Mozart 06 - Conservatorio Niccolò Paganini

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Roberto Iovino
Caro Amadeus
6.
La musica sinfonica
Mozart innalzò il potere vocale
della musica strumentale a un tale livello
da renderla capace non solo di comprendere
la gioia e la soddisfazione
che aveva appreso da Haydn,
ma l’intera profondità
di un infinito desiderio spirituale
Richard Wagner
Le sinfonie
Le sinfonie di Mozart costituirono con quelle di Haydn il caposaldo della produzione
sinfonica del XVIII secolo. Se fu Haydn a fissare in maniera definitiva la struttura della
sinfonia, si deve a Mozart averla portata alla maturità, preparando la strada a Beethoven e,
attraverso lui, all'Ottocento.
La produzione sinfonica copre un arco di tempo alquanto ampio: si va infatti dal 1764 al
1788. Un lungo itinerario che ha visto Amadeus oscillare fra varie tendenze, pur imprimendo
sin dall’inizio il marchio della propria personalità. Anche il settore sinfonico ebbe comunque
il suo momento clou nell’ultimo, straordinario decennio.
La sua produzione si può comunque articolare in diverse fasi.
1764 – 1767
E’ la prima fase creativa nel campo della sinfonia.
La n.1 K 16 risale alla fine del 1764 e fu scritta a Londra. Amadeus aveva come modelli
alcune partiture del padre Leopold, di Johann Christian Bach e di Carl Friedrich Abel.
Abel (1723 – 1787), violinista, clavicembalista e compositore, formatosi in Germania (fu per
molto tempo ritenuto allievo di Johann Sebastian Bach) dal 1759 si era trasferito a Londra.
Associatosi con Johann Christian Bach, proprio nel 1764 aveva dato con lui vita ad una
istituzione concertistica (Società Bach-Abel) che svolse un ruolo notevolmente importante per
lo sviluppo e la diffusione della produzione sinfonica. Mozart copiò diverse Sinfonie di Abel
tanto che una di queste fu per lungo tempo ritenuta mozartiana e catalogata come K 18.
Da Abel Amadeus derivò l’impiego dei fiati con funzioni anche solistiche, mentre la lezione
di Johann Christian Bach è avvertibile ad esempio nella pacata eleganza dei tempi lenti o nella
dolcezza dei secondi temi nei movimenti d’apertura.
Le sinfonie di questo periodo, in uno stile preclassico, sono in tre tempi, senza minuetto.
L’organico strumentale prevede archi, 2 oboi e 2 corni.
1767 – 1769
In occasione di un viaggio a Vienna, Mozart si accosta a Haydn e alla scuola austriaca e
comincia ad allontanarsi dalle precedenti influenze. Le Sinfonie di questa fase sono in quattro
movimenti: il minuetto assume una evidente rilevanza, mentre si tende anche a dare grande
risalto all’ultimo movimento in forma di sonata, ampliato per controbilanciare la rilevanza del
primo.
In generale caratteri centrali della “sinfonia viennese” sono: l’elaborazione drammatica del
linguaggio musicale, il gusto per la forma concertante, l’inserimento della musica popolare
nel tessuto sinfonico, il contrasto fra primo e secondo tema, il gusto per la sorpresa musicale e
i contrasti sonori, l’introduzione già citata del minuetto.
Per quanto riguarda l’organico, comincia ad ampliarsi: oltre ad archi, due oboi (o flauti) e due
corni, si trovano in alcune partiture anche due trombe e timpani.
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Roberto Iovino
Caro Amadeus
1770 – 1772
All’epoca dei viaggi in Italia, le sinfonie risentono della figura di Sammartini. Mozart oscilla
fra soluzioni diverse: in tre o quattro tempi, con o senza minuetto, in uno stile talvolta vicino
alle Ouvertures d’opera.
Nell’arco di questo triennio (specie poi nel periodo di permanenza a Salisburgo prima
dell’ultimo viaggio in Italia) i movimenti laterali tendono ad ampliarsi: il primo in genere
propone tre temi, il terzo dei quali sostituisce lo sviluppo mentre nel finale la forma sonata
bitematica è attuata con tutte le sue implicazioni elaborative.
1773 - 1777
Si apre una fase complessa e contraddittoria. Mozart oscilla fra varie soluzioni: un ritorno allo
stile galante, la rinuncia, talvolta, al minuetto e a una profonda elaborazione tematica. Con
varie eccezioni, naturalmente.
