Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 LE FORESTE DEI CACCIATORI PALEOLITICI Ambiente e popolamento umano in Cansiglio tra Tardoglaciale e Postglaciale Tambre (BL) 20 giugno 2008 Riassunti A cura di Marco Peresani, Sara Ziggiotti La realizzazione della Giornata di studi è stata possibile grazie al contributo di: Con il patrocinio di: 2 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 Indice PROGRAMMA PRESENTAZIONE 4 6 INTRODUZIONE Scoperte, ricerche e prospettive per un Cansiglio archeologico Peresani M., Mondini C., Villabruna A. 7 SEZIONE PALEOAMBIENTALE Storia delle foreste dall'ultima glaciazione fino ad oggi Drescher Schneider R. Le testimonianze fossili della riforestazione del Cansiglio al termine dell'ultima glaciazione Ravazzi C., Vescovi E. 8 9 Late Glacial tree-ring chronologies from Palughetto Friedrich M., Kromer B., Reichle D. 10 14C calibration durino Glacial and Late Glacial times Kromer B., Friedrich M., Kaiser F. 11 SEZIONE ARCHEOLOGICA Occupations d'altitude au cours de l'Epipaléolithique et du Mésolithique. Deux étude de cas: les régions de Château-d'Oex (Préalpes de Suisse occidentale) et du Simplon (Alpes Lépontines) Crotti P. 12 La preistoria del Cansiglio nel quadro del popolamento delle Alpi Italiane Peresani M. 14 I campi epigravettiani del Palughetto Peresani M., Di Anastasio G., Di Taranto E., Fuin E., Masin I., Riccardo Miolo, Testori G. 15 Tracce di una stazione di caccia mesolitica in Cansiglio: Casera Lissandri 17 Peresani M., Ferrari S., Miolo R., Ziggiotti S. 16 3 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 Programma 9.30 – Apertura della giornata di studi e indirizzi di saluto Introduzione 9,45-10.00 - Marco Peresani, Carlo Mondini, Aldo Villabruna Scoperte, ricerche e prospettive per un Cansiglio archeologico Sezione paleoambientale 10.00-10.30 – Ruth Drescher Schneider Storia delle foreste dall'ultima glaciazione fino ad oggi. 10.30-11.00 - Cesare Ravazzi, Elisa Vescovi Le testimonianze fossili della riforestazione del Cansiglio al termine dell'ultima glaciazione. Coffee Break 11.15-11.45 - Michael Friedrich, Bernd Kromer, Daniel Reichle Late Glacial tree-ring chronologies from Palughetto. 11.45-12.30 - Bernd Kromer, Michael Friedrich, Felix Kaiser Late Glacial 14C calibration based on tree-ring chronologies. 12.30 – 13.00 - Discussione Pausa pranzo Sezione archeologica 14.30-15.00 - Pierre Crotti Occupations d'altitude au cours de l'Epipaléolithique et du Mésolithique. Deux étude de cas: les régions de Château-d'Oex (Préalpes de Suisse occidentale) et du Simplon (Alpes Lépontines). 15.00-15.20 - Marco Peresani La preistoria del Cansiglio nel quadro del popolamento delle Alpi Italiane. 15.20-15.40 - Marco Peresani, Giulio Di Anastasio, Elisa Di Taranto, Emanuele Fuin, Ilaria Masin, Riccardo Miolo e Gianni Testori I campi epigravettiani del Palughetto. 15.40 – 16.10 - Marco Peresani, Silvia Ferrari, Riccardo Miolo, Sara Ziggiotti Tracce di una stazione di caccia mesolitica in Cansiglio: Casera Lissandri 17. 16.10 – 16.30 - Discussione 4 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 Coffee Break Sezione Tutela e Valorizzazione 16.50 - Paola Berto Commemorazione di Anna Vieceli 17.00-17.15 - Nicoletta Rigoni Il sito di Bus de La Lum e la sezione di preistoria del Museo Archeologico del Friuli Occidentale. 17.15-17.30 - Anna Vieceli, Paola Berto, Alberto Prandi, Marco Peresani Presentazione della sezione preistorica del Museo dell’Uomo e del Cansiglio. 17.30-17.45 - Anna Vieceli, Marco Peresani, Daniela Ghesini, Sara Ziggiotti Uno strumento per la tutela: la carta archeologica del Cansiglio. 17.45-18.00 - Anna Vieceli, Marco Peresani, Dario Ferroni e collaboratori Le giornate dell’Archeologia in Cansiglio. 