Ministero per i Beni
e le Attività Culturali
Dipartimento dello Spettacolo dal vivo
Provincia
di Udine
CAVALLERIA
RUSTICANA
MELODRAMMA IN UN ATTO SU LIBRETTO DI GIOVANNI TARGIONI-TOZZETTI
E GUIDO MENASCI DAL MELODRAMMA OMONIMO DI GIOVANNI VERGA
Musica di
PIETRO MASCAGNI
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi 17 maggio 1890
Circuito 2006
ORCHESTRA DELLA SOCIETÀ FILARMONIA
CORO QUODLIBET
CORO “G. B. CANDOTTI” - “GRUPPO CORALE DI MELS”
ORCHESTRA DELLA SOCIETÀ FILARMONIA
CORO QUODLIBET
CORO “G. B. CANDOTTI” - “GRUPPO CORALE DI MELS”
CAVALLERIA
RUSTICANA
MELODRAMMA IN UN ATTO SU LIBRETTO DI GIOVANNI TARGIONI-TOZZETTI
E GUIDO MENASCI DAL MELODRAMMA OMONIMO DI GIOVANNI VERGA
Musica di
PIETRO MASCAGNI
Prima rappresentazione: Roma, Teatro Costanzi 17 maggio 1890
Circuito 2006
Presenta
Francesca Fransoni
Si ringrazia per la gentile collaborazione
il tenore Beniamino Prior e la M.a Enza Ferrari
Pietro Mascagni
CAVALLERIA RUSTICANA
Il contesto storico, la genesi, i retroscena e le polemiche, le stimolanti prospettive stilistiche della partitura, costantemente
oscillanti tra conservazione e innovazione nei confronti del
recente passato musicale italiano, il rivoluzionario taglio complessivo del lavoro, il fulmineo successo, infine, che, a partire
dalla prima rappresentazione ancor oggi arride senza alcun cedimento all’atto unico Cavalleria rusticana, sono elementi talmente
noti da costituire uno dei “casi” memorabili della storia della
musica di tutti i tempi.
Pietro Mascagni apprezzò entusiasticamente i colori accesi e il
taglio essenziale della vicenda che ben presto avrebbe dato vita
al suo primo e forse unico capolavoro operistico, attraverso la
visione della versione teatrale della novella omonima di
Giovanni Verga, pubblicata nel 1880 nella raccolta Vita nei campi;
l’aveva interpretata al teatro Manzoni di Milano l’11 febbraio
1884 la celebre Compagnia Pasta, dopo che, nel gennaio dello
stesso anno, l’adattamento scenico, tenuto a battesimo da
Eleonora Duse e Flavio Andò, aveva regalato a Cavalleria rusticana quel successo che era mancato al libro di Verga, scrittore condannato ben presto a diventare “l’autore de I Malavoglia”, così
come Mascagni sarà “il compositore di Cavalleria rusticana”.
Fu probabilmente l’amico, commediografo e giornalista livornese Giovanni Salvestri a proporre la sanguigna vicenda siciliana a
Mascagni, allora sconosciuto e irrequieto musicista poco più che
ventenne e in procinto di abbandonare gli studi di armonia e
contrappunto presso il Conservatorio di Milano, studi che da
alcuni anni aveva intrapreso nelle classi di Amilcare Ponchielli e
Michele Saladino, -pure insegnante, quest’ultimo, del medico e
compositore udinese Carlo Conti- per trasferirsi a Cerignola, in
provincia di Foggia, e svolgervi l’umile mansione di direttore
della locale Società Filarmonica, attività che gli permetterà per
alcuni anni di sostentare la moglie e il primo figlio appena nato.
L’occasione propizia ad affrontare quella vicenda si presentò soltanto quattro anni dopo, l’11 luglio 1888, quando Mascagni,
ancor impegnato a Cerignola, sognava il completamento del suo
Guglielmo Ratcliff, opera romantica su soggetto di Heine che
CAVALLERIA RUSTICANA
vedrà le scene soltanto nel 1895; quel giorno la rivista “Teatro
Illustrato” pubblicò il bando del quarto concorso per giovani
operisti indetto dalla casa musicale Sonzogno.
Pietro Mascagni affidò immediatamente la stesura del libretto ad
un poco convinto Giovanni Targioni Tozzetti, poeta istintivo e
“scapigliato”, il quale si lasciò volentieri affiancare da un altrettanto giovanissimo Guido Menasci, impostosi in futuro nel settore della critica letteraria.
L’elaborazione musicale dell’atto unico si rivelò fulminea, senza
ripensamenti, all’insegna di un “rapporto immediato”, di
un’“identificazione musica-testo, musica-realtà rappresentata”,
che vede Mascagni “tutto impegnato ad ‘illustrare’ gli sfoghi
passionali e lirici con melodie a piena voce nel registro acuto,
oppure gli alterchi, i rimbrotti e le confessioni con uno stile recitato rotto, scarnito: in tutti i casi con un’estrema chiarezza della
parola”, tutto ciò conducendo naturalmente ad “una grande ricchezza di situazioni musicali: la forma chiusa, ad imitazione del
canto popolare strofico; lo sfogo lirico ad arco melodico tesissimo; il trapassare continuo dal parlato alla melodia; preludio
sinfonico con melodia “tematica” che ritornerà riconoscibilissima in vari punti del dramma; intermezzo orchestrale a melodia
spiegata; baldanza ritmica in orchestra e nei cori nelle scene di
festa paesana; un certo far di banda al culmine del dramma;
scene ‘di genere’ di vera volgarità stradaiola; momenti di partecipazione orchestrale alla vicenda” (GUIDO SALVETTI, Il
Novecento I, Storia della Musica a cura della Società Italiana di
Musicologia, vol. IX, Torino, E.D.T., 19771, p. 156).
Risulta evidente come al di sopra di questa congerie di eterogenei, ma perfettamente funzionali elementi, aleggiassero tanto i
presupposti stilistici delle più recenti tendenze della musica teatrale italiana, compresi quelli derivanti dall’operetta e dal teatro
di varietà, quanto le elaborate tecniche compositive di Wagner,
dell’ultimo Verdi, di Bizet e degli autori russi armonizzate con
una sensibilità melodica che in quegli anni imperversava nel fortunato genere della Romanza da salotto, elevata a forma d’arte
da Francesco Paolo Tosti.
CAVALLERIA RUSTICANA
Mascagni, peraltro, trattandosi pur sempre di un concorso, era
consapevole di non potersi permettere una rivoluzione radicale
rispetto alle consuetudini del melodramma italiano ottocentesco,
almeno per quanto riguarda l’assetto formale complessivo dell’opera, che rimane esteriormente articolata in numeri chiusi;
tuttavia tali numeri chiusi non corrispondono affatto alle tradizionali forme chiuse, poche e con carattere di citazione popolare,
ma raggruppano situazioni drammatiche trattate a livello musicale con estrema libertà, all’insegna di una capillare frammentazione tematica e di continue concatenazioni di percorsi melodici
costruiti sulla base di schemi asimmetrici o, più spesso, liberamente ondeggianti nel recitativo secco o arioso, fino a raggiungere la cruda e disperata esclamazione parlata del celebre verso
finale “Hanno ammazzato compare Turiddu!”.
La prestigiosa commissione convocata da Sonzogno per esaminare le settantatre partiture concorrenti, formata da Francesco
D’Arcais di Valverde, Amintore Galli (allievo del grande udinese Alberto Mazzucato e a sua volta insegnante di composizione,
assieme a Vincenzo Ferroni, di un altro tra i principali rappresentanti della musica in Friuli, Mario Montico), Filippo
Marchetti e Giovanni Sgambati, si riunì per la prima volta il 23
febbraio 1890; tre giorni dopo ascoltò interamente, con l’autore al
pianoforte, Cavalleria rusticana, una delle diciotto opere selezionate durante la fase eliminatoria e pochi giorni dopo fu reso noto
il verdetto che avrebbe inciso profondamente sulle sorti della
musica italiana del Novecento: primo premio a Cavalleria rusticana, secondo a Labilia di Nicola Spinelli, terzo a Rudello di
Vincenzo Ferroni. Al primo turno era stata scartata Mala Pasqua
di Stanislao Gastaldon, oggi ricordato soltanto per la fortunata
romanza Musica proibita, l’autore volle nondimeno presentare la
sua opera a Roma in anticipo su Cavalleria rusticana, già programmata per maggio, ma ottenne un completo insuccesso.
