Festa delle Erbe: curiosità e storia Dr.ssa Teresa De Monte ERBA CIPOLLINA Nomi comuni e regionali: Aglio cipollino, Cipolla porraia, Erba di Provenza Provenza, Porro sottile Cipollina: dal latino tardo cepu-lla(m), cepu lla(m) diminutivo di cepa, cepa di origine sconosciuta. Il latino Allium, Allium secondo alcuni autori autori, deriva dal celtico celtico, con il significato di aspro e pungente, chiaramente riferito al suo sapore sapore. Si sa da Plinio che i Greci chiamavano questa pianta getion e i Latini pallacana. pallacana Erba Cipollina Arabo..........................Soin Cinese .........................Xi xiang cong, Ta-suan Danese........................Purløg Francese .....................Ciboulette, Civette Giapponese...............Asatsuki pp Inglese/Americano....Chives, Rockambole Olandese....................Bieslook Polacco.......................Szczypior Spagnolo....................Cebolleta, Cebollino, Ajo pardo, Ajo morisco Svedese......................Gräslök Tedesco......................Schnittlauch Turco...........................Yabansarimsag˘ i LL’erba erba cipollina (Allium schoenoprasum L.) pianta erbacea perenne p della famiglia g delle Liliaceae è una p originaria del nord Europa, Asia e America del Nord ((Canada), ), e cresce in località fredde e temperato-fredde; p ; molto diffusa negli orti domestici, e molto resistente all'attacco dei parassiti, l’erba cipollina è una pianta aromatica dalle foglie profumate che ricordano il gusto della cipolla; possiede un bulbo ovale rivestito da tuniche grigio-brune e foglie a steli cavi, cilindrici e lunghi fino a 40 cm di un colore verde intenso; i fiori, fi i di d colore l rosa-violetto, l sono riuniti in infiorescenze f più o meno sferiche avvolte da una membrana che cade al momento t d della ll fi fioritura. it Conosciuta fin dai tempi antichi, antichi l’erba cipollina viene menzionata in numerose ricette da Apicio, ma solo nel Medioevo inizia ad essere coltivata per il suo uso gastronomico. I popoli Celtici le attribuivano proprietà magiche, e la usavano per togliere il malocchio o qualsiasi incantesimo negativo; il nome allium deriva dal celtico e significa caldo, bruciante. Quando acquistate l’erba cipollina il suo colore deve essere brillante e vivo, le sue foglie carnose, dritte e toniche, dall’aroma consistente. L'erba cipollina viene generalmente raccolta e utilizzata fresca; può però essere conservata in frigorifero nello scomparto della frutta e verdura per 3-4 giorni circa, oppure può ò essere surgelata, e conservata in sacchetti di plastica ben chiusi o in contenitori con tappo ermetico, d dopo essere stata t t ttagliata li t ad d anelli, lli ma non essiccata i t in i quanto mal sopporta questo trattamento (anche se in commercio i sii trova t anche h disidratata). di id t t ) L’erba cipollina p contiene vitamina C, fosforo, e oligoelementi. Ha diverse proprietà: depurative, digestive e diuretiche, inoltre è un ottimo antisettico, cicatrizzante espettorante, lassativo, cardiotonico e stimolante. In antichità veniva usata per stimolare l'appetito. Dioscoride assicura che un unguento a base di cenere d’ li “fa d’aglio “f rinascere i i capelli lli cascati ti per pelagione”. l i ” Anticamente sono state attribuite all’Erba cipollina anche proprietà afrodisiache. In cucina è largamente utilizzata perché esalta il sapore dei cibi. cibi C riosità Curiosità Pare che i cuochi più pignoli, per sfruttare al meglio le qualità aromatiche dell dell’erba erba cipollina, cipollina la tengano come pianta da vaso e se ne servano solo al momento dell'effettivo dell effettivo utilizzo utilizzo, tagliandola al momento dalla sua collocazione, sciacquandola velocemente e sminuzzandola con le forbici. forbici CITAZIONI L’aglio, in generale, veniva anche considerato rimedio efficace ffi per i veleni l i mortali t li e contro t il morso dei d i serpenti ti e degli animali rabbiosi, come sentenzia il d duecentesco t R i Regimen sanitatis it ti Salerni, S l i in i due d versii che h forse non hanno bisogno di traduzione “Allia Allia, nux nux, ruta ruta, pyra pyra, raphanus et theriaca; haec sunt antidotum contra mortale venenum.” ma che è comunque divertente leggere nella ottocentesca vivace versione in rima che ne ha dato Pietro Magenta: CAPO XIII. XIII CONTRAVVELENI “Contro ai tossici funesti buoni antidoti son questi: ruta, rafano, aglio e vera teriaca e noci e pera.” pera. TARÀSSACO NOME SCIENTIFICO: taraxacum officinale NOMI DIALETTALI: dente di leone,, soffione,, piscialetto, ingrassaporci, bofarella, soffiùn, cicoria selvaggia, cicoria matta, cicoria burda DESCRIZIONE: il nome deriva dall'arabo e significa g pianta p da insalata. Erbacea perenne tra le più comuni nelle zone europee, originaria dell'Asia e in seguito importata in altre regioni, è tra le infestanti più utili. Appartiene alla grande famiglia delle composite, la si trova nei campi, pascoli, boschi, cresce bene nei terreni azotati, in qualsiasi posizione fino a circa 2000 metri. Radice cilindrica, carnosa