La teoria del prezzo di mercato

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Prima edizione 2013
Compendio
di
Economia
Politica
Ebook University
www.ebookuni.blogspot.it
La teoria del prezzo
di mercato
1
Sezione 1
La teoria del prezzo
di mercato
Indice
1. La teoria del prezzo di mercato (domanda e offerta)
2. Curva di domanda
3. Curva di offerta
4. Applicazione della teoria di domanda e offerta a tutti
i mercati
5. L’economia dei paesi socialisti
La teoria del prezzo di mercato (domanda
e offerta)
Il metodo di studio utilizzato per analizzare la teoria del prezzo
di mercato, e di conseguenza i comportamenti della domanda e
dell’offerta, è quello dell’economista Alfred Marshall; tale metodo di studio si basa sul presupposto che nell’analisi di un mercato rimangano costanti tutte quelle variabili che stanno al di fuori
di quel mercato.
La teoria del prezzo di mercato determina il prezzo (P) e la
quantità (Q) di equilibrio di un mercato, a parità di tutte le altre
condizioni, tenendo ferme tutte quelle grandezze economiche
che non siano il P e la Q scambiata con riferimento a quel mercato.
La teoria del prezzo di mercato considera la domanda come una curva decrescente posta su un grafico
i cui valori sono il P e la Q;
la domanda di un certo bene è una funzione inversa
del P alla Q.
La Q domandata diminuisce all’aumentare del P, vi3
Il consumatore
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Sezione 1
Il vincolo di bilancio
Indice
1. Il vincolo di bilancio
2. Utilità marginale e curve d’indifferenza
3. Effetto prezzo
4. Il surplus del consumatore
Il vincolo di bilancio
Cominciamo dalla domanda nel mercato dei beni di consumo. La
teoria che spiega la domanda dei beni finali ma soprattutto il suo
andamento decrescente assume il nome di teoria del consumatore
razionale, cioè del consumatore che acquista nel mercato dei beni
seguendo un comportamento logico.
La prima condizione che il consumatore deve tenere ben presente è
la sua possibilità di spesa, la quantità di beni che andrà ad acquistare sul mercato non potrà mai superare in termini di spesa, il suo reddito monetario disponibile. Possiamo ipotizzare che per un consumatore medio valga sempre quest’uguaglianza: Spesa totale= reddito monetario disponibile.
La spesa totale è data dalla sommatoria di tutti i beni acquistati, del
prezzo per la quantità(P*Q). Per semplicità di ragionamento supponiamo che il paniere del
nostro consumatore razionale si riduca a soli due
beni (A e B); il reddito monetario disponibile =
PA*QA+PB*QB , quest’uguaglianza rappresenta il vincolo di bilancio
del consumatore. La retta esprime la possibilità
di spesa del consumatore
9
L’impresa
3
Sezione 1
Introduzione
Indice
1. Introduzione
Introduzione
Ritornando all’offerta, ricordiamo che essa ha un andamento crescente perché esprime una relazione diretta fra P e Q: all’aumentare
del P aumenta la quantità offerta dai venditori e viceversa. La curva
di offerta non può essere costruita in un modo univoco per tutti i
mercati perché i mercati dell’offerta dei beni di consumo possono
essere molto diversi fra di loro . Bisogna fare delle distinzioni ed analizzare tante curve di offerta quanti sono i tipi di mercato.
I diversi regimi di mercato, che si possono incontrare in un sistema
economico occidentale sono:
2. I costi di produzione dell’impresa
- Concorrenza perfetta
3. Il mercato in concorrenza perfetta
- Concorrenza monopolistica
4. I mercati non perfettamente concorrenziali
(monopolio e oligopolio)
- Oligopolio
- Monopolio
5. Efficienza nella produzione
6. Isoquanti di produzione e isocosti
7. Variazioni del salario e costruzione della domanda di
lavoro
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Il settore reale
4
Sezione 1
Il settore reale
Il settore reale è quel settore dell’economia in cui si formano le decisioni riguardanti il flusso di beni e servizi per un periodo di tempo.
