L’arte recita un ruolo essenziale in un Paese come il nostro che, grazie alle sue radici immerse negli strati più antichi del Mediterraneo, ha saputo diffondere in Europa e nel mondo il messaggio civilizzatore di Atene e Roma. L’Italia, con oltre cinque milioni di opere catalogate, centomila chiese, ventimila centri storici, quarantacinquemila castelli e giardini, trentacinquemila dimore storiche, duemila siti archeologici e tremilacinquecento musei tra pubblici e privati, possiede oltre il sessanta per cento del patrimonio culturale dell’intera umanità. Dall’antichità a oggi il popolo italiano, dai modesti manovali agli illustri maestri, dagli umili plebei ai grandi principi, ha costruito una Nazione che ha fatto della creazione artistica il suo vessillo. Se una parte importante dei tesori della nostra arte è accessibile ai cittadini, infiniti altri capolavori sono custoditi presso le banche e le “dimore storiche” di tante famiglie che hanno contribuito a fare la storia d’Italia. Un duplice problema si pone: quello della conservazione di questo patrimonio e quello della sua conoscenza e diffusione. Convivere con le opere lasciate da millenni d’arte e di storia non è semplice. Spesso le ragioni dello sviluppo e quelle della preservazione della memoria entrano in conflitto, non solo nel cuore dei centri urbani ma anche nelle campagne e lungo le migliaia di chilometri dei nostri litorali. Consentire al più gran numero possibile di persone di ammirare le opere fondamentali dell’umanità e mettere il patrimonio culturale a disposizione di tutti gli uomini, favorendo così la creazione di nuovi capolavori, è una delle grandi sfide del terzo millennio. Lo Stato s’impegna in tal senso per la parte del patrimonio artistico italiano che ricade sotto la sua egida ma, fortunatamente, sia le banche sia i proprietari delle dimore storiche sono spesso a fianco delle Istituzioni per promuovere l’amore del Bello. Se l’arte si afferma sempre più come un valore assoluto da difendere, rispettare e scoprire, due fattori principali vi hanno contribuito. Innanzitutto le grandi organizzazioni internazionali, al primo rango delle quali figura l’UNESCO, grazie al ruolo essenziale avuto nell’assunzione della consapevolezza, da parte dell’intera umanità, dell’importanza della tutela di qualunque opera d’arte, indipendentemente dalla sua appartenenza all’una o all’altra cultura. In risposta all’appello lanciato per salvare i monumenti dell’Alto Egitto minacciati dalle acque della diga di Assuan, André Malraux scriveva, l’8 marzo del 1960: “Oggi per la prima volta, tutte le nazioni, nel momento stesso in cui molte conducono tra di loro una lotta segreta o conclamata, sono chiamate a salvare insieme le opere di una civiltà che non appartiene a nessuna di esse”. Oramai per salvare il patrimonio artistico dell’umanità, come per aiutare i popoli colpiti dalle grandi catastrofi del nostro tempo, le Nazioni si appellano al mondo intero. In secondo luogo i grandi mezzi di comunicazione di massa, i quali, grazie a tecniche sempre più efficaci di riproduzione degli oggetti, hanno permesso e consentiranno a un numero sempre maggiore di cittadini di avvicinarsi al Bello. All’alba del terzo millennio l’Europa deve affrontare una nuova sfida, la più difficile, forse, della sua storia millenaria: tentare di assorbire, con spirito di pace, le masse provenienti dall’Est e dal Sud che chiedono all’Occidente ricco e sazio protezione e lavoro. Nello stesso tempo deve convincerle che solo la reciproca tolleranza consentirà di amalgamare in una società nuova e armoniosa tanti uomini e donne provenienti da orizzonti culturali e religiosi diversi. L’arte reciterà un ruolo fondamentale in questa gigantesca opera d’avvicinamento tra culture differenti. Solo nel momento in cui donne e uomini, indipendentemente dal credo che professano, saranno accomunati da una stessa emozione davanti alla Venere di Milo, al Cristo di Cimabue, al Mosè di Michelangelo oppure alle antiche edizioni del Corano o della Torah, un vento di pace soffierà sul nostro mondo travagliato. Due strumenti importanti sono a disposizione di chi vuole raggiungere questo obiettivo: il primo è rappresentato dai musei, il secondo dalle mostre. André Malraux, sempre lui, ha scritto: “Il museo è uno dei luoghi che ispirano la più alta considerazione dell’uomo. Grazie al museo una nuova relazione si è stabilita tra l’uomo e l’arte. Il museo ha contribuito a liberare dalla loro funzione primaria le opere d’arte per darle una dimensione universale. Il ruolo dei musei nella nostra relazione con le opere d’arte è così grande che è difficile immaginare che non vi sono, né vi furono musei laddove la civiltà dell’Europa moderna era sconosciuta”. Poco meno di sessant’anni sono trascorsi dalla pubblicazione del Museo Immaginario a firma di colui che fu il brillante ministro della cultura del generale De Gaulle. Oggi i musei sono presenti in tutti gli Stati del mondo e ogni popolo è fiero di sottoporre all’ammirazione dei suoi concittadini e ospiti i capolavori che ripercorrono i sentieri della propria storia. Le mostre hanno il compito di proporre all’attenzione del pubblico le opere realizzate da un grande maestro o frutti di un determinato periodo, inserendole nel contesto economico, politico e sociale che le ha viste nascere. Una mostra è sempre una finestra aperta su una fetta della storia millenaria dell’umanità. Obbedendo alla vocazione secolare delle banche italiane che, a integrazione della loro funzione istituzionale di supporto allo sviluppo economico del Paese, concorrono alla promozione civile e culturale della Nazione con una peculiare attenzione nei confronti del patrimonio artistico e culturale, la Banca Popolare di Vicenza ha voluto organizzare nel Museo di Palazzo Pretorio di Prato una grande mostra dal titolo “Capolavori che si incontrano”. Sotto l’illuminante impulso del suo Presidente Gianni Zonin, la Banca Popolare di Vicenza da tempo s’impegna per difendere e promuovere il nostro patrimonio artistico. A Vicenza, grazie alla cura manifestata per il restauro di Palazzo Thiene, sua sede storica, la Banca ha permesso a questo mirabile edificio palladiano di essere inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. La Comunità Europea ha voluto a sua volta coronare gli sforzi della Banca con l’attribuzione del Premio Europa Nostra. Radunando in una grande mostra capolavori custoditi nelle sue sedi di rappresentanza, in particolare quelle di Vicenza e di Prato, la Banca Popolare di Vicenza non solo avvicina tra loro due grandi regioni d’Italia, il Veneto e la Toscana, che hanno segnato la storia dell’arte occidentale, ma risponde pienamente all’attesa di chi crede che attraverso la contemplazione condivisa del Bello possa nascere un mondo migliore. Louis Godart Consigliere del Presidente della Repubblica Italiana per il patrimonio artistico