Verso linee-guida per l•integrazione dei servizi alla persona in

ISTITUTO COMPRENSIVO DI MONTELABBATE
Via G. Leopardi, 3 - 61025 Montelabbate (PU) - Tel. 0721/499971
sito web www.icsmontelabbate.it e.mail [email protected]
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LINEE GUIDA PER IL RICONOSCIMENTO
DEL DISAGIO SCOLASTICO
ADOTTATE DALL’ISTITUO COMPRENSIVO
DI MONTELABBATE
1
INDICE
1) Premessa
2) Il disagio scolastico
Cosa intendiamo per “disagio scolastico”?
Quali sono i fattori che determinano il disagio scolastico?
Quali sono le possibili manifestazioni del disagio a scuola?
Quali sono i possibili effetti a breve termine del disagio scolastico?
Come può agire la scuola per prevenire ed arginare il disagio scolastico?
Come distinguere il disagio dai veri e propri disturbi del comportamento, che
necessitano di un approccio clinico?
 Quali sono gli stili educativi a rischio che favoriscono l’insorgenza delle condotte
aggressive infantili?
 Quali sono i possibili sviluppi/esiti del disagio scolastico, se non viene affrontato?
 Quali modalità di intervento sono possibili in caso di disturbi del comportamento?
Pag.
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




