Sinonimi: Fibromioma, Mioma, Leiomioma Fibromatosi uterina

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Sinonimi: Fibromioma, Mioma, Leiomioma
Fibromatosi uterina: situazione in cui la struttura dell' utero è alterata per prevalenza della componente
fibrosa su quella muscolare; la fibromatosi può presentarsi associata alla presenza di singoli fibromi.
Cos’ è il Fibroma uterino?
Il fibroma è il più frequente tumore benigno dell’ utero.
Esso si forma a partenza del tessuto muscolare uterino.
Un fibroma può presentarsi con dimensioni molto variabili, potendo variare il suo diametro da pochi millimetri
fino a oltre 10-15 cm, raggiungendo nei casi estremi delle dimensioni tali da occupare buona parte
dell’addome. Inoltre nella stessa paziente può presentarsi un singolo fibroma o più fibromi simultaneamente,
di forma, sede e dimensioni variabili.
Il fibroma è una patologia tipica dell’ età fertile e come tale può essere stimolato nel suo accrescimento dalla
produzione ormonale ovarica. Infatti con la menopausa si verifica spesso una sua riduzione di volume.
La possibilità che un fibroma possa degenerare in forma maligna (diventando così un sarcoma dell’ utero) è
estremamente rara (circa 1 su 1000); tale rischio può essere sospettato di fronte ad un rapido accrescimento
di volume riscontrato in occasione di controlli clinici o ecografici.
Come può svilupparsi un Fibroma?
In oltre il 90% dei casi il fibroma si sviluppa a carico del corpo uterino. Nel 10% dei casi si sviluppo a livello
del collo uterino o dell’ istmo (tratto dell’ utero interposto tra il collo e il corpo dell’ utero).
In rapporto alla parete e alla cavità dell’ utero, un fibroma può presentarsi in diverse forme.
Fibroma intramurale: si sviluppa esclusivamente nello spessore della parete muscolare uterina,
comportando, in rapporto al suo volume, una modificazione di forma e volume dell’ utero.
Fibroma sottosieroso: tende ad accrescersi sempre a partenza della parete uterina, ma sviluppandosi
prevalentemente verso l’esterno, sotto la sierosa peritoneale che riveste l’utero. Talora un fibroma a sviluppo
sottosieroso mantiene contatto con la parete uterina solo con un peduncolo (fibroma peduncolato).
Fibroma sottomucoso: si accresce sempre a partenza della parete uterina, ma sviluppandosi
prevalentemente verso l’ interno, verso la cavità endometriale.
Che sintomi comporta un Fibroma uterino?
Spesso la presenza di un fibroma può essere totalmente priva di sintomi. In questi casi la diagnosi viene
fatta in maniera del tutto casuale in occasione di visita ginecologica o ecografia. Quando sono presenti dei
sintomi, questi possono consistere in problemi emorragici (menometrorragie), o talora possono manifestarsi
disturbi dovuti alla compressione da parte del fibroma su organi vicini, oppure può esservi una
sintomatologia dolorosa.
Disturbi mestruali: mestruazioni con flusso più abbondante o perdite ematiche al di fuori del periodo
mestruale possono più frequentemente presentarsi in caso di fibromi a sviluppo sottomucoso. Possono però
spesso manifestarsi sintomi emorragici anche in presenza di fibromi intramurali; in tal caso il maggior
sanguinamento può essere dovuto ad una minore capacità contrattile dell’ utero (in conseguenza della sua
struttura fibromatosa) o ad una anomala vascolarizzazione.
Dolore: nella maggior parte dei casi la presenza di uno o più fibromi può non comportare dolore. Tale
sintomo può essere dovuto all’eventuale verificarsi di complicanze. Ad esempio un fibroma peduncolato può
torcersi sul suo peduncolo e dare vivo dolore in conseguenze del blocco della sua circolazione sanguigna.
Inoltre un fibroma può andare incontro ad una degenerazione rossa della sua struttura (degenerazione su
base circolatoria, che non va intesa come degerazione maligna) per problemi di tipo circolatorio al suo
interno, con conseguente dolore.
Disturbi da compressione: tali disturbi sono presenti in caso di fibromi discretamente voluminosi che
possono quindi rendersi responsabili di dolore e/o senso di peso al basso ventre o a livello lombo-sacrale.
Inoltre, in rapporto a volume e sede del fibroma, possono essere presenti sintomi urinari (stimolo a urinare
frequentemente o talora incontinenza urinaria) in caso di pressione sulla vescica (che è in stretta vicinanza
dell’ utero), oppure sintomi intestinali per compressione sul retto con conseguente difficoltà alla defecazione.
Come si fa diagnosi di Fibroma uterino?
Come è già stato detto in precedenza, la presenza di uno o più fibromi può anche comportare un’assenza
totale di sintomi. Talora il problema può essere sospettato dal Ginecologo in base a sintomi mestruali o
dolorosi riferiti dalla paziente.
I mezzi che consentono di arrivare alla diagnosi sono i seguenti:
Visita ginecologica: la presenza di fibromi molto voluminosi può talora già essere sospettata alla
palpazione dell’addome. Più spesso invece l’esplorazione vaginale consente di apprezzare l’utero
irregolarmente aumentato di volume, e di consistenza aumentata (data la consistenza dura dei fibromi).
Ecografia: il ruolo dell’ecografia nella diagnostica dei fibromi uterini è fondamentale. Grazie all’ecografia
(transaddominale + transvaginale) è possibile descrivere numero, struttura, sede (intramurale, sottosierosa o
sottomucosa) dei fibromi. Grazie alla possibilità di misurare con precisione le dimensioni dei fibromi,
l’ecografia è utilissima nel controllare nel tempo l’eventuale tendenza all’accrescimento dei fibromi.
