Baobab. Il grande albero farmacista

Foto di Hans Hillewaert
MONOGRAFIA
BAOBAB
IL GRANDE ALBERO FARMACISTA
Inconfondibile per la sua maestosità, il Baobab è un’importante risorsa economica e fonte di nutrimento e di medicamenti per diverse popolazioni africane; negli ultimi anni il frutto e altre parti della
pianta sono oggetto di diversi studi tesi a riconoscerne le proprietà nutrizionali e biologiche, con uno
sguardo al possibile utilizzo in fitocosmesi, che si concretizza nel lavoro presentato in questo articolo.
* Luigi D’Orsi
* Silvia Vertuani
* Stefano Manfredini
I
l Baobab è una pianta appartenente alla piccola famiglia
pantropicale delle Bombacaceae (famiglia che secondo la nuova classificazione botanica APG
III è stata soppressa e rientra in
quella delle Malvaceae, sottofamiglia Bombacoideae) e comprende
otto specie appartenenti al genere
Adansonia. Cresce spontaneamente in Africa, Australia e Madagascar, ma nel tempo è stato ampiamente disseminato dall’uomo
anche in altri Paesi. In Africa si
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trova nelle regioni più aride fino
al limitare delle foreste, dalle regioni sud sahariane al Sud Africa.
Il Baobab africano (Adansonia
digitata L.) è un albero facilmente identificabile per il suo enorme
tronco e il caratteristico aspetto.
Viene chiamato “upside down
tree” a causa dei suoi rami tozzi,
i quali durante la stagione secca
possono rimanere per mesi senza
foglie e sembrano le radici di un
albero capovolto “sottosopra” e
reimpiantato nel terreno. La denominazione botanica Adansonia digitata deve il suo nome allo
studioso francese Michael Adanson, che nel XVIII secolo fornì per
primo una descrizione dettagliata
della pianta, e alla tipica forma
‘digitata’ delle foglie.
Il nome Baobab deriverebbe
secondo alcune fonti dal senegalese “albero di mille anni”,
mentre secondo altre dall’arabo
“bu- hibab” (il frutto dai molteplici semi).
La notorietà di questa pianta è
sicuramente legata alle sue considerevoli dimensioni e alla sua longevità. Può raggiungere facilmente i 10 metri di diametro e i 20
metri di altezza, la maggior parte
dei Baobab vive fino a 500 anni,
anche se in alcune parti dell’Africa sono stati descritti esemplari
risalenti a 5.000 anni fa. La sua
imponente maestosità, che sembra quasi unire il cielo alla terra,
e la sacralità che trasfonde, lo
connotano come l’emblema millenario dell’Africa, tanto da essere
designato dalle popolazioni locali come ‘albero magico’ o ‘albero
della vita’.
Cenni storici
I frutti del Baobab erano probabilmente noti agli antichi Egizi,
sebbene l’albero non fosse nativo dell’Egitto furono rinvenuti in
alcune tombe. Ci sono iscrizioni
trovate vicino ad Aswan di un
capo carovana chiamato Harkhuf,
datate 2500 a.C., che descrivono
la presenza del frutto del Baobab
nei pressi del fiume Nilo e in territori adiacenti al Mar Rosso, oltre
che in alcune zone del Sudan. Si
pensa che fosse utilizzato per la
sua attività febbrifuga e che giungesse in Egitto proprio dal Sudan,
attraverso il fiume Nilo.
Nel 1445 i navigatori portoghesi
condotti da Gomez Pires accostarono all’isola di Gorea in Guinea
e il cronista Gomez Eneas de Zurara riportò la descrizione dell’albero in “Cronica dos feitos de
Guinè”, Lisboa 1453. Nel 1592,
l’erborista e fisico veneziano Prospero Alpino scrisse nel “De plantis Aegyptic liber” di un frutto
trovato ai mercati veneziani proveniente dal Cairo, chiamato bu
hubab (dall’arabo, frutto dai numerosi semi), da qui poi il nome
europeo di Baobab.
I viaggiatori portoghesi lo chiamavano ‘cabacevre’, i francesi
‘cabalassier’. Charles de Linnè insieme al suo insegnante Bernard
de Jussieu, del museo di Parigi,
classificò l’albero come Adansonia digitata L., dopo aver letto le
pubblicazioni del 1757 di Michael
Adanson risultanti dall’esplorazione del Senegal.
Classificazione
e descrizione botanica
Ordine: Colonnifere. Famiglia:
Bombacaceae (Cronquist) – Mal-
vaceae (APG III). Genere: Adansonia
Specie: Adansonia digitata L.
Come sopraccitato, esistono diverse specie del genere Adansonia, presenti in differenti zone :
- Adansonia digitata – Baobab
africano (Africa, diverse localizzazioni)
- Adansonia grandidieri – (Madagascar)
- Adansonia gregorii (sin. A.
gibbosa) – Baobab australiano
(Nord-Ovest Australia)
- Adansonia madagascariensis
- Baobab del Madagascar (Madagascar)
- Adansonia perrieri – Baobab di
Perrier (Madagascar)
- Adansonia rubrostipa (sin. A.
fony) - (Madagascar)
- Adansonia suarezensis – (Madagascar)
- Adansonia za – (Madagascar)
Adansonia digitata è un grande
albero deciduo, alto fino a 20-25
metri, con tronco ingrossato, più
o meno fibroso, con l’interno spugnoso.
Il tronco può essere conico, cilindrico oppure corto e tozzo, fino a
raggiungere i 10 metri di diametro.
La corteccia si presenta liscia, di
colore grigio-argenteo, con variazioni dal marrone fino al porpora
e il suo spessore può raggiungere
i 10 cm. Anche se danneggiata
gravemente, la corteccia è capace
di rigenerarsi, permettendo così
la sopravvivenza della pianta. La
presenza di tessuti parenchimatosi atti all’accumulo di liquidi,
permette di incamerare grossi
quantitativi d’acqua durante la
stagione delle piogge e di conservarla per tutta la stagione secca,
divenendo così una riserva idrica
molto importante sia per le popolazioni che per gli animali che
vivono nei dintorni. Per questo
motivo è detto anche “albero bottiglia” e può arrivare a immagazzinare fino a 12.000 litri d’acqua1.
