Una metodologia per formare i catechisti

Una metodologia per formare i catechisti:
i Laboratori della comunicazione della fede
di Roberto Giannatelli
Professore dell’UPS e Presidente del MED
“All’inizio del nuovo millennio
la Chiesa si interroga sulle forme dell’evangelizzazione.
Gli strumenti della comunicazione offrono ai catechisti
nuove risorse e nuovi percorsi
per l’educazione alla fede” (Direttorio CS della CEI, n.56)
Alcuni anni fa il Vescovo di Spoleto-Norcia mi aveva chiesto di fare un corso ai suoi catechisti per
renderli più preparati a mettere in pratica le disposizioni del sinodo diocesano che aveva posto la
catechesi al centro del rinnovamento pastorale della diocesi. La mia riposta è stata: “Vengo, ma non
da solo. Vengo con gli animatori del MED (è l’associazione italiana per l’educazione ai media e alla
comunicazione: www.medmediaeducation.it) che animeranno i laboratori di arte, fotografia,
produzione video, fumetto, multimedialità, teatro e musica. Vogliamo preparare i catechisti a “dire
la fede” con i nuovi linguaggi che piacciono tanto ai ragazzi d’oggi”.
A conclusione dell’esperienza è nata l’idea di organizzare (proprio a Spoleto, città del Festival dei
due mondi!) il Festival della catechesi (cf R. Giannatelli, Il primo Festival della catechesi in Italia,
“Catechesi”, luglio-agosto 2004, pp. 11-17).
La documentazione di quanto è avvenuto nei laboratori è stato pubblicato in parte sulla rivista L’ora
di religione (a partire dal settembre 2005). Speriamo che la proposta possa tradursi presto in un
testo per i catechisti corredato da un DVD che documenti quello che è avvenuto nei laboratori non
solo a Spoleto, ma in altre diocesi d’Italia.
Vorrei ora riflettere sulla metodologia che ha ispirato i laboratori per far sì che la nostra esperienza
possa diventare esperienza di molte scuole per la formazione dei catechisti (per continuare la nostra
ricerca ci si può mettere in contatto tramite il sito del MED o con l’autore: [email protected])
Lo scopo dei Laboratori
Lo scopo dei Laboratori della catechesi (o della comunicazione della fede) è quello di formare i
cristiani di oggi. Il nostro è un servizio alla missione che la Chiesa ha ricevuto da Gesù Cristo:
“Andate e insegnate; fate diventare miei discepoli tutti gli uomini del mondo” (Mt 28,18).
Il Vescovo chiede ai catechisti di collaborare alla missione di Cristo e della Chiesa. Il compito di
evangelizzare e formare nuovi cristiani è dunque affidato alla nostra responsabilità di educatori
della fede, nella consapevolezza di “essere Chiesa” e che il “Maestro interiore” è lo Spirito del
Signore risorto. E’ anche nostro compito saper trovare i linguaggi adatti per comunicare la fede nel
nostro tempo.
Educare alla fede nell’era della comunicazione e dei media
I media sono “il primo areopago del tempo moderno che sta unificando l’umanità rendendola un
villaggio globale” (Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 37). I media sono il nostro ambiente
culturale; sono nello stesso tempo un rischio e una risorsa (Messaggio per la giornata mondiale
delle CS, 2004).
Il Papa, commemorando il quarantesimo anniversario del decreto conciliare Inter mirifica (4
dicembre 1963), ha voluto sottolineare il ruolo dei media nella missione della Chiesa oggi.
“Ad oltre quarant'anni dalla pubblicazione di quel documento appare quanto mai opportuno tornare
a riflettere sulle «sfide» che le comunicazioni sociali costituiscono per la Chiesa, la quale, come
fece notare Paolo VI, «si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi
potenti mezzi» (Evangelii nuntiandi, 45) La Chiesa, infatti, non è chiamata soltanto ad usare i media
per diffondere il Vangelo ma, oggi più che mai, ad integrare il messaggio salvifico nella 'nuova
cultura' che i potenti strumenti della comunicazione creano ed amplificano. Essa avverte che l'uso
delle tecniche e delle tecnologie della comunicazione contemporanea fa parte integrante della
propria missione nel terzo millennio.
Mossa da questa consapevolezza, la comunità cristiana ha compiuto passi significativi nell'uso degli
strumenti della comunicazione per l'informazione religiosa, per l'evangelizzazione e la catechesi,
per la formazione degli operatori pastorali del settore e per l'educazione ad una matura
responsabilità degli utenti e destinatari dei vari strumenti della comunicazione” (Giovanni Paolo II,
Il rapido sviluppo, 24 gennaio 2005, n.2).