Nemmeno tre mesi più tardi dalla vittoria al concorso, dunque,
si giunse alla prima rappresentazione del lavoro di Mascagni,
allestita il 17 maggio 1890 al Teatro Costanzi di Roma per la direzione di Leopoldo Mugnone e con la partecipazione di Gemma
CAVALLERIA RUSTICANA
Bellincioni, Santuzza dalla voce esile e chiara ma dalla notevole
intensità interpretativa, e del marito Roberto Stagno nel ruolo di
Turiddu, cinquantenne tenore siciliano ancora nel pieno della
carriera, una coppia che realizzava pienamente l’ideale del cantante-attore che l’opera esigeva, nella perfetta fusione fra suono,
parola e gestualità e all’insegna di una vocalità che insisteva
sulla zona media e la spingeva frequentemente ai limiti del passaggio acuto, sfumando i confini fra canto vero e proprio e declamazione.
Si trattò, come è noto, di un trionfo, con venti chiamate, numerosi bis e la presenza in teatro della Regina d’Italia e di uno stupefatto Giovanni Verga, il quale, nel marzo precedente la prima
rappresentazione, probabilmente non convinto del successo di
Mascagni, aveva con leggerezza concesso a lui, così come a
Gastaldon, la piena autorizzazione ad elaborare Cavalleria rusticana e Mala Pasqua, offrendosi pure di collaborare alla stesura del
libretto della prima opera quando già Targioni Tozzetti e
Menasci l’avevano da tempo compiuto. Da parte sua Mascagni
assicurò a Verga l’impegno di corrispondere gli utili spettanti,
secondo le norme della Società Italiana degli Autori e degli
Editori, fondata a Milano nel 1882.
Giovanni Verga, tuttavia, all’indomani di quell’inaspettato e
incondizionato trionfo del giovane Mascagni, dovette pentirsi di
quella leggerezza e, ai sensi delle stesse norme S.I.A.E., citò
Pietro Mascagni in giudizio di fronte al tribunale di Milano,
reclamando la metà dei proventi derivanti dalle rappresentazioni di Cavalleria rusticana in qualità di vero autore del libretto. Una
prima sentenza del tribunale, datata 12 marzo 1891, diede ragione a Verga, relegando Targioni Tozzetti e Menasci al semplice
ruolo di versificatori e adattatori di un libretto già esistente.
Qualche mese dopo, il 16 giugno 1891, la Corte d’Appello territoriale attenuò la dura sentenza precedente, riconoscendo ai due
librettisti la loro reale dignità sulla base del principio della comunione d’ingegno fra musicista e librettisti, fermo restando il diritto del musicista di disporre della parte letteraria, ormai indissolubilmente legata alla musica. Verga dapprima accettò una forte
CAVALLERIA RUSTICANA
somma di denaro da parte dell’editore Sonzogno a titolo di risarcimento di tutti i proventi passati e futuri ma, alcuni anni più
tardi, nel 1907, forse a causa delle precarie condizioni economiche, concesse al compositore genovese Domenico Monleone il
diritto di musicare Cavalleria rusticana. Questa volta sia il
Tribunale che la Corte d’Appello diedero piena ragione a
Mascagni, costringendo i fratelli Domenico e Giovanni
Monleone, compositore e librettista, a ritirare per sempre la loro
opera, che con un certo successo era stata allestita in numerose
città europee e a Torino e a rielaborarla con il titolo La giostra dei
falchi.
Retroscena a parte, Cavalleria rusticana di Pietro Mascagni si erge
solitaria nel panorama operistico italiano fra Ottocento e
Novecento, principale artefice della nascita di quella che sarà
d’ora in avanti riconosciuta come “Giovane scuola italiana”, o
attraverso la meno appropriata, e difficilmente applicabile a
livello generale, definizione di “Verismo”. Si trattò di una breve
e intensa stagione compositiva che tralasciando il più complesso
caso di Giacomo Puccini, vedrà, sull’onda dell’entusiasmo per il
successo mascagnano, scaturire dalla penna di compositori quali
Francesco Cilea, Alberto Franchetti, Umerto Giordano, Antonio
Smareglia, Pierantonio Tasca e tanti altri, innumerevoli, più o
meno fortunati, esperimenti operistici; ma tra tutti questi, soltanto Pagliacci di Ruggero Leoncavallo, terminato nel 1892 sull’onda del clamoroso trionfo di Cavalleria rusticana, sarà ritenuto
degno di figurare accanto all’insuperato capolavoro di Pietro
Mascagni.
Note a cura di David Giovanni Leonardi
CAVALLERIA RUSTICANA
SOGGETTO
Turiddu, tornato dal servizio militare, canta una serenata a Lola
sulla piazza di un paese siciliano, mentre i fedeli stanno affluendo in chiesa per il rito del mattino di Pasqua. Perdutamente
innamorato di lei, ha appreso che è stata data in sposa al carrettiere Alfio ed ha tentato di consolarsi seducendo Santuzza per
poi trascurarla. Santuzza chiede a Lucia, madre di Turiddu, dove
sia suo figlio; la risposta, dopo l’iniziale rifiuto, che il figlio si è
recato a Francofonte a prendere del vino, accende la gelosia di
Santuzza, gelosia accresciuta dalla notizia, giunta da Alfio, che
Turiddu era stato visto quella mattina nelle vicinanze di casa
sua. Lucia non nasconde un moto di sorpresa, ma Santuzza la
obbliga a tacere, prevenendola con un cenno, e le confessa una
verità che lascia Lucia profondamente turbata. Sopraggiunge
Turiddu, che, interrogato da Santuzza, vorrebbe far credere di
essere andato a Francofonte, ma quando la donna glielo contesta, ha uno scoppio di collera, mentre s'ode la voce di Lola che
intona uno stornello d'amore e s’intrattiene con Santuzza, provocandola, prima di entrare in chiesa. Rimasta sola con Turiddu,
Santuzza implora una parola d'amore ma l’uomo la respinge
spavaldamente e corre verso Lola; accecata dal dolore e dalla
gelosia, Santuzza rivela ad Alfio che Lola lo tradisce con
Turiddu. Mentre i fedeli stanno uscendo dalla chiesa, Turiddu
invita i paesani per un brindisi all’osteria di Mamma Lucia; nel
momento in cui Alfio si rifiuta di bere alla sua salute, tutti i presenti fuggono, spaventati da un oscuro presentimento.
Improvvisamente Turiddu sfida Alfio a duello ma è subito assalito da profonda tristezza al pensiero del torto fatto a Santuzza.
Rimasto solo, chiede alla madre di essere benedetto, la abbraccia
e le raccomanda di aver cura di Santuzza, allontanandosi precipitosamente. Santuzza getta le braccia al collo di Mamma Lucia,
mentre si ode un mormorio lontano, seguito dal grido disperato
di una popolana, ad annunciare il tragico esito del duello.
CAVALLERIA RUSTICANA
Coro d'introduzione
Melodramma in un atto
DONNE
Libretto di Giovanni Targioni-Tozzetti
(di dentro)
e Guido Menasci
Gli aranci olezzano
tratto dalla novella di Giovanni Verga
Sui verdi margini,
dallo stesso titolo
Cantan le allodole
Tra i mirti in fior;
Personaggi:
Tempo è si mormori
Da ognuno il tenero
SANTUZZA, una giovane contadina
Canto che i palpiti
(a peasant girl) soprano
Raddoppia al cor.
TURIDDU, un giovane contadino
(Le donne entrano in scena.)
(a young peasant) tenore
LUCIA, sua madre (his mother) soprano
UOMINI
ALFIO, un carrettiere (a carter) baritono
(di dentro)
LOLA, sua moglie
In mezzo al campo
(his wife) mezzosoprano
Tra le spiche d'oro
Giunge il rumor
La scena rappresenta una piazza in un paese
Delle vostre spole,
della Sicilia. Nel fondo, a destra, chiesa con
Noi stanchi
porta praticabile. A sinistra l'osteria e la casa
Riposando dal lavoro
di Mamma Lucia. È il giorno di Pasqua.
A voi pensiam,
O belle occhi-di-sole.
Siciliana
A voi corriamo
Come vola l'augello
TURIDDU
Al suo richiamo.
(a sipario calato)
(Gli uomini entrano in scena.)
O Lola ch'ai di latti la cammisa
Si bianca e russa comu la cirasa,
DONNE
Quannu t'affacci fai la vucca a risa,
Cessin le rustiche
Biato cui ti dà lu primu vasu!
Opre: la Vergine
Ntra la porta tua lu sangu è sparsu,
Serena allietasi
E nun me mporta si ce muoru accisu...
