FATE MIEI DISCEPOLI: Giovani e Vangelo Adorazione Eucaristica

FATE MIEI DISCEPOLI:
Giovani e Vangelo
Adorazione Eucaristica Notturna dei Giovani
4 Gennaio 2013
PRIMO MOMENTO
DA ORIENTE A GERUSALEMME …
INTRODUZIONE
È da molto tempo che faccio questo mestiere, il guardastelle.
Con i piedi appoggiati sulla terra guardo il cielo sperando di trovare qualcosa
che dia più luce al mio mondo, più serenità.
Vorrei, come in un sogno, staccarmi da questa realtà per volare tra le stelle,
forse lassù troverei un po’ di pace, più di quanta ce ne sia quaggiù.
Guardavo il cielo quella notte, come tutte le notti.
E come ogni lunghissima notte annotavo.
Scrivevo tutto, qualsiasi osservazione, anche la più banale,
qualsiasi movimento stellare, qualsiasi anomalia.
Credevo di osservare il cielo (illuso!), ma ero soltanto un cieco ai bordi dell’universo.
Quella sera me ne accorsi, la sera in cui quella cometa scheggiò il nero ventre stellato.
Fu il primo corpo celeste che non trovò spazio tra le mie righe.
Provai a descriverla, non riuscivo.
Cercai le prole giuste … niente da fare.
Dovevo parlare di lei, di quella cometa che mi chiamava.
Capii che per ascoltarla dovevo avvicinarmi a lei.
Non potevo lasciarla scappare, dovevo mettermi in cammino.
E così feci …
CANTO INIZIALE
PREGHIERA DI ADORAZIONE
Sac.
Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo, Tu sei il rivelatore di Dio invisibile,
il primogenito di ogni creatura, il fondamento di ogni cosa.
Tu sei il maestro dell’umanità, Tu sei il Redentore.
Tutti
Tu sei nato, sei morto, sei risorto per noi.
Tu sei il centro della storia e del mondo.
Tu sei colui che ci conosce e ci ama.
Tu sei il compagno e l’amico della nostra vita.
Tu sei l’uomo del dolore e della speranza.
Tu sei colui che venie e noi, speriamo, la nostra felicità.
Sac.
Io non finirei mai di parlare di Te!
Tu sei la luce, la verità. Tu sei la via, la verità e la vita.
Tu sei il pane, la fonte dell’acqua viva per la nostra fame e la nostra sete.
Tu sei il pastore, la nostra guida, il nostro esempio, il nostro conforto, il nostro fratello.
Gesù Cristo: io ti annuncio!
Tutti
Tu sei il principio e la fine, l’alfa e l'omega.
1
Tu sei i re del nuovo mondo.
Tu sei il segreto della storia.
Tu sei la chiave dei nostri destini.
Tu sei il mediatore, il ponte fra la terra e il cielo.
Tu sei il figlio dell’uomo, perché Tu sei il Figlio di Dio, eterno, infinito.
Sac.
Io voglio gridare: Gesù Cristo!
Voglio celebrarti, o Cristo, non soltanto per ciò che Tu sei per te stesso,
ma esaltarti ed amarti per ciò che tu sei per noi, per ciascuno di noi,
per ciascun popolo e ciascuna civiltà.
Tutti
Tu sei il nostro salvatore.
Tu sei il nostro supremo benefattore.
Tu sei il nostro liberatore.
Tu ci sei necessario, per essere uomini degni e veri, uomini salvati. Amen.
Paolo VI
ASCOLTO
Dal Vangelo secondo Matteo
2, 1-8
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e
dicevano: “Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad
adorarlo”. All’udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti
e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: “A Betlemme
di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città
principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”. Allora Erode, chiamati
segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme
dicendo: “Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché
anch’io venga ad adorarlo”. Udito il re, essi partirono.
ADORAZIONE
La lettura dei seguenti testi può essere intervallata con un canone di Taizé
Dagli scritti di don Tonino Bello
Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è lungo, lo so. Molto più lungo di quanto non sia stato per i pastori. Ai
quali bastò abbassarsi sulle orecchie avvampate dalla brace il copricapo di lana, allacciarsi alle gambe i velli di
pecora, impugnare il bastone, e scendere giù per le gole di Giudea, lungo i sentieri profumati di menta.
