione delle vie aeree è un poco più complessa. Le mascherine oronasali chirurgiche sono fatte da TNT (tessuto non tessuto – trama di fili compressi) e offrono una buona protezione e una buona capacità di retenzione di particelle. Le classiche mascherine sono fatte di tre veli di cui l'interno è di cellulosa per evitare fenomeni irritativi, il velo centrale di materiale sintetico idrorepellente. Con il respiro i vapori permeabilizzano questo strato permettendo la colonizzazione batterica. I germi accumulatisi sulla mascherina potranno essere facilmente ingeriti. Queste mascherine sono dei dispositivi medici e non dispositivi di protezione individuale i quali sono testati per offrire una barriera efficace contro le particelle sospese. I dispositivi di protezione sono i respiratori che possono essere composti da 1,2 o 3 strati filtranti (FFP – filtrante faciale di polveri, proteggono anche da particelle minori di 2 micron). Una sottocategoria 12 di respiratori (FFP-SL) offre anche protezione contro aerosol e nebbie organiche. Questi respiratori sono studiati per l'industria ma entrano sempre di più in uso medico e odontoiatrico. Sul campo chirurgico infetto per un'ottimale protezione dovrebbero usati i respiratori SL. Prevenzione: Si basa su tre principi: • Immunoprofilassi: vaccinazione • Precauzioni standard: buona igiene personale, accurato lavaggio delle mani, uso costante di guanti e di altri dispositivi, un corretto smaltimento dei rifiuti distinguendo tra i rifiuti pericolosi (che vanno all'inceneritore) e quelli non pericolosi. • Profilassi post-esposizione Igiene dell'Acqua Oltre il 96% della popolazione italiana riceve acqua potabile da acquedotti gestiti perlopiù da enti pubblici. L'80% dell'acqua potabile è ricavata da falde profonde (filtrata dagli strati di terreno) e solo il 20% deriva da fonti superficiali (acqua raccolta lontano da centri abitati). Circa un terzo della popolazione italiana non ha approviggiamento idrico garantito e sufficiente per tutto l'anno. L'efficienza della conduzione degli acquedotti non è perfetta e viene perso circa il 10-15% dell'acqua convogliata lungo il tragitto. I punti di perdita possono costituire porte di ingresso per i germi patogeni nonché per sostanze chimiche contaminanti o tossiche. L'accesso per trivellazione alle falde profonde mette in comunicazione queste con le falde superficiali meno pure creando le premesse per la contaminazione delle sorgenti profonde con sostanze chimiche, spesso non biodegradabili. In sintesi, l'inquinamento dell'acqua deriva da 3 fonti: • Urbano: prevalentemente agenti biologici • Industriale: agenti chimici • Agricolo: agenti chimici e biologici In più possiamo aggiungere l'inquinamento ambientale con patogeni opportunisti. Alcuni fattori possono contribuire all'insorgenza di malattie legate all'acqua: • Corrosione delle tubature • Contaminazioni crociate 13 • Fenomeni di reflusso di acqua stagnante (o a basso flusso) in una o più parti del condotto • Formazione del biofilm sulle tubature • Scarsa protezione dei depositi • Riparazioni difettose delle reti di distribuzione • Difetti dei sistemi di trattamento di depurazione Malattie trasmesse con acqua: Dalle statistiche degli Stati Uniti emergono i seguenti dati riguardo alla patogenesi delle malattie legate all'uso di acqua (intesa sia come acqua da bere che acqua usata per igiene personale): • Batteri: 10%. I maggiori imputati sono E.coli 0157:H7, Campylobacter jejunii, Yersinia enterocolitica, nell'acqua da bere i maggiori pericoli sono dati da Shigella mente Campylobacter e E.coli sono maggiormente pericolosi in trasmissione con gli alimenti. • Virus: 15%. Spesso il problema riguarda i virus enterici minori come il Norovirus (il virus di Norwalk). • Parassiti (protozoi): 15%. Giardia intestinalis, Cryptosporidium parvum, Naegleria fowleri • Legionella spp.: 20%. Il problema Legionella emerge chiaramente da questi dati e si tratta di acqua per usi di igiene (sopratutto docce che prevedono la nebulizzazione dell'acqua prima stagnante). Non si conoscono i fattori di suscettibilità