contenente lattice, da cui si sviluppano il foglie f li a rosetta, tt folte, f lt lunghe, l h dentellate d t ll t che h raggiungono i 30-50 cm. In natura esistono varie specie di taràssaco alte o nane taràssaco, nane, con foglie ovali ovali, strette o flosce flosce, erette o a rosetta raso tessa, con frutti di diverso colore, ma tutte inconfondibili inconfondibili. I fiori, fiori giallo dorati a forma di grande capolino sono presenti da marzo a novembre. Solitamente l si aprono solo l all sorgere del d l sole, l chiudendosi quando è notte o il cielo è nuvoloso. D i fiori Dai fi i sii sviluppano il in i seguito it le l bianche bi h sfere f dei d i semii pennati che volano via al soffio del vento. Si p produce od ce pe per semina dalla primavera p ima e a all'autunno. all'a t nno Si consiglia di coltivare la pianta come annuale, raccogliendola con la radice invece di tagliarla alla base delle foglie, per evitare che il sapore diventi troppo amaro. amaro Il taràssaco non risulta conosciuto per le sue qualità in Europa prima del XV secolo, secolo infatti nessun testo di medicina ne parla, mentre gli arabi ne parlano già a partire dal XI secolo. secolo Dal XVI secolo è presente come "droga" ufficiale presso i farmacisti che la indicavano come Herba taraxacom o Herba urinaria. RACCOLTA-CONSERVAZIONE: radice che andrebbe tagliata a fette, per il lungo o a dischi, da essiccare all'aria o in forno, e da conservare in i vasii di vetro all riparo i dall'umidità e dalla polvere. L foglie Le f li dalla d ll primavera i all'autunno, ll' t da d mangiare in insalata crude o lessate, da essiccare e conservare in sacchetti sacchetti. I fiori si usano sia freschi bolliti sia secchi e conservati come le foglie. foglie PREPARAZIONI Infuso: 25 g di foglie secche in un litro d’acqua bollente, togliere dal fuoco coprire, lasciare raffreddare, filtrare e bere. Decotto di radici: bollire per quindici minuti in una tazza di acqua 10 g di radici. Raffreddare, filtrare e bere. Decotto di radici e foglie: in un litro d'acqua fredda sminuzzare 40 g di radici e foglie, foglie portare a bollore, bollore cuocere per 10 minuti. minuti Lasciar raffreddare, filtrare e bere. Succo di radice: centrifugare radici colte in autunno fino ad ottenere 100 g di succo. Può essere consumato fresco, addolcito con un poco di zucchero o miele se non si sopporta il sapore amaro. amaro Per conservarlo, conservarlo aggiungere 20 g di alcol da liquori, travasare in una boccetta scura a chiusura ermetica e conservare in luogo fresco e asciutto. Tintura: si acquista in erboristeria. Per prepararla, macerare 20 g di radice essiccate e sminuzzate in 80 g di alcol a 20 20°. Trascorsi 15 giorni filtrare. La dose consigliata è di 50 gocce tre volte al giorno. BELLEZZA Crema per pelli secche e mature: riscaldare a fuoco moderato d t 25 mll di olio li di soia i e 25 mll di olio li di jojoba. j j b Sciogliere a bagnomaria 25 g di burro di cacao. Amalgamare oli e burro. Fondere 15 g di cera d'api e mescolarla al resto del composto fino ad ottenere una miscela omogenea. Intiepidire 25 ml d'infuso di tarassaco, aggiungere 0,65 0 65 ml di borace, borace mischiare tutti i composti e lasciar raffreddare. Quando incomincia a rapprendersi, unire 5 gocce di olio essenziale di neroli neroli. Conservare in vasetti scuri con tappo a vite, lontano da fonti di calore. Usare come una comune crema mattina e sera. Lozione per schiarire macchie, efelidi e migliorare il colorito giallastro: usare quotidianamente un infuso di fiori p per lavare direttamente il viso,, lasciando asciugare g il preparato sulla pelle. ALTRI USI: in cucina il taràssaco si usa come contorno, in insalata crudo, o lessato, anche ripassato in padella. I petali dei fiori possono essere consumati in insalata. Le radici, essiccate e abbrustolite, sono usate come succedaneo del caffè. Tutte le parti della pianta sono impiegate nella preparazione di vini, liquori, aperitivi, birra. In Russia, il lattice di una specie di taràssaco chiamato koksaghyz h sii è rivelato i l t particolarmente ti l t utile til nella ll produzione d i di caucciù sintetico. LINGUAGGIO DEI FIORI: è considerata la pianta della profezia e della fedeltà. fedeltà ANEDDOTI E CREDENZE: la prima attribuzione la si deve al fatto che, secondo la tradizione, se si esprime un desiderio e con un sol soffio si fanno volare tutti i semi del pollone, il desiderio si avvererà. La seconda potrebbe derivare dalla caparbietà di questa pianta, che cresce ovunque, anche dove non è desiderata, e che sopravvive e si riproduce facilmente e velocemente. CURIOSITA CURIOSITA' Del tarassaco non si ha notizia prima del 1400. 