Foto di Hans Hillewaert MONOGRAFIA BAOBAB IL GRANDE ALBERO FARMACISTA Inconfondibile per la sua maestosità, il Baobab è un’importante risorsa economica e fonte di nutrimento e di medicamenti per diverse popolazioni africane; negli ultimi anni il frutto e altre parti della pianta sono oggetto di diversi studi tesi a riconoscerne le proprietà nutrizionali e biologiche, con uno sguardo al possibile utilizzo in fitocosmesi, che si concretizza nel lavoro presentato in questo articolo. * Luigi D’Orsi * Silvia Vertuani * Stefano Manfredini I l Baobab è una pianta appartenente alla piccola famiglia pantropicale delle Bombacaceae (famiglia che secondo la nuova classificazione botanica APG III è stata soppressa e rientra in quella delle Malvaceae, sottofamiglia Bombacoideae) e comprende otto specie appartenenti al genere Adansonia. Cresce spontaneamente in Africa, Australia e Madagascar, ma nel tempo è stato ampiamente disseminato dall’uomo anche in altri Paesi. In Africa si 82 t natural 1 maggio 2014 trova nelle regioni più aride fino al limitare delle foreste, dalle regioni sud sahariane al Sud Africa. Il Baobab africano (Adansonia digitata L.) è un albero facilmente identificabile per il suo enorme tronco e il caratteristico aspetto. Viene chiamato “upside down tree” a causa dei suoi rami tozzi, i quali durante la stagione secca possono rimanere per mesi senza foglie e sembrano le radici di un albero capovolto “sottosopra” e reimpiantato nel terreno. La denominazione botanica Adansonia digitata deve il suo nome allo studioso francese Michael Adanson, che nel XVIII secolo fornì per primo una descrizione dettagliata della pianta, e alla tipica forma ‘digitata’ delle foglie. Il nome Baobab deriverebbe secondo alcune fonti dal senegalese “albero di mille anni”, mentre secondo altre dall’arabo “bu- hibab” (il frutto dai molteplici semi). La notorietà di questa pianta è sicuramente legata alle sue considerevoli dimensioni e alla sua longevità. Può raggiungere facilmente i 10 metri di diametro e i 20 metri di altezza, la maggior parte dei Baobab vive fino a 500 anni, anche se in alcune parti dell’Africa sono stati descritti esemplari risalenti a 5.000 anni fa. La sua imponente maestosità, che sembra quasi unire il cielo alla terra, e la sacralità che trasfonde, lo connotano come l’emblema millenario dell’Africa, tanto da essere designato dalle popolazioni locali come ‘albero magico’ o ‘albero della vita’. Cenni storici I frutti del Baobab erano probabilmente noti agli antichi Egizi, sebbene l’albero non fosse nativo dell’Egitto furono rinvenuti in alcune tombe. Ci sono iscrizioni trovate vicino ad Aswan di un capo carovana chiamato Harkhuf, datate 2500 a.C., che descrivono la presenza del frutto del Baobab nei pressi del fiume Nilo e in territori adiacenti al Mar Rosso, oltre che in alcune zone del Sudan. Si pensa che fosse utilizzato per la sua attività febbrifuga e che giungesse in Egitto proprio dal Sudan, attraverso il fiume Nilo. Nel 1445 i navigatori portoghesi condotti da Gomez Pires accostarono all’isola di Gorea in Guinea e il cronista Gomez Eneas de Zurara riportò la descrizione dell’albero in “Cronica dos feitos de Guinè”, Lisboa 1453. Nel 1592, l’erborista e fisico veneziano Prospero Alpino scrisse nel “De plantis Aegyptic liber” di un frutto trovato ai mercati veneziani proveniente dal Cairo, chiamato bu hubab (dall’arabo, frutto dai numerosi semi), da qui poi il nome europeo di Baobab. I viaggiatori portoghesi lo chiamavano ‘cabacevre’, i francesi ‘cabalassier’. Charles de Linnè insieme al suo insegnante Bernard de Jussieu, del museo di Parigi, classificò l’albero come Adansonia digitata L., dopo aver letto le pubblicazioni del 1757 di Michael Adanson risultanti dall’esplorazione del Senegal. Classificazione e descrizione botanica Ordine: Colonnifere. Famiglia: Bombacaceae (Cronquist) – Mal- vaceae (APG III). Genere: Adansonia Specie: Adansonia digitata L. Come sopraccitato, esistono diverse specie del genere Adansonia, presenti in differenti zone : - Adansonia digitata – Baobab africano (Africa, diverse localizzazioni) - Adansonia grandidieri – (Madagascar) - Adansonia gregorii (sin. A. gibbosa) – Baobab australiano (Nord-Ovest Australia) - Adansonia madagascariensis - Baobab del Madagascar (Madagascar) - Adansonia perrieri – Baobab di Perrier (Madagascar) - Adansonia rubrostipa (sin. A. fony) - (Madagascar) - Adansonia suarezensis – (Madagascar) - Adansonia za – (Madagascar) Adansonia digitata è un grande albero deciduo, alto fino a 20-25 metri, con tronco ingrossato, più o meno fibroso, con l’interno spugnoso. Il tronco può essere conico, cilindrico oppure corto e tozzo, fino a raggiungere i 10 metri di diametro. La corteccia si presenta liscia, di colore grigio-argenteo, con variazioni dal marrone fino al porpora e il suo spessore può raggiungere i 10 cm. Anche se danneggiata gravemente, la corteccia è capace di rigenerarsi, permettendo così la sopravvivenza della pianta. La presenza di tessuti parenchimatosi atti all’accumulo di liquidi, permette di incamerare grossi quantitativi d’acqua durante la stagione delle piogge e di conservarla per tutta la stagione secca, divenendo così una riserva idrica molto importante sia per le popolazioni che per gli animali che vivono nei dintorni. Per questo motivo è detto anche “albero bottiglia” e può arrivare a immagazzinare fino a 12.000 litri d’acqua1. I rami formano una larga corona e tendono ad assottigliarsi all’estremità, quelli giovani sono tomentosi e raramente glabri. I rami primari si possono sviluppare lungo tutto il tronco oppure solo all’apice. Negli alberi giovani i rami sono eretti, con l’età, dopo i 30-40 anni, si allargano e si abbassano. Le foglie sono semplici o digitate (5-9), alternate alla fine dei rami o su piccoli speroni