a questo germe che può colpire anche individui apparentemente sani, salvo condizioni di immunodepressione. Sono molto pericolosi i batteri del genere Legionella in ambienti ospedalieri dove trovano un substrato comodo e spesso sono dotati di resistenze ai farmaci. • Sostanze chimiche: 15%, sopratutto rame e altri metalli e solventi organici • Agente non identificato: 25% Caratteristiche di acqua potabile: Per saggiare la potabilità di acque non di acquedotto (che subiscono comunque un trattamento di potabilizzazione), cioé acque di pozzo o di sorgenti, vengono definite sul piano chimico le caratteristiche dell'acqua: • Caratteristiche organolettiche: pH, temperatura alla sorgente, sapore, odore, colore, conducibilità (riflette il contenuto di sali) e portata della sorgente. Devono 14 allarmare come indici di contaminazione le eventuali variazioni maggiori di portata, caratteristiche di conducibilità e altri parametri. La temperatura deve anch'essa mantenersi stabile, se ci sono oscillazioni grandi tra le varie stagioni è indice di superficialità della fonte dell'acqua. • Caratteristiche di mineralizzazione: o Residuo fisso: misura il contenuto salino totale dell'acqua. In base ad esso si fa la classificazione delle acque: <50mg/L: acqua minimamente mineralizzata 50-500mg/L: acqua oligominerale 500-1500mg/L: non viene classificata essendo la norma dell'acqua potabile abituale o >1500mg/L: acqua fortemente mineralizzata Durezza: la durezza riflette il contenuto in calcio (Ca) e magnesio (Mg) che danno origine al calcare precipitando come sali di bicarbonato al caldo. I depositi calcarei diventano sede comoda per il biofilm batterico. La durezza dell'acqua (entro certi limiti) non dà problemi sanitari salvo in inversione del rapporto Ca/Mg (normalmente di circa 3-4) – la prevalenza del magnesio conferisce effetti lassativi alla soluzione. Le acque dure creano invece problemi industriali (lavastoviglie, lavatrici, macchine del caffé come esempi banali) in quanto provocano concrezioni che interferiscono con la funzione del macchinario. Pertanto queste aqcue vanno addolcite tramite il passaggio in una resina a scambio ionico (contenente permutati di sodio) che lega ioni calcio e magnesio rilasciando invece ioni sodio. L'acqua addolcita in uesto modo è pertanto ipersodica. Le resine a scambio ionico devono subire un'accurata manutenzione che comprende la disinfezione periodica (con cloruro) che previene la formazione del biofilm. Ci sono altri sistemi per l'addolcimento delle acque dure che sono basati sull'osmosi inversa o sulla ionizzazione dell'acqua che non aumentano il contenuto di sodio. Ristorazione Collettiva La ristorazione collettiva può essere suddivisa in due grandi categorie: • Ristorazione di servizio: detta anche ristorazione sociale, include le mense scolastiche, aziendali, ospedaliere e di altre collettività. • Ristorazione pubblica (commerciale): alberghi, ristoranti, trattorie, bar, gastronomie, etc. 15 Il maggior rischio igienico è a carico della prima categoria. La qualità è una caratteristica di un prodotto o servizio che comprende alcune caratteristiche e include la qualità igienico-sanitaria che consiste nella capacità di evitare i danni alla salute connessi all'alimentazione. A Bologna la normativa sulle norme igienico-sanitarie è molto rigorosa e comprende oltre all'HACCP il dovere di rintracciabilità dei materiali comprendendo in tale modo la responsabilità non solo dei trasformatori ma anche dei produttori delle materie prime usate. La direttiva attuale consiste nell'applicazione delle norme HACCP su tutta la filiera di produzione. Gli agenti pericolosi connessi all'alimentazione comprendono due gruppi principali: agenti biologici e agenti chimici. Per gli ultimi ci sono regolamenti legislativi che stabiliscono i limiti, per i primi la strategia di prevenzione è diversa e consiste nelle norme di comportamento igienico-sanitarie non solo al posto di lavoro ma anche in ambiente domestico. Anche se la maggioranza degli episodi avviene nelle case private epidemiologicamente sono più