Del Salvator;
E s'iddu muoru e vaju mparadisu
Tempo è si mormori
Si nun ce truovo a ttia, mancu ce trasu.
Da ognuno il tenero
Canto che i palpiti
Scena
Raddoppia al cor.
La scena sul principio è vuota. Albeggia.
(Il coro attraversa la scena ed esce.)
Scena
LUCIA
Santuzza e Lucia
Che dici?
Se non è tornato a casa!
SANTUZZA
(avviandosi verso l'uscio di casa)
(entrando)
Entra!
Dite, mamma Lucia...
SANTUZZA
LUCIA
(disperata)
(sorpresa)
Non posso entrare in casa vostra.
Sei tu? Che vuoi?
Sono scomunicata!
SANTUZZA
LUCIA
Turiddu ov'è?
E che ne sai
Del mio figliolo?
LUCIA
Fin qui vieni a cercare
SANTUZZA
Il figlio mio?
Quale spina ho in core!
SANTUZZA
Sortita di Alfio con Coro
Voglio saper soltanto,
Alfio, Coro e dette
Perdonatemi voi, dove trovarlo.
ALFIO
LUCIA
Il cavallo scalpita,
Non lo so, non lo so,
I sonagli squillano,
Non voglio brighe!
Schiocca la frusta. E va!
Soffi il vento gelido,
SANTUZZA
Cada l'acqua o nevichi,
Mamma Lucia, vi supplico piangendo,
A me che cosa fa?
Fate come il Signore a Maddalena,
Ditemi per pietà dov'è Turiddu...
CORO
O che bel mestiere
LUCIA
Fare il carrettiere
È andato per il vino
Andar di qua e di là!
A Francofonte.
ALFIO
SANTUZZA
M'aspetta a casa Lola
No! l'han visto in paese
Che m'ama e mi consola,
Ad alta notte.
Ch'è tutta fedeltà.
Il cavallo scalpiti,
I sonagli squillino,
CORO
E Pasqua, ed io son qua!
(interno della chiesa)
Regina coeli laetare.
Scena e preghiera
Alleluja!
Quia quem meruisti portare.
LUCIA
Alleluja!
Beato voi, compar Alfio,
Resurrexit sicut dixit.
Che siete sempre allegro così!
Alleluja!
ALFIO
SANTUZZA, LUCIA E CORO ESTERNO
Mamma Lucia,
(sulla piazza)
N'avete ancora
Inneggiamo,
Di quel vecchio vino?
Il Signor non è morto,
Ei fulgente
LUCIA
Ha dischiuso l'avel,
Non so;
Inneggiam
Turiddu è andato
Al Signore risorto
A provvederne.
Oggi asceso
Alla gloria del Ciel!
ALFIO
Se è sempre qui!
CORO
L'ho visto stamattina
(interno della chiesa)
Vicino a casa mia.
Ora pro nobis Deum.
Alleluja!
LUCIA
Gaude et laetare, Virgo Maria.
(sorpresa)
Alleluja!
Come?
Quia surrexit Dominus vere.
Alleluja!
SANTUZZA
(Tutti entrano in chiesa tranne Santuzza e
(rapidamente)
Lucia.)
Tacete.
Romanza e Scena
(Dalla chiesa odesi intonare l'Alleluja.)
Lucia e Santuzza
ALFIO
LUCIA
Io me ne vado,
Perché m'hai fatto
Ite voi altre in chiesa.
Segno di tacere?
(Esce.)
SANTUZZA
Voi lo sapete, o mamma,
Prima d'andar soldato,
TURIDDU
Turiddu aveva a Lola
(entrando)
Eterna fè giurato.
Tu qui, Santuzza?
Tornò, la seppe sposa;
E con un nuovo amore
SANTUZZA
Volle spegner la fiamma
Qui t'aspettavo.
Che gli bruciava il core:
M'amò, l'amai.
TURIDDU
Quell'invidia d'ogni delizia mia,
È Pasqua,
Del suo sposo dimentica,
In chiesa non vai?
Arse di gelosia...
Me l'ha rapito...
SANTUZZA
Priva dell'onor mio rimango:
Non vo.
Lola e Turiddu s'amano,
Debbo parlarti...
Io piango, io piango!
TURIDDU
LUCIA
Mamma cercavo.
Miseri noi,
Che cosa vieni a dirmi
SANTUZZA
In questo santo giorno?
Debbo parlarti...
SANTUZZA
TURIDDU
Io son dannata.
Qui no! Qui no!
Andate o mamma,
Ad implorare Iddio,
SANTUZZA
E pregate per me.
Dove sei stato?
Verrà Turiddu,
Vo' supplicarlo
TURIDDU
Un'altra volta ancora!
Che vuoi tu dire?
A Francofonte!
LUCIA
(avvicinandosi alla chiesa)
SANTUZZA
Aiutatela voi,
No, non è ver!
Santa Maria!
(Esce.)
TURIDDU
Santuzza, credimi...
Scena
Santuzza e Turiddu
SANTUZZA
No, non mentire;
Ti vidi volger
SANTUZZA
Giù dal sentier...
L'ami...
E stamattina, all'alba,
Oh! maledetta!
T'hanno scorto
Presso l'uscio di Lola.
TURIDDU
Santuzza!
TURIDDU
Ah! mi hai spiato?
SANTUZZA
Quella cattiva femmina
SANTUZZA
Ti tolse a me!
No, te lo giuro.
A noi l'ha raccontato
TURIDDU
Compar Alfio
Bada, Santuzza,
Il marito, poco fa.
Schiavo non sono
Di questa vana
TURIDDU
Tua gelosia!
Cosi ricambi
L'amor che ti porto?
SANTUZZA
Vuoi che m'uccida?
Battimi, insultami,
T'amo e perdono,
SANTUZZA
Ma è troppo forte
Oh! questo non lo dire...
L'angoscia mia.
TURIDDU
Stornello di Lola
Lasciami dunque, lasciami;
Lola e detti
Invan tenti sopire
Il giusto sdegno Colla tua pietà.
LOLA
(dentro alla scena)
SANTUZZA
Fior di giaggiolo,
Tu l'ami dunque?
Gli angeli belli
TURIDDU
Stanno a mille in cielo,
No...
Ma bello come lui
Ce n'è uno solo.
SANTUZZA
(entrando)
Assai più bella
Oh! Turiddu... È passato Alfio?
È Lola.
TURIDDU
TURIDDU
Son giunto ora in piazza.
Taci, non l'amo.
Non so...
LOLA
SANTUZZA
Forse è rimasto
(a Turiddu)
Dal maniscalco,
Sì, resta, resta,
Ma non può tardare.
Ho da parlarti ancora!
(ironica)
E... voi
LOLA
Sentite le funzioni in piazza?
E v'assista il Signore:
Io me ne vado.
TURIDDU
(Entra in chiesa.)
Santuzza mi narrava...
Duetto
SANTUZZA
Santuzza e Turiddu
(tetra)
Gli dicevo che oggi è Pasqua
TURIDDU
E il Signor vede ogni cosa!
(irato)
Ah! lo vedi,
LOLA
Che hai tu detto...?
Non venite alla messa?
SANTUZZA
SANTUZZA
L'hai voluto, e ben ti sta.
Io no, ci deve andar chi sa
Di non aver peccato.
TURIDDU
(Le s'avventa.)
LOLA
Ah! perdio!
Io ringrazio il Signore
E bacio in terra.
SANTUZZA
Squarciami il petto!
SANTUZZA
(ironica)
TURIDDU
Oh, fate bene, Lola!
(s'avvia)
No!
TURIDDU
(a Lola)
SANTUZZA
Andiamo, andiamo!
(trattenendolo)
Qui non abbiam che fare.
Turiddu, ascolta!
LOLA
TURIDDU
(ironica)
No!
Oh! rimanete!
SANTUZZA
Duetto
No, no, Turiddu,
Santuzza e Alfio
Rimani ancora.
(Sorte Alfio e s'incontra con Santuzza.)
Abbandonarmi
Dunque tu vuoi?
SANTUZZA
Oh! Il Signore vi manda
TURIDDU
Compar Alfio.
Perché seguirmi,
Perché spiarmi
ALFIO
Sul limitare
A che punto è la messa?
Fin della chiesa?
SANTUZZA
SANTUZZA
E tardi ormai, ma per voi
La tua Santuzza
Lola è andata con Turiddu!
Piange e t'implora;
Come cacciarla
ALFIO
Così tu puoi?
(sorpreso)
Che avete detto?
TURIDDU
Va, ti ripeto
SANTUZZA
Va non tediarmi,
Che mentre correte
Pentirsi è vano
All'acqua e al vento
Dopo l'offesa!