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8
3) Gli attori istituzionali e non istituzionali: ruolo e compiti
4) Come individuare, osservare e gestire il disagio
5) Le schede di intervento: indicatori, ruoli, procedure
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13
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6) La modulistica:
35
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
il disagio comportamentale
l’evasione scolastica
gli alunni stranieri
adozioni e affidamenti
il bullismo
le dipendenze
l’abuso
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
Nomina di Incaricato del trattamento dei dati personali
Scheda di rilevazione del disagio e/o svantaggio
Scheda anamnestica
Diario di bordo degli interventi attivati
Scheda riassuntiva degli interventi effettuati
Scheda di verifica e valutazione degli interventi
Schema di contratto educativo personalizzato
Modelli di segnalazione ai servizi:
i) Richiesta di intervento a sostegno della genitorialità
ii) Richiesta di intervento per evasione scolastica
iii) La segnalazione nei casi di abuso o maltrattamento
7) I riferimenti normativi (v. indice specifico)
8) Glossario
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56
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1- PREMESSA
Queste linee-guida vogliono essere uno strumento operativo a
disposizione di tutti i docenti e gli operatori scolastici che vengono
quotidianamente a contatto con situazioni più o meno gravi di
disagio perché possano, consultandole, intervenire con maggior
consapevolezza e autorevolezza e, soprattutto, evitando di
commettere errori che potrebbero peggiorare ulteriormente la
situazione o pregiudicare gli interventi futuri.
Il documento è stato elaborato prendendo spunto dalle linee guida
per il disagio elaborate dalla Rete Interscolastica Municipio 18Roma.
Prof.ssa Antonella Cusumano
3
2-IL DISAGIO SCOLASTICO
Cosa intendiamo per “disagio scolastico”?
•
Il disagio scolastico è “uno stato emotivo, non correlato significativamente a disturbi di tipo
psicopatologico, linguistici o di ritardo cognitivo, che si manifesta attraverso un insieme di
comportamenti disfunzionali che non permettono al soggetto di vivere adeguatamente le attività di
classe e di apprendere con successo, utilizzando il massimo delle proprie capacità cognitive, affettive
e relazionali.” Esso si manifesta come un problema riconducibile ad una pluralità di cause: la
•
maggiore o minore capacità di fronteggiare gli impegni e di affrontare le difficoltà scolastiche
non può essere spiegata attraverso cause individuali, facendo cioè ricadere la responsabilità solo sul
soggetto coinvolto, ma è necessario ricordare che gli alunni affrontano il proprio percorso formativo
all’interno di un contesto scolastico e di un ambiente che sono socio- culturalmente determinati.
Parlare delle cause del disagio scolastico significa quindi fare riferimento a più fattori che vanno
considerati sia nella loro autonomia che nella loro interdipendenza.
Le situazioni a rischio devono perciò essere tenute sotto controllo e la scuola e gli insegnanti hanno
un ruolo rilevante nell’organizzazione di strategie precauzionali. Tuttavia questo non può essere
compito unico della scuola: la responsabilità formativa deve infatti essere condivisa anche
dalla famiglia, a cui spetta il primario compito della socializzazione e dalle istituzioni e servizi
territoriali che dovrebbero essere sensibili alla costruzione di una società educante.
Quali sono i fattori che determinano il disagio scolastico?
1. Fattori riconducibili alla famiglia
1.1. Svantaggio socioculturale
1.1.1. basso livello di istruzione dei genitori e delle altre figure parentali;
1.1.2. condizioni socioeconomiche disagiate, situazione di disoccupazione, sotto-occupazione;
1.1.3. condizioni abitative non favorevoli;
1.1.4. scarsi stimoli linguistici e culturali, anche per diversa provenienza geografica o etnica;
1.2. Atteggiamenti educativi inadeguati
1.2.1. atteggiamento iperprotettivo: determina il più delle volte una carenza di impegno
nell’affrontare le nuove situazioni o le difficoltà quotidiane, nonché le regole del vivere insieme;
1.2.2. atteggiamento autoritario: il dispotismo dei genitori impone frequenti frustrazioni al
bambino alle quali può reagire con chiusura o rinuncia all’iniziativa, oppure tendenza
all’opposizione, all’aggressività;
1.2.3. atteggiamento permissivo: il cedere ad ogni capriccio del bambino (per vivere in pace, o
per principio, per ispirargli affetto o per debolezza di ruoli) può essere vissuto dal bambino
come manifestazione di non interesse profondo; inoltre la mancanza di frustrazioni che un
eccesso di liberalismo comporta, non permette lo sviluppo della capacità di tollerare la
frustrazione, che, inevitabilmente, i rapporti interpersonali e le situazioni extrafamiliari
provocano;
1.2.4. svalutazione del bambino: atteggiamento che genera un senso di inferiorità
generalizzato e un senso di impotenza di fronte alle situazioni da affrontare, nonché difficoltà
nei rapporti con i compagni, poiché il bambino svalutato risponderà il più delle volte con
aggressività, altre assumendo un ruolo di sudditanza;
1.2.5. incoerenza negli atteggiamenti: sia che dipenda da più persone, sia che si manifesti
alternativamente da parte di una sola persona non consapevole della propria incoerenza. La
mancanza di unità e continuità nel modo di comportarsi degli adulti verso il bambino si
ripercuote sull’affettività di questo aumentandone le difficoltà di adattamento.
1.3. Carenze del contesto relazionale
1.3.1. povertà di relazioni offerte;
1.3.2. bassa qualità nel realizzare il ruolo genitoriale di mediatore tra il bambino e il mondo
esterno, con le sue seduzioni e le sue complessità.
1.3.3. carenze affettive;
1.3.4. isolamento familiare.
4
2. Fattori riconducibili alla scuola
2.1. Strutture e organizzazione
2.1.1. mancanza di strutture e servizi adeguati (aule, palestra, laboratori, mensa..)
2.1.2. classi rigide rispetto ad ogni attività
2.1.3. organizzazione didattica poco funzionale (inadeguata utilizzazione delle ore di compresenza,
di attività aggiuntive…)
2.1.4. tempi “concentrati” o “poco distesi”
2.1.5. scarsa utilizzazione delle risorse culturali del territorio; rapporti non collaborativi con la
famiglia
2.1.6. formazione insegnanti non idonea a gestire le situazioni di difficoltà
2.2. Metodologie
2.2.1. stile d’insegnamento di tipo trasmissivo-nozionistico; stile educativo autoritario,
antidemocratico
2.2.2. offerte di apprendimento poco motivanti
2.2.3. programmazione per contenuti senza attenzione alla significatività di ciò che si propone
2.2.4. scarso utilizzo dell’interazione sociale (lezione dialogata, discussione tra pari, attività di
gruppo…)
2.2.5. valutazione di tipo accertativo-selettiva
2.2.6. inadeguate conoscenze rispetto alle strategie di conduzione della classe
2.3. Relazioni
2.3.1. induzione di atteggiamenti di sudditanza dell’alunno nei confronti dell’insegnante
2.3.2. scarso rispetto del bambino
2.3.3. mancanza di collegialità tra i docenti
2.3.4. scarsa competenza relazionale dell’insegnante con i bambini, con i colleghi o con se stesso
2.3.5. frattura comunicativa con la famiglia
3. Fattori riconducibili al contesto sociale (Tanto più una società è complessa, tanto più crea diversità
al suo interno. Dal nucleo produttivo integrato tende ad allontanare le fasce deboli con conseguenti
possibili fenomeni di marginalità)
3.1. Ambiente
3.1.1. provenienza da aree economicamente povere
3.1.2. fenomeni di devianza
3.1.3. disgregazione nucleo familiare
3.1.4. lavoro minorile
3.1.5. inadempienze territoriali e istituzionali
3.1.6. emarginazione economica, geografica, politica
3.1.7. sovraesposizione mediatica
3.2. Cultura
3.2.1. cultura dell’indifferenza
3.2.2. cultura della mercificazione
3.2.3. cultura della precarietà
3.2.4. cultura del rischio o della sfida
3.2.5. cultura produttiva e consumistica
3.2.6. modelli socio-culturali violenti
3.2.7. poco sentita cultura dell’accoglienza
3.2.8. cultura di morte (manipolazione genetica, eugenetica)
3.2.9. tossicodipendenze, alcolismo
3.2.10. prostituzione, riduzione in schiavitù lavorativa- sessuale
5
Quali sono le possibili manifestazioni del disagio a scuola?
A.
Difficoltà di apprendimento - I soggetti in questione manifestano spesso una discrepanza tra il
potenziale cognitivo stimato e le modalità di funzionamento a livello di apprendimento scolastico.
Questi soggetti, in altri termini, manifesterebbero capacità e potenzialità normali: le difficoltà di
apprendimento dipenderebbero da uno scarso utilizzo delle proprie risorse cognitive, riconducibile a
cause diverse in rapporto alle diverse scuole di pensiero. I possibili indicatori sono:
A.1. povertà di contenuti cognitivi, di informazioni immagazzinate e rappresentate
A.2. carenti strutture cognitive cioè problemi nel come l'informazione è organizzata e rappresentata nella
memoria
A.3. inadeguati processi cognitivi cioè problemi nel come il sistema cognitivo interpreta e opera sulla
realtà
A.4. stile di apprendimento poco funzionale: apprendimento mnemonico tendente alla descrizione più
che alla comprensione; modalità di elaborazione dell’informazione di tipo impulsivo; carenza di
abilità metacognitiva.
B. Deficit di età cognitiva - Da non confondere con la situazione di difficoltà di apprendimento. Infatti gli
alunni con DA fanno registrare spesso anche bassi livelli motivazionali, ma in questi la motivazione
aumenta quando l'apprendimento migliora. Tutto ciò non si verifica nelle situazioni in cui il deficit
motivazionale è riconducibile ad altre cause: svantaggio socio-culturale, comportamento dei docenti,
metodologie d'insegnamento, dinamiche della classe. I possibili indicatori sono:
B.1. bassa autostima: il percepire se stesso come scarsamente competente rispetto a più dimensioni:
scolastica, emotiva, familiare, corporea, interpersonale
B.2. scarsa motivazione intrinseca: scarsa curiosità e basso livello di competenza
B.3. scarsa motivazione estrinseca: indotta dall'ambiente, con accumulo di insuccessi e fallimenti
B.4. immaturità dell'io: inibizione affettiva; scarso controllo emotivo; ansia di separazione, bassa
tolleranza della frustrazione
B.5. inadeguato stile di attribuzione: attribuzione delle cause degli eventi a fattori esterni indipendenti
dal soggetto; senso di impotenza appreso (sia come causa che come effetto dello stile di
attribuzione)
C. Apatia
C.1. immobilità o riduzione dell'attività
C.2. mancanza di curiosità e di interessi
C.3. debole capacità di affezionarsi alle persone, alle cose, alle idee
C.4. chiusura in se stesso
C.5. stanchezza generalizzata
D. Difficoltà relazionali ed emozionali
D.1. iperemotività: reazioni emotive eccessive (cioè senza un rapporto logico con le cose) come
entusiasmo, soddisfazione, delusione, tristezza; reazioni fisiche eccessive come rossore, pianto,
pallore, balbuzie, scoppi di riso, scoppi di pianto, gestualità disordinata
D.2. disturbi d'ansia:
 sindrome da prestazione con eccessiva preoccupazione per la riuscita
 sindrome ansiosa generalizzata: preoccupazione non ricollegabile a situazioni particolari
 sindrome fobica: eccessiva paura nei confronti di particolari oggetti, animali o situazioni che
interferiscono con il normale funzionamento
 sindrome da ansia sociale: eccessiva timidezza nei confronti di figure poco familiari
 sindrome ossessiva-compulsiva: pensieri, immagini o impulsi che si presentano con una
certa frequenza e interferiscono con il normale funzionamento
 disturbi depressivi: stato di permanente tristezza, accompagnato da disistima, totale
mancanza di interessi, vuoto profondo, abulia, spesso associato a perdita del sonno e
dell'appetito
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Quali sono i possibili esiti/effetti a breve termine del disagio scolastico?
A) disagio dell'alunno: definito come forma diffusa di sofferenza, come malessere, senso di frustrazione,
angoscia, apatia, nausea verso la realtà circostante, rassegnazione.
B) disagio dell'insegnante: derivante dalla distanza tra il reale e l'ideale e da fattori di contesto quali le
relazioni interpersonali, i risultati che si ottengono, le condizioni di lavoro, l'organizzazione scolastica.
C) disagio della famiglia: conseguente al disagio del figlio, che può portare la famiglia ad allontanarsi
dalla scuola per evitare ulteriori frustrazioni.
D) scarso rendimento: intesa come discrepanza tra il potenziale cognitivo e la riuscita scolastica.
E) dispersione: situazione tipica di reale marginalità in quanto esclude il minore dalla possibilità di darsi gli
strumenti culturali necessari per un adeguato inserimento nella società.
F) dispersione della produttività: intesa come difficoltà dell’alunno a concentrare le proprie risorse
personali sul lavoro scolastico
G) dispersione dell'efficacia degli interventi didattici: difficoltà dei docenti a raggiungere gli obbiettivi
prefissati a causa del perdurare della situazione di disagio in classe
H) devianza: riferita ad un certo modo d’agire o di essere difforme dagli standard socialmente accettati.
Come può agire la scuola per prevenire ed arginare il disagio scolastico?
1) Strategie motivazionali:
a. potenziare il senso di autoefficacia e di autocentratura nei soggetti coinvolti;
b. “personalizzare il curriculum” cercando di stimolare nei ragazzi con difficoltà
l’indicazione di argomenti che rispondano ad un loro reale interesse;
c. applicare delle metodologie valutative che, accanto alla rilevazione dell’errore,
valorizzino anche gli elementi positivi.
2) Strategie comunicative
a. utilizzare, se possibile, counselor di formazione in grado di rafforzare la
consapevolezza dei soggetti riguardo ai propri problemi, nonché alla possibilità di
una risoluzione autonoma e autogestita;
b. scegliere le modalità della comunicazione non autoritaria e dell’ascolto attivo
come strategie relazionali con gli studenti.
3) Adottare metodologie di peer education, tutoring e mentoring
4) Dare ampio spazio all’orientamento formativo
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Come distinguere il disagio dai veri e propri disturbi del comportamento, che necessitano di
un approccio clinico?
A) Disturbo da Deficit di Attenzione (ADHD)
E' un disturbo evolutivo dell'autocontrollo che interferisce con il normale sviluppo psicologico del bambino e
ostacola lo svolgimento delle comuni attività quotidiane: andare a scuola, giocare con i coetanei, convivere
serenamente con i genitori e, in generale, inserirsi normalmente nella società. Tale inadeguatezza si
manifesta principalmente con una serie di sintomi, tra cui difficoltà di attenzione e concentrazione,
incapacità di controllare l'impulsività, e difficoltà nel regolare il livello di attività motoria. Presi insieme,
questi problemi derivano sostanzialmente dall'incapacità del bambino di regolare il proprio comportamento
in funzione del trascorrere del tempo, degli obiettivi da raggiungere e delle richieste dell'ambiente.
B) Disturbo Oppositivo Provocatorio (DOP)
Il disturbo oppositivo provocatorio è caratterizzato da un comportamento ostile e litigioso, il soggetto è
particolarmente suscettibile o facilmente irritato dagli altri, oppure è deliberatamente irritante, dispettoso o
vendicativo nei confronti di altre persone. I bambini che soffrono di questo disturbo perdono di continuo il
controllo, litigano con gli adulti, si rifiutano di obbedire alle regole accusano gli altri per i propri errori e