importanti gli episodi che accadono nella ristorazione collettiva in quanto coinvolgono più persone nello stesso tempo. Statisticament circa il 20-25% dei casi necessita di un ricovero ospedaliero. Dagli anni '40 i germi patogeni responsabili di danni alla salute connessi all'alimentazione si sono fatti più numerosi e questo fatto deve essere messo in relazione allo sviluppo di nuove strategie di conservazione degli alimenti che creano ambienti adatti alla crescita di questi cepppi patogeni. L'incidenza di patologie a trasmissione alimentare è molto alta ma per fortuna la maggioranza non provoca malattie gravi. Le cause più frequenti sono: • Batteri: 66% • Virus: 19% • Contaminanti chimici: 13% Le patologie di maggior riscontro nelle patologie da alimentazione sono: • • • Infezioni: o Salmonelle animali: 70,8% o Stafilococco: 3% o Clostridium perfrigens: 1,7% o Clostridium botulinum: 1% Intossicazioni: o Funghi: 6% o Sgombrotossina (pesce azzurro): 1% o Biotossina algale: 0,2% Agente non identificato: 12% I quadri patologici possono essere distinti in: • Sindrome infettiva: colonizzazione e moltiplicazione del germe nell'organismo 16 • Tossiinfezione: la patologia è dovuta alla rpesenza di una tossina elaborata dal germe, non è una infezione. Esempi: clostridi, stafilococco, Bacillus cereus. Nel caso del C. perfrigens la liberazione della tossina avviene nell'intestino dell'ospite quando il germe torna alla sporificazione nell'ambiente aerobio sfavorevole. Epidemiologia Generalità sull'Epidemiologia L'epidemiologia è lo studio della distribuzione in una popolazione di eventi o situazioni connessi alla salute di questa data popolazione. L'epidemiologia è usata per: • Capire la causa di una malattia • Capire la storia naturale di una malattia • Descrivere lo stato di salute di una popolazione • Valutare gli interventi sanitari: Evidence-Based Medicine Studi epidemiologici: Gli studi epidemiologici possono essere distinti in due grandi gruppi: • Studi sperimentali: RCT (Randomized Controlled Trials) come ad esempio gli studi farmaco vs placebo. • Studi osservazionali: di vari tipi o Descrittivi: descrivono gli eventi, tipici sono gli studi ecologici o Analitici: studi individuali trasversali o di coorte come il Framingham Heart Study che non intervengono direttamente sull'esposizione ai fattori di rischio. o Studi caso-controllo: valutano l'associazione tra fattori di rischio o l'esposizione ad essi Misure di occorrenza: L'occorrenza di un dato evento può essere misurata in vari modi: • Numero di eventi o frequenza assoluta • Rapporto (ratio): relazione tra due entità indipendenti come il rischio relativo • Proporzione: tipo particolare di rapporto in cui il numeratore è incluso nel denominatore (es. numero di parti cesarei su un totale di parti) 17 • Tasso (rate): numero di eventi in un periodo di tempo nella popolazione di soggetti considerati Devono essere distinte tra loro le due misure di occorrenza: • Prevalenza: numero di casi in una popolazione in un determinato momento – è una misura statica che comprende sia casi nuovi che quelli vecchi. La prevalenza può essere teoricamente distinta in prevalenza di punto o di periodo in base al periodo di tempo considerato (in pratica la distinzione è irrilevante). • Incidenza: numero di nuovi casi in un dato periodo di tempo in una popolazione. L'incidenza pertanto è una misura dinamica. Spesso i dati sono riportati come incidenza cumulativa: numero di casi in una popolazione a rischio (presente a metà pèeriodo considerato). La Sanità Pubblica La Sanità Pubblica è una disciplina volta a migliorare la salute della popolazione e a valutare gli interventi sanitari in base ai bisogni e alla capacità di prevenzione. La valutazione delle informazioni è il punto cruciale della disciplina e consiste nel: • Raccolta dei dati • Analisi e interpretazione • Interventi sanitari Le fonti per la raccolta dei dati sono principalmente di due tipi: • Fonti di routine: censimenti, registri di mortalità (la fonte più consistente), niotifiche di malattie infettive. I registri sono fonti