del tronco. Le piante giovani hanno usualmente solo foglie semplici e sono presenti stipole (due appendici alla base delle foglie) che cadono presto. Le piante adulte iniziano ogni stagione producendo foglie semplici che progressivamente si trasformano, da adulte in 5-7-9 foglie di circa 20 cm di diametro, lunghezza 5-15 cm e larghezza 1.57 cm. Sono presenti anche 12-18 nervature laterali e una rete molto sottile di nervature secondarie translucide. I fiori sono bianchi, grandi, penduli, solitari o appaiati, all’estremità di un peduncolo tomentoso, posto all’ascella delle foglie. Presentano una corolla larga 15-20 cm, formata da 5 petali sovrapposti in senso orario o antiorario, anche sulla stessa pianta, che si curvano su se stessi verso l’alto. Gli stami sono bianchi e numerosissimi: 720-1600 e vengono oltrepassati da un pistillo lungo e ricurvo. Il calice, che ricopre la base della corolla, è di forma conica. I fiori compaiono dopo le prime piogge, insieme alle prime foglie2; i boccioli iniziano a dischiudersi nel primo pomeriggio, per giungere alla massima apertura notturna e appassire poi nel maggio 2014 natural 1 t 83 MONOGRAFIA pomeriggio successivo (il ciclo di vita non supera le 24 ore). L’impollinazione avviene quindi di notte, a opera di farfalle notturne e di pipistrelli attratti dall’odore emanato dai fiori, da scimmie e probabilmente anche dal vento. Il frutto misura circa 15-35 cm di lunghezza e 8-15 cm di larghezza, la forma varia a seconda della collocazione geografica della pianta e può essere ovoidale, globoso- cilindrica o irregolare. Esso è costituito da una parte esterna (epicarpo) legnosa, molto resistente, di color verde bronzeo alla maturità, coperta da una peluria giallo-marrone e da una parte interna (endocarpo), che costituisce la polpa del frutto. I frutti detti “pain de singe”, contengono numerosissimi semi di color bruno-nerastro, di forma reniforme schiacciata sui lati, immersi in una polpa biancastra con fibre rossastre3. Esistono diverse osservazioni riguardanti il ciclo biologico del Baobab, nelle diverse parti dell’Africa. In Africa orientale la fioritura e la fruttificazione iniziano verso gli 8-10 anni d’età, in Sud Africa questo periodo sembra inizi verso i 16-17 anni di vita della pianta, mentre nello Zimbawe intorno ai 22-23 anni. Distribuzione geografica Il Baobab cresce prevalentemente in regioni aride che presentano terreni calcarei, leggeri e sabbiosi, con una pluviometria annuale di circa 200-800 mm, estendendosi dove si arrivi fino a 1.400 mm di piogge annue e a un’altitudine fra 300-500 metri s.l.m. L’Africa tropicale rappresenta quindi la zona ideale per la conservazione e distribuzione del Baobab; si trova in molti Paesi a sud del Sahara, mentre la sua presenza vicino alle coste sembra legata all’occupazione dei territori da 84 t natural 1 maggio 2014 parte dell’uomo, che lo ha propagato disperdendone i semi dopo averne consumato il frutto. Al di fuori dell’Africa la pianta è presente in Arabia, nel nord dello Yemen, in Oman, India, Australia e America centro-meridionale. Bisogna comunque ricordare che la distribuzione del Baobab è dovuta in molti Paesi alla mano dell’uomo e in particolare a mercanti e viaggiatori portoghesi, arabi, francesi, che ne esportavano i frutti. La diffusione del Baobab in stati quali Giava, Malaysia, Mauritius, Filippine, Hawaii e Nuova Zelanda è legata invece alla sua introduzione quale pianta a scopo ornamentale. Importanza economica e culturale Il Baobab rappresenta per le popolazioni locali una fonte economica molto preziosa, per il legno e tutti i suoi derivati, ma la sua importanza è legata soprattutto all’impiego di varie parti della pianta dal punto di vista terapeutico e nutrizionale. Le numerose citazioni presenti nelle farmacopee africane gli sono valse la denominazione di chemist tree o ‘albero farmacista’1,4. Analizzeremo più specificatamente l’utilizzo delle varie parti della pianta in modo da comprendere meglio quanto il Baobab giochi un ruolo essenziale nella vita di molti Paesi africani. Radici: in Africa occidentale vengono cotte e poi mangiate, soprattutto nei periodi di carestia. In Sierra Leone si crede che bevendo un decotto di radice, si diventi più forti e si riesca a potenziare l’attività sessuale. La polvere di radice secca, preparata come una crema, può essere adoperata come tonico dai pazienti affetti da malaria. Nell’Africa orientale dalle radici si ottiene una tinta rossa. In Zambia l’infuso di radici è utilizzato nel bagno dei bambini, per rendere la pelle levigata e morbida. Infine le fibre della corteccia delle radici sono utilizzate per fabbricare reti da pesca, calze, stuoie e altri utensili. Tronco: i tronchi cavi di alberi vivi sono impiegati come serbatoi d’acqua. Un grande albero, come già sopraccitato, può contenere fino a 12.000 litri d’acqua. Nell’Africa occidentale il tronco cavo può essere utilizzato come tomba, prigione, stalla o magazzino. In Zimbabwe la cavità di un albero è stata usata perfino come sala d’attesa per i bus, in grado di ospitare fino a 30-40 persone. Corteccia: le fibre della corteccia solitamente vengono strappate dagli strati più bassi del tronco ma, nonostante questa tecnica cruenta sia fatale per molti alberi, il Baobab riesce a sopravvivere in quanto è in grado di rigenerarle. Le fibre sono molto resistenti, durevoli e vengono usate per produrre funi, cordame, redini, corde per strumenti musicali, cestini, reti, filo da pesca, fibre per tessuti. In Senegal le fibre vengono tessute per formare cappelli idrorepellenti che, se necessario, possono essere adoperati come contenitori per l’acqua. La corteccia seccata veniva esportata in Europa per la costruzione di scatole di carta e fin dal 1848 era importata con il nome di ‘cortex cael cedra’ per