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Il secolo d’oro delle arti ad Aversa
II secolo d’oro delle arti ad Aversa come ebbi modo di scrivere non molto tempo fa
in un breve saggio apparso su una rivista locale, il Cinquecento è il secolo d’oro della
scultura marmorea ad Aversa. Ebbene la pittura della stessa epoca non sembra essere
da meno alla scultura per qualità e quantità, sicché, molto più compiutamente, se si
aggiunge che nel 1520 fece la sua
comparsa in Aversa anche l’arte
tipografica con la creazione, seppure
momentanea, da parte del de Frizis, di
un’officina tipografica per la stampa dei
libri del Prassicio, si può senza di altro
affermare che il Cinquecento e il secolo
d’oro delle arti ad Aversa. Fanno, infatti,
visivamente fede a quest’ asserzione,
oltre chele belle e monumentali tombe
dei patrizi aversani, le statue e le poche
copie sopravvissute dei preziosi libri di
Luca Prassicio, i numerosi dipinti,
variamente distribuiti nelle fabbriche
religiose cittadine A partire dalla
stupenda pala dell’Adorazione dei Magi,
proveniente dalla diruta chiesa di San
Francesco da Paola e attualmente
conservata nella navata laterale destra del
duomo, già attribuita a Marco Pino da
Siena, poi dirottata nell’area di Silvestro
Buono e infine attribuita a Cornelis Smet,
pittore fiammingo lungamente attivo in
Italia meridionale; cui fa il paio, nel
deambulatorio dello stesso duomo, la
tavola con la Dormitio Virginis di un
anonimo artista, forse aversano. A un altro artista sicuramente aversano, Giovan
Battista Graziano, si devono invece le altre due pale cinquecentesche ancora
conservate in cattedrale, un Incontro tra i santi Pietro e Paolo (1576) e un Martirio
di santa Caterina d’Alessandria (1589). Mentre ad un altro artista fiammingo,
Teodoro d’Errico, anch’egli lungamente attivo in Campania, si attribuisce
l’Annunciazione della chiesa di San Nicola. Di sicura mano di Marco Pino risulta
invece essere la Deposizione di Cristo dalla Croce, firmata e datata 1571, che si
conserva nella chiesa dell’Annunziata. Qui due altre belle tavole cinquecentesche,
San Donato in trono tra Angeli (recentemente restaurata) e la Madonna tra le sante
Maddalena e Caterina, sono rispettivamente attribuite alla scuola di Andrea Sabatini
da Salerno e al pittore caiatino Stefano Sparano. Altre tavole ed affreschi, per lo più
Ignoto pittore del XVI sec., Dormitio Virginis,
Aversa, Duomo
di anonimi, si segnalano in San
Antonio al Seggio (San
Giovanni Battista, Traslazione
della Casa Santa di Loreto,
Sant’Antonio
di
Padova,
Madonna in gloria tra angeli e
santi, Madonna tra i santi
Giacomo e Ludovico da
Tolosa), in San Francesco (il
Santo in preghiera), in Santa
Marta
(la
Madonna
del
Melograno e sante), nella
cappella
del
Monserrato
(Madonna col Bambino), in San
Biagio (Incredulità di san
Tommaso e un’Adorazione dei
Magi,
dubitativamente
assegnata prima a Cesare da
Sesto, poi a Marco Pino, alfine
ad artista della sua cerchia).
Ancor
più
controversa
l’attribuzione della pala col
Ignoto pittore del XVI secolo, Madonna col Bambino tra i Martirio di san Biagio sull’altare
santi Giovanni Ev. e Ludovico da Tolosa, Aversa, Chiesa maggiore della stessa chiesa,
di S. Antonio
attribuita ora allo stesso Marco
Pino, ora a Leonardo Castellano,
ora a Marco Cardisco, ora a Giovan Battista Graziano e, ancora, ultimamente, a un
non ben precisato artista cui è stato convenzionalmente assegnato il nome di Maestro
di Massalubrense a motivo di alcuni dipinti ritrovati nella cittadina costiera, tutti
caratterizzati dallo stesso stile pittorico. Non sussiste invece - perché firmata - alcun
dubbio circa l’attribuzione a Pietro Negroni della meravigliosa Natività un tempo in
San Domenico e ora in deposito, realizzata dal pittore calabrese in collaborazione con
tale Girolamo Cardillo, non altrimenti noto. Al Negroni è altresì attribuita, sia pur
non concordemente, l’Adorazione dei Magi nella chiesa della Maddalena, dove si
conserva, tra l’altro, una tavola con l’Immacolata, anch’essa cinquecentesca.
Un’ultima annotazione, per ricordare che anche nell`aula magna del Seminario,
accanto ad alcune opere cinquecentesche, copie di più illustri prototipi, si conserva
un’altra Annunciazione, firmata e datata 1567, del pittore napoletano Giovanni
Angelo Crisconio.
Franco Pezzella
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