CAPITOLO SETTE. TITOLO- LOTTE DI POTERE-PAGINE 124-134
Dopo la conclusione del concordato di Worms fra impero e papato, in Germania due potenti
famiglie, quella dei Welfen di Baviera e quella degli Honestaufen di Svevia combattono per
acquisire il trono imperiale fino all’elezione di Federico Barbarossa a re di Germania nel 1152.
Federico Barbarossa, volendo diventare imperatore, vuole porre sotto controllo i comuni
dell’Italia Settentrionale e per questo scende in Italia con un proprio esercito e sconfigge la città di
Milano. A seguito di questo è incoronato re d’Italia a Pavia nel 1155 e imperatore a Roma dal papa
Adriano Quarto. Diventato imperatore Federico Barbarossa, dopo aver combattuto di nuovo
contro Milano e Brescia, convoca una Dieta a Roncaglia dove emana due costituzioni:
1. La costituzione relativa alle regalie spettanti all’imperatore: con questa costituzione
Federico Barbarossa mette per iscritto quelle prerogative che spettano all’imperatore sui
suoi territori, come il pagamento delle imposte, il controllo delle vie di comunicazioni, la
decisione di iniziare e concludere dei conflitti.
2. La costituzione relativa alla pace dove ribadisce che spetta solo all’imperatore
amministrare la giustizia e fare alleanze, vietando ad ogni città di creare leghe o alleanze
diverse da quelle stabilite dalla corona imperiale.
Grazie a queste due costituzioni Federico Barbarossa riesce a rendere più forte il suo potere in
Germania mentre nell’Italia Settentrionale è costretto ancora una volta a scendere con il proprio
esercito in quanto né i comuni né il papa accettano queste due costituzioni poiché limitano il loro
agire. In questo scontro le città ribelli all’imperatore si uniscono in una Lega che prende il nome di
Lega Lombarda che viene a sconfiggere l’imperatore nella battaglia di Legnano nel 1176. A seguito
di questa sconfitta Federico Barbarossa è costretto ad accettare:
 un accordo con il papa nel quale afferma che non interverrà nelle questioni dello Stato
della Chiesa;
 la pace di Costanza del 1183 dove riconosce di fatto l’autonomia dei comuni italiani dalla
corona imperiale.
Successivamente Federico Barbarossa parte per la terza crociata dove muore nel tentativo di
attraversare un fiume.
Con la morte di Federico Barbarossa non muore però l’dea di ricreare un impero unito tra Italia e
Germania in quanto suo figlio Enrico Sesto è nominato contemporaneamente imperatore e re del
Regno di Sicilia in quanto unico erede, avendo sposato la figlia del re normanno Ruggero Secondo.
Enrico Sesto, tuttavia, pur riunendo due cariche così importanti muore giovane lasciando suo figlio
Federico Secondo di solo 4 anni come suo erede.
Visto la giovanissima età di Federico Secondo, sua madre decide di nominare come suo tutore, al
fine di proteggerlo, il papa Innocenzo Terzo, che accetta.
Papa Innocenzo Terzo è un grande politico convinto della superiorità del papa rispetto a ogni altro
potere temporale, che agisce sempre per rafforzare la carica di papa e lo stato della chiesa, infatti
egli:
 convince diversi signori feudali a giurargli fedeltà contro l’imperatore al fine di rafforzare il
suo potere all’interno dell’Italia Centrale;
 nomina come nuovo imperatore Ottone Quarto e pone sotto propria tutela Federico
Secondo al fine di far finire le lotte per la corona imperiale. Ottone Quarto in cambio
riconosce l’ampliamento dei confini dello stato della Chiesa;
 fa nominare Federico Secondo alla carica di re del regno di Sicilia nel 1208.
Ottone Quarto tuttavia non rispetta i patti e avanza delle pretese sullo stato della chiesa e sul
regno di Sicilia, di contro papa Innocenzo Terzo lo scomunica. Di fronte a questo Ottone Quarto si
allea con il re d’Inghilterra, Giovanni Senza Terra, e si scontra con il re di Francia Filippo Secondo
alleato del papa nella battaglia di Bouvines, dove perde clamorosamente e si deve dare alla fuga.
Abbandonato dai suoi seguaci, Ottone Quarto perde il titolo imperiale e al suo posto è incoronato
imperatore Federico Secondo dal papa Onorio Terzo nel 1220.