A guadagnarvi il pane,
Lola v'adorna il tetto
SANTUZZA
In malo modo!
(minacciosa)
Bada!
ALFIO
Ah! nel nome di Dio,
TURIDDU
Santa, che dite?
Dell'ira tua non mi curo!
(La getta a terra e fugge in chiesa.)
SANTUZZA
Il ver. Turiddu
SANTUZZA
Mi tolse l'onore,
(nel colmo dell'ira)
E vostra moglie
A te la mala Pasqua, spergiuro!
Lui rapiva a me!
(Cade affranta ed angosciata.)
ALFIO
Se voi mentite,
Vo' schiantarvi il core!
SANTUZZA
Andiam.
Uso a mentire
Or che letizia
Il labbro mio non è!
Rasserena gli animi
Per la vergogna mia,
Senza indugio corriam.
Pel mio dolore
La triste verità
DONNE
Vi dissi, ahimè!
A casa, a casa,
Amiche, ove ci aspettano
ALFIO
I nostri sposi,
Comare Santa,
Andiam .
Allor grato vi sono.
Or che letizia
Rasserena gli animi
SANTUZZA
Senza indugio corriam.
Infame io son
(Il coro si avvia.)
Che vi parlai cosi!
TURIDDU
ALFIO
(a Lola che s'avvia)
Infami loro:
Comare Lola,
Ad essi non perdono;
Ve ne andate via
Vendetta avrò
Senza nemmeno salutare?
Pria che tramonti il di.
Io sangue voglio,
LOLA
All'ira m'abbandono,
Vado a casa:
In odio tutto
Non ho visto compar Alfio!
L'amor mio finì...
(Escono.)
TURIDDU
Non ci pensate,
Intermezzo sinfonico
Verrà in piazza.
(al Coro)
(Tutti escono di chiesa, Lucia traversa la scena
Intanto amici, qua,
ed entra in casa.)
Beviamone un bicchiere.
Scena, Coro e Brindisi
(Tutti si avvicinano alla tavola dell'osteria e
Lola, Turiddu e Coro
prendono i bicchieri.)
UOMINI
Viva il vino spumeggiante
A casa, a casa,
Nel bicchiere scintillante,
Amici, ove ci aspettano
Come il riso dell'amante
Le nostre donne,
Mite infonde il giubilo!
Viva il vino ch'è sincero
Ecco, pieno è il bicchiere.
Che ci allieta ogni pensiero,
E che annega l'umor nero,
ALFIO
Nell'ebbrezza tenera.
(respingendolo)
Grazie, ma il vostro vino
CORO
Io non l'accetto.
Viva il vino spumeggiante, ecc.
Diverrebbe veleno
(Si riprende il brindisi.)
Entro il mio petto.
TURIDDU
TURIDDU
(a Lola)
(Getta il vino.)
Ai vostri amori!
A piacer vostro!
(Beve.)
LOLA
LOLA
Ahimè! che mai sarà?
(a Turiddu)
Alla fortuna vostra!
ALCUNE DONNE
(Beve.)
(a Lola)
Comare Lola,
TURIDDU
Andiamo via di qua.
Beviam!
(Tutte le donne escono conducendo Lola)
CORO
Beviam! Viva il vin!
TURIDDU
(Entra Alfio.)
Avete altro a dirmi?
Finale
ALFIO
Alfio e detti
Io? Nulla!
ALFIO
TURIDDU
A voi tutti salute!
Allora sono agli ordini vostri.
CORO
ALFIO
Compar Alfio, salute.
Or ora?
TURIDDU
TURIDDU
Benvenuto!
Or ora!
Con noi dovete bere:
(Alfio e Turiddu si abbracciano. Turiddu
(Empie un bicchiere.)
morde l'orecchio destro di AIfio.)
ALFIO
Che mi benedite
Compare Turiddu,
Come quel giorno
Avete morso a buono...
Che partii soldato.
(con intenzione)
E poi... mamma... sentite...
C'intenderemo bene,
S'io... non tornassi...
A quel che pare!
Voi dovrete fare
Da madre a Santa,
TURIDDU
Ch'io le avea giurato
Compar Alfio!
Di condurla all'altare.
Lo so che il torto è mio:
E ve lo giuro
LUCIA
Nel nome di Dio
Perché parli così, figliuol mio?
Che al par d'un cane
Mi farei sgozzar,
TURIDDU
Ma... s'io non vivo,
Oh! nulla!
Resta abbandonata...
È il vino che mi ha suggerito!
Povera Santa!...
Per me pregate Iddio!
Lei che mi s'è data...
Un bacio, mamma...
(con impeto)
Un altro bacio... addio!
Vi saprò in core
(L'abbraccia ed esce precipitosamente.)
Il ferro mio piantar!
Lucia, Santuzza e Coro
ALFIO
(freddamente)
LUCIA
Compare,
(disperata, correndo in fondo)
Fate come più vi piace;
Turiddu?! Che vuoi dire?
Io v'aspetto qui fuori
Turiddu? Turiddu? Ah!
Dietro l'orto.
(Entra Santuzza.)
(Esce.)
Santuzza!...
Lucia e Turiddu
SANTUZZA
(Getta la braccia al collo di Lucia.)
TURIDDU
Oh! madre mia!
Mamma,
(Si sente un mormorio lontano.)
Quel vino è generoso, e certo
Oggi troppi bicchieri
DONNE
Ne ho tracannati...
(correndo)
Vado fuori all'aperto.
Hanno ammazzato compare Turiddu!
Ma prima voglio
(Tutti gettano un grido.)
PIERO MARIN Tenore
Nato a Salon de Provence (Francia), Piero Marin studia canto con
Mario Bigazzi (Monte Carlo) e, successivamente si perfeziona con
Angelo Loforese e Leo Nucci. Vince il “Concours de Béziers” ed è
finalista nel 1998 del “Voix Nouvelles” di Parigi. Dal 1993 al 2000,
intraprende la carriera di baritono che lo porta ad interpretare
tutti i grandi ruoli del repertorio italiano: “Rigoletto” (Opèra de
Dijon, Busseto con l’”Orchestra Toscanini” diretto da M° De
Bernart, per Rai 2 nel film “Fine secolo”…), Figaro del “Barbiere
di Siviglia” (Teatro Antico di Bellinzona, Rovigo, Dijon….),
Scarpia nella “Tosca” (Politeama di Prato, Festival di Como,
Madrid, Giappone, Germania…), Gerard nell’”Andrea Chenier”,
“Il Trovatore”, “Nabucco”, “Carmen”, “La Bohème”…
È nel 2002 che debutta come tenore nel ruolo di Radames in “Aida” in Francia. Interpreta
poi Alfredo nel “La Traviata” in Francia ed in Italia sotto la direzione di David Miller e partecipa a numerosi concerti.
Nel 2003, debutta come Rodolfo ne “La Boheme” all’Opera di Sofia (Bulgaria), a Bordeaux
(Francia) e a Buscoldo (Mantova) sotto la direzione di Daniele Anselmi.
Si produce sotto la direzione di Claudio Micheli a Como e a Milano ne “I Pagliacci” e
“Turandot” in forma di concerto. Canta il ruolo di Pinkerton (“Madama Butterfly) in una
tournée mondiale (Germania, Francia, Corea, Giappone…). Nel 2004, ha ripreso il ruolo di
Alfredo (“La Traviata”) a Perugia, all’Opera Nazionale di Rousse (Bulgaria), si produce in
concerto a Berlino, interpreta Cavaradossi (Tosca) e Otello (con grandi riscontri di critica e
di pubblico) in numerosi teatri francesi.
Nel 2005, ha cantato Cavaradossi a Massa Carrara sotto la direzione del Maestro Giacomo
Loprieno, poi Pinkerton all’Opera del Cairo, è stato di nuovo Cavaradossi a Rieti diretta
dal Maestro Claudio Micheli, con la regia di Dario Micheli.
WALTER FRANCESCHINI Baritono
Ha studiato canto sotto la guida del maestro Vito Maria Brunetti a
Bolzano.
Nel Settembre 2004 si aggiudica al terzo premio al concorso lirico
“val di Sole” e nel mese successivo debutta a San Giovanni in
Persiceto ne “la Traviata” di G. Verdi nel ruolo di Giorgio
Germont.
Al suo attivo numerosi concerti sia in ambito nazionale (TRENTO
- BOLZANO - VERONA - BOLOGNA - VENEZIA - MILANO) ed
anche in campo internazionale (ROMANIA E REPUBBLICA
CECA).