essere adoperata come febbrifugo e/o come sostituto della corteccia di china. La corteccia è attualmente molto utilizzata in Nigeria proprio come trattamento per la febbre; si utilizzano decotti di scorza, bollita per un giorno (il decotto produrrebbe sul sistema cardiocircolatorio un effetto bradicardizzante, seguito da tachi- Tabelle 1a e 1b. Composizione quali/quantitativa di foglie di Baobab essiccate e triturate Tabella 1a (nutrienti) Autore cardia)3. La scorza delle radici è inoltre molto ricca di mucillagini e per questo motivo viene impiegata come lenitivo per combattere le infiammazioni del tubo digerente. Se tagliata, dalla corteccia fuoriesce una gomma bianca semifluida, inodore, insapore, acida e insolubile, utilizzata per pulire piaghe e ulcere. La cenere della corteccia e dei frutti, bolliti in olio, viene usata come sapone. Legno: il legno è leggero e spugnoso, facilmente attaccabile dai funghi; se lasciato in acqua per due mesi si disintegra, lasciando delle fibre che possono essere usate per imballaggio. Il legno non si taglia facilmente, la forza del taglio viene assorbita dall’elasticità delle cellule del parenchima. Non è perciò adatto per fare tavole e il carbone che si ottiene, inoltre, non è di buona qualità. Il legno può essere usato solo per costruire canoe leggere, piatti, vassoi, galleggianti per reti da pesca. Foglie: le foglie, specialmente quelle giovani, sono popolari come gli spinaci e vengono consumate crude o bollite; a volte vengono anche seccate, polverizzate e poi aggiunte a zuppe e/o salse. Le foglie sono utilizzate nella medicina tradizionale come diaforetiche, espettoranti, astringenti, per controllare l’eccessiva sudorazione; hanno inoltre proprietà ipotensive e antiasmatiche. Sono anche utilizzate per malattie delle vie urinarie, diarrea, infiammazioni, punture d’insetti e nel trattamento per l’espulsione del ‘verme della Guinea’. Dagli studi effettuati dai vari autori, riportati in tabella 1a e 1b, si evince che le foglie di Adansonia digitata sono ricche di glucidi, protidi e alcune vitamine, mentre è scarso il contenuto lipidico. Acqua Protidi Lipidi Glucidi Ceneri Cellulose Pales (L.) 14.6 10.5 5.3 13.75 12.2 11.3 Toury and coll. (1) 11.5 13.1 2.3 - 8.8 - Lunven (P.) et coll. 11.5 11.35 - 14.75 8.5 18.3 Toury and coll. (2) 11.7 13.1 2.28 53.5 9 10.4 Toury and coll. (3) 12 12.5 2.89 - 9.62 10 8.20 13.2 - - 11.7 11.5 13.35 10.3 3.55 - 10.8 10.2 Dako Busson (F.) Tutti i dati sono espressi in g/100 g di foglia essiccata Tabella 1b (minerali e vitamine) Autore Pales (L.) Calcio Fosforo Potassio Magnesio Ferro Vit A Vit B1 Vit B2 Vit PP 64 N/C N/C 49 N/C N/C N/C N/C Toury and coll. (1) 1930 1160 276 N/C N/C N/C N/C N/C N/C N/C Lunven (P.) et 2500 266 N/C N/C N/C N/C N/C N/C N/C Toury and coll. (2) 2260 266 N/C N/C N/C N/C N/C N/C N/C Toury and coll. (3) 2266 261 N/C N/C N/C N/C N/C N/C N/C Dako 3080 260 1640 450 N/C N/C N/C N/C N/C Busson (F.) 2081 295 N/C N/C 15 0.13 N/C 0.82 4.4 Tutti i dati sono espressi in mg/100 g di foglia essiccata; da "Dosage de calcium dans les feuilles". Inoltre costituiscono un’eccellente fonte di calcio, potassio, fosforo, magnesio e ferro. Riguardo al calcio si deve dire che studi chimici effettuati sulle diverse parti della pianta, hanno permesso di confermare l’estrema ricchezza di questo minerale (da 1160 a 3080 mg/100 g) nelle foglie essiccate e polverizzate4. Le foglie contengono anche un discreto quantitativo di provitamina A (calcolata come retinolo equivalente) che varia a seconda del tipo di essiccazione effettuata; si precisa che se questa avviene al sole, vi è una perdita che porta quasi al dimezzamento del suo contenuto. Comunque si è visto che, indipendentemente dall’età della pianta, le foglie giovani e piccole contengono maggiori livelli di provitamina A rispetto a quelle vecchie e grosse5. Semi: i semi sono ricchi di proteine (31-37 g/100 g) e di vitamina B1 (1800 mg/100 g) e possono essere consumati freschi o secchi, bolliti, macinati, torrefatti come succedanei del caffè. Questi hanno un valore nutritivo simile ad alcune leguminose locali e sono raccomandati per l’alimentazione come scorta per la stagione secca, quando il raccolto è povero. Dai semi, per distillazione, si ottiene un olio, usato in Senegal per importanti occasioni. I semi arrostiti e frantumati sono applicati come pasta, per combattere le affezioni dentali e/o gengivali. Frutto: il guscio del frutto può essere utilizzato come contenitore, scatola o come galleggiante per la pesca. La cenere, ricca di potassio, come quella della corteccia può essere usata per fare il sapone. Il decotto preparato con le fibre rosse che rivestono internamente il guscio, viene somministrato nel trattamento dell’amenorrea. Polpa: la polpa si trova sotto forma di polvere e proviene dalla macerazione diretta del frutto. La polvere può essere assunta tal maggio 2014 natural 1 t 85 MONOGRAFIA per lenire gli arrossamenti oculari. La polpa inoltre viene bruciata per affumicare il pesce e il fumo acre che si genera dalla combustione, serve anche per tener lontano gli insetti indesiderati. Sia la polpa, che i semi, che la corteccia, sembra contengano un antidoto contro il veleno dello strofanto. Tabella 2 quale oppure dispersa nell’acqua per preparare una bevanda impiegata come alternativa al latte, come fonte di calcio durante la gravidanza e, in alcuni casi, per l’allattamento dei neonati. La polvere può essere dispersa anche direttamente nel latte o nei succhi di frutta. In alcune regioni questa sospensione viene talvolta miscelata a un tipo di birra, prodotta con il sorgo fermentato, denominata “mèrissa”, per la preparazione di una bevanda dalle notevoli proprietà dissetanti. Si impiega anche al posto del cremor tartaro (tartrato acido di potassio o bitartrato