I rami formano una larga corona e tendono ad assottigliarsi
all’estremità, quelli giovani sono
tomentosi e raramente glabri. I
rami primari si possono sviluppare lungo tutto il tronco oppure
solo all’apice. Negli alberi giovani
i rami sono eretti, con l’età, dopo
i 30-40 anni, si allargano e si abbassano.
Le foglie sono semplici o digitate
(5-9), alternate alla fine dei rami
o su piccoli speroni del tronco. Le
piante giovani hanno usualmente
solo foglie semplici e sono presenti stipole (due appendici alla base
delle foglie) che cadono presto.
Le piante adulte iniziano ogni stagione producendo foglie semplici
che progressivamente si trasformano, da adulte in 5-7-9 foglie
di circa 20 cm di diametro, lunghezza 5-15 cm e larghezza 1.57 cm. Sono presenti anche 12-18
nervature laterali e una rete molto sottile di nervature secondarie
translucide.
I fiori sono bianchi, grandi, penduli, solitari o appaiati, all’estremità di un peduncolo tomentoso,
posto all’ascella delle foglie. Presentano una corolla larga 15-20
cm, formata da 5 petali sovrapposti in senso orario o antiorario,
anche sulla stessa pianta, che si
curvano su se stessi verso l’alto.
Gli stami sono bianchi e numerosissimi: 720-1600 e vengono
oltrepassati da un pistillo lungo
e ricurvo. Il calice, che ricopre
la base della corolla, è di forma
conica. I fiori compaiono dopo le
prime piogge, insieme alle prime
foglie2; i boccioli iniziano a dischiudersi nel primo pomeriggio,
per giungere alla massima apertura notturna e appassire poi nel
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MONOGRAFIA
pomeriggio successivo (il ciclo di
vita non supera le 24 ore).
L’impollinazione avviene quindi
di notte, a opera di farfalle notturne e di pipistrelli attratti dall’odore emanato dai fiori, da scimmie
e probabilmente anche dal vento.
Il frutto misura circa 15-35 cm di
lunghezza e 8-15 cm di larghezza,
la forma varia a seconda della collocazione geografica della pianta e
può essere ovoidale, globoso- cilindrica o irregolare. Esso è costituito da una parte esterna (epicarpo) legnosa, molto resistente, di
color verde bronzeo alla maturità,
coperta da una peluria giallo-marrone e da una parte interna (endocarpo), che costituisce la polpa
del frutto. I frutti detti “pain de
singe”, contengono numerosissimi semi di color bruno-nerastro,
di forma reniforme schiacciata sui
lati, immersi in una polpa biancastra con fibre rossastre3. Esistono
diverse osservazioni riguardanti il
ciclo biologico del Baobab, nelle
diverse parti dell’Africa. In Africa
orientale la fioritura e la fruttificazione iniziano verso gli 8-10 anni
d’età, in Sud Africa questo periodo sembra inizi verso i 16-17 anni
di vita della pianta, mentre nello
Zimbawe intorno ai 22-23 anni.
Distribuzione geografica
Il Baobab cresce prevalentemente in regioni aride che presentano
terreni calcarei, leggeri e sabbiosi,
con una pluviometria annuale di
circa 200-800 mm, estendendosi
dove si arrivi fino a 1.400 mm di
piogge annue e a un’altitudine fra
300-500 metri s.l.m.
L’Africa tropicale rappresenta
quindi la zona ideale per la conservazione e distribuzione del Baobab; si trova in molti Paesi a sud
del Sahara, mentre la sua presenza vicino alle coste sembra legata
all’occupazione dei territori da
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parte dell’uomo, che lo ha propagato disperdendone i semi dopo
averne consumato il frutto.
Al di fuori dell’Africa la pianta è
presente in Arabia, nel nord dello
Yemen, in Oman, India, Australia
e America centro-meridionale. Bisogna comunque ricordare che la
distribuzione del Baobab è dovuta
in molti Paesi alla mano dell’uomo e in particolare a mercanti e
viaggiatori portoghesi, arabi, francesi, che ne esportavano i frutti.
La diffusione del Baobab in stati
quali Giava, Malaysia, Mauritius,
Filippine, Hawaii e Nuova Zelanda è legata invece alla sua introduzione quale pianta a scopo ornamentale.
Importanza economica
e culturale
Il Baobab rappresenta per le popolazioni locali una fonte economica molto preziosa, per il legno
e tutti i suoi derivati, ma la sua
importanza è legata soprattutto all’impiego di varie parti della
pianta dal punto di vista terapeutico e nutrizionale. Le numerose
citazioni presenti nelle farmacopee africane gli sono valse la denominazione di chemist tree o
‘albero farmacista’1,4.
Analizzeremo più specificatamente l’utilizzo delle varie parti della
pianta in modo da comprendere
meglio quanto il Baobab giochi un
ruolo essenziale nella vita di molti Paesi africani.
Radici: in Africa occidentale vengono cotte e poi mangiate, soprattutto nei periodi di carestia. In
Sierra Leone si crede che bevendo
un decotto di radice, si diventi più
forti e si riesca a potenziare l’attività sessuale. La polvere di radice
secca, preparata come una crema,
può essere adoperata come tonico dai pazienti affetti da malaria.
Nell’Africa orientale dalle radici si
ottiene una tinta rossa. In Zambia
l’infuso di radici è utilizzato nel
bagno dei bambini, per rendere
la pelle levigata e morbida. Infine
le fibre della corteccia delle radici sono utilizzate per fabbricare
reti da pesca, calze, stuoie e altri
utensili.
Tronco: i tronchi cavi di alberi
vivi sono impiegati come serbatoi d’acqua. Un grande albero,
come già sopraccitato, può contenere fino a 12.000 litri d’acqua.
Nell’Africa occidentale il tronco
cavo può essere utilizzato come
tomba, prigione, stalla o magazzino. In Zimbabwe la cavità di un
albero è stata usata perfino come
sala d’attesa per i bus, in grado di
ospitare fino a 30-40 persone.
Corteccia: le fibre della corteccia
solitamente vengono strappate
dagli strati più bassi del tronco
ma, nonostante questa tecnica
cruenta sia fatale per molti alberi,
il Baobab riesce a sopravvivere in
quanto è in grado di rigenerarle.
