Analisi e riconoscimento dei diversi aspetti clinici della Filariosi nei vari ospiti (cane, gatto e uomo) Dr Luigi Venco, Specialista in Clinica dei Piccoli Animali, European Veterinray Parasitology College Diplomate Ospedale veterinario “Città di Pavia” Laboratorio analisi veterinarie “la Vallonea” La Filariosi cardiopolmonare è una malattia parassitaria causata da un nematode (verme a sezione tonda) denominato Dirofilaria immitis. Il parassita adulto ha un aspetto filiforme, vive allo stadio adulto nelle arterie polmonari del cane (che vanno dal ventricolo destro al polmone) e può raggiungere i 30 cm di lunghezza (le femmine hanno dimensioni maggiori dei maschi). La Filariosi Cardiopolmonare può colpire sia il cane che il gatto; nel cane va considerata una patologia polmonare cronica, in quanto sede primaria dei parassiti. I sintomi compaiono solitamente molto tempo dopo l’infestazione. I soggetti colpiti iniziano a manifestare tosse persistente, ormai resistente agli antibiotici, possono apparire stanchi ed inappetenti e non sono rari gli svenimenti. Quando il danno polmonare si aggrava, la malattia si ripercuote negativamente sul cuore provocando accumulo di liquido a livello addominale. Se non è riconosciuta e curata, può portare alla morte. La diagnosi si effettua tramite test ematici specifici molto sensibili, che devono - in caso di positività - essere seguiti da radiografie toraciche ed ecocardiografie per stabilire entità e gravità della malattia e scegliere la migliore terapia. Nel cane, la terapia della Filariosi Cardiopolmonare è complessa e prevede l’adozione di misure farmacologiche o procedure chirurgiche che devono essere dosate ed applicate attentamente dal Medico Veterinario in base allo stadio della malattia e allo stato di salute generale dell’animale. Se la permanenza delle Filarie nel cuore dell’animale è stata lunga, i danni indotti possono essere irreversibili. Nel gatto, colpito più raramente, la sintomatologia è estremamente variabile. Possono essere presenti disturbi respiratori (tosse) ma anche gastroenterici (vomito). Molti soggetti possono non mostrare alcun sintomo ed andare incontro a morte improvvisa. Nel piccolo felino le difficoltà diagnostiche sono superiori a quelle del cane per mancanza di test sensibili e specifici; a causa di ciò il problema tende ad essere sottostimato. La migliore soluzione per contrastare questa grave patologia è la prevenzione che si effettua tramite somministrazione di farmaci. Da primavera ad inverno (almeno maggio-gennaio), visto che il periodo di trasmissione della malattia (in condizioni particolari quali micro-habitat urbani) è molto più lungo dei sei mesi ritenuti in precedenza. Questo vale per il cane (in cui la malattia è in crescente diffusione sia in aree tradizionalmente a rischio che in zone – come il Sud – un tempo considerate non endemiche) che per il gatto (per le difficoltà a diagnosticarla e per il fatto che per questa specie non esiste alcuna cura). Nelle aree in cui la frequenza della malattia è inferiore trovano particolari indicazioni quei farmaci ad ampio spettro che oltre a prevenire la Filariosi sono attivi anche nei confronti dei parassiti gastrointestinali. Alcuni di loro proteggono inoltre dalla Filariosi cutanea (causata da Dirofilaria repens) che nel cane si manifesta senza sintomi o con la presenza di noduli cutanei. L’importanza di questo parassita è dovuta al fatto che può colpire anche l’uomo, in seguito alla puntura di zanzara e non per contagio diretto. Nell’uomo si possono rilevare noduli cutanei (di natura benigna) a livello di cute o, anche di tessuti profondi (come occhio, seno, polmone). Questi noduli sono spesso interpretati dai medici come formazioni tumorali con la conseguente necessità d’accertamenti anche invasivi e gravi preoccupazioni per il paziente. La prevenzione nel cane in questo caso abbassa il rischio di questi incidenti anche nella specie umana.