sono spesso arrabbiati e rancorosi. Questi comportamenti, in alcuni casi, possono generare Disturbi della
Condotta.
C) Disturbo della Condotta (CD)
Gli adolescenti affetti da Disturbo della Condotta mostrano una modalità di comportamento ripetitiva e
persistente in cui violano i diritti altrui o le norme o le regole appropriate per la loro età. L'autostima di
questi giovani è spesso molto scarsa, sebbene tendano a proiettare un'immagine di 'durezza'.
Quali sono gli stili educativi a rischio che favoriscono l’insorgenza delle condotte aggressive
infantili?
 Permissivismo: è caratterizzato da una mancanza di regole definite, che impedisce al bambino di
capire quali saranno le risposte genitoriali alle sue azioni.
 Incoerenza: i genitori mancano di tempismo nei loro interventi, alternano punizioni e ricompense
senza una ragione precisa, lasciandosi molto condizionare dai loro stati d’animo.
 Rifiuto: la coppia parentale trascura il figlio, esercita su di lui uno scarso controllo, e nei suoi
riguardi nutre aspettative molto basse. Il rapporto genitori-figli è freddo e poco comunicativo.
 Disinteresse: i genitori, forse per la volontà di non apparire opprimenti, lasciano molta libertà al
bambino, arrivando a non mostrare il giusto grado di interesse per le sue attività, i suoi pensieri, i
suoi stati d’animo. Questa mancanza d’informazioni impedisce loro di conoscere bene il figlio e
soprattutto li mette nell’impossibilità di comprendere il problema che egli manifesta.
 Uso eccessivo delle punizioni: è tipico di quelle famiglie che credono di poter contrastare
l’aggressività dei figli facendo uso di punizioni corporali. Si tratta di uno degli errori educativi più
clamorosi in quanto significa voler insegnare al bambino a non usare la violenza, utilizzandola contro
di lui. Questi genitori non capiscono che se il bambino è già di per sé aggressivo, la punizione non
farà altro che rafforzare ancor più la sua tendenza, in quanto egli imparerà dai loro modelli
comportamentali che l’aggressività è il mezzo più utile per imporre la propria volontà.
 Iperprotezione: questo stile educativo è caratterizzato da un controllo genitoriale eccessivo che
opprime il bambino e ostacola lo svolgimento di quelle esperienze che sono importanti per la sua
crescita sociocognitiva. Un rapporto di tal genere, oltre a rendere il soggetto poco sicuro di se
stesso, può determinare atteggiamenti di ribellione capaci di sfociare in vere e proprie condotte
aggressive, caratterizzate, in particolare, da un rifiuto dell’autorità adulta.
8
Quali sono i possibili sviluppi/esiti del disagio scolastico, se non viene affrontato?
9
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Quali modalità di intervento in ambito scolastico sono possibili in caso di disturbi del
comportamento?
Modificare il comportamento intervenendo sulle conseguenze: punizioni e rinforzi
Per far sì che le provocazioni, l’ostilità e gli atteggiamenti aggressivi di bambini con disturbi di tipo
oppositivo-provocatori vadano estinguendosi, è necessario fare in modo che il bambino incorra in
conseguenze negative ogni qual volta faccia ricorso a tali comportamenti. Esistono dei metodi, utilizzabili sia
in un contesto scolastico che familiare, che permettono di “punire” il bambino in maniera intelligente,
evitando cioè di fare ricorso a castighi rigidi e rimproveri umilianti, che potrebbero produrre effetti
indesiderati. Alcune di queste strategie consistono nel:
 Rimproverare in privato o comunque in modo tale che non possano udire terze persone. La
punizione non dovrà servire a formulare giudizi, ma dovrà limitarsi a descrivere il comportamento
indesiderato in maniera obiettiva. Al bambino verranno spiegate le motivazioni che rendono
sbagliata tale condotta, verranno suggerite modalità comportamentali alternative e verranno indicati
i vantaggi derivanti dalla loro messa in atto.
 Ignorare le “esibizioni” del bambino, ossia rimuovere il rinforzo derivante dall’attenzione degli
“spettatori”.
 Punire attraverso il Timeout ossia attraverso il trasferimento del bambino in un luogo in cui
siano inaccessibili i rinforzamenti positivi, come l’attenzione, l’approvazione dei pari, i giocattoli ed
altri oggetti interessanti. Questo luogo potrà essere il corridoio di casa, un angolo della stanza, o
semplicemente una sedia, l’importante è non scegliere mai spazi che potrebbero infastidire il bimbo
più del dovuto, come zone buie o confinate. È bene ricordare, inoltre, che è sufficiente un tempo di
appena tre, quattro minuti, e che aumentare tale periodo con lo scopo di rafforzare il valore della
punizione è solo controproducente.
 Sorprendere il bambino con reazioni impreviste. Tecniche stravaganti, che disorientano il soggetto
e lo inducono a riflettere sulle proprie condotte. La tecnica consiste nel rispondere alle provocazioni,
non con rimproveri o punizioni, ma con azioni che possono apparire incomprensibili, come accostarsi
al soggetto e dargli un bacio sul naso, senza dare alcuna spiegazione e limitandosi ad asserire che si
aveva voglia di farlo. Questa risposta originale vuole di fatto comunicare al bambino due
messaggi: 1) non casco nelle tue provocazioni; 2) sono capace anch’io di provocarti.
c. se il target non è raggiunto, il soggetto non avrà diritto ad alcun premio, e perderà i punti conseguiti
nel corso della giornata; questa mancata ricompensa fungerà da “punizione” e spingerà il bambino a
fare meglio la prossima volta.
Il “Sistema a Punti Strutturato” rappresenta soltanto un esempio delle tante possibili applicazioni dei
programmi di modificazione del comportamento. Strategie di questo genere possono essere utilizzate in
qualsiasi contesto educativo in cui siano presenti soggetti problematici, l’importante è che ci sia sempre una
stretta collaborazione tra gli operatori ed i genitori, al fine di poter cogliere tutti i dati necessari per una
buona riuscita dell’intervento. Occorreranno informazioni circa la natura, l’intensità e la frequenza dei
comportamenti che si vogliono rimuovere, circa i fattori ed i contesti che possono incrementarli ed, infine,
notizie riguardati la gamma delle potenziali gratificazioni e sanzioni. È bene sottolineare che per ottenere
risultati concreti, il programma necessita di un monitoraggio costante, di una buona dose di impegno da
parte delle persone coinvolte e soprattutto d’inflessibilità nelle risposte ai comportamenti problema.
Interventi a scuola: il lavoro cooperativo
Concludendo il discorso sulle strategie che possono aiutare i bambini oppositivi provocatori a superare le loro
problematiche comportamentali, non possiamo fare a meno di accennare all’importanza che, a tal proposito,
assume il lavoro cooperativo. Le attività di gruppo, se debitamente impostate, si rivelano ottimi strumenti in
grado di promuovere non solo la socializzazione, ma anche lo sviluppo morale e cognitivo. Un loro
sistematico impiego nelle scuole e nei contesti educativi, quindi, può aiutare a prevenire e a contrastare
diverse tipologie di problema. Il conflitto sociocognitivo che si verifica all’interno di una relazione
interpersonale, quando si vengono a scontrare opinioni e punti di vista diversi, spinge il bambino a riflettere
sulle proprie concezioni, sui propri pensieri ed al tempo stesso lo induce ad aprirsi verso quelle degli altri. Ma
l’utilità del gruppo, inteso come strumento capace di osteggiare problematiche psichiche e comportamentali,
non si limita a questo, particolari applicazioni del lavoro cooperativo possono, infatti, rivelarsi strategie
preziose a sostegno delle abilità prosociali. Basta pensare, ad esempio, alle tante attività, ludiche e non, che
si fondano sul principio della collaborazione come unica via per raggiungere il traguardo. I partecipanti
condividono un obiettivo comune che, a causa di una suddivisione di ruoli, di compiti o di materiali, potrà
essere raggiunto soltanto attraverso il contributo di tutti. Un simile intervento potrà aiutare i soggetti
11
oppositivi provocatori sia a migliorare la qualità dei loro rapporti col gruppo dei pari, sia a sviluppare le
capacità cooperative che, come abbiamo avuto modo di vedere nei paragrafi precedenti, sono uno degli
aspetti su cui si riflettono maggiormente gli effetti della patologia. Le suddette attività, che Ada Fonzi
denomina “modelli mosaico” potranno servire loro per imparare a rispettare i turni e le regole, per sviluppare
atteggiamenti solidali e soprattutto per riuscire a controllare le condotte aggressive in vista di un obiettivo
desiderabile. (cfr. Fonzi Ada Il bullismo in Italia -Il fenomeno delle prepotenze a scuola dal Piemonte alla
Sicilia- Giunti 1997).
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3. RUOLO E COMPITI DEI VARI ATTORI ISTITUZIONALI (SCUOLA,
ASL, SERV. SOCIALE) E NON (VOLONTARIATO E PRIVATO SOCIALE)
La SCUOLA
•
•
•
•
Elabora, inserendola nel POF, una politica di promozione dell’integrazione e dell’inclusione il più
possibile condivisa tra il personale
Definisce al proprio interno una struttura di organizzazione e coordinamento degli interventi rivolti
alla disabilità e al disagio scolastico, definendo ruoli di referenza interna ed esterna
Definisce procedure interne di lettura generale del disagio, avvalendosi anche di strumenti prodotti
in sede di collaborazione interistituzionale
Implementa una procedura interna di segnalazione del disagio, basata su una prima osservazione da
parte dei docenti di classe e sull’intervento successivo delle figure interne di riferimento (FF.SS.,
Dirigente, psicopedagogista, ecc.)
Nella gestione dei singoli casi:
Effettua l’osservazione e fornisce, attraverso strumenti di rilevazione (relazioni, schede, ecc.) gli
elementi necessari all’avvio degli interventi
• Attiva la struttura di coordinamento interna
• Mette in funzione al proprio interno tutte le procedure di gestione e di flessibilità predisposte
avvalendosi di proprio personale e delle proprie competenze
• Sensibilizza la famiglia a farsi carico del problema, elaborando un progetto educativo
condiviso e invitandola a farsi aiutare, attraverso l’accesso ai servizi (ASL e/o servizi
sociali)
• Assicura la collaborazione del proprio personale con i servizi per l’attuazione di interventi integrati
•
La ASL:
• Qualora i disturbi del comportamento possano far ipotizzare un substrato patologico, prende in
carico l’alunno, su richiesta della famiglia, avviando un’osservazione finalizzata a una diagnosi
• Qualora la diagnosi evidenziasse una situazione di effettiva disabilità, attiva la procedura prevista
dalla legge 104/92 (sostegno e GLHO)
• Può fornire consulenza alle scuole, anche in assenza di richiesta da parte della famiglia, nei limiti
della disponibilità dei propri tecnici
Il SERVIZIO SOCIALE
• Riceve la segnalazione da parte della scuola e si rende disponibile a incontrare la famiglia, o a scuola
o presso la sede del servizio
• Su richiesta della famiglia, valuta la possibilità e la fattibilità di attivazione di tutti gli strumenti a
sostegno della genitorialità disponibili, in continuo coordinamento con la scuola
• Qualora sia intervenuta una diagnosi di disabilità, su richiesta della famiglia, attiva la procedura per
l’eventuale assegnazione di AEC
• Qualora la famiglia dimostri una particolare resistenza o emergano elementi che possano far
supporre l’esistenza di fatti di rilevanza giudiziaria, attiva autonomamente o su segnalazione della
scuola le procedure previste
La FAMIGLIA
• Viene chiamata a farsi carico della situazione, sottoscrivendo un contratto educativo personalizzato e
iniziando un percorso condiviso che può anche prevedere l’accesso ai servizi (ASL e/o servizi sociali)
ALTRI SOGGETTI
• Possono essere attivate, in relazione a difficoltà specifiche, realtà territoriali (es. strutture sportive,
doposcuola, ecc.) appartenenti all’associazionismo locale, al volontariato, al privato sociale
13
4. COME INDIVIDUARE, OSSERVARE E GESTIRE IL DISAGIO
Cosa osservare
Per poter stabilire gli interventi più adeguati occorre conoscere i segnali che determinano uno sviluppo sano
o patologico di un bambino. Ecco una griglia orientativa sulle fasi di sviluppo e le relative crisi evolutive che
possono portare a disagi transitori o patologici.
ETA’
3-6 anni
6-10 anni
11-17 anni
FASE DI SVILUPPO
CRISI EVOLUTIVA
Affronta il
passaggio
dall’ambiente
familiare al mondo
esterno e iniziano
le dinamiche di
separazione dai
genitori.
Acquisisce il
controllo sfinterico
e consolida il
linguaggio.
Crisi edipica
il bambino arriva ad
identificarsi con le
caratteristiche del
suo sesso; questo
porta al vissuto di
separazione
definitiva dalla
coppia dei genitori,
cosa che lo fa
sentire bene ma che
nello stesso tempo
gli fa venire la paura
di perdere,
differenziandosene,
le figure di
riferimento.
Inserimento nel
gruppo dei pari.
Impegno
scolastico.
Compare
l’astrazione.
Cambiamenti fisici
e psicologici.
Bisogno di
autonomia e
difficoltà a
staccarsi dai
genitori.
DISAGI TRANSITORI
 Ansia di
separazione/danne
ggiamento fisico
 Ritardo del
controllo sfinterico
 Imperfezioni
/regressione del
linguaggio
Crisi logicomorale
Confronto del
proprio codice
morale con il mondo
esterno, quindi con
la realtà scolastica.
 Rifiuto temporaneo
della scuola
 Difficoltà di
apprendimento/iper
attività
 Difficoltà relazionali
 Atteggiamento
oppositivo con gli
adulti
 Isolamento
episodico
Crisi
dell’adolescenza
Difficoltà a gestire
gli impulsi sessuali e
gestione
dell’aggressività.
 Comportamento
oppositivo verso i
genitori
 Riconoscimento e
critica della propria
immagine/forte
senso estetico
 Difficoltà di
gestione delle
proprie emozioni
DISAGIO PATOLOGICO
 Enuresi/encopresi
 Tic, balbuzie, fobie
diurne/notturne
 Malattie frequenti
 Rifiuto della scuola
 Caduta del
rendimento
scolastico
 Depressione, ansia,
fobie, marcata
iperattività
 Malattie frequenti
 Comportamento
aggressivo,
oppositivo,
provocatorio verso
gli adulti
 Chiusura e
isolamento
 Continui balzi
d’umore
 Disturbi alimentari
 Dipendenze
 Disturbi
sessuali/difficoltà di
vicinanza corporea
con
l’adulto/tendenze
devianti
 Depressione e
tendenze suicide
 Comportamenti
ossessivo-compulsivi
14
Come osservare
L’osservazione in classe è un momento importante delle attività pedagogiche. Suggeriamo uno schema di
osservazione in cinque fasi:
FASI DI OSSERVAZIONE
1 Sospendere
le aspettative ed il giudizio
2 Osservare
quanto accade
3 Astenersi
da forme immediate di intervento, se
non per limitare situazioni di pericolo
4 Riflettere,
anche sulle emozioni
5 Agire
SPIEGAZIONI ED ESEMPI
Se osserviamo con la mente carica di aspettative e giudizi,
rischiamo di interpretare in modo distorto i comportamenti
dell’altro: da un bambino generalmente aggressivo potremmo
aspettarci sempre comportamenti scorretti.
Osservare la situazione generale: espressioni, comportamenti,
gesti, ecc. del soggetto Nell’ambiente per il tempo necessario.
Intervenire rapidamente sulla base solo di sensazioni istintive ed
empatiche può essere rischioso e fuorviante. La rinuncia ad agire
permette di trasformare i comportamenti in pensiero.
Non è utile confondere le emozioni personali con quelle dell’altro.
Occorre individuarle e differenziarle, per poter intervenire in modo
efficace.
Condividere quanto osservato con i docenti di classe in occasioni
formali. Compilazione delle schede di rilevazione e adozione delle
procedure previste (v. schede di intervento)
Come gestire
Situazione
Sviluppo
evolutivo
Segnali di disagio
Suggerimenti per l’insegnante