fondamentali per indagare sull'andamento di malattie cronico-degenerative. • Fonti ad hoc: indagini nazionali o locali in cui il modo di raccolta delle informazioni è spesso poco standardizzato. Dalle fonti dei dati si raccolgono le seguenti informazioni: • Dati demografici • Caratteristiche legate ai fattori di rischio: stili di vita ad esempio • Domanda sanitaria: frequenza e numero dei ricoveri ospedalieri • Morbidità e mortalità • Utilizzo dei servizi sanitari La sorveglianza epidemiologica di questi dati ha tre compiti principali: 1. segnalare cambiamenti di incidenza 2. individuare epidemie 3. valutare l'efficacia di interventi sanitari (HIA: Health Impact Assessment) La sorveglianza può essere di due tipi: 18 • Sorveglianza attiva: mediante sistemi di ricerca di dati sui nuovi casi • Sorveglianza passiva: da denunce di malattie infettive ad esempio Prevenzione Possiamo distinguere 3 tipi di prevenzione: • Prevenzione primaria: impedisce lo sviluppo di una malattia e si attua pertanto su soggetti sani • Prevenzione secondaria: consiste in una diagnosi precoce ed è pertanto rivolta a soggetti a rischio apparentemente sani. • Prevenzione terziaria: prevenzione di complicanze di una malattia già in atto, non è di pertinenza della Sanità Pubblica ma del clinico. Prevenzione primaria: Esempi di interventi sanitari di prevenzione primaria sono: • Per malattie croniche: educazione alimentare, norme antiinquinamento, lotta contro il fumo, limitazione dell'uso dell'alcool, barriere antirumore, divieto di uso di materiali pericolosi. • Per malattie infettive: vaccinazioni, disinfezione, sterilizzazione, controllo alimentare e HACCP, controllo delle acque potabili, notifica e accertamento dei casi. • Per incidenti e infortuni: limiti di velocità, cinture di sicurezza, uso del casco, norme antiincendio, protezione dei lavoratori, educazione stradale Gli strumenti principali della prevenzione primaria sono l'informazione e l'educazione sanitaria, nonché le vacinazioni. Prevenzione secondaria: Lo strumento principale della prevenzione secondaria è lo screening. L'esame di screening per essere adatto a tale scopo deve avere alcuni requisiti quali: • Deve essere sicuro per i soggetti ai quali viene proposto • Deve essere eticamente accettabile • Deve risultare vantaggioso in termini di costo/efficacia Per attuare un programma di screening devono essere soddisfatti crtiteri relativi alla malattia e al test proposto: 19 • Criteri relativi alla malattia: malattia grave o di rilevanza sociale con una possibilità di trattamento nello stadio precoce capace di modificare la storia naturale della malattia. • Criteri relativi al test: l'esame proposto deve essere rapido, economico, non invasivo, affisabile e di facile esecuzione. Le caratteristiche di un test: o Sensibilità: corretta identificazione degli affetti o Specificità: corretta identificazione dei sani o Valore predittivo positivo (VPP): probabilità di essere affetti in caso di risultato positivo del test o Valore predittivo negativo (VPN): probabilità di non essere affetti in caso di risultato negativo del test. Malattie Infettive Andamento: L'amdamento delle malattie infettive può essere distinto dal punto di vista epidemiologico in: • Sporadico: casi isolati, rari e indipendenti tra loro • Endemico: casi costantemente presenti in un territorio ma indipendenti, il tipico esempio sono le comuni malattie esantematiche dell'infanzia. • Epidemico: molti casi correlati tra loro insorti in un breve periodo di tempo • Pandemico: epidemia che interessa più paesi o continenti Le fasi della malattia infettiva: • Contaminazione o colonizzazione di cute o mucose • Penetrazione di cute o mucose: da questo momento inizia il periodo di incubazione • Localizzazione nel tessuto o organo bersaglio del germe • Infezione: replicazione del germe ed eliminazione del microorganismo dal'organismo infetto Non tutte le infezioni però danno origine a malattie infettive, infatti l'insorgenza di una malattia presuppone la manifestazione dei sintomi e segni morbosi dovuti all'infezione. 