18.30 - Chiusura dei lavori. Visita al Museo di Pian Osteria 5 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 Presentazione Le Foreste dei Cacciatori Paleolitici Eccezionali reperti paleontologici ed archeologici consentono di ricostruire con notevole precisione la storia del clima, delle foreste e dell’Uomo sull’Altopiano del Cansiglio tra 20.000 e 8.000 anni fa, attraversando l’importante transizione climatica tra l’Ultimo Massimo Glaciale e l’Interglaciale attuale, cioè l’Olocene. Sono, in particolare, i resti fossili vegetali del Palughetto a ricomporre con grande dettaglio l’ecologia del Cansiglio e a scandirne le modificazioni avvenute nel corso di questi dodicimila anni, quando i cacciatori-raccoglitori del Paleolitico e del Mesolitico avviavano la colonizzazione della regione alpina, precedentemente resa inospitale dalla morsa dei ghiacci. Nei rinnovati paesaggi montani, la vita di queste genti si svolgeva secondo ritmi e modalità tipici del nomadismo, come suggeriscono gli insediamenti archeologici di Bus de La Lum, Palughetto e sul versante Lissandri. Nella prospettiva di rendere fruibile questo insieme di conoscenze acquisite mediante il coordinamento di gruppi di ricerca nazionali ed internazionali, la giornata di studi propone la presentazione dei dati paleoclimatici e paleoantropologici dell’Altopiano inseriti nel quadro complessivo della catena alpina. Oltre agli aspetti scientifici, l’attenzione verrà dedicata alle forme di valorizzazione, tutela e fruizione di questo patrimonio finora operate o in itinere. Marco Peresani 6 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 INTRODUZIONE Scoperte, ricerche e prospettive per un Cansiglio archeologico Marco Peresani1, Carlo Mondini2, Aldo Villabruna2 1 Università di Ferrara, Dipartimento di Biologia ed Evoluzione - Sezione di Paleobiologia, Preistoria e Antropologia, Corso Ercole I d’Este, 32, I-44100 Ferrara, Italia e-mail: [email protected] 2 Gruppo Archeologico Amici del Museo di Belluno e-mail: [email protected] ; [email protected] _____________________________________________________________________________ Nel presente contributo gli autori ripercorrono brevemente le tappe delle ricerche archeologiche in Cansiglio ricordandone le modalità, le metodologie impiegate e tutti gli enti e le persone che ne hanno supportato il successo. Le prime segnalazioni pervennero nel 1985 alla Soprintendenza competente da parte del Prof. Mauro Cremaschi e, all’inizio degli anni ’90, da parte del Gruppo Archeologico "Amici del Museo di Belluno". Con il sostegno della Fondazione Giovanni Angelini, venne avviata a partire dal 1993 una serie di campagne di scavo in concessione ministeriale, dapprima nel sito epigravettiano di Palughetto, successivamente nel sito mesolitico di Casera Lissandri I fino al 1996, che aprirono ampie prospettive di indagine verso la scoperta di nuovi insediamenti lungo il versante Lissandri, al Bus de la Lum, sui rilievi circostanti l’Altopiano, fino a ritornare al Palughetto con l’esumazione dei resti della foresta tardoglaciale conservati nella torbiera. L’apporto del Consiglio Nazionale delle Ricerche attraverso il palinologo Cesare Ravazzi permise di elaborare una strategia di indagine di questa importante sequenza sedimentaria e paleontologica, supportata dall’impegno dell’ente gestore la Foresta del Cansiglio, Veneto Agricoltura, nella persona della Dott.ssa Anna Vieceli. Dal punto di vista archeologico, il risultato più prestigioso consistette nel ritrovamento della riserva di selci nei fanghi organici della torbiera che marcò la crescita sul piano umano, organizzativo e finanziario delle attività scientifiche. Vennero così aperti due importanti laboratori di indagine, nuovamente al Palughetto nel 1997 e nel 2001 superando condizioni logistiche proibitive, e attorno alle Casere Lissandri con gli scavi dei siti mesolitici Casera Davià II e Lissandri XVII fino al 2002. Ritenute concluse le ricerche archeologiche di terreno, le ultime energie furono spese in nuovi carotaggi al Palughetto e soprattutto nell’eccezionale recupero dei resti arborei colà conservati da parte di un gruppo di specialisti in dendrocronologia e radiodatazioni dell’Università di Heidelberg e dell’Università di Höhenheim. L’insieme dei dati interdisciplinari acquisiti nel corso di questo quindicennio permette di ricostruire con buona risoluzione la storia del clima, della vegetazione e del popolamento antropico di quest’area montana tra 20.000 e 8.000 anni dal presente, estendendone le implicazioni all’intera regione prealpina orientale. 