Prof.ssa Berti Annamaria - I metodi della Neuropsicologia: dalle

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EVENTO FORMATIVO
ALTERAZIONI DELLA
CONSAPEVOLEZZA CORPOREA E
DANNI CEREBRALI
10 Marzo
2017
 Quando mutano i confini tra il Sé, l’Altro e
il Mondo 
I metodi della Neuropsicologia: dalle
osservazioni sui pazienti ai modelli della
mente
- Anna Berti –
Dipartimento di Psicologia
Università di Torino
Presidio Sanitario SAN CAMILLO
Che cos’è la neuropsicologia?
Studia la struttura, le componenti e le basi
neurali del comportamento/processi
cognitivi per costruire modelli esplicativi
della funzione normale
Posizione 1
Neuropsicologia Sperimentale
Studi nei pazienti cerebrolesi
Neuropsicologia Clinica
Studi che descrivono e definiscono i disturbi
neuropsicologici nelle principali sindromi
cliniche
Presidio Sanitario SAN CAMILLO
Posizione 2
Neuropsicologia Sperimentale
Studi nei soggetti normali
Neuropsicologia Clinica
Studi sperimentali nei pazienti
Presidio Sanitario SAN CAMILLO
Posizione 3
Neuropsicologia Sperimentale
Studi nei soggetti normali e nei
pazienti cerebrolesi
Neuropsicologia Clinica
Studi che descrivono e definiscono i disturbi
neuropsicologici nelle principali sindromi
cliniche
La Neuropsicologia nasce (1861) con gli studi di Broca
 studi sui casi singoli
 1874 Wernicke distingue
a) un centro per le immagini motorie
Lesione  disturbo di produzione
b) un centro per le
acustiche delle parole
immagini
Lesione disturbo di comprensione
Arrivò a prevedere
c) una via che univa i due centri
Lesione  disturbo nella ripetizione
(disturbo da disconnessione)
Immagini
motorie
Immagini
acustiche
1. Disturbo in produzione
2. Disturbo in comprensione
3. Disturbo nella ripetizione
- 1885 Lichtaim:
 Osserva effettivamente l’afasia di
conduzione
 Elabora un modello complesso delle
sottocomponenti inguistiche
aggiungendo un centro per i concetti
MODELLI COSTRUITI SU
CORRELAZIONI ANATOMO CLINICHE
Così come era impostato dai diagrammisti il metodo di correlazione anatomo-clinica
aveva molti limiti dovuti più alla scarsità di tecniche di localizzazione cerebrale e alla
mancanza di teorie psicologiche di riferimento che a una loro incapacità di proporre
ipotesi e a cogliere i dati clinici fondamentali
 Scelta idiosincratica dei pazienti
Seconda metà del 900  Studi sui gruppi di pazienti che hanno
contribuito in modo determinante alla definizioni dei più
importanti quadri clinici neuropsicologici
1. Metodi di indagine rigorosi
 l’esame neuropsicologico viene
standardizzato
 vengono esplicitati gli scopi dello studio
 i test sperimentali vengono scelti prima
dell’indagine in base a ipotesi dichiarate a
priori
2. Confronto con la prestazione dei soggetti normali (gruppi di controllo)
Come si seleziona il gruppo di pazienti?
a) In base alla sintomatologia  non posso trarre delle correlazioni anatomocliniche perché mancano i casi negativi
b) In base alla lesione  diaschisi
Come trarre correlazioni anatomo-cliniche partendo dalla sintomatologia
 Attraverso il metodo delle sottrazioni
Distribuzione delle lesioni nei
pazienti con
hemiplegia, neglect e AHP (17
patients)
Distribuzione delle lesioni nei
pazienti con
hemiplegia, neglect senza AHP (12
patients)
La massima sovrapposizione
lesioni era localizzata:
delle
Nella corteccia premotoria dorsale (area
6; danneggiata nel 94% dei pazienti
A+N+)
Seguita dall’area 44 e dall’area
somatosensoriale (88% of the patients),
E dall’area motoria primaria (82% of
the patients).
Altre strutture adiacenti colpite erano
l’area 46 e l’insula (vedi anche Karnath
et al., 2005).
