ECCO L`UOMO “Se uno mi vuol servire, mi segua, e dove sono io, là

ECCO L’UOMO
“Se uno mi vuol servire, mi segua, e dove sono io, là ci sarà anche il mio servo” (Gv. 12,26).
Alla luce di questo passo evangelico vogliamo ripercorrere, in umile adorazione ed in
disponibile ascolto, gli interventi di Dio nella storia del suo popolo e nella nostra storia. Tali
interventi, lo sappiamo bene, non si sono realizzati solo per il Popolo dell’antica alleanza, ma
continuano a realizzarsi nel nuovo Popolo di Dio, la Chiesa, nella quale ciascun membro ha una
missione particolare che manifesta la multiforme grazia di Dio.
La nostra riflessione e la nostra preghiera vogliono così soffermarsi sulla vita di un santo, il
Beato Luigi Palazzolo, nostro Fondatore: ripercorrere la sua storia è lodarne l’Artefice, è
scoprirne le luci che possono illuminare la nostra storia ed orientarla verso il fine unico ed
intramontabile: il possesso di Dio.
CANTO: invocazione allo Spirito Santo.
Dalla parola di Dio.
Io, il Signore, dal seno materno ti ho chiamato, fin dal grembo di tua madre ho pronunciato
il tuo nome. Ti ho chiamato e ti ho preso per mano; ti ho formato e stabilito come alleanza del
popolo, perché tu apra gli occhi ai ciechi e faccia uscire dal carcere i prigionieri, perché tu
annunci la buona novella ai poveri. (cfr. Is. 49 e 42)
Dalla Biografia e dagli Scritti del PALAZZOLO.
Fin da bambino si rivelano nel Palazzolo i segni di una particolare chiamata divina: dedizione ai
poveri, semplicità, gioia, amore concreto per gli altri. Quando andava a scuola distribuiva ai
compagni più poveri quanto la mamma gli dava per refezione e quanto aveva di suo, fino a dare
le sue stesse scarpe e il suo cappotto; tanto che la mamma ebbe a dire: “Questo mio figlio vuol
proprio morire spiantato”. E tutto questo con la semplicità e la letizia di chi sa che la logica
conseguenza dell’essere amati da Dio è diventare nelle sue mani strumenti d’amore per i fratelli.
(cfr. Donadoni)
Pausa di riflessione:
CANTO
Dio suscita in ogni tempo i suoi apostoli; fa loro una proposta, offre loro un dono per gli
altri: il carisma. La disponibilità del chiamato e la sua generosità nel corrispondervi permette a
questo seme di trasformarsi in pianta.
Dalla parola di Dio.
Mi fu rivolta la Parola del Signore: “Ti consacro e ti stabilisco profeta delle nazioni”.
Risposi: “Ahimé, Signore Dio, ecco, io non so parlare, perché sono giovane”. Ma il Signore mi
disse: “Non dire: Sono giovane, ma va’ da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che ti
ordinerò. Io sono con te per proteggerti. … Ecco, ti metto le mie parole sulla tua bocca!”.Udii
la voce del Signore che diceva: “Chi manderò? Chi andrà per noi?”. E io risposi: “Eccomi,
Signore, manda me!”. (cfr. Ger. 1,5 – Is. 6,8)
Rispondendo all’invito di Dio, il Palazzolo decide di dedicare totalmente la sua vita a Dio ed ai
poveri. Ordinato sacerdote giovanissimo, abbandona la propria casa agiata e si stabilisce
presso l’oratorio, in una modesta abitazione che diverrà poi punto di riferimento per quanti
soffrono nella miseria e nell’abbandono. Uomo del popolo, scende in mezzo alle anime per
portarle, sudando e sacrificandosi, dalle tenebre alla luce; e questo non attraverso grandi
discorsi, bensì attraverso quella carità concreta e spicciola che penetra nelle ombre e vi scorge
gli umili e ne sana le piaghe e ne conforta i cuori; che scende fino alla miseria, dimentica di sé e
pronta ad affrontare ogni fatica; quella, insomma, che è riflesso immediato dell’esempio di
Cristo.
(cfr. Biografia del Palazzolo - Valoti)
SALMO 39 (pregato)
Ho sperato, ho sperato nel Signore / ed egli su di me si è chinato, ha dato ascolto al mio grido.
/ Mi ha tratto dalla fossa della morte, dal fango della palude; / i miei piedi ha stabilito sulla
roccia, ha reso i miei passi sicuri. / Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo, lode al nostro Dio!
Molti vedranno ed avranno timore / e confideranno nel Signore.
