Parrocchia d’artisti… Certe chiese sono molto ricche di arte. Grande patrimonio per generazioni passate, presenti e future, unite nell’ammirazione del bello, in un fantastico itinerario attraverso i secoli. La vera arte, quella impregnata della scintilla di Dio, tocca l'intimità del cuore ed eleva l'animo. Il mondo ha sempre avuto ed ha bisogno di bellezza, per innalzarsi e non cadere nell’indifferenza o nella disperazione. La bellezza, come la verità, mette la gioia nel cuore degli uomini ed è un frutto prezioso che resiste al logorio del tempo. La nostra tradizione più autentica insegna che il linguaggio della bellezza, soprattutto quando viene messo al servizio della fede, è capace di raggiungere il cuore degli uomini e di far vivere, dal di dentro, il Divino che si osa rappresentare nelle immagini. La nostra chiesa parrocchiale, purtroppo, è assai povera di arte pittorica. Un solo quadro di enormi proporzioni campeggia in una parete. È una pala dipinta a tempera, raffigurante una Madonna con abiti fortemente rigonfi per il vento gagliardo che la investe nel Cenacolo. È contornata dalle lingue di fuoco che rappresentano la discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste, giorno di nascita della Chiesa. Maria sta al centro e, come in una nuova ideale Betlemme, di quella Chiesa di Cristo suo Figlio Lei diviene Madre. L’autore dell’opera è Lorenzo Ceregato, pittore vivente, noto, fra l’altro, per numerosi quadri di soggetto religioso disseminati in varie città italiane. Una sola pittura. Eppure, ad ironia del caso, le vie del territorio parrocchiale, per larga maggioranza, sono dedicate ad artisti: un grande maestro della scultura e ben quindici pittori! I loro nomi si stemperano nel corso di un millennio, evocando sovrabbondanza di vicende personali, epoche e stili diversi, ma in continuità fra tradizione e innovazione, sempre alla ricerca della dignità e dei valori dello spirito. Accanto a nomi che si stagliano sublimi e che mai subiranno le leggi del tempo, ve ne sono anche di poco conosciuti, forse mercenari che lavoravano per la paga e pochi onori. Personaggi che, comunque, fra i piaceri e le amarezze del successo o dell’insuccesso, hanno tenuto viva la fiamma all’interno di se stessi e, col turbine delle loro idee, anche loro hanno alimentato l’arte pittorica. Oggi, noi possiamo godere le delizie e le fatiche dei loro studi ed avvertire nel profondo dell’animo un risveglio di energia vitale. Chi sono questi sedici artisti il cui nome indirizza le nostre strade? Vale la pena elencarli, in ordine di nascita, senza alcuna pretesa di farne biografie. ● Il grandissimo personaggio della scultura, importante maestro dell’arte romanica, è Wiligelmo, vissuto fra l’XI e il XII secolo. Originario del comasco, ottimo conoscitore della precedente arte paleocristiana e bizantina, ha lasciato, particolarmente nel duomo di Modena e nei territori della contessa Matilde di Canossa, scene sulla storia della salvezza, che con vivo senso della narrazione esprimono l’opera dell'amore di Dio e il cammino del-l'uomo dal peccato alla Redenzione, in un omogeneo programma di fede e di vita cristiana. Wiligelmo – Creazione di Adamo e Eva ● I quindici pittori, cui sono intitolate le strade, incominciano da Duccio di Buoninsegna (1255-1318), noto come il capostipite della scuola pittorica senese. Basterebbe la parola “Maestà” per inchinarsi estasiati davanti a questo suo straordinario capolavoro. Duccio, allievo del Cimabue, seppe lentamente superare il linguaggio bizantino, forgiando, nella raffinata civiltà del gotico, criteri propri più moderni, teneri, dolci, eleganti. ● Pietro Lorenzetti (1280 circa-1348). Anche lui è annoverato fra i maestri della scuola senese. Anche lui, pur attingendo da Giotto e da Duccio, seppe formarsi un pro-prio stile fatto di accesa potenza e passione. ● Fratello minore di Pietro è Ambrogio Lorenzetti (1290-1348). Di lui si ricorda soprattutto il capolavoro “Allegoria del Buono e Cattivo Governo”, conservato nel Palazzo Pubblico di Siena, dove una delle più belle vedute della città del Trecento fa da sfondo all’aggraziata danza delle fanciulle sulla piazza del mercato. La cultura e l’arte figurativa italiana subirono un grave colpo con la precoce morte di entrambi i fratelli Lorenzetti, vittime quasi certamente della terribile peste che falcidiò l’Europa in quegli anni. ● Vitale da Bologna (1309-1361) è un