7 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 SEZIONE PALEOAMBIENTALE Storia delle foreste dall'ultima glaciazione fino ad oggi. Ruth Drescher-Schneider Schillingsdorfer Strasse 27, 8010 Kainbach bei Graz, Austria e-mail: [email protected] _____________________________________________________________________________ Lo studio del polline e dei macrofossili in sedimenti lacustri e torbosi, completato da datazioni radiometriche, permette la ricostruzione della vegetazione e del clima dal periodo glaciale fino ai nostri giorni. Tra ca. 20.000 e 12.500 BC l'area non interessata dai ghiacciai era coperta da una vegetazione steppica con piante erbacee eliofile e cespugli pionieri (Juniperus, Hippophae, Ephedra). Alberi, quali Larix, Pinus cembra, Pinus mugo e Picea, sopravvivevano nei luoghi climaticamente più favorevoli. Il miglioramento climatico a 12.500 BC favorì prima la formazione di boschi di Pinus sylvestris e Betula, poi di foreste di caducifoglie (Querceto misto). Piante pioniere (Larix, Pinus cembra, Pinus mugo) formavano il limite superiore delle foreste ad un altitudine di 1.5001.700 m slm. L'oscillazione fredda a ca 10.650-9.500 BC distrusse il Querceto misto alle basse quote e favorì una nuova espansione di Pinus e Larix. Il limite superiore degli alberi si abbassò nuovamente. Tra 9.500 e 7.500/7.000 BC foreste di caducifoglie erano presenti fino a ca. 1.3001.400 m slm. A partire di ca. 7.000 BC, Picea divenne la specie dominante nei boschi al di sopra di 1.300-1.400 m slm. Il limite degli alberi, formato da Pinus cembra e Larix, salì ulteriormente fino a ca. 2.100 m ed arrivò alla quota massima di 2.300 m tra 7.300 e 7.000 BC. Tra 7.500/7.000 e 3.500/3.000 BC, boschi misti di Alnus, Fagus, Abies, Quercus ecc erano presenti nella zona collinare, mentre in località a quota più bassa dominavano sempre i querceti. Lo sviluppo della vegetazione risultò influenzato dalle attività antropiche in maniera sempre maggiore a partire del Neolitico. L'area destinata ad agricoltura e pascolo fu estesa nella zona montana durante l'Età del Bronzo e l'allargamento della superficie coltivata nel Medioevo determinò una distruzione quasi totale delle foreste naturali nella zona collinare e padana. 8 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 Le testimonianze fossili della riforestazione del Cansiglio al termine dell’ultima glaciazione Cesare Ravazzi1, Elisa Vescovi1,2 1 Consiglio Nazionale delle Ricerche, Istituto per la Dinamica dei Processi Ambientali, Via Pasubio 3/5 24044 Dalmine, Bergamo, Italia e-mail: [email protected] 2 Institute of Plant Sciences, University di Bern, Svizzera e-mail: [email protected] _____________________________________________________________________________ I depositi lacustri e palustri del Bacino del Palughetto rappresentano uno dei più interessanti archivi naturali dell’arco alpino, utili per delineare la storia della riforestazione a partire dalla fine dell’ultima glaciazione. L’analisi pollinica ad alta risoluzione di sedimenti lacustri e di torbiera, accompagnata da datazioni con il metodo del radiocarbonio, e il rinvenimento di abbondanti macro- e megaresti vegetali, hanno permesso di ricostruire la storia della vegetazione e della riforestazione del Cansiglio e delle Prealpi Orientali tra circa 16.000 e 10.500 anni cal BP, cioè durante tutta l’ultima transizione glaciale-interglaciale, comprendendo tutto il Tardoglaciale e l’inizio dell’Olocene. Lo sbarramento del ghiacciaio del Piave, che lambiva l’altopiano del Cansiglio proprio all’altezza del Palughetto, formò un lago intermorenico. Dopo il ritiro del ghiacciaio, circa 16.000 anni cal BP, l’ambiente circostante era caratterizzato da vegetazioni steppiche di clima temperato freddo e arido, con specie erbacee pioniere ed eliofile, arbusti e camefite. Circa 15.000 anni cal BP attorno al laghetto si erano insediate mughete che formavano una fascia estesa sopra il limite del bosco, come dimostrato dal ritrovamento di coni di Pinus mugo al bordo del paleo-lago. Qualche centinaio di anni più tardi, circa 14.500 anni fa, si svilupparono foreste