 Anche qui problema della a) diaschisi b) delle aree che rimangono funzionalmente
integre e che potrebbero contribuire alla sintomatologia
Tra gli anni 80 e 90 del secolo scorso  Neuropsicologia
Cognitiva
Trae vantaggio dai modelli della psicologia dominanti in quel tempo
 Modelli dell’elaborazione dell’informazione
à se il sistema cognitivo è organizzato in centri
separati
allora
e’ verosimile che una lesione colpisca selettivamente un centro
(una funzione) lasciando relativamente intatti gli altri centri (e
quindi le altre funzioni)
Questo approccio ha due conseguenze:
à La psicologia è utile perché fornisce modelli
1. La neuropsicologia, non solo li specifica,
2. è in grado di rilevare delle sottocomponenti che
la psicologia sperimentale non riesce ad
evidenziare.
 Modelli molto simili a quelli dei diagrammisti
1.Concetti psicologici sono meglio specificati
2. Metodi sperimentali rigorosi
3. Il caso singolo non è più solo una descrizione
clinica
 Posizioni ultracognitiviste prescindono dalle lesioni
cerebrali
ASSUNZIONI DELLA NEUROPSICOLOGIA
1. Il sistema oggetto di studio doveva essere normale prima della lesione.
2. Gli effetti del danno devono essere effetti locali.
 le altre sottocomponenti del sistema devono rimanere intatte
3. Il sistema non deve andare incontro a riorganizzazione funzionale dopo la
lesione
 o almeno non deve essere fondamentalmente diverso dal sistema normale
(assunzione della trasparenza).
4. L’organizzazione del sistema cognitivo deve essere modulare
Il sistema cognitivo potrebbe avere 2 possibili
organizzazioni:
1. modulare  e’ un sistema composto da sottocomponenti relativamente
indipendenti tra loro
2. equipotenziale/totipotente  e’ un sistema non divisibile in
sottocomponenti
-I dati della neuropsicologia moderna sembrano
confermare l’organizzazione modulare dei sistemi
cognitivi.
A) Secondo Fodor
1. un modulo è una sottocomponente di un sistema più complesso che
non deve risultare dall’assemblaggio di più parti
 Reti
2. deve essere innato
 Per alcuni sistemi è possibile dimostrarlo
3. Indipendente dalle altre componenti (computazionalmente
autonomo)
 Alcuni sistemi lo sono
4. deve avere accesso solo ad una parte limitata dell’informazione in entrata
(isolato informativamente)
 In alcuni casi è così
B) Il concetto di modularità a cui si riferisce la maggior parte
dei neuropsicologi sottosistema funzionalmente isolabile
 è un sistema che puo’ funzionare, isolato dagli altri sistemi,
anche se ad un livello inferiore
In questa prospettiva  deve esistere una corrispondenza tra la struttura neurale
e l’organizzazione funzionale della mente
 processi funzionalmente separati se implementati in
strutture neuronali discrete possono essere compromessi
da una lesione.
 la moderna neuropsicologia parla di circuiti
complessi e non di aree come la neuropsicologia
classica
DISSOCIAZIONI E ASSOCIAZIONI IN
NEUROPSICOLOGIA
Il principio di base e’:
 se si ammette che il sistema cognitivo e’
multicomponenziale
1. Dissociazione semplice
a) dissociazione classica o forte
b) dissociazione debole
a) dissociazione forte si ha quando, considerando
un compito A ed un compito B un paziente ha
una prestazione assolutamente normale in A e
francamente patologica in B
 questo indicherebbe che A e B sono due
compiti che dipendono da sottosistemi
cognitivi isolabili
b) dissociazione debole si ha quando B e’ scadente (30%),
ed A e’ significativamente migliore (60%)
 Questo risultato e’ problematico perche’ e’
interpretabile almeno in tre modi:
aa) la lesione può avere severamente danneggiato il compito B ed
in misura minore il compito A
 i due sistemi possono essere indipendenti
bb) il compito A per essere eseguito bene ha bisogno che il
compito B funzioni normalmente
 due sistemi non sono completamente indipendenti
cc) differenza nella difficoltà di esecuzione
 i due sistemi potrebbero non essere indipendenti
30-60
-anche i soggetti normali fanno meglio uno dei due compiti (60%-80%) allora
diverse risorse
differenza nella difficoltà di esecuzione probabile stesso sistema
-stesso livello di efficienza ma non al 100% (60%-60%)
 allora plausibile che siano sottosistemi isolabili.
