Ministero della Pubblica Istruzione
Ufficio Scolastico Regionale per la Toscana
Direzione Generale
SPORTELLO DISLESSIA:
IL PUNTO DI ASCOLTO, INFORMAZIONE E FORMAZIONE NELLE SCUOLE
A cura di Anna Grassi, Renzo Liccioli, Adelmo Pagni
1
1..
Le difficoltà specifiche di apprendimento
I disturbi specifici di apprendimento attengono alla lettura, alla scrittura, alla
comprensione e produzione del testo, al calcolo e al problem-solving. Quando in un alunno s
notano difficoltà in uno o più degli ambiti di riferimento indicati è molto importante riconosce
precocemente queste difficoltà per attenuarle e recuperarle, dove possibile,
in modo tale
che non incidano negativamente sullo sviluppo cognitivo e sul percorso formativo dell’allievo
Il termine dislessia, comprende ormai tout court disturbi della lettura, della scrittura e del
calcolo, ed è riconosciuto sul piano scientifico, sociale, sanitario e scolastico come uno dei più
frequenti disturbi che possono rendere difficile la crescita di un bambino
La dislessia e' una difficoltà che riguarda la capacità di leggere e scrivere in modo
corretto e fluente: leggere e scrivere sono atti così semplici e automatici che risulta difficile
comprendere pienamente la fatica che compie il bambino dislessico.
Purtroppo in Italia la dislessia è poco conosciuta benché si calcoli che riguardi almeno
1.500.000 persone; essa non è causata da un deficit di intelligenza né da problemi ambienta
o psicologici o da deficit sensoriali o neurologici.
il bambino dislessico può leggere e scrivere, ma riesce a farlo solo impegnando al massimo l
sue capacita e le sue energie, poiché non può farlo in maniera automatica. Per questo motiv
si stanca rapidamente, commette errori, rimane indietro, non impara. La difficoltà di lettura
può essere più o meno grave e spesso si accompagna a problemi nella scrittura, nel calcolo
talvolta, anche in altre attivita' mentali. Tuttavia questi bambini sono intelligenti e - di solito
vivaci e creativi.”(da www.dislessia.it)
Il motivo per cui si è riconosciuto così tardi questo disturbo della lettura e /o scrittura è
dovuto da un lato, alla semplicità ortografica della nostra lingua (da noi gli ultimi dati
riferiscono la presenza di circa il 5% di dislessici sul territorio nazionale mentre i paesi
anglosassoni più di altri conoscono questa realtà da anni perché lì il problema ha dimensioni
maggiori visto la difficoltà di scrittura e lettura della lingua inglese dove spesso non c’è
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grande corrispondenza tra grafema e fonema) e dall’altro, a un atteggiamento ricorrente ch
considera la dislessia come un disturbo emotivo - relazionale che dipende o dall’ansia
generata nel bambino dalla richiesta di prestazione scolastica, o da cattivi rapporti instauratis
tra alunno e insegnante o ancora, da disagi che il bambino vive in famiglia.
Si è teso, dunque, a dare una spiegazione di natura emotivo – psicologica per capire
questo disturbo
che ha effettivamente implicazioni emotive e psicologiche anche rilevanti
ma che non ne sono la causa determinante. Infatti la dislessia ha radici neurobiologiche,
di natura ereditaria, oggi incontrovertibili grazie ad esami quali la PET o la risonanza
magnetica funzionale che consentono di accertarla. Si tratta in sostanza di alterazioni che
determinano
piccole ma significative modificazioni dell’attività delle cellule neuronali di
alcune zone del cervello che influenzano, in maniera determinante, funzioni come il
linguaggio, la lettura e la scrittura.. Non si tratta di lesioni vere e proprie ma piuttosto di
caratteristiche di alcune zone della corteccia cerebrale.
La presenza di questo disturbo porta il bambino a leggere molto lentamente e con errori.
E’ chiaro che questa situazione si accompagna spesso a problemi di natura psicologica che