1400 Nel 1546 Bock lo definisce un diuretico; Tabernaemontanus, un farmacista tedesco vissuto nel 1500 definisce il tarassaco una pianta dalle virtù ineguagliabili. Ma è solo nel XX secolo che si scopre veramente questa pianta tanto che la terapia a base di tarassaco viene chiamata "tarassacoterapia". tarassacoterapia . AVVERTENZE Fare attenzione al latice che fuoriesce quando si tagliano le foglie g o gli g steli che se ingerito g può p essere tossico. Curiosità Dall’ortica in Germania si ricavano anche delle fibre tessili usate in Europa durante la prima guerra mondiale. Oggi sono ancore impiegate da popolazioni primitive dell’Asia dell Asia settentrionale che ne ricavano un rozzo tessuto. Gli Ostiachi, una popolazione della Siberia occidentale, lasciano crescere l’ortica intorno alle loro abitazioni per ricavarne fibre tessili che forniscono una speciale tela verde, praticamente indistruttibile. Una volta questa tela era fabbricata dalla Cina all’Europa settentrionale, come testimoniano alcune fiabe popolari. popolari Ultimamente l'hanno usata i tedeschi per le loro uniformi durante la seconda guerra g mondiale. Miti e leggende L ortica che brucia rappresenta il fuoco dell L’ortica dell’inferno. inferno. Nel Canavese, in Piemonte, i contadini sostenevano che, portando dell dell’ortica ortica su di sé, ci si poteva preservare da ogni maleficio. In Tirolo, quando scoppia un temporale, si gettano delle ortiche nel focolare p per allontanare ogni g pericolo. p Proverbi “Più dura che un sasso e più pungente d’un ortica” “È come l’ortica che a toccarla punge” “Ci crescono l’ortiche" (detto di luogo abbandonato) “Gettare la tonaca (o il saio) alle ortiche" (spretarsi) LINGUAGGIO DEI FIORI: secondo la tradizione è prettamente femminile e significa "Sono sorda alle tue promesse e alle tue galanterie". p g ANEDDOTI E CREDENZE: conosciuta dalla p più remota antichità per usi alimentari e medicinali, nel XVIII secolo è stata usata anche per confezionare un tessuto. I centri erano Lipsia e la Piccardia. Il metodo era stato ripreso durante il periodo dell’autarchia, ma abbandonato di nuovo per l’alto costo. La lavorazione consisteva nel trattare gli steli con ammoniaca, lavarli l l in acqua corrente, asciugarlil all’aria ll’ libera, gremolarli e lavorarli infine come il lino. Dell'ortica esistono numerose specie tra le quali ricordiamo le più ù importanti: URTICA DIOICA L'Urtica dioica, pianta perenne, come dice il nome stesso è una pianta i t di dioica i vale l a dire di che h cii sono piante i t che h portano t solo fiori femminili e piante che portano solo fiori maschili. A prima vista si riconoscono facilmente in quanto nelle "piante piante femminili femminili" i fiori sono riuniti in spighe pendule mentre nelle "piante maschili" i fiori sono riuniti in spighe erette (oltre ovviamente ai diversi organi di riproduzione facilmente riconoscibili). URTICA URENS L'Urtica urens ha le stesse caratteristiche del genere. A diff differenza d dell'Ortica ll'O ti dioica di i è una pianta i t annuale, l è di dimensioni inferiori ed è monoica vale a dire che porta nello stesso individuo sia fiori femminili che fiori maschili ed è molto più urticante. Esiste una specie chiamata Ortica bianca che in realtà non è un'ortica anche se viene spesso scambiata per essa essa. Si tratta del LAMIUM ALBUM, appartenente alla famiglia delle Labiatae e che si riconosce molto facilmente in quanto possiede q p i fiori bianchi caratteristici della famiglia g con il grande petalo superiore a forma di barchetta capovolta p e per p il colore verde chiarissimo delle foglie. g L'Ortica bianca pur essendo una pianta ricoperta di peli, non è urticante e non possiede le proprietà terapeutiche del genere Urtica anzi se ne sconsiglia l'uso in quanto pare che contenga amine. PROPRIETA PROPRIETA‘ L'ortica è tra le p piante selvatiche sicuramente la più p apprezzata. Sia l'Urtica dioica che l'Urtica urens sono utilizzate p per le loro proprietà. E' una pianta ricca di vitamina C, clorofilla, sali minerali (silicio, ferro, calcio, manganese e potassio), carotene, acido formico, acido gallico, acido folico, tannino, istamina, acetilcolina. Grazie ai suoi componenti l'ortica è una pianta emostatica, antireumatica, cicatrizzante, vasocostrittrice e antiflogistica. COME SI UTILIZZA L'ortica p può essere usata come decotto,, come succo,, come infuso, sciroppo o semplicemente cruda come disintossicante,, depuratore p e tonico dell'organismo g aiutando ad eliminare gli acidi urici, nelle affezioni intestinali, per l'artrite, per l'anemia. Ha inoltre un forte potere emostatico e antiemorragico e astringente intestinale. Utilizzando l d esternamente ill succo fresco f combatte b la l perdita dei capelli e rinforza il cuoio capelluto. E' molto lt efficace ffi iin caso di seborrea, b forfora, f f acne ed d eczema. Cataplasmi delle foglie di ortica sbollentate e tritate sono ottime per le irritazioni cutanee e per le ferite in quanto ha un effetto cicatrizzante cicatrizzante. Combatte efficacemente la pelle grassa. Previa bollitura viene usate p per le minestre ed i risotti o le frittate. Si può utilizzare come sostitutivo in tutte quelle pietanza che utilizzano spinaci p p perchè p ha un gusto g astringente e leggermente acidulo, molto gradevole. Dell'ortica non devono essere consumati o comunque utilizzati i semi. CURIOSITA' Il nome ortica ti