Se indichiamo con Y la quantità totale di beni e servizi prodotti in
un’economia in un certo periodo e pertanto anche il suo reddito reale, e con E indichiamo la spesa totale desiderata per qualsiasi scopo
da tutti i gruppi appartenenti all’economia, la condizione di equilibrio nel settore reale si realizza solo quando Y=E. Se Y<E o Y>E , Y si
modificherà fin quando non si raggiungerà l’uguaglianza Y=E.
Y ha natura duale, e indica:
- sia la produzione, cioè la quantità di beni e servizi disponibili nell’economia in un certo periodo di tempo;
- sia il reddito reale di tutti gli individui e i gruppi che decidono la
spesa.
Vi è una relazione biunivoca tra la produzione e le spese desiderate.
In primo luogo se le spese desiderate non sono uguali alla produzione, la produzione cambierà; in secondo luogo, poiché una variazione nella produzione è anche una variazione nel reddito reale, tale
variazione implicherà una variazione nelle spese desiderate. La relazione tra le spese desiderate e la produzione, che deriva dalla condizione di equilibrio nel reddito reale, può essere illustrata algebricamente. Un aumento nella spesa fa aumentare la produzione; poiché
Y indica sia produzione che reddito, significa che l’aumento nella
produzione farà aumentare nuovamente la spesa per quella parte
dipendente dal reddito. Il processo andrà avanti fino a quando non
si ristabilisce l’equilibrio tra produzione, reddito e spese desiderate e
il moltiplicatore ci permette di calcolare di quanto aumenta il reddito e la produzione a seguito di un aumento nella spesa. Se suddividiamo le spese solo in base a due categorie C (consumo) e I (investimenti), ipotizzando che questi sono solo i due usi dei beni e servizi o consolidando tutte le spese in queste categorie abbiamo che le
spese desiderate sono uguali alle spese di consumo e investimenti.
Se definiamo il risparmio come la differenza tra il reddito reale totale e il consumo desiderato possiamo anche dire che l’equilibrio nel
settore reale si realizza quando il risparmio è uguale all’investimento.
Altre teorie fanno dipendere il consumo dal reddito di tutta la vita
dell’individuo, tali teorie si basano sul presupposto che durante l’età
lavorativa il reddito è maggiore del consumo e finanzia il consumo
sia della gioventù sia della vecchiaia quando il reddito è nullo.
La seconda categoria delle spese desiderate è l’investimento, che
consiste nelle spese e servizi non destinati a soddisfare i bisogni presenti ma ad incrementare il potenziale necessario per soddisfare bisogni futuri. C’è una relazione inversa tra investimenti e tasso d’in34
La moneta
5
Sezione 1
Definizione di
moneta
La moneta (M) ha molteplici funzioni, è:
- Unità di conto, perché è il metro di misura del valore dei beni;
- Riserva di valore, perché permette di conservare e trasferire la ricchezza nel tempo;
- Mezzo di pagamento, perché è utilizzata come mezzo di intermediazione negli scambi.
Indice
1. Definizione di Moneta
2. Il moltiplicatore monetario
3. Mercato della moneta e Investimenti
4. Politica monetaria espansiva e restrittiva
Da un punto di vista economico la M, svolge la funzione fondamentale di collegare l’intero circuito economico (essendo utilizzata in tutti i mercati) e di conseguenza è mezzo di trasmissione degli impulsi
di Politica Monetaria (PM); è proprio attraverso l’offerta di moneta
che la Banca Centrale (BC) attua le sue politiche monetarie espansive o restrittive. Un
modello di circuito monetario, con
il quale si trasmettono gli impulsi di
PM, è il seguente
(vedi grafico a lato).
La moneta è così
fondamentale in
economia politica,
che alcune scuole
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Il settore
dell’occupazione
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Sezione 1
La disoccupazione
A differenza del settore reale, dove la produzione si adegua alle spese, nel settore dell’occupazione, non si modifica la produzione se
non si modifica l’occupazione, che a sua volta dipende dal salario.
Il salario è dato dal rapporto: salario monetario/prezzo.
Il salario può essere: flessibile o fisso.
Quando si parla di salario ci si riferisce al mercato del lavoro, il quale
è costituito:
- Dalla domanda di lavoro, la quale è fatta dalla imprese, cioè da
chi ha bisogno della forza lavoro;
- Dall’offerta di lavoro, la quale è
fatta dalle persone in cerca di occupazione.