possono portare anche a gravi disagi.
Il bambino che in seconda elementare dovrebbe leggere correttamente e che non lo fa a
causa di questo disturbo, si trova a vivere situazioni di disagio emotivo dovute all’ansia che
aumenta ogni qualvolta viene invitato a leggere, alla demoralizzazione nel constatare la sua
incapacità a svolgere questa azione che i compagni esercitano senza problemi, alla difficoltà
di superare l’atteggiamento giudicante dell’insegnante che in molti casi attribuisce questo
comportamento a svogliatezza, scarsa applicazione, carenze cognitive.
Come aiutare bambini e ragazzi che si presentano con questa “caratteristica”?
L’individuazione precoce del disturbo è il primo passo perchè consente di mettere in atto
strategie di recupero quali una didattica differenziata e/o l’uso di strumenti compensativi a
seconda del momento (scolastico) in cui viene riconosciuta la dislessia.
La rieducazione del bambino dislessico diventa quindi una fase decisiva per lo sviluppo delle
sue capacità di lettura e scrittura, sapendo però che essa deve mirare non a “guarire” dalla
dislessia, perché come abbiamo detto, essa si configura come una caratteristica di alcuni
soggetti e che tale rimane, quanto piuttosto aiutare il bambino a limitare gli effetti negativi
che tale disturbo produce in quelle attività quali la lettura e la scrittura, che stanno alla base
del processo di apprendimento.
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Ad oggi non sappiamo se ci sia un metodo rieducativo migliore di altri e questo dipende dal
grado di variabilità del disturbo e dal momento in cui esso viene riconosciuto. C’è un grosso
consenso sul fatto di “personalizzare” gli interventi rieducativi e di “orientarli” concentrando
attività di recupero su quelle che sono le abilità più carenti del bambino. La necessità di
informazione e formazione su questi temi in campo scolastico con interventi specifici mirati ,
consentono di prevenire la dispersione scolastica e il disagio sociale. Lo sportello Dislessia è
risposta consapevole ed adeguata della scuola a questa necessità
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2.. Lo sportello dislessia nelle scuole
Da tempo insegnanti e genitori esprimono una crescente domanda di informazione sulla
corretta impostazione degli interventi didattici ed educativi che la scuola e la famiglia posson
attuare per affrontare e contrastare i disturbi specifici di apprendimento (in particolare la
dislessia).
Tale richiesta riguarda sia gli alunni che iniziano il percorso scolastico, per i quali si verificano
difficoltà negli apprendimenti strumentali, che gli studenti nelle fasi più avanzate di studio ch
in mancanza di adeguati strumenti compensativi e dispensativi, non riescono a conseguire i
livelli di profitto che le loro potenzialità consentirebbero.
Per rispondere costruttivamente alle esigenze segnalate, l’ Ufficio Scolastico Regionale ha
avviato numerose iniziative, molte delle quali in collaborazione con Istituzioni ed Enti
specializzati nel settore: giornate di formazione rivolte a docenti referenti delle scuole, proge
di prevenzione dei disturbi specifici ecc.
Fra le esperienze effettuate assume particolare rilievo uno studio finalizzato a individuar
le condizioni necessarie per realizzare, nelle scuole, strutture di consulenza sulle
problematiche connesse ai D.S.A. .
Lo studio, del quale si riportano in seguito le più significative conclusioni, è stato effettuato in
collaborazione fra U.S.R. , operatori specializzati di alcune A.S.L. toscane , esperti A.I.D. ,
dirigenti ed insegnanti di alcune scuole che si sono rese disponibili a formare,
sperimentalmente, docenti da utilizzare nella gestione delle strutture di consulenza.