di potassio), per la preparazione della pasta di pane, grazie al suo elevato contenuto in acido tartarico e potassio bitartrato3. Il caratteristico sapore acidulo della polpa (pH = 3,3) è dovuto proprio alla presenza di acidi organici, quali l’acido ascorbico, citrico, tartarico, malico, ossalico e succinico3,6,7. Sempre la polvere, disciolta in acqua, viene usata sottoforma di cataplasmi 86 t natural 1 maggio 2014 La tabella 2 mette in evidenza che in 100 g di polpa di baobab sono presenti il 78% di glucidi totali, il 5,3% di protidi e un bassissimo contenuto di lipidi. Il frutto del baobab è noto per il suo elevato contenuto di vitamina C, come si evince dalla tabella, che può raggiungere e superare i 300 mg/100 g di polpa8 (quantitativo 4 volte superiore a quello contenuto in un kiwi e ben 6 volte superiore a quello contenuto in un’arancia). Il frutto contiene inoltre quantità apprezzabili di altre vitamine essenziali come la vitamina B2, indispensabile per uno sviluppo ottimale dell’organismo e per mantenere l’integrità cellulare di nervi, cute ed epiteli oculari, e la vitamina PP, importante per la regolazione di molteplici funzioni metaboliche. Inoltre il frutto contribuisce all’apporto di alcuni minerali importanti quali calcio (fino a 300 mg/100 g di polpa), potassio e fosforo. Notevole è anche il quantitativo di fibra (50% solubile/50% insolubile) che, in alcuni casi, può arrivare fino a 50 g/100 g di prodotto9. Le fibre insolubili non vengono assimilate dall’intestino e aumentano il transito intestinale grazie alla loro capacità di aumentare la massa fecale e stimolare la peristalsi; vengono principalmente impiegate per combattere la stitichezza e indurre un senso di sazietà, che può risultare utile in un regime di dieta ipocalorica10. Proprietà nutraceutiche e farmacologiche Proprietà antinfiammatorie, analgesiche e antipiretiche Sono stati effettuati studi in vivo allo scopo di analizzare l’attività biologica dell’estratto acquoso liofilizzato della polpa del frutto di Adansonia digitata. Gli studi condotti su ratti hanno evidenziato che dosaggi compresi tra i 400 e gli 800 mg/kg, determinano un marcato effetto antinfiammatorio e sono in grado di ridurre un’infiammazione indotta con formalina. L’effetto è paragonabile a quello esplicato dall’impiego di una dose pari a 15 mg/kg di fenilbutazone, utilizzato come standard. Questa attività si può imputare alla presenza nell’estratto acquoso di steroli, saponine e triterpeni11. La somministrazione a topi di 800 mg/kg di estratto ha inoltre evidenziato la comparsa di un’attività analgesica e antipiretica comparabile all’utilizzo di 50 mg/ kg di acido acetilsalicilico per via orale. Questi risultati giustificano il largo impiego di questa pianta nella medicina popolare come antipiretico e febbrifugo. Proprietà antidiarroiche La particolarità della polpa del frutto di Adansonia digitata è quella di essere un efficace antidiarroico che, se utilizzato in maniera opportuna, è in grado di contrastare questo disturbo presente in maniera rilevante nei paesi africani. Fopa nel 1994 ha condotto diversi studi sperimentali in vivo, dimostrando che la somministazione orale dell’estratto della polpa del frutto possiede un’attività sull’intestino del ratto che provoca un rallentamento del transito intestinale dell’alimento. I costituenti importanti per questa attività sembrano essere i tannini (astringenti, inibiscono la secrezione osmotica), le mucillagini (adsorbenti, contribuiscono ad eliminare gas e tossine), la cellulosa e l’acido citrico12. Un’ulteriore modalità con cui la polpa del frutto viene impiegata nel trattamento della diarrea e della dissenteria è attraverso la preparazione di decotti o di sospensioni nel latte, sempre da assumere per via orale. Inoltre, la polpa del frutto, grazie all’elevato contenuto di fibre (solubili e insolubili), sembra dimostrare interessanti proprietà, almeno in vitro, sulla stimolazione della crescita di colture batteriche appartenenti alla microflora intestinale. Altri studi hanno evidenziato che la frazione idrosolubile della polpa possiede effetti stimolanti sulla crescita di lattobacilli e bifidobatteri. Infatti, è noto che alcune fibre solubili hanno anche la funzione di prebiotici, ovvero di ingredienti alimentari non digeribili che, a livello dell’intestino, stimolano selettivamente la crescita e/o l’attività metabolica di un numero limitato di gruppi microbici, importanti per il mantenimento di diverse funzioni dell’organismo umano13. L’attività prebiotica funzionale dei batteri determina: a) miglioramento dell’equilibrio della microflora intestinale; b) miglioramento della digestione del lattosio; c) prevenzione delle diarree; d) attività immunostimolante. Attività antiossidante Recenti studi hanno evidenziato la spiccata attività antiossidante, sia idrosolubile che liposolubile, dell’intera pianta (in particolare polpa del frutto, fibre rosse, foglie), prevenendo e combattendo la formazione dei radicali liberi. Attività antiparassitaria, antimicotica, antivirale e antimicrobica In alcune zone della Nigeria il verme della Guinea, Dracunculus medinensis, è iperendemico; studi compiuti nel campo della medicina umana hanno dimostrato che maggio 2014 natural 1 t 87 MONOGRAFIA i pazienti trattati con Adansonia digitata applicata per uso topico, percepivano sollievo al dolore e il processo di espulsione del parassita assieme alla cicatrizzazione della piaga, risultava accelerato. In uno studio compiuto sull’attività antimicotica di alcuni estratti di piante medicinali è stato evidenziato che l’estratto metanolico dei fiori di Adansonia digitata presenta attività antifungina verso Microsporum canis, Epidermophiton floccosum e Tricophiton rubrum. Infine, studi in vitro, hanno dimostrato che l’estratto