STAGIONE DI DANZA 2014-2015 Torna a grande richiesta sul palco

STAGIONE DI DANZA 2014-2015
Torna a grande richiesta sul palco del Teatro Municipale
domenica 8 febbraio alle 16
Lo Schiaccianoci
Il balletto classico più amato dal nostro pubblico
sarà messo in scena dal Balletto Yacobson di San Pietroburgo
Si è vicini al sold out per il terzo appuntamento
con la Stagione di Danza 2014-2015
della Fondazione Teatri di Piacenza
realizzata in collaborazione con Aterdanza
Torna a grande richiesta sul palco del Municipale domenica prossima 8 febbraio alle 16 uno
dei balletti classici più amati di sempre, Lo Schaccianoci di Petr Il'ic Ciajkovskij. Protagonista di
questo atteso ritorno sarà il Balletto Yacobson di San Pietroburgo che proporrà la versione creata
nel 1934 da Vasilij Vajnonen. Si tratta del terzo appuntamento con la Stagione di Danza 2014-2015
del Teatro Municipale realizzata dalla Fondazione Teatri di Piacenza in collaborazione con
Aterdanza che proseguirà in marzo, e precisamente il 22, con il nuovo spettacolo de Les Ballets
Trockadero de Monte Carlo.
Solitamente messo in scena durante il periodo natalizio – è infatti ambientato nel giorno della
vigilia – Lo Schiaccianoci (Shchelkunchik in russo, o in inglese Nutcracker, 1892) sembra essere,
invece, un balletto capace di sollevare situazioni indeterminate e aperte al tempo feriale.
È vero che, in fondo, altro non si tratta che di un irreale sogno a occhi aperti di una bambina a
cui viene regalato uno schiaccianoci, e la cui bontà per aver salvato il principe dopo alcune
fantastiche peripezie verrà alla fine ricompensata con un fiume di dolci. Al suo risveglio, però,
forte resta il dubbio se ciò che ha vissuto fosse reale oppure sogno: certo invece è che la felicità
nella vita, la maturità del desiderio, si raggiunge dopo molte difficili prove che il sogno può
anticipare.
La partitura è considerata abbastanza unanimemente il capolavoro del compositore russo.
Eppure, fra tutti, Lo Schiaccianoci è il balletto il cui inizio più costò fatica a Ciajkovskij, in difficoltà
proprio per il peso degli anni e la memoria degli affetti perduti che il tempo fa scivolare su di sé.
La riuscita, tuttavia, fu magistrale, poiché Ciajkovskij utilizzò anche strumenti per bambini
(trombetta, tamburo, sonagli, cucù, richiami per uccelli, piattini, tamburi conigli e la celesta) in una
orchestrazione che non si limita a presentare le diverse melodie ma le integra nell’aspetto
espressivo.
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La storia utilizzata da Ciajkovskij è tratta da una fiaba di E.Th.A. Hoffmann nella traduzione di
Sergej Flerov, assai popolare nella Russia del XIX secolo; mentre il libretto del balletto fu
approntato da Marius Petipa, che era francese e aveva poca dimestichezza con il russo, il quale si
ispirò alla versione più sobria e concisa che ne diede Alexandre Dumas padre. L’inquieta e
intrigante atmosfera nordica si trasformò in una più lieve parabola vicina ai toni del romanticismo
francese. Con questa scelta Petipa, come ricorda ancora Balanchine, «creò non poche confusioni,
cambiando o sbagliando i nomi dei personaggi»:
Ma il più vero segreto di questo balletto è senz’altro nella chiarezza, immediata ed evidente,
della sua narrazione fantastica, come le danze della festa iniziale, la caratterizzazione delle
bambole meccaniche, le scene di battaglia tra i soldatini e i topi, la sorprendente idea dei fiocchi di
neve e, in molte versioni, l’inquietante presenza dell’albero di natale. Ma il desiderio di
femminilità che è nel carattere della giovane protagonista, e il tono chiaroscurale con cui è
tratteggiato Drosselmeyer, lo zio che porta in dono il perturbante schiaccianoci, trasformano
questa fiaba natalizia in una sorta di vaticinio sulle paure e inquietudini della modernità: il
sopravanzare tecnologico degli oggetti e della merce.
Il Balletto Yacobson di San Pietroburgo presenta la versione che Vasilij Vajnonen (1901-1964)
ha creato nel 1934. Vajnonen è stato non solo un grande interprete di carattere, e questo significa
che la sua attenzione al dettaglio espressivo, a una gestica capace di portare a compimento una
storia, si accompagna alle esigenze della tecnica da divertissement; ma Vajnonen è stato anche un
vero protagonista dell’evoluzione del balletto sovietico negli anni della guerra fredda.
Nel riproporre Lo Schiaccianoci nel 1934, Vajnonen rivede il libretto di Petipa, potenziando
soprattutto le motivazioni psicologiche dei protagonisti, in una nuova interpretazione coreografica
della partitura di Ciajkovskij che, a suo tempo, fu anche un tentativo ideologico di preservare,
rinnovandola, la tradizione mostrandone insieme tutta la sua inesorabile (e adattabile) mobilità.
Per info e biglietti è possibile rivolgersi alla biglietteria del Teatro Municipale di Piacenza, in via
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