Per noi ci vuole molto di più che una mezz’ora di strada. Dobbiamo valicare il pendio di una civiltà che, pur qualificandosi cristiana, stenta a trovare l'antico tratturo che la congiunge alla sua ricchissima sorgente: la capanna
povera di Gesù.
Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è faticoso, lo so. Molto più faticoso di quanto sia stato per i pastori. I quali,
in fondo, non dovettero lasciare altro che le ceneri del bivacco, le pecore ruminanti tra i dirupi dei monti, e la
sonnolenza delle nenie accordate sui rozzi flauti d'Oriente. Noi, invece, dobbiamo abbandonare i recinti di cento
sicurezze, i calcoli smaliziati della nostra sufficienza, le lusinghe di raffinatissimi patrimoni culturali, la superbia
delle nostre conquiste... per andare a trovare che? «Un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia».
Andiamo fino a Betlemme. Il viaggio è difficile, lo so. Molto più difficile di quanto sia stato per i pastori. Ai quali,
perché si mettessero in cammino, bastarono il canto delle schiere celesti e la luce da cui furono avvolti. Per noi,
disperatamente in cerca di pace, ma disorientati da sussurri e grida che annunziano salvatori da tutte le parti, e
costretti ad avanzare a tentoni dentro infiniti egoismi, ogni passo verso Betlemme sembra un salto nel buio.
Andiamo fino a Betlemme. E’ un viaggio lungo, faticoso, difficile, lo so. Ma questo, che dobbiamo compiere
«all'indietro», è l'unico viaggio che può farci andare «avanti» sulla strada della felicità. Quella felicità che stiamo
inseguendo da una vita, e che cerchiamo di tradurre col linguaggio dei presepi, in cui la limpidezza dei ruscelli, o
il verde intenso del muschio, o i fiocchi di neve sugli abeti sono divenuti frammenti simbolici che imprigionano
non si sa bene se le nostre nostalgie di trasparenze perdute, o i sogni di un futuro riscattato dall'ipoteca della
morte.
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Andiamo fino a Betlemme, come i pastori. L'importante è muoversi. Per Gesù Cristo vale la pena lasciare tutto:
ve lo assicuro. E se, invece di un Dio glorioso, ci imbattiamo nella fragilità di un bambino, con tutte le
connotazioni della miseria, non ci venga il dubbio di aver sbagliato percorso. Perché, da quella notte, le fasce
della debolezza e la mangiatoia della povertà sono divenuti i simboli nuovi della onnipotenza di Dio.
Anzi, da quel Natale, il volto spaurito degli oppressi, le membra dei sofferenti, la solitudine degli infelici,
l'amarezza di tutti gli ultimi della terra, sono divenuti il luogo dove Egli continua a vivere in clandestinità. A noi il
compito di cercarlo. E saremo beati se sapremo riconoscere il tempo della sua visita.
Mettiamoci in cammino, senza paura. Il Natale di quest'anno ci farà trovare Gesù e, con Lui, il bandolo della
nostra esistenza redenta, la festa di vivere, il gusto dell'essenziale, il sapore delle cose semplici, la fontana della
pace, la gioia del dialogo, il piacere della collaborazione, la voglia dell'impegno storico, lo stupore della vera
libertà, la tenerezza della preghiera.
Allora, finalmente, non solo il cielo dei nostri presepi, ma anche quello della nostra anima sarà libero di smog,
privo di segni di morte e illuminato di stelle.
E dal nostro cuore, non più pietrificato dalle delusioni, strariperà la speranza.