deriva d i dal d l latino l ti "urere " = bruciare" b i " in i riferimento ai suoi peli urticanti. L'ortica essendo molto ricca di sali minerali e clorofilla è un ottimo fertilizzante per le piante d'appartamento d appartamento che potranno essere annaffiate con l'acqua nella quale sono state lasciate a macerare per circa 7 gg delle foglie di ortica (500 gr per 5 litri d'acqua). In molte tradizioni popolari che si ritrovano in tutta ll'Europa Europa centrale, si crede che una pianta di Ortica allontani i fulmini se gettate nel focolare. In p passato con l'ortica si usava flagellare g le parti p doloranti del corpo affette da dolori reumatici perchè stimolava benefiche reazioni. Questo non deve stupire se si pensa che i reumatismi vengono curati anche con la puntura delle api. Altre credenze Al d popolari l i sostengono che h portare con se una pianta di ortica allontani influssi negativi e quindi si sarebbe all riparo i dai d i malefici. l fi i L'Ortica, considerando la sua ricchezza di principi attivi è L'Ortica un'ottima pianta foraggera per gli animali. In passato dai fusti delle piante di Ortica si ricavavano fibre tessili praticamente indistruttibili, simili alla canapa. Questa pratica è ancora diffusa in alcune popolazioni della Siberia occidentale. Inoltre è un'ottimo colorante p per i tessuti delicati quali la lana: le foglie tingono di verde mentre le radici di giallo. L'ortica, pur essendo considerata una pianta infestante, esplica numerosi effetti benefici sulle piante che le sono vicine, in particolare verso le piante aromatiche nelle quali fa aumentare ill contenuto in olil essenziali. l L'Ortica ha anche un'azione insetticida: facendo macerare le f li per circa foglie i 12 ore in i acqua sii ottiene tti un buon b aficida. fi id A livello industriale l'ortica viene utilizzata per estrarre la clo ofilla della q clorofilla quale ale è ricchissima. icchissima Se inavvertitamente si tocca qualunque l parte t d della ll pianta i t di ortica, si ha una forte sensazione di bruciore b i dovuta d t all'istamina, ll'i t i all'acetilcolina e all'acido formico tutte sostanze contenute nei peli che appena vengono toccati si rompono iniettando le sostanze urticanti. E' meglio non sfregarsi ma aspettare qualche minuto ed il prurito passa da solo senza ulteriori effetti collaterali. Si può però trovare immediato sollievo passando del bicarbonato umido o del succo di acetosa. L'Ortica ha diversi significati. significati Si dice "essere essere pungente come l'ortica" l ortica per significare una persona che ferisce con le sue parole, oppure di una casa abbandonata si dice "ci ci crescono le ortiche ortiche" in riferimento al fatto che l'ortica cresce nei luoghi incolti. Un altro detto popolare è "gettare la tonaca all'ortica" in riferimento al fatto che viene abbandonata fuori mano. Il suo significato è comunque positivo in quanto considerata una pianta solare ed ha quindi un significato propiziatorio p positivo. GINEPRO (Juniperus communis L.) CARATTERISTICHE GENERALI Il Ginepro, nome scientifico Juniperus communis L., appartiene alla famiglia delle Cupressaceae ed è una pianta presente in tutta Europa fino ad un'altitudine di 2500 m. Le sue bacche, molto conosciute per l'aroma che danno alle pietanze tanto d'avere dato il nome al genere, infatti la parola "Juneprus" deriva dal celtico che significa "acre". PROPRIETA‘ il Ginepro contiene olio essenziale ricco di terpeni, acido ossalico, acido malico, resina, glucidi, acidi organici. Le sue proprietà sono: carminativo, depurativo, diuretico, emmenagogo, rubefacente, balsamico, antireumatico, tonico. PARTI UTILIZZATE DELLA PIANTA Del Ginepro si utilizzano i rametti più teneri, i frutti raccolti in autunno e poi rapidamente essiccati in luoghi ventilati per evitare la formazione di muffe. COME SI UTILIZZA L'essenza e l'infuso di Ginepro si utilizzano per il meteorismo i bruciori di stomaco e per problemi diuretici. meteorismo, diuretici Le fumigazioni aiutano nelle malattie da raffreddamento raffreddamento. Le frizioni con gli oli essenziali per i dolori reumatici. reumatici I lavaggi per le irritazioni cutanee. Viene utilizzato in cucina come aromatizzante e nell'industria dei liquori. AVVERTENZE Non si deve abusare con l'uso delle bacche di Ginepro in quanto possono arrecare problemi dati dal suo olio essenziale essenziale, ricco di terpeni. terpeni Il LINGUAGGIO DELLA PIANTA Il Ginepro in greco è chiamato "arkeuthos" dal verbo "arkéo = respingere un nemico" infatti era considerato in grado di proteggere sia dalle malattie che dagli spiriti maligni questo grazie ai suoi rami spinosi. In molti paesi c'era infatti l'abitudine di piantare il ginepro vicino alla casa e addirittura si colpivano con le fronde eventuali fessure o crepe del d l muro per evitare che h quei punti potessero diventare delle vie per le negatività, le malattie e gli spiriti malvagi. l i Angelo De Gubernatis (letterato e studioso soprattutto delle problematiche sociali nato a Torino nel 1840 e morto a Roma