subalpine con larice, abete rosso, pino silvestre, pino mugo e betulle. Queste foreste di conifere occuparono l’altopiano per l’intera durata dell’interstadio di Bølling-Allerød (GI-1 nella stratigrafia GRIP). Nel settore marginale della torbiera si accumularono tronchi che forniscono una nuova, eccezionale opportunità di indagine per gli studi dendrocronologici sul Tardoglaciale. Il raffreddamento del Dryas Recente si manifesta circa 12.750 anni cal BP con l’espansione di Artemisia e una moderata apertura della foresta di conifere. La foresta tardoglaciale fu sostituita, poco dopo l’inizio dell’Olocene (circa 11.400 anni fa), da dense foreste miste di conifere (Picea) e latifoglie termofile decidue (Quercus, Tilia, Ulmus). In questo scenario viene insediato nella torbiera un sito epigravettiano per la produzione di strumenti in selce. Con l’occupazione cessa l’accumulo di torba e si interrompe l’archivio naturale. Infine, la sedimentazione organica riprende in età romana in un contesto forestale di abieti-faggeto simile all’attuale. 9 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 Late Glacial tree-ring chronologies from Palughetto Dendrocronologie tardoglaciali da Palughetto Michael Friedrich1,2, Bernd Kromer2, Daniel Reichle1 1 Institute of Botany (210), Hohenheim University, D-70593 Stuttgart, Germania e-mail: [email protected] 2 Heidelberg Academy of Sciences, Heidelberg, Germania e-mail: [email protected] _____________________________________________________________________________ During the excavation in Cansiglio in 2006 some 110 pieces of wood from a Late-Glacial forest were recovered and sampled for tree-ring analyses. Initial AMS radiocarbon data placed the trees in the Bölling-Alleröd Interstadial at the ultimate end of the last Glacial period. According to the data the forest was present from the early Bölling to the End of Alleröd (c. 12.400–10.900 BP conv.). Dominant species were Larix, Picea, Betula, Salix and Populus. Tree-ring analyses on the samples of different species allowed to construct several floating tree-ring chronologies and give some insights in tree-growth of a Late Glacial forest. In this contribution we present the first results of our dendrochronological and palaeoecological analyses and discuss the opportunities to link those floating sections to other floating chronologies from Northern Italy and Central Europe. Durante gli scavi in Cansiglio nel 2006, 110 porzioni di alberi della foresta tardoglaciale sono stati raccolti e campionati per le analisi degli anelli di accrescimento. Le prime date radiocarbonio AMS hanno permesso di collocare la foresta nell’interstadio Bölling-Alleröd, nella fase finale dell’ultima glaciazione. Sulla base dei dati la foresta era presente a partire dal primo Bölling fino alla fine dell’Alleröd (ca. 12.40010.900 BP conv.). Le specie dominanti erano Larix, Picea, Betula, Salix e Populus. Le analisi degli anelli di accrescimento sui campioni di specie diverse hanno permesso di ricostruire molte dendro-cronologie fluttuanti e hanno fornito alcune informazioni sulla evoluzione della foresta tardoglaciale. In questo contributo sono presentati i primi risultati delle nostre analisi dendrocronologiche e paleoecologiche e viene discussa la possibilità di collegare queste sequenze fluttuanti ad altre cronologie fluttuanti provenienti dal Nord Italia e dall’Europa centrale. 10 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 14C calibration during Glacial and Late Glacial times Calibrazione 14C durante il periodo glaciale e il tardoglaciale Bernd Kromer1, Michael Friedrich2, Felix Kaiser3 1 Heidelberg Academy of Sciences, Heidelberg, Germania e-mail: [email protected] 2 Institute of Botany (210), Hohenheim University, D-70593 Stuttgart, Germania e-mail: [email protected] 3 University of Zurich and WSL Birmensdorf, Svizzera _____________________________________________________________________________ The tree samples recovered in the 1996 Cansiglio field campaign were dated by 14C to the Late Glacial (Bölling and Alleröd period). The 14C calibration of this interval is presently under investigation, because we