ANNALISA CARBONARA Soprano
Nasce a Bari nel 1973. Nel 1996 si diploma brillantemente presso
il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari, sezione di Monopoli, sotto
la guida della Prof.ssa Serafina Tuzzi.
Prosegue nello studio sotto la guida di insegnanti quali Marenzi,
Corelli, Rigosa, Dedseri, Ricciarelli, De Corato ottenendo grandi
successi di pubblico e di critica ai relativi concerti finali.
Nel 1998, su 150 concorrenti, risulta 1° premio assoluto al
Concorso Internazionale “Bel Canto Italia” con la presidenza del
tenore Franco Corelli, che le vale il ruolo principale in “Cavalleria
Rusticana” di P. Mascagni. Debutta quindi in varie città pugliesi
nei ruoli principali d’opere quali: “La Farsa della Tinozza” del M° Milella, “Suor Angelica” e
“Bohéme” di G. Puccini e ancora “Cavalleria Rusticana”.
È 1° premio assoluto nella “Selezione Internazionale per giovani cantanti lirici - Circuito
2000” a Rovigo e 1° premio assoluto al “Concorso Europeo per cantati lirici di Busseto”
(Pr) nel febbraio 2001 dove si specializza con i grandi maestri Beppe DeTomasi e Virginia
Zeani. Frequenta in questi anni l’accademia “Paolo Grassi” di Martina Franca (Ta) sotto la
guida del M° Sergio Segalini, debuttando a partire dalla 26^ edizione al “Festival della
Valle d’Itria” (anno 2000) in vari concerti. Il debutto in vari ruoli invece a partire dalla 27^
edizione con “La Reine de Saba” di Gounod (2001); 28^ “Les Huguenots” di Meyerbeer
(2002); 29^ “Siberia” di U. Giordano (2003); 30^ “Salvator Rosa” di Gomes - “Messa per l’incoronazione di Napoleone” - “La marche funébre à l’occasion de la mort du gènèral Hoche” di G.
Paisiello - “Missa de nossa Senhora da Conceicào” di Gomes (2004). Nel 2000 vince il 1° premio al Concorso Internazionale “N.Piccinni” a Bari, con la presidenza del grande soprano
Magda Olivero e partecipa risultando finalista al “Concorso Europeo per giovani cantanti
lirici di Spoleto” (Pg) e al Concorso “Tito Schipa” a Lecce.
Nel maggio 2001, a conclusione dei festeggiamenti per la visita di Riccardo Muti al
Conservatorio di Bari, si esibisce in un concerto per il Maestro nella splendida cornice del
Castello Svevo di Bari. Nel 2002 è Berta ne “Il Barbiere di Siviglia” di G. Rossini, al
Politeama di Lecce. In questo stesso anno prende parte ad una delegazione italiana in
Corea del Sud recandosi nella città di Shanghai (Cina), per diversi concerti, su invito delle
autorità locali. Nell'anno 2003 debutta nei ruoli di “Tosca” di G. Puccini e “Pagliacci” di R.
Leoncavallo a Milano alla presenza del M° Franco Corelli, e pure nel ruolo di “Mimì” in
“La Bohéme” di G. Puccini. Esegue anche lo “Stabat Mater” di G. Rossini al Teatro Novelli
di Rimini.
Collabora con l’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari in qualità di cantante solista.
Nel 2004 impegni internazionali la portano prima nella Repubblica Popolare Cinese per
una serie di concerti tra Pechino e Shanghai, in Germania con l’Orchestra del
Conservatorio di Lecce è protagonista in “I due baroni di Rocca Azzurra” di Cimarosa, e
ancora in Messico per concerti in Città del Messico e Monterrey con l’Orchestra della
Magna Grecia di Taranto.
È “Valencienne” in una produzione di “La Vedova Allegra” di F. Lehar al Teatro San Babila
di Milano, sotto la guida del M.o S. Casarin Rizzolo. Registra con la VS Record un CD de
“La buona novella” di F. De Andrè,per conto della “Fondazione Piccinni” di Bari.
Nel 2005 è 1° premio assoluto al Concorso Mattia Battistini di Rieti: grazie a ciò è la protagonista di “Tosca” nel mese dicembre 2005 nella stagione del Teatro Flavio Vespasiano di
Rieti, direttore M.o Claudio Micheli.
È 2° classificata al Festival della Lirica di Sanremo 2005, Premio Sanremo Musica Classica
International.
Nell’ottobre 2005 ha ricevuto il “Premio Basiola” presso il Teatro Comunale di Soresina,
quale soprano emergente dietro segnalazione del M.o Sergio Segalini, Direttore Artistico
della Fenice di Venezia e del Festival delle Valle d’Itria. In occasione dell’Oscar della Lirica
2006 al tenore Carlo Bergonzi, riceve a Milano il “Premio Alessandro Volta” come giovane
promessa della lirica.
È nel cast di “Madama Butterfly” nell’ aprile 2006 al Teatro N. Piccinni di Bari, sotto la prestigiosa direzione del M.o Daniel Oren.
GABRIELLA BOSCO mezzosoprano
Laureatasi in Medicina e Chirurgia nel 1997 presso l'Università degli Studi “G.
D’Annunzio” di Chieti, si diploma in Canto nel 2000 col massimo dei voti e la lode sotto
la guida dei Maestri E. Battaglia e L. Gallo, dei quali, inoltre, ha seguito per molti anni i
corsi sul Lied Tedesco presso la Scuola Superiore per cantanti e pianisti collaboratori
“Hugo Wolf” di Acquasparta (TR).
Si aggiudica premi in alcuni concorsi (XVIII Concorso Nazionale
di Musica vocale da camera Città di Conegliano; III Concorso
Internazionale per cantanti lirici “Palermo capitale della musica”;
migliore interpretazione di aria giordaniana femminile al VII
Concorso lirico Internazionale “U. Giordano” di Foggia) e tiene
con successo numerosi concerti in Italia e all’estero, tra i quali lo
Stabat Mater di G.B. Pergolesi, il Miserere di J.A. Hasse, la Petite
Messe Solennelle di G. Rossini al Festival dei Due Mondi di
Spoleto, il Gloria ed il Dixit Dominus di A. Vivaldi ed il Concierto
Grosso di L. Bacalov.
Intensa anche l'attività operistica: Falstaff, Luisa Miller e Rigoletto
di G. Verdi, Mirandolina di B. Martinù, Estaba la madre di L. Bacalov (2004, prima esecuzione mondiale assoluta), Pollicino di Henze, I cavalieri di Ekebù di R. Zandonai, Ariadne
auf Naxos di R. Strauss, L’isola disabitata di F.J. Haydn, Madama Butterfly di G. Puccini e
Il pipistrello di J. Strauss, sotto la direzione di maestri quali D. Oren, L. Bacalov, R.
Gandolfi, S. Mercurio, S.A. Reck, D. Callegari.
Attualmente studia e si perfeziona con la Sig.ra Cecilia Fusco.
ALESSIA NADIN mezzosoprano
Inizia la sua formazione musicale studiando pianoforte sotto la
guida del M° Danilo Zeni e conseguendo il “Compimento inferiore di pianoforte”.
Avvicinatasi già al canto grazie all M.a Mariagrazia Biancolin e
successivamente iscrittasi al Conservatorio “B. Marcello” di
Venezia, nel Giugno del 2003 si diploma in canto lirico con il massimo dei voti, sotto la guida della M.a Stella Silva. Ha preso parte
a master classes presso l’accademia Musicale Serenissima di Sacile
con la M.a Stella Silva e a Venezia con il M° Maurizio Arena.
Attualmente si sta perfezionando con il M° Beniamino Prior. Nel
maggio del 2003 esordisce con l’intermezzo in musica “La
Canterina” di F. J. Haydn, nel ruolo di Apollonia, svoltasi al Teatro Piccolo arsenale a
Venezia.
Nello stesso anno partecipa, nel ruolo di Lisetta, al dramma giocoso “Il caffè di
Campagna” di B. Galuppi svoltosi nel palazzo Ca’ Rezzonico di Venezia.
