Lettera a Giuliana Questa sera ti ho rivista. Mi tremava

Lettera a Giuliana
Questa sera ti ho rivista.
Mi tremava il cuore, sei sempre la più bella!
Hai cambiato pettinatura, adesso porti i capelli corti a caschetto che, ad
esser sinceri ti ingrossano un po’ il viso, ma resti comunque bella, come il
titolo di una stupenda canzone di Battisti che non sono mai riuscito a
comprendere, spero che un giorno tu voglia spiegarmene il significato.
Ti ho vista solo per qualche attimo, ma non puoi immaginare quanto era
forte il mio desiderio di abbracciarti, di accarezzare i tuoi dolci capelli, di
stritolarti tra le mie braccia, proprio come facevo un tempo.
È stato un breve momento e proprio per questo molto intenso. Ho sentito
di appartenerti ancora.
Ho sentito che anche tu sai di appartenermi ancora.
La tua voce ti ha tradito, anche per te è stata un’emozione forte, grazie
anche per questo.
Eri sul palco, eri la regina della serata, la tua voce dominava la notte
quieta, così come quelle sere che cantavi per me.
“Ma dove sei stata? È una vita che ti sto cercando!!!”
Ti ricordi? È stata la sera più dolce della mia vita.
È stata la sera che ci siamo scambiati il primo bacio d’amore.
Anche questa sera tu hai cantato per me. Grazie.
Io l’ho sentito, ho sentito la tua voce provenire dal profondo dell’anima
non appena mi hai visto.
Io ero in luce e cercavo te, come ogni sera.
Ti cercavo tra la gente ed invece eri là e mi guardavi ed intanto cantavi
«Sei Grande».
No, non è stata solo una combinazione. Così era scritto.
Io avrei dovuto accorgermi di te mentre tu cantavi quella canzone così
magistralmente interpretata da Mina.
Avevo dimenticato di amare Mina, avevo dimenticato perché amo Mina.
Ti amo. Ti amo.
Sono riuscito ad ascoltare la tua voce solo per pochi secondi, non riuscivo
più a stare lì a pochi passi da te sapendo di non poterti abbracciare.
Sono scappato via. Sono scappato mentre tu cantavi «Sei grande, grande,
grande come te sei grande solamente tu. Non lasciarmi mai più».
Sono corso a casa in preda alla malinconia.
Poi però ho cominciato a sognare, sognare di riaverti mia. E tra sogni e
ricordi ti ho aspettata seduto sul balcone di casa mia.
Passavano i minuti e le ore, ad un tratto squilla il telefono. Quattro
squilli, rispondo: «Pronto», dall’altro capo nessuna voce, nessun rumore, ma
io ho sentito che eri tu.
Sono ritornato al mio balcone fiducioso di poterti vedere ancora una
volta, di poterti salutare con la mano al tuo passaggio.
Aspettavo ed intanto sognavo che tu ti saresti fermata, uscendo dalla
macchina saresti corsa verso di me, mentre io sarei sceso giù per
abbracciarti, proprio come nei films.
Intanto correvano le lancette del mio orologio e quando il sogno si era
ormai mutato in triste coscienza della realtà, ho provato a scrivere in poesia
il mio sentimento.
Massimo Manenti
Donnalucata, 30 agosto 1997, ore 02 : 44’.
CIELO D’AGOSTO
Odo
Tremolar le stelle
Nell’aria
Dolce
Sento
Profumo d’attesa
Stella cadente
Il mio cuor
Sospira
Sogno d’estate
Mi trafigge
L’anima.
Massimo Manenti
Donnalucata, 30 agosto 1998.