find substantial offsets between the marine 14C data sets, which are the backbone of the calibration data INTCAL04, and 14C from tentatively linked treering sequences from Southern Germany and Switzerland, obtained in our ongoing work (Muscheler et alii, 2008). In the contribution we will present the evidence and discuss consequences for 14C calibration in this age interval. Additionally, we will present the new INTCAL04 update of the glacial section (26 ka to 45 ka BP) resulting from the work of the INTCAL04 working group. I campioni di alberi recuperati in Cansiglio nella campagna di scavo del 2006 sono stati datati con il metodo del 14C al Tardoglaciale (periodo Bölling e Alleröd). La calibrazione 14C di questo intervallo è attualmente oggetto di studio, poichè sono stati riscontrati sostanziali scarti tra gli insiemi di date marine 14C, che costituiscono l'asse portante della calibrazione INTCAL04, e le date 14C provenienti dalle sequenze dendrocronologiche della Germania meridionale e della Svizzera provvisoriamente collegate, ottenute dal nostro studio tuttora in corso (Muscheler et alii, 2008). Nel contributo verranno presentate le evidenze e saranno discusse le conseguenze della calibrazione 14C relativamente a questo intervallo cronologico. Inoltre, verrà presentato il nuovo aggiornamento di INTCAL04 relativo al periodo glaciale (da 26 ka a 45 ka BP), risultato del lavoro del gruppo di ricerca INTCAL04. Muscheler R., Kromer B., Björck S., Svensson A., Friedrich M., Kaiser K. F., Southon J., 2008: Tree rings and ice cores reveal 14C calibration uncertainties during the Younger Dryas, Nature GeoSciences, 1: 263-267. 11 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 SEZIONE ARCHEOLOGICA Occupations d'altitude au cours de l'Epipaléolithique et du Mésolithique. Deux étude de cas: les régions de Châteaud'Oex (Préalpes de Suisse occidentale) et du Simplon (Alpes Lépontines) Insediamenti in quota nel corso dell’Epipaleolitico e del Mesolitico. Due casi studio: le regioni di Château-d'Oex (Prealpi della Svizzera occidentale) e di Simplon (Alpi Lepontine) Pierre Crotti Musée d'archéologie et d'histoire, Palais de Rumine, 1005 Lausanne, Svizzera e-mail: [email protected] _____________________________________________________________________________ Les recherches entreprises dans le monde alpin montrent, qu’après le retrait glaciaire, les chasseurs-cueilleurs investissent progressivement les secteurs d’altitude : l’étage montagnard (900-1.400 m) dès l’Epipaléolithique, puis les étages subalpin et alpin (1.500-2.500 m) pendant le Mésolithique. En Suisse, les données restent encore peu étoffées, probablement en raison du manque de projets de prospections systématiques. Les deux exemples présentés ici semblent confirmer le fait que ce constat découle probablement de l’état des recherches plutôt que d’une réalité historique. La région de Château-d’Oex L’occupation des Préalpes de Suisse occidentale par des populations de chasseurscueilleurs remonte avec certitude à l'Epipaléolithique récent, dès le début du Préboréal, et probablement même à l'Azilien, au cours de l'Alleröd. Les sites en abri sous roche de l'étage montagnard, entre 900 et 1.200 m jouaient certainement le rôle de sites résidentiels saisonniers, dès l’Epipaléolithique récent déjà. On constate une exploitation diversifiée des ressources animales, à l’instar des établissements de plaine. La composition de l'outillage suggère des activités variées. Les prospections de surface initiées en 2000-2001 ont révélé de nombreux gisements de plein air, échelonnés entre 1.400 et 1.700 m. d’altitude, dans l'étage subalpin inférieur. Ces campements sont systématiquement installé sur des petites hauteurs, en bordure de marais ou d’anciens lacs, généralement à proximité de cols. Les premiers indices sur l'approvisionnement en matières premières siliceuses laissent entrevoir une forte mobilité territoriale des groupes de chasseurs-cueilleurs, des déplacements entre établissements de plaine installés sur le Plateau suisse et campements d'altitude implantés sur le versant nord du massif alpin. La région du Simplon Les prospections