Omelia di mons. Dante Lafranconi Vescovo di Cremona Cattedrale di Cremona 27 novembre 2010 Veglia di preghiera per la vita nascente L’ACCOGLIENZA E LA DIFESA DELLA VITA PRINCIPIO FONDAMENTALE DI OGNI UMANA CONVIVENZA In questa veglia di preghiera per la vita nascente ci sentiamo spiritualmente uniti all’intera Chiesa universale. Vorrei rivolgere anzitutto un pensiero di affetto e di tenerezza a tutti quei genitori – alle mamme in modo particolare – che sono in attesa di un figlio. Nei giorni che ci preparano al Natale pensiamo Maria in attesa, trepidante come ogni madre, ma nello stesso tempo desiderosa di vedere il volto della propria creatura. 1. La vita affidata ad ogni uomo All’inizio dell’Avvento, in comunione con la Vergine Santa, mentre lo sguardo si protende verso il mistero dell’incarnazione, vegliamo, dunque, in preghiera con lo stesso affetto, le stesse preoccupazioni, le stesse attese e le stesse speranze che ogni madre prova durante la gravidanza. Dal Dio che si fa uomo – mistero che celebriamo nel Natale – noi attingiamo il valore di ogni persona umana che viene al mondo. Se è vero che fin dal concepimento ogni persona è immagine e somiglianza di Dio, è ancor più vero che tale somiglianza si manifesta e si realizza più pienamente nel farsi uomo del Verbo eterno. Quale avvenimento, se non l’incarnazione del Figlio di Dio, può esplicitare ai nostri occhi il valore della vita umana? Quale persona, più di quella di Dio che si è fatto uomo, può svelare a noi il valore di ogni uomo? La vita è anzitutto affidata! Prima di tutto ai genitori: c’è un’immagine più significativa e suggestiva di affidamento di quella di una madre che porta dentro di sé e custodisce una piccola creatura? Eppure noi sappiamo che la vita di ogni persona, così preziosa agli occhi di Dio, non è consegnata solo ai padri e alle madri, ma a ogni uomo. È bello ricordare quanto nella storia la società degli uomini ha fatto e continua a fare per esprimere l’accoglienza di ogni vita e per accompagnarla verso i traguardi della sua maturità e piena realizzazione. Pensiamo alle istituzioni sanitarie ed educative e alle molteplici forme di volontariato che si dedicano a tutelare e far crescere la vita nascente. È bello constatare questo processo di civiltà nella storia dell’umanità, così come è doloroso e sconcertante notare certi regressi che sembrano inspiegabili alla ragione: se un uomo perde la vita per la violenza di altri uomini, solo perché ha inavvertitamente ucciso un cane che attraversava la strada, vuol dire che la vita umana è proprio considerata nulla. Se le industrie dell’aborto continuano a prosperare, per quanto le statistiche italiane dimostrino una certa flessione, vuol dire che la vita umana, in tanti, troppi casi, non è ancora accolta. 2. Il rispetto della vita alla base di ogni valore umano L’accoglienza e la difesa della vita umana, di ogni uomo, dall’inizio alla fine, è un caposaldo di civiltà, è un principio di vita sociale. Una società che non rispetta fin dall’inizio la vita, non è una società capace di costruirsi a misura d’uomo. Vorrei ricordare alcune parole che il card. Bagnasco ha pronunciato a questo riguardo nella recente Settimana Sociale dei cattolici italiani: «Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono. Insieme alla vita, da accogliere dal concepimento fino al tramonto naturale, Benedetto XVI indica la famiglia come cellula fondamentale e ineguagliabile della società, formata da un uomo e una donna e fondata sul matrimonio, e pone anche la libertà religiosa ed educativa. Non è un elemento casuale, ma fondativo della persona e di ogni altro diritto e valore. Senza un reale e non nominalistico rispetto e promozione di questi principi primi che costituiscono l’etica della vita è illusorio pensare a un’etica sociale che vuole promuovere l’uomo, ma in realtà lo abbandona nei momenti della maggiore fragilità. Ogni forma di fragilità chiede alla società intera di essere presa in carico per sostenere in ogni modo