-fanno sia A che B perfettamente (100%) allora i compiti sono uguali come difficoltà
e relativamente facili
(non e’ possibile disambiguare aa e bb)
aa) la lesione può avere severamente danneggiato il compito B ed in misura
minore, il compito A
bb) il compito A per essere eseguito bene ha bisogno che il compito B
funzioni normalmente
2. Doppia dissociazione:
a) forte
b) debole
a) nella dissociazione forte 
un paziente (o un gruppo di pazienti) esegue il
compito A in modo perfetto ed il compito B in
modo scadente, un altro paziente (od un altro
gruppo di pazienti) ha il comportamento contrario.
-la
doppia
dissociazione
forte
prova
definitivamente che i due compiti vengono
eseguiti da sottocomponenti isolabili del sistema
cognitivo
b) nella doppia dissociazione debole  un
paziente (o un gruppo di pazienti) esegue il
compito B in modo scadente ed il compito A in
modo significativamente migliore rispetto a B,
ma non come il gruppo di controllo mentre un
altro paziente ha il comportamento opposto.
- Incontra alcuni dei problemi della dissociazione
semplice debole, ma si puo’ ancora affermare che
i due sistemi siano isolabili
Piu’ sintomi associati in uno stesso paziente 
sono molto frequenti
-hanno un valore teorico?
ma le conclusioni non sono definitive
Nel contesto neuropsicologico
che cosa sono i
DATI?
sono quei parametri che si
ricavano dall’osservazione delle
varianti del comportamento
direttamente osservabile e
descrivibile in terza persona
Ma se noi accettiamo solo questa definizione dobbiamo
rifiutare i resoconti soggettivi dei pazienti perché non
scientifici
 Poiché la scienza moderna si è
emancipata
attraverso
descrizioni quantitative del
mondo
 poiché gli aspetti qualitativi
non sono aggredibili con i
metodi delle scienze naturali
Le metodologie naturalistiche
non saranno mai in grado di
cogliere gli aspetti fondanti
dell’esperienza soggettiva.
La delegittimazione su base metodologica dello studio scientifico delle
consapevolezza su base metodologica ed in particolare il rifiuto
dell’approccio introspettivo indicato come aneddotico e non scientifico.
 Rifiuto dell’introspezione e dei resoconti soggettivi
Bisiach (1992) scrive che ‘Il sospetto che la coscienza non sia un oggetto
legittimo di ricerca scientifica è radicato nel pregiudizio culturale che ci induce
a guardare alla fisica come il paradigma scientifico par excellence’, ma, se così
è, tanto peggio per la fisica. L’utilizzo dei resoconti soggettivi pone sicuramente
dei problemi metodologici. Ma se attraverso di essi si arriva ad avere una presa
sul significato dei contenuti dell’esperienza cosciente allora gli scienziati
dovranno accettare di estendere il paradigma della scienza oltre i limiti imposti
dalla fisica tradizionale
Il problema di come arrivare ad avere un approccio metodologico accettabile
allo studio dell’esperienza soggettiva viene risolto da Bisiach (1992) attraverso
la seguente mossa: possiamo accettare di usare i resoconti introspettivi delle
altre persone attribuendo agli altri un’esperienza fenomenica per analogia
con l’esperienza fenomenica dell’osservatore.
Nelle parole di Bisiach:
‘Granting phenomenal experience to other people is the only possibility we
are given to learn indirectly about consciousness when we study the
consequence of brain lesions (il garantire un’esperienza fenomenica agli
altri è la sola possibilità che abbiamo di imparare indirettamente qualcosa
sulla coscienza quando studiamo le conseguenze dei danni cerebrali)’.
E’ plausibile che la parola ‘rosso’ venga da tutti usata per
indicare un’esperienza condivisa.