Federico Secondo diventa così imperatore e re del regno di Sicilia. Al fine di rafforzare il suo potere
inizia una aspra lotta contro i signori feudali del regno di Sicilia, emanando la Costituzione di Melfi
che è un testo normativo dove si descrivono i compiti che riguardano il re in materia fiscale e
giuridica, mentre concede maggiore libertà ai principi tedeschi sebbene ribadisca nella
Costituzione del 1235 quali siano le regalie che spettano all’imperatore.
Nel momento in cui Federico Secondo ribadisce il proprio potere imperiale si trova a scontrarsi con
i comuni dell’Italia Settentrionale e il papa, che è preoccupato che il suo stato risulti schiacciato dai
domini di Federico Secondo. Dopo alcuni scontri vinti dall’imperatore, il figlio di Federico Secondo
è catturato in battaglia ed egli muore nel 1250 nel tentativo di organizzare una nuova contro
offensiva.
La morte di Federico Secondo segna la separazione, nelle vicende storiche, tra la Germania e
l’Italia perché come nuovo imperatore è nominato Rodolfo Primo d’Asburgo che concentra la sua
attenzione nei territori della Germania e dell’Austria, disinteressandosi dell’Italia, mentre in Italia
continuano le lotte fra i comuni e il re del regno di Sicilia, Manfredi, figlio di Federico Secondo.
Manfredi, al fine di rafforzare il suo potere in Italia cerca di approfittare delle lotte interne sorte
nei vari comuni dell’Italia Settentrionale dove si sono venute a creare due fazioni, cioè quella dei
ghibellini, che parteggiano per l’impero e quella dei guelfi che parteggiano per il papa. Dopo un
inizio positivo Manfredi con il suo esercito è sconfitto a Benevento nel 1266 da Carlo D’Angiò,
fratello del re di Francia, chiamato dal papa al fine di aiutarlo a eliminare Manfredi. Ucciso
Manfredi e soffocato un ultimo tentativo di resistenza dell’esercito svevo, Carlo d’Angiò assume il
titolo di re del regno di Sicilia e sposta la capitale da Palermo a Napoli, imponendo una pesante
tassazione in quanto deve pagare il suo esercito e i suoi alleati. Nel 1282 tuttavia Palermo si ribella
a Carlo d’Angiò chiamando in soccorso Pietro Terzo d’Aragona: con questa ribellione scaturisce la
guerra del Vespro che dura circa vent’anni e si conclude con la pace di Catalbellotta che vede la
formazione del Regno di Napoli sotto il controllo degli Angiò e la separazione della Sicilia da tale
regno, che rimane sotto il controllo degli Aragonesi e quindi del re di Spagna.
L’aver chiamato in aiuto la Francia si mostra un atto molto pericoloso per lo stato della chiesa e
per il papa, che si ritrova limitato nei suoi poteri dall’ingombrante presenza del re di Francia.
Questa limitazione emerge quando Filippo il Bello, re di Francia, impone nel suo regno tasse a tutti
gli ecclesiastici senza aver chiesto autorizzazione al papa. Di fronte a questo papa Bonifacio
Ottavo protesta, ma Filippo il Bello convoca gli stati generali cioè il parlamento francese formato
dalla nobiltà, dal clero e dalla borghesia che affermano che il potere del re di Francia discende
direttamente da Dio e quindi egli non deve chiedere il permesso a nessuno nell’esercitare il suo
potere nel suo territorio. A seguito di questa dichiarazione Bonifacio Ottavo risponde con una
bolla papale, cioè un documento scritto dal papa stesso, dove si ribadisce la superiorità del papa
su ogni altra carica temporale. Lo scontro fra il re di Francia e il papa si conclude con la cattura di
Bonifacio Ottavo nella sua residenza ad Anagni nel 1303 grazie all’appoggio della nobile famiglia
romana dei Colonna. A causa di questo affronto Bonifacio Ottavo muore un mese più tardi e il re di
Francia Filippo il Bello decide di nominare come papa il francese Clemente Quinto che nel 1309
decide di trasferire la sede papale da Roma ad Avignone, riconoscendo di fatto la supremazia del
re di Francia alla carica di papa. Per tutto il periodo in cui la sede papale rimane ad Avignone si
succedono sette papi francesi, che si adoperano per rafforzare il sistema fiscale dello stato della
chiesa, sebbene il loro potere risulti essere compromesso.