Basta ricordare la Sinfonia K 183 in sol minore considerata da alcuni studiosi la “prima vera
sinfonia psicologica”:
compatta, perfetta nelle proporzioni, priva di cadute di tensione, immersa in una fluttuazione
continua tra tonalità minore e inserti in maggiore, naturale come il respiro nell’alternanza
magistrale di contrazione e distensione. Più che l’espressione diretta di “un’ora di sconforto”
come scrive Abert, la Sinfonia K 183 sembra essere il racconto coraggioso della disperazione;
quando cioè ritornato il sereno interiore, si riprendono le distanze dalle sensazioni cieche e
violente, ma nel contempo le si rivivono attraverso il ricordo1.
Da notare anche lo strumentale più ricco che nel passato con archi, oboi, corni in si bemolle,
corni in sol e fagotti.
1778 - 1779
Le sinfonie nate in questo periodo risentono invece dell’influenza della scuola di Manheim
con cui Mozart aveva avuto proficui contatti proprio allora. E’ a Mannheim ad esempio che
Amadeus si innamora del clarinetto.
E’ una fase alquanto ricca e variegata: sinfonie in tre o quattro movimenti, sinfonie
concertanti, sinfonie ispirate alle serenate o alle Ouverture.
L’orchestra si allarga. Nella Sinfonia Parigina K 297 (1778) troviamo ad esempio archi,
flauti, oboi, clarinetti, corni, fagotti, trombe, timpani.
La Sinfonia Parigina nacque per i “Concert Spirituels” organizzati da Jean Le Gros e costituì
l’unico vero successo ottenuto da Mozart nel suo soggiorno parigino. Si articola in tre
movimenti: un allegro iniziale alquanto complesso, un lento centrale di notevole eleganza (ne
esistono due versioni, la seconda composta su richiesta di Le Gros) e un finale di notevole
freschezza.
1782-1788
Al 1782 risale la sinfonia K 385 composta per una solenne ricorrenza in casa del borgomastro
di Salisburgo Sigmund Haffner, la cui figlia, sei anni prima, aveva ricevuto l'omaggio della
Serenata Haffner.
L’organico prevede archi, flauti, oboi, clarinetti, corni, fagotti, trombe e timpani.
La Sinfonia K 385 è considerata il punto d’avvio della vera e propria maturità mozartiana nel
campo della Sinfonia:
1
A.Poggi - E.Vallora, Mozart, signori il catalogo è questo, Einaudi, Torino, 1991
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Caro Amadeus
…. costituisce il vero e proprio ponte di trapasso dalla concezione giovanile della sinfonia
ancora parzialmente legata alle forme edonistiche e leggere della serenata e del divertimento e
la matura concezione viennese… […] Il finale è una specie di cantafavola, una ronda
vertiginosa su due temi bene individuati ma sostanzialmente affini nella espressione di vivacità
e sfrenata gioia del movimento2.
Nel 1783 Amadeus scrisse la Sinfonia di Linz, in do maggiore, K 425 dal luogo della sua
prima esecuzione. E’ la prima Sinfonia di Mozart a incominciare con un tempo lento,
dall’ampio gesto teatrale. Il tempo lento iniziale sfocia in un Allegro spiritoso di notevole
eleganza. Da sottolineare anche la bellezza del secondo tempo, “Poco adagio” in 6/8 dal
carattere di siciliana e con momenti di forte tensione resa con due modulazioni da do a fa
minore.
Da notare che Mozart scrisse la Sinfonia in appena quattro giorni.
Martedì 4 novembre – si legge in una sua lettera da Linz – darò un grande concerto in teatro e
non avendo portato con me nessuna Sinfonia, ne sto scrivendo una a gran velocità perché devo
terminarla per quella data3.
In questa partitura è evidente l’influenza di Haydn sul piano formale, anche se lo spirito che
anima i singoli movimenti è tipicamente mozartiano. D’altra parte sono stati trovati appunti di
Amadeus contenenti inizi di sinfonie haydniane.
Nel 1786 nacque invece la Sinfonia K 504 detta di Praga perché eseguita appunto in quella
città nel 1787 nella tournée che portò il compositore a mettere in scena Don Giovanni. La K
504 è in tre soli movimenti, in quanto manca il Minuetto. La Sinfonia si impone per la sua
compattezza, per l’equilibrio formale, per il trattamento dei temi. In particolare va anche qui
segnalato l’avvio con l’ampio Adagio introduttivo, ricco di contrasti e di sviluppi drammatici
e malinconici.
… Il tratto più caratteristico – hanno scritto Poggi e Vallora4 – verosimilmente favorito dalla
contiguità spirituale con le Nozze, è la concordanza di tutti i tre tempi con il mondo dell’opera
teatrale: l’Allegro iniziale apertamente richiama l’antica sinfonia-ouverture, il celestiale
Andante sembra fiorire da una romanza, il gioioso Finale rieccheggia i grandiosi concertati
vocali.