Il direttorio della comunicazione della Chiesa in Italia
La Chiesa in Italia ha fatto propria la scelta della comunicazione e nel “Direttorio sulle
comunicazioni sociali nella missione della Chiesa Comunicazione e missione“ che è stato
pubblicato recentemente (14 ottobre 2004) ha scritto l’agenda delle cose da fare e gli orientamenti
pastorali che devono guidare gli impegni delle comunità.
Il Direttorio è articolato in due parti:
• gli scenari della comunicazione sociale: scenari di natura socioculturale (linguaggi,
tecnologie, cultura, aspetti positivi, rischi, squilibri della CS…); scenari di riflessione
teologica (rivelazione, Cristo perfetto comunicatore, antropologia cristiana, Chiesa come
mistero di comunicazione e comunione); scenario pastorale e ricaduta nella catechesi e
liturgia (integrare il messaggio nella nuova cultura della CS), nell’educazione (media
education) e nella cultura (progetto culturale);
• le scelte pastorali e indicazioni operative: una pastorale organica della CS, il ruolo
dell’animatore della comunicazione e della cultura, le iniziative per i media cattolici
(Avvenire, SAT2000, SIR, settimanali diocesani, editrici cattoliche…), le strutture della CS
nella Chiesa italiana (Ufficio nazionale, regionali, diocesani della CS).
Il catechista dovrà saper leggere nel Direttorio le sue ispirazioni di fondo:
• simpatia e denuncia. Possiamo parlare di atteggiamento positivo e di simpatia da parte
della Chiesa verso i media (cf G.Nissim, “Io ti amo. E io no? La Chiesa e i media, in
“Intermed” marzo 2001). Ma nello stesso tempo rimane necessaria la denuncia per ciò che
rende la CS “malata” (cf Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, Etica delle
comunicazioni sociali, 2000);
• profezia: intesa come formulazione di un’utopia e di una grande attesa su ciò che i media
non hanno ancora dato e che potranno dare nel prossimo futuro;
• ministerializzazione: da una concezione “tecnologica” dei media si è passati a una
concezione “ministeriale”: i media possono offrono un loro “ministero” per la giustizia e la
pace nel mondo e, diciamo noi come Chiesa, per la diffusione del vangelo. La
comunicazione è pertanto una dimensione di ogni azione pastorale;
• priorità pastorali: la CS deve mettersi a servizio della catechesi, liturgia, carità, del
patrimonio artistico;
• nuove figure e nuovi ambienti: l’ufficio diocesano della CS è il centro che fornisce idee,
documentazioni, esperti; la figura laicale dell’animatore della CS è l’estensione dell’Ufficio
nelle parrocchie (figura di coordinamento, capace di lavorare in équipe e per progetti, di
affiancare i catechisti nel loro compito educativo, animatore della sala della comunità, ecc.);
la sala della comunità (attrezzata con gli strumenti della comunicazione audiovisiva e
internet) è un luogo di incontri e aggregazione; il sito internet della parrocchia e la posta
elettronica sono altri mezzi e occasioni per far entrare la comunicazione nella pratica
dell’azione della Chiesa nel territorio.
Che cosa sono i Laboratori della catechesi?
Sono una risposta all’invito della Chiesa di prendere sul serio il compito della nuova
evangelizzazione, “nuova nel suo ardore, nei suoi metodi, nella sua espressione” (Giovanni Paolo II
ai Vescovi dell’America latina, 9 marzo 1983) e l’incontro con il mondo della comunicazione.
Sono pertanto un’esperienza, una frontiera avanzata delle comunità, un tentativo di declinare
insieme catechesi e comunicazione.
Sono anche un ambiente per gli incontri dei catechisti e con i ragazzi. Una sala con un minimo di
attrezzatura multimediale: televisore e computer, libri e DVD…
Sono soprattutto le persone che rendono significativo il Laboratorio: persone adulte e giovani,
esperti e professionisti dei linguaggi mediali, ragazzi e adolescenti del gruppo di catechesi… Tutti
si mettono al lavoro con la regia del “catechista comunicatore”.