Normale
I segnali di disagio che si
presentano nei momenti di
difficoltà risultano temporanei e
non rigidi




Patologico
I segnali appaiono rigidi e
duraturi

Interpretare i segnali di disagio e tollerarli
come strumento utile al bambino per
superare le difficoltà.
Evitare di drammatizzare la situazione con il
bambino e la famiglia
Rassicurare il bambino
Osservare se i segnali scompaiono o
persistono
Comunicare al bambino che si è notata una
difficoltà per la quale può essere aiutato.
A seconda degli indicatori di disagio
osservati, adottare le procedure suggerite
nelle schede di intervento seguenti
15
5. Le SCHEDE di INTERVENTO: indicatori, ruoli e procedure
A. disagio comportamentale
B. evasione scolastica
C. alunni stranieri
D. affidamenti & adozioni
E. bullismo
F. dipendenze
G. abuso
Le schede che seguono costituiscono la sezione più operativa di queste linee-guida e sono state elaborate
con l’ambizioso scopo di fornire a tutti gli operatori scolastici dei suggerimenti pratici per intervenire nelle più
comuni situazioni di disagio scolastico nel modo più corretto possibile e facendo riferimento alle risorse
disponibili nel territorio; esse rispondono perciò alla logica del “primum non nocere” (anzitutto, non
nuocere), nella convinzione che un corretto approccio a situazioni spesso complesse e multifattoriali sia di
per sé importante per contribuire ad individuare possibili soluzioni.
Le schede sono strutturate come segue:
 per ciascuna tipologia di disagio, si evidenziano gli indicatori, distinti per categoria (motivazionali,
relazionali, emozionali, ecc,) dall’osservazione dei quali il docente può inquadrare il possibile
problema all’origine della manifestazione di disagio; gli indicatori possono essere distinti in relazione
alla severità delle loro manifestazioni (lievi, medie, gravi)
 in corrispondenza agli indicatori rilevati (sulla stessa colonna), vengono individuati i possibili
interventi da parte dei vari “attori” istituzionali e non nell’ambito dei rispettivi ruoli
 segue una descrizione di possibili procedure da attivare da parte della scuola, dalla rilevazione del
problema alla sua presa in carico
 si fa infine riferimento alla modulistica (riportata in allegato alle linee-guida) da adottare caso per
caso
 va sottolineata in ogni caso l’importanza, per qualsiasi situazione di disagio scolastico, di una
corretta attività di osservazione iniziale e in itinere, per la quale si rimanda alla specifica sezione
(pag 14)
16
A) DISAGIO COMPORTAMENTALE - Scheda di intervento
INDICATORI
specifici
LIEVI
Categorie
Deficit di apprendimento
Deficit motivazionali
Deficit emozionali
Difficoltà relazionali
Deficit socio-economicoculturale
SCUOLA
• Difficoltà a portare a termine il lavoro nei modi e
nei tempi (aspetto da monitorare nel tempo e
quindi nei ritmi di maturazione personali)
• Difficoltà di apprendimento (sulle quali, però, si
intravvedono piccoli margini di intervento)
• Interesse discontinuo per le attività
• Poca partecipazione alle esperienze del gruppo
classe
•
•
•
•
Ansia
Bassa autostima
Tendenza ai conflitti
Tristezza, pianto eccessivo
• Scarsa capacità di risoluzione del conflitto
• Episodi di isolamento
• Ricerca di forme diversificate ma inopportune di
comunicazione
• Carenza/eccesso di materiale scolastico
• Linguaggio semplificato o gergale
• Scarsa motivazione
• Poca pulizia
• Assenze ripetute e non sempre giustificate
• Contatta la famiglia e cerca di concordare
atteggiamenti educativi comuni
• Ricerca risorse interne per la gestione della
situazione
RUOLI
SERVIZI
SOCIALI
FAMIGLIA
•
• Collabora con la scuola al progetto educativo
Specifici
MEDI
• Difficoltà di attenzione e concentrazione
• Incapacità a portare a termine il lavoro nei modi
e nei tempi previsti
• Difficoltà di apprendimento stabili nel tempo
• presenza di segni di iperattività
• Partecipazione saltuaria (solo ad attività che non
richiedano impegno cognitivo)
• Periodi di distrazione
• Presenza di forme di disturbo delle attività
• Deficit di memoria
• Anomalie fisiche (balbuzie…)
• Conflittualità continua
• Crisi di pianto, tristezza protratta, euforia
eccessiva
• Periodi di isolamento
• Conflittualità manifesta o sotterranea
• Episodi di aggressività
• Scarso rispetto per persone e cose
• Carenza di materiale scolastico
• Assenza di motivazione
• Forme di conflittualità anche aggressive
• Scarsa cura della persona e delle cose
• Frequenti assenze non giustificate
• Contatta la famiglia e, se necessario, altri attori,
per concordare un comune piano educativo
• Monitora la situazione con periodici/programmati
incontri con gli attori educativi
• Eventuale proposta alla famiglia di accesso ai
servizi territoriali (ASL e servizi sociali)
• Si rendono disponibili a incontrare la famiglia per
valutare interventi a sostegno della genitorialità
Specifici
GRAVI
• Serie e ininterrotte difficoltà di comprensione
delle richieste
• Assenza di miglioramento cognitivo nel tempo
• Gravi difficoltà di apprendimento
• significativa iperattività
• Assenza completa di interesse per le attività
• Astrazione
• Atteggiamenti provocatori verso docenti e alunni
• Assenza di emozioni
• Astrazione dal contesto
• Assenza del linguaggio
• Aggressività verso persone o cose
• Esplosioni emozionali
• Solitudine ricercata
• Aggressività verbale e fisica
• Assenza di rispetto verso tutto/i
• Ricorso a metodi estremi per attirare attenzione
• Assenza di materiale
• Aggressività verbale e fisica
• Assenza di cura della persona e delle cose
• Completo disinteresse per attività
• Assenze continue
• Astrazione
• Racconti di situazioni familiari gravi
• Presenza di oggettistica adatta ad adulti
• Presa in carico immediata da parte di DS e FS
• Incontri periodici con famiglia
• Eventuale invio della famiglia a servizi ASL per
valutazione diagnostica
• Se la famiglia non collabora, invia richiesta di
intervento ai servizi sociali
• Intervengono a sostegno della genitorialità e a
verifica dei contesti educativi e di cura
• Accetta di accedere ai servizi territoriali per la
gestione degli aspetti socio-sanitari
17
A.S.L.
• In relazione alla possibilità che il disagio comportamentale dell’alunno si riferisca a uno dei seguenti quadri diagnostici, i docenti
osserveranno con particolare attenzione la presenza dei seguenti quadri sintomatici; se del caso, consiglieranno alla famiglia di
recarsi presso il TSRMEE per una valutazione diagnostica:
Sei (o più) dei seguenti sintomi di iperattività - impulsività presenti per almeno 6 mesi con una intensità che causa
disadattamento e contrasta con il livello di sviluppo:
Iperattività
 Muove continuamente mani e piedi o si agita
 Si alza dalla sedia in classe o in altre situazioni che richiedono di dover restare seduti.
 Corre di qua e di là e si arrampica eccessivamente in situazioni nelle quali questo comportamento è inappropriato.
 Ha difficoltà a giocare o a dedicarsi a passatempi in modo tranquillo.
 È "sempre in movimento" o agisce come se "fosse dotato di un motore".
 Parla troppo.
Impulsività
 Risponde in fretta prima che sia terminata la domanda
ADHD
 Difficoltà di controllo comportamentale
(Disturbo da
 Difficoltà ad attendere il suo turno
Deficit di
 Interrompe le altre persone o si dimostra invadente
Attenzione)
 Difficoltà nel valutare le conseguenze di un azione
 Tendenza ad esporsi a situazioni pericolose, con possibili danni fisici
Sei (o più) dei seguenti sintomi di disattenzione, presenti per almeno sei mesi con una intensità che provoca
disadattamento e contrasta con il livello di sviluppo:
Inattenzione
 Non presta sufficiente attenzione ai dettagli, commette errori di distrazione nelle attività scolastiche.
 Ha difficoltà a mantenere l'attenzione nello svolgimento di compiti o nelle attività di gioco.
 Quando gli/le si parla direttamente, non sembra ascoltare.
 Distraibilità da stimoli banali.
 Non segue le istruzioni e non finisce il suo lavoro.
 Difficoltà di pianificazione di un compito.
Comportamento oppositivo provocatorio
Quattro (o più) dei seguenti sintomi presenti per almeno 6 mesi con una intensità che causa disadattamento e contrasta con il
livello di sviluppo:
 Spesso va in collera
DOP
 Spesso litiga con gli adulti
(Disturbo
 Spesso sfida attivamente o rifiuta di rispettare le richieste o le regole degli adulti
Oppositivo
 Spesso irrita deliberatamente gli altri
Provocatorio)
 Spesso accusa gli altri dei propri errori o del proprio cattivo comportamento
 È spesso suscettibile o facilmente irritato dagli altri
 È spesso arrabbiato e rancoroso
 È spesso dispettoso e vendicativo
18
1) Strategie motivazionali:
- potenziare il senso di autoefficacia e autocentratura nei soggetti coinvolti;
- “personalizzare il curriculum” cercando di stimolare nei ragazzi con difficoltà l’indicazione di argomenti che rispondano ad un
loro reale interesse;
- applicare delle metodologie valutative che, accanto alla rilevazione dell’errore, valorizzino anche gli elementi positivi.
Adozione di
strategie interne
2) Strategie comunicative
utilizzare, se possibile, counselor di formazione in grado di rafforzare la consapevolezza dei soggetti riguardo ai propri
problemi, nonché alla possibilità di una risoluzione autonoma e autogestita;
scegliere le modalità della comunicazione non autoritaria e dell’ascolto attivo come strategie relazionali con gli studenti.
3) Adottare metodologie di peer education, tutoring e mentoring
4) Dare ampio spazio all’orientamento formativo
PROCEDURA
Adozione di
interventi
integrati
La Scuola (il team docente):
a. valuta la situazione e la inquadra nella relativa gravità, mettendo immediatamente in pratica le modalità di gestione
suggerite;
b. elabora la scheda di rilevazione (pag. 38), cercando di definire più dettagliatamente possibile i vari aspetti della situazione
individuata;
c. scandisce tempi per la gestione della situazione (periodicità incontri, contatti con agenzie…)
d. se necessario, formalizza il contratto educativo personalizzato con la famiglia (pag. 43)
e. annota le tappe dell’iter educativo, valutando l’efficacia del percorso;
f. definisce le successive tappe di intervento, sulla base dei progressi educativi raggiunti;
g. sulla base delle periodiche rilevazioni, valuta la possibilità di far intervenire attori diversificati per specifici interventi
h. se necessario, invia ai servizi competenti la richiesta di intervento a sostegno della genitorialità
i. segue il presente iter fino al completamento del ciclo scolastico e si fa carico di passare le informative sulla situazione al
ciclo di studi successivo
19
B) EVASIONE SCOLASTICA (scuola primaria e sec. 1° grado) - Scheda di intervento
INDICATORI
specifici
LIEVI
Categorie
Deficit di apprendimento
Deficit motivazionali
• Preparazione lacunosa in tutte le discipline, con vistosi “buchi”
• Stabilità nel tempo dei livelli di apprendimento
• debole livello di interesse
• mancanza di curiosità e di interessi
• debole capacità di affezionarsi
persone, alle cose, alle idee
• instabilità emotiva
• episodi ripetuti di tristezza
• difficoltà a riconoscere emozioni
•
Difficoltà relazionali
•
Deficit socio-economico-culturale
•
•
•
Altri
L’evasione scolastica può essere motivata da
dinamiche “inconfessabili” interne del nucleo
familiare (relazioni simbiotiche madre-figli,
inconsistenza della figura paterna, separazioni
conflittuali o non dichiarate, ecc.) o
specifici
GRAVI
• carenza di contenuti, strutture e processi
cognitivi
• Mancanza di metodo, disordine formale
• Mancanza di coordinazione oculo-manuale
• Difficoltà di attenzione e concentrazione
• Scarsa motivazione
• Litigiosità
• Difficoltà di attenzione/concentrazione
Apatia
Deficit emozionali
specifici
MEDI
• Bassa autostima
• Uso della menzogna per
assenze e litigi con i compagni
giustificare
alle
• Scarsa tolleranza delle frustrazioni; reazioni
irose ai rimproveri
• ansia di separazione
• inadeguato stile di attribuzione delle cause
• immobilità o riduzione dell'attività
• Disinteresse generalizzato
• chiusura in se stesso
• stanchezza generalizzata
• disturbi ossessivo-compulsivi
• disturbi depressivi
• aggressività
• iperimpulsività
• Disturbi d’ansia legati alla difficoltà di
sostenere i tempi e la complessità delle
richieste scolastiche
• Tendenza all’astrazione
• Tendenza all’isolamento
passaggio repentino da un interesse ad un
• Isolamento dai compagni, con frequenti
• aggressività di tipo fisico o verbale rivolta a
altro
litigi e invenzione di menzogne per negare
compagni, insegnanti, oggetti
• astrazione dal contesto
incapacità di non farsi distrarre da qualsiasi
responsabilità
• indifferenza verso tutti
stimolo incostante
• incapacità di portare a termine compiti o
esperimenti comuni
• incapacità a comunicare
L’evasione può essere motivata da difficoltà del nucleo familiare (disoccupazione, malattie dei familiari, tossicodipendenze, ecc.)
L’evasione può essere motivata da atteggiamenti educativi inadeguati (eccessivamente autoritari o permissivi)
• Assenze lunghe e continuative, motivate da • Talvolta atteggiamento aggressivo della
pretese patologie croniche e supportate da
famiglia nei confronti della scuola e dei
certificazioni mediche stereotipate
docenti, con tentativi di forzare la scuola
• A seguito di tentativi di intervento da parte
ad accogliere le motivazioni pretestuose
della scuola, talvolta brevi periodi di
dell’assenza e di spaventarla,
frequenza con assenze settimanali
convincendola a non effettuare
• La famiglia assume atteggiamenti
segnalazioni ufficiali
falsamente collaborativi e vittimistici,
tentando di far passare il tempo
• Spesso, in corso d’anno, richiesta di nullaosta per il trasferimento ad altra scuola
(dove ricominciare da capo)
20
• Propone alla famiglia un incontro con i
servizi sociali per eventuali interventi di
sostegno alla genitorialità
SCUOLA
• Tenta di coinvolgere la famiglia in un
percorso educativo condiviso di recupero
scolarità
• In alternativa, invia la segnalazione ai
servizi per avviare la procedura di evasione
dall’obbligo
RUOLI
SERVIZI SOCIALI
FAMIGLIA
ALTRO
PROCEDURA
• Si rendono disponibili a un incontro con la famiglia a scuola e concordano un programma
di sostegno
• invia la segnalazione ai servizi per avviare
la procedura di evasione dall’obbligo
• crea una barriera comunicativa protettiva a
tutela dei docenti e della didattica,
riservando le comunicazioni con la famiglia
al DS o ad un suo delegato
• in caso di atteggiamento aggressivo della
famiglia, specificare che qualsiasi
