TIROIDE
Che cos’è
La tiroide è una ghiandola posta nel collo, sotto la cartilagine tiroidea. Sulla base del tipo di cellule
da cui ha origine, il cancro della tiroide può essere di due tipi:
 midollare se deriva dalle cellule parafollicolari, che producono l’ormone calcitonina;
 non midollare se ha origine dalle cellule follicolari, che sintetizzano gli ormoni tiroxina e
triiodotironina. Questo tipo si classifica a sua volta in due sottotipi:
 il carcinoma papillare: è il più diffuso dei carcinomi tiroidei; è frequente nelle persone
di 30-50 anni; presenta, generalmente, un basso grado di malignità, che tende
comunque ad aumentare nei pazienti più anziani;
 il carcinoma follicolare: è meno diffuso; si diagnostica prevalentemente negli anziani.
Rispetto al carcinoma papillare appare più aggressivo, pur mantenendo una crescita
lenta e una prognosi relativamente favorevole.
Il carcinoma anaplastico è considerato una rarità tra i tumori tiroidei. È una forma molto aggressiva
che dà precocemente metastasi a distanza. Si riscontra in prevalenza negli anziani portatori di gozzo
da lungo tempo ed ha un’altissima malignità. Interessa le cellule follicolari e si manifesta spesso con
ingrossamento rapido e doloroso della ghiandola.
Il sintomo più comune del tumore della tiroide è un nodulo isolato all’interno della ghiandola, che si
sente tra le dita se si tocca il collo in corrispondenza dell’organo. Non tutti i noduli tiroidei
nascondono però forme di cancro, anzi spesso sono il segno della cosiddetta iperplasia tiroidea,
ovvero una forma benigna di crescita ghiandolare.
Fattori di rischio
L’insorgenza del carcinoma della tiroide, sia nelle forme papillari che follicolari, è legata a fattori di
rischio ambientali, genetici, ormonali e loro interazioni. La familiarità riguarda tutte le forme di
cancro della tiroide e si riscontra con maggiore frequenza nei carcinomi midollari. Fra i fattori di
rischio accertati va ricordato il cosiddetto gozzo, caratterizzato da numerosi noduli benigni della
ghiandola dovuti a carenza di iodio, che può in alcuni casi predisporre alla trasformazione maligna
delle cellule. Il carcinoma follicolare è particolarmente legato ad una dieta povera di iodio,
condizione presente in alcune aree italiane. Un altro fattore di rischio accertato è l’esposizione a
radiazioni: il tumore della tiroide è più comune in persone che sono state trattate per altre forme
tumorali con radioterapia nella regione testa-collo oppure che sono state esposte a livelli elevati di
radioattività nell’ambiente.
Numeri
Il tumore della tiroide è il più frequente fra tutte le neoplasie del sistema endocrino (circa il 90%).
Nel 2012 si sono registrati 14.000 nuovi casi (circa il 4% di tutti i nuovi casi), 3.200 tra gli uomini e
10.900 tra le donne. Tra le femmine questa neoplasia è globalmente al quinto posto in ordine di
incidenza (5% di tutti i casi) e al secondo posto sotto i 50 anni.
Il 90% degli uomini e il 95% delle donne colpiti da questa neoplasia nella prima metà degli anni
‘2000 risultano ancora in vita a 5 anni dalla diagnosi. Rispetto ai casi diagnosticati negli anni ‘90 la
speranza di vita appare molto migliorata (+10/15 punti percentuali).
Prevenzione
Vi è una maggiore incidenza di neoplasie tiroidee nelle aree dove il gozzo è endemico, per mancanza
di iodio. L’unica forma di prevenzione attuabile è dunque rappresentata dall’utilizzo di sale iodato
nella dieta invece di quello normale per evitare la formazione di gozzi.
Prevenzione secondaria: lo screening
Attualmente non sono riconosciute attività efficaci nella diagnosi precoce.
Come si affronta
Chirurgia
Per la cura del tumore della tiroide, la chirurgia è il trattamento di scelta. In genere si
preferisce asportare tutta la ghiandola. La tiroidectomia totale viene consigliata in caso di neoplasie
ben differenziate. In presenza di microcarcinomi papillari (<1cm) ed in generale in caso di presenza
di fattori prognostici favorevoli è possibile effettuare un intervento meno demolitivo che riduce il
fabbisogno di terapia sostitutiva e si associa ad una minore insorgenza di complicanze metaboliche e
anatomiche.
Terapia radiometabolica
Il trattamento postchirurgico con iodio radioattivo è indicato in tutti i portatori di residuo tiroideo
post tiroidectomia totale (allo scopo di eliminare eventuali residui di tumore non asportati dal
chirurgo) e/o nei carcinomi papillari e follicolari più a rischio di metastasi. Il trattamento
radiometabolico per la sua specificità (raggiunge solo le cellule tiroidee che captano lo iodio) è
particolarmente efficace e viene utilizzato al posto della classica radioterapia.
Radioterapia
La radioterapia consiste nell’uso di radiazioni ad alta energia per distruggere le cellule tumorali,
danneggiando il meno possibile le cellule normali. Per i tumori della tiroide la radioterapia è
consigliata solo per i carcinomi midollari e anaplastici, che sono poco o per niente sensibili al
trattamento con iodio radioattivo. Tuttavia, in alcuni casi la radioterapia può essere combinata con la
terapia radiometabolica per aumentare le possibilità di guarigione.
Chemioterapia
La chemioterapia è limitata alle neoplasie avanzate ed aggressive (in particolare il carcinoma
anaplastico) ed a quelle che hanno già dato metastasi a distanza.
Ormonoterapia
Dopo l’intervento di tiroidectomia totale si somministrano in genere ormoni tiroidei in sostituzione di
quelli che la ghiandola non può più produrre.
Terapia a bersaglio molecolare
Nei pazienti con malattia metastatica non più responsivi alla terapia radiometabolica, è stato
recentemente introdotto l’impiego di nuovi farmaci a bersaglio molecolare. I farmaci ‘mirati’ sono
diretti contro bersagli specifici che possono essere presenti anche nelle cellule normali (ma
l’obiettivo è quello di individuare bersagli da cui dipende la crescita delle cellule tumorali).