Le fibre sono molto resistenti,
durevoli e vengono usate per produrre funi, cordame, redini, corde
per strumenti musicali, cestini,
reti, filo da pesca, fibre per tessuti. In Senegal le fibre vengono
tessute per formare cappelli idrorepellenti che, se necessario, possono essere adoperati come contenitori per l’acqua. La corteccia
seccata veniva esportata in Europa per la costruzione di scatole di
carta e fin dal 1848 era importata
con il nome di ‘cortex cael cedra’
per essere adoperata come febbrifugo e/o come sostituto della
corteccia di china. La corteccia
è attualmente molto utilizzata in
Nigeria proprio come trattamento
per la febbre; si utilizzano decotti
di scorza, bollita per un giorno (il
decotto produrrebbe sul sistema
cardiocircolatorio un effetto bradicardizzante, seguito da tachi-
Tabelle 1a e 1b. Composizione quali/quantitativa di foglie di Baobab essiccate e triturate
Tabella 1a (nutrienti)
Autore
cardia)3. La scorza delle radici è
inoltre molto ricca di mucillagini
e per questo motivo viene impiegata come lenitivo per combattere le infiammazioni del tubo digerente. Se tagliata, dalla corteccia
fuoriesce una gomma bianca semifluida, inodore, insapore, acida
e insolubile, utilizzata per pulire
piaghe e ulcere. La cenere della
corteccia e dei frutti, bolliti in
olio, viene usata come sapone.
Legno: il legno è leggero e spugnoso, facilmente attaccabile dai
funghi; se lasciato in acqua per
due mesi si disintegra, lasciando
delle fibre che possono essere usate per imballaggio. Il legno non si
taglia facilmente, la forza del taglio viene assorbita dall’elasticità
delle cellule del parenchima. Non
è perciò adatto per fare tavole e
il carbone che si ottiene, inoltre,
non è di buona qualità. Il legno
può essere usato solo per costruire canoe leggere, piatti, vassoi,
galleggianti per reti da pesca.
Foglie: le foglie, specialmente quelle giovani, sono popolari
come gli spinaci e vengono consumate crude o bollite; a volte vengono anche seccate, polverizzate
e poi aggiunte a zuppe e/o salse.
Le foglie sono utilizzate nella medicina tradizionale come diaforetiche, espettoranti, astringenti,
per controllare l’eccessiva sudorazione; hanno inoltre proprietà
ipotensive e antiasmatiche. Sono
anche utilizzate per malattie delle vie urinarie, diarrea, infiammazioni, punture d’insetti e nel
trattamento per l’espulsione del
‘verme della Guinea’.
Dagli studi effettuati dai vari autori, riportati in tabella 1a e 1b, si
evince che le foglie di Adansonia
digitata sono ricche di glucidi,
protidi e alcune vitamine, mentre è scarso il contenuto lipidico.
Acqua Protidi Lipidi Glucidi Ceneri Cellulose
Pales (L.)
14.6
10.5
5.3
13.75
12.2
11.3
Toury and coll. (1)
11.5
13.1
2.3
-
8.8
-
Lunven (P.) et coll.
11.5
11.35
-
14.75
8.5
18.3
Toury and coll. (2)
11.7
13.1
2.28
53.5
9
10.4
Toury and coll. (3)
12
12.5
2.89
-
9.62
10
8.20
13.2
-
-
11.7
11.5
13.35
10.3
3.55
-
10.8
10.2
Dako
Busson (F.)
Tutti i dati sono espressi in g/100 g di foglia essiccata
Tabella 1b (minerali e vitamine)
Autore
Pales (L.)
Calcio Fosforo Potassio Magnesio Ferro Vit A Vit B1 Vit B2 Vit PP
64
N/C
N/C
49
N/C
N/C
N/C
N/C
Toury and coll. (1) 1930
1160
276
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
Lunven (P.) et
2500
266
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
Toury and coll. (2) 2260
266
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
Toury and coll. (3) 2266
261
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
Dako
3080
260
1640
450
N/C
N/C
N/C
N/C
N/C
Busson (F.)
2081
295
N/C
N/C
15
0.13
N/C
0.82
4.4
Tutti i dati sono espressi in mg/100 g di foglia essiccata; da "Dosage de calcium dans les feuilles".
Inoltre costituiscono un’eccellente fonte di calcio, potassio, fosforo, magnesio e ferro. Riguardo al
calcio si deve dire che studi chimici effettuati sulle diverse parti
della pianta, hanno permesso di
confermare l’estrema ricchezza di
questo minerale (da 1160 a 3080
mg/100 g) nelle foglie essiccate e
polverizzate4.
Le foglie contengono anche un
discreto quantitativo di provitamina A (calcolata come retinolo
equivalente) che varia a seconda
del tipo di essiccazione effettuata;
si precisa che se questa avviene
al sole, vi è una perdita che porta quasi al dimezzamento del suo
contenuto. Comunque si è visto
che, indipendentemente dall’età
della pianta, le foglie giovani e
piccole contengono maggiori livelli di provitamina A rispetto a
quelle vecchie e grosse5.
Semi: i semi sono ricchi di proteine (31-37 g/100 g) e di vitamina B1 (1800 mg/100 g) e possono
essere consumati freschi o secchi,
bolliti, macinati, torrefatti come
succedanei del caffè. Questi hanno un valore nutritivo simile ad
alcune leguminose locali e sono
raccomandati per l’alimentazione
come scorta per la stagione secca,
quando il raccolto è povero. Dai
semi, per distillazione, si ottiene
un olio, usato in Senegal per importanti occasioni. I semi arrostiti
e frantumati sono applicati come
pasta, per combattere le affezioni
dentali e/o gengivali.
Frutto: il guscio del frutto può
essere utilizzato come contenitore, scatola o come galleggiante
per la pesca. La cenere, ricca di
potassio, come quella della corteccia può essere usata per fare il
sapone. Il decotto preparato con
le fibre rosse che rivestono internamente il guscio, viene somministrato nel trattamento dell’amenorrea.
Polpa: la polpa si trova sotto forma di polvere e proviene dalla
macerazione diretta del frutto.
La polvere può essere assunta tal
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per lenire gli arrossamenti oculari. La polpa inoltre viene bruciata
per affumicare il pesce e il fumo
acre che si genera dalla combustione, serve anche per tener lontano gli insetti indesiderati. Sia la
polpa, che i semi, che la corteccia,
sembra contengano un antidoto
contro il veleno dello strofanto.