Il 19 gennaio 1787 la Sinfonia trionfò a Praga. Niemtschek, nella sua biografia su Amadeus,
scrisse:
Mai prima di allora si era visto il teatro così gremito di gente, mai un’estasi così potente
e unanime come quella risvegliata dal suo suono divino. Non sappiamo in effetti ciò che
si deve ammirare di più; se la sua straordinaria composizione o il suo modo eccezionale
di suonare5.
Un altro spettatore rimasto anonimo scrisse:
Alla fine del concerto, Mozart improvvisò al pianoforte per una buona mezz’ora. […] Quando si
ripresentò per la terza volta, nel silenzio assoluto della sala una voce gridò: “Figaro”. Mozart
2
M. Mila, Le sinfonie di Mozart, Torino, 1967
In A.Poggi-E.Vallora, cit.
4
Ibid.
5
Ibid.
3
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Caro Amadeus
attaccò allora il tema dell’aria “Non più andrai” e improvvisò una dozzina di straordinarie
variazioni che terminarono in un uragano di applausi6.
Due anni dopo, nel 1788, Mozart chiuse la sua esperienza sinfonica completando la celebre
trilogia: il 26 giugno la K 543 in mi bemolle, il 25 luglio la K 550 in sol minore e il 10 agosto
la K 551 Jupiter in do maggiore.
Le tre Sinfonie nacquero in un momento estremamente difficile. Mozart deluso dalla
accoglienza non entusiastica al suo Don Giovanni da parte dei viennesi versava in evidenti
difficoltà economiche. Scriveva il 17 giugno 1788 all’amico massone Puchberg:
… se volesse avere per me tanto affetto e tanta amicizia da soccorrermi per un anno o due con
mille o duemila fiorini, dietro pagamento dei dovuti interessi, mi renderebbe un grandissimo
servizio. Anche Lei riconoscerà come sia spiacevole o meglio impossibile vivere dovendo
aspettare un’entrata dopo l’altra. Nel caso non potesse privarsi subito di una simile somma, La
prego di prestarmi almeno fino a domani qualche centinaio di fiorini perché il padrone di casa
della Landstrasse mi ha a tal punto importunato da costringermi a pagarlo immediatamente (per
evitare noie) e questo mi ha posto in grande difficoltà7.
Mozart dunque scrisse le tre sinfonie in tempi brevissimi, forse sperando nella possibilità di
poterle eseguire nell’estate stessa in qualche accademia, ricavando un po’ di soldi per far
fronte alla difficile situazione.
Pur evitando l’errore di considerare questo affresco sinfonico alla stregua di una confessione
autobiografica è giustificato interpretare le tre Sinfonie come la composita rappresentazione del
mondo spirituale di Mozart attraverso tre aspetti dissimili ma non isolabili nella loro organica
totalità8.
Le tre sinfonie usano i fiati in modo assai diverso. Vediamo l’organico.
La Sinfonia K 543 (“la dolce sorella del Don Giovanni” come fu definita) utilizza archi,
flauto, clarinetti, corni, fagotti, trombe e timpani: è ritenuta l’emblema della fusione fra stile
galante e stile dotto, fra l’effusione della melodia e il rigore della costruzione musicale. La
tonalità di mi bemolle maggiore e l’utilizzo ampio dei clarinetti fa di questa partitura una
pagina “massonica” tanto che viene definita anche “Sinfonia massonica”: non è da escludersi
che Amadeus pensasse appunto all’amico Puchberg e ad un suo eventuale aiuto.
La Sinfonia K 550 utilizza archi, flauto, clarinetti, oboi, corni, fagotti.
La Sinfonia K 551 inserisce invece archi, flauto, oboi, corni, fagotti, trombe, timpani.
La diversa organizzazione del settore fiati garantisce un colore differente che rende il carattere
della pagina. Così ad esempio la malinconia che pervade la K 550 rende inutili trombe e
timpani. C’è in questa partitura un pessimismo, una tensione umana di rara potenza
espressiva.
Questa sinfonia – ha scritto il biografo Abert9 – è l’espressione più tagliente di quel profondo,
fatalistico pessimismo connaturato a Mozart che soprattutto negli ultimi anni della sua vita ha
informato di sé buona parte della sua produzione.
Totalmente diversa, invece, l’atmosfera della Sinfonia K 551: nella Jupiter si respira un senso
di straordinaria gioiosità, un canto trionfale che supera il dolore terreno.
6
Ibid.