metanolico della corteccia delle radici e delle foglie presenta attività antivirale (Herpes simplex 1 e 2, Sindibis virus, Poliovirus di tipo 1) e antimicrobica (Streptococcus pyogenes, Staphylococcus aureus, Pseudomonas aeruginosa, Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Bacillus cereus e Candida albicans)14,15,16,17. Effetti sul sistema cardiocircolatorio In Nigeria la corteccia del tronco è considerata benefica come “tonico cardiaco” con proprietà diuretiche. Studi chimici hanno evidenziato la presenza nella corteccia di un glucoside flavonoide, la Quercitina-7-D-xilopranoside. Esperimenti effettuati in vitro hanno dimostrato che l’estratto etanolico di corteccia produce un effettto inotropo positivo, su preparazioni di muscolo atriale di ratto. Altri studi condotti sull’estratto delle foglie hanno invece dimostrato un effetto bradicardico e ipotensivo su cani anestetizzati18. Le mucillagini Le mucillagini19,20,21,22,23 sono costituite da polisaccaridi complessi ad elevato peso molecolare, non 88 t natural 1 maggio 2014 ancora definiti del tutto chimicamente, elaborati fisiologicamente per trasformazione dell’amido endocellulare e della cellulosa della membrana cellulare, quindi depositati su quest’ultima e non riversati all’esterno. Dal punto di vista chimico sono costituite da catene di glucidi (galattosio, mannosio, arabinosio, xilosio, ecc.) e di acidi poliuronici (prevalentemente acido galatturonico) i cui carbossili sono salificati da potassio, calcio e magnesio. Le loro molecole sono molto idrofile e in grado di intrappolare acqua (e altre molecole) nella propria matrice a lattice, per formare un gel. Di conseguenza, quando una mucillagine viene mescolata con acqua, si gonfia fino a svariate volte il proprio volume originario. I legami tra i saccaridi sono in configurazione, per cui non degradabili dagli enzimi digestivi umani. Le mucillagini pure, cioè estratte dai vegetali che le producono, sono sostanze che si presentano come masse biancastre, amorfe, che a contatto con l’acqua (di cui sono avidissime) danno soluzioni colloidali, viscose ma non adesive. Tali soluzioni prendono origine dalla trasformazione (gelificazione), in situ, dei costituenti della parete cellulare a seguito di una ipersecrezione di composti pectici. A seconda della loro localizzazione possiamo distinguerle in mucillagini intracellulari, intercellulari e superficiali. a) Le mucillagini intracellulari, le più importanti del gruppo, sono quelle presenti nelle cellule dell’episperma dei semi e nelle cellule parenchimatiche di radici, tuberi radicali, foglie, fiori e frutti di numerose piante. b) Le mucillagini intercellulari sono quelle che si riscontrano nelle alghe brune (Phaeophyta) e nelle alghe rosse (Rhodophyta) in cui l’ipersecrezione extracellulare è tanto abbondante da promuovere il distacco di interi gruppi di cellule che risultano quasi immerse nel secreto stesso. c) Le mucillagini superficiali sono quelle che appaiono sulla superficie esterna delle cellule di molte alghe filamentose (Zygnema), di quelle azzurre (Nostoc), ecc. formando una vera e propria guaina intorno alle cellule stesse. Le mucillagini si possono distinguere anche da un punto di vista chimico in acide (o uroniche) e in neutre, prive ovviamente di acidi (formate da mannani, arabo-mannani, glucomannani, galattomannani). Le mucillagini del baobab, trattate in questo studio, appartengono a quelle acide che sono presenti prevalentemente nelle specie di due famiglie: - Tipo plantaginacee: a questa categoria appartengono le mucillagini acide estratte da psillio, ispagula e altre specie della stessa famiglia. - Tipo malvacee: a questa categoria appartengono numerose mucillagini normalmente impiegate in fitofarmacia ed estratte da piante di malva, altea, tiglio, baobab, ecc. Tecnicamente la quantità di una mucillagine si valuta in due modi: 1) Triturando una certa quantità di droga con l’opportuno volume d’acqua, miscela da cui deve risultare una massa di specifica consistenza. 2) Determinando la viscosità del decotto di una quantità pesata della droga in esame (metodo più accurato). Le mucillagini sono estratte dai vegetali con acqua calda o bollente, più di rado con acqua fredda. Sono precipitate dall’etanolo e dal sottoacetato di piombo; alcune sono precipitate anche dalla salatura con acetato d’ammonio. Solitamente vengono commercializzate le droghe che le contengono e non gli estratti da esse ricavati perchè difficilmente conservabili. Uso delle mucillagini Le mucillagini sono molto utilizzate per le proprietà emollienti, antinfiammatorie e protettive delle mucose dell’apparato gastroenterico e come emostatici e coadiuvanti nella terapia dell’ulcera peptica. Vengono impiegate anche come lassativi di massa in quanto rigonfiandosi fortemente in presenza d’acqua, favoriscono la peristalsi intestinale agendo per via meccanica; inoltre hanno funzione prebiotica perchè degradabili, almeno in parte, dalla flora batterica intestinale e, facendo parte della categoria delle fibre solubili, contribuiscono alla riduzione della colesterolemia e della glicemia se assunte con il cibo (lo psillio è particolarmente efficace). Per uso esterno, di interesse per questo studio, sono utilizzate come protettive ed emolienti della cute (formano uno strato isolante, mantenendola idratata). Le industrie cosmetiche le utilizzano per preparazioni specifiche per pelle secca e/o sensibile. Alcuni esempi di uso delle mucillagini Le mucillagini costituiscono una specie di rete atta a trattenere acqua; esse agiscono in due modi diversi: primo, tendono a minimizzare l’evaporazione a livello epidermico formando un sottile film protettivo sulla pelle; in secondo luogo agiscono come veri e propri fattori idratanti primari assorbendo umidità dall’ambiente