Tabella 2
quale oppure dispersa nell’acqua
per preparare una bevanda impiegata come alternativa al latte,
come fonte di calcio durante la
gravidanza e, in alcuni casi, per
l’allattamento dei neonati. La polvere può essere dispersa anche direttamente nel latte o nei succhi
di frutta. In alcune regioni questa
sospensione viene talvolta miscelata a un tipo di birra, prodotta
con il sorgo fermentato, denominata “mèrissa”, per la preparazione di una bevanda dalle notevoli
proprietà dissetanti.
Si impiega anche al posto del
cremor tartaro (tartrato acido di
potassio o bitartrato di potassio),
per la preparazione della pasta di
pane, grazie al suo elevato contenuto in acido tartarico e potassio
bitartrato3. Il caratteristico sapore acidulo della polpa (pH = 3,3)
è dovuto proprio alla presenza di
acidi organici, quali l’acido ascorbico, citrico, tartarico, malico,
ossalico e succinico3,6,7. Sempre la
polvere, disciolta in acqua, viene
usata sottoforma di cataplasmi
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La tabella 2 mette in evidenza che
in 100 g di polpa di baobab sono
presenti il 78% di glucidi totali, il
5,3% di protidi e un bassissimo
contenuto di lipidi. Il frutto del
baobab è noto per il suo elevato
contenuto di vitamina C, come si
evince dalla tabella, che può raggiungere e superare i 300 mg/100
g di polpa8 (quantitativo 4 volte
superiore a quello contenuto in
un kiwi e ben 6 volte superiore a
quello contenuto in un’arancia).
Il frutto contiene inoltre quantità apprezzabili di altre vitamine
essenziali come la vitamina B2,
indispensabile per uno sviluppo ottimale dell’organismo e per
mantenere l’integrità cellulare di
nervi, cute ed epiteli oculari, e
la vitamina PP, importante per la
regolazione di molteplici funzioni metaboliche. Inoltre il frutto
contribuisce all’apporto di alcuni
minerali importanti quali calcio
(fino a 300 mg/100 g di polpa),
potassio e fosforo. Notevole è anche il quantitativo di fibra (50%
solubile/50% insolubile) che, in
alcuni casi, può arrivare fino a
50 g/100 g di prodotto9. Le fibre
insolubili non vengono assimilate
dall’intestino e aumentano il transito intestinale grazie alla loro
capacità di aumentare la massa
fecale e stimolare la peristalsi;
vengono principalmente impiegate per combattere la stitichezza e
indurre un senso di sazietà, che
può risultare utile in un regime di
dieta ipocalorica10.
Proprietà nutraceutiche
e farmacologiche
Proprietà
antinfiammatorie,
analgesiche e antipiretiche
Sono stati effettuati studi in vivo
allo scopo di analizzare l’attività
biologica dell’estratto acquoso
liofilizzato della polpa del frutto
di Adansonia digitata. Gli studi
condotti su ratti hanno evidenziato che dosaggi compresi tra i 400
e gli 800 mg/kg, determinano un
marcato effetto antinfiammatorio
e sono in grado di ridurre un’infiammazione indotta con formalina. L’effetto è paragonabile a quello esplicato dall’impiego di una
dose pari a 15 mg/kg di fenilbutazone, utilizzato come standard.
Questa attività si può imputare
alla presenza nell’estratto acquoso di steroli, saponine e triterpeni11. La somministrazione a topi
di 800 mg/kg di estratto ha inoltre
evidenziato la comparsa di un’attività analgesica e antipiretica
comparabile all’utilizzo di 50 mg/
kg di acido acetilsalicilico per via
orale. Questi risultati giustificano
il largo impiego di questa pianta
nella medicina popolare come antipiretico e febbrifugo.
Proprietà antidiarroiche
La particolarità della polpa del
frutto di Adansonia digitata è
quella di essere un efficace antidiarroico che, se utilizzato in
maniera opportuna, è in grado
di contrastare questo disturbo
presente in maniera rilevante nei
paesi africani. Fopa nel 1994 ha
condotto diversi studi sperimentali in vivo, dimostrando che la
somministazione orale dell’estratto della polpa del frutto possiede
un’attività sull’intestino del ratto
che provoca un rallentamento del
transito intestinale dell’alimento. I costituenti importanti per
questa attività sembrano essere i
tannini (astringenti, inibiscono la
secrezione osmotica), le mucillagini (adsorbenti, contribuiscono
ad eliminare gas e tossine), la
cellulosa e l’acido citrico12. Un’ulteriore modalità con cui la polpa del frutto viene impiegata nel
trattamento della diarrea e della
dissenteria è attraverso la preparazione di decotti o di sospensioni nel latte, sempre da assumere
per via orale. Inoltre, la polpa del
frutto, grazie all’elevato contenuto di fibre (solubili e insolubili),
sembra dimostrare interessanti
proprietà, almeno in vitro, sulla
stimolazione della crescita di colture batteriche appartenenti alla
microflora intestinale. Altri studi
hanno evidenziato che la frazione
idrosolubile della polpa possiede
effetti stimolanti sulla crescita
di lattobacilli e bifidobatteri. Infatti, è noto che alcune fibre solubili hanno anche la funzione di
prebiotici, ovvero di ingredienti
alimentari non digeribili che, a
livello dell’intestino, stimolano
selettivamente la crescita e/o l’attività metabolica di un numero
limitato di gruppi microbici, importanti per il mantenimento di
diverse funzioni dell’organismo
umano13.
L’attività prebiotica funzionale
dei batteri determina:
a) miglioramento dell’equilibrio
della microflora intestinale;
b) miglioramento della digestione
del lattosio;
c) prevenzione delle diarree;
d) attività immunostimolante.
Attività antiossidante
Recenti studi hanno evidenziato
la spiccata attività antiossidante,
sia idrosolubile che liposolubile,
dell’intera pianta (in particolare
polpa del frutto, fibre rosse, foglie), prevenendo e combattendo
la formazione dei radicali liberi.
Attività antiparassitaria,
antimicotica, antivirale
e antimicrobica
In alcune zone della Nigeria il verme della Guinea, Dracunculus
medinensis, è iperendemico; studi compiuti nel campo della medicina umana hanno dimostrato che
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MONOGRAFIA
i pazienti trattati con Adansonia
digitata applicata per uso topico,
percepivano sollievo al dolore e il
processo di espulsione del parassita assieme alla cicatrizzazione
della piaga, risultava accelerato.
