Engels, il `Capitale` di Marx e il `ciarlatanismo scientifico

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Engels, il 'Capitale' di Marx e il 'ciarlatanismo scientifico' del prof. Loria
"Ma questo non è che un piccolo esempio della maniera del signor Loria. Egli ci assicura che
tutte le teorie di Marx poggiano su 'un consaputo sofisma' (*); che Marx non recede davanti a
paralogismi, pur 'sapendoli tali' (*) e così via. E dopo che con tutta una sequela di simili
grossolane barzellette ha fornito ai suoi lettori il necessario per considerare Marx come un
arrivista alla Loria che mette in scena le sue medesime trovate con gli stessi scorretti mezzucci
da ciarlatano del professore padovano, egli può confidar loro un importante segreto; ed eccoci
così ricondotti al saggio del profitto. Il signor Loria dice: secondo Marx, la massa del plusvalore
(che Loria qui identifica con il profitto) prodotta in un'impresa capitalistica industriale, dipende
dal capitale variabile ivi impiegato, non producendo il capitale costante alcun profitto. Ma ciò è
in contrasto con la realtà: giacché in pratica il profitto è in ragione non del capitale variabile, ma
del capitale complessivo. E Marx stesso se ne avvede (I, cap. XI) (**) e ammette che in
apparenza i fatti contraddicono la sua teoria. ma come risolve la contraddizione? Rinviando i
suoi lettori ad un successivo volume non ancora apparso. A proposito del qual volume già in
precedenza Loria aveva detto ai 'suoi' lettori che non riteneva che Marx avesse mai pensato un
solo istante di scriverlo; ed eccolo ora gridare trionfalmente: "Non a torto io ho affermato che
questo secondo volume con cui Marx minaccia continuamente i suoi avversari senza che essa
appaia, questo volume può essere 'un ingegnoso spediente ideato dal Marx a sostituzione degli
argomenti scientifici' (*)". E chi non si è ancora convito che Marx si trova sullo stesso piano di
ciarlatanismo scientifico dell''illustre' (*) Loria, è davvero un incorreggibile senza rimedio.
Questo dunque abbiamo imparato: secondo il signor Loria la teoria marxista del plusvalore è
assolutamente inconciliabile con la realtà di un saggio generale ed uniforme del profitto.
Apparve allora il secondo libro, e con esso la questione da me pubblicamente posta proprio su
questo stesso punto. Se il signor Loria fosse stato uno di noi timidi tedeschi, si sarebbe trovato
in imbarazzo. Ma egli è un meridionale ardito, originario di un paese caldo, dove - come egli
può testimoniare - la sfrontatezza è in certo senso una condizione naturale. Il problema del
saggio del profitto è pubblicamente posto. Il signor Loria lo ha pubblicamente dichiarato
insolubile. E appunto per questo egli supererà se stesso dandone pubblicamente la soluzione.
Tale miracolo fu compiuto con un articolo dedicato al citato scritto di Conrad Schmidt. (...).
L'Italia è la terra della classicità. Dalla grande epoca in cui spuntò sul suo orizzonte l'alba della
civiltà moderna, essa ha prodotto grandi caratteri, di classica ineguagliata perfezione, da Dante
a Garibaldi. Ma anche l'età della decadenza e della dominazione straniera le ha lasciato
maschere classiche di caratteri fra cui due tipi particolarmente elaborati: Sganarello e
Dulcamara. La loro classica unità noi la vediamo impersonata nel nostro 'illustre' (*) Loria" [Frie
drich Engels, Prefazione al volume di K. Marx, 'Il Capitale. Critica dell'economia politica. Libro
terzo. Il processo complessivo della produzione capitalistica. I', Roma, 1970][* In italiano nel
testo; ** Si allude evidentemente al cap. IX: confronta I, p. 321 (Red. IMEL) (vedi nella presente
edizione I, 1, p. 335)]
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