Sono infine una metodologia. Il Laboratorio non è un insieme disordinato di esperienze senza
obiettivi, contenuti e metodi; senza che si arrivi a risultati significativi e verificabili. Il Laboratorio è
al servizio della maturazione della fede. Per raggiungere i suoi obiettivi usa i linguaggi attuali e le
dinamiche della comunicazione, crea nuovi metodi e segue un percorso educativo. Fanno parte della
metodologia del Laboratorio la valutazione, la socializzazione, la condivisione dei risultati.
Il lavoro con i media non è caotico; richiede metodo e capacità tecnologiche, programmazione e
documentazione delle esperienze, socializzazione e valutazione delle produzioni.
I ragazzi vengono esercitati a lavorare con “professionalità”. Se vuoi realizzare un bel video, devi
essere capace di usare la videocamera, fare la sceneggiatura, lo storyboard, le riprese, il montaggio,
ecc. Se vuoi essere un “catechista comunicatore ed educatore” impara a integrare i linguaggi nel
progetto educativo, imponiti la rigorosità di una produzione e sperimentazione, fai il “giornale di
bordo”, raccogli la documentazione, cerca punti di riferimento anche fuori del tuo gruppo, persone
capaci di valutare e consigliare, professionisti dei media e professionisti della teologia cattolica…
Quali sono i nostri Laboratori della catechesi?
A partire dalle prime esperienze nella diocesi di Spoleto-Norcia abbiamo potuto accumulare un
certo know how e affiatare un discreto gruppo di animatori. Con loro stiamo offrendo un servizio in
alcune diocesi d’Italia e in collaborazione con l’Ufficio nazionale delle CS e il Centro
interdisciplinare della CS dell’Università Lateranense, organizziamo (come MED) un corso estivo
per gli animatori delle CS nelle diocesi italiane (Corvara in Val Badia, 27 agosto- 4settembre).
I nostri Laboratori “tradizionali” sono:
1. Arte e catechesi (animatrice: Angela Castelli). L’arte come via per annunciare la storia della
salvezza. Esercizi di lettura di opere d’arte (anche della tradizione umbra). Esercizi pratici
attorno ai temi dell’Annunciazione e del Magnificat. Il laboratorio si è poi prolungato con una
sezione produttiva di fotografia.
2. Drammatizzazione e catechesi (Angelo Iezzi). Gestualità e drammatizzazione per la
comunicazione del contenuto della catechesi. Il percorso della messa in scena.
Drammatizzazione di parabole e miracoli di Gesù.
3. Musica e catechesi (Chiara Grillo). La musica come comunicazione di un’esperienza e di un
contenuto. Repertori di canti per la catechesi. Esercizi di espressione musicale creativa.
4. Fumetti e catechesi (Maria Grazia Di Tullio). Il linguaggio dei fumetti e l’esperienza dei
bambini. Percorso per la produzione di fumetti nella catechesi. Analisi di prodotti.
5. Fotografia e catechesi (Angela Castelli). Prendere coscienza di ciò che vedono i nostri occhi, di
come si seleziona, si crea, si danno significati e si comunica. Il ruolo dell’emozione. Esercizi: da
testo all’immagine e dall’immagine al testo.
6. Produzione video per la catechesi (Luciano Di Mele). Il percorso per la produzione video: il
soggetto, il trattamento, la sceneggiatura, le riprese, il montaggio, la socializzazione del
prodotto nella catechesi.
7. Multimedialità, Internet e catechesi (Stefano Pavarin e Pier Paolo De Luca). Esperienze di
catechesi con CD-Rom e DVD. Il percorso per la produzione del CD. L’utilizzazione del Power
Point. Internet come fonte per la catechesi e come rete con i giovani e i catechisti.
Perché abbiamo scelto la metodologia del Laboratorio?
La scelta dei Laboratori della catechesi è maturata nel gruppo del MED per motivazioni che
chiameremo ecclesiali, ma anche in base a una prolungata esperienza nel campo della Media
education. Oltre al conseguimento degli obiettivi dell’alfabetizzazione con i media e dell’autonomia
critica, la Media education porta al possesso di un know how pratico (leggere e scrivere con i
media) che è estendibile ad altri campi dell’attività catechistica e per l’evangelizzazione. Dopo aver
acquisito competenze nel campo della produzione video, del fumetto, dei nuovi media, ecc. è facile
trasferire queste competenze nei “nuovi linguaggi della catechesi”.