de surface ont confirmé rapidement la présence de vestiges mésolithiques. Comme à l’Alpe Veglia (Varzo, VB) les industries lithiques sont constituées presque exclusivement de cristal de roche. Les découvertes sont concentrées, dans trois secteurs, proches du col, entre 1.995 et 2.030 m d’altititude : aux abords du vaste marais qui s’étend à l’ouest de l’Hospice du Simplon et de deux petits lacs, le Rötelsee et le Hopschusee. Les caractères typologiques observés sur le matériel lithique se rapportent au Sauveterrien. Au sud du col, à l’altitude de 1.940 m, un sondage en abri sous roche a mis en évidence un niveau charbonneux ainsi que quelques artefacts, dont un trapèze, attribuable au Castelnovien, daté vers 6.400 av. J.-C. 12 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 Le ricerche condotte nel mondo alpino mostrano che dopo il ritiro glaciale i cacciatoriraccoglitori occuparono progressivamente i settori in quota: il livello montano (900-1.400 m) a partire dall’Epipaleolitico, quindi i livelli subalpini (1.400—2.400 m) durante il Mesolitico. In Svizzera, i dati risultano ancora poco corposi, probabilmente per una mancanza di progetti di prospezione sistematica. I due esempi qui presentati sembrano confermare il fatto che questa constatazione scaturisca probabilmente dallo stato delle ricerche piuttosto che da una realtà storica. La regione di Château-d’Oex L’occupazione delle Prealpi della Svizzera occidentale da parte dei popoli di cacciatoriraccoglitori risale con certezza all’Epipaleolitico recente, a partire dall’inizio del Preboreale, e probabilmente anche all’Aziliano, durante l'Alleröd. I siti sotto riparo roccioso del livello montano, tra 900 e 1200 m, sicuramente rivestivano il ruolo di siti residenziali stagionali, già a partire dall’Epipaleolitico recente. Si constata uno sfruttamento diversificato delle risorse animali, analogamente agli insediamenti di pianura. La composizione dello strumentario suggerisce delle attività diversificate. Le prospezioni di superficie iniziate nel 2000-2001 hanno rilevato numerosi giacimenti all’aperto, distribuiti tra 1.400 e 1.700 m di quota, nel livello subalpino inferiore. Questi accampamenti sono sistematicamente installati su piccole alture, ai margini di paludi o di antichi laghi, generalmente in prossimità di valichi. I primi indicatori sull’approvvigionamento delle materie prime silicee permettono di intravedere una forte mobilità territoriale dei gruppi di cacciatori-raccoglitori, e degli spostamenti tra insediamenti di pianura installati nel Plateau svizzero ed accampamenti collocati sul versante nord del massiccio alpino. La regione del Simplon Le prospezioni di superficie hanno confermato rapidamente la presenza di vestigia mesolitiche. Come all’Alpe Veglia (Varzo, VB), le industrie litiche sono costituite quasi esclusivamente da cristallo di rocca. Le scoperte si sono concentrate in tre settori, vicino al valico, tra 1.995 e 2.030 m di quota: ai bordi della vasta palude che si stende a ovest dell’Hospice del Simplon e di due piccoli laghi, il Rötelsee e il Hopschusee. Le caratteristiche tipologiche osservate sul materiale litico sono da riferire al Sauveterriano. A sud del valico, a 1.940 m di quota, un sondaggio in un riparo sotto roccia ha messo in evidenza un livello carbonioso ed alcuni manufatti, di cui un trapezio, attribuibile al Castelnoviano, datato a circa 6.400 anni a.C. Crotti P., 2002: Il popolamento mesolitico delle Alpi centrali e l’utilizzazione dei settori di montagna. Atti della XXXIII Riunione Scientifica. Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, 173-187. Crotti P., 2003: Mesolithic hunter-gathereres in Western Switzerlan: economy and mobility. Preistoria Alpina, 39: 155-163. Crotti P., Bullinger J., 2001: Campements mésolithiques d'altitude sur le Jaunpass (Simmental, canton de Berne, Suisse). Annuaire de Société suisse de Préhistoire et d’archéologie, 84: 119-124. Crotti P., Pignat G., Rachoud-Schneider A.