Nel 2004 è tra i quattro finalisti, premiati con una Borsa di Studio e con dei Concerti
Premio, al Concorso “La fabbrica delle note” di Padova. A Pieve di Soligo è Ines ne “Il
Trovatore” di G. Verdi e a Venezia è Livietta ne “La partenza e il ritorno dei marinai” di
B. Galuppi. Nello stesso anno, presso il Teatro G. Donizetti di Bergamo, partecipa alla conferenza-Concerto per la presentazione della nuova partitura dell’opera “Don Sébastien”
di G. Donizetti ricoprendo il ruolo di Zayda. Nel 2005 è finalista al Concorso “Comunità
Europea” 2005 per giovani cantanti lirici indetto dal Teatro Lirico sperimentale “Adriano
Belli” di Spoleto (PG) e ritenuta idonea. Nel maggio del 2005 interpreta, dall’opera “La
Cenerentola” di G. Rossini il ruolo di Angelina al teatro Malibran di Venezia e Berta ne “Il
Barbiere di Siviglia” di G. Rossini. Per il circuito As.Li.Co, è Giovanna nel “Rigoletto” di
G. Verdi e Cherubino nelle “Nozze di Figaro” di W. A. Mozart. Nel maggio di quest’anno
è Terza Dama e Papagena nel “Flauto magico” di W. A. Mozart. È stata inoltre impegnata
in concerti di musica sacra tra cui si segnalano gli “Inno e Responsori per il Natale” di G.
A. Perti, la Messa in C/C Major KV220 di W. A. Mozart, lo “Stabat Mater” di G. Pergolesi
eseguito con l’orchestra “Ensamble Serenissima” di Sacile e la “Petite Messe Solennelle”
di G. Rossini con il Teatro Verdi di Trieste.
ORCHESTRA DELLA SOCIETÀ FILARMONIA
L’Associazione “Società Filarmonìa” è sorta nel 1998 con lo scopo di promuovere la cultura musicale e proporre concerti di alto profilo artistico riunendo esperienze e competenze
musicali diversificate. Musicisti operanti nelle maggiori orchestre italiane sono quindi
entrati a far parte di una struttura assai duttile, al fine di assicurare la presenza di esecutori di elevato livello e di offrire opportunità ai talenti emergenti, sia in qualità di solisti
che di membri dei due organici sinfonici costituitisi al suo interno, l’Orchestra della Società
Filarmonia e “I Virtuosi di Aquileia”. La Società Filarmonia ha promosso importanti stagioni concertistiche, dapprima, tra marzo e aprile 1999, Mozart, Concerti e Sinfonie al Teatro
Nuovo “Giovanni da Udine” di Udine, cinque appuntamenti che hanno ottenuto il prestigioso patrocinio dell’Internationale Stiftung Mozarteum Salzburg, progetto a cui è affiancata una successiva edizione tra gennaio e maggio 2001, ancora al Teatro Nuovo di Udine,
seguita da una terza edizione, nel maggio 2001, culminata nel concerto inserito nel cartellone 2000-2001 della Società dei Concerti di Parma. Nel maggio 2000 è stato varato il progetto culturale Musica per il Friuli 2000, ricerca d’archivio, trascrizione ed esecuzione, spesso in prima assoluta, di pagine del repertorio sinfonico e sinfonico-vocale di autori friulani, giuliani ed istriani. I tre concerti tenuti al Teatro Nuovo “Giovanni da Udine” nel maggio 2000 e nel marzo 2003, gli appuntamenti al Teatro “Adelaide Ristori” di Cividale del
Friuli nel novembre 2000, presso la Chiesa di S. Francesco di Cividale del Friuli e la Sala
Maggiore del Mozarteum di Salisburgo nel giugno 2001, e le esecuzioni di pagine sacre in
diversi contesti liturgici presso il duomo di Udine e il duomo di Pordenone, la basilica di
Aquileia e l’abbazia di Rosazzo (Manzano), hanno riportato alla luce pagine dimenticate
dei più importanti compositori della Regione Friuli-Venezia Giulia, contribuendo notevolmente all’attuale dibattito sulla cultura e l’arte in Friuli negli ultimi due secoli. La Società
Filarmonia è stata altresì protagonista di numerosi appuntamenti concertistici di grande
rilievo, tra i quali vanno ricordati il concerto inaugurale della stessa, tenuto nell’ambito del
cartellone Udine d’Estate 1998, il “Grande Concerto d’Estate” per Udine d’Estate 1999, i concerti udinesi per il “FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano” del 1998 e 1999, Rossiniana in collaborazione con “Friuli Doc 1999”, il programma mozartiano presentato nel novembre
1999 nell’ambito del prestigioso cartellone concertistico del Teatro Regio di Parma, il concerto inserito nella stagione musicale del Teatro Nuovo “Giovanni da Udine” di Udine nell’aprile 2000, l’omaggio a Giuseppe Verdi nel centenario della scomparsa, concerti sinfonico-vocali tenuti nel luglio 2001 all’Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro, Udine per il
cartellone di Udine d’Estate, Aquileia e Klagenfurt, il concerto per la Croce Rossa Italiana
al Teatro Nuovo di Udine nel novembre 2001, il progetto per l’estate 2002, “I’ mi trovai, fanciulle, un bel mattino..., Un itinerario nella fiaba musicale”, interpretato da Paolo Villaggio,
il progetto per l’estate 2003, “Mediterraneo, Un itinerario fra poesia, canzone d’autore e…”,
al quale hanno partecipato le voci di Pamela Villoresi e Omero Antonutti, il concerto svolto nell’ambito del “Mittelfest” di Cividale del Friuli, edizione 2003, il progetto Suite 1797,
dedicato alla figura di Napoleone in Friuli e ai compositori contemporanei Valter Sivilotti,
Marco Sofianopulo e Daniele Zanettovich, progetto inserito nel cartellone 2003-2004 del
Teatro Nuovo “Giovanni da Udine” di Udine, il Concerto-intervista “Omaggio del Friuli a
Fellini” del 23 settembre 2004 con musiche di Rota. Bacalov, Plenizio eseguite da “I Virtuosi
di Aquileia”, con l’intervista all’attrice Sandra Milo curata dalla giornalista Gloria De
Antoni. Il 20 maggio 2005 l’Orchestra ha riscontrato un notevole successo nell’esecuzione
dell’Opera inedita di Walter Sivilotti “Cagion d’Onore” in cartellone 2004-2005 al Teatro
Nuovo Giovanni da Udine.
Il Consiglio d’Amministrazione dell’Associazione Società Filarmonia è così formato:
Christiano Sacha Fornaciari
Presidente
Gabriele Damiani
Vice Presidente
Paolo Alberto Amodio
Consigliere
Alfredo Barchi
Emanuela Benedetti
Paolo Braida
Andrea Franceschini
Paolo Marin
Mario Miconi
Irmtraud Thurn Valsassina
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
Consigliere
CORO DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
Il Coro del Friuli Venezia Giulia ha debuttato presso il Teatro Nuovo di Udine nel gennaio
del 2001. Negli ultimi anni, in formazione cameristica, ha collaborato con due grandi jazzisti,
John Taylor e John Surman, nell’oratorio Proverbs and Song presentato a Udine, Modena e
Ruvo di Puglia. Nello stesso periodo, ha partecipato ad un lavoro di rivisitazione di musiche
popolari friulane rilette dal musicista jazz Glauco Venier con la collaborazione del saxofonista Klaus Gesing e del trombettista Enrico Rava, lavoro quest’ultimo registrato su CD. Nei
successivi anni il coro ha proposto un repertorio che va dalla musica rinascimentale a cappella fino alle grandi pagine sinfoniche. Da segnalare il Dixit Dominius di Haendel, la Johannes
Passion e molte Cantate di Bach con l’Orchestra Barocca “G. B. Tiepolo”, una tournèe con programma interamente dedicato alla policolorità e alla musica per doppio coro, la Petite Messe
Solennelle di Rossini nella versione per due pianoforti e in quella orchestrale con la Junge
Phiharmonie Wien, i Chichester Psalms di Bernstein, il Gloria di Vivaldi, la Grande Messa in do
minore di Mozart con l’Orchestra Sinfonica del FVG. Ha inoltre preso parte, spesso inaugurandoli, a stagioni e festival musicali tra i quali Carniarmonie, Nei Suoni dei luoghi, Estate in
città, Natale in musica, Talos Festival di Ruvo di Puglia, Festival Monteverdi di Cremona,
Concerti Sacri nel Duomo di S. Stefano a Vienna. L’altro Suono del Teatro Comunale di
Modena, Amici della Musica di Padova. Il 26 novembre 2002, in occasione dell’Anno
Internazionale della Montagna, il coro, in formazione virile ha cantato, in diretta Eurovisione
dal Monte Lussari, collegato via satellite con l’Orchestra Sinfonica di Pecs (H) che suonava in
Sala Nervi alla presenza di Papa Giovanni Paolo II. In collaborazione con l’Orchestra Barocca
“G. B. Tiepolo” nasce il progetto del coro che si prefigge l’obiettivo di eseguire tutte le oltre
200 Cantate di J. S. Bach nel corso degli anni, progetto a cui hanno già preso parte artisti quali
Emma Kirkby e Gustav Leonhardt. Il coro tiene circa 30 concerti l’anno suddivisi in 10 produzioni diverse ed è stato diretto da Enzo Rojatti, Paolo Paroni, Paolo Faldi, Davide De Lucia,
Davide Pitis, Francesco Belli, Paolo Pollastri, Michael Lessky, Ernst Hoetzl, Howard Moody,
Gustav Leonhart. Il maestro del coro fin dalla sua fondazione è Cristiano Dell’Oste.