circostante e cedendola poi alla cute con cui sono in contatto. Mucillagine di Amamelide Hamamelis virginiana è un arbusto che in origine cresceva ai margini delle foreste umide dell’America nord-orientale. Fin dall’antichità gli stregoni le attribuivano poteri magici. La corteccia e in particolare le foglie contengono tra l’altro acido amamelitannico, acido tannico, amamelina ed oli essenziali. Dall’Amamelide si ricavano fluidi e tinture da impiegarsi come vasocostrittori, emostatici, astringenti, decongestionanti, ecc., di elezione contro i disturbi della circolazione, le emorragie uterine, le varici, le emorroidi. Di grande utilizzo in cosmesi per le eccezionali proprietà lenitive, decongestionanti, costrittive, tonificanti, rinfrescanti, ecc., è particolarmente indicata per pelli sensibili, arrossate ed irritate in genere (dopobarba, couperose). Mucillagine di Calendula Calendula officinalis è una pianta erbacea sublegnosa presente allo stato spontaneo in tutta l’area mediterranea e ultimamente coltivata anche industrialmente per gli estratti e per la commercializzazione del fiore reciso. Le sue preziose proprietà medicinali, confermate dalla scienza medica moderna, erano ben conosciuto fin dal Medioevo. Dalla Calendula si ricavano tinture, infusi, decotti, olio essenziale che trovano impiego come diaforetici, emmenagoghi (provocano le mestruazioni, e le alleviano), vulnerari (curano e cicatrizzano ferite, ulcere, geloni, foruncoli, emorroidi, bruciature, ecc.), stimolanti, antiflogistici (ottimo il collirio), nelle malattie atoniche dello stomaco, ecc. Nella cosmesi come rigenerante (superlativo come antiforfora), decongestionante, calmante, addolcente, emolliente con predilezione per pelli secche, sensibili, screpolate, asfittiche, senescenti. Mucillagine di camomilla Matricaria chamomilla è una pianta erbacea spontanea, annua, diffusa in Europa, Asia anteriore e naturalizzata nelle Americhe e in Australia: frequente in Italia nei prati incolti, nei luoghi aridi, lungo i viottoli di campagna, tra le messi. Conosciutissima e apprezzatissima fin dai tempi più remoti, trova ancora oggi un massiccio impiego sia in medicina che in cosmetica a conferma della peculiarità delle sue virtù. Gli infusi, i decotti, l’olio essenziale di Camomilla per le loro proprietà toniche, sedative, antispasmodiche, rilassanti, diaforetiche, febbrifughe, diuretiche, digestive, ecc., trovano impiego nei disturbi nervosi passeggeri, nelle debolezze, nei crampi di stomaco, nei dolori di ventre, nella regolazione dei flussi mestruali; danno sollievo nelle coliche nefritiche, nelle coliche ventose, nella ritenzione delle urine, nelle infiammazioni degli occhi, per vincere l’insonnia, ecc. Nell’uso cosmetico come decongestionante, emolliente, addolcente, lenitivo, calmante, protettivo, rinfrescante, antirossore, nelle scottature da sole, ecc, indicato per pelli sensibili, intolleranti, nei doposole, nei dopobarba, negli shampoo per capelli secchi e fragili, come schiarente, ecc. maggio 2014 natural 1 t 89 MONOGRAFIA Mucillagine di malva Malva sylvestris è una pianta erbacea che cresceva in origine allo stato spontaneo nella regione mediterranea e nella zona occidentale dell’Asia temperata; in seguito, per naturalizzazione, si estese a quasi tutto il globo. I fiori e le foglie contengono mucillagini, antociani, flavonoidi, aminoacidi, polifenoli, vitamine A - B - C - E. La malva in infusi, decotti, bagni, lozioni, cataplasmi, ecc. facilita l’eliminazione delle tossine, ha proprietà toniche, emollienti, espettoranti, depurative, lassative, diuretiche, calmanti, rinfrescanti, ecc., trova tra l’altro impiego come collutorio nelle faringiti, raucedini, gengiviti e per le irritazioni della bocca in genere; per calmare le infiammazioni dell’apparato digerente e della pelle, nelle vaginiti, ecc. In cosmetica come idratante, emolliente, protettiva di grande utilità per pelli secche, sensibili, irritabili, per curare le prime rughe, per la pelle ruvida, per il trattamento cosmetico dell’acne (accelera la maturazione dei foruncoli), ecc. Le mucillagini di malva sono in grado (da sole o abbinate) di influire su una vasta gamma a di affezioni e di alleviare molti problemi estetici. Mucillagini dei piccioli fogliari di Baobab Quando si pensa alla foglia di una qualsiasi pianta, ai suoi componenti, alle sue proprietà e al suo utilizzo, la si pensa sempre ‘in toto’. In questo studio, invece, si è deciso di utizzare esclusivamente i piccioli fogliari, spesso poco considerati, opportunamente essiccati e micronizzati, di Adansonia digitata e di estrarre solo da essi il maggior quantitativo possi- 90 t natural 1 maggio 2014 bile di mucillagini, necessarie per il prosieguo della ricerca. Scopo della ricerca L’uso di prodotti naturali come fonte di nuovi lead-compounds era molto utilizzato dalle industrie farmaceutiche alla fine del 1800 e durante il primo decennio del ‘900 ma, con il tempo, è stato progressivamente abbandonato, subendo un grosso declino a partire dagli anni ‘60 del secolo scorso. Le difficoltà incontrate dalle industrie erano molte e tra queste soprattutto la lentezza dei processi di isolamento, frazionamento e separazione di molecole e/o composti bioattivi, oltre ai costi molto elevati. Il risveglio per l’interesse nei confronti dei prodotti naturali è avvenuto soprattutto all’inizio degli anni ‘80, quando numerose industrie farmaceutiche e cosmetiche hanno deciso di impiegarli in un numero sempre maggiore di formulazioni. La ricerca chimico-fisica, ha permesso numerosi progressi in campo cromatografico e spettroscopico, rendendo così meno complessa l’analisi degli estratti naturali e, dal punto di vista estrattivo, mettendo a punto tecniche sempre più efficaci e sicure. Oggigiorno la natura si è rimpossessata del suo