-M. (a cura di.), 2002: Premiers hommes dans les Alpes: de 50 000 à 5000 avant Jésus-Christ. Lausanne & Sion. Crotti P., Curdy Ph., Leuzinger U., 2004: La région du Simplon, (Valais) du Mésolithique à l'époque romaine. Campagne de prospection 2003, Annuaire de Société suisse de Préhistoire et d’archéologie, 87: 271-27 13 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 La Preistoria del Cansiglio nel quadro del popolamento delle Alpi italiane Marco Peresani Università di Ferrara, Dipartimento di Biologia ed Evoluzione - Sezione di Paleobiologia, Preistoria e Antropologia, Corso Ercole I d’Este, 32, I-44100 Ferrara, Italia e-mail: [email protected] _____________________________________________________________________________ Il Cansiglio conserva tracce, più o meno labili, del passaggio dei Neandertaliani e degli ultimi cacciatori-raccoglitori del Paleolitico. Per quanto riguarda le testimonianze più antiche, la sporadicità dei ritrovamenti, unitamente alla mancanza di dati paleoecologici e cronologici, ne rendono problematica una collocazione precisa all’interno dell’ampio spettro temporale compreso tra 300.000 e 35.000 anni fa. Dai dati a disposizione, si può inferire solamente qualche aspetto, riconducibile al modo di vita e all’economia dei nomadismi stagionali. Ben più consistenti sono i dati relativi alla fine del Paleolitico superiore. I siti si inquadrano nel sistema insediativo del versante meridionale delle Alpi Orientali costruito nell’ambito della colonizzazione antropica tardoglaciale della regione e attestano la mobilità dei cacciatoriraccoglitori, con spostamenti a vasto raggio che toccavano contesti geoloci ed ecologici diversi ove reperire materie prime e approvvigionarsi di alimenti. In quest’ottica, ogni singolo insediamento (Bus de La Lum e Palughetto) si inquadra in una rete complessa di accampamenti caratterizzati da funzioni talora specifiche, talatra più complesse. La datazione del Bus de la Lum al Dryas Recente dimostra come questa fase climatica, breve ma estremamente rigida, non ebbe profonde ripercussioni sull’ambiente e sul sistema di occupazione paleolitico del territorio. Infine, gli insediamenti mesolitici del Cansiglio rappresentano un ulteriore, importante tassello nel quadro del vasto popolamento antropico delle Alpi orientali, frequentate stagionalmente tra i fondovalle e gli acrocori oltre i 1.800 metri. I siti individuati attorno al Piancansiglio attestano l’interesse da parte degli ultimi cacciatori-raccolgitori alle vaste risorse dell’altopiano, allora interamente forestato. La mobilità di questi gruppi umani o l’esistenza di contatti con la regione alpina più interna sono testimoniate da due manufatti in cristallo di rocca rinvenuti a Casera Lissandri 17. 14 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 I campi epigravettiani del Palughetto Marco Peresani1, Giulio Di Anastasio2, Elisa Di Taranto1, Emanuele Fuin2, Ilaria Masin2, Riccardo Miolo1, Gianni Testori2 1 Università di Ferrara, Dipartimento di Biologia ed Evoluzione - Sezione di Paleobiologia, Preistoria e Antropologia, Corso Ercole I d’Este, 32, I-44100 Ferrara, Italia e-mail: [email protected] 2 Collaboratori del Dipartimento di Biologia ed Evoluzione _____________________________________________________________________________ Gli scavi e le ricerche effettuate nell’area del Palughetto hanno attestato la presenza di non meno di due insediamenti ascrivibili alla fine dell’Epigravettiano e di un terzo insediamento datato al Mesolitico antico. I primi due si collocano sui cordoni morenici circostanti il bacino lacustre, mentre le tracce del terzo insediamento, associate alla nota riserva di selci, sono conservate in un paleosuolo intercalato nella successione sedimentaria del bacino. I due siti epigravettiani si accomunano per il profondo impoverimento di testimonianze archeologiche causato da interventi recenti e dall’esposizione agli agenti pedologici, dalla quale sono stati risparmiati i soli manufatti in selce. Per quanto riguarda il sito principale indagato in estensione nel 1993-94, i dati della distribuzione spaziale rivelano come l’occupazione insisteva su un’ampia area alla sommità del rilievo, con distribuzioni spaziali differenziate sia in rapporto assoluto sia in rapporto alle principali categorie di reperti (prodotti della scheggiatura, nuclei, strumenti ritoccati, armature, manufatti alterati dal calore). Viene suggerita l’esistenza di aree ad attività artigianali diversificate (scheggiatura, lavorazione delle pelli) e di piccole unità domestiche di circa 3 m di diametro, ciascuna dotata di focolare, marcate da dispersioni periferiche di alcune categorie di reperti (nuclei, strumenti ritoccati). Le loro caratteristiche appaiono in sintonia con quelle dei moduli pertinenti al successivo Mesolitico. Nel quadro delle attività artigianali, è stata presa in considerazione la produzione litica, che per entrambi i siti risulta congruente con l’evoluzione tecnologica della fase recente del Paleolitico superiore (17.000-11.000 anni dal presente), nel corso della quale si assiste alla progressiva semplificazione del sistema di produzione con riduzione degli obiettivi tecnici a poche lame e principalmente a lamelle. Sono stati inoltre valutati, grazie alle osservazioni petroarcheologiche e tipologiche, aspetti di carattere economico che suggeriscono approvvigionamenti di risorse locali ma soprattutto esogene, e di carattere culturale riscontrati nella tipologia degli strumenti ritoccati e delle armature che trova confronti con i siti del Piancavallo. 15 Le foreste dei cacciatori paleolitici – Convegno Tambre 2008 Tracce di una stazione di caccia mesolitica: Casera Lissandri 17 Marco Peresani1, Giulio Di Anastasio2, Silvia Ferrari3, Riccardo Miolo1, Sara Ziggiotti1 1 Università di Ferrara, Dipartimento di Biologia ed Evoluzione - Sezione di Paleobiologia, Preistoria e Antropologia, Corso Ercole I d’Este, 32, I-44100 Ferrara, Italia e-mail: [email protected], [email protected] , [email protected] 2 Collaboratori del Dipartimento di Biologia ed Evoluzione 3 Via Petrarca, 7, 35042, Este (PD), Italia e-mail: [email protected] _____________________________________________________________________________ Individuato grazie ad una serie di survey sistematici, il sito di Casera Lissandri 17 si colloca sul versante occidentale del Piancansiglio, a ca 1000 m di quota. Lo scavo, realizzato tra il 1999 e il 2002 in un’area di 23 mq ha portato al ritrovamento di un insieme di circa 2.600 reperti generalmente in buono stato di conservazione. Oltre ai manufatti ricavati da selci provenienti da diverse formazioni, sono presenti due pezzi scagliati in cristallo di rocca che attestano una circolazione di materie prime anche su lunga distanza. Da un carbone disperso nel sedimento è stata ottenuta la datazione al radiocarbonio di 9.410±50 anni BP. L’insieme litico si compone di prenuclei, nuclei, prodotti della scheggiatura, pochi strumenti, armature e residui di lavorazione delle stesse in gran quantità. I nuclei, con una forte variabilità nella gestione, erano principalmente finalizzati alla produzione di lamelle e microlamelle, che venivano poi impiegate generalmente per la confezione di armature. Schegge corticali di preparazione e schegge laminari erano invece trasformate in strumenti, tra i quali si contano grattatoi, pochi bulini e raschiatoi, troncature, perforatori e becchi. Tra le armature dominano i geometrici (triangoli e segmenti), seguite da punte a dorso di diversa tipologia. Oltre all’approccio tecnologico, l’industria è stata oggetto di uno studio funzionale per individuare la presenza tracce d’uso sugli strumenti e le armature. In questo contributo verranno dunque presentati i risultati sinora ottenuti dallo studio tecnologico e funzionale e alcune osservazioni sulla distribuzione spaziale dei manufatti e sul suo significato. Verranno esposte, infine, alcune considerazioni su come i dati acquisiti si integrano nel quadro già noto sulla frequentazione mesolitica dei territori montani, con particolare riguardo all’area prealpina, dove il contesto insediativo mesolitico del Cansiglio si presenta con caratteristiche peculiari e fortemente distintive rispetto agli altri. Peresani M, Ferrari S., Ziggiotti S., 2007: Primi dati sul sito mesolitico di Casera Lissandri 17 (Altopiano del Cansiglio) e sull’industria in selce e cristallo di rocca. Quaderni di Archeologia del Veneto, XXIII, pp. 15-19. 16