20 Fattori influenzanti lo sviluppo della malattia: Numerosi fattori influenzano lo sviluppo o meno della patologia infettiva. Questi fattori sono distinti in base alla loro pertinenza in: • • Fattori relativi all'agente patogeno: o Patogenecità, virulenza, invasività, o Carica infettante, infettività Fattori relativi all'ospite: o Fattori aspecifici: Barriere fisiche quali la cute e le mucose La flora batterica residente Fattori di immunità aspecifica (interferoni, cellule immunitarie, fattori plasmatici) o Fattori specifici: fattori di immunità specifica (linfociti e amticorpi) e eventuali vaccinazioni • Fattori relativi all'ambiente: predispongono allo sviluppo di malattie o Basso livello socio-economico o Affollamento o Microclima favorente: basse temperature, alta umidità Vie di trasmissione: Le vie di trasmissione delle malattie infettive sono distinte in: • • Verticale: da madre al figlio: o Per via placentare o Durante il passaggio nel canale del parto o Durante contatti intimi postnatali Orizzontale: tutte le altre vie: o Via diretta: da un portatore sano o da un soggetto in stadio preclinico ad un indivisuo sano. Questa modalità non prevede il passaggio del germe nell'ambiente ed è pertanto adatta ai germi poco resistenti: malattie sessualemente trasmesse, malattie trasmesse per via aerogena a breve distanza. o Via indiretta: trasmissione tramite vetrori animali o veicoli inanimati (materiali contaminati) 21 Serbatoi e fonti di infezione: Il serbatoio è il substrato che perpetua il ciclo vitale del germe il quale può essere trasmesso. La fonte dell'infezione invece è l'animale o l'uomo che elimina geermi potenzialmente infettanti, nel caso dell'uomo le fonti sono i malati, i portatori sani, i convalescenti e soggetti in periodo di incubazione. Per la maggioranza delle malattie infettive l'uomo rappresenta sia il serbatoio che la fonte dell'infezione. I veicoli di infezione possono essere distinti in • Animati (vettori): o Passivi: non partecipano al ciclo vitale del germe o Attivi: fanno parte del ciclo vitale del germe (malaria e Anopheles ad esempio) • Inanimati: acqua, aria, alimenti, suolo, effetti d'uso Vie di ingresso: Le possibili vie di ingresso dei germi nell'organismo umano sono rappresentate da: • Cute e mucose: (la sopravvivenza dei germi sulla cute è ostacolata dai fattori ambientali come l'essicamento, le radiazioni solari, la temperatura, la concorrenza vitale con la flora presente) • o Mucosa respiratoria o Mucosa digerente o Mucosa genitourinaria o Mucosa congiuntivale Placenta Le vie di eliminazione invece possono essere: cutanea, fecale, orale o nasale, genitourinariaa o ematica. Vaccinoprofilassi La vaccinazione è un'importante arma della prevenzione primaria che ha lo scopo di prevenire la malattia infettiva mediante induzione di immunità specifica contro il germe patogeno. L'agente ideale per l'immunizzazione dovrebbe avere le seguenti caratteristiche: • Facile da produrre • Di potenza durevole e facilmente misurabile 22 • Facile da somministrare • Non avente potere patogeno né per il ricevente né per i suoi contatti • Incapace di provocare reazioni avverse • Capace di indurre immunità duratura Tipi di vaccini: • Vaccini con agenti vivi attenuati: non necessitano dosi di richiamo perche inducono immunità duratura ed efficace. Il limite consiste nel rischio di patogenecità che non può essere escluso completamente. L'esempio è il vaccino antipoliomielite di tipo Sabin e il vaccino MPR. La vacinazione con agenti vivi è controindicata in casi di gravidanza e di immunodeficienza congenita o acquisita, ivi inclusi gli immunocompromessi per varie ragioni e i soggetti HIV+. • Vaccini con agenti inattivati: agenti patogeni uccisi con mezzi fisici o chimici. Lo sono i vaccini antiinfluenzali, il vaccino antipoliomielite di tipo Salk. • Vaccini composti da antigeni di superficie: antimeningococco, antipneumococco, antipertosse, antitifo • Anatossine: esotossine trattate e inattivate che conservono però il potere immunogeno: anatossine tetanica e difterica. • Vaccini con proteine ricombinanti: proteine ottenuti dai metodi di DNA ricombinante che permettono una produzione industriale di una proteina antigenica del microbo. L'esempio eclatante è il vaccino anti-HBV Vie di somministrazione: Ogni preparazione vaccinale ha la sua via di somministrazione: • Percutanea: antivaiolo (non è più effettuato dal momento che la malattia è stata dichiarata eradicata) • Intradermica: BCG (antitubercolare), anticolera, antirabbia, antitifo • Sottocutanea: morbillo, parotite, rosolia (la combinazione è detta MRP) • Intramuscolare: DTP (difterite, tetano, pertosse) • Via orale: il vaccino di Sabin (non è più in uso), vaccino antitifico (agente vivo attenuato anche questo) • Via inalatoria: in fase di sperimentazione I vaccini possono essere somministrati come vaccini combinati che contengono più componenti immunizzanti. I questo modo al DTP si sono aggiunti altri tre principi (vaccino 23 di Salk, anti-HiB e anti-HBV) per renderlo esavalente. Nello stesso modoaltri vaccini polivalenti sono: • MPR: morbillo, parotite, rosolia (sono vaccini vivi attenuati) • Vaccino antipneumococcico: contiene più sierotipi • Vaccino antimenigococcico: contiene più sierotipi • Vaccino di Sabin: contiene in realtà 3 sierotipi del virus poliomielitico La somministrazione di più vaccini nella stessa seduta può essere denominata vaccino associato. Infatti non tutti i vaccini sono compatibili in modo da combinare un unico vaccino tutto-comprendente. Vaccinazione postesposizione: Questa vaccinazione terapeutica può essere realizzata per poche malattie infettive con un lungo periodo di incubazione e un breve tempo di azione del vaccino: rabbia e epatite B. Di solito il trattamento con la vaccinazione si associa ad una immunoterapia passiva con anticorpi preformati. Reazioni avverse: Le reazioni avverse gravi sono rare: • Reazioni allergiche • Effetti avversi neurologici: encefaliti, paralisi flaccida Sono più frequenti le reazioni locali e modeste come edema e dolore e le reazioni generalizzate quali febbre. Legislazione vaccinale: Attualmente sono obbligatori in Italia i seguenti vaccinazioni: • Antidifterica • Antitetanica • Antipoliomielitica di tipo Salk • Anti-HBV Sono invece non obbligatorie ma vivamente consigliate: • MPR (morbillo, rosolia, parotite) • Pertosse Inoltre le vaccinazioni anti-HiB e antipneumococcica sono consigliate al giorno d'oggi. 24 Calendario vaccinale: Il calendario vaccinale è stato introdotto nel 1999 ed è stato successivamente modificato. Il calendario comprende le vaccinazioni obbligatorie e quelle consigliate e prevede il termine delle vaccinazioni entro la fine delle scuole d'obbligo. Il calendario corrente è riportato nella pagina seguente. La vaccinazione anti-HBV alla nascita è prevista per neonati da madri HBVpositive in associazione con una dose di Ig specifiche. La vaccinazione antiinfluenzale è consigliata a soggetti a rischio. L'attuale vaccino antipoliomielitico è un vaccino con virus inattivato (dal 2002). La seconda dose del MPR è prevista quando la copertura vaccinale supererà l'80%. Immunoprofilassi passiva e chemioprofilassi: Si effettua laddove la vaccinazione non abbia senso: sopratutto nella postesposizione. L'immunoprofilassi passiva conferisce una protezione temporanea mediante la somministrazione di anticorpi ed è considerato un intervento d'emergenza. Le immunoglobuline usate possono essere normali (ricavate da soggetti sani) o iperimmuni che vengono usate nella profilassi post-esposizione (HBV, rabbia, tetano, morbillo, rosolia, parotite, varicella). La chemioprofilassi post-esposizione con antibiotici o chemioterapici si effettua in esposti a varie malattie (meningite, tubercolosi). La chemioprofilassi secondaria consiste nella somministrazione di antibiotici prima della manifestazione dei sintomi clinici della malattia. 