In uno studio compiuto sull’attività antimicotica di alcuni estratti
di piante medicinali è stato evidenziato che l’estratto metanolico dei fiori di Adansonia digitata
presenta attività antifungina verso Microsporum canis, Epidermophiton floccosum e Tricophiton rubrum. Infine, studi in vitro,
hanno dimostrato che l’estratto
metanolico della corteccia delle
radici e delle foglie presenta attività antivirale (Herpes simplex 1
e 2, Sindibis virus, Poliovirus di
tipo 1) e antimicrobica (Streptococcus pyogenes, Staphylococcus
aureus, Pseudomonas aeruginosa, Escherichia coli, Klebsiella
pneumoniae, Bacillus cereus e
Candida albicans)14,15,16,17.
Effetti sul sistema cardiocircolatorio
In Nigeria la corteccia del tronco è considerata benefica come
“tonico cardiaco” con proprietà
diuretiche. Studi chimici hanno
evidenziato la presenza nella corteccia di un glucoside flavonoide,
la Quercitina-7-D-xilopranoside.
Esperimenti effettuati in vitro
hanno dimostrato che l’estratto
etanolico di corteccia produce
un effettto inotropo positivo, su
preparazioni di muscolo atriale di
ratto. Altri studi condotti sull’estratto delle foglie hanno invece
dimostrato un effetto bradicardico e ipotensivo su cani anestetizzati18.
Le mucillagini
Le mucillagini19,20,21,22,23 sono costituite da polisaccaridi complessi
ad elevato peso molecolare, non
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ancora definiti del tutto chimicamente, elaborati fisiologicamente
per trasformazione dell’amido endocellulare e della cellulosa della
membrana cellulare, quindi depositati su quest’ultima e non riversati all’esterno. Dal punto di vista
chimico sono costituite da catene
di glucidi (galattosio, mannosio, arabinosio, xilosio, ecc.) e
di acidi poliuronici (prevalentemente acido galatturonico) i
cui carbossili sono salificati da
potassio, calcio e magnesio. Le
loro molecole sono molto idrofile e in grado di intrappolare
acqua (e altre molecole) nella
propria matrice a lattice, per
formare un gel. Di conseguenza,
quando una mucillagine viene
mescolata con acqua, si gonfia
fino a svariate volte il proprio
volume originario. I legami tra
i saccaridi sono in configurazione, per cui non degradabili
dagli enzimi digestivi umani. Le
mucillagini pure, cioè estratte
dai vegetali che le producono,
sono sostanze che si presentano
come masse biancastre, amorfe, che a contatto con l’acqua
(di cui sono avidissime) danno
soluzioni colloidali, viscose ma
non adesive.
Tali soluzioni prendono origine
dalla trasformazione (gelificazione), in situ, dei costituenti
della parete cellulare a seguito
di una ipersecrezione di composti pectici. A seconda della loro
localizzazione possiamo distinguerle in mucillagini intracellulari, intercellulari e superficiali.
a) Le mucillagini intracellulari, le più importanti del gruppo, sono quelle presenti nelle
cellule dell’episperma dei semi
e nelle cellule parenchimatiche
di radici, tuberi radicali, foglie,
fiori e frutti di numerose piante.
b) Le mucillagini intercellulari
sono quelle che si riscontrano
nelle alghe brune (Phaeophyta)
e nelle alghe rosse (Rhodophyta)
in cui l’ipersecrezione extracellulare è tanto abbondante da promuovere il distacco di interi gruppi di cellule che risultano quasi
immerse nel secreto stesso.
c) Le mucillagini superficiali
sono quelle che appaiono sulla
superficie esterna delle cellule di
molte alghe filamentose (Zygnema), di quelle azzurre (Nostoc),
ecc. formando una vera e propria
guaina intorno alle cellule stesse.
Le mucillagini si possono distinguere anche da un punto di vista
chimico in acide (o uroniche) e in
neutre, prive ovviamente di acidi
(formate da mannani, arabo-mannani, glucomannani, galattomannani). Le mucillagini del baobab,
trattate in questo studio, appartengono a quelle acide che sono
presenti prevalentemente nelle
specie di due famiglie:
- Tipo plantaginacee: a questa
categoria appartengono le mucillagini acide estratte da psillio,
ispagula e altre specie della stessa
famiglia.
- Tipo malvacee: a questa categoria appartengono numerose
mucillagini normalmente impiegate in fitofarmacia ed estratte da
piante di malva, altea, tiglio, baobab, ecc.
Tecnicamente la quantità di una
mucillagine si valuta in due modi:
1) Triturando una certa quantità di
droga con l’opportuno volume d’acqua, miscela da cui deve risultare
una massa di specifica consistenza.
2) Determinando la viscosità del
decotto di una quantità pesata
della droga in esame (metodo più
accurato).
Le mucillagini sono estratte dai
vegetali con acqua calda o bollente, più di rado con acqua fredda.
Sono precipitate dall’etanolo e
dal sottoacetato di piombo; alcune sono precipitate anche dalla
salatura con acetato d’ammonio.
Solitamente vengono commercializzate le droghe che le contengono e non gli estratti da
esse ricavati perchè difficilmente
conservabili.
Uso delle mucillagini
Le mucillagini sono molto utilizzate per le proprietà emollienti,
antinfiammatorie e protettive
delle mucose dell’apparato gastroenterico e come emostatici e
coadiuvanti nella terapia dell’ulcera peptica. Vengono impiegate
anche come lassativi di massa in
quanto rigonfiandosi fortemente
in presenza d’acqua, favoriscono
la peristalsi intestinale agendo
per via meccanica; inoltre hanno
funzione prebiotica perchè degradabili, almeno in parte, dalla
flora batterica intestinale e, facendo parte della categoria delle fibre solubili, contribuiscono
alla riduzione della colesterolemia e della glicemia se assunte
con il cibo (lo psillio è particolarmente efficace). Per uso esterno, di interesse per questo studio,
sono utilizzate come protettive
ed emolienti della cute (formano
uno strato isolante, mantenendola idratata). Le industrie cosmetiche le utilizzano per preparazioni
specifiche per pelle secca e/o sensibile.
