I vizi di refrazione

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Mario Giovanzana
13 gennaio ’03
I VIZI DI
REFRAZIONE
EMMETROPIA
Si dice “emmetrope “ quell’occhio in cui i raggi che provengono paralleli da una distanza praticamente infinita
vengono messi a fuoco sulla retina. In un occhio emmetrope quindi, in condizione di riposo, l’immagine di un
oggetto posto all’infinito si forma esattamente sulla retina. In tutti gli altri casi l’occhio è “ ametrope “.
La condizione di emmetropia è illustrata in Fig.1
Fig. 1
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MIOPIA
Il termine “miopia” fa riferimento a una condizione rifrattiva in cui il piano focale dell’immagine costruita dal
sistema ottico dell’occhio si forma prima del piano anatomico della retina; questo vale in condizione statica, cioè
con l’accomodazione rilassata, e considerando un oggetto posto all’infinito.
Dal punto di vista ottico la miopia può essere definita in vario modo:
1) il fuoco F si trova davanti alla retina
2) il punto remoto, cioè il punto dal quale partono i raggi che formano il fuoco sulla retina, non si trova
all’infinito come nell’emmetrope ( visione normale ), ma si trova a distanza finita
3) essendo valida la (2) l’occhio miope è adattato a raggi divergenti.
La miopia è illustrata in Fig.2
Fig.2
Se si pone davanti all’occhio miope una lente tale che i raggi provenienti dal punto remoto acquistino una
direzione come se provenissero dall’infinito, essa permetterà al soggetto di vedere nettamente a distanza infinita.
Una lente siffatta è negativa.
La miopia può essere causata da una maggiore distanza dal piano retinico del sistema ottico ed in tal caso viene
detta miopia assiale, oppure da una minore distanza focale del sistema ottico ed in tal caso si parla di miopia
rifrattiva; le due condizioni possono poi essere presenti contemporaneamente, dando vita ad una forma mista.
Quando la miopia rifrattiva è causata da un aumento dell’indice di rifrazione di uno o più diottri oculari, viene
detta miopia da indice; quando invece è conseguenza di un aumento della curvatura ( solitamente corneale ),
prende il nome di miopia da curvatura.
L’insorgenza della miopia può essere legata anche ad una sorta di strategia di adattamento, poiché la visione a
distanza ridotta, causa di affaticamento o stress, è più agevole per il soggetto miope.
Esistono infine casi di miopia traumatica dovuta a lievi spostamenti del cristallino o a spasmo
dell’accomodazione.
La grandezza dell’immagine retinica dell’occhio miope è maggiore che nell’occhio emmetrope, ma è più
sfocata; per questo i miopi vedono confusamente da lontano e tanto più indistintamente quanto più forte è
l’ametropia.
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IPERMETROPIA
Viene definita ipermetropia la condizione in cui il sistema ottico dell’occhio forma l’immagine di un oggetto
posto all’infinito a una distanza finita superiore a quella del piano retinico. Idealmente l’immagine nitida si
forma dietro il piano retinico, mentre su di esso l’immagine risulta sfocata.
Analogamente alla miopia possiamo definire l’ipermetropia in diversi modi:
1) il fuoco del sistema ottico dell’occhio si trova dietro la retina
2) il punto remoto è al di là dell’infinito, quindi è virtuale e si trova dietro l’occhio
3) l’occhio ipermetrope è adattato a raggi convergenti.
L’ipermetropia è illustrata in Fig.3
Fig.3
Per correggere l’ipermetropia si usa una lente positiva capace di convergere i raggi provenienti dal punto remoto
dell’occhio in modo da renderli paralleli.
La grandezza dell’immagine retinica è ovviamente inferiore rispetto a quella dell’occhio emmetrope.
Un ipermetrope non dovrebbe vedere bene né da vicino né da lontano, ma ricorrendo all’accomodazione e
aumentando quindi il potere rifrattivo dell’occhio, riesce a far sì che i raggi provenienti dall’infinito possano
formare il loro fuoco sulla retina, permettendo una visione distinta da lontano.
L’ipermetropia può essere causata da una distanza ridotta, rispetto al normale, tra piano retinico e sistema ottico,
e in tal caso è detta ipermetropia assiale; oppure da un modesto potere del sistema, e si parla di ipermetropia
rifrattiva.
Quest’ultima si differenzia in due forme: da indice, se gli indici di rifrazione dei mezzi diottrici sono inferiori al
normale; da curvatura, se è proprio tale grandezza ad essere inferiore alla norma.
L’ipermetropia può essere agevolmente compensata da un soggetto con sufficiente capacità accomodativa, e la
sua classificazione dipende quindi principalmente dal rapporto tra ametropia e accomodazione.
Si distinguono allora le seguenti forme di ipermetropia:
latente: è la parte di ipermetropia corretta mediante l’accomodazione
manifesta: è la parte di ipermetropia che rimane non corretta mediante l’accomodazione
facoltativa: è la parte di ipermetropia corretta dall’accomodazione in quanto compresa nell’ampiezza
accomodativa
assoluta: è la parte di ipermetropia non correggibile con l’accomodazione in quanto eccede l’ampiezza
accomodativa.
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ASTIGMATISMO
L’astigmatismo è quella condizione refrattiva dove troviamo due meridiani principali perpendicolari fra loro.
L’ametropia astigmatica è caratterizzata da una differenza fra i raggi di curvatura , e quindi fra i poteri diottrici ,
della cornea registrabili lungo i vari meridiani.
Gullstrand definì l’ametropia astigmatica come il risultato di una asimmetria della rifrazione oculare.
Conoide di STURM
Fig.4
L’astigmatismo viene definito dalla posizione dei meridiani principali rispetto la retina.
L’astigmatismo può essere considerato:
1) semplice una delle due focali è sul piano retinico mentre l’altra si pone davanti o dietro alla retina
2) composto entrambi le focali non sono sul piano retinico
3) misto una delle due focali è davanti e l’altra è dietro al piano retinico
La causa tipo dell’astigmatismo è la toricità di una o più superfici oculari, si tratta quindi di un astigmatismo di
curvatura. Non si può escludere comunque la possibilità di un astigmatismo per incidenza obliqua .
Irregolare è invece l’astigmatismo causato da una chiara mancanza di coincidenza fra l’asse ottico della cornea e
quello del cristallino.
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