Gesù Cristo e la Samaritana al pozzo

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Gesù Cristo e la Samaritana al pozzo
è un dipinto, eseguito tra il 1593 ed il 1594, ad olio su tela da Annibale Carracci (1560
- 1609), proveniente da Palazzo Sampieri a Bologna ed ora conservato nella Pinacoteca
di Brera a Milano.
Descrizione
Soggetto
La scena si svolge in campagna nel podere che il patriarca Giacobbe aveva donato al
figlio Giuseppe, al centro del quale vi era un pozzo detto "di Giacobbe", che era in
realtà una ricca fonte, utilizzata sia per attingere l'acqua sia per abbeverare gli
animali.
Nel dipinto, che raffigura la seconda parte del racconto evangelico, compaiono:
al centro, la Samaritana raffigurata come una giovane donna, che inizialmente
ha cercato di tenere testa a Gesù nel dialogo, appare qui ormai vinta
dall'eloquenza e dalle rivelazioni di Cristo;
a destra, Gesù Cristo, seduto, con la mano destra sul petto allude a se stesso
come il Messia, mentre con la sinistra indica la città, che si vede in lontananza,
invitandola a diffondere la notizia dell'incontro.
a sinistra, Apostoli stanno tornando da Sicar con il cibo: il pittore in questo
particolare segue fedelmente quanto narrato nel Vangelo.
Note stilistiche ed iconografiche
Da notare:
Nel leggere la narrazione della scena è importante ricordare che a causa delle
spartizioni territoriali tra i figli di Giacobbe, fra i Giudei ed i Samaritani
correva da vari secoli una profonda rivalità politica e religiosa, con reciproche
accuse di eresia.
L'orcio, rappresentato fra la Samaritana e Gesù Cristo, ricorda che il loro
dialogo si svolge sul tema della sete fisica e spirituale.
Il dipinto rappresenta insieme con le altre, un’importante testimonianza per
l’arte italiana a metà tra il Rinascimento e l’Illuminismo. Frutto dei dettami
dell’Accademia bolognese degli Incamminati, fondata a Bologna intorno al 1585
sul valore che il Concilio di Trento (1545 - 1563) volle dedicare alle immagini per
diffondere la fede, nell'opera, incantano anche la dolce ambientazione
pastorale della scena, influenzata dal clima culturale suggerito dai poemi di
Torquato Tasso (1544 – 1595) è, la sospesa solennità del momento, la
calibratura dei gesti e degli affetti, la piacevolezza dell’armonia cromatica.
Notizie storico-critiche
Il dipinto di Annibale Carracci è entrato nella Pinacoteca di Brera nel 1811, con altre
due opere, con il quale costituiva una sorta di trittico, che raffigura episodi evangelici
in cui Cristo incontra personaggi femminili:
Gesù Cristo e l’adultera (fine del XVI secolo), olio su tela, del fratello Agostino
Carracci;
Gesù Cristo guarisce la figlia della Cananea (1595 - 1596), olio su tela, del
cugino Ludovico Carracci.
I tre dipinti erano, infatti, collocati in successione nella galleria di Palazzo Sampieri a
Bologna, sormontando l'accesso ad altrettanti ambienti, anch'essi decorati dai tre
artisti. Insieme arrivarono alla Pinacoteca di Brera, le opere della stessa provenienza
di Guercino, Guido Reni e Francesco Albani: nello stesso anno i marchesi Sampieri
saldarono, infatti, i lori debiti con l'erario, cedendo una parte della loro celebre
collezione, che era stata formata dalla fine del XVI secolo, quando la famiglia fu
elevata dal pontefice alla dignità senatoria e il giovane abate Astorre Sampieri,
avviato ad un’importante carriera ecclesiastica, si fece protettore di vari artisti: fu
lui, con ogni probabilità, intorno al 1593 a commissionare i tre dipinti. Proprio perché
concepiti insieme e perché sono l'ultimo frutto del lavoro congiunto dei tre Carracci,
prima della partenza per Roma di Annibale (1595) e di Agostino (1598), per entrare al
servizio del cardinale Odoardo Farnese (1573 – 1626).
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