Alcuni esempi di uso
delle mucillagini
Le mucillagini costituiscono una
specie di rete atta a trattenere
acqua; esse agiscono in due modi
diversi: primo, tendono a minimizzare l’evaporazione a livello
epidermico formando un sottile
film protettivo sulla pelle; in secondo luogo agiscono come veri
e propri fattori idratanti primari
assorbendo umidità dall’ambiente circostante e cedendola poi alla
cute con cui sono in contatto.
Mucillagine di Amamelide
Hamamelis virginiana è un arbusto che in origine cresceva
ai margini delle foreste umide
dell’America nord-orientale. Fin
dall’antichità gli stregoni le attribuivano poteri magici. La corteccia e in particolare le foglie contengono tra l’altro acido
amamelitannico, acido tannico,
amamelina ed oli essenziali.
Dall’Amamelide si ricavano fluidi
e tinture da impiegarsi come vasocostrittori, emostatici, astringenti, decongestionanti, ecc., di
elezione contro i disturbi della
circolazione, le emorragie uterine, le varici, le emorroidi. Di
grande utilizzo in cosmesi per
le eccezionali proprietà lenitive, decongestionanti, costrittive,
tonificanti, rinfrescanti, ecc., è
particolarmente indicata per pelli
sensibili, arrossate ed irritate in
genere (dopobarba, couperose).
Mucillagine di Calendula
Calendula officinalis è una pianta erbacea sublegnosa presente
allo stato spontaneo in tutta l’area mediterranea e ultimamente
coltivata anche industrialmente
per gli estratti e per la commercializzazione del fiore reciso. Le
sue preziose proprietà medicinali,
confermate dalla scienza medica
moderna, erano ben conosciuto
fin dal Medioevo. Dalla Calendula
si ricavano tinture, infusi, decotti,
olio essenziale che trovano impiego come diaforetici, emmenagoghi (provocano le mestruazioni, e
le alleviano), vulnerari (curano e
cicatrizzano ferite, ulcere, geloni,
foruncoli, emorroidi, bruciature, ecc.), stimolanti, antiflogistici
(ottimo il collirio), nelle malattie
atoniche dello stomaco, ecc. Nella
cosmesi come rigenerante (superlativo come antiforfora), decongestionante, calmante, addolcente,
emolliente con predilezione per
pelli secche, sensibili, screpolate,
asfittiche, senescenti.
Mucillagine di camomilla
Matricaria chamomilla è una
pianta erbacea spontanea, annua,
diffusa in Europa, Asia anteriore
e naturalizzata nelle Americhe e
in Australia: frequente in Italia
nei prati incolti, nei luoghi aridi,
lungo i viottoli di campagna, tra
le messi.
Conosciutissima e apprezzatissima fin dai tempi più remoti,
trova ancora oggi un massiccio
impiego sia in medicina che in
cosmetica a conferma della peculiarità delle sue virtù. Gli infusi,
i decotti, l’olio essenziale di Camomilla per le loro proprietà toniche, sedative, antispasmodiche,
rilassanti, diaforetiche, febbrifughe, diuretiche, digestive, ecc.,
trovano impiego nei disturbi nervosi passeggeri, nelle debolezze,
nei crampi di stomaco, nei dolori
di ventre, nella regolazione dei
flussi mestruali; danno sollievo
nelle coliche nefritiche, nelle
coliche ventose, nella ritenzione
delle urine, nelle infiammazioni
degli occhi, per vincere l’insonnia, ecc.
Nell’uso cosmetico come decongestionante, emolliente, addolcente, lenitivo, calmante, protettivo, rinfrescante, antirossore,
nelle scottature da sole, ecc, indicato per pelli sensibili, intolleranti, nei doposole, nei dopobarba,
negli shampoo per capelli secchi e
fragili, come schiarente, ecc.
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MONOGRAFIA
Mucillagine di malva
Malva sylvestris è una pianta erbacea che cresceva in origine allo
stato spontaneo nella regione mediterranea e nella zona occidentale dell’Asia temperata; in seguito,
per naturalizzazione, si estese
a quasi tutto il globo. I fiori e le
foglie contengono mucillagini, antociani, flavonoidi, aminoacidi,
polifenoli, vitamine A - B - C - E.
La malva in infusi, decotti, bagni,
lozioni, cataplasmi, ecc. facilita
l’eliminazione delle tossine, ha
proprietà toniche, emollienti,
espettoranti, depurative, lassative, diuretiche, calmanti, rinfrescanti, ecc., trova tra l’altro
impiego come collutorio nelle faringiti, raucedini, gengiviti e per
le irritazioni della bocca in genere; per calmare le infiammazioni
dell’apparato digerente e della
pelle, nelle vaginiti, ecc.
In cosmetica come idratante,
emolliente, protettiva di grande
utilità per pelli secche, sensibili, irritabili, per curare le prime
rughe, per la pelle ruvida, per il
trattamento cosmetico dell’acne
(accelera la maturazione dei foruncoli), ecc.
Le mucillagini di malva sono in
grado (da sole o abbinate) di influire su una vasta gamma a di
affezioni e di alleviare molti problemi estetici.
Mucillagini dei piccioli fogliari di Baobab
Quando si pensa alla foglia di una
qualsiasi pianta, ai suoi componenti, alle sue proprietà e al suo
utilizzo, la si pensa sempre ‘in
toto’. In questo studio, invece, si
è deciso di utizzare esclusivamente i piccioli fogliari, spesso poco
considerati, opportunamente essiccati e micronizzati, di Adansonia digitata e di estrarre solo da
essi il maggior quantitativo possi-
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bile di mucillagini, necessarie per
il prosieguo della ricerca.
Scopo della ricerca
L’uso di prodotti naturali come
fonte di nuovi lead-compounds
era molto utilizzato dalle industrie farmaceutiche alla fine del
1800 e durante il primo decennio del ‘900 ma, con il tempo, è
stato progressivamente abbandonato, subendo un grosso declino a
partire dagli anni ‘60 del secolo
scorso.
Le difficoltà incontrate dalle industrie erano molte e tra queste soprattutto la lentezza dei processi
di isolamento, frazionamento
e separazione di molecole e/o
composti bioattivi, oltre ai costi
molto elevati.
Il risveglio per l’interesse nei
confronti dei prodotti naturali
è avvenuto soprattutto all’inizio
degli anni ‘80, quando numerose
industrie farmaceutiche e cosmetiche hanno deciso di impiegarli
in un numero sempre maggiore di
formulazioni.