il debole e l’incapace. E questo prendersi cura nel segno della buona organizzazione, di efficienti strutture, della tenerezza relazionale, rivela il grado umanistico e civile della compagine sociale. Ogni altro valore, necessario per il bene della persona e della società, come il lavoro, la casa, la salute, l’inclusione sociale, la sicurezza, le diverse provvidenze, la pace, l’ambiente, germoglia e prende linfa da questi». Vogliamo allora pregare perché ogni uomo riscopra il valore fondamentale della vita umana e sappia accoglierla. A questo punto il mio pensiero, pieno di gratitudine, va a tutte quelle associazioni e istituzioni che instancabilmente lavorano per la difesa, la tutela, la promozione della vita umana, fin dal suo nascere. Allo stesso tempo esprimo riconoscenza anche a tutte quelle realtà che raccolgono centinaia di volontari che si preoccupano di esprimere affetto, vicinanza, cordiale presenza a tutti coloro che volgono al tramonto dell’esistenza. 3. Tre realtà che fanno riflettere Vorrei, però, non dimenticare alcune realtà che ci sono particolarmente vicine! Ne ricordo tre, in modo particolare. 3.1 Il silenzio dei mass media Dopo l’infelice trasmissione “Vieni via con me”, da settimane si alza la voce di tanti italiani che chiedono, giustamente, una replica per dare voce a coloro che sperimentano, come Piergiorgio Welby e Eluana Englaro, situazione tragiche, ma che vogliono continuare a lottare per vivere. Come mai la voce di tanti italiani non viene ascoltata? C’è qualche potere oligarchico che manovra le trasmissioni televisive per impedire un semplice gesto di verità? Noi, in questo momento, osiamo chiedere che sia riconosciuto e concesso anche a queste voci uno spazio in televisione per poter esprimere il proprio punto di vista. 3.2 La sepoltura dei feti Il rispetto della dignità della vita fin dal suo nascere – ed è il secondo aspetto che vorrei ricordare – ha ispirato, anche nella nostra città, la scelta umanamente comprensibile e logica di non abbandonare i feti abortiti alla distruzione, ma di provvedere al seppellimento, così che si esprimesse verso di loro un gesto di umana pietà. Tale gesto – che non rivela l’identità dei genitori e che non si impone a quanti lo escludono esplicitamente – rivela l’attenzione della Chiesa e della comunità umana; di quanti non accettano che chi è generato dall’uomo venga trattato come un prodotto da scarto. Per questo motivo continueremo a sostenere la validità e l’opportunità di questo gesto di umanità pietà che non è diretto solo ai bambini non nati, ma anche verso coloro che non gli hanno saputo accogliere. 3.3 La culla per la vita C’è un terzo aspetto che voglio ricordare: qualche mese fa, all’Ospedale di Cremona, abbiamo inaugurato la culla per la vita. Si tratta dell’estremo richiamo verso quei genitori che non desiderano tenere il figlio che stanno attendendo. La culla rivela che c’è qualcuno che se ne prenderà cura! Purtroppo a tutt’oggi risulta che questo valido strumento non è stato ancora utilizzato, eppure in questi mesi sono stati compiuti molti aborti! Mi rivolgo alle mamme che in questo momento stanno meditando di liberarsi del figlio che portano in grembo: non fatelo! C’è una culla che lo può accogliere e ci sono persone disposte a essere padri e madri per la vostra creatura. Ad ogni mamma che è in attesa, più o meno convinta, vorrei dedicare alcuni bellissimi versi di Giuseppe Ungaretti, tratti dalla poesia “La madre”: «Ricorderai d’avermi atteso tanto e avrai negli occhi un rapido sospiro». Questo sospiro caratterizzi l’evento del Natale come realtà che si rinnova e che trova compimento, in un certo senso, anche in ogni vita nuova che nasce. Preghiamo perché tutti i bambini possano trovare la stessa premurosa e affettuosa accoglienza che il figlio di Dio fatto uomo ha trovato nel cuore e nella casa di Maria e Giuseppe. Il testo, ripreso dalla registrazione, non è stato rivisto dall’Autore e conserva pertanto il tono discorsivo della parola viva