25 26 Meningite Meningococcica Neisserria meningitidis è presente in 3 sierotipi – gruppi A, B e C e la loro esistenza è importante per vaccini specifici in ambienti a rischio di epidemie. Epidemiologia: Nessuna regione del mondo è assente dei casi di meningite meningococcica ma la zona più colpita è l'Africa SubSahariana dove si registra il 60% dei casi mondiali. Il meningococco può provocare anche altre affezioni ma la più rilevante è la meningite cerebrospinale epidemica che predilige climi caldi e secchi essendo il batterio molto labile in ambiente esterno e si trasmette quindi tramite contatti stretti per via aerea. Ogni 6-10 anni si registrano delle ondate epidemiche della meningite. L'unico serbatoio dell'infezione è l'uomo: soggetti infetti o portatori. Il periodo di incubazione è di 2-10 giorni (di solito 3-4 giorni) ma il periodo di contagiosità è più lungo in assenza di terapia antibiotica efficace. La rifampicina (o penicillina, che dà meno garanzie, se la rifampicina è controindicata) elimina il batterio dall'orofaringe in 24 ore eliminando la contagiosità. La diagnosi richiede una notifica (malattia di classe II) agli organi sanitari. Manifestazioni cliniche: Neisseria meningitidis può causare quadri clinici diversi: • Meningite cerebrospinale epidemica (MCSE) • Faringite: blanda ma può rappresentare la fonte di trasmissione del germe. • Setticemia meningococcica: si può complicare con la sd. di WaterhouseFriedriechsen: CID e shock settico. Diagnosi: In base alla certezza della diagnosi eziologica si distinguono: • Diagnosi confermata: N. meningitidis isolato da una sede sterile 27 • Diagnosi presunta: diplococchi gram-negativi in un fluido sterile (liquor) • Diagnosi probabile: test antigenico positivo sul liquor con un quadro clinico compatibile. Terapia: La terapia di scelta della meningite da neisseria è il ceftriaxone (cefalosporina di III generazione) ma il germe è sensibile a molti farmaci: • Penicillina G • Ampicillina • Ceftriaxone, cefotaxime • Cotrimoxazolo • Cloramfenicolo • Rifampicina La terapia deve essere continuata per 5-7 giorni qualsiasi sia la scelta dell'antibiotico. Rischio dei contatti: La chemioprofilassi con rifampicina (600mg/die) è consigliata solo ai contatti stretti – famiglia, asilo-nido, scuole materne eccetera. Altri contatti (contatti casuali, contatti indiretti) non richiedono chemioprofilassi post-esposizione. In caso di outbreak o cluster di casi la chemioprofilassi è guidata dall'opinione dell'autorità sanitaria. Prevenzione: Le strategie di prevenzione sono: • Riduzione del sovraffollamento • Sorveglianza dei famigliari e isolamento ospedaliero del caso per almeno 24 ore successive alla terapia antibiotic a eradicante. • Immunoprofilassi attiva: adottata in Arabia Saudita per i pelegrini alla Mecca, in Italia è obbligatoria solo per le reclute. Ci sono diversi vaccini disponibili in base ai sieroyipi coperti. Il vaccino più completo include i polisaccaridi dei gruppi A, C, Y e W135 (il sierotipo B è poco virulento), si somministra i.m. o s.c. ed è attivo dopo 10-15 giorni mantenendo l'efficacia per circa 3 anni (in soggetti di età >2 anni anche molto di più). Recentemente sono comparsi vaccini di seconda 28 generazione composti da polisaccaridi coniugati con proteine che ne aumentano l'immunogenecità. Meningite da HiB: L'Haemophilus influanzae di gruppo B (HiB) è un coccobacillo gram-negativo che colpisce sopratutto in età di 1-3 anni ed è diffuso in tutto il mondo. La trasmissione è il periodo di incubazione sono sovrapponibili a quanto detto per il meningococco. Dall'introduzione del vaccino l'incidenza della meningite da HiB è calata, per quasi scomparire negli Stati Uniti. La clinica è meno violenta e l'esito infausto è meno frequente in paragone alla MCSE. La diagnosi di certezza è laboratoristica. La terapia si basa sulle penicilline semisintetiche o cefalosporine di III generazione in ceppi produttori di β-lattamasi. La protezione dei contatti si basa sulla rifampicina e si effettua solo in famiglie che abbiano un altro bambino che possa essere colpito (va coperta però tutta la famiglia per il rischio di infezione ping-pong). La meningite da HiB richiede notifica (classe V). la prevenzione si basa su: • Vaccinazione: i.m. al 3°, 5° e 11° mese di vita • Sorveglianza dei casi in gruppi suscettibili (asili nido) 29