La ricerca chimico-fisica, ha
permesso numerosi progressi in
campo cromatografico e spettroscopico, rendendo così meno
complessa l’analisi degli estratti naturali e, dal punto di vista
estrattivo, mettendo a punto tecniche sempre più efficaci e sicure.
Oggigiorno la natura si è rimpossessata del suo ruolo primario e
ovunque intorno a noi riecheggia
il concetto di naturale come fonte
di salute e benessere.
In campo cosmetico questo concetto è più che mai preponderante e la ricerca per la messa
a punto di preparati sempre più
efficaci e confacenti con la richiesta, sempre più esigente, dei consumatori, ha avuto ultimamente
una crescita esponenziale.
In linea con questa tendenza, si
è deciso di intraprendere un progetto di studio volto a conoscere
e utilizzare in campo applicativo alcune proprietà funzionali
di piante del genere Adansonia.
Scopo principale di questo lavoro
è l’estrazione di mucillagini dai
piccioli fogliari, opportunamente
essiccati e micronizzati, di baobab e la successiva formulazione
di 3 prodotti cosmetici di largo
impiego, scelti precedentemente
(emulsione corpo O/A, gel idratante viso, detergente viso).
PARTE SPERIMENTALE
Estrazione
L’estrazione è stata condotta su
campioni di piccioli fogliari di
Adansonia digitata, provenienti
dal Senegal. I suddetti campioni
sono stati essiccati e poi micronizzati, in quanto il processo di
micronizzazione permette di ottenere un particolato estremamente fine, in modo che aumenti la superficie specifica e quindi
la superficie di contatto della
matrice vegetale con il solvente
d’estrazione. Riguardo alle metodiche basate sull’estrazione solido-liquido, si è scelto di utilizzare, dopo opportune prove, quella
a caldo perchè garantiva una
maggiore efficienza estrattiva
e una maggiore resa. La tecnica
estrattiva utilizzata ha previsto
l’utilizzo del sonicatore, in quanto gli ultrasuoni hanno il vantaggio di determinare una maggiore
rapidità ed efficienza del processo estrattivo di principi attivi da
matrici vegetali, in quanto queste
vengono completamente frantumate. Unica attenzione va posta
alla temperatura e al tempo di
utilizzo per evitare un eccessivo
e prolungato riscaldamento del
sistema. Il successivo utilizzo del
metanolo assoluto come solvente
Calmag Life
estrattivo è motivato dal fatto che
le mucillagini precipitano solo a
contatto con pochi solventi, tra
cui proprio il metanolo.
MATERIALI E METODI
Metodi estrattivi utilizzati
Metodo a Caldo (metodo base)
50 g di piccioli fogliari micronizzati di Baobab vengono posti in
un pallone da 1L e vengono imbibiti gradualmente con 600 mL
di H2O deionizzata. In seguito
si procede a sonicazione (30
minuti; power 70%) e quindi
si inizia a riscaldare mediante mantello, fino a bollitura. A
questo punto la massa di colore
brunastro viene filtrata su sottile strato di cotone mediante
buckner per eliminare i residui
fogliari. Il filtrato leggermente
viscoso, di colore marroncino,
viene estratto con EtOH assoluto in rapporto 1:1=EtOH:Estratto. Si forma una sospensione grigio- biancastra che viene
fatta sedimentare attraverso
centrifugazione per 15 minuti a
3000 rpm e quindi viene eliminato il surnatante. La porzione
sedimentata di colore grigiastro
viene aperta manualmente su
carta assorbente per favorire
l’evaporazione del solvente e
quindi posta in un falcon e depositata in frigo per 24 h a 4°C.
In seguito si procede alla liofilizzazione del materiale.
Metodo a freddo
(metodo base)
50 g di piccioli fogliari micronizzati di Baobab vengono posti
in un pallone da 1L e imbibiti
gradualmente con 400 mL di
H2O deionizzata. In seguito si
procede a sonicazione (50 minuti; power MAX), aggiungendo
ghiaccio e mescolando di tanto
in tanto la massa per favorire
l’estrazione di tutto il materiale,
e quindi si filtra su sottile strato di cotone mediante buckner
per eliminare i residui fogliari. Il filtrato viscoso, di colore
marrone chiaro, viene estratto
con EtOH assoluto in rapporto
1:1=EtOH:Estratto. Si forma
una sospensione grigio-biancastra che viene fatta sedimentare
attraverso centrifugazione per
15 minuti a 3000 rpm e quindi
viene eliminato il surnatante.
La porzione sedimentata, di colore grigiastro, viene aperta manualmente su carta assorbente
per favorire l’evaporazione del
solvente e quindi posta in un falcon e depositata in frigo per 24 h
a 4°C. In seguito si procede alla
liofilizzazione del materiale.
formula combinata di
IO
MAGNES ALCIO
+C
12
20
Risultati
delle estrazioni
Tutte le estrazioni sono state
eseguite con il metodo a caldo,
utilizzando in totale 570 g di
piccioli fogliari essiccati e micronizzati variando più volte le
quantità di materiale utilizzato.
Le prime 4 estrazioni sono state
ripetute 2 volte ciascuna con lo
stesso materiale, per estrarre il
maggior quantitativo possibile
di mucillagine (2 estrazioni da
80 g, 1 da 60 g e 1 da 50 g, per
un totale di 270 g di piccioli fogliari), le ultime 6, invece, sono
state effettuate operando un’unica estrazione (6 estrazione da
50 g ciascuna, per un totale di
300 g di piccioli fogliari).
- Da 270 g (di piccioli fogliari
estratti 2 volte) si sono ottenuti
15,6 g (di mucillagine liofilizzata).
- Da 300 g (di piccioli fogliari
estratti 1 volta) si sono ottenuti 11,8 g (di mucillagine liofilizzata).
Polvere
facilmente
solubile
in acqua,
dal gradevole
sapore
al limone
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Natural Point, in cui sono presenti magnesio,
calcio, vitamina D3 e vitamina C, con aggiunta
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per la funzionalità delle ossa e del sistema
nervoso.
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MONOGRAFIA
Il risultato finale è stato:
- Da 570 g totali (piccioli fogliari)
si sono ottenuti 27,4 g totali (mucillagine liofilizzata).