Dagli scritti di Dietrich Bonhoeffer
Cristo chiama e, senza ulteriore intervento, chi è chiamato obbedisce prontamente. Il discepolo non risponde
confessando a parole la sua fede in Gesù, ma con un atto di obbedienza. L’attenzione non deve fermarsi su di lui,
ma solo su colui che chiama, sulla sua autorità. Seguimi. Corri dietro a me. Ecco tutto. Camminare dietro a lui è,
in fondo, qualcosa senza contenuto. Non è certo un programma di vita, la cui realizzazione possa sembrare
ragionevole; non è una meta, un ideale a cui si possa tendere. Non è una cosa per cui, secondo l’opinione degli
uomini, valga la pena impegnare qualcosa, e tanto meno se stessi. Ma che accade? Il chiamato abbandona tutto
ciò che possiede, non per compiere un atto particolarmente valido, ma semplicemente a causa di questa
chiamata, perché altrimenti non potrebbe seguire Gesù. Si fa un taglio netto e semplicemente ci si incammina. Si
è chiamati fuori e bisogna «venir fuori» dall'esistenza condotta fino a questo giorno; si deve “esistere” nel senso
più rigoroso della parola. Il passato resta indietro, lo si lascia completamente. Il discepolo viene gettato dalla
sicurezza relativa della vita nell’assoluta mancanza di sicurezza (ma, in realtà, nell’assoluta sicurezza e tranquillità
della comunione con Gesù); da una situazione di cui ci si può rendere conto e che si può valutare (ma in realtà
del tutto imprevedibile), in una esistenza imprevedibile, esposta al caso (ma in realtà l’unica determinata dalla
necessità e valutabile); dall’ambito delle possibilità limitate (ma in realtà infinite) nell’ambito delle possibilità
illimitate (ma di fatto nell’unica realtà veramente liberatrice). Non è null’altro che il vincolo che lega solo a Gesù
Cristo, cioè appunto la completa rottura con ogni piano programmato, ogni aspirazione idealistica, ogni
legalismo. Seguire Gesù è quindi legame con la sola persona di Gesù, rottura con ogni legalismo, per opera della
grazia di colui che chiama. Cristo chiama, il discepolo segue. È grazia e comandamento insieme. «Cammino per
una via spaziosa, perché cerco i tuoi comandamenti».
Seguire Cristo vuol dire legarsi a lui. Cristo esiste, ne deriva la necessità di seguirlo. Un’idea di Cristo, una
dottrina, una generale conoscenza religiosa della grazia o del perdono dei peccati non richiede obbedienza, anzi,
veramente la esclude, ne è nemica. Con un’idea si entra in un rapporto di conoscenza, di entusiasmo, forse anche
di realizzazione, ma mai di un impegno personale di obbedienza, e un cristianesimo senza impegno di
obbedienza è sempre un cristianesimo senza Gesù Cristo; è un’idea, un mito.
PREGHIERA CORALE
O Dio, tu che hai del tempo per noi, donaci del tempo per te.
Tu che tieni nelle tue mani ciò che è stato e ciò che sarà,
fa’ che sappiamo raccogliere nelle nostre mani i momenti dispersi della nostra vita.
Aiutaci a conservare il passato senza esserne immobilizzati,
a vivere senza nostalgia, rendendoti grazie,
a conservare fedeltà e non rigidità.
Libera il nostro passato da tutto ciò che è inutile,
che ci schiaccia senza vivificarci, che irrita il presente senza nutrirlo.
Donaci di restare ancorati al presente senza esserne assorbiti,
di vivere con slancio e non a rimorchio,
di scegliere l’occasione favorevole senza aggrapparci alle occasioni perdute,
di leggere i segni senza prenderli per oracoli.
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Libera il nostro presente dalla febbre che agita e dalla pigrizia che spegne ogni decisione.
Donaci il sapore del momento presente e liberaci da ogni sogno illusorio.
Facci guardare al futuro, senza smaniare né temere la sua venuta; insegnaci a vegliare.
Libera il nostro avvenire da ogni preoccupazione inutile,
da ogni apprensione che ci ruba il tempo, da tutti i calcoli che ci imprigionano.
Tu sei il Dio che mette il tempo a disposizione della nostra memoria, delle nostre scelte, della nostra speranza.
Joseph Rozier
CANTO
SECONDO MOMENTO
… PER UN’ALTRA STRADA
Voce
Eran partiti da terre lontane, lasciano cose e beni e certezze,
gente mai sazia dei loro possessi,
gente più grande, delusa, inquieta:
dalla Scrittura chiamati sapienti!
Le notti che hanno vegliato da soli,
scrutando il corso del tempo insondabile,
seguendo astri, fissando gli abissi
fino a bruciarsi gli occhi del cuore!
Naufraghi sempre in questo infinito,
eppure sempre a tentare, a chiedere,
dietro la stella che appare e dispare,
lungo un cammino che è sempre imprevisto.
Magi, voi siete i santi più nostri,
i pellegrini del cielo, gli eletti,
l’anima eterna dell’uomo che cerca,
cui solo Dio è luce e mistero.
La lunga strada che hanno percorso,
coperti i piedi e le vesti da fango.
E quella stella che appare e dispare:
a sciami i dubbi ronzavano intorno.