Presento ora in sintesi le nostre convinzioni. Abbiano scelto la metodologia del laboratorio:
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perché attraverso l’esperienza dei Laboratori raggiungiamo il mondo dei ragazzi e usiamo il
loro linguaggio;
perché viene stimolata e personalizzata l’assimilazione dei contenuti della fede e la
creatività. Il ragazzo non ripete formule, ma esprime in modo personale, attraverso i
linguaggi dei media, ciò che gli è stato comunicato;
perché viene messa in azione non solo l’intelligenza, ma anche l’emozione e la corporeità;
perché il lavoro con i media è di tipo cooperativo. Vengono valorizzate le capacità di
interazione e di formare un gruppo, di produrre in modo cooperativo. Il catechista assume il
ruolo di ispiratore, esperto, animatore;
perché le mete raggiunte dalla catechesi diventano visibili e condivise nella comunità: i
ragazzi faranno conoscere quello che hanno prodotto e danno le ragioni delle loro scelte
(Festival della catechesi)
perché vengono valorizzate le modalità tipiche del linguaggio dei media: comunicare con le
immagini, usare simboli e metafore, suscitare emozioni, valorizzare la narrazione e le
testimonianze…
Facilita la cooperazione tra gli stessi adulti: catechisti, professionisti della comunicazione,
genitori.
Introduce nella catechesi le acquisizioni più significative della didattica e pedagogia
moderna: imparare facendo, l’attivismo, l’apprendimento cooperativo, utilizzazione dei
media e delle nuove tecnologie.
Il Festival della catechesi
E’ stata la conclusione spontanea dei nostri Laboratori a Spoleto: Festival dei due mondi, Festival
della catechesi. Una catechesi che non si limita a dire, ma fa: crea immagini e narrazioni,
scatena la creatività, comunica nella comunità.
Il Festival della catechesi che abbiamo celebrato a Roccaporena (Cascia) l’anno scorso è stato un
successo: mille ragazzi, centinaia di genitori, molti catechisti orgogliosi di esporre i risultati dei
nuovi linguaggi nella catechesi. Ascoltiamo la testimonianza di un ragazzo che ha frequentato
queste catechesi:
“Come è bello andare al catechismo attrezzati di pennarelli e cartoncini, macchine fotografiche e
videocamere… Non andiamo a sentire (“subire”) una lezione, ma a creare qualcosa di nostro. E il
nostro soggetto è affascinante: Gesù di Nazaret. Ma siamo anche noi, con le nostre domande, i
nostri problemi e i nostri sogni.
E alla fine dell’anno ci siamo ritrovati tutti insieme dai cento punti diversi della nostra diocesi.
Abbiamo preparato una grande mostra con le nostre produzioni. C’è lo stand delle nostre fotografie
sul Natale, c’è l’esposizione delle riproduzioni artistiche dell’annuncio a Maria, c’è il televisore che
mostra i video che abbiamo prodotto sulle tradizioni religiose della nostra diocesi, c’è lo stereo che
fa sentire i nostri canti religiosi… E al centro della mostra abbiamo messo la Bibbia. Tutto parte da
lì, dalla Parola di Dio.
Sono venuti al Festival della catechesi anche i nostri genitori. Erano molto meravigliati che al
catechismo si facessero tante cose così belle e interessanti. Al loro tempo non era così!
E’ venuto al Festival anche il nostro Vescovo che si è messo in mezzo a noi come un amico un po’
incuriosito. Ha voluto conoscere gli autori delle produzioni catechistiche, i piccoli artisti. Ci ha
interrogati: Perché hai fatto questo cartellone?... Che cosa hai voluto dire?... Sei stato contento?...
Da lui abbiamo ricevuto un piccolo premio.
Il Vescovo ha celebrato per noi l’Eucaristia. Eravamo tantissimi, forse mille ragazzi con i nostri
genitori e catechisti. All’offertorio abbiamo portato i nostri doni. Non erano i soliti regali che si
vedono nelle messe in parrocchia. Erano i nostri piccoli capolavori dell’anno catechistico, anche
tanti foglietti con le nostre riflessioni e i nostri propositi: “Gesù, ho scoperto che è bello essere tuo
amico e avere per amici i tuoi amici. Insieme si possono fare cose molto belle. Te le offriamo
perché questo mondo che vogliamo costruire insieme ai nostri educatori, diventi il mondo che tu ci
hai proposto: il tuo regno di verità, di giustizia e di pace”.
Il 2° Festival della catechesi si terrà il 2 giugno ancora a Roccaporena, patria di santa Rita, la “santa
degli impossibili”. I nostri santi ci hanno ispirato e aiutato a far diventare possibili le cose che ci
sembravano quasi impossibili…