Isteroscopia: tale metodica consente di avere una visione diretta della cavità dell’utero, potendo così
accertare la presenza di fibromi sottomucosi, che si sviluppano quindi verso la cavità deformandone le sue
pareti; è possibile anche valutare la presenza di fibromi in prossimità degli sbocchi delle tube verso l’utero,
con conseguente ostacolo alla fertilità.
Terapia del fibroma uterino
La scelta della terapia dipende da vari fattori: l'eventuale presenza di sintomi e la loro entità, l'età della
paziente, l'eventuale desiderio di gravidanze, il volume del fibroma. In caso di fibroma non molto voluminoso,
diagnosticato in una paziente che non presenta sintomi, può essere sufficiente tenere una condotta di attesa,
limitandosi a dei controlli periodici (visita ginecologica ed ecografia ogni sei mesi).
Al contrario in una paziente sintomatica vanno fatte delle scelte terapeutiche, che possono essere in alcuni
casi di tipo farmacologico, e più frequentemente di tipo chirurgico
Terapia medica
La scelta di una terapia farmacologica può essere utile soprattutto per controllare la tendenza all'emorragia,
e, se necessario, per far fronte al dolore. Non ci si può aspettare però dalla terapia medica la regressione
totale del fibroma. Per dominare la sintomatologia emorragica possiamo disporre di diverse categorie di
farmaci:
Progestinici,Danazolo: questi sono essere indicati nel bloccare la menometrorragia, e talora riescono
anche a ridurre la sintomatologia dolorosa. Vengono assunti per via orale o vaginale: La loro efficacia è
modesta e limitata al periodo in cui vengono assunti, inoltre possono avere effetti collaterali.
GnRH analoghi: questi preparati (solitamente somministrati in forma di iniezioni intramuscolari, una ogni 4
settimane) comportano un blocco temporaneo della attività di produzione ormonale da parte delle ovaie. Si
viene così ad instaurare una sorta di menopausa farmacologica reversibile, in conseguenza della quale si ha
una cessazione delle mestruazioni (amenorrea) ed una certa riduzione di volume dei fibromi. Questi effetti
però non sono permanenti; infatti dopo la sospensione della terapia può ripresentarsi la precedente
sintomatologia emorragica, ed inoltre può riprendere l'accrescimento dei fibromi. D'altra parte tale terapia
non può essere protratta per un periodo molto lungo a causa dei fastidiosi sintomi di tipo menopausale (ad
es. le vampate di calore) che comporta, e per gli altri disturbi metabolici che può comportare, nonchè per
l'effetto favorente l'osteoporosi che può comportare. Va precisato che tali effetti secondari sono dovuti alla
condizione di privazione estrogenica, che è appunto l'effetto desiderato dalla terapia stessa. Pertanto tale
scelta terapeutica viene fatta o in vista di un intervento chirurgico (con l'intento di favorire una riduzione di
volume del fibroma per agevolare l'intervento), o in una paziente molto vicina alla menopausa per controllare
le menometrorragie fino alla cessazione spontanea delle mestruazioni.
Terapia chirurgica
Le motivazioni che possono indurre ad una scelta chirurgica sono molteplici. Infatti la chirurgia si impone nei
casi le emorragie sono frequenti e abbondanti e non traggono beneficio dalla terapia medica; oppure nei casi
in cui il volume cospicuo di un fibroma (o di un utero fibromatoso) crea dolore o disturbi da compressione di
organi vicini (vescica e/o intestino). Ulteriore indicazione per la chirurgia è la necessità di rimuovere un
fibroma che per la sua sede ostacola la fertilità.
A proposito della terapia chirurgica vanno considerati diversi aspetti.
miomectomia: con tale termine si intende la semplice asportazione di uno o più fibromi, conservando quindi
l'utero. Tale scelta è abitualmente da privilegiare, a meno che la paziente non sia in età peri- o
postmenopausale.
isterectomia: asportazione totale dell'utero. Tale scelta è più indicata nella paziente in età peri- o
postmenopausale.
La miomectomia può essere eseguita con varie tecniche chirurgiche (isteroscopia, laparoscopia, laparotomia,
vaginale).
La scelta della tecnica chirurgica tiene conto di più fattori: numero, grandezza e sede dei miomi, eventuale
coesistenza di un problema di fertilità, età della paziente, eventuale altra patologia associata.
Fibromi di diametro inferiore a 4 cm, dislocati verso l'interno della cavità uterina (intracavitari o sottomucosi)
possono essere rimossi per via isteroscopica. Fibromi che si sviluppano prevalentemente verso la superficie
esterna dell'utero (sottosierosi) possono più semplicemente essere rimossi per via laparoscopica. In altri casi
fibromi di volume più cospicuo richiedono per la loro asportazione un intervento laparotomico, con apertura
cioè della cavità addominale secondo la tecnica chirurgica tradizionale. Non va trascurato infine come fattore
importante nella scelta del tipo di approccio chirurgico (laparotomia, laparoscopia, isteroscopia) la specifica
esperienza dell'operatore in una determinata tecnica chirurgica.
L’isterectomia può essere anch’essa effettuata per via vaginale, laparoscopica o addominale: quest’ultima è
quella gravata da maggiori complicanze e da una maggiore durata sia del ricovero che del recupero
postoperatorio, quindi va riservata ai casi in cui non è possibile utilizzare le altre due vie.
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