rappresentante di valore della scuola emiliana trecentesca e particolarmente dell'ambiente colto ed internazionale dell’univer-sità bolognese. Lasciò importanti cicli di affreschi. Il suo capolavoro è considerato “San Giorgio e il drago” (1330), dove una torsione forzata del cavallo bianco montato dal santo dona alla composizione grande movimento e dinamicità. L’opera è conservata alla Pinacoteca Nazionale di Bologna. ● Non molte sono le notizie su Ercole de' Roberti (1451-1496). Insieme a Francesco Cossa e a Cosmè Tura fu un pittore ferrarese del primo Rinascimento. Decorò “l’Allegoria del mese di Settembre” nel Palazzo Schifanoia di Ferrara. ● Bartolomeo Ramenghi (1484-1542) nacque a Bagnacavallo, ma a vent’anni si trasferì a Bologna, alla scuola di Francesco Francia e Lorenzo Costa. Collaborò poi con Amico Aspertini negli affreschi dell'Oratorio di Santa Cecilia. Nella sua fase artistica più matura fu un discreto imitatore di Raffaello. ● Nicolò dell'Abate (1509-1571) fu un pittore modenese specializzato nelle decorazioni di carattere profano presso le varie corti europee. Morì a Fontainebleau. ● Pittore bolognese di stile manierista fu Prospero Fontana (1512-1597). Dopo essere stato praticante presso vari artisti, aprì a Bologna una scuola che ebbe un ruolo notevole nella maturazione della pittura emiliana, nella seconda metà del XVI secolo. Infatti, fra gli allievi vi furono i cugini Carracci, che surclassarono il loro maestro. ● Fra i manieristi va ricordato anche Lorenzo Sabatini (1530-1577), pittore bolognese, seguace del Parmigianino e del Vasari. Oltre a lavorare nella propria città, operò alla corte dei Medici a Firenze e presso i papi in Vaticano. ● Una delle vie più recenti del nostro territorio è stata dedicata al domenicano Egnazio Danti (1536-1586), al secolo Pellegrino Rainaldi Danti, il quale, grazie agli insegnamenti del padre fu anche pittore e architetto, ma dopo lo studio della filosofia e della teologia, preferì dedicare le sue ricerche alla matematica, all’astronomia e alla cartografia. Fu anche nominato Vescovo. ● Contemporaneo dei Carracci è il bolognese Bartolomeo Cesi (1556-1629), che orientò la sua opera soprattutto verso la pittura devozionale del periodo della Controriforma, per chiese, conventi e particolarmente per San Girolamo della Certosa. ● Il veneziano Giovanni Antonio Canal è più conosciuto come il Canaletto (1697-1768). Iniziò come scenografo, poi creò paesaggi di fantasia con rovine classiche. Diventò un bravissimo vedutista, con grande attenzione alla natura e all’architettura, continuando così a dimostrare il suo gusto per la scenografia. Famosissime sono le sue vedute veneziane sul Canal Grande e della zona lagunare del Brenta. Poi viaggiò molto. Risiedette a Londra per una decina di anni, ritraendo in particolare scene sulle rive del Tamigi. Fu anche a Varsavia e i suoi quadri che ritraggono la piazza del Mercato nella Città Vecchia, due secoli più tardi furono utilissimi per la ricostruzione delle case – in quello stile, con quei colori – dopo la follia della Seconda guerra mondiale, che le aveva rase al suolo. ● Petronio Fancelli (1734-1800), bolognese, fu disegnatore, pittore e soprattutto decoratore. Suoi sono il soffitto della Galleria degli Stucchi di Palazzo GnudiScagliarini e vari ambienti del Palazzo Poggi. Fu superato nel mestiere dal figlio e allievo Giuseppe, ma la strada è intitolata a lui. ● Bolognese, famoso nella sua città e in tutta l’EmiliaRomagna per aver dipinto pale d’altare e decorato intere chiese, è Alessandro Guardassoni (1819-1888). Sono decine gli edifici religiosi che vantano sue opere, spesso ispirate a Guido Reni, che Alessandro aveva profondamente studiato. Ricevette molti premi, venne nominato Professore onorario dell’Accademia Felsinea e lasciò un interessante saggio dal titolo “Della pittura, della stereoscopia e di alcuni precetti di Leonardo da Vinci”. ● Francesco Paolo Michetti (1851-1929), pittore abruzzese, lavorò particolarmente nella sua terra, per ritrarne la natura ancora incontaminata. Fu anche appassionato fotografo per studio e per interventi grafici. Per concludere, una piccola aggiunta. La lunga strada che separa il territorio parrocchiale dal confinante Comune di Casalecchio è intitolata, nei due tratti, al pittore bolognese Simone dei Crocifissi (1330-1399) e al Caravaggio (1571-1610), uno dei più celebrati artisti mondiali. Giugno 2009