Loro andavano come segnati,
da favolose distanze venivano
e incrociavano lo stesso cammino:
mai è finito un viaggio più lungo per adorare un bambino in silenzio.
Magi, voi siete il segno che Dio
mai abbandona chi segue la stella,
che Dio è dentro e cammina con noi,
e le sue vie non son queste vie!
David Maria Turoldo
ASCOLTO
Dal Vangelo secondo Matteo 2, 9-12
Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava
il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria
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sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra.
Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese.
PREGHIERA LITANICA
Ad ogni invocazioni vengono portati davanti l’altare lo scrigno, l’incenso, il profumo
Tutti
Eccomi qui, Dio con noi, inginocchiato davanti a te come i Magi,
per adorarti e per offrirti il cesto dei miei doni.
Lettore Ecco l’ORO, Signore: dice che tu sei il Primo e l’Ultimo, il Principio e il Fine di tutto.
Sei la ricchezza più preziosa e mai svalutabile; il vero tesoro per tutti.
Chi ti sceglie, trova la via della pace!
Tutti Ecco il dono della mia intelligenza,
perché, da te arricchita, possa sempre più scavare nel mistero dell’universo
così da avvicinarsi sempre più a te.
Ecco il dono dei miei desideri e dei miei sogni,
perché si realizzino nel tuo progetto di vita piena.
Lettore Ecco l’INCENSO, Signore: esprime che tu sei il Figlio di Dio, al quale su devono onore e gloria.
Sei la Parola del Padre; il Sacerdote che offre tutto se stesso per l’umanità.
Chi ti ama, resta impregnato della fragranza della tua santità.
Tutti Ecco il dono del mio cuore,
perché, da te ampliato, sappia vestire con delicatezza d’amore ogni parola e ogni azione.
Ecco il dono della mia volontà,
perché, da te fortificata, mai si fermi davanti a nessuna difficoltà.
Lettore Ecco la MIRRA, Signore: indica che tu sei morto e risorto, vero balsamo per le ferite di ogni esistenza.
Sei il buon profumo dell’Amore e del Servizio, la via di consacrazione al Padre,
la forza nella lotta contro il male.
Chi ti segue, gusta già i frutti della tua Pasqua!
Tutti Ecco il dono del mio essere,
perché sul tuo esempio possa diventare pane quotidiano per i poveri.
Ecco il dono del mio “sì” alla tua parola,
così che avvenga per me il tuo disegno di felicità. Amen.
Dal messaggio di Giovanni Paolo II per la XX Giornata Mondiale della Gioventù
Carissimi giovani!
“Siamo venuti per adorarlo” (Mt 2, 2): questo è il tema del prossimo incontro mondiale giovanile. È un tema che
permette ai giovani di ogni continente di ripercorrere idealmente l’itinerario dei Magi, le cui reliquie secondo una
pia tradizione sono venerate proprio in quella città, e di incontrare, come loro, il Messia di tutte le nazioni.
In verità, la luce di Cristo rischiarava già l’intelligenza e il cuore dei Magi. “Essi partirono” (Mt 2, 9), racconta
l’evangelista, lanciandosi con coraggio per strade ignote e intraprendendo un lungo e non facile viaggio. Non
esitarono a lasciare tutto per seguire la stella che avevano visto sorgere in Oriente.
I Magi arrivarono a Betlemme perché si lasciarono docilmente guidare dalla stella. Anzi, “al vedere la stella, essi
provarono una grandissima gioia” (Mt 2, 10). È importante, carissimi, imparare a scrutare i segni con i quali Dio
ci chiama e ci guida. Quando si è consapevoli di essere da Lui condotti, il cuore sperimenta una gioia autentica e
profonda, che si accompagna ad un vivo desiderio di incontrarlo e ad uno sforzo perseverante per seguirlo
docilmente.
“Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre” (Mt 2, 11). Niente di straordinario a prima vista.
Eppure quel Bambino è diverso dagli altri: è l’unigenito Figlio di Dio che si è spogliato della sua gloria ed è
venuto sulla terra per morire in Croce. È sceso tra noi e si è fatto povero per rivelarci la gloria divina. I Magi
incontrano Gesù a “Bêt-lehem”, che significa “casa del pane”. Nell’umile grotta di Betlemme giace, su un po’ di
paglia, il “chicco di grano” che morendo porterà “molto frutto”. Per parlare di se stesso e della sua missione
salvifica Gesù, nel corso della sua vita pubblica, farà ricorso all’immagine del pane. Dirà: “Io sono il pane della
vita”, “Io sono il pane disceso dal cielo”, “Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,
35.41.51).