nel 1913) racconta che nel p pistoiese c'era l'abitudine di appendere pp sulla porta p di casa un ramo di ginepro perchè si credeva che le streghe, alla sua vista, non potevano resistere dal contare i suoi aghi, ma siccome erano tanti perdevano il conto e così spazientite se ne andavano. tanti, andavano In Germania si credeva che esisteva uno spirito p benefico che portava il nome della pianta "Frau Waccholder" e che se invocato con un particolare rituale faceva si che eventuali ladri che avevano rubato, riportassero il maltolto al legittimo proprietario. Questo era legato al fatto che i rami spinosi e contorti del ginepro i fossero f in i grado d di bloccare bl la l fuga f del d l ladro. l d Un'altra U ' lt credenza, d di origine i i norvegese voleva l che h alla ll vigilia i ili di Natale le case venissero ornate con i rami di ginepro questo perchè si credeva che purificasse l'aria con il suo profumo. Queste sono solo alcune delle tante leggende che circondano questa splendida pianta, in parte cristianizzate attribuendo al ginepro (come a tante altre piante) il privilegio i il i di aver protetto la l fuga f della d ll Sacra S Famiglia F i li inseguita dai soldati di Erode e Maria riconoscente l'avrebbe b benedetta d tt predicendogli di d li che h avrebbe bb avuto t l'onore l' di fornire il legno per croce di Cristo. Teofrasto parla della silene e dal greco antico viene il nome scientifico, i tifi lasciandoci l i d i il dubbio d bbi se provenga da d "sialon", " i l " saliva (alcune varietà presentano una "bava" all'interno d ll infiorescenza) della i fi ) o dal d l mitico iti dio di Sileno Sil e la l sua grossa pancia rotonda che ci rimanda alla forma del frutto. Poi inizia un lungo periodo di oblio per la silene che non viene citata né dal medico medico-erborista erborista Castore Durante né vi è traccia nei libri in cui il naturalista Costanzo Felici descrisse le erbe commestibili spontanee spontanee. Idem per Pierre Lieutaghi e "le livre des bonne herbes". Seri studi iniziati nel 1995 hanno confermato che si tratta di un vero cibo-farmaco, dalle notevoli proprietà rimineralizzanti ed immunomodulatorie, ricco di silenosidi, polisaccaridi pectinici e saponine. La silene è conosciutissima in tutta Italia ed ogni luogo ha il suo nome e relativi aneddoti. Stridolo da stridere Stridolo, stridere, ricorda il suono della pianta stropicciata tra le mani; strigolo rimanda alle onnipresenti streghe (era compito delle donne la raccolta e gli usi vari delle erbe...); erba schioppettina perché nessuno, bambino o no, resiste a scoppiarne pp i frutti... Più curiosità suscita "cavoli della comare",, rammentante il brusio delle pettegoli camari impiccioni ed "ammazzamogli", che rimanda al fenomeno del "restringimento" degli strigoli nella padella di cottura, dando prova al marito tradito della cuoca che "l'amante" si sia servito per primo... Molto l particolare l la l fioritura f notturna che h associa ill nome della pianta a Selene, la dea-Luna greca (Per i più esperti ed d amanti ti delle d ll lilingue morte t ricordo i d che h Artemide A t id e le l sue artemisie è altro discorso...), i profumati fiori sono impollinati da fa farfalle falle nott notturne. ne Se ttrovate o ate q qualche alche b bruco co sappiate trattarsi della bella farfalla Hadena confusa, che vive in simbiosi con la silene. silene Mi astengo dal fornire ricette, ricette sono sicura sia inutile perchè il delicatissimo sapore della silene è apprezzato e conosciuto ovunque. ovunque A voi il compito di scrivere di zuppe, frittate e ripieni... Strigolo Strigolo, sclopit sclopit… Fioritura: da marzo ad settembre. Luoghi: prati, campi, ruderi, margini dei sentieri. i i Diffusione: è comune in tutta Italia tra la bassa pianura e la montagna. Altri nomi: Bubbolino, Erba del cucco. Sinonimi: Silene cucubalus, Silene i fl inflata, Sil Silene venosa. Nomi locali: Verzitt (Lombardia). Famiglia:Cariofillacee. Genere: Silene vulgaris Curiosità: C i i à il termine i deriva d i da d Sileno Sil , accompagnatore ebbro di Bacco, dal ventre rigonfio come il calice di queste piante. Caratteristiche: pianta perenne con fusto eretto dalle caratteristiche molto variabili, giunge ad altezze di 20 - 60 cm; le foglie presentano forme diverse: da ovato - lanceolate a ovali, di color verde - bluastre, glabre o talvolta pelose sui bordi; i fiori sono riuniti in pannocchie, penduli su peduncoli flessuosi lunghi 1,5 flessuosi, 1 5 - 2 cm, cm la corolla è formata da 5 petali bianchi bifidi, il calice è rigonfio con 20 nervature principali; il frutto è una capsula globosa - piriforme lunga 1,5 cm circa. Il fiore di questa pianta è elemento comune nei ricordi d'infanzia di molte p persone: chiuso con le dita veniva fatto "scoppiettare" sul dorso della mano o sulla fronte! LA MISTICANZA Tradizioni contadine Per festeggiare la primavera, l’ideale è comporre un insieme di erbe, di germogli di steli e di foglie diversi germogli, diversi, come suggerisce la famosa misticanza, misticanza sempre più rara da