La curva di domanda di lavoro,
come tutte le curve di domanda,
ha un andamento decrescente e
mostra una relazione inversa tra il salario e la domanda di lavoro. Se
il salario aumenta la domanda di lavoro diminuisce e viceversa.
La curva di produzione (derivata
dalla curva di domanda) mostra che
ad un aumento del lavoro corrisponde un aumento di produzione in misura meno che proporzionale.
La curva di offerta del lavoro, come tutte le curve di offerta, è crescente e indica che la disponibilità
al lavoro cresce al crescere del salario, quindi chi è in cerca di occupazione riduce il tempo libero al crescere del salario.
Mettendo insieme la curva della domanda e dell’offerta di lavora otteniamo un equilibrio ad un salario
Wf e ad un’occupazione Lf.
Con salari fissi qualsiasi salario diverso da Wf implica un eccesso di
domanda o di offerta, che farà quin45
Il settore pubblico
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Sezione 1
La spesa pubblica G
e il moltiplicatore del
reddito
Indice
1. La spesa pubblica G e il moltiplicatore del reddito
2. Gli obiettivi macroeconomici e la politica fiscale
3. Il bilancio pubblico e la sua manovra
4. Reddito, occupazione e imposte
5. Il finanziamento della spesa
6. Il debito pubblico
Secondo Keynes l’intervento dello stato nel mercato deve avvenire
tramite manovre di spesa pubblica (G). Questo è chiaro se osserviamo il grafico e ricordiamo che la domanda aggregata è la somma di
C+I+G. L’introduzione delle
spese operate dalla pubblica
amministrazione comporta
un’elevazione della domanda
aggregata e quindi della produzione d’equilibrio.
La politica fiscale di spesa
pubblica è utile quando il governo intende far uscire il sistema economico da recessioni o da situazioni di sottoccupazione o di disoccupazione dei fattori produttivi (maggiormente i
lavoratori).
Quello che però è interessante notare è che l’aumento di produzione che consegue un incremento di spesa pubblica, è maggiore dell’iniziale aumento di G; questo perché l’aumento del reddito, conseguenza dell’incremento di G, comporta un aumento dei Consumi
(C), i quali hanno una relazione direttamente proporzionale con il
reddito. Ne consegue che l’effetto dell’aumento di G è maggiore della quantità di G aumentata, perché c’è anche l’effetto reddito sui consumi e quindi la domanda aggregata cresce sia per l’aumento di G
sia per l’aumento dei consumi. Questo processo di espansione del
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Il ruolo dello stato
nell’economia
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Sezione 1
Il ruolo dello stato
nell’economia
Indice
1. Il ruolo dello stato nell’economia
2. Il ruolo dello stato nell’economia classica
3. Il ruolo dello stato nell’economia neoclassica
4. Il ruolo dello stato nell’economia Keynesiana
5. Riflessioni finali
Il ruolo dello stato nell’economia era oggetto di dibattito ancora prima che l’economia si affermasse come scienza autonoma. Lo stato
ha poi assunto un peso sempre più crescente e determinante nell’economia di tutti i paesi.
Questo capitolo si propone di puntare l’attenzione sul ruolo che lo
stato ha o dovrebbe avere nell’economia in relazione alle teorie economiche così come esse vengono concepite dalle varie scuole di
pensiero; lo scopo principale di questa analisi è di evidenziare gli
aspetti che consentono d’interpretare adeguatamente le scuole di
pensiero classico, neoclassico, keynesiano e di collocare l’analisi marxista nel giusta contesto.
Di ogni singola scuola verrà messo in evidenza il contesto economico che ha permesso lo sviluppo delle teorie; questo, per approfondire e capire, attraverso le argomentazioni portate avanti dalle varie
teorie, il ruolo dello stato che esse sostengono.
Quando si parla di ruolo dello Stato nell’economia si fa riferimento
oltre che a misure poste in essere dai governi per regolare i meccanismi di mercato e correggerne le distorsioni, anche a quelle misure
poste in essere per far raggiungere a determinate variabili determinati valori.
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