ruolo primario e ovunque intorno a noi riecheggia il concetto di naturale come fonte di salute e benessere. In campo cosmetico questo concetto è più che mai preponderante e la ricerca per la messa a punto di preparati sempre più efficaci e confacenti con la richiesta, sempre più esigente, dei consumatori, ha avuto ultimamente una crescita esponenziale. In linea con questa tendenza, si è deciso di intraprendere un progetto di studio volto a conoscere e utilizzare in campo applicativo alcune proprietà funzionali di piante del genere Adansonia. Scopo principale di questo lavoro è l’estrazione di mucillagini dai piccioli fogliari, opportunamente essiccati e micronizzati, di baobab e la successiva formulazione di 3 prodotti cosmetici di largo impiego, scelti precedentemente (emulsione corpo O/A, gel idratante viso, detergente viso). PARTE SPERIMENTALE Estrazione L’estrazione è stata condotta su campioni di piccioli fogliari di Adansonia digitata, provenienti dal Senegal. I suddetti campioni sono stati essiccati e poi micronizzati, in quanto il processo di micronizzazione permette di ottenere un particolato estremamente fine, in modo che aumenti la superficie specifica e quindi la superficie di contatto della matrice vegetale con il solvente d’estrazione. Riguardo alle metodiche basate sull’estrazione solido-liquido, si è scelto di utilizzare, dopo opportune prove, quella a caldo perchè garantiva una maggiore efficienza estrattiva e una maggiore resa. La tecnica estrattiva utilizzata ha previsto l’utilizzo del sonicatore, in quanto gli ultrasuoni hanno il vantaggio di determinare una maggiore rapidità ed efficienza del processo estrattivo di principi attivi da matrici vegetali, in quanto queste vengono completamente frantumate. Unica attenzione va posta alla temperatura e al tempo di utilizzo per evitare un eccessivo e prolungato riscaldamento del sistema. Il successivo utilizzo del metanolo assoluto come solvente Calmag Life estrattivo è motivato dal fatto che le mucillagini precipitano solo a contatto con pochi solventi, tra cui proprio il metanolo. MATERIALI E METODI Metodi estrattivi utilizzati Metodo a Caldo (metodo base) 50 g di piccioli fogliari micronizzati di Baobab vengono posti in un pallone da 1L e vengono imbibiti gradualmente con 600 mL di H2O deionizzata. In seguito si procede a sonicazione (30 minuti; power 70%) e quindi si inizia a riscaldare mediante mantello, fino a bollitura. A questo punto la massa di colore brunastro viene filtrata su sottile strato di cotone mediante buckner per eliminare i residui fogliari. Il filtrato leggermente viscoso, di colore marroncino, viene estratto con EtOH assoluto in rapporto 1:1=EtOH:Estratto. Si forma una sospensione grigio- biancastra che viene fatta sedimentare attraverso centrifugazione per 15 minuti a 3000 rpm e quindi viene eliminato il surnatante. La porzione sedimentata di colore grigiastro viene aperta manualmente su carta assorbente per favorire l’evaporazione del solvente e quindi posta in un falcon e depositata in frigo per 24 h a 4°C. In seguito si procede alla liofilizzazione del materiale. Metodo a freddo (metodo base) 50 g di piccioli fogliari micronizzati di Baobab vengono posti in un pallone da 1L e imbibiti gradualmente con 400 mL di H2O deionizzata. In seguito si procede a sonicazione (50 minuti; power MAX), aggiungendo ghiaccio e mescolando di tanto in tanto la massa per favorire l’estrazione di tutto il materiale, e quindi si filtra su sottile strato di cotone mediante buckner per eliminare i residui fogliari. Il filtrato viscoso, di colore marrone chiaro, viene estratto con EtOH assoluto in rapporto 1:1=EtOH:Estratto. Si forma una sospensione grigio-biancastra che viene fatta sedimentare attraverso centrifugazione per 15 minuti a 3000 rpm e quindi viene eliminato il surnatante. La porzione sedimentata, di colore grigiastro, viene aperta manualmente su carta assorbente per favorire l’evaporazione del solvente e quindi posta in un falcon e depositata in frigo per 24 h a 4°C. In seguito si procede alla liofilizzazione del materiale. formula combinata di IO MAGNES ALCIO +C 12 20 Risultati delle estrazioni Tutte le estrazioni sono state eseguite con il metodo a caldo, utilizzando in totale 570 g di piccioli fogliari essiccati e micronizzati variando più volte le quantità di materiale utilizzato. Le prime 4 estrazioni sono state ripetute 2 volte ciascuna con lo stesso materiale, per estrarre il maggior quantitativo possibile di mucillagine (2 estrazioni da 80 g, 1 da 60 g e 1 da 50 g, per un totale di 270 g di piccioli fogliari), le ultime 6, invece, sono state effettuate operando un’unica estrazione (6 estrazione da 50 g ciascuna, per un totale di 300 g di piccioli fogliari). - Da 270 g (di piccioli fogliari estratti 2 volte) si sono ottenuti 15,6 g (di mucillagine liofilizzata). - Da 300 g (di piccioli fogliari estratti 1 volta) si sono ottenuti 11,8 g (di mucillagine liofilizzata). Polvere facilmente solubile in acqua, dal gradevole sapore al limone CALMAG LIFE è una formulazione ideata da Natural Point, in cui sono presenti magnesio, calcio, vitamina D3 e vitamina C, con aggiunta di potassio e boro. Tali nutrienti si rivelano utili per la funzionalità delle ossa e del sistema nervoso. CALMAG LIFE di Natural Point è un prodotto ottenuto dalla selezione accurata delle materie prime. Ideale in caso di aumentati fabbisogni o ridotto apporto di magnesio e calcio con la normale alimentazione. In vendita nelle erboristerie, farmacie e negozi di alimentazione naturale in confezione da 160g. Cod. Prodotto 931468502 Natural Point srl via P. Mariani, 4 - 20128 Milano Tel. 02 27007247 www.naturalpoint.it MONOGRAFIA Il risultato finale è stato: - Da 570 g totali (piccioli fogliari) si sono ottenuti 27,4 g totali (mucillagine