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Ripercorrendo con fede l’itinerario del Redentore dalla povertà del Presepio all’abbandono della Croce,
comprendiamo meglio il mistero del suo amore che redime l’umanità. Il Bambino, adagiato da Maria nella
mangiatoia, è l’Uomo-Dio che vedremo inchiodato sulla Croce. Lo stesso Redentore è presente nel sacramento
dell’Eucaristia. Nella stalla di Betlemme si lasciò adorare, sotto le povere apparenze di un neonato, da Maria, da
Giuseppe e dai pastori; nell’Ostia consacrata lo adoriamo sacramentalmente presente in corpo, sangue, anima e
divinità, e a noi si offre come cibo di vita eterna. La santa Messa diviene allora il vero appuntamento d’amore con
Colui che ha dato tutto se stesso per noi. Non esitate, cari giovani, a rispondergli quando vi invita “al banchetto
di nozze dell’Agnello”.
“Aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra” (Mt 2, 11). I doni che i Magi offrono al
Messia simboleggiano la vera adorazione. Mediante l’oro essi ne sottolineano la regale divinità; con l’incenso lo
confessano come sacerdote della nuova Alleanza; offrendogli la mirra celebrano il profeta che verserà il proprio
sangue per riconciliare l’umanità con il Padre.
Cari giovani, offrite anche voi al Signore l’oro della vostra esistenza, ossia la libertà di seguirlo per amore
rispondendo fedelmente alla sua chiamata; fate salire verso di Lui l’incenso della vostra preghiera ardente, a lode
della sua gloria; offritegli la mirra, l’affetto cioè pieno di gratitudine per Lui, vero Uomo, che ci ha amato fino a
morire come un malfattore sul Golgotha. Siate adoratori dell’unico vero Dio, riconoscendogli il primo posto
nella vostra esistenza! L’idolatria è tentazione costante dell’uomo. È forte la spinta a credere ai facili miti del
successo e del potere.
Giovani, non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano non di rado un tragico vuoto spirituale!
Rifiutate le seduzioni del denaro, del consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media.
Cristo è la Roccia su cui costruire il vostro futuro e un mondo più giusto e solidale. Gesù è il Principe della pace,
la fonte di perdono e di riconciliazione, che può rendere fratelli tutti i membri della famiglia umana.
“Per un’altra strada fecero ritorno al loro paese” (Mt 2, 12). Il Vangelo precisa che, dopo aver incontrato Cristo, i
Magi tornarono al loro paese “per un’altra strada”. Tale cambiamento di rotta può simboleggiare la conversione.
Ciò comporta l’imitazione del suo modo di agire facendo di se stessi, come scrive l’apostolo Paolo, un “sacrificio
vivente, santo e gradito a Dio”. L’Apostolo aggiunge poi di non conformarsi alla mentalità di questo secolo, ma
di trasformarsi rinnovando la mente, “per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a Lui gradito e
perfetto” (Rm 12, 1-2).
Ascoltare Cristo e adorarlo porta a fare scelte coraggiose, a prendere decisioni a volte eroiche. Gesù è esigente
perché vuole la nostra autentica felicità. Chiama alcuni a lasciare tutto per seguirlo nella vita sacerdotale o
consacrata. Chi avverte quest’invito non abbia paura di rispondergli “sì” e si metta generosamente alla sua
sequela. Ma, al di là delle vocazioni di speciale consacrazione, vi è la vocazione propria di ogni battezzato:
anch’essa è vocazione a quella “misura alta” della vita cristiana ordinaria che s’esprime nella santità. Quando si
incontra Cristo e si accoglie il suo Vangelo, la vita cambia e si è spinti a comunicare agli altri la propria
esperienza.
Cari giovani, la Chiesa ha bisogno di autentici testimoni per la nuova evangelizzazione: uomini e donne la cui vita
sia stata trasformata dall’incontro con Gesù; uomini e donne capaci di comunicare quest’esperienza agli altri. La
Chiesa ha bisogno di santi. Tutti siamo chiamati alla santità, e solo i santi possono rinnovare l’umanità.