Come sottolineato recentemente da Libet (2007)
‘A meno che non si possa dimostrare una loro manipolazione, o che non
vengano contraddette da altre evidenze sperimentali, i resoconti di esperienze
consapevoli, ottenuti con una metodologia appropriata, dovrebbero essere
considerati sullo stesso piano di altri tipi di evidenze oggettive’
I nuovi approcci allo studio degli aspetti consapevoli del mentale ha avuto il
merito di avviare programmi di ricerca euristicamente efficaci per
affrontare lo studio della funzione causale della coscienza e delle sue
caratteristiche strutturali
I neuropsicologi si sono, allora, riavvicinati all’utilizzo dei resoconti
esperienziali per valutare gli stati mentali, riconoscendo che nella maggior
parte dei casi quello che in realtà essi studiano riguarda proprio
l’esperienza cosciente delle persone
E’ ovvio che bisogna sempre ricordare che vi sono alcuni aspetti dell’esperienza
privata unici e non immediatamente condivisibili (Bisiach, 1988) per cui non ci
potrà, forse, mai essere una scienza di quelle sensazioni soggettive che ci dicono
che cosa si prova a essere qualcosa d’altro, per esempio che cosa si prova ad
essere un pipistrello (Nagel, 1974).
Dai racconti esperienziali ai dati oggettivi
Anosognosia  in generale negazione della malattia
Anosognosia per l’emiplegia (AHP)  negazione del disturbo motorio e
convinzione di eseguire movimenti su richiesta
Diverse ipotesi:
1. Disturbo di tipo psicodinamico
2. Legato al neglect
3. Dovuto alla compresenza di altri disturbi neurologici e neuropsicologici che
impediscono al paziente di ‘scoprire’ la plegia
 Ma doppie dissociazioni (Berti et al., 1996, 98).
1. Disturbo dell’intenzionalità motoria (Gold et al., 1994)
Anosognosia
Urge to move/intention
affordances
Goals/
Prior intention
Desired
state
compa
rator
Planner
(movement
selection)
Motor
awareness
Limb
Efference
copy
Forward model (Movement
predictor/predicted state)
Sense of agency
Comparator
compa
rator
Sensory
Information/actual state
World
Urge to move/intention
affordances
Goals/
Prior intention
Desired
state
compa
rator
Planner
(movement
selection)
Motor
awareness
Limb
X
World
Efference
copy
Forward model (Movement
predictor/predicted state)
Sense of agency
X
Comparator
compa
rator
Sensory
Information/actual state
 Basi neurali del comparatore
Alcune parti del sistema motorio sembrano essere sistematicamente risparmiate in
AHP, in particolare l’ area supplementare motoria, SMA, e la pre-supplementare
motoria (pre-SMA).
 relative all’intenzionalità motoria
Partendo da un modello ipotizzato nei soggetti normali, dal
quadro lesionale e dal report soggettivo del paziente
 I pazienti AHP non sarebbero in grado di distinguere tra atto
intenzionale e atto effettivamente compiuto a causa del danno al
comparatore che non è più in grado di cogliere il mismatch tra
previsioni e feedbacks
ma
I pazienti anosognosici possono avere esperienza dei
movimenti che intendono produrre grazie all’attività delle aree,
risparmiate dalla lesione, coinvolte negli aspetti intenzionali del
movimento (Berti e Pia, 2006; Garbarini et al, 2012).
 Esperimenti per dimostrare l’esistenza di intenzionalità nei pazienti
CONCLUSIONI
1. La neuropsicologia si avvale dell’apporto di diverse
discipline e di diverse tecnologie per cercare di capire
l’architettura dei processi cognitivi.
2. Lo studio dei pazienti con lesioni cerebrali rimane centrale per
la costruzione dei modelli della mente.
3. Dei pazienti è fondamentale tener conto dei loro racconti
soggettivi e degli stati che ci riferiscono che innescano ipotesi
che dovranno essere poi vagliate con i metodi della ricerca
scientifica sperimentale.
Grazie per l’attenzione
e. . .
continuate a studiare i
pazienti
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