liofilizzata). Caratterizzazione I polisaccaridi sono dei carboidrati, e sono responsabili per la struttura (cellulosa) e per la riserva energetica (amido) delle piante. Essendo metaboliti primari essi sono presenti universalmente nelle piante. Il termine può includere anche complessi polisaccaridici tra monosaccaridi e altri composti (esteri, acidi uronici o zuccheri amminici): importanti esempi in questo ultimo gruppo sono: l’emicellulosa, la pectina, le mucillagini e le gomme. I polisaccaridi sono abbastanza semplici se comparati ad altre macromolecole (proteine, acidi nucleici, ecc.) e i due più famosi, cioè cellulosa e amido, sono polimeri semplici di un unico zucchero, il glucosio. Il legame etere che unisce i monosaccaridi può essere in configurazione a o b, cosa che determina la solubilità e la digeribilità dei polisaccaridi, che si suddividono in: I. Monosaccaridi: contengono dai tre ai nove atomi di carbonio, ma i pentosi e gli esosi sono i più comuni nel Regno vegetale. Glucosio, fruttosio, galattosio (latte e agar-agar), xilosio, ribosio ed arabinosio (zuccheri del legno), apioso (Apium graveolens e Petrosellinum crispum), hamameloso (Hamamelis virginiana). Figura 1. Strutture chimiche di alcuni zuccheri Tabella 3. Emulsione O/A II. Disaccaridi: unione di due monosaccaridi, esempi sono il saccarosio (glucosio + fruttosio), maltosio (2 glucosi), lattosio (glucosio + galattosio). III. Oligosaccaridi (da 2 a 10 unita) e polisaccaridi (+ di 10 92 t natural 1 maggio 2014 unità): sostanze di riserva di glucosio come amido e glicogeno, di fruttosio come inulina e strutturali come la cellulosa. Gli zuccheri si uniscono con molti altri componenti delle piante per formare dei glicosidi, che spesso si comportano differentemente dalle molecole private di zucchero (agliconi). IV. Glicosidi e agliconi: i glicosidi sono composti che contengono un carboidrato e un residuo non carboidrato nella stessa molecola. Il residuo carboidrato è attaccato con un legame acetale al carbonio 1 del residuo non carboidrato, detto aglicone. Lo zucchero più comune nei glicosidi è il glucosio (un glicoside contenente glucosio si dice glucoside). L’aglicone può essere un fenolo, un flavonoide, un antrachinone o molte altre molecole. Il legame glicosidico è solitamente in configurazione b e quindi resistente agli enzimi umani, cosa che rende i glicosidi mal assorbiti nel tratto digerente. Il loro destino è quindi quello di viaggiare fino all’ileo distale o addirittura fino all’intestino crasso, dove la microflora riesce a liberare l’aglicone che viene quindi assorbito. Le mucillagini sono molecole non sempre ben definite chimicamente, a struttura polimerica, piuttosto grandi e molto ramificate. Sono costituite da zuccheri diversi e unità di acido uronico. Nelle mucillagini prevale l’acido galatturonico e zuccheri quali il galattosio, il mannosio, l’arabinosio e lo xilosio. Le strutture chimiche in proiezione di Fischer sono riportate in figura 1. Tabella 4. Gel per il viso PARTE FORMULATIVA Emulsione O/A funzionalizzata con mucillagine di baobab (0,5%) Metodo di preparazione Per questa formulazione (tabella 3) sono state predisposte le due fasi componenti l’emulsione: la fase oleosa (A) e la fase acquosa (B). Le due fasi vengono scaldate fino al raggiungimento di una temperatura intorno ai 70 °C. In seguito viene aggiunta alla fase acquosa la gomma xanthana agitando sotto turboemulsore per favorirne la dispersione. Successivamente le due fasi vengono unite sotto turboemulsore secondo il metodo diretto, ovvero alla fase acquosa viene aggiunta quella oleosa. Una volta ottenuta una consistenza omogenea, l’emulsione viene raffreddata fino a 40°C. A questo punto viene aggiunto l’estratto (fase C) sotto agitazione per ottenere una distribuzione omogenea all’interno della formulazione. Gel per il viso funzionalizzato con mucillagine di baobab (0,5%) Metodo di preparazione Per questa formulazione (tabella 4) è stata pesata l’acqua e successivamente aggiunti glicerina, Plantservative WSR, l’EDTA e infine l’estratto di baobab. La miscela viene scaldata a 60 °C, poi viene disperso il carbopol sotto turboemulsore. Infine viene neutralizzato il carbopol con una soluzione di soda al 10% fino a pH 5,5. Detergente viso funzionalizzato con mucillagine di baobab (0,5%) Metodo di preparazione Per questa formulazione (tabella 5) è stata pesata l’acqua e poi sono stati aggiunti, in successione, tutti i componenti della formulazione. La miscela è stata scaldata, sotto agitazione, fino a una temperatura di 60 °C, per ottenere una dispersione omogenea di tutti i maggio 2014 natural 1 t 93 MONOGRAFIA atto approfondimenti e nuove sperimentazioni che permettano l’ampliamento di nuove conoscenze e nuove metodiche applicative. Adansonia digitata, con tutta la sua imponenza e la sua grande maestosità, rappresenta senza dubbio un enorme serbatoio di principi naturali dalle grandi potenzialità ancora inespresse, che possono portare notevoli benefici per la salute e per il benessere, nonchè per la cura del corpo e del proprio aspetto fisico. * UNIVERSITà DI FERRARA Dipartimento di Scienze della Vita e Biotecnologie Bibliografia Tabella 5. Detergente viso componenti. Infine si acidifica con acido citrico al 10%, fino a pH 5,7. Conclusioni Con la formulazione dei tre prodotti sovradescritti è stata ultimata la finalità della ricerca, che ha visto l’impiego di efficaci tecniche estrattive, per quanto riguarda le mucillagini dei piccioli fogliari di baobab, e il successivo impiego in preparati cosmetici che esaltassero le loro straordinarie qualità emollienti, idratanti e protettive della cute. Questi studi, comunque, non si fermano qui, ma sono tuttora in 94 t natural 1 maggio 2014 1) Wickens G.E. 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