Beato l’uomo che spera nel Signore / e non si mette dalla parte dei superbi,
né si volge a chi segue la menzogna. /
Quanti prodigi hai fatto, Signore mio Dio! / Quali disegni in nostro favore!
Nessuno a te si può paragonare! /
Se li voglio annunziare e proclamare, / sono troppi per essere contati!
Sacrificio e offerta non gradisci, / gli orecchi mi hai aperto
Non hai chiesto olocausto e vittima per la colpa.
Allora ho detto: “Ecco, io vengo, / sul rotolo del libro di me è scritto
che io faccia il tuo volere.
Mio Dio, questo io desidero! / La tua legge è nel profondo del mio cuore!
CANTO
Dalla parola di Dio.
Se il chicco di grano caduto a terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto
frutto. Chi ama la sua vita la perde, e chi odia la sua vita in questo mondo la conserverà per
la vita eterna. Colui che mi ha mandato è con me e non mi lascia solo, perché io faccio sempre
ciò che a lui piace. Sapendo queste cose, sarete beati se le metterete in pratica!
Il Beato Luigi Palazzolo, con la fondazione dell’Istituto delle Suore delle Poverelle, vuole far
rivivere nella povertà e nella dedizione ai poveri il mistero dell’annientamento di Cristo, che si
incarna per amore degli uomini, che vive e muore poverissimo, crocifisso e abbandonato al
Padre. “Mi si presentò alla mente che Cristo morì ignudo sulla croce… sentii desiderio di
povertà… desiderio e gusto di essere disprezzato… Ho sentito consolazione nel desiderio di
spogliarmi di tutto per Gesù”.
Folgorato dal Cristo, il Palazzolo propone questo stile di vita alle sue suore: “Attendiamo a
santificarci nell’umiltà e a correre dietro a quello che Gesù vuole da noi, come a Lui piace,
gioiosamente e semplicemente: qui troveremo la pace!”. E ancora: “Servire Dio in tutta la vita,
patire per Lui, lavorare per Lui e poi morire ignorati dal mondo e senza pompa, da poveri: oh,
che gloria! oh, che gioia! oh, che felicità”.
CANTO
Dire di sì al Signore, accogliere nella nostra vita il suo progetto d’amore, fidarci
perdutamente di un Dio che è Padre e che ci ama al punto di sacrificare il Suo Figlio Unigenito
ed introdurci in un’avventura stupenda, le cui tappe possono anche essere segnate da richieste
esigenti e sconcertanti, ma il cui traguardo è la risposta più piena ed esaltante al nostro
insopprimibile bisogno di felicità.
E tale risposta è già presente in germe, nell’oggi della nostra esperienza personale e
comunitaria, perché già ‘oggi’ Dio si manifesta e si comunica a chi lo cerca.
Dalla parola di Dio.
“Prendete il mio giogo sopra di voi… e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo
infatti è dolce e il mio carico leggero.
Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e
madre. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre per il mio nome,
riceverà cento volte tanto ed avrà in eredità la vita eterna.
Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla
fondazione del mondo. Perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi
avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi…”
Nello stato da Dio assegnato ad un’anima, pochi sono i pericoli in confronto degli aiuti,
perché il Signore spiana la via e spinge a camminarla.
Un’anima che vuole davvero amare Gesù, conosciuto il cammino per il quale Dio la vuole,
deve camminare, anzi correre, perché Dio sarà con lei!
Offrendo a Dio il sacrificio della tua volontà ti svuoterai di te stessa, cioè di malinconia e
agitazioni e ti vestirai della pace e tranquillità che ti darà Dio.
Vivi allegra e felice nel Signore e guarda di essere cara a Lui; il resto non conta niente!
Sta ferma al nostro spirito: dobbiamo stare da povere coi poveri! La semplicità attira i
poveri e dà loro sicurezza di aprire il cuore e versare tutte le loro amarezze, per sentirne i
conforti delle anime semplici, che sono i conforti più opportuni ed efficaci.
E le orfanelle non sono forse Gesù agli occhi del Padre? (dagli scritti del Palazzolo)
Ecco l’uomo! Innamorato del Cristo, Don Luigi lo imitò cercando in tutto la volontà del
Padre e sacrificando la vita per i fratelli, particolarmente per coloro che non erano raggiunti da
altri. Questo è l’uomo: capacità di tendere a Dio, Amabile Infinito, di sacrificare tutto di sé,
perché gli altri siano nella gioia, di vivere e di morire cantando la bontà e la Provvidenza del
Padre celeste.
CANTO di ringraziamento