CORO QUODLIBET
Il Coro e l’Orchestra “Quodlibet” sono due compagini di recente formazione. I componenti
del Coro provengono da una pluriennale esperienza come Artisti del coro, mentre
l’Orchestra è costituita esclusivamente da Professori d’orchestra professionisti altamente
qualificati. Il nome “QUODLIBET” è un termine latino il cui significato è “ciò che piace”. In
musica si riferisce ad una composizione di carattere scherzoso, consistente nella contrapposizione di melodie (sacre o profane) diverse sia per il tono del testo sia per la musica. Nei secc.
XVI-XVII, in cui ebbe la massima fioritura, il QUODLIBET veniva scritto in forma polifonica: le diverse melodie, eseguite simultaneamente, davano luogo ad una mescolanza di effetto comico. Attualmente l’organico del coro è di oltre sessanta elementi, mentre quello
dell’Orchestra può variare da un minimo di dieci fino ad un massimo di quaranta elementi.
Il repertorio è assai articolato ed è costituito da brani composti da autori di diverse epoche
con differenti stili ed organici. Il periodo preso in esame per lo studio e la concertazione di
tale repertorio spazia dal XVII sec. fino ai compositori contemporanei. Il Maestro Emanuele
Pedrini è Direttore artistico e musicale di entrambi i complessi.
CORO “G.B. CANDOTTI”
Il coro “Giovanni Candotti” nacque come coro di servizio della Parrocchia di Codroipo
nel 1970 ed ancora interviene nelle maggiori festività religiose della comunità. Il Coro,
nel tempo, ha sviluppato un repertorio che va dalle monodie aquileiesi alla polifonia
contemporanea; fa spicco l’opera di riscoperta e divulgazione del patrimonio della
musica corale friulana, frutto delle ricerche del musicologo don Gilberto Pressacco,
che ne fu direttore dal 1970 alla morte, avvenuta nel 1997. Il complesso ha tenuto oltre
ottocento concerti in Italia e in numerosi Paesi europei, risultando premiato al
Concorso Internazionale Seghizzi di Gorizia, al Festival Int.le del Baltico in Polonia e
al Concorso Nazionale di Arezzo. Nel 1985 fu insignito del Premio “L’Angelo del
Castello” per l’impegno profuso nell’opera di diffusione della cultura musicale friulana. Ha partecipato a tre spettacoli multimediali più volte replicati (“Il passat al ven
doman”, “Borboròs”, “Mistero Contadino” per Mittelfest) e ha pubblicato tre dischi LP
ed un CD di musiche di autori friulani. Alla morte di don Pressacco la direzione fu
assunta dal m.o Claudio Zinutti, già collaboratore nella preparazione; dall’ottobre
2004 il coro è diretto dalla m.a. Liliana Moro. Annualmente, in ottobre, organizza una
rassegna corale, un concorso di elaborazione di temi popolari biennale e convegni di
musicologia.
“GRUPPO CORALE DI MELS”
Nato per iniziativa di alcuni appassionati della musica e del canto, nel 1988 si è costituito in Associazione Culturale. Dal 1999 la direzione è affidata al m.o LILIANA
MORO, diplomatasi in canto presso il Conservatorio “J. Tomadini” di Udine. Oltre
all’attività concertistica in qualità di solista, svolge anche attività didattica presso alcuni gruppi corali e scuole di musica. Con lei, il “Gruppo Corale di Mels” continua nella
sua attività di studio della musica corale nonché nell’ampliamento del proprio repertorio. Il coro, con la sua presenza, accompagna cerimonie religiose, partecipa a rassegne
corali e promuove incontri per la conoscenza e la diffusione della cultura musicale.
ALFREDO BARCHI
Titolare dal 1989 della cattedra di Esercitazioni Orchestrali presso il Conservatorio “J. Tomadini” di Udine, si è diplomato in
oboe presso il Conservatorio “G. B. Martini” di Bologna con il
M° Siviero ed ha svolto attività concertistica con il Sestetto
Poulenc. Nel 1979 è stato premiato al 2° Concorso
Internazionale di Ancona ed è stato invitato al Festival
Internazionale di Langeais. Tra le registrazioni effettuate si
annoverano “Un concerto per domani”, trasmesso sulla 1° rete
nazionale a cura di G. Carli Ballola e, per “Nuovi Concertisti”,
sulla 3° rete R.A.I.
In seguito ha scelto la strada della direzione d’orchestra ed ha
studiato con il M° Masini, collaborando con Daniel Oren per l’allestimento di Lucia di
Lammermoor al Teatro Regio di Parma, indi per Adriana Lecouvreur al Teatro La Fenice di
Venezia. La sua prima direzione risale al 1984 al Teatro dell’Aquila di Fermo con il
Requiem di Mozart. Dal 1991 al 1996 è stato direttore artistico e direttore principale
dell’Orchestra Filarmonica di Udine, alla direzione della quale ha eseguito il maggiore
repertorio sinfonico, Don Pasquale (1995) e La Bohème (1996).
Per il ventennale del terremoto in Friuli ha diretto il Requiem di Luigi Cherubini, trasmesso sulla 1° rete nazionale. Nel 1998 è stato tra i fondatori di Società Filarmonia,
di cui è direttore artistico e direttore d’orchestra principale per tutti i progetti concertistici promossi ed organizzati dalla stessa.
EMANUELE PEDRINI
Nato a Livorno nel 1972,si è diplomato in Canto lirico, Musica corale e Direzione di coro,
Strumentazione per banda al conservatorio "Arrigo Boito" di Parma e Composizione presso il Conservatorio "Benedetto Marcello" di Venezia, città dove vive tuttora e dove lavora
in qualità di Artista del Coro nella Fondazione Teatro La Fenice.
Nel 2005 si è diplomato, con il massimo dei voti, in Direzione d'orchestra sotto la guida del
M.o Giorgio Proietti presso il Conservatorio "B.Marcello" di Venezia, quale primo allievo
assoluto nei Conservatori del Triveneto.
Dal 1990 al 1996 ha diretto il Coro Lirico Lombardo, nel 1998 è stato Direttore del Coro del
Teatro Arena Sferisterio di Macerata, riscuotendo numerosi consensi ed ottime critiche sia
sulla stampa locale che nazionale. Nel 2001 ha preparato il coro della Fondazione Teatro
La Fenice per la messa in scena dell'opera "Camera Oscura" di Marco di Bari, proposta in
prima esecuzione assoluta alla Biennale di Venezia.
E' Direttore artistico e musicale dell'Associazione Culturale Musicale QUODLIBET orchestra e coro.
Si sta inoltre dedicando alla concertazione ed alla direzione d'orchestra, prendendo parte
ad importanti manifestazioni e coadiuvando il lavoro di prestigiosi direttori.
FRANCESCO BELLOTTO
Ha curato numerose monografie e collezioni di saggi musicologici. Ha pubblicato per i più importanti teatri di tradizione e fondazioni liriche italiane. Suoi articoli e saggi sono editi da riviste specializzate nazionali ed estere. Insegna teoria e tecnica del teatro
musicale presso il Conservatorio “Benedetto Marcello” di
Venezia, Istituzioni di regia teatrale nelle Università di Cremona e
Bergamo. Tiene corsi e conferenze per le più prestigiose università
e istituti culturali internazionali.
È vicedirettore scientifico della Fondazione Donizetti di Bergamo.
Fa parte del comitato scientifico della Edizione Nazionale delle
Opere di Gatano Donizetti, su nomina del Ministero per i Beni e le
Attività culturali; nella istituzione ricopre anche la carica di Segretario Tesoriere.
Da tre anni è Direttore artsitico del Teatro Donizetti di Bergamo.