Caratterizzazione
I polisaccaridi sono dei carboidrati, e sono responsabili per la
struttura (cellulosa) e per la riserva energetica (amido) delle
piante. Essendo metaboliti primari essi sono presenti universalmente nelle piante. Il termine
può includere anche complessi
polisaccaridici tra monosaccaridi e altri composti (esteri, acidi
uronici o zuccheri amminici):
importanti esempi in questo ultimo gruppo sono: l’emicellulosa, la pectina, le mucillagini e
le gomme. I polisaccaridi sono
abbastanza semplici se comparati ad altre macromolecole
(proteine, acidi nucleici, ecc.) e
i due più famosi, cioè cellulosa e
amido, sono polimeri semplici di
un unico zucchero, il glucosio. Il
legame etere che unisce i monosaccaridi può essere in configurazione a o b, cosa che determina la
solubilità e la digeribilità dei polisaccaridi, che si suddividono in:
I. Monosaccaridi: contengono
dai tre ai nove atomi di carbonio,
ma i pentosi e gli esosi sono i più
comuni nel Regno vegetale. Glucosio, fruttosio, galattosio (latte
e agar-agar), xilosio, ribosio ed
arabinosio (zuccheri del legno),
apioso (Apium graveolens e Petrosellinum crispum), hamameloso (Hamamelis virginiana).
Figura 1.
Strutture
chimiche
di alcuni
zuccheri
Tabella 3.
Emulsione
O/A
II. Disaccaridi: unione di due
monosaccaridi, esempi sono il
saccarosio (glucosio + fruttosio),
maltosio (2 glucosi), lattosio
(glucosio + galattosio).
III. Oligosaccaridi (da 2 a 10
unita) e polisaccaridi (+ di 10
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unità): sostanze di riserva di glucosio come amido e glicogeno, di
fruttosio come inulina e strutturali come la cellulosa.
Gli zuccheri si uniscono con molti altri componenti delle piante
per formare dei glicosidi, che
spesso si comportano differentemente dalle molecole private di
zucchero (agliconi).
IV. Glicosidi e agliconi: i glicosidi
sono composti che contengono
un carboidrato e un residuo non
carboidrato nella stessa molecola. Il residuo carboidrato è attaccato con un legame acetale
al carbonio 1 del residuo non
carboidrato, detto aglicone. Lo
zucchero più comune nei glicosidi è il glucosio (un glicoside contenente glucosio si dice
glucoside). L’aglicone può essere un fenolo, un flavonoide,
un antrachinone o molte altre
molecole.
Il legame glicosidico è solitamente in configurazione b e
quindi resistente agli enzimi
umani, cosa che rende i glicosidi mal assorbiti nel tratto digerente. Il loro destino è quindi
quello di viaggiare fino all’ileo
distale o addirittura fino all’intestino crasso, dove la microflora riesce a liberare l’aglicone
che viene quindi assorbito.
Le mucillagini sono molecole
non sempre ben definite chimicamente, a struttura polimerica, piuttosto grandi e molto
ramificate. Sono costituite da
zuccheri diversi e unità di acido
uronico. Nelle mucillagini prevale l’acido galatturonico e zuccheri quali il galattosio, il mannosio, l’arabinosio e lo xilosio.
Le strutture chimiche in proiezione di Fischer sono riportate
in figura 1.
Tabella 4. Gel per il viso
PARTE FORMULATIVA
Emulsione O/A funzionalizzata con mucillagine
di baobab (0,5%)
Metodo di preparazione
Per questa formulazione (tabella
3) sono state predisposte le due
fasi componenti l’emulsione: la
fase oleosa (A) e la fase acquosa
(B). Le due fasi vengono scaldate fino al raggiungimento di una
temperatura intorno ai 70 °C. In
seguito viene aggiunta alla fase
acquosa la gomma xanthana agitando sotto turboemulsore per
favorirne la dispersione. Successivamente le due fasi vengono
unite sotto turboemulsore secondo il metodo diretto, ovvero
alla fase acquosa viene aggiunta
quella oleosa. Una volta ottenuta
una consistenza omogenea, l’emulsione viene raffreddata fino
a 40°C. A questo punto viene
aggiunto l’estratto (fase C) sotto
agitazione per ottenere una distribuzione omogenea all’interno
della formulazione.
Gel per il viso funzionalizzato con mucillagine
di baobab (0,5%)
Metodo di preparazione
Per questa formulazione (tabella
4) è stata pesata l’acqua e successivamente aggiunti glicerina,
Plantservative WSR, l’EDTA e
infine l’estratto di baobab. La miscela viene scaldata a 60 °C, poi
viene disperso il carbopol sotto
turboemulsore. Infine viene neutralizzato il carbopol con una soluzione di soda al 10% fino a pH
5,5.
Detergente viso funzionalizzato con mucillagine
di baobab (0,5%)
Metodo di preparazione
Per questa formulazione (tabella 5) è stata pesata l’acqua e poi
sono stati aggiunti, in successione, tutti i componenti della formulazione.
La miscela è stata scaldata, sotto
agitazione, fino a una temperatura di 60 °C, per ottenere una
dispersione omogenea di tutti i
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MONOGRAFIA
atto approfondimenti e nuove
sperimentazioni che permettano l’ampliamento di nuove
conoscenze e nuove metodiche
applicative.
Adansonia digitata, con tutta
la sua imponenza e la sua grande maestosità, rappresenta senza dubbio un enorme serbatoio
di principi naturali dalle grandi
potenzialità ancora inespresse,
che possono portare notevoli
benefici per la salute e per il
benessere, nonchè per la cura
del corpo e del proprio aspetto
fisico.
* UNIVERSITà DI FERRARA
Dipartimento di Scienze della Vita
e Biotecnologie
Bibliografia
Tabella 5. Detergente viso
componenti. Infine si acidifica
con acido citrico al 10%, fino a
pH 5,7.
Conclusioni
Con la formulazione dei tre prodotti sovradescritti è stata ultimata la finalità della ricerca, che
ha visto l’impiego di efficaci tecniche estrattive, per quanto riguarda le mucillagini dei piccioli
fogliari di baobab, e il successivo
impiego in preparati cosmetici
che esaltassero le loro straordinarie qualità emollienti, idratanti
e protettive della cute.
Questi studi, comunque, non si
fermano qui, ma sono tuttora in
94
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