Codice cliente: 8359523 i mille volti di nureyev esecuzione alla Società Imperiale di Mosca della (oggi celeberrima) Suite dal balletto entusiasmò talmente il pubblico da spingerlo a chiedere ben cinque bis di alcuni brani, valzer compresi. Oggi l’equivalente di una gragnuola di “Mi piace” su Facebook. Il titolo, con Bella addormentata e Lago dei cigni sinonimo dell’arte del musicista, nasce a San Pietroburgo dalla collaborazione tra il compositore e i coreografi Marius Petipa e Lev Ivanov. E visto che si parla di Teatri Im- BETTMANN / LEO MASON / CORBIS 2 periali ecco l’intrigo alla Diavolo veste Prada: artefice del successo della coreografia è Lev Ivanov, “ufficiale in seconda” di Petipa, quest’ultimo impegnato a prendersi i meriti delle intuizioni coreutiche del collega. Stile assistenti della fashion direttora Miranda. E come lei, caparbio e desposta, Petipa convinse Čajkovskij ad accettare commissione e fonte di ispirazione del balletto, quest’ultima non proprio nelle corde dell’autore. La richiesta, inoltre, arrivava al compositore 3 zionaria sia in Europa e Oltreoceano, si è fatta strada la lettura in chiave psicoanalitica. Il primo a lanciarla fu nel 1934 Vasilij Vajnonen. Seguirono, tra le altre, quella di Nureyev e, nel 1976, quella di Mikhail Baryshnikov per l’American Ballet di New York (2; qui con Gelsey Kirkland). Versioni dalla narrazione autonoma sono quelle di Cranko (1966) e Neumeier (1971), Roland Petit (1976) e Matthew Bourne (1992), quest’ultima dal dissacratorio gusto british (3). E ancora l’amarcord autobiografico e onirico di Maurice Béjart (1998). LELLI & MASOTTI-MARCO BRESCIA TEATRO ALLA SCALA Principe, mago e burattinaio La forza di Rudolf Nureyev in scena (e nella vita) era lo stupire. Come accade con la sua versione di Schiaccianoci. Sceglie la chiave di lettura psicoanalitica della vicenda e nel 1967 a Stoccolma nasce una delle sue più riuscite coreografie: vestirà il triplo ruolo di Drosselmeyer, lo schiaccianoci e il principe. L’anno dopo la porterà a Londra al Covent Garden con il Royal Ballet. Il 1969 è l’anno che segna l’arrivo dello spettacolo alla Scala (qui in basso, Nureyev al proscenio). Dove è ancora uno dei capisaldi del repertorio del teatro. negli anni della rottura con la von Meck, il biennio antecendente la sua tragica scomparsa. Non sbaglia Nureyev nel dire: «It’s not just a pretty ballet», Schiaccianoci non è infatti un allegro balletto per bambinetti; la sua musica trasmette nobiltà, tristezza e inquietudine. La trama deriva da Histoire d’un casse-noisettes, rielaborazione francese di Alexandre Dumas di Nussknacker und Mäusekönig (Lo schiaccianoci e il re dei topi), racconto di E.T.A. Hoffmann, alfiere del romanticismo tedesco e di quel filone fantastico-grottesco poi sviluppato da Edgar Allan Poe. Ridotta in soldoni, la vicenda tratta da Dumas racconta del sogno di Clara la notte della vigilia di Natale. Lo schiaccianoci regalatole dall’anziano Drosselmeyer nel sonno si trasforma in guerriero e principe azzurro, con il quale la bimba vivrà esperienze fantastiche. Metafora psicoanalitica del passaggio, tra luci e incubi, dall’infanzia all’adolescenza, pulsioni sessuali comprese. Di questo Čajkovskij era ben consapevole. Lo si percepisce nella sua musica. Ci fa sognare sotto l’albero di Natale mentre fuori (a volte) nevica. Un sogno della durata di poche ore, senza però farci dimenticare le asperità della vita. Forse proprio per questo mix tra fiaba, sogno e realtà, Schiaccianoci resta un mito senza tempo. © riproduzione riservata SeTTe | 49 — 07.12.2012 91