In campo teatrale ha lavorato come assistente di affermati registi lirici (tra i quali Filippo
Crivelli e Ugo Gregoretti). Dalla metà degli anni Novanta comincia a firmare alcuni spettacoli, fra i quali: Elisir d’amore (S. Pellegrino, 1996), Don Pasquale (S. Pellegrino, 1997),
Rita (Bergamo, Sta-gione celebrativa del Teatro Donizetti, 1998), La prova di un’opera seria
(Udine, 1999), Lo scoiattolo in gamba (Udine, 2000), Arlecchinata (Piacenza, 2000),
Uccellatrice (Piacenza, 2000), Teresina (Venezia, 2002). Nel 2000 cura la ripresa dell’allestimento di Jonathan Miller dell’Anna Bolena di Donizetti (Bergamo e Cremona); nel 2001 la
ripresa dell’allestimento di Ugo Gregoretti del Don Pasquale di Donizetti (Bergamo e
Lucca); nel 2002 è regista assistente di Gregoretti per un nuovo allestimento di Elisir d’amore (Teramo) e per la prima escuzione tea-trale moderna de Il filosofo di campagna di
Galuppi-Goldoni nella sua edizione filologica. Nel 2002 è regista assistente di Rocco
Mortelliti per il nuovo allestimento de Il fantasma nella cabi-na su musica di Marco Betta
e libretto tratto da un racconto di Andrea Camilleri (Teatri di Berga-mo, Modena, Lucca).
Nel 2003 ha firmato gli spettacoli per Cenerentola di Rossini (Piacenza, Comunale) e La
canterina di Franz Joseph Haydn (Venezia, Piccolo Arsenale). Regìe recenti: Che originali
di Giovanni Simone Mayr (Venezia, Arsenale, prima esecuzione moderna della prima versione); Canterville Ghost Party (prima esecuzione assoluta, musica di Gianni Possio,
Piacenza, Comunale, 2004); Cenerentola (Venezia, Malibran, La Fenice per le Scuole, maggio e dicembre 2005), Bastiano e Bastiana (Venezia, Arsenale, 2005), Monster’s Gallery
(prima e-secuzione assoluta, Trento, Festival Musica ‘900). L’impresario in angustie
(Cimarosa) e Schauspieldirektor (Mozart); Don Giovanni di Mozart (Venezia, Piccolo
Arsenale).
FILIPPO GUGGIA
Figlio d’arte, nasce a Vienna il 26 febbraio 1972.
Studia varie discipline artistiche quali: la danza, la musica, la recitazione, il canto.
Come assistente alla regia debutta nel 1990 con Madama Butterfly al “Dallas Opera House”,
poi con Boheme ed Elisir d’amore a Udine.
Nel ’95 firma la regia di Don Pasquale per l’orchestra Filarmonica di Udine.
Dopo un anno apre la sartoria teatrale F.G.TEATRO focalizzando la propria attenzione sui
costumi, produce e fa assistenza a vari spettacoli quali: Elisir d’Amore, Butterfly, Ritratto,
Traviata, Tosca, Andrea Chenier, oltre alla produzione operistica, disegna e crea costumi storici.
Firma di spettacoli di prosa, fa l’assistente di sartoria al Teatro Nuovo di Udine e agli enti
ed agenzie di produzione locali e nazionali.
Nel 2001 realizza e firma i costumi per Il Gabbiano (A.Cecov) regia di E.Nekrosius, per il
Teatro Stabile d’Innovazione del Friuli Venezia Giulia, ne segue la tournee nazionale.
Nel 2002, firma e realizza i costumi per Sogno di una notte….del 45, regia di G. Bonanni per
l’Accademia degli Sventati, che partecipa al Mittelfest di Cividale del Friuli.
Alla fine del 2003 realizzerà e firma i costumi dell’opera: Don Pasquale (G. Doninzetti) nell’ambito dell’allestimento per il concorso Battistini nella città di Rieti e per il Comune di
Carrara nel 2004.
Da settembre 2004 comincia la collaborazione con la sartoria FARANI di Roma, per la
quale lavora a prestigiose messe in scena di Franca Squarciapino - VESPRI SICILIANI al
teatro Massimo di Palermo, TRISTANO ED ISOTTA al teatro San Carlo di Napoli, LE
GENIE DE LA FORETE al teatro Studio24 di Lione, CELEBRATION al teatro RondPoint
di Parigi .
Nell’estate 2005, in Friuli, firmerà i costumi di BARBIERE DI SIVIGLIA, regia scene e
costumi per DON PASQUALE e costumi per un adattamento in commedia dell’arte delle
BARUFFE CHIGGIOTTE.
MICHELE UGO GALLIUSSI
Nato a Udine nel 1963 ove vive e lavora.
Divide il proprio tempo tra l’insegnamento della letteratura e
della storia (presso scuole superiori della provincia di Udine) e le
attività pittoriche e grafiche, da anni rivolte anche all’ideazione ed
alla realizzazione di scenografie teatrali.
Dalle sue prime sperimentazioni scenografiche per le “via crucis”
rappresentate sul sagrato del Duomo di Udine nel 1981 e 1982, si
passa al suo ripetuto intervento per le sacre rappresentazioni del
venerdì santo di Ciconicco di Fagagna (1987 – 1992; 1999 – 2000;
2006) e per le manifestazioni epifaniche di Tarcento (1993 – 2005).
Nel 1987 realizza le scene per la commedia in friulano “Il quilibrio”, di Alviero Negro, rappresentata al Palamostre di Udine.
Nel 1994 progetta l’allestimento cittadino di Udine in occasione del “Palio di S. Giorgio”,
dipingendo pure l’omonimo stendardo (ora conservato presso la chiesa del Carmine).
La collaborazione con il M° Alfredo Barchi ha origine con le scene dipinte del “Don
Pasquale” di Donizetti, messa in scena a Udine, in Piazza Matteotti, nel 1995.
Nel 1996, invece, realizza scene per i “Diari delle identità – testi di giovani friulani, giuliani, sloveni, istriani nel mondo”, opera presentata al Mittelfest di Cividale del Friuli.
Per quanto concerne l’allestimento della “Cavalleria Rusticana” di Mascagni, Galliussi ha
inteso rappresentare – nel rispetto dell’analisi verista, e per la precisione verghiana – una
piazzetta dell’entroterra catanese, così come potenzialmente poteva apparire allo scadere
del XIX secolo.
Per la realizzazione si è avvalso dell’aiuto di Tommaso Chiavegato e della collaborazione
delle cooperative “La Ragnatela” di Majano ed “Hattiva” di Colugna per la costruzione
delle strutture.
HATTIVA
È una Cooperativa nata nel 1997 per volontà di un gruppo di famiglie coinvolte nelle problematiche dell’handicap. La Cooperativa si occupa dell’inserimento lavorativo di persone con disabilità psico-fisica, svantaggio sociale e della promozione di attività socio-educative e riabilitative.
Hattiva inoltre è nata per fornire servizi e prodotti nell’ambito della grafica pubblicitaria
e, negli anni, ha sviluppato anche una serie di servizi di assemblaggio e confezionamento
in cui opera un cospicuo numero di persone con disabilità.
Nel tempo i due settori sono stati aggiornati con attrezzature all’avanguardia e potenziati
con personale altamente qualificato attraverso cui possiamo attualmente rispondere alle
più svariate necessità progettuali e realizzative in ambito grafico e numerose esigenze di
confezionamenti e assemblaggi.
Hattiva non è solo produzione. L’obiettivo con cui è nata la cooperativa è quello di dare
una risposta variegata e il più possibile completa alla disabilità adulta, occupandosi di
molti aspetti della vita dei soci svantaggiati e non solo, dunque di quello lavorativo. In
questa prospettiva sono stati sviluppati numerosi progetti di formazione e sostegno.
RAGNATELA
La cooperativa Ragnatela è nata nel 2000 su iniziativa dell’Associazione Nostro Domani
Pontello Valentino ONLUS, è costituita da famiglie di ragazzi disabili del territorio della
Comunità Collinare del FVG. Si tratta di una cooperativa di tipo B che si propone come
obiettivo l’integrazione e la crescita dell’autonomia dei disabili attraverso l’inserimento
lavorativo in un ambiente protetto.
Nell’ambito della cooperativa prestano la loro attività persone qualificate, tecnicamente
preparate, che garantiscono la realizzazione di prodotti competitivi per qualità e convenienza.
La prima attività lavorativa è sorta a S. Daniele del Friuli con l’apertura di un laboratorio
tessile.
Nell’anno 2002 l’attività si è amplificata con l’apertura di un laboratorio di legno a Majano.
Comune
di Latisana
Comune
di Pordenone
Comune
di Venzone
Centro Full Service
Comune
di Fagagna