La scelta di approfondire gli aspetti relativi alla realizzazione di strutture di consulenza
(sportelli dislessia) è stata determinata, oltre che dall’esigenza di soddisfare in modo corretto
e esauriente la richiesta di informazione rilevata nella scuola, dalla consapevolezza che il
rapporto diretto con gli operatori qualificati dello sportello rappresenta la modalità più
immediata ed efficace per inquadrare il problema e orientare i successivi interventi.
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Inoltre la presenza, in alcune scuole del territorio, di “punti di ascolto e informazione” può
assicurare un supporto stabile e un riferimento certo, in particolar modo per i docenti,
perfezionando la logica dei “progetti” destinati a esaurirsi dopo intervalli di tempo più o meno
lunghi.
Lo studio effettuato ha consentito di definire le caratteristiche e le finalità essenziali che
dovrebbero contraddistinguere ogni sportello e di definire un “modello”che si propone alle
scuole interessate a costituire al loro interno un luogo di consulenza sui disturbi specifici di
apprendimento. Si tratta ovviamente di linee orientative, ma comunque significative in quant
rappresentano i punti di condivisione raggiunti all’interno del gruppo di studio e prendono
spunto da situazioni reali, sperimentalmente riprodotte nelle scuole.
3. IL MODELLO
LE COMPETENZE:
sicuramente lo sportello non ha il compito di formulare diagnosi in merito all
presenza di D.S.A (tale competenza spetta, unicamente, agli specialisti ASL). Risulta, invece,
significativo il ruolo di ascolto e di informazione che gli operatori dello sportello possono
svolgere. Le problematiche (generali o specifiche) portate da insegnanti o genitori verranno
esaminate dal personale che effettua consulenza e che, sulla base della propria
esperienza/competenza, assicurerà un’oggettiva lettura dei fatti. Compito dello sportello è
quello di “inquadrare” il problema e di fornire informazioni per impostarne la gestione.
Va osservato, però, che un ruolo puramente “passivo” della struttura di consulenza sarebbe d
fatto riduttivo rispetto alle potenzialità complessive del servizio: è auspicabile pertanto che lo
sportello assuma anche una funzione di promozione di iniziative, finalizzate a sensibilizzare,
informare, formare la potenziale utenza.
L’ORGANIZZAZIONE: lo sportello deve essere ubicato all’ interno di una scuola (singola scuola
scuola capofila di una rete di scuole – scuola individuata come riferimento territoriale ecc.) in
quanto la caratteristica fondamentale del servizio è il supporto all’ azione educativa della
scuola e della famiglia, senza alcuna connotazione sanitaria.
L’ attività ritenuta possibile (e comunque efficace) varia, a secondo del contesto, da un
minimo di un’ apertura mensile a un massimo di un’ apertura settimanale.
Risulta di fondamentale importanza separare fra loro (fisicamente, anche in giorni diversi) gl
sportelli dedicati alla consulenza per i docenti/genitori della scuola dell’ infanzia e della scuola
primaria dagli sportelli rivolti ad insegnanti/genitori/studenti della scuola secondaria di primo
secondo grado.
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Quanto sopra per la diversità delle caratteristiche che i disturbi di apprendimento presentano
nei diversi gradi di scuola e per le differenti strategie da attuare per il recupero.
LA COMPOSIZIONE:
dovrebbero essere presenti, all’ interno dello sportello, un docente formato
ed un genitore volontario formato.
(Per quanto riguarda i percorsi formativi, si rimanda ad altra parte del testo).
LE SINERGIE: le esperienze sperimentali effettuate nella realtà scolastica e i pareri espressi ne
gruppo di studio hanno sottolineato in modo inequivocabile l’ esigenza di una stretta
collaborazione del personale che opera all’ interno dello sportello con:

gli operatori della ASL (psicologo o neuropsichiatra infantile) per la necessaria
consulenza tecnica periodica e di supervisione dell’ attività svolta. Tale sinergia risult
prerequisito essenziale per il corretto funzionamento del centro di consulenza: in cas
di indisponibilità di personale esperto da parte della ASL è opportuno rivolgersi ad al
esperti di provata professionalità, che mantengono rapporti con la ASL medesima;

il personale referente dell’ ente locale territoriale ed erogatore dei servizi all’
istituzione scolastica (Comune, Provincia);

le eventuali Associazioni di volontariato operanti sul territorio di riferimento ed
interessate alla tematica.
LE RISORSE FINANZIARIE: pur non escludendo la possibilità di realizzare uno sportello all’
interno di una singola scuola, se le risorse lo consentono, l’ organizzazione che offre maggior
opportunità rispetto al modello individuato (sportello dislessia) è la rete fra più scuole ubicate
su un territorio di media estensione (comprensorio, area intercomunale ecc.). Tale contesto
facilita il reperimento delle risorse umane ed un loro migliore utilizzo (insegnanti/genitori
interessati ad una formazione specifica sui temi in questione), nonché delle risorse finanziarie
(quote cumulabili fra più scuole per la gestione dello sportello).
È opportuno che la rete di scuole sia comprensiva di tutti i gradi dell’istruzione.
Eventuali ulteriori contributi possono essere assicurati dalla compartecipazione economica al
progetto da parte di altri Enti pubblici e privati.
GLI STRUMENTI: ogni sportello dovrebbe essere dotato di strumenti quali PC, software,
bibliografia di base e specifica, schede educative e didattiche e ogni materiale
divulgativo/informativo reperibile.
Ciò per configurare le strutture di consulenza interne alle scuole non solo come luogo di
dialogo diretto su specifiche problematiche, ma anche come ambiente di studio e ricerca sulle
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strategie che riducono i disturbi specifici di apprendimento e, più in generale, sulle condizioni
che assicurano lo sviluppo di apprendimenti significativi e duraturi.
16/01/2007
4. La formazione dei docenti
La formazione dei docenti delle scuole di ogni ordine e grado è finalizzata all’apertura
uno sportello sui DSA e la dislessia e indirizzata ai docenti interessati a gestire detto sportello
Le finalità: preparare un nucleo di docenti (4/6 per ciascuna istituzione scolastica) motivati
formati per svolgere i compiti previsti negli sportelli (informazione, ascolto,
indicazioni,supporto, formazione).
Il modulo: La formazione potrà essere articolata in tre parti.

parte prima: introduzione alla problematica delle difficoltà di apprendimento e dei disturb
ricorrenti nella scrittura, nella lettura, nel calcolo, nella comprensione, nel problem-solving
per un
numero di ore commisurato alla preparazione d’ingresso dei partecipanti (questa fase può
essere utilizzata anche per scopi diversi dalla presente finalità e quindi aperta anche alla
partecipazione di altri docenti e/o genitori);

parte seconda: argomenti specifici finalizzati alle modalità di intervento sulle difficoltà di
apprendimento nei diversi ordini di scuole per un congruo numero di ore e specificatamen

per la scuola dell’infanzia: educazione fonologica e metafonologica,

per la scuola primaria: attività di ricerca - azione sui disturbi della lettura, della scrittura
del calcolo, della comprensione, del problem-solving,

per la scuola secondaria: attività didattica sulla comprensione, sul problem-solving e
didattica delle discipline.

parte terza: workshop con simulazione di casi concreti per un numero adeguato di ore.
La professionalità dei formatori: I formatori dovranno avere ottime referenze sulle
competenze generali e specifiche degli argomenti trattati.
La durata del corso: La durata complessiva della formazione potrà variare da un minimo di
20 ore ad un massimo di 40 ore in relazione alla preparazione iniziale ed alla provenienza
scolastica dei partecipanti.
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I partecipanti: Il numero dei partecipanti motivati può variare da un minimo di 10 docenti
ad un massimo di 30, in riferimento alla particolarità degli argomenti specifici e ai workshop
da realizzare.
La rete scolastica:
E’ estremamente importante che questo tipo di formazione sia gestita
da una rete di Istituzioni scolastiche omogenea per area territoriale e comprensiva di tut
gli ordini di scuole.
Le collaborazioni:
E’ oltremodo necessaria la collaborazione dell’ASL di riferimento e delle
associazioni specifiche del volontariato.
29 gennaio 2007
Anna Grassi
Renzo Liccioli
Adelmo Pagni
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