W.A.Mozart, Lettere, Guanda, Milano, 1981
8
A.Poggi-E.Vallora, op. cit
9
A.Abert, W.A.Mozart,ediz. italiana a cura di P.Gallarati, Il Saggiatore, Milano, 1984-86
7
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Roberto Iovino
Caro Amadeus
La Sinfonia concertante
E’ una particolare forma nella quale, in un contesto prettamente sinfonico, uno o più strumenti
assumono un ruolo “solistico”. Sta dunque a metà strada, se così si può dire, fra la sinfonia
vera e propria e il concerto. Di Mozart si possono ricordare la Sinfonia concertante per oboe,
clarinetto, corno, fagotto e orchestra K 297b del 1778 e la Sinfonia concertante per violino,
viola e orchestra K 364 del 1779.
Le altre forme
Il settore sinfonico si completa con i Divertimenti, le Serenate e le Cassazioni, forme
“leggere” destinate a momenti di festa, nel puro gusto del divertimento settecentesco.
Serenata – Ha una storia antica. Il termine appare per la prima volta nel Primo Libro di
Madrigali di Alessandro Striggio (1560). In seguito ha avuto vari significati. Nel Seicento
indicava una forma scenica vocale e strumentale di andamento leggero, con pochi personaggi,
in genere rappresentata nelle corti in occasione di particolari festività. Lo stesso Mozart
scrisse Ascanio in Alba (1771). Può indicare poi una composizione vocale (con o senza
strumenti) di carattere popolareggiante in genere pensata come un atto di omaggio nei
confronti dell’amata: la letteratura spazia dai trovatori al Seicento e al Settecento. In questo
senso Serenate si trovano anche nelle opere: la stessa aria di Don Giovanni (Deh vieni alla
finestra) ne è un esempio.
Intorno al 1770, infine, si sviluppa una Serenata strumentale articolata in vari movimenti,
affine al Notturno e alla Cassazione, da eseguirsi all’aria aperta, di sera o di notte.
Inizialmente solo per i fiati, si amplia successivamente anche agli archi. La struttura ricalca
generalmente quella della Suite con marce d’apertura e minuetti e con un maggior numero di
tempi.
Alcune sono giustamente fra le opere più celebri di Amadeus.
Ad esempio, la Eine kleine Nachtmusik K 525 scritta nel 1787 durante la composizione del
Don Giovanni. L’organico prevede due violini, viola, violoncello e contrabbasso. Si articola
in Allegro, Romanza, Minuetto, Rondò.
Da segnalare anche la Serenata K 361 (Gran Partita) del 1781, composta per 13 strumenti (2
oboi, 2 clarinetti, 2 corni di bassetto, 2 fagotti, 4 corni da caccia, 1 contrabbasso), avvio di una
serie di tre serenate per soli fiati di notevole eleganza per l’impasto timbrico conseguito.
Divertimento – L’origine del termine va ricercato nel barocco: nel 1681 Carlo Grossi lo usò
come titolo di una composizione vocale. In realtà venne presto a configurarsi come una forma
strumentale articolata in un certo numero di brani, affine alla Serenata. Nel periodo
romantico, il Divertimento è stato spesso utilizzato come pot-pourris su arie d’opera, mentre
nel Novecento (Roussel, Busoni, Stravinskij) ha avuto un andamento serio, di struttura libera.
Fra i Divertimenti di Mozart, merita una citazione Ein musikalischer Spass (I Musicanti del
villaggio) K 522 del 1787. In questo scherzo musicale (per due violini, viola, basso e due
corni) Amadeus si divertì a fare il verso a “musicanti del villaggio” (il titolo tuttavia non è di
Mozart) appassionati e volenterosi, ma maldestri.
Alle spalle delle grossolane stecche dei corni, delle provocate e provocanti stonature,
delle assurdità tonali (simbolico è l’accordo finale nel quale di scontrano sei tonalità
differenti e nemiche!) vive infatti un sottile e crudele repertorio compositivo, teso a
uccidere i miopi e disperati colleghi: questa è l’origine della banalità dei temi, della
simmetria ottusa degli episodi, degli anemici sviluppi, degli accompagnamenti gratuiti,
della inettitudine alla modulazione; questa è la giustificazione della scrittura
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Caro Amadeus
artificiosamente sovraccarica del Minuetto, delle banali formulette dell’Adagio, dei
pedanti abbozzi di fuga nel Finale10.
Cassazioni – Il termine deriva probabilmente da Gasse, “strada” e indica quindi una
composizione da eseguirsi all’aperto. Molto in voga in Austria e in Germania, è affine alla
Serenata. Il numero dei movimenti è variabile da 7 a 50; l’organico comprende in genere fiati
e archi. Fra gli autori si citano oltre ai Mozart, anche Haydn e Boccherini.
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A.Poggi,E.Vallora, cit
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