trovare sui banchi degli ortolani, anche là dove la tradizione è radicata. A Roma, per esempio, e in tutto il Lazio, ma anche in Umbria, nelle Marche per esempio sui Monti Sibillini, Marche, Sibillini in Toscana. Toscana La vera misticanza, che persino nel nome ha un sapore antico, con quel tanto di ricercato che ha il linguaggio contadino rimasto autentico, dovrebbe essere a base di erbe spontanee, quelle che crescono nei luoghi incolti - sui bordi dei campi e dei sentieri, sentieri nei prati, prati nei boschi, boschi persino nei fossi - e fra i coltivati. Qui, ai bordi della terra seminata, prosperano anche le semispontanee, in varietà innumerevoli. Secondo la tradizione, i frati che andavano di casa in casa a chiedere la carità, portavano le erbe raccolte lungo il cammino. Nelle famiglie contadine erano le donne che andavano per erbe la mattina presto, per farle arrivare fresche sui mercati. A quelle ll selvatiche, l h aggiungevano anche h foglie f l dell’orto, d ll’ che h in genere hanno sapori più gentili, più dolci, e danno un contrappunto in bocca delizioso. delizioso Cocktail vegetale Le componenti della misticanza, per chi sa cercarle, ci sono ancora. Certo ci vuole un occhio un po Certo, po’ allenato e voglia di documentarsi documentarsi, magari sulle pagine di un manualetto tascabile. Ecco allora che una passeggiata nel verde, persino ai margini della città, può ò dare umili prede che, accostate a quelle coltivate, danno un cocktail vegetale prezioso. Gioia per gli occhi sono il verde scuro del dente di leone e quello chiaro del crescione d’acqua, il rosso vinoso della cicoria, la piccola spada dell’acetosa e la rosetta della lattughina, gli steli ramificati e un po’ gommosi della portulaca, le leggerissime barbe del finocchio selvatico, la radice carnosa del raponzolo, la foglia dentellata della ruchetta... E si può aggiungere qualche fiorellino blu di borragine o qualche petalo di nasturzio a dare un tocco solare. Una freschezza variegata di forme e di colori, di consistenze e di spessori che diventano una sinfonia di gusti fra l’amaro e il dolce, il piccante, anzi il “mordace”, come scrisse cinquecento anni fa Pietro Aretino facendo ll’elogio elogio della misticanza. misticanza «Non è p poca dottrina saper p mitigare g l’amaro e l’acuto di alcune erbe col sapore nè amaro nè acuto di alcune altre, facendo di tutte insieme un componimento sì soave, che ne assaggeria a sazietà». I nomi delle erbe sono curiosi e cambiano di regione in regione, da zona a zona: il crespigno o crespino o lattuca pungente, il caccia-lepre, la cresta di gallo, gallo il dente di leone o pisciacane o tarassaco, la pimpinella, p p , l’erba noce o erba san pietro, la lattughetta o radicchiello, la valerianella o dolcetta che nel nord è soncino, soncino il cordone del frate, l’orecchio d’asino... Le guide botaniche riportano tutti i nomi popolari e dialettali: ce ne sono tanti e così fantasiosi da perdere la testa testa. Misticanze da provare Nei negozi degli ortolani o anche in certi supermercati si trovano spesso miscellanee di foglie coltivate che hanno una base aromatica di rucola, (quella coltivata, diversa da quella selvatica), insalata riccia, indivia, lollobrigida radicchietto lollobrigida, radicchietto. E il condimento? Il più semplice è olio extra vergine di oliva, sale, pepe e aceto di vino, distribuiti secondo le regole. Sciogliere il sale nell’aceto, distribuirlo sull’insalata, mescolare, unire l’olio e il pepe, mescolare ancora. Ma si può provare il contrasto, secondo l’uso nordico, dei dadini di pancetta sfrigolante o di fettine di lardo sciolto in qualche goccia di aceto, che stanno a meraviglia sul fresco delle foglie. Anche yogurt e panna acida sono interessanti, come maionese e senape, care ai francesi: sciogliere un po po’ di senape nell nell’olio olio dà quella nota piccante che accende il palato. Sempre p in ambiente mediterraneo, l’aglio g può p essere benvenuto, magari solo sfregato sulle pareti dell’insalatiera. “Fa piatto”, classico un formaggino di capra passato qualche attimo in forno e servito su erbe e foglie miste. Al formaggio si può ò unire pancetta affumicata. Come accompagnamento, crostini C i i di pancarrè è tostato. Facile è aggiungere all’insalata tonno, spicchi di uova sode, olive, pinoli, i li gherigli h i li di noce, nocciole i l grossolanamente l t tritate, t it t semii di girasole, fave fresche sgranate e acciughe dissalate. Queste ultime sono un altro must, fin dal famoso “garum” dei Romani Romani, la salsa di pesce che veniva usata con le verdure verdure. Del resto, resto le celebri puntarelle romane romane, punte di cicoria novella, sono sempre servite con olio extra vergine, aglio e acciughe pestate nel mortaio o tritate e stemperate nell’olio nell olio. E poi poi, largo ad altri abitanti dell dell’orto orto, secondo la stagione: rapanelli, pomodorini, anellini di cipollotto, bietoline, finocchi tagliati sottilissimi, sottilissimi zucchinetti a rondelle Papavero dei campi (Papaver rhoeas – Fam. Papaveraceae). Il fiore fi è tra t i più iù conosciuti; i ti la l pianta verde, prima della fioritura, molto meno. Nella foto in basso si può provare a riconoscere il papavero, quando è, come in natura, t ttra altre lt piante i t ((quii ttra il trifoglio, il timo e l’ortica). Le foglie di papavero non hanno particolare sapore o carattere se mangiate fresche, anche se molti le gradiscono di come ‘base’, ‘b ’ iin lluogo della comune lattuga; in alternativa possono essere lessate e quindi condite in vario modo (all’agro, olio e limone o soffritte con l’aglio). Ruchetta coltivata (Eruca sativa – Fam. Cruciferae). Ruchetta selvatica (Diplotaxis muralis – Fam. Fam Cruciferae). Il sapore tra le due specie di ruchetta h tt è abbastanza bb t simile, i il leggermente pungente, più forte per la specie selvatica, a maggior ragione se cresce su terreni aridi. L due Le d specie i di ruchetta h tt hanno foglie di diverso aspetto; più larghe e incise nella varietà coltivata; quasi lanceolate nell’altra. Il fi fiore (4 petali t li a croce, da d cui crucifere!) è bianco nell’Eruca sativa, giallo nella nell Diplotaxis muralis IL NOME Rucola: diminutivo di ruca, dal latino eruca(m) di etimologia incerta. Alcuni risalgono al latino urere, che vuol dire “bruciare”, con riferimento al gusto piccante della Rucola. LLa Rucola R l detta d selvatica l i (Diplotaxix Di l i tenuifolia if li ) e la l Rucola R l detta domestica o coltivata (Eruca sativa), appartenenti entrambe t b alla ll famiglia f i li delle d ll Brassicaceae, B i sono piante i t diverse che sovente vengono confuse tra loro per certe grossolane somiglianze nell’aspetto e nel sapore aromatico, molto più intenso però nella Rucola selvatica. RUCOLA SELVATICA Altri nomi comuni e regionali: Ruchetta selvatica Eruca sativa (Miller) Genere (specie)Brassicaceae (Cruciferae) Sinonimi: Brassica eruca, Eruca eruca, Eruca foetida. RUCOLA DOMESTICA Altri nomi comuni e regionali: Arigola, Aruca, Erba ruga, Gruritta, Rucola coltivata, Ruchetta Rucola selvatica Rucola domestica • Francese.....Roquette, Roquette sauvage • Inglese/Americano....Rocket, Perennial wal rocket, Wild rocket • Olandese.....Grote zandkool • Spagnolo.....Roqueta p g q silvestre • Tedesco.......Doppelsame, Schmalblättriger doppelrauke • Arabo ............Gargir g • Danese...........Salatsennep • Francese ........Roquette, Roquette cultivée • Inglese/Americano....Arugula, Rocket Rocket, Garden rocket • Polacco...........Rokietta siewna • Russo .............Mindau • Spagnolo.........Arugula • Svedese..........Senapskål • Tedesco...........Garten senfrauke, Öl k Rauke, Ölrauke, R k Ruke LE PROPRIETÀ MEDICAMENTOSE Un tempo la Rucola era più apprezzata per virtù medicinali che per l’uso alimentare: le si attribuivano proprietà depurative, digestive, diuretiche, stimolanti e toniche; se ne facevano sciroppi per la tosse ed era ritenuta utile nei casi di astenia e di impotenza. p Gli antichi romani attribuivano alla Rucola proprietà p p afrodisiache e ne consumavano anche i semi. Testimoniano di ciò un verso chiaro e conciso di Columella, scrittore latino autore di un monumentale trattato di agronomia: “ … perché i pigri mariti desti a Venere la Rucola.” ed anche uno dei celebri epigrammi salaci di Marziale, Marziale rivolto a tale Luperco, impotente senza rimedio, al quale, dice Marziale Marziale, nulla ormai possono giovare Rucola e santoreggia. Per questa stessa temuta proprietà la Rucola non era, allora coltivata negli orti delle comunità conventuali. allora, conventuali Un’antica ricetta per la preparazione dell’Elisir nobilissimo per la Venere, di “grandissima grandissima efficacia per rinforzare le Parti Genitali, provoca gagliardamente la Venere; aumenta il seme, lo rende prolifico, accresce la robustezza virile, … stimatissimo per l’Impotenza de’ Vecchi, … leva l’Imbecillità”, elenca fra i molti ingredienti g semi di Eruca con testicoli di galli giovani e cervelli di passeri. Un’altra ricetta di remote epoche, per preparare l’Elettuario per la Venere, che “presta il desiderato aiuto a gli impotenti di natura fredda, & a gli Vecchi accompagnati con Donne giovani”, elenca tra i più disparati ingredienti semi di Eruca con priapo di tauro o di cervo e testicoli di cervo seccati! CITAZIONI Scrive della Rucola, selvatica e domestica, il Mattioli, nell’edizione del suo trattato data alle stampe nel 1557, riportando quanto detto da Dioscoride: “La La Ruchetta mangiata cruda cruda, & copiosamente nei cibi, cibi desta Venere. Venere Il che fa parimente il suo seme: commodo anchora à provocar l’orina. … Credesi che mangiata g aumenti la sperma, p , & provochi p gli g huomini al coito. … Mondifica facendosene linimento col mele (miele), le macole (macchie) della faccia, & spegne le lentigini. …” Scrive ancora lo stesso Mattioli che la ruchetta bagnata col vino giova per guarire p g “la morsura” del Topo p ragno, g , rimedio certamente più p gradito g di un altro alternativo: “Sono alcuni, che dicono valere l’istesso topo ragno trito & preso per bocca ” bocca. L’IMPIEGO IN CUCINA Apprezzata fin da tempi antichi per il suo deciso aroma speziato e piccante, dovuto ad un glucoside che libera solfocianati, la Rucola trionfa nelle insalate, e nelle salse; arricchisce di sapore i tramezzini, tramezzini esalta alcuni formaggi molli e può anche essere cotta a vapore. È certo difficile che qualcuno non abbia mai assaggiato la Rucola, ma se così fosse si affretti a rimediare, non sa cosa ha perso finora! Pianta verde, pianta fiorita e fiore di borragine (Borrago officinalis – Fam. Borraginaceae). Il nome deriva dal latino "borra" borra (tessuto di lana ruvida) e in effetti le foglie sono ruvide, raspose. Mentre la pianta adulta è leggermente spinosa e va consumata lessa, le foglioline giovani in questa stagione si possono mangiare fresche, e hanno un grato sapore di cetriolo ATTENZIONE ALLA DIGITALE (Digitalis purpurea – Fam. Plantaginaceae già Plantaginaceae, Scrophulariaceae). LLa digitale di it l è una pianta i t medicamentosa e tossica. NON È COMMESTIBILE! E’ qui riportata solo per la possibile confusione con la b borragine, i quando d le l due d piante non sono ancora fiorite (v. dopo) Digitale e borragine, qui fotografate vicine tra loro, nel terreno di un giardiniere temerario o particolarmente esperto (…oppure ( oppure un esteta che ama solo vederle fiorite). La borragine g è quella q di sinistra nella foto;; le foglie g sono leggermente gg più appuntite rispetto alla digitale. Il sapore è nettamente diverso: la borragine sa di cetriolo, la digitale è amarognola amarognola. Crisantemo campestre [Chrysanthemum segetum (fiore d’oro dei campi) – Fam. Asteraceae]. CRESTE DI GALLO Ha foglie profondamente incise, di colore verde con una sfumatura glauca. Il crisantemo è una delle piante più apprezzate per insaporire le insalate primaverili primaverili. Il fiore è giallo, giallo simile ad una margherita. margherita FAMIGLIA: COMPOSITE NOME LATINO: CHRYSANTEMUM SEGETUM ( L ) NOME ITALIANO: INGRASSABUE, CRISANTEMO CAMPESTRE,, CRESTA DI GALLO. Sanguisorba (Sanguisorba officinalis – Fam. Rosaceae); anche h conosciuta i come ‘salvastrella’, ‘ l ll ’ ‘pimpinella’, ‘ i i ll ’ ‘pimpirinella’ ‘ i i i ll ’ (!). () Deve il suo nome latino all’uso medico, noto fin dall’antichità, di arrestare le emorragie. Ha un particolare sapore, come di noce, che arriva al gusto un attimo dopo che l’incredulità ci ha fatto dire ‘…Ma va’! Portulaca selvatica (Portulaca oleracea – Fam. Portulacaceae). Piccola pianta ad andamento strisciante; per ll’aspetto aspetto carnoso carnoso, traslucido delle foglie è detta anche porcellana; nota in alcune regioni anche come ‘porcacchia’. p Nelle varietà coltivate la portulaca fa bei fiori, di colori diversi, molto diffusi per le bordure estive Tanaceto o balsamina (Tanacetum balsamina – Fam. Asteraceae). Pianta perenne, che ai nostri climi mantiene le foglie – di color verde d tenero - per tutto l’inverno. l’ Molto l profumata; f ne basta b qualche fogliolina, in un’insalata di altre erbe, per darle un tocco riconoscibile fresco, riconoscibile, fresco leggermente amarognolo Raperonzolo (Campanula rapunculus - Fam. Fam Campanulaceae) Campanulaceae). Il nome generico descrive la forma del fiore; quello specifico la forma della radice a fittone, simile a una rapa (rapunculus, piccola rapa). Sono commestibili tibili le l foglie, f li ma soprattutto tt tt la l radice di carnosa, dopo d averla l mondata d t dai peli Il raperonzolo è una delle piante più ambite dai cercatori di piante (l’equivalente del porcino per i cercatori di funghi!). Esistono addirittura delle sagre g che lo celebrano, come la Sagra g del Raperonzolo ( ‘rapunzli’) a Borghi, in Romagna, il 15 aprile. Una usanza piuttosto antica, antica come si ritrova nella sezione dedicata ( “De' raponzoli” ) in un libro di cucina del XIV sec.: “Sono eziandio allora buoni i raponzoli, che son certe radicine candide, lunghette e sghiaccide molto; e non pur le radici sole, ma le foglie sono ancor buone. buone E le radici ancor si deono radere, radere e crude in insalata si mangiano e con molto gusto delle persone che tal insalata san conoscere. Alcuni ancora nella p patria mia ne fann'ottima minestra,, cocendole in molto buon brodo di carne con pepe e cacio grattugiato sovra” Cicoria (Cichorium intybus Fam. Asteraceae): la p pianta verde,, con l’aspetto p che ha in questa stagione, e i bei fiori blu, che compariranno più iù in i là Ramolaccio selvatico (Raphanus p raphanistrum p L. – Fam. Cruciferae). Da marzo a giugno, produce fiori bianchi, venati di violetto. violetto Del ramolaccio amola io selvatico sel ati o si raccolgono le cime e le foglie della p pianta giovane. g Nella cucina romanesca la pianta ( ‘e ramoracce) è tenuta i gran conto in t e ttalvolta l lt sii trova t nei mercati; tutte le parti della pianta hanno un tipico p p sapore p piccante, qualora la si assaggi cruda (è evidente la parentela con il rafano), f ) il che h conferisce f i alla verdura, anche lessa, un gusto forte e deciso. g