Traduzione esterna PARLAMENTO EUROPEO 2004 ««« « « « « « « ««« 2009 Commissione per il commercio internazionale 16.1.2006 COMUNICAZIONE AI MEMBRI Oggetto: lo status di economia di mercato e la Repubblica popolare cinese Si trasmette in allegato agli onorevoli membri il documento in oggetto. SEGRETERIA INTA DIREZIONE GENERALE DELLE POLITICHE ESTERNE CM\598044IT.doc IT PE 367.897v01-00 IT L'adesione della Cina all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) nel 2001 si è compiuta in seguito a un lungo e complesso protocollo, in base al quale la Cina assume l'impegno costante di intraprendere una serie di misure che le permettono di soddisfare i requisiti degli accordi siglati con l'organizzazione. Il protocollo consente alla Cina di sottrarsi a taluni obblighi previsti dall'adesione in determinati periodi, permettendo al tempo stesso ad altri membri di eludere specifici obblighi verso la Cina per un determinato periodo di tempo successivo all'adesione. In base a tale disposizione, i membri dell'OMC hanno facoltà, tra l'altro, di trattare la Cina come economia non di mercato fino al 20151. Nonostante la dicitura altisonante, il concetto di status di economia di mercato (Market Economy Status, "MES") ha significato comunque solo nel contesto di un'indagine antidumping. Come i membri sanno, il dumping è l'importazione di beni a prezzi inferiori al costo di produzione o a quelli praticati sul mercato nazionale. Il margine di dumping equivale alla percentuale per cui il prezzo equo eccede il prezzo di dumping. Per calcolare i margini di dumping di un'economia non di mercato, l'autorità inquirente si basa su prezzi e altre informazioni provenienti non dal paese sottoposto a indagine (p.es. la Cina), ma da un altro paese con economia di mercato, il che pone in una posizione di svantaggio le società cinesi. Per esempio, per determinare il prezzo equo nell'ambito dell'indagine sull'importazione di biciclette dalla Cina, la Commissione europea ha utilizzato informazioni sulla produzione e sui prezzi provenienti dal Messico. Lo status di economia di mercato non è significativo rispetto al numero di inchieste antidumping avviate dalla Commissione europea. Si tratta semplicemente di un metodo alternativo per il calcolo del dumping, apprezzato dall'industria europea poiché spesso consente di imporre dazi più elevati. Per quanto sia difficile elaborare una valutazione affidabile, l'impatto del MES sulle esportazioni cinesi verso la Comunità appare certamente limitato2. Subito dopo l'adesione all'OMC, la Cina ha avviato un'imponente campagna diplomatica finalizzata al suo riconoscimento in quanto paese con lo stesso status degli altri attori dell'economia internazionale. La Cina asserisce che alla luce delle sue ampie riforme di mercato il rifiuto dello status di economia di mercato sia discriminatorio e non più giustificato. Tale status ha pertanto assunto nel programma di politica estera della Cina 1 L'Unctad (Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo) definisce un'economia non di mercato l'economia di un paese il cui governo cerca di determinare l'attività economica basandosi principalmente su un meccanismo di pianificazione centrale, come avveniva in Unione sovietica; un'economia di mercato, al contrario, si basa in larga misura sulle forze di mercato per l'assegnazione delle risorse produttive. In un'economia non di mercato gli obiettivi di produzione, i prezzi, i costi, la distribuzione degli investimenti, le materie prime, il lavoro, gli scambi internazionali e gli altri aggregati economici sono gestiti nell'ambito di un piano economico nazionale definito da un'autorità centrale di pianificazione; il settore pubblico, di conseguenza, assume le principali decisioni sulla domanda e l'offerta nell'ambito stesso dell'economia nazionale. 2 Nel 1998 l'UE ha adattato le proprie norme di difesa commerciale in modo da consentire alle singole società di rivendicare lo status di economia di mercato se possono provare che i loro prezzi e costi non sono influenzati dallo Stato. Ciononostante, le rivendicazioni per l'ottenimento del MES provenienti da società cinesi sono in gran parte respinte dalla Commissione europea. CM\598044IT.doc IT PE 367.897v01-00 IT un'ampiezza sproporzionata. In tale contesto, la Cina sta sollecitando i partner commerciali a concederle il MES, che sinora le è stato accordato dai dieci paesi membri dell'Asean1 e dalla Nuova Zelanda, oltre che da alcuni paesi latinoamericani come Brasile, Argentina, Cile e Perù. Pechino ha inoltre richiesto alla Commissione europea di valutare i progressi realizzati dalla Cina verso un'economia di mercato. Nel giugno del 2004 l'UE ha pubblicato una valutazione preliminare in cui si conclude che la Cina non merita ancora lo status di economia di mercato. La Commissione europea ha evidenziato un numero impressionante di punti critici, tra cui l'ingerenza statale nell'economia attraverso la politica industriale e le restrizioni sui prezzi, la scarsa adesione alle norme contabili e a quelle del governo societario, un quadro inefficace di contrasto della bancarotta e numerose violazioni dei diritti di proprietà intellettuale. Gli Stati Uniti hanno adottato un approccio simile a quello della Commissione europea e non ritengono che la Cina soddisfi i requisiti per la concessione dello status di economia di mercato. Il 4 novembre 2005, nel corso dell'incontro tra il commissario Mandelson e il ministro del Commercio cinese Bo Xilai, la Commissione europea ha ancora una volta respinto la richiesta pressante presentata dalla Cina per l'ottenimento del MES, pur riconoscendo che sono stati compiuti notevoli passi avanti verso lo status di economia di mercato e impegnandosi a intensificare il dibattito su questo tema. Queste affermazioni e in generale l'approccio adottato sulla questione dal commissario Mandelson lasciano intendere che la Commissione europea potrebbe finalmente concedere alla Cina il MES nel corso di quest'anno. Il 12 gennaio 2006, la Commissione europea ha respinto la richiesta avanzata da società cinesi volta ad ottenere un trattamento individuale di economie di mercato nella procedura antidumping relativa alle calzature (che ammonta a 700 milioni di euro). Si prevede che la decisione, duramente criticata da Pechino, darà il via ad altre iniziative da parte della Cina. Conclusione La commissione INTA dovrebbe cogliere l'occasione per chiedere ulteriori chiarimenti alla Commissione europea e verificare che non si conceda incondizionatamente il MES alla Cina. 1 Associazione delle nazioni del sud-est asiatico tra Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Myanmar, Singapore, Malaysia, Filippine, Tailandia e Vietnam. CM\598044IT.doc 3/3 PE 367.897v01-00 IT