Maria, “donna eucaristica” e Madre della Sapienza, sostenga i vostri passi, illumini le vostre scelte, vi insegni ad
amare ciò che è vero, buono e bello. Vi porti tutti a suo Figlio, il solo che può soddisfare le attese più intime
dell’intelligenza e del cuore dell’uomo.
Con la mia Benedizione!
Al termine della riflessione personale, ognuno decide di dare forma nella propria vita alla Parola ascoltata e pregata;
quindi, si reca davanti all’altare, sosta in ginocchio, e compie l’offerta dell’incenso.
Questo momento può essere accompagnato da un sottofondo musicale.
PROFESSIONE DI FEDE
Sac.
Fratelli carissimi, affermiamo la nostra fede riconoscendo il nostro impegno di sequela.
Lettore Credo in Te, Dio Padre. ti lodo e ti benedico perché ci hai amati
fin dalla fondazione del mondo.
Perché ci hai creati a tua immagine e somiglianza,
perché ci hai amati con amore tenero e forte.
Credo in Te, Dio Padre, perché hai affidato alla nostra responsabilità l’opera della tua creazione.
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Tutti
A Te chiediamo di essere pronti, giorno dopo giorno,
ad impegnarci per vivere quel progetto d’amore
che Tu hai pensato per noi fin dall’eternità.
Lettore Credo in Te, Signore Gesù, Volto gioioso del Padre, Via, Verità e Vita.
Credo in Te, Signore Gesù, che hai annunciato il Vangelo
per la vita e la speranza dell’umanità.
Tutti A Te apriamo le nostre giovani vite.
A Te affidiamo le nostre gioie e i nostri affetti,
i nostri dubbi e le nostre difficoltà.
Lettore Credo in Te, Spirito Santo, dono del Signore Risorto,
Anima del mondo e Soffio vitale, Luce della vita e Forza per i miei passi.
Tutti A Te chiediamo di illuminare il nostro cammino,
di saper ascoltare la tua voce per decidere la nostra vita
nella logica del Vangelo.
Tutti
Crediamo la Chiesa, casa abitabile per tutti, che si fa carico delle gioie,
delle speranze, delle tristezze e delle angosce degli uomini e delle donne
del nostro tempo; che sia segno di salvezza per tutti gli uomini.
CANTO DI ADORAZIONE
PREGHIERA DI CONGEDO E CONSEGNA DELLA STELLA
Lettore I magi tornano a casa per un’altra strada.
Chi ha incontrato il Signore cammina per una via nuova,
si riveste di gioia, dà credito al Vangelo.
Anche tu rischia, a tua volta, il viaggio verso Dio!
Via, mettiti in cammino!
Dimentica il passato, è morto!
La sola cosa che ti resta è l’avvenire.
La vita sta davanti a te con le sue possibilità.
Dio è l’eterna giovinezza e non c’è spazio per la rassegnazione nel suo Regno.
Tutti Mostraci la tua stella, Signore,
perché possiamo con coraggio uscire da una vita convenzionale e pigra
e obbedire alla voce interiore illuminata e giusta.
Mostraci la tua stella, Signore, perché, per amore della verità,
non temiamo di sfidare l’arida e presuntuosa mentalità dominante che omologa tutto e tutti,
e ci impegniamo con generosità ad agire in nome della fraternità delle differenze.
Mostraci la tua stella, Signore, perché, tornando a casa per un’altra strada,
possiamo condividere i nostri doni, offrendo tutto noi stessi nel servizio ai poveri e agli ultimi.
Sac.
Che i Magi ti indichino la strada! Ti auguro di metterti in cammino con fiducia, come loro, anche se non
conosci ancora la traccia della tua avventura.
Ti auguro di saper levare gli occhi, come loro, alla luce che viene dall’alto e di lasciare che una guida
rischiari i tuoi passi.
Ti auguro di metterti in ricerca, senza tante certezze; di avere la loro costanza, forza, desiderio di
ricominciare e di scoprire anche nella debolezza i segni di una Presenza.
Che la tua bocca sappia chiedere la via giusta da seguire e le tue orecchie possano ascoltare sagge
indicazioni.
Che le tue ginocchia sappiano piegarsi davanti all’infinito e le tue mani diventino capaci di aprirsi e di
donare.
Ti auguro di non seguire le solite strade, ma di essere nuovo, creativo e sempre giovane nel trovare nuovi
sentieri, non ancora battuti dai passi dell’uomo.
CANTO FINALE
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