Grande Disponibilità di Risorse Alti Valori Incentivanti Surplus Energetico Meccanismi Omeostatici Deboli Dieta Ipercalorica Scarsa Attività Bassi Consumi Bilancio Energetico Meccanismi Omeostatici Forti Dieta Ipocalorica Elevata Attività Alti Consumi Deficit Energetico Bassi Valori Incentivanti Scarsità di Risorse Le Catecolamine Adrenalina e Noradrenalina partecipano al controllo del peso corporeo sia centralmente che in periferia attraverso la regolazione dell'assunzione di cibo e del dispendio energetico. 1 Noradrenalina Effetto oressante non agisce stimolando direttamente l'appetito inibitore dei neuroni anoressigeni dei nuclei paraventricolari dell’ipotalamo. Adrenalina azione anoressante Comportamento Alimentare e Umore: la Serotonina Negli esseri umani, lo stato emotivo e l’umore sono regolati dall’equilibrio di un certo numero di neurotrasmettitori, tra i quali i più importanti sono la dopamina, la serotonina e le endorfine. 2 Dopa e -endorfine influenzano il comportamento alimentare modulando la regolazione dell’introito calorico attraverso la regolazioni dell’edonia. Anche la serotonina è coinvolta nella regolazione di fame e sazietà con un potente effetto anoressante questa comunanza di neurotrasmettitori porta ad una stretta correlazione tra umore e cibo. La serotonina, o 5-idrossi-triptamina, (5-HT) agisce su diversi sottotipi recettoriali espressi in particolare nel sistema limbico e nell'ipotalamo stimola la secrezione di adrenalina, ruolo nel controllo del comportamento regolazione centrale dell'assunzione di cibo 3 Fase Cefalica Vista e odore del cibo Pasto Cibo e Umore Fin dall’antichità il cibo, e le bevande, sono stati collegati a sentimenti di felicità, soddisfazione, a vigore fisico e mentale, al sollievo dalla depressione, dall’ansia e dai sentimenti di inadeguatezza, in pratica gli è stata sempre riconosciuta una forte influenza sull’umore. 4 In alcuni casi, come per esempio per la caffeina o per le bevande alcoliche, tali effetti sono dovuti a sostanze psicoattive presenti negli alimenti (caffeina ed alcool nei casi specifici), ma in realtà la maggior parte degli effetti del cibo sull’umore sono da imputarsi ai nutrienti. Un pasto ricco di carboidrati o l’assunzione diretta di zucchero (glucosio, saccarosio), associati ad un basso consumo di proteine, determina, nell’organismo, un aumento della sintesi di serotonina responsabile di una decisa azione antidepressiva e rilassante. 5 La secrezione ipotalamica della serotonina è, quindi, selettivamente stimolata dai carboidrati, andando a costituire un controllo a feed-back sul consumo di glucidi. Inoltre gli zuccheri attivano, il sistema endorfinico che oltre alla sua azione analgesica ha anche un’influenza positiva sullo stato d’animo. Gli effetti positivi sull’umore determinati dall’ingestione di zuccheri semplici sono immediati e di breve durata. Ciò può portare, carboidrati, definita ad un'assuefazione ai “craving da carboidrati” che obbliga a farne un uso sempre più cospicuo per ottenere lo stesso effetto positivo 6 La secrezione di serotonina non è legata solo all’assunzione di certi alimenti ma è mossa anche, ad esempio, dall’attività aerobica, come la corsa, il nuoto o l’andare in bicicletta; dall’esposizione alla luce solare; dall’innamoramento; dalla meditazione; etc. Una persona che produca regolarmente una buona quantità di serotonina, per esempio dedicandosi quotidianamente ad un po’ attività fisica, corre meno rischi di entrare in fase di craving da carboidrati, mentre persone inattive, con umore alterno, in condizioni di stress, depressione o comunque di poca soddisfazione, sono a rischio di ‘downregulation’ e quindi di craving. 7 È chiaro che la complessa rete neuronale finora descritta è in realtà incorporata in un sistema ancora più grande che permette di adattare e coordinare le esigenze endogene, metaboliche, edonistiche ed emozionali alle richieste ed alle necessità ambientali, in un’interazione che ha come scopo ultimo la sopravvivenza e la prosecuzione della specie. Nell’uomo i gusti e le abitudini alimentari vengono appresi e ricordati fin dall’infanzia, ma continuano ad essere modificabili per tutta la vita soprattutto nel caso di esperienze fuori dall’ordinario in senso positivo o negativo. Un numero sempre crescente di studi suggerisce che le rappresentazioni cognitive legate agli alimenti vengono generate nella corteccia orbitofrontale, un'area della corteccia prefrontale che riceve convergenti informazioni da tutti i sistemi 8 Pertanto, tali rappresentazioni possiedono un insieme di attributi sensoriali, come forma, colore, gusto e sapore, strettamente correlati a fattori ambientali come tempo, posizione spaziale e temporale, contesto sociale, costi, e la stessa aspettativa di ricompensa La corteccia orbitofrontale inoltre è in stretto contatto con altre aree corticali, in particolare con il cingolo anteriore, la corteccia temporale mediale a livello dell’area peririnale ed entorinale, nonché con le formazione dell'ippocampo e l'amigdala. Si deve tener presente che in natura è necessaria una forte spinta motivazionale per lasciare la sicurezza di un riparo, di una tana o di una grotta e andare alla ricerca di sostanze nutritive in un ambiente ricco di pericolosi predatori. Il sistema delle emozioni si è evoluto come meccanismo per rafforzare i benefici e reprimere stimoli e comportamenti potenzialmente dannosi. 9 In questo modo si è evoluta l’associazione tra emozioni positive e alimenti, come ad esempio la percezione del gusto dolce di alcuni frutti, proprio per aumentare la spinta motivazionale alla ricerca e all’assunzione di cibo. Non solo, ma i sentimenti di soddisfazione e di benessere generati dall’atto del mangiare hanno come risultato anche quello di rafforzare la motivazione ad impegnarsi in comportamenti nuovi. Il valore incentivante di un particolare alimento è integrato con caratteristiche memorizzate nelle rappresentazioni corticali. La visione moderna del sistema di controllo del comportamento alimentare prevede una stretta integrazione tra aree cerebrali sensoriali, cognitive, edonistiche e omeostatiche. 10 In realtà tutti questi aspetti si sono evoluti e cooperano per il mantenimento dell’omeostasi. I segnali ormonali legati alla regolazione di fame e sazietà, non sono limitati a raggiungere aree cerebrali ristrette come l’ipotalamo ed il mesencefalo, ma agiscono su ampie porzioni dell’encefalo. La leptina e l’orexina sono in grado di modulare sensibilmente la risposta agli stimoli legati al cibo agendo anche in aree non ipotalamiche Le nuove evidenze sperimentali hanno così portato all’ampliamento della visione tradizionale dei circuiti neurali che regolano l'omeostasi energetica per includervi i meccanismi neurali di apprendimento, memoria, ricompensa, attenzione, processo decisionale, umore ed emotività. 11 Alla luce di questi dati risulta chiaro che una distinzione tra fame “metabolica” o “fisiologica” e fame “edonistica” o “nervosa” è decisamente fuorviante. La stretta interazione tra sistemi metabolico, mesolimbico e corticolimbico e la modulazione tra essi e le funzioni cerebrali superiori come l’apprendimento e la memoria portano alla semplice conclusione che tutti insieme servono ad un solo scopo: mantenere un ottimale “millieu” interno in armonia con l’ambiente esterno . 12