comunicazione potrà essere usata per
segnalazioni alle competenti Autorità
• In casi estremi, è utile la segnalazione (in
forma di esposto-diffida) all’Autorità di
Polizia Giudiziaria
• Ricevono la segnalazione della scuola e
attivano la procedura di evasione
dall’obbligo
•
• Aderisce alla proposta della scuola, intraprendendo un percorso collaborativo e riducendo
progressivamente ma sostanzialmente le assenze
•
•
• Se le motivazioni si riferiscono a difficoltà
temporanee socio-economico-culturali del
nucleo familiare, può essere utile il
coinvolgimento di soggetti del volontariato
o del privato sociale
• I docenti, dopo una fase di osservazione (pag. 14) segnalano il caso alla struttura interna di coordinamento e, se del caso, al DS,
compilando la relativa scheda di rilevazione (pag. 38)
• La scuola acquisisce tutte le notizie (formali, come i registri delle frequenze, schede di valutazione, e informali, come informazioni
ricevute dai docenti) disponibili sulla storia scolastica precedente dell’alunno
• Il referente interno (o il DS) convoca i genitori, informandoli della situazione scolastica dell’alunno, delle conseguenze di assenze
prolungate sul suo percorso di crescita e di apprendimento, e chiedendo un impegno immediato ad assicurare la sua frequenza
scolastica, rammentandogli i loro obblighi relativi all’assolvimento dell’obbligo scolastico
• Contemporaneamente predispone con i docenti un contratto educativo personalizzato (pag. 43) da sottoporre alla famiglia; nel contratto
dovranno essere specificate tutte le risorse “pedagogiche” che la scuola mette in campo (personale, competenze, attività, tempi, spazi,
gestione quotidiana, flessibilità, attività extrascolastiche, ecc.) e le richieste fatte alla famiglia, che verrà invitata a sottoscriverlo
• Se la famiglia non accetta o non rispetta gli impegni, il DS invia la segnalazione ai servizi sociali (pag. 45)
• Se la famiglia richiede nulla-osta al trasferimento ad altra scuola, il DS valuta attentamente le motivazioni addotte e comunica ai genitori
che in tal caso è costretto ad inviare immediatamente la segnalazione ai servizi sociali
21
C) ALUNNI STRANIERI - Scheda di intervento
INDICATORI
categorie
Deficit di apprendimento
Deficit motivazionali
Apatia
Deficit emozionali
Difficoltà relazionali
Deficit socio-economico-culturale
RUOLI
SCUOLA
ASL
Specifici
• Difficoltà linguistiche con conseguente disagio scolastico e senso di frustrazione. Il disagio scolastico può manifestarsi con varie modalità
tra cui comportamenti di disturbo, irrequietezza, difficoltà di concentrazione e di apprendimento, scarsa motivazione, abbandono,
dispersione scolastica, accumulo progressivo del deficit.
• L’inserimento scolastico rappresenta un momento di forte tensione; è necessario ricominciare da capo, familiarizzando con immagini,
regole e comportamenti nuovi, nella speranza che l’esperienza personale e il progressivo apprendimento della lingua aiuti a partecipare
più attivamente alla vita del nuovo contesto in cui si è inserito. Perciò un alunno straniero è più vulnerabile di altri, spesso più debole dal
punto di vista scolastico ed esposto al rischio degli effetti dell’emarginazione sociale.
• Le difficoltà dell’alunno possono derivare anche da assenza di adeguate strategie didattiche centrate sul soggetto.
• Timidezza, insicurezza, disagio psicologico, isolamento.
• Difficoltà di confronto con i coetanei italiani.
• Scarsa motivazione e problematiche comunicative e relazionali.
• Gli stranieri sono in difficoltà anche perché raramente hanno partecipato attivamente alla decisione di emigrare e spesso non ne
comprendono neppure le motivazioni. Vivono una situazione di separazione dalle origini e di non appartenenza rispetto al paese
ospitante.
• Difficoltà di socializzazione.
• Il rischio è la chiusura e la mancata integrazione nel gruppo dei pari.
• Malessere psicologico nei confronti della propria esperienza scolastica, che può portare a difficoltà evidente nel realizzare i propri obiettivi
formativi, alla bocciatura, fino all’abbandono ed alla dispersione.
• Isolamento, chiusura verso il nuovo gruppo dei pari.
• La difficoltà nasce nell’identificazione e nel riconoscimento del suo bagaglio emotivo-relazionale.
• L’adolescente può da una parte regredire verso comportamenti che possono essere di dipendenza, di asocialità (io sono per me), di
narcisismo (non riesco ad amare altri che me) o, all’estremo opposto, assumere atteggiamenti di sfida per dimostrarsi “adulti”, come i
comportamenti asociali, i comportamenti violenti, le dipendenze.
• Disoccupazione, deprivazione culturale nell’ambiente familiare.
• Mancanza di un ambiente educativo ricco e stimolante.
• Difficoltà di comunicare con le famiglie degli alunni stranieri.
. Bisogno degli alunni stranieri di essere seguiti dai genitori in modo attivo lungo il proprio percorso scolastico.
• Bisogno delle madri di apprendere la lingua italiana per accedere in modo adeguato ai servizi del territorio e al mercato del lavoro
regolare.
• L’educazione dei ragazzi va costruita dentro e fuori la scuola in un sistema di rete che tenga conto dei problemi degli alunni e dei loro
contesti di vita, creando così uno scambio di esperienze che contribuiscono ad arricchire tutti.
• I programmi devono essere individualizzati e centrati sui temi della vita quotidiana e dell’ambiente economico, sociale e culturale locale e
nazionale.
• La scuola dovrebbe essere promotrice di una cultura pluralistica aperta alle diversità e che insegni a risolvere i problemi. Le famiglie
devono essere sostenute da un “sistema integrato” per favorire un modello educativo coerente e continuo.
• La scuola si adopera per reperire risorse specifiche (ad es. insegnanti di italiano L 2).
• Se la scuola ravvisa difficoltà di apprendimento/inserimento che possano riferirsi a quadri clinici, a richiesta della famiglia avvia una
valutazione diagnostica
22
SERVIZI SOCIALI
FAMIGLIA
ALTRO
PROCEDURA
• Se la scuola segnala situazioni di disagio non soltanto riferibili alla diversità linguistico-culturale, si rendono disponibili all’intervento di
sostegno alla famiglia
• Si rende disponibile a supportare l’intervento condiviso con la scuola, anche in ambito extrascolastico
• A seconda delle esigenze, possono essere coinvolti altri soggetti territoriali (volontariato, amico adulto, associazionismo) e non (organismi
no profit, ONG)
• La scuola elabora una politica per l’accoglienza degli alunni stranieri e sull’educazione inter e multiculturale, esplicitandola in un
documento allegato al POF e diffuso al personale e alle famiglie, anche attraverso sito web (cfr. MIUR - “linee guida per l’accoglienza e
l’integrazione degli alunni stranieri” – Febbraio 2006)
• Relativamente alle iscrizioni: l’articolo 45 del DPR n. 394/1999, regolamento sull’immigrazione, fornisce criteri relativi all’obbligo di
istruzione e all’iscrizione scolastica dei minori con cittadinanza non italiana, nonché alla loro assegnazione alle classi. È bene
considerare che, in base a tale norma, i minori stranieri, indipendentemente dalla regolarità della loro posizione (vale, quindi, anche per
figli di clandestini), hanno diritto di accedere all’istruzione fornita dalle scuole italiane e al conseguente obbligo delle stesse di
accoglierli. Normalmente gli alunni stranieri soggetti all’obbligo di istruzione sono iscritti d’ufficio alla classe corrispondente alla
loro età anagrafica. I collegi dei docenti possono definire, comunque, le modalità generali dell’assegnazione dell’alunno straniero alla
classe inferiore o superiore a quella corrispondente all’età, tenendo conto dei seguenti criteri:
 ordinamento scolastico del Paese di provenienza;
 accertamento delle competenze, abilità e livelli di preparazione possedute;
 corso di studi eventualmente seguito;
 titolo di studio eventualmente posseduto, accompagnato da traduzione in lingua italiana, ecc..
• Con apposita circolare (n.110/2007) il Ministero dell’istruzione ha suggerito alle scuole che le verifiche e gli accertamenti preliminari
vengano affidati ad un gruppo di docenti, appositamente individuato dal collegio e preposto all’accoglienza, che dia attuazione ai criteri
di assegnazione e che ne segua inizialmente l’inserimento, al fine di fornire al dirigente scolastico ogni utile elemento per l’assegnazione
alle classi. I collegi dei docenti possono valutare altresì la possibilità che l’assegnazione definitiva alla classe sia preceduta da una fase
di alfabetizzazione strumentale e di conoscenza linguistica in intergruppo e/o interclasse finalizzata a favorire un efficace inserimento
• La scuola effettua una ricognizione delle risorse disponibili al proprio interno (docenti con esperienza nell’insegnamento dell’italiano L2)
o nel territorio (servizi territoriali, associazionismo, mediatori culturali messi a disposizione di organismi internazionali, volontariato)
• La scuola investe nella formazione di docenti-risorsa sull’insegnamento dell’italiano L2 e sull’educazione inter e multiculturale
• I docenti acquisiscono, anche attraverso colloqui con la famiglia, tutte le notizie disponibili sulla storia pregressa, personale e scolastica,
dell’alunno (pag.39)
• I docenti attivano da subito tutte le risorse interne (insegnanti specializzati in Italiano L2, gruppi di rinforzo/recupero, laboratori
linguistici, ecc.) ed esterne (mediatori culturali, ecc.) disponibili, tenendo conto dell’esigenza prioritaria di migliorare la competenza
linguistica, trasversale alle altre discipline
• I docenti tengono sempre presente l’esigenza di intervenire contemporaneamente sia sull’acquisizione delle competenze linguistiche, sia
sul coinvolgimento del gruppo-classe in un percorso di educazione interculturale
• I docenti, d’accordo con la famiglia, individuano strategie per diversificare e ampliare i contesti di comunicazione orale informale con
coetanei e adulti (maggiori spazi di ricreazione, compagno “tutor”, attività di piccolo gruppo, frequenza di attività sportivo/ricreative in
orario extrascolastico, ecc.)
• Se si rilevano indicatori di disagio, i docenti segnalano il caso alla struttura interna di coordinamento e, se del caso, compilano la
relativa scheda di osservazione (pag. 38), valutando l’opportunità di proporre un contatto con i servizi sociali per interventi di sostegno
alla genitorialità (pag. 44)
• Contemporaneamente predispongono con il referente interno un contratto educativo personalizzato (pag. 43) da sottoporre alla
famiglia; nel contratto dovranno essere specificate tutte le risorse “pedagogiche” che la scuola mette in campo (personale,
competenze, attività, tempi, spazi, gestione quotidiana, flessibilità, attività extrascolastiche, ecc.) e le richieste fatte alla famiglia, che
verrà invitata a sottoscriverlo
23
D) AFFIDAMENTI & ADOZIONI – scheda di intervento
INDICATORI
categorie
Deficit di apprendimento
Deficit motivazionali
Apatia
Deficit emozionali
Difficoltà relazionali
Deficit socio-economico-culturale
SCUOLA
RUOLI
SERVIZI SOCIALI
FAMIGLIA
specifici
Difficoltà di autoregolazione e di attenzione con ricaduta sui processi cognitivi.
Frustrazioni derivate da esperienza dolorosa e inaspettata nella scuola.
Fallimenti, nonostante l’impegno.
Scherno dei compagni.
Mancanza di motivazioni, del processo di volizione, del controllo delle emozioni (cioè la capacità di recupero dei sentimenti positivi), di una buona
autostima (per far fronte a stress, paure, incertezze e frustrazioni).
• Chiusura in sé stesso.
• Scarso interesse per persone e cose.
• Il cosiddetto “fantasma” delle origini costituisce un condizionamento psicologico che può essere molto rilevante.
• Le sue origini “biologiche” non sono conosciute oppure sono state “estromesse”.
• Complessi per la diversità dei tratti somatici.
• Grande bisogno del “senso di appartenenza”. L’adottato è attento agli aspetti formali della sua condizione (il nuovo cognome…).
• Eccessiva vivacità.
• Difficoltà di identità.
• Difficoltà nella conquista di un ruolo.
• Nelle situazioni di adozione il periodo dell’adolescenza, con le relative esperienze di rifiuto dei genitori e degli adulti, può essere più tempestoso,
più inquietante, più lungo.
• I giovani bisognosi di evasione vedono diventare i genitori adottivi più protettivi, più sospettosi nel concedere fiducia.
• Per quanto grande sia l’amore dei genitori adottivi, i figli adottati o in affidamento mancano delle radici stabili su cui può contare chi conosce la
propria storia fin dal momento della nascita, e anche prima, e può vederla documentata in foto, racconti e filmati, ricavandone sicurezza.
La scuola ha il compito di favorire lo sviluppo delle potenzialità di ciascuno. Per raggiungere tale obiettivo, è fondamentale che si conoscano le
caratteristiche, i bisogni, le necessità e le esigenze di ogni individuo in modo tale da poter mettere in atto degli interventi mirati e differenziati.
Al fine di adottare delle strategie appropriate per ogni soggetto, la scuola deve avere un’organizzazione flessibile ed autonoma e non rigida e deve
essere adeguatamente attrezzata sul piano delle risorse economiche e strutturali; è necessario poi che promuova lo sviluppo professionale di tutti i
docenti, non solo degli insegnanti di sostegno, attraverso dei percorsi di formazione. È essenziale infatti, differenziare la didattica e personalizzare
gli atteggiamenti educativi.
• Fondamentale punto di partenza è l’informazione che i Servizi devono fornire alle scuole, perché esse possano predisporre percorsi di
accoglienza, necessariamente personalizzati a seconda dei bisogni dei singoli casi che dovrebbero comunque avere un comune denominatore
nell’attenzione allo studente, nella valorizzazione del suo percorso e nella collaborazione con la famiglia e i Servizi.
• Collabora con la scuola e con i Servizi per definire un percorso scolastico individualizzato.
•
•
•
•
•
24
PROCEDURA
A. Al momento dell’iscrizione o all’avvio del progetto la famiglia affidataria–adottiva e/o l’assistente sociale territoriale forniscono le prime
informazioni al Coordinatore pedagogico (Nido o Scuola dell’infanzia) o al Dirigente scolastico (Istituti scolastici).
Conseguentemente la scuola individua le figure referenti per la situazione.
B. L’assistente sociale incontra le figure individuate dalla scuola per:
 la presentazione del progetto di affidamento/adozione, del ruolo del servizio sociale e di eventuali altri soggetti coinvolti (servizi
specialistici, Equipe affido).

l’individuazione dei soggetti attori del percorso di inserimento scolastico, interni ed esterni alla scuola ( docenti, famiglia
affidataria/adottiva, Servizi….).
C. La scuola convoca l’incontro con i Servizi e la famiglia affidataria/adottiva per la definizione del percorso scolastico che dovrebbe prevedere:

le modalità di collaborazione tra i soggetti coinvolti, al fine di favorire un positivo inserimento del minore a scuola;

l’organizzazione dell’accoglienza (tra cui modalità di presentazione del bambino a compagni e adulti);

le modalità di monitoraggio dell’andamento scolastico e di aggiornamento del percorso di integrazione in base all’evolvere della

situazione;

la verifica a fine anno scolastico tra scuola, famiglia affidataria/adottiva e servizi.
L’affidamento familiare/adozione può essere attuato in qualsiasi momento di vita del bambino e quindi anche in corso di anno scolastico. Se ciò
comporta un cambio di scuola, si ritiene necessario:

per quanto riguarda il servizio sociale territoriale, attivare le procedure operative previste al punto A e successivi;

per quanto riguarda la scuola, curare il passaggio di informazioni tra le due scuole al fine di favorire sia l’inserimento nella nuova
struttura che la continuità del percorso educativo - didattico.
25
E) BULLISMO - Scheda di intervento
INDICATORI
Categorie
Tipologia delle prepotenze
È utile ricordare che bambini e
ragazzi valutano come prepotenti od
umilianti condizioni ed atti che non
sempre vengono percepiti come gravi
da parte degli adulti. I vissuti dei
ragazzi
coinvolti,
pertanto,
costituiscono
i
principali
indicatori per l’individuazione di
singole prepotenze e
di
situazioni di bullismo.
Cratteristiche del Bullo
Specifici
Dirette (molestie esplicite)
• Minacce, estorsioni….Spintoni, calci, schiaffi, pestaggi
• Furti, danneggiamento di beni personali
• Offese, prese in giro, denigrazioni (anche a connotazione sessuale o connesse all’appartenenza a minoranze etniche o religiose o alla presenza di
handicap)
Indirette (molestie nascoste)
• Diffusione di storie non vere ai danni di un/a compagno/a
• Esclusione di un/a compagno/a da attività comuni (scolastiche o extrascolastiche)....
Cyberbullying (molestie attuate attraverso strumenti tecnologici)
• Invio di sms, mms, e-mail offensivi/e o di minaccia
• Diffusione di messaggi offensivi ai danni della vittima, attraverso la divulgazione di sms o e-mail nelle mailing-list o nelle chat-line
• Pubblicazione nel cyberspazio di foto o filmati che ritraggono prepotenze o in cui la vittima viene denigrata.
• Ha preso in giro pesantemente i compagni e/o li ha ridicolizzati
• Ha intimidito, minacciato uno o più compagni
• Ha umiliato e/o comandato a bacchetta uno o più compagni
• Ha picchiato, spinto, aggredito fisicamente i compagni non per gioco
Indicatori
• È coinvolto in liti e scontri
comportamentali • Ha danneggiato, rubato, sparso in giro o nascosto oggetti di altri studenti
• Si è comportato con prepotenza con uno o più compagni più deboli o indifesi
• Durante i momenti di interazione libera tra pari (intervallo, mensa), ha isolato uno o più compagni
• Ha diffuso voci non vere sul conto di uno o più compagni
• Ha provocato o si è contrapposto esplicitamente al personale docente o non docente della scuola.
• scarsa tolleranza alla frustrazione, scarsa modulazione affettiva, bisogno di affermarsi e dimostrare la propria superiorità,
difficoltà generalizzata a rispettare le regole, valutano l’aggressività e la violenza come strumenti “legittimi” per ottenere
Deficit emozionali
successo, hanno scarse capacità empatiche e quindi di immedesimarsi nello stato di sofferenza dell’altro, spesso sono
e relazionali
ottimi manipolatori, in generale hanno una buona considerazione di se stessi, presentano un giudizio negativo nei confronti
della scuola.
• La cultura: nel nostro paese alcune forme di bullismo, come ad esempio le violenze verbali, prendere in giro o ridere di
qualcuno, non sono considerate troppo negative perchè fanno parte di un tipo di “umorismo” diffuso.
• Stili educativi familiari connotati non da classe sociale di appartenenza ma una famiglia che agisce con eccessivo
Deficit sociopermissivismo e scarso controllo da parte dei genitori, ma anche talvolta caratterizzata da anaffettività, autoritarismo e
economicoutilizzo di punizioni fisiche, che non hanno consentito al bambino di sviluppare quelle capacità di lettura degli stati mentali (
culturale
funzione riflessiva) degli altri e poterne quindi coglierne gli aspetti emozionali ed intenzionali (emozioni, sentimenti, stati
d’animo, intenzioni ecc.) necessarie allo sviluppo delle capacità empatiche e alla modulazione delle emozioni.
• Le dinamiche presenti nella classe, che chiamano in causa gli adulti preposti alla conduzione della classe stessa.
26
Indicatori
comportamentali
Caratteristiche della Vittima
Deficit emozionali
Difficoltà
relazionali
Deficit socioeconomicoculturale
Bullismo individuale, di gruppo,
relazionale
I gregari
Gli altri attori del bullismo
Il pubblico
I difensori delle
vittime
Primari (Evidenti )
- È stato preso in giro pesantemente dai compagni e/o ridicolizzato
- È stato intimidito, minacciato
- È stato umiliato
- È stato picchiato, spinto, aggredito fisicamente e non è riuscito a difendersi
- È stato coinvolto in liti e scontri senza essersi difeso adeguatamente
- Oggetti di sua proprietà sono stati danneggiati, rubati, sparsi in giro o nascosti
- Presenta lividi, tagli, graffi, vestiti rovinati e non sa dare spiegazione di come si siano prodotti
Secondari (“nascosti”)
- Durante i momenti di interazione libera tra pari (intervallo, mensa…) è restato da solo, è stato isolato dai compagni
- È stato scelto per ultimo nei giochi di squadra
- Durante i momenti di sospensione delle lezioni (intervallo, mensa…) ha evitato di interagire con i compagni ed è rimasto
nelle vicinanze di un adulto (insegnante,personale non docente…)
- Sembra depresso, giù di morale
- Piagnucola
- Sembra ansioso, insicuro (ad esempio trova difficile parlare in classe)
- Registra un immotivato calo del rendimento, improvviso o graduale
In genere la vittima appare timida, introversa, estremamente sensibile ed insicura, tende ad auto colpevolizzarsi
alimentando, in questo modo, i vissuti depressivi e d’inferiorità.
Le vittime presentano delle caratteristiche psicologiche come i significativi livelli d’ansia e l’insicurezza che in qualche modo
ne designano il ruolo di “capro espiatorio”; in genere hanno difficoltà ad integrarsi nel gruppo dei pari, hanno una scarsa
concezione di se stessi, ridotte abilità sociali, scarse capacità assertive che non gli consentono di fronteggiare le avversità.
Anche da un punto di vista fisico la vittima vive una condizione di sofferenza, spesso presenta un fisico gracile che stimola la
rinuncia a qualsiasi attività sportiva o competitiva peggiorando la valutazione del Sé.
Lo scarso rendimento scolastico e l’eventuale provenienza da un ambiente culturale e familiare culturalmente ed
economicamente deprivato non costituiscono elementi caratteristici, anche se sono spesso presenti.
Le prepotenze possono essere poste in essere da singoli alunni, ma generalmente vedono il coinvolgimento del gruppo dei
compagni, che operano a sostegno del bullo o partecipando attivamente alla prevaricazione o isolando la vittima e
mostrandosi indifferenti nei suoi confronti. Talora il gruppo viene manipolato dal prepotente affinché più compagni
partecipino alle prepotenze o molestino la vittima al posto del bullo (bullismo relazionale).
I gregari possono essere considerati le controfigure del bullo, spesso obbediscono e seguono le indicazioni di quest’ultimo;
in genere presentano una elevata aggressività, hanno una buona immagine di sé, e godono di buona popolarità. Il loro
comportamento potrebbe essere motivato da due ragioni specifiche: da un lato, l’identificazione con il bullo gli consente un
immagine del sé “positiva”, vincente e dominante, dall’altro il ruolo di gregari li protegge e li distanzia dal rischio di divenire
essi stessi vittima.
Questi attori si caratterizzano per il fatto di rimanere periferici rispetto alle dinamiche centrali del bullismo; in genere
preferiscono non schierarsi ne con la vittima ne con il bullo privilegiando una condizione di neutralità.
I difensori delle vittime sono i compagni che in modo aperto e chiaro si schierano a favore della vittima; essi presentano una
buona autostima, ottime competenze sociali, elevata assertività, tendenza a mettere in atto comportamenti pro sociali. I
difensori delle vittime rappresentano una minoranza e di solito rischiano essi stessi di diventare vittime delle angherie dei
bulli.
27
SCUOLA
RUOLI
SERVIZI
SOCIALI
Azioni preventive
• Promuove
la
consapevolezza
del
problema tra gli insegnanti, gli studenti
e, possibilmente, anche tra i genitori,
attraverso
conferenze,
gruppi
di
discussione, materiale informativo.
• L’approccio al bullismo deve essere
sistematico e globale coinvolgendo la
realtà scolastica in tutte le sue
componenti: la scuola deve definire una
e promuovere una Politica Scolastica
Antibullismo, rappresentata da un
documento elaborato da tutte le
componenti della scuola, che ne
costituisca un punto di riferimento
stabile, incluso nel Piano dell’offerta
formativa, richiamato nel patto formativo
sottoscritto dai genitori.
• I docenti devono valorizzare nell’attività
didattica modalità di lavoro di tipo
cooperativo,
mostrarsi
fermi
nel
condannare ogni atto di intolleranza e
sopraffazione e, qualora ravvisassero
segnali
inequivocabili
di
bullismo,
segnalare immediatamente il problema e
avviare le procedure previste.
Azioni riparative
• Attua interventi mirati sul gruppo classe, gestiti
in collaborazione con il corpo docente e d’intesa con
le famiglie - ad esempio percorsi di “peer education”
o di mediazione volta alla gestione del conflitto,
gruppo di discussione, rappresentazioni e attività di
role-play sull’argomento del bullismo.
• Convoca e coinvolge le famiglie in percorsi
individualizzati di sostegno alle vittime, volti ad
incrementarne l’autostima e l’assertività e a
potenziarne le risorse di interazione sociale, e ai bulli,
con interventi mirati a smuoverne le competenze
empatiche e a favorire una loro condivisione delle
norme morali.
• Gli episodi di bullismo accertati devono essere subito
sanzionati, privilegiando il ricorso a sanzioni
disciplinari di tipo riparativo, convertibili in
attività a favore della comunità scolastica.
• ATTENZIONE: Le sanzioni disciplinari irrogate dalla
scuola non sostituiscono né sono sostituite da
eventuali sanzioni penali se il comportamento
violento e prevaricatore si configura come reato, né
quelle civili per eventuali danni ingiustamente causati
a cose o a persone; queste ultime colpiscono i
genitori dei minori che hanno causato tali danni
(responsabilità civile oggettiva) o gli adulti che li
hanno in custodia.
In casi gravi
• Convoca la famiglia proponendo un contratto educativo
personalizzato, condizionato all’intervento di specialisti e alla
valutazione del comportamento
• In casi particolarmente persistenti o ripetuti, sempre che non
si sia in presenza di veri e propri reati, propone alla famiglia
l’accesso ai servizi sociali territoriali, per eventuali interventi a
sostegno della genitorialità; se la famiglia rifiuta, invia
comunque una segnalazione ai servizi sociali territoriali
• Qualora si configuri un vero e proprio reato, occorre
valutare se si tratti di un reato procedibile d’ufficio o a
querela.
• In caso di reati procedibili a querela, (es. furto semplice;
ingiuria; diffamazione; percosse; lesioni da cui derivi una
malattia con prognosi di guarigione fino a venti giorni) occorre
valutare se inviare ai servizi sociali competenti una
segnalazione per “irregolarità della condotta e del carattere”
• In caso di reati procedibili d’ufficio (furto aggravato;
rapina; estorsione; violenza privata; violenza sessuale;
minacce gravi; danneggiamento aggravato). I pubblici ufficiali
e gli incaricati di un pubblico servizio hanno l’obbligo di
denunciare all’autorità giudiziaria o ad un’altra autorità che a
quella abbia obbligo di riferire, i fatti di cui siano venuti a
conoscenza nell’esercizio o a causa delle loro funzioni o del
loro servizio (art. 331 cod. proc. pen.).
• accetta eventuali proposte di
formazione alla genitorialità
FAMIGLIA
•
•
•
PROCEDURA
•
•
•
• Si rendono disponibili a un incontro con la
• Ricevono la segnalazione della scuola e attivano
famiglia a scuola e concordano un programma
strategie d’intervento
di sostegno
• Accetta l’intervento dei servizi sociali
• Si rende disponibile ad un percorso di
intervento condiviso con la scuola,
rinforzandone le azioni di fronte al ragazzo
I docenti, dopo una fase di osservazione (pag.14) segnalano il caso alla struttura interna di coordinamento e, se del caso, al DS, compilando la
relativa scheda di rilevazione (pag. 38)
I docenti della classe coinvolta mettono in atto tutte le strategie didattico-educative previste nel documento sulla Politica Scolastica Antibullismo
Il referente interno (o il DS) convoca i genitori di ambedue le parti coinvolte, informandoli della situazione. Contemporaneamente predispone con i
docenti un contratto educativo personalizzato (pag. 43) da sottoporre alla famiglia; nel contratto dovranno essere specificate tutte le risorse
“pedagogiche” che la scuola mette in campo (personale, competenze, attività, tempi, spazi, gestione quotidiana, flessibilità, attività
extrascolastiche, ecc.) e le richieste fatte alla famiglia, che verrà invitata a sottoscriverlo
Se si rilevano indicatori di gravità, la scuola può proporre di contattare i servizi sociali per valutare in forma condivisa eventuali interventi a
sostegno della genitorialità (pag. 44)
Se la famiglia non accetta o non rispetta gli impegni, il DS invia comunque la segnalazione ai servizi sociali
Se la famiglia richiede nulla-osta al trasferimento ad altra scuola, il DS valuta attentamente le motivazioni addotte e comunica ai genitori che in tal
caso è costretto ad inviare immediatamente la segnalazione ai servizi sociali
28
F) DIPENDENZE - Scheda di intervento
ATTENZIONE - Prima di predisporre qualsiasi intervento occorre riferirsi alle condizioni che il Manuale internazionale di statistica e diagnostica dei disturbi mentali (DSM) stabilisce
come necessarie per poter parlare di “dipendenza”. Secondo il DSM “per dipendenza si intende una modalità patologica d’uso della sostanza (o del comportamento) che conduce a
menomazione e a disagio clinicamente significativi, come manifestato da tre (o più) delle condizioni seguenti, che ricorrono in un qualunque momento dello stesso periodo di 12
mesi:
 tolleranza, come definita da ciascuno dei seguenti:
o il bisogno di dosi notevolmente più elevate della sostanza per raggiungere l’intossicazione o l’effetto desiderato;
o un effetto notevolmente diminuito con l’uso continuativo della stessa quantità della sostanza;
 astinenza, come manifestata da ciascuna dei seguenti:
o la caratteristica sindrome di astinenza per la sostanza;
o la stessa sostanza (o una strettamente correlata) è assunta per attenuare o evitare i sintomi di astinenza;
 la sostanza è spesso assunta in quantità maggiori o per periodi più prolungati rispetto a quanto previsto dal soggetto;
 desiderio persistente o tentativi infruttuosi di ridurre o controllare l’uso della sostanza;
 una grande quantità di tempo viene spesa nel procurarsi la sostanza (per esempio, recandosi in visita da più medici o guidando per lunghe distanze), nell’assumerla (per
esempio, fumando “in catena”), o a riprendersi dai suoi effetti;
 interruzione o riduzione di importanti attività sociali, lavorative e ricreative a causa dell’uso della sostanza;
 uso continuativo della sostanza nonostante la consapevolezza di avere un problema persistente o ricorrente, di natura fisica o psicologica, verosimilmente causato o
esacerbato dalla sostanza.
INDICATORI
Categorie
Tipologia delle
dipendenze
Deficit di
apprendimento
Deficit motivazionali
Apatia
Deficit emozionali
Difficoltà relazionali
Specifici
Dal punto di vista delle cause si può dipendere patologicamente da sostanze stupefacenti (tossicodipendenza), in cui rientrano l'alcolismo e il fumo, da cibo
(bulimia, dipendenza da zuccheri, binge eater disorder), da sesso (dipendenza sessuale, masturbazione compulsiva), da lavoro (work-a-holic), da
comportamenti come il gioco (gioco d'azzardo patologico), lo shopping (shopping compulsivo), la televisione, internet (internet dipendenza), i videogame.
Rientrano nelle dipendenze patogene anche quelle da luoghi e culture (sindrome da sradicamento) ed anche da rapporti umani (codipendenza).
• stili di apprendimento poco funzionali
• processi cognitivi discontinui
scarsa partecipazione alla vita scolastica e indifferenza anche di fronte a successi scolastici
• Ogni relazione dice ed esprime una dipendenza. Di per sé una condizione di dipendenza non procura sofferenza psichica. Le caratteristiche generali da
osservare sono: la dominanza, la frequenza, la durata, l’intensità, le alterazioni del tono dell’umore, la tolleranza, il conflitto.
• Se le situazioni di dipendenza sane scarseggiano in famiglia, gli adolescenti possono riuscire a bilanciare le proprie carenze con importanti esperienze di
dipendenza nel gruppo dei pari. Se le esperienze di dipendenza sane non ci sono in famiglia e nemmeno col gruppo, l’adolescente può essere portato a
costruire una serie di dipendenze patologiche.
• Nelle dipendenze di sostituzione, arginare con esperienze eccitanti o ottundenti potenziali crolli psicologici, per sfuggire a stati emotivi negativi, e
autocurarsi, evitando qualsiasi tensione sia interna che esterna.
• Nelle nuove dipendenze può non essere presente alcuna sostanza chimica e si ha a che fare con comportamenti disfunzionali e problematici riferiti a
oggetti, attività, stili di vita, gestione del tempo, consumi, quali:
 Sensazioni di impossibilità a resistere all’impulso.
 Sensazione crescente di tensione che precede immediatamente l’inizio del comportamento.
 Percezione di perdita di controllo.
 Persistenza del comportamento nonostante la sua associazione con conseguenze negative.
• Mancanza di dipendenza sana: ingrediente necessario per poter sperimentare:
 attaccamento (regolazione affettiva, sviluppo capacità cognitive e simboliche, facilitazione processo di mentalizzazione e di pensiero).
 senso di appartenenza (esperienza che permette di sentirsi amato e compreso, “oggetto degno di amore”).
29
Deficit socioeconomico-culturale
SCUOLA
RUOLI
• Sindrome di dipendenza come disturbo primario e cronico determinato da fattori genetici, psicosociali e ambientali, caratterizzato principalmente dalla
ripetizione di qualsiasi comportamento che assume rilevanza psicologica per l’individuo, nel senso di riduzione di stati emotivi percepiti negativamente e
contemporaneamente di intensificazione di stati positivi di percezione di sé e del mondo.
• Nelle ricostruzioni dei percorsi di vita si trovano elementi di emarginazione e di rischio sociale, di sofferenza e disagio.
• Mette in funzione al proprio interno tutte le procedure di gestione e di flessibilità predisposte avvalendosi di proprio personale e delle proprie competenze
• Coinvolge la famiglia per la definizione del contratto formativo
• Se necessario, propone alla famiglia un incontro con i servizi sociali per eventuali interventi di sostegno alla genitorialità
• Se necessario, contatta le Forze dell’Ordine per gli interventi di competenza e segnala all’Autorità giudiziaria le eventuali notizie di reato
• Si rende disponibile a fornire consulenza e a collaborare con programmi di prevenzione (es. “UNPLUGGED”)
• Si rendono disponibili a incontrare la famiglia e concordare un programma di sostegno
ASL
SERVIZI
SOCIALI
FAMIGLIA • Si rende disponibile a collaborare con le azioni predisposte dalla Scuola, una volta assunta consapevolezza del problema
ALTRO
• A seconda delle esigenze, possono essere coinvolti altri soggetti territoriali (volontariato, scouts, associazionismo)
• LA PREVENZIONE – La scuola struttura al proprio interno contesti di ascolto e osservazione (es. CIC) e programmi educativo-didattici di prevenzione,
PROCEDURA
individuando, all’interno dei consigli di classe, ruoli di coordinamento e di tutoring degli alunni; i migliori programmi di prevenzione in ambito scolastico
(ad es. il Programma EUDAP–UNPLUGGED, gestito dall’Agenzia di Sanità Pubblica in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale del Lazio) sono
basati sul modello dell’influenza sociale e delle life skills *. Tali modelli includono nozioni teoriche, sviluppo di abilità sociali generali (capacità critica,
risoluzione dei conflitti, formulazione di obiettivi, comprensione delle dinamiche di gruppo, management di stress ed emozioni) e correzione delle
percezioni sbagliate rispetto alle sostanze psicotrope. Utili anche gli interventi di educazione alla legalità, con la presenza attiva delle Forze dell’Ordine e
di modelli esperti adulti autorevoli
• L’INTERVENTO - I docenti, qualora ricevano informazioni o individuino segnali che possano far pensare a una dipendenza, dopo una fase di
osservazione (vedi pag. 14) segnalano il caso in via riservata alla struttura interna di coordinamento e, se del caso, al DS, compilando la relativa scheda
di rilevazione (pag. 38); è importante, soprattutto nel caso di dipendenze da sostanze psicotrope, osservare la più rigorosa riservatezza nelle
comunicazioni, al fine di evitare comportamenti omissivi successivi
• A seconda del tipo di dipendenza, la scuola attiva modalità di intervento diverse:
Altre dipendenze (da cibo, sessuali, affettive, cyber dipendenze,
Tossicodipendenze
gioco d’azzardo)
I docenti (o il referente interno) segnalano la situazione al DS, che:
• Convoca la famiglia per condividere un contratto educativo personalizzato • La scuola attiva tutte le risorse interne (CIC, medico scolastico,
coordinatore di classe) per assumere informazioni utili a definire il
(pag. 43)
• Convoca il consiglio di classe per attivare in classe le risorse e i percorsi
problema e il suo livello di gravità (pag. 39)
didattici disponibili
• I docenti (o il referente interno) convocano la famiglia per condividere un
• Se la situazione presenta rischi di diffusione delle sostanze in ambito
contratto educativo personalizzato (pag. 43) e invitarla a prendere
scolastico, chiede l’intervento delle Forze dell’Ordine a fini di controllo
contatto con i servizi territoriali competenti (ASL e/o servizi sociali) (pag.
esterno e prevenzione
44) o con strutture sanitarie private per il trattamento specifico, chiedendo
• Se la famiglia esprime difficoltà nella gestione del rapporto educativo con
di assicurare il contatto degli specialisti con la scuola
l’alunno, propone un incontro con i servizi territoriali per concordare • I docenti attivano in classe strategie didattiche e comunicative adeguate
eventuali interventi a sostegno della genitorialità (pag. 44)
(educazione affettiva, peer education, cooperative learning)
• Se la famiglia non collabora o assume atteggiamenti oppositivi, invia
comunque una segnalazione ai servizi competenti
* = Oltre le abilità tecniche, la capacità di fare qualcosa, esistono anche abilità legate alle relazioni o ai comportamenti sociali. Si tratta di abilità sociali, emotive o personali che
possono essere sviluppate e rafforzate partecipando a programmi basati sul modello dell’influenza sociale. Queste abilità inter e intra -personali sono definite life skills, e sono
quelle abilità utili per affrontare la vita, tra cui l’abilità di apprezzare e rispettare gli altri, di creare relazioni positive con la famiglia e gli amici, di ascoltare e comunicare in modo
efficace, di fidarsi degli altri e di assumersi le proprie responsabilità.
30
G) ABUSO - Scheda di intervento
ATTENZIONE: nell’affrontare questa problematica occorre tener sempre presente che nella quasi totalità dei casi non esistono
indicatori che possano con certezza indicare la presenza di abusi (che possono essere accertati solo con indagini approfondite e
effettuate da personale esperto), e che si sono purtroppo verificati casi in cui persone che non avevano commesso alcun abuso
sono state travolte da “processi mediatici” e indagini giudiziarie che hanno destabilizzato radicalmente la loro vita, con grave
danno morale ed economico, quando il tutto non si è risolto in una tragica e ingiusta condanna al carcere. Va detto, d’altra parte,
che la scuola ha la possibilità di rilevare segnali, magari di per sé insignificanti, ma importantissimi per ipotizzare la presenza di
effettive o potenziali situazioni di abuso; tali elementi non devono essere pubblicizzati in alcun modo per evitare di pregiudicare
eventuali, successive indagini. In questo caso, più che in ogni altro, si tratta anzitutto di non nuocere (al bambino, all’indagato e
alle eventuali indagini). La prima cautela che il personale scolastico deve quindi osservare è di non fare altro che quanto previsto
nella sezione “procedure”, riferendo esclusivamente alle figure addette (Dirigente scolastico o figure di sistema) qualsiasi
elemento di sospetto maltrattamento, anche apparentemente insignificante.
DEFINIZIONE
Secondo la definizione adottata nel 1978 dal Consiglio d’Europa (IV Seminario Criminologico) per abuso all’infanzia si intendono: “gli atti e le carenze che
turbano gravemente il bambino, attentano alla sua integrità corporea, al suo sviluppo fisico, affettivo, intellettivo e morale, le cui manifestazioni sono la
trascuratezza e/o le lesioni di ordine fisico e/o psichico e/o sessuale da parte di un familiare o di altri che hanno cura del bambino”.
INDICATORI
Categorie
Specifici

Abuso fisico

Lesioni e traumi: a parte casi estremi, è praticamente impossibile per un non esperto individuare e valutare lesioni fisiche quali indicatori di un
maltrattamento. In pratica:
1) Se il bambino dichiara di aver ricevuto percosse o presenta segni di ambigua attribuzione, verificare e approfondire con discrezione e senza
drammatizzare, non avvisare assolutamente i genitori e riferire immediatamente al DS o alla figura di riferimento della scuola
2) Se sono presenti lesioni gravi ed evidenti, accompagnare senz’altro il bambino in ospedale (possibilmente con la presenza del DS o di un suo
incaricato), avvisando nel contempo la famiglia
Indicatori comportamentali o emotivi: aspecifici, dal momento che possono essere ascritti anche ad altre forme di disagio non altrimenti
specificate, da qui la necessità di una diagnosi condotta da persone specializzate sull’abuso al fine di evitare una erronea o arbitraria
interpretazione dei sintomi. I bambini maltrattati generalmente tendono ad essere eccessivamente aggressivi, iperattivi, ostili nei confronti
dell’autorità, mostrano improvvisi e repentini cambiamenti nell’umore e sdoppiamenti di personalità. Diventano violenti con i compagni, hanno difficoltà
ad interagire civilmente con loro. Si mostrano estremamente passivi, sottomessi, tendono a ritirarsi dalle relazioni sociali e di conseguenza sono
socialmente isolati. Sembrano assenti, come se sognassero ad occhi aperti, hanno difficoltà di concentrazione e richiedono la costante attenzione
dell’adulto e l’approvazione dei genitori. Nei casi più gravi hanno atteggiamenti autolesivi e distruttivi, sembrano incapaci di evitare il pericolo.
Mostrano un evidente ritardo nello sviluppo psicomotorio, nel controllo sfinterico, hanno un comportamento disturbato nei confronti del cibo, si
rifiutano di fare attività fisica perché gli provoca dolore e disagio.
31
Abuso
psicologico
Tale definizione include atti quali:

Rifiutare: sminuire, umiliare e altre forme non fisiche di trattamento apertamente non ostile o respingente; mortificare e/o ridicolizzare il bambino
quando mostra normali emozioni come commozione, angoscia o dolore; scegliere un bambino per criticarlo e ferirlo, per fargli eseguire la maggior
parte delle faccende di casa o per assegnarli minori gratificazioni; umiliazione pubblica;

Terrorizzare: esporre un bambino a circostanze imprevedibili o caotiche; esporre un bambino a situazioni riconoscibili come pericolose; proporre
aspettative rigide o irrealistiche con minaccia di abbandono, di percosse o di pericolo se esse non vengono soddisfatte; minacciare o perpetrare
violenza contro il bambino; minacciare o perpetrare violenza contro persone o oggetti amati dal bambino; isolare: isolare il bambino o imporgli
limitazioni irragionevoli alla sua libertà di movimento nel suo ambiente di vita; imporre irragionevoli limitazioni o restrizioni alle interazioni sociali con
coetanei o adulti nella comunità di appartenenza;

Sfruttare/corrompere: mostrare, consentire o incoraggiare comportamenti antisociali; mostrare consentire o incoraggiare comportamenti
evolutivamente inappropriati; incoraggiare o forzare l’abbandono di un’autonomia evolutivamente appropriata attraverso un estremo coinvolgimento, o
l’intrusività, o il dominio; restringere o interferire con lo sviluppo cognitivo;

Ignorare: essere distaccati e freddi per incapacità o per mancanza di motivazione; interagire solo se assolutamente necessario; insufficiente
espressione di affetto, cure e amore per il bambino;

Trascurare la salute fisica, mentale ed educativa: ignorare i bisogni, essere inadeguati o rifiutar di consentire o di provvedere un trattamento per seri
problemi emozionali o comportamentali del bambino; ignorare i bisogni, essere inadeguati o rifiutare di consentire o di provvedere un trattamento per
seri problemi o bisogni di salute fisica del bambino; ignorare i bisogni, essere inadeguati o rifiutare di consentire o di provvedere un trattamento per
seri problemi o bisogni educativi del bambino.
Nella realtà è raro che si verifichino e si riconoscano forme di abuso psicologico "puro", esso infatti accompagna spesso il maltrattamento fisico e l’abuso
sessuale. Occorre tener presente che molti di questi comportamenti possono ricorrere episodicamente nella relazione tra un genitore e il
figlio senza che per questo si possa parlare di abuso; essi si configurano come tali solo se intenzionali e ripetuti nel tempo, e se costituiscono
la modalità principale di relazione con il bambino.
Sindrome di Alienazione Genitoriale
Forma particolarmente grave di abuso emotivo e psicologico ai danni di un bambino o di un adolescente, che generalmente si presenta come l’esito di un
processo disfunzionale delle relazioni familiari a seguito di una separazione. Consiste nel fatto che un genitore (il genitore alienante) fa di tutto per mettere in
cattiva luce l’altro genitore (il genitore alienato) agli occhi del bambino, per allontanare quest’ultimo da lui, e si struttura nel tempo attraverso la combinazione
di un programming (lavaggio del cervello), degli indottrinamenti del genitore e dei contributi propri del bambino alla diffamazione del “genitore obiettivo”, che
di solito sorge nel contesto delle dispute sulla custodia del bambino.
La definizione di Sindrome di Alienazione Parentale è applicabile solo quando il genitore obiettivo non ha esibito un comportamento tale da giustificare la
campagna di denigrazione esibita dal bambino. Il genitore alienante provoca la distruzione del legame tra l’altro genitore ed il bambino; si assiste, dunque, alla
creazione di una relazione singolare tra un bambino ed un genitore, la quale comporta l’esclusione dell’altro genitore. Il bambino completamente alienato è un
bambino che non desidera avere alcun contatto con il genitore denigrato e che esprime sentimenti solamente negativi per quel genitore e sentimenti solamente
positivi per l’altro; fare una scelta tra genitori è danneggiante per un figlio e, se il risultato alla fine è l’esclusione di un genitore dalla sua vita, il danno sarà
irreparabile.
32
Patologia
della fornitura
delle cure o
trascuratezza
Abuso
sessuale
a. Incuria vera e propria, che si realizza quando le cure sono completamente assenti o carenti. Si riscontrano insufficienze nutrizionali, negligenze nelle cure
mediche e igieniche, mancanza di protezione del bambino dai pericoli fisici;
b. Discuria, che si realizza quando le cure vengono fornite ma in modo distorto, non appropriato al momento evolutivo.
c. Ipercura, che si realizza quando le cure sono somministrate in eccesso. Essa comprende:
 Sindrome di Münchausen per procura - si tratta di un disturbo psicopatologico del genitore, che sposta la sua convinzione di malattia sul figlio, che
viene in tal modo sottoposto ad accertamenti clinici inutili e a cure inopportune. Il figlio, a sua volta, simula la malattia, talora con lucida convinzione
delirante. sintomi riferiti e attribuiti al bambino dipendono unicamente dal tipo di fantasia del genitore (quasi sempre la madre) e dalle sue conoscenze
mediche. Talora, può avvenire che una MPS produca una falsa denuncia di abuso sessuale.
 Medical shopping per procura - si tratta di bambini che hanno sofferto nei primi anni di vita di una grave malattia e da allora vengono sottoposti a un
numero spesso elevatissimo di visite mediche per disturbi di minima entità, in quanto i genitori sembrano percepire lievi patologie come gravi minacce per
la vita del bambino.
 Chemical abuse - con questo termine si indica l’anomala ed eccessiva somministrazione di sostanze farmacologiche o chimiche al bambino per provocare
la sintomatologia e ottenere il ricovero ospedaliero. Questa sindrome va sospettata quando ci si trova di fronte a sintomi non spiegabili in base alle
consuete indagini di laboratorio e strumentali, che insorgono ogni volta che la madre ha un contatto diretto con il bambino[19].
 Sindrome da indennizzo per procura - si tratta di quei casi in cui il bambino presenta i sintomi riferiti dai genitori, in situazioni in cui è previsto
l’indennizzo economico. La motivazione psicologica è quella del risarcimento e viene totalmente negata sia dai genitori che dal bambino; i sintomi variano
a seconda delle conoscenze mediche della famiglia e la sindrome si risolve con totale e improvvisa guarigione una volta ottenuto il risarcimento.
d) abuso sessuale intrafamiliare: non riguarda solo quello tra genitori e figli, ma anche tra membri della famiglia nucleare (genitori, compresi quelli adottivi
e affidatari, patrigni, conviventi, fratelli), o membri della famiglia allargata (nonni, zii, cugini ecc.; amici stretti della famiglia); comprende:
 abusi sessuali manifesti: comprendono diversi comportamenti con contatto, dalle forme più blande di seduzione (baci, carezze, nudità) ai rapporti
sessuali veri e propri;
 abusi sessuali mascherati: si considerano tali le pratiche genitali inconsuete, quali i lavaggi dei genitali, le ispezioni ripetute (anali, vaginali), le
applicazioni di creme, adozione di interventi medici di apparenti problemi urinari e genitali.
 abusi sessuali assistiti, in cui i bambini vengono fatti assistere all’attività sessuale dei genitori, non come fatto occasionale ma su precisa richiesta
dei genitori stessi. In altre situazioni più complesse e perverse, il bambino viene fatto assistere all’abuso sessuale che un genitore agisce su un
fratello o una sorella.
 pseudoabusi: si tratta di abusi che non sono stati realmente consumati, ma vengono dichiarati per convinzione errata di un genitore, a volte
delirante, che il figlio/a sia stato abusato o per falsa dichiarazione del figlio/a al fine di sovvertire una situazione familiare insostenibile.
e) abuso sessuale extrafamiliare: interessa indifferentemente maschi e femmine e riconosce sempre una condizione di trascuratezza intrafamiliare che
porta il bambino ad aderire alle attenzioni affettive che trova al di fuori della famiglia. E’ attuato, di solito, da persone conosciute dal minore (vicini di casa,
conoscenti ecc.);
f) abuso istituzionale: quando gli autori della violenza sono maestri, bidelli, educatori, assistenti di comunità, allenatori, medici, infermieri, religiosi ecc., in
pratica tutti coloro ai quali il minore viene affidato per ragioni di cura, custodia, educazione, gestione del tempo libero, all’interno delle diverse istituzioni e
organizzazioni;
g) abuso di strada: abuso commesso da parte di persone sconosciute;
h) sfruttamento sessuale ai fini di lucro: abuso commesso da parte di singoli o gruppi criminali organizzati (quali le organizzazioni per la produzione di
materiale pornografico, per lo sfruttamento della prostituzione, agenzie per il turismo sessuale);
i) violenza da parte di gruppi organizzati (sette, gruppi di pedofili ecc.) esterni al nucleo familiare.
33
LA
RESPONSABILITA’
E I DOVERI DELLA
SCUOLA
Il personale scolastico che venga a conoscenza di un abuso DEVE segnalarlo alle autorità competenti ai sensi dell’art. 331 c.p.p.:
“Denuncia da parte di pubblici ufficiali e incaricati di pubblico servizio: i pubblici ufficiali e gli incaricati di un pubblico servizio che nell’esercizio
o a causa delle loro funzioni o del loro servizio, hanno notizia di un reato perseguibile di ufficio, devono farne denuncia per iscritto, anche quando non sia
individuata la persona alla quale il reato è attribuito. La denuncia è presentata o trasmessa senza ritardo al pubblico ministero o a un ufficiale di polizia
giudiziaria. Quando più persone sono obbligate alla denuncia per il medesimo fatto, esse possono anche redigere e sottoscrivere un unico atto. Se, nel
corso di un procedimento civile o amministrativo, emerge un fatto nel quale si può configurare un reato perseguibile di ufficio, l’autorità che procede
redige e trasmette senza ritardo la denuncia al pubblico ministero.”
Come redigere la segnalazione? (pag. 46)
PROCEDURA
LA PRIMA COSA DA FARE: ogni qualvolta si sospetti una situazione di abuso o maltrattamento è necessario coinvolgere il Dirigente Scolastico, che da
quel momento assumerà la responsabilità esclusiva delle azioni da condurre, e che a sua volta contatterà l’Unità Interdistrettuale Minori – linea Abuso e
Maltrattamento – per un consulto immediato (entro le 24 ore) finalizzato alla valutazione congiunta degli elementi raccolti dalla scuola e all’eventuale
redazione della segnalazione
LA PRIMA COSA DA NON FARE: qualora si ipotizzi un coinvolgimento del nucleo familiare nel sospetto abuso/maltrattamento bisogna assolutamente
evitare di informare la famiglia delle procedure attivate
34
6. La MODULISTICA
1) Lettera di nomina di Incaricato del trattamento dei dati personali
2) Scheda di rilevazione del disagio
3) Scheda anamnestica
4) Diario di bordo degli interventi attivati
5) Scheda riassuntiva degli interventi effettuati
6) Verifica degli interventi
I modelli da 3) a 6) costituiscono
un “fascicolo” che segue l’alunno,
individuato quale portatore di un
disagio o di uno svantaggio, fino
a risoluzione della problematica
7) Modello di “contratto educativo personalizzato”
8) Modello di segnalazione ai servizi (A – Richiesta di intervento per evasione
dell’obbligo scolastico)
9) Modello di segnalazione ai servizi (B – Richiesta di intervento a sostegno della
genitorialità)
10) La segnalazione nei casi di abuso o maltrattamento
ATTENZIONE: ai sensi del D. lgs 196/2003, per la delicatezza dei dati sensibili
che saranno contenuti nella modulistica riportata oltre, è opportuno attenersi
alle seguenti procedure:
A. Una volta individuato chi nella scuola assumerà il ruolo di figura di
riferimento/coordinamento per il contrasto del disagio scolastico il
Dirigente lo incarica per iscritto (v. modello allegato) del trattamento dei
dati sensibili e concorda con lui le modalità di trattamento e
conservazione (luogo, accessibilità, ecc.)
B. qualsiasi atto (segnalazione, relazioni, ecc.) inviato o ricevuto dalla
Scuola deve essere registrato nel protocollo riservato
C. in caso di trasferimento o passaggio ad altra Scuola, la documentazione
prodotta e/o raccolta NON DEVE essere inserita nel fascicolo personale
dell’alunno, bensì acquisita al protocollo riservato della Scuola e messa a
disposizione della Scuola successiva solo su specifica richiesta scritta e
contestuale accollo della responsabilità di trattamento/conservazione dei
dati
35
All’insegnante ………….…………………………………….
Lettera di nomina di Incaricato del trattamento dei dati personali
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
In qualità di Titolare del trattamento dei dati personali dell’Istituzione Scolastica;
Ai sensi degli art. 29 e 30 del Testo Unico in materia di trattamento dei dati personali d.lgs 196/03; Tenuto
conto della funzione svolta dalla S.V. nell’Istituzione Scolastica in qualità di (indicare la funzione svolta ai fini
del trattamento di dati sul disagio scolastico)
;
Considerato che, nell’ambito di tale funzione, la S.V. compie operazioni di trattamento dei dati personali nel
rispetto delle norme previste in materia;
Visto il Regolamento recante identificazione dei dati sensibili e giudiziari trattati e delle relative operazioni
effettuate dal Ministero della Pubblica Istruzione emanato con Decreto Ministeriale n. 305 del 7.12.2006;
Visto il Documento Programmatico della Sicurezza adottato dall’Istituzione Scolastica
NOMINA LA S.V. INCARICATO DEL TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI
La S.V. è pertanto autorizzata, nell’espletamento delle attività connesse alla funzione svolta, all’accesso e al
trattamento dei dati personali di alunni e genitori, nella misura e nei limiti dal Testo Unico e dal
Regolamento citati nelle premesse.
Istruzioni specifiche sul trattamento dei dati personali
Nello svolgimento dell’incarico la S.V. avrà accesso ai dati personali gestiti da questa Istituzione Scolastica e
dovrà attenersi alle seguenti istruzioni, ai sensi dell’art. 11 del d.lgs 196/2003:
trattare i dati personali in modo lecito e secondo correttezza;
raccogliere e registrare i dati personali per scopi determinati, espliciti e legittimi, ed utilizzarli in altre
operazioni del trattamento in termini compatibili con tali scopi;
verificare che siano esatti e, se necessario, aggiornarli;
verificare che siano pertinenti, completi e non eccedenti rispetto alle finalità per le quali sono raccolti e
successivamente trattati;
conservarli in una forma che consenta l’identificazione dell’interessato per un periodo di tempo non
superiore a quello necessario agli scopi per i quali essi sono stati raccolti e successivamente trattati;
comunicare o eventualmente diffondere o trasferire all’esterno i dati personali esclusivamente ai soggetti
autorizzati e riceverli legittimamente per le finalità per le quali gli stessi sono stati raccolti e comunque nel
rispetto delle istruzioni ricevute;
non comunicare a terzi, al di fuori dell’ambito lavorativo, o in difformità dalle istruzioni ricevute,
qualsivoglia dato personale;
fornire sempre l’informativa agli interessati, ai sensi dell’art 13 del d.lgs 196/2003, utilizzando i moduli
appositamente predisposti;
informare prontamente il Titolare e il Responsabile del trattamento di ogni circostanza idonea a
determinare pericolo di dispersione o utilizzazione non autorizzata dei dati stessi;
informare prontamente il Titolare e il Responsabile del trattamento qualora si verificasse la necessità di
porre in essere operazioni di trattamento di dati personali per finalità o con modalità diverse da quelle
risultanti dalle istruzioni ricevute, nonché di ogni istanza di accesso ai dati personali da parte di soggetti
interessati e di ogni circostanza che esuli dalle istruzioni impartite alla S.V.;
accedere solo ai dati strettamente necessari all’esercizio delle proprie funzioni;
accertarsi dell’identità degli interessati e della loro autorizzazione al trattamento e dell’eventuale
autorizzazione scritta a terzi, al momento del ritiro di documentazione in uscita;
non fornire telefonicamente o a mezzo fax dati e informazioni relativi a terzi, senza una specifica
autorizzazione del Titolare;
non fornire telefonicamente o a mezzo fax dati e informazioni ai diretti interessati, senza avere la certezza
della loro identità;
relazionarsi e collaborare con gli altri incaricati del trattamento dei dati, attenendosi alle indicazioni fornite
e provvedendo, a propria volta, a dare indicazioni esaustive in caso di coinvolgimento di altri incaricati nei
trattamenti effettuati;
rispettare ed applicare le misure di sicurezza idonee a salvaguardare la riservatezza e l’integrità dei dati,
indicate nel Documento Programmatico sulla Sicurezza dell’istituto e nelle allegate “Linee guida” elaborate ai
sensi dell’art. 31 del d.lgs 196/2003;
seguire le attività di formazione organizzate dalla istituzione scolastica per gli incaricati del trattamento
dati;
partecipare alla attività di verifica e revisione del Documento Programmatico sulla Sicurezza.
36
Istruzioni specifiche sul trattamento dei dati sensibili e giudiziari
Relativamente ai dati sensibili e giudiziari forniti dagli alunni e dalle famiglie e nell’espletamento delle attività
connesse alla Sua funzione, la S.V. effettuerà i trattamenti consentiti indicati nelle schede allegate al
Regolamento (Decreto Ministeriale n. 305 del 7.12.2006). Ognuna delle schede citate consente alle scuole di
individuare chiaramente i trattamenti consentiti, le finalità di rilevante interesse pubblico perseguite, le fonti
normative, i soggetti esterni pubblici e privati a cui è possibile comunicare i dati, i tipi di dati trattati e le
tipologie più ricorrenti di trattamento.
In particolare nella scheda n. 4 relativa alle “Attività propedeutiche all’avvio dell’anno scolastico” si precisa
che i dati sono forniti dagli alunni e dalle famiglie ai fini della frequenza dei corsi di studio nelle Istituzioni
Scolastiche di ogni ordine e grado. Nell’espletamento delle attività propedeutiche all’avvio dell‘anno
scolastico da parte delle Istituzioni Scolastiche, possono essere trattati dati sensibili relativi:
 alle origini razziali ed etniche, per favorire l‘integrazione degli alunni con cittadinanza non
italiana; alle convinzioni religiose, per garantire la libertà di credo religioso e per la fruizione
dell’insegnamento della religione cattolica o delle attività alternative a tale insegnamento;
 allo stato di salute, per assicurare l’erogazione del sostegno agli alunni diversamente abili e per la
composizione delle classi;
 alle vicende giudiziarie, per assicurare il diritto allo studio anche a soggetti sottoposti a regime di
detenzione; i dati giudiziari emergono anche nel caso in cui l’autorità giudiziaria abbia predisposto un
programma di protezione nei confronti dell’alunno nonché nei confronti degli alunni che abbiano
commesso reati.
Nella scheda n. 5 relativa alla “Attività educativa, didattica e formativa e di valutazione” si precisa che
nell’espletamento delle attività educative, didattiche e formative, curriculari ed extracurriculari, di valutazione
ed orientamento, di scrutini ed esami e per la compilazione della certificazione delle competenze da parte
delle Istituzioni Scolastiche di ogni ordine e grado, possono essere trattati dati sensibili relativi:
 alle origini razziali ed etniche per favorire l’integrazione degli alunni con cittadinanza non
italiana;
 alle convinzioni religiose per garantire la libertà di credo religioso;
 allo stato di salute, per assicurare l’erogazione del servizio di refezione scolastica, del sostegno agli
alunni disabili, dell’insegnamento domiciliare ed ospedaliero nei confronti degli alunni affetti da gravi
patologie, per la partecipazione alle attività educative e didattiche programmate, a quelle motorie e
sportive, alle visite guidate e ai viaggi di istruzione;
 ai dati giudiziari, per assicurare il diritto allo studio anche a soggetti sottoposti a regime di
detenzione;
 alle convinzioni politiche, per la costituzione e il funzionamento delle Consulte e delle Associazioni
degli studenti e dei genitori.
Nella scheda n. 7, relativa ai “Rapporti Scuola-Famiglie: gestione del contenzioso” si precisa che “il
trattamento di dati sensibili e giudiziari concerne tutte le attività connesse alla instaurazione di contenzioso
(reclami, ricorsi, esposti, provvedimenti di tipo disciplinare, ispezioni, citazioni, denunce all’autorità
giudiziaria, ecc.) con gli alunni e con le famiglie, e tutte le attività relative alla difesa in giudizio delle
istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado”.
La presente nomina di Incaricato al trattamento dei dati personali è a tempo indeterminato e può essere
revocata in qualsiasi momento, dal Titolare del trattamento dei dati personali, senza preavviso.
La presente nomina si intende automaticamente revocata alla data di cessazione del rapporto di lavoro con
questa Istituzione Scolastica, per trasferimento ad altra istituzione o cessazione del rapporto di lavoro.
Successivamente a tale data, la S.V. non sarà più autorizzata ad effettuare alcun tipo di trattamento di dati
per conto di questa Istituzione.
Qualunque violazione delle modalità sopra indicate e delle linee guida consegnate con la presente dà luogo a
precise responsabilità, ai sensi delle norme contenute nel d.lgs 196/03.
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
Titolare del trattamento dati
37
Scheda di rilevazione del disagio e/o svantaggio (primaria e secondaria di I grado)
Alunno
Dimostra opposizione ai richiami
Non stabilisce buoni rapporti con i compagni
E’ poco accettato/ricercato dai compagni
Non comunica sentimenti, emozioni, desideri,
bisogni
Ha reazioni violente con i compagni
Ha scarsa cura degli oggetti
Si isola dagli altri per lunghi periodi
Distrugge oggetti e/o compie atti di vandalismo
Sfera Sociale
Si appropria di oggetti non suoi
Non è collaborativo
Ha un abbigliamento inappropriato all’età o alla
stagione
Ha una scarsa igiene personale
Presenta segni fisici di maltrattamento (lesioni,
ematomi..)
In molte attività mostra “rilevante” confusione
mentale
Ha materiale scolastico/didattico insufficiente
Ha difficoltà di comprensione verbale
Famiglia
Balbetta
Si esprime con frasi poco chiare/poco strutturate
Ha una rapida caduta dell’attenzione
Ha difficoltà a comprendere le regole
Ha difficoltà di concentrazione
Ha difficoltà logiche
Il problema è
stato
segnalato a:
Ha difficoltà fonologiche
Il problema è stato
segnalato da:
Compie gesti di autolesionismo
Parla in continuazione
Sfera dello Sviluppo
Ha difficoltà di coordinazione fine
Trasgredisce regole condivise
Non si esprime verbalmente
Dirigente scolastico /Docenti
Sportello psicologico
ASL/Strutture sanitarie
Servizi sociali
Funzioni strumentali
Famiglia (con indicazione di riferirsi a servizio
specialistico)
Dirigente scolastico
Sportello psicologico
Procura della Repubblica per i Minorenni di Roma
Ha difficoltà a memorizzare
Interventi Personalizzati
Presenta ritardi nel linguaggio
Laboratori
Ha difficoltà di apprendimento
Ha improvvisi e significativi cambiamenti
dell’umore
Ha comportamenti bizzarri
Sfera
Emozionale Somatica
Ha difficoltà di coordinazione grosso/motoria
Ha una frequenza irregolare
Ha comportamenti sessualizzanti
A.S.
Ha difficoltà di organizzazione spazio/temporale
Mostra la tendenza a mentire e/o ingannare
Manifesta fissità nelle produzioni (stesso
disegno,gioco..)
Lamenta malesseri fisici (mal di testa, dolori
addominali..)
Attribuisce i propri successi/insuccessi a cause
esterne
Si ritiene opportuno
avvalersi di:
Sfera Relazionale/Comportamentale
Mostra atteggiamenti di bullismo o minacce
Classe
Sfera
Emozionale
Somatica
Scuola
Sportello psicologico
Progetti a classi aperte
Tirocinanti
Assistenza domiciliare e/o postscuola
Attività extrascolastiche
ALTRO:
Ha difficoltà ad esprimersi di fronte al gruppo
Ha propensione a biasimare se stesso o
colpevolizzarsi
Rinuncia di fronte all’impegno, alle prime difficoltà
Dimostra scarsa autonomia personale
I DOCENTI:
38
DISAGIO E SVANTAGGIO SCOLASTICO – SCHEDA ANAMNESTICA
Alunno
Luogo di nascita
Data di nascita
Scuola attuale
Nazionalità
Municipio resid.
Classe
a.s.
segnalato
disagio?
Scuola
Scolarità precedente
Nome
Genitori
Padre
Nucleo
Madre
familiare
Fratelli N°
Altri
conviventi
Separazione genitori
(decorrenza, accordi
sul minore,
conflittualità)
adozione
affido
Provvedimenti del
Tribunale dei
Minorenni
Età
Titolo studio
Professione
Età/sesso
Collocamento in
casa-famiglia
Altro
Altri dati rilevanti
relativi alla storia e
alla situazione
dell’alunno
Tipologia e livello di
disagio/svantaggio
rilevato

APPRENDIMENTO

LIEVE

MEDIO

GRAVE

COMPORTAMENTALE

LIEVE

MEDIO

GRAVE

EMOTIVO

LIEVE

MEDIO

GRAVE

RELAZIONALE

LIEVE

MEDIO

GRAVE

MOTIVAZIONALE

LIEVE

MEDIO

GRAVE

SOCIOECONOMICO

LIEVE

MEDIO

GRAVE

INTERCULTURALE

LIEVE

MEDIO

GRAVE

LIEVE

MEDIO

GRAVE
ALTRO:

39
DISAGIO E SVANTAGGIO SCOLASTICO – DIARIO DI BORDO
SCUOLA:
ALUNNO:
CLASSE
_SEZ.
DATA
INTERVENTO:
DATA
INTERVENTO:
DATA
INTERVENTO:
DATA
INTERVENTO:
DATA
INTERVENTO:
40
DISAGIO E SVANTAGGIO SCOLASTICO – INTERVENTI EFFETTUATI
SCUOLA:
ALUNNO:
CLASSE
_SEZ.
INTERVENTI “SCUOLA-FAMIGLIA”
1. SCHEDA DI RILEVAZIONE
2. PROGRAMMAZIONE INDIVIDUALIZZATA
3. ATTIVAZIONE LABORATORI
4. ATTIVAZIONE STRATEGIE DI GRUPPO
5. INTERVENTO FIGURE DI SISTEMA:
(specificare quali):
6. SCHEDA ANAMNESTICA
7. INFORMAZIONE DIRIGENTE
8. CONVOCAZIONE DELLA FAMIGLIA
 COLLABORATIVA


STIPULA CONTRATTO EDUCATIVO PERSONALIZZATO INTERVENTI COORDINATI SCUOLA-FAMIGLIA
 POSSIBILE VALUTAZIONE PSICOLOGICA PRESSO LE
STRUTTRE DI APPARTENENZA
 ACCESSO AI SERVIZI SOCIALI DEL TERRITORIO PER
INTERVENTI DI SOSTEGNO ALLA GENITORIALITA’
NON COLLABORATIVA

IL DIRIGENTE SEGNALA IL CASO AI SERVIZI SOCIALI
DEL TERRITORIO CON LA RELAZIONE REDATTA DAI
DOCENTI
9. RIDUZIONE/ADATTAMENTO TEMPO SCUOLA
10. ATTIVITA’ EXTRASCOLASTICHE:
(specificare quali):
INTERVENTI “SCUOLA-SERVIZI”
1. RELAZIONE DEI DOCENTI PER L’INTERVENTO DEI SERVIZI
2. RELAZIONE DEL DIRIGENTE PER L’INTERVENTO DEI SERVIZI
3. INTERVENTI DI ASSISTENZA DOMICILIARE
4. INTERVENTI A SOSTEGNO DELLA GENITORIALITA’
5. ATTIVITA’ EXTRASCOLASTICHE ASSISTITE:
(specificