LIBYA
TRIPOLI GRAND PRIX
CIRCUITO TURISTICO
TOURIST CIRCUIT
Comitato organizzatore:
Jamal Zreba - Vincenzo Massardi - Ali Milad Abusada
Automobile and Touring Club Libya - Falak Entertainment - LM LINE
Consulente storico: Arch. Michelangelo Lupo
Con il patrocinio di:
Ministry of Transport |Ministry of Interior |Ministry of Culture and Civil Society |Ministry of Tourism
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L’IDEA
L’idea di far rinascere, sotto nuova formula, il ricordo di questa gara,
unica in quei tempi nel panorama africano, scaturisce dall’amicizia di
due famiglie che storicamente hanno collaborato e collaborano nei
rapporti commerciali tra l’Italia e la Libia: la Famiglia Zreba di Tripoli e
la Famiglia Massardi di Brescia. Si è pensato anche agli accompagnatori ed amici, dando così vita al Circuito Turistico.
LA LIBIA
In Libia non troverete solo il petrolio ma la natura nelle sue espressioni più forti come il deserto, il mare, le montagne, i resti delle passate
civiltà, che possono competere con quelli di Roma, l’artigianato, la
cucina ed il popolo che la vive.
Il circuito Turistico di Tripoli Grand Prix ve li farà scoprire!
Il popolo libico oggi ha la possibilità di esprimersi e di farsi apprezzare
dal mondo intero. Il circuito turistico darà la possibilità ai partecipanti
di godere di un percorso pieno di storia, offrendo anche un approfondimento della cultura del territorio visitato, con particolare attenzione all’artigianato. Questo circuito, soprattutto, darà la possibilità a
tutti di vedere e conoscere di persona come questo popolo vuole riscattarsi e prendere il posto dovuto nel Mediterraneo e nel mondo.
Il tempo torna ad essere quello di una volta ed offre lo spazio per un
evento che non è solo sport, ma anche occasione conviviale alla scoperta di luoghi lontani dalle solite mete turistiche, nei ritmi della natura di un Grande Paese ed un Grande Popolo.
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LE TAPPE
Il circuito turistico si articola in 4 giornate:
Tripoli
Leptis Magna
Yefren
Tripoli e Sabratha.
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TRIPOLI
fonte Wikipedia
Tripoli, con 1,69 milioni di abitanti, è la capitale della Libia. La città si trova
nella parte nord-occidentale del paese al limitare del deserto, su una parte
di terra rocciosa che si protende nel Mar Mediterraneo e forma una baia.
STORIA
La città venne fondata nel VII secolo a.C. dai Fenici, che la chiamarono Oea.
Dai Fenici, Tripoli passò nelle mani dei signori di Cirenaica (Barca), che se la
videro strappare dai Cartaginesi. In seguito appartenne ai Romani, che la
inclusero nella provincia africana e le diedero il nome di Regio Syrtica.
All'inizio del III secolo a.C., questa divenne nota come Regio Tripolitana (per
via delle sue tre città principali: Oea, Sabrata e Leptis, che facevano lega assieme) e venne probabilmente innalzata al rango di provincia separata da
Settimio Severo, che era nativo di Leptis. All’inizio dell’ VIII secolo, come il
resto del Nord Africa, venne conquistata dai musulmani.
Nel 1146 una grossa flotta siciliana al comando di Giorgio d'Antiochia, ammiraglio di Ruggero II, partì da Trapani e conquistò Tripoli, che rimase sino a
fine secolo sotto il Regno di Sicilia.
La provincia ottomana (vilayet) di Tripoli (comprendente la dipendenza del
sangiaccato di Cirenaica) giaceva lungo la costa meridionale del Mar Mediterraneo, tra la Tunisia ad ovest e l'Egitto ad est. Oltre alla città, l'area comprendeva la Cirenaica (l'altopiano di Barca), la catena di oasi nella depressione di Augila, il Fezzan, e le oasi di Ghadames e Ghat, separate da distese di
sabbia e pietre.
Nel 1510 Tripoli venne conquistata per la Spagna da Don Pietro Navarro e
nel 1523 venne assegnata ai Cavalieri di San Giovanni, che erano stati espulsi dagli ottomani dalla loro roccaforte sull'isola di Rodi. I cavalieri tennero la
città con difficoltà fino al 1551, quando furono costretti ad arrendersi agli
ammiragli turco-barbareschi Sinan e Dragut. Dal 1557 Dragut (o Torgut) divenne bey di Tripoli; la città da quel momento entrò a far parte degli Stati
Turco-Barbareschi, terrore delle marine cristiane. Filippo II di Spagna si impegnò in un tentativo di riconquista di Tripoli, naufragato nella battaglia di
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Gerba nel 1560.
Nel 1714 il pascià al governo, Ahmed Karamanli, assunse il titolo di bey, e
asserì una sorta di semi-indipendenza del Sultano. Questo ordine di cose
continuò con i suoi successori, accompagnato dalla pirateria più impudente
e dal ricatto, fino al 1835, quando l'Impero Ottomano si avvantaggiò di una
lotta intestina alla città per riasserire la sua autorità. Venne nominato un
nuovo pascià turco, con poteri da viceré, e lo stato divenne una vilayet
dell'Impero Ottomano.
Nella prima parte del XIX secolo la reggenza di Tripoli, a causa delle sue pratiche piratesche, venne coinvolta in due occasioni in un conflitto con gli Stati
Uniti. Nel maggio 1801 il pascià richiese al governo statunitense un aumento del tributo (83.000 $) che pagava sin dal 1796 per la protezione dei suoi
commerci dalla pirateria. La richiesta venne rifiutata ed una forza navale
venne inviata dagli USA per imporre un blocco navale a Tripoli. La guerra si
trascinò per quattro anni, gli americani nel 1803 persero una fregata, la Philadelphia, il cui comandante (Capitano William Bainbridge) e l'intero equipaggio vennero fatti prigionieri. L'incidente più pittoresco della guerra fu la
spedizione intrapresa da William Eaton, con lo scopo di sostituire il pascià
con un suo fratello maggiore che viveva in esilio ed aveva promesso di acconsentire a tutti i desideri degli USA. Eaton, alla testa di un gruppo di 500
uomini marciò attraverso il deserto da Alessandria d'Egitto, e con l'aiuto di
navi americane riuscì a catturare Derna. Poco dopo (3 giugno 1805) venne
conclusa la pace, il pascià regnante accantonò le sue richieste ma ricevette
60.000 $ come riscatto per i prigionieri della Philadelphia. Nel 1815, come
conseguenza di ulteriori oltraggi, i Capitani Bainbridge e Decatur, alla testa
di uno squadrone americano, visitarono nuovamente Tripoli e costrinsero il
pascià ad aderire alle richieste degli Stati Uniti. Nel 1825 Tripoli fu nuovamente bombardata per la violazione degli accordi sulla pirateria e questa
volta dalla marina del Regno di Sardegna.
Nel 1835 i turchi sfruttarono una guerra civile locale per riaffermare la loro
autorità diretta, e dopo quella data Tripoli fu sotto il controllo diretto della
Sublime porta, anche per via del fallimento delle ribellioni del 1842 e del
1844. Dopo l'occupazione della Tunisia da parte dei francesi (1881) i turchi
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aumentarono considerevolmente la loro guarnigione a Tripoli.
La guerra italo-turca, scoppiata il 29 settembre 1911 condusse all'occupazione stabile della città da parte del Regno d'Italia sin dal 1912. Tale occupazione venne riconosciuta in via definitiva a livello internazionale con il Trattato
di Losanna del 1923.
Durante questo periodo, Tripoli vide nascere le ferrovie per Tagiura, Vertice
31 e Zuara registrando una notevole italianizzazione che portò i tripolini di
origine italiana a rappresentare il 37% dell'intera popolazione cittadina.
Tripoli fu governata dall'Italia sino al 1943, quando venne occupata dal Regno Unito, che l’amministrò sino alla dichiarazione di indipendenza della
Libia, nel 1951.
MONUMENTI ED EDIFICI
ARCO DI MARCO AURELIO
fonte Wikipedia
L'arco di Marco Aurelio è un arco romano situato nella città di Oea, oggi
Tripoli, presso l’entrata nord orientale della Medina. Si tratta di un arco
trionfale quadrifronte, sormontato da una particolare cupola ottagonale,
che fu fatto innalzare (interamente in marmo) da Gaio Calpurnio Celso,
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Duumviro Quinquennale della città, per commemorare le vittorie sui Parti di
Lucio Vero, fratello dell'imperatore Marco Aurelio.
Il monumento è fatto risalire al 165, e non a data posteriore, perché l'imperatore è indicato soltanto col titolo di armeniacus e non anche con quello di
medicus e parthicus, che gli sarebbe stato conferito nel 166.
Sui due frontoni principali appaiono i numi tutelari della città, Apollo e Minerva, su bighe trainate da grifoni e sfingi; secondo un'altra interpretazione,
sulle bighe sarebbero ritratti rispettivamente Lucio Vero e la dea Roma.
Nelle quattro nicchie poste sulle facciate a nord est e a sud ovest dell'arco,
ora vuote, dovevano apparire le statue degli imperatori, come quella di Lucio Vero che fu recuperata durante gli scavi novecenteschi.
Nel corso dei secoli successivi l'arco fu parzialmente interrato.
Subito dopo la conquista coloniale, tra il 1914 e il 1918, fu recuperato
dall'amministrazione italiana che ne curò il consolidamento e il restauro.
MOSCHEA GURGI fonte Wikipedia
Eretta intorno al 1834, questa moschea non è poi così antica come certe
chiese cristiane europee ma è comunque un luogo mistico e silenzioso da
visitare lentamente per godersi ogni angolo di cultura musulmana qui presente. La moschea Gurgi sorge nella medina di Tripoli, a due passi dall'arco
romano di Marco Aurelio ed è veramente un complesso piacevole da visitare. Il minareto della moschea svetta dal centro di Tripoli come volesse essere una guida per i fedeli. Gli interni sono decorati da preziosi lampadari,
morbidi tappeti e colonne lucenti... insomma un salto in questo luogo fa
ritrovare la pace dei sensi.
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MEDINA (quartiere)
fonte Wikipedia
La Medina (lett. "città") è un quartiere antico, caratteristico di molte città
del Nord Africa, ma presente in passato anche in Spagna ed in Sicilia (la Kalsa di Palermo fu la medina dell'allora capitale isolana).
Generalmente le medine sono murate, attraversate da molti vicoli che formano veri e propri labirinti e furono costruite dagli Arabi intorno al IX secolo
d.C.. Al loro interno possono trovarsi fontane storiche, palazzi e moschee,
monumenti di grande valore culturale ed importanti attrazioni turistiche.
Sono libere dal traffico automobilistico e in alcuni casi anche da moto e biciclette, in quanto la larghezza dei loro vicoli spesso non supera il metro.
Ciò le rende uniche tra i centri urbani più densamente popolati. Alcune medine riuscirono a svolgere la funzione di confondere e rallentare gli invasori.
La Medina è la città vecchia nella quale il posto più popolato è il mercato
dell'oro, in cui si possono trovare perle, corallo o avorio: al souk Al Attara
oppure al souk Siaga.
Costeggiando la viuzza a fianco della torre dell’orologio si trovano una serie
di laboratori artigianali dove viene lavorato, ancora oggi come in passato, il
ferro e il rame battuto, compresi i caratteristici puntali con la mezza luna,
importante simbolo islamico, che adornano i minareti e le cupole delle moschee.
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PIAZZA DEI MARTIRI
fonte Wikipedia
La Piazza dei Martiri, chiamata Piazza Verde durante il precedente regime, è
una piazza di Tripoli. Nel periodo coloniale italiano era chiamata Piazza Italia
e dal 1951 al 1969 Piazza Indipendenza. La piazza si trova presso il porto ed
è collegata al resto della città da Sciara Omar al Mukhtar (durante il periodo
coloniale conosciuta come Corso Sicilia). Nella piazza durante il periodo coloniale italiano si trovava la Fontana dei Cavalli Marini, il palazzo degli uffici
del governo della Libia e il Consiglio delle Corporazioni della Libia Occidentale.
ARCHITETTURA ITALIANA IN LIBIA
fonte Wikipedia
L’architettura del ventennio fascista ha lasciato tracce profonde non solo in
molte città italiane. Notevoli interventi sono stati fatti anche in Libia.
Gli architetti di questo periodo che hanno progettato fra le due guerre in
Libia, Etiopia ed Eritrea erano quasi tutti giovanissimi: Alberto Apaco, Guido
Terrazza, Alessando Limongelli e Forestano di Fausto.
Nel 1912, dopo lo sbarco degli italiani in Libia, il ministero dei lavori pubblici
inviava a Tripoli l’ing. Luiggi, con l’incarico di elaborare progetti delle opere
pubbliche più importanti.
Per prima cosa presentò il piano regolatore di Tripoli che prevedeva la
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conservazione della “Medina” o città vecchia, attorno alla quale sarebbe
nata la nuova città con banche, alberghi, poste e palazzi.
Tra il 1913 e il 1924 Cesare Bozzani progettò il monumento ai caduti e numerosi cimiteri di guerra.
Cimitero Italiano
Nello stesso periodo Salvatore Aurigemma sistemò l’Arco di Marco Aurelio,
iniziando i lavori di restauro, sospesi poi a causa del conflitto mondiale.
Nel luglio del 1921 arriva, come governatore a Tripoli, Giuseppe Volpi, che si
impegnò subito al risanamento ed allo sviluppo della città, valorizzando il
patrimonio archeologico. Portò a termine i lavori del porto con la costruzione del molo e diede inizio ai lavori di costruzione della cattedrale.
La cattedrale nel 1960
Oggi moschea
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Si occupò anche del restauro del castello, dell’arco di Marco Aurelio e delle
moschee di Tagiura e Zanzur. Nel contempo avviò i lavori di scavo di Leptis
Magna e Sabratha.
Il 28 ottobre 1923 inaugurò la Manifattura Tabacchi; lo aiutò molto l’architetto Brasini: opere sue sono il monumento ai caduti e l’edificio della Cassa
di Risparmio.
Nell’agosto dell’anno 1925 Giuseppe Volpi si dimise dalla carica di governatore e gli succedette il generale De Bono, che portò a termine i lavori della
cattedrale e del Palazzo del governatore, il teatro Miramare e la sede della
Banca d’Italia. Fece inoltre costruire un nuovo ospedale.
Un ulteriore impulso a Tripoli lo diede Italo Balbo, che chiamò in Libia molti
artisti ferraresi per ricostituire una corte neorinascimentale. Ad Achille Funi
si devono gli affreschi del Palazzo del Governatore e quelli della Chiesa di
S.Francesco.
Gli Italiani costruirono anche un notevole numero di villaggi e case coloniche. Basti ricordare la strada litoranea voluta da Balbo e chiamata dopo la
sua morte Balbia.
Palazzo del Governatore e galleria del Bono
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PALAZZO DEL GOVERNATORE poi Palazzo Reale
fonte Wikipedia
Il Palazzo del Governatore poi Palazzo Reale era la sede del governatore della Libia italiana, che aveva sede a Tripoli e vi risiedette fino al 1943. Dal 1951
al 1969 è diventato Palazzo Reale di Idris I Senussita, fino al colpo di stato
del 1969. Subì alcuni danni in seguito al bombardamento americano della
Libia nel 1986 (Operazione el Dorado). Fino al 2008 il palazzo, noto come
"Palazzo del Popolo", era sede della biblioteca nazionale. In seguito al restauro svolto da un team di progettisti italiani[ e da un'impresa edile italiana
nel 2008-2009, l'ex Palazzo del Governatore è diventato il "Museo della Libia".
Il Palazzo del Governatore poi Palazzo Reale ora “Museo della Libia".
CATTEDRALE ora moschea
fonte Wikipedia
La Cattedrale di Tripoli (a Maydan al Jaza'ir, nel quartiere di Tripoli maggiormente caratterizzato dall'architettura degli Anni Venti e Trenta) fu edificata
nel periodo del colonialismo italiano in Libia; rimase in seguito per decenni
un'importante testimonianza di questa epoca. Venne costruita dal 1923 al
1928 su disegno di Saffo Panteri di
forme romaniche con una cupola
di 46 metri. Era affiancata da uno
slanciato campanile. Con l'esodo
degli italo-libici nel 1970 è stata
trasformata nella moschea di Maidan al Jazair (Moschea di Piazza
Algeria).
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MUSEO NAZIONALE
fonte Wikipedia
Il monumento simbolo della capitale è il Castello Rosso. E' situato nella Piazza dei Martiri, a ridosso di un grande specchio d’acqua e adiacente alla vecchia Medina, ed ospita al suo interno il Museo Archeologico Nazionale, una
chicca per gli estimatori di storia antica, dove è possibile ammirare splendide statue classiche, reperti archeologici e raffinati mosaici.
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VILLA SILIN
fonte Wikipedia
Rinvenuta da poco tempo, grazie ai continui scavi che tutt'ora vengono
effettuati lungo il litorale che va da Tripoli a Leptis Magna, Villa Silin è la meglio conservata tra le splendide residenze private che in età romana sorgevano sulla costa Tripolitana. In queste ville vivevano i ricchi commercianti,
arricchitisi grazie al commercio con Roma, che preferivano vivere lontani dai
grossi insediamenti urbani. Al suo interno si possono ammirare degli splendidi pavimenti decorati a mosaico, intere pareti e alcuni soffitti affrescati e
delle terme private ancora intatte. Splendida è la cornice che le dona la vista
di un mare azzurro che ne accarezza il grazioso giardino.
LEPTIS MAGNA
fonte Wikipedia
STORIA
Emporio fondato da uomini di Tiro, città fenicia dell'attuale Libano. La data
di fondazione è incerta: dall'XI al VII secolo a.C. Il nome in neopunico è Lpqī,
quello locale in età imperiale Lepcis, quello latino Leptis Magna. Fu un'antica e influente città della Libia, fiorita prima sotto i Cartaginesi e poi sotto i
Romani. Con Sabratha ed Oea costituiva l'antica regione degli Emporia, anche conosciuta col nome greco di Tripolitania. La città dal 1982 figura nella
lista dei Patrimoni dell'Umanità dell'UNESCO.
Secondo le fonti storiche (Plinio, Nh.V.76; Silio Italico, III.256) la città venne
fondata da fenici intorno al 1100-1000 a.C., ma le indagini archeologiche
sembrano ricondurre piuttosto al VII secolo a.C. Sottoposta all'egemonia di
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Cartagine non riuscì a diventare una potenza di rilievo nel Mar Mediterraneo centro-orientale prima del IV secolo a.C. Con la distruzione di Cartagine, a seguito della terza guerra punica (146 a.C.), Leptis entrò marginalmente nell'orbita del Regno Numidico sino alle Guerre contro Giugurta (112-105
a.C). Città alleata di Roma nel I secolo a.C. e formalmente per parte del I
secolo d.C., fu incorporata sotto Tiberio nella provincia Africa.
Durante il dominio romano Leptis, acquisito l'appellativo di "Magna", divenne ben presto una delle principali città romane d'Africa grazie al fiorente
commercio marittimo di spezie, schiavi ed animali provenienti dall'Africa
subsahariana. Con oltre 100.000 abitanti, la città raggiunse il suo apogeo nel
193, quando Settimio Severo, nativo leptitano, divenne imperatore. Negli
anni successivi Settimio Severo fu un munifico propulsore dell'abbellimento
della propria città natale, che in quanto a sfarzo giunse a rivaleggiare con
Cartagine e Alessandria. Nel 205 Settimio Severo visitò la città, che gli tributò grandi onori.
Nel III secolo la città visse tuttavia un rapido declino a causa dell'inesorabile
insabbiamento del porto, che fece drasticamente ridurre la capacità commerciale della metropoli. Già nella metà del IV secolo gran parte di Leptis
era abbandonata, e fu durante il regno di Teodosio I che conobbe un'effimera ripresa.
Nel 439 Leptis Magna e le altre città della Tripolitania furono prese dai Vandali e dal loro re Genserico, che si installò a Cartagine. Per dissuadere i leptitani dalla ribellione Genserico dispose lo smantellamento delle mura, scelta
rivelatasi fatale quando la città venne saccheggiata dai Berberi nel 523.
Dieci anni dopo (533) la città fu ripresa da Belisario, che sciolse il Regno
Vandalo l'anno successivo. Leptis Magna divenne capitale provinciale
dell'Impero Romano d'Oriente, ma non riuscì a risollevarsi dalle distruzioni
subite. Al tempo della conquista araba della città, nel 650, Leptis non era
altro che l'ombra di se stessa, completamente abbandonata dai suoi abitanti e abitata solamente da una guarnigione bizantina.
Dopo un secolo di campagne e restauri archeologici il sito di Leptis Magna
ha recuperato parte dell'antico splendore e rimane, a pochi metri dalle dune costiere, una seducente testimonianza del passato.
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MONUMENTI ED EDIFICI
ARCO DI SETTIMIO SEVERO
fonte Wikipedia
L'arco di Settimio Severo è uno dei monumenti più celebri di Leptis. Fu
eretto nel 203 d.C., in occasione di una visita dell'imperatore Settimio Severo alla sua città natale, per rendere onore a lui e alla sua famiglia. Il nucleo
della struttura fu costruito in pietra calcarea e poi rivestito in marmo. L'opera che oggi tutti possono vedere è in realtà una semi-fedele ricostruzione
dell'antico monumento, al pieno recupero del quale gli archeologi stanno
tuttora lavorando.
L'arco è costituito da quattro pilastri che sorreggono una copertura a cupola. Ciascuna delle quattro facciate esterne dei pilastri era affiancata da due
colonne corinzie, tra le quali erano scolpite decorazioni in rilievo rappresentanti le virtù e le imprese dei Severi. Nel punto di intersezione tra la cupola
e i pilastri sono scolpite delle aquile con le ali piegate, uno dei simboli della
Roma imperiale. Sopra le colonne si trovano due pannelli scolpiti che riproducono nei dettagli processioni trionfali, riti sacrificali e lo stesso Settimio
Severo che tiene per mano il figlio Caracalla. Sulla facciata interna delle colonne sono riportate scene di campagne militari, cerimonie religiose e l'immagine della famiglia dell'imperatore.
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TERME DI ADRIANO
fonte Wikipedia
Lo sviluppo della città, insieme all'arrivo dell'acqua e alla diffusione dell'impiego del marmo portarono l'imperatore Adriano, agli inizi del II secolo d.C.,
a commissionare l'impianto termale che porta il suo nome. Il complesso fu
inaugurato nel 137 d.C., ma alcuni archeologi sostengono che l'effettiva
apertura sia avvenuta dieci anni prima. Conformemente alla tradizione romana, esso si sviluppa su un asse nord-sud con ambienti disposti simmetricamente.
Le terme sono accessibili dalla palestra dalla quale si passa nella natatio ampio ambiente con il pavimento rivestito da marmi e mosaici in cui si trova
una piscina all'aperto circondata da colonne su tre lati. Oltre la natatio, si
apre il frigidarium, con le vasche di acqua fredda. La stanza misura 30 m per
15 m, è pavimentata in marmo; otto massicce colonne con fusti di marmo
cipollino, alte quasi 9 m, sorreggono un soffitto a volta, un tempo ornato
con mosaici di colore blu e turchese, di cui oggi però non rimane più nulla.
Ad entrambe le estremità della sala si trova una vasca, mentre, lungo le pareti sono presenti nicchie che ospitavano 40 statue, alcune delle quali sono
oggi conservate nei musei di Leptis e di Tripoli.
Immediatamente a sud del frigidarium si trova il tepidarium, il locale adibito
al bagno tiepido, in origine formato da una piscina centrale fiancheggiata su
due lati da colonne - le altre due vasche furono aggiunte successivamente.
Tutto intorno si aprono le stanze del calidarium, per il bagno caldo, orientate verso sud. Un tempo, probabilmente, avevano grandi finestre in vetro sul
lato meridionale.
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A questo locale furono aggiunte cinque laconica (bagni di vapore) durante il
regno di Commodo. All'esterno, sul lato meridionale, erano collocate le fornaci usate per riscaldare l'acqua. Sui lati orientale e occidentale degli edifici
corrono le cryptae, i deambulatori. Alcuni ambienti più piccoli erano i cosiddetti apodyteria, gli spogliatoi. Le forica, le latrine, meglio conservate sono
quelle che si trovano sul lato nord-orientale del complesso.
TEMPIO DELLE NINFE (NYMPHAEUM)
fonte Wikipedia
A est della palestra e delle terme di Adriano vi è una piazza aperta dominata
dal nymphaeum, o tempio delle Ninfe. Si tratta di una fontana monumentale con la facciata riccamente articolata da colonne con fusti di granito rosso
e marmo cipollino e con nicchie, ora vuote, che un tempo ospitavano delle
statue di marmo. Risale all'epoca del regno di Settimio Severo.
VIA COLONNATA fonte Wikipedia
La piazza antistante il Nymphaeum segnava
l'inizio di una via monumentale, fiancheggiata da portici colonnati, diretta al porto. La
strada era larga più di 20 m e lunga circa 400
m. Poiché collegava le terme e il nuovo foro
dei Severi con il lungomare, era una delle
strade più importanti della città.
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FORO DEI SEVERI
fonte Wikipedia
Il progetto di trasformazione della città attuato da Settimio Severo prevedeva anche la revisione della struttura del centro cittadino, che fu da lui trasferito dal vecchio foro ad uno nuovo, battezzato con il nome della dinastia
imperiale.
La piazza, pavimentata in marmo, misura 100 m per 60 ed era circondata da
portici ad arcate. Sulla facciata, tra un arco e l'altro, c’erano medaglioni di
cui si conservano 70 esemplari. Nella maggior parte dei casi sono rappresentazioni simboliche della dea romana della Vittoria. Oltre ad esse vi sono alcune splendide immagini di Medusa. Gli archi erano di pietra calcarea, mentre le teste erano scolpite in marmo. Davanti alle colonne dei portici c’erano
basamenti per statue, che conservano le iscrizioni dedicatorie.
Sul lato sud-occidentale del foro sorgeva il tempio dedicato alla dinastia dei
Severi, del quale rimangono soltanto la scalinata, il podio e un magazzino
sotterraneo. Ad esso appartenevano pure alcuni fusti di colonna in granito
rosa che si trovano sparse per il foro.
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BASILICA DEI SEVERI
fonte Wikipedia
La basilica dei Severi è una struttura lunga 92 m e larga 40 che sorge sul lato
nord-orientale del Foro. Presenta l'ingresso sui lati lunghi verso la piazza del
Foro e absidi su entrambi lati corti. Lo spazio interno era articolato in tre
navate, divise da colonne con fusti in granito rosa.
La sua costruzione fu avviata da Settimio Severo e completata da suo figlio
Caracalla nel 216 d.C.
Le absidi sono decorate da più ordini architettonici con pilastri scolpiti al
primo ordine e ospitavano i templi di Liber Pater (per i Romani Bacco e per i
Greci Dionisio) e di Ercole (Eracle: sul lato dedicato ad Ercole). I pilastri scolpiti hanno raffigurazioni delle mitiche dodici fatiche del dio.
Nel IV secolo Giustiniano trasformò la basilica in una chiesa cristiana, facendo sistemare l'altare nell'abside sud-orientale. Dall'alto delle scale vicine
all'angolo nord-occidentale si godono vedute mozzafiato della città.
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PORTA BIZANTINA
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A nord-ovest della Basilica inizia una strada che conduce alla Via Trionfale,
al cardo maggiore ed alla Porta Bizantina. Da notare i fori che sono i buchi
lasciati dagli “arcaici chiodi” martellati nel muro per appendere lastre di
marmo.
ARCHI MONUMENTALI
fonte Wikipedia
Sul tratto della "Via Trionfale", che passa
per l'angolo meridionale del mercato, si
erge l'Arco di Tiberio (I secolo d.C.). Poco
più avanti si trova l'Arco di Traiano, fatto
costruire nel 110 d.C., eretto probabilmente per commemorare l'acquisizione,
da parte di Leptis, dello status di colonia
romana. Entrambi gli archi sono in pietra
calcarea.
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FORO VECCHIO
fonte Wikipedia
Il foro più antico di Leptis Magna (detto "Foro vecchio") era al centro della
vecchia città punica. Su di esso gravitava l'antico culto cittadino di ŠadrafaLiber Pater (IPT 31). Un ampio scavo, realizzato lungo il lato orientale della
piazza, ha messo in luce una complessa sequenza di strutture feniciopuniche. La piazza fu realizzata, o comunque ebbe un nuovo assetto monumentale, sotto l'imperatore Augusto a cura del proconsole Cn. Calpurnio
Pisone nel 4-6 d.C. (IRT 520) e fu completamente lastricata nel 53-54 d.C.
(IRT 338-IPT 26 e IRT 615). Presentava dei portici colonnati su tre lati.
Entrando nel foro dalla Porta Bizantina, si vedono le rovine di tre templi su
alto podio. A sinistra si trova il tempio d'età augustea tradizionalmente attribuito a Liber Pater, ma per il quale è stata avanzata l'attribuzione al culto di
Giove, di cui resta solo il podio e pochi resti della cella. Al centro il tempio di
Roma e di Augusto, costruito tra il 14 e il 19 d.C. in pietra calcarea. Il tempio
presentava un'alta tribuna anteriore decorata da rostri, probabilmente
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utilizzata come palco dagli oratori che tenevano discorsi sulla piazza. I colonnati dei due templi maggiori furono rifatti in marmo nel II secolo d.C., ma
una semicolonna originale del tempio di Roma e Augusto è rimasta sempre
in piedi. A destra si hanno i resti del così detto tempio di Ercole, il più rovinato dei tre: le pareti del podio e il colonnato sono opera di restauro.
Sul lato opposto della piazza alcuni fusti di colonna in granito grigio, fortemente erosi, ricordano la presenza dell'antica basilica civile, eretta una prima volta nel I secolo d.C. e ricostruita nel IV secolo dopo un incendio.
Nei pressi della basilica era collocata la curia, sede del senato cittadino, risalente al II secolo d.C.
A sinistra dell'ingresso alla piazza c’è un edificio di età traianea, in seguito
trasformato in una chiesa bizantina, della quale si distinguono l'abside, le
navate laterali e il nartece.Al centro del foro si notano un piccolo battistero
con vasca a pianta a croce e un'esedra.
PORTO
fonte Wikipedia
Il porto fu trasformato sotto Settimio Severo, che vi eresse un faro di cui
restano solo le fondamenta. Il faro era alto più di 35 m e secondo le fonti
antiche era simile al più rinomato faro di Alessandria.
Delle installazioni portuali si conservano il molo orientale, i magazzini, le
rovine di una torre di osservazione e una parte delle banchine utilizzate per
il carico delle merci. Nei pressi del porto si conservano i resti del tempio dedicato a Giove Dolicheno, con la sua scalinata.
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CHALCIDIUM
fonte Wikipedia
Il chalcidicum si trova nell'isolato immediatamente a ovest dell'arco di Traiano. Costruito nel I secolo d.C., durante il regno di Augusto, ha un portico
colonnato collegato alla via Trionfale per mezzo di una serie di gradini.
Al suo interno sorgeva un tempietto in onore di Augusto e di Venere e si
conservano fusti in marmo cipollino e capitelli corinzi del II secolo d.C. Presso l'angolo orientale si può notare un basamento a forma di elefante.
MERCATO
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Il mercato conserva nello spazio centrale due padiglioni ottagonali ricostruiti: quello settentrionale era forse adibito alla compravendita dei tessuti e
conserva una tavola di pietra (in copia: l'originale è custodito nel museo del
sito), risalente al III secolo d.C., sulla quale sono incise le principali unità di
misura: il braccio romano o punico (51,5 centimetri), il piede romano o alessandrino (29,5 centimetri) e il braccio greco o tolemaico (52,5 centimetri).
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Intorno allo spazio centrale corre un portico colonnato. Il complesso venne
edificato nel 9 a.C. e poi ricostruito durante il regno di Settimio Severo: alcune colonne con capitello di marmo risalgono a questa seconda epoca.
TEATRO
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Il teatro di Leptis è il secondo dell'Africa per dimensioni (dopo quello di
Sabratha). Risale ai primi anni del I d.C., come mostrano le iscrizioni celebrative apposte da ricchi cittadini di Leptis. Fu costruito sul sito di una precedente necropoli punica utilizzata tra il V e il III secolo a.C.
Il palcoscenico fu ricostruito in marmo e conserva il fronte scena come facciata monumentale, articolata in tre nicchioni semicircolari e decorata da un
triplice ordine di colonne. Questa struttura risale all'epoca di Antonino Pio
(138-161 d.C.). Vi si trovavano anche numerose sculture che raffiguravano
divinità, imperatori e cittadini illustri. Due di esse sono tuttora nella loro
posizione originaria: la statua di Bacco, ornata da viti e foglie, e quella di
Eracle, con la testa ricoperta da una pelle di leone.
La cavea era stata tagliata nella roccia all'epoca della costruzione del teatro;
nel 90 d.C. i gradini, riservati ai seggi dei notabili della città, furono ricavati
subito sopra l'orchestra, separati da quelli del pubblico pagante da una massiccia balaustra di pietra. In cima alla cavea si trovavano alcuni tempietti e
un porticato con fusti di colonna in marmo cipollino.
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TERME DEI CACCIATORI
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Le terme dei Cacciatori sono costituite da una serie di ambienti con volte a
botte scavati nell'arenaria. Il complesso venne realizzato nel II secolo d.C. e
fu utilizzato per quasi tre secoli. Conservano mosaici e affreschi, uno dei
quali, situato nel frigidarium e nel quale sono raffigurate scene di caccia ambientate nell'anfiteatro, ha dato il nome al complesso. Uno degli affreschi
risale ad un'epoca precedente alle terme e vi è stato riutilizzato al momento
della loro costruzione. Sono inoltre presenti pannelli marmorei scolpiti.
ANFITEATRO
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L'anfiteatro di Leptis Magna, capace di contenere 16.000 spettatori, venne
scavato nel fianco di una collina nel I secolo d.C. Al di sopra dei gradini superiori della cavea correva probabilmente un portico colonnato. Con la splendida cornice del mar Mediterraneo si svolgevano gli spettacoli: le lotte tra
gladiatori.
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STADIO (IPPODROMO)
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Lo stadio è accessibile attraverso un passaggio secondario che si apre sul
lato occidentale dell'anfiteatro. Edificato nel 162, durante il regno di Marco
Aurelio, poteva ospitare 25.000 spettatori ed era ampio 450 m per 100. Ne
restano solo le fondamenta.
YEFREN
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STORIA
Yefren è una citta della Libia che si trova nella regione storica della Tripolitania. Yefren è una città berbera arroccata su una rupe a circa 700 metri di
altitudine sul bordo settentrionale dell'altopiano del Gebel Nefusa.
Nei dintorni della città si possono visitare un paio di antiche moschee, il villaggio di Al Ghala (4 km a nord), e le modeste ma interessanti rovine romane di Safit (18 km a nord).
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EL-AZIZIA
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El-Azizia è una città della Libia, situata nel nord-ovest del paese, 55 km a
sud-ovest di Tripoli. E’ uno dei maggiori centri commerciali della regione del
Gefara, essendo situato sulla via carovaniera che da Tripoli conduce verso il
Gebel Nefusa e il deserto del Fezzan. La popolazione stimata per il 2009 supera i 300.000 abitanti.
GHARYAN
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Gharyan si trova a Nafousa Mountain, a circa 100 km a sud della capitale
Tripoli, e poco prima di Yefren. Le sue famose grotte trogloditiche sono una
grande attrazione per i turisti. La radice "Ghar", in Gharyan nome, significa
"grotta". Le grotte sono state scavate verticalmente nel terreno roccioso.
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SABRATHA
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Il sito archeologico di Sabratha è situato sulla costa mediterranea, a circa
1,5 km a nord ovest dal centro della moderna Sabratha.
Esso è oggi fruibile grazie al lavoro compiuto nel 1920 dagli archeologi italiani, diretti da Renato Bartoccini, che hanno riportato alla luce e parzialmente
ricostruito gran parte dei reperti oggi presenti nell'area. Il monumento più
importante del sito è il teatro romano localizzato nella zona est del sito. La
data di costruzione non è certa, si ritiene sia stato realizzato tra il II ed il III
secolo. La parte più spettacolare è costituita dalla scena, che è formata da
tre piani con colonne di marmo sovrapposte. Anche la scalinata è ben conservata e offre uno spettacolo suggestivo. Si calcola che sui suoi 11 gradini
circolari potessero trovare posto circa 5.000 persone.
Nella zona ovest si trova il Forum con alcuni templi e altri monumenti. Fra
questi il tempio di Antonino, il tempio di Giove e la Basilica cristiana fatta
costruire da Giustiniano con il pavimento a mosaico (visibile nel museo).
Altri mosaici colorati molto ben conservati sono visibili nelle terme prospicienti la spiaggia. Altri interessanti monumenti di epoca romana sono: il
Tempio di Liber Pater, il Tempio di Serapide, il Tempio di Ercole e, nella zona
est, sul mare, il Tempio di Iside.
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Il tempio di Liber Pater
Il tempio di Antonio
Mosaici delle Terme
Il tempio di Serapide
Tempio di Iside
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Nella zona ovest, al di la delle mura bizantine che circondano il Forum ed i
templi romani, si trova il mausoleo di Bes. Esso appartiene al II secolo a.C.
ed è di architettura punico - ellenistica. Questo mausoleo è stato in gran
parte ricostruito da archeologi libici dopo il 1920.
Il mausoleo di Bes
A meno di un chilometro di distanza dal sito, in direzione ovest, alla periferia della città, si trovano i resti dell'anfiteatro romano costruito nel II scolo
d.C. che poteva ospitare circa 10.000 spettatori. Le gradinate sono abbastanza ben conservate e sono ben visibili le gallerie sotterranee utilizzate
per far entrare le belve nell'arena.
Il sito è completato da due musei: il Museo Romano ed il Museo Punico. Il
primo contiene oggetti ritrovati nelle tombe di Sabratha, mosaici e statue
(notevole un busto di Giove). Nel Museo Punico il reperto più interessante è
una statua che rappresenta il dio Bes.
Il Museo Romano
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PRE-ISCRIZIONI
E’ possibile inviare una richiesta di partecipazione non impegnativa
che darà diritto di precedenza al momento dell’iscrizione definitiva
(richiedi il modulo o scaricalo dal sito).
Questo è stato necessario dato il numero limitato di posti disponibili e
dalla grande richiesta che molti appassionati hanno già avanzato.
ISCRIZIONI
Le iscrizioni si apriranno sei mesi prima dell’evento e si chiuderanno
nei 90 giorni successivi. I moduli d’iscrizione ed i regolamenti, sia per
gli accompagnatori/partecipanti che per gli equipaggi, sono disponibili sul sito www.tripoligrandprix.com
STAFF TECNICO ITALIA - LIBIA
Consulente storico: Architetto Michelangelo Lupo e Reda Aljase
(assistente)
Responsabile location: Hesham Albashete
Responsabile sicurezza: Moufatah Shoukare
L’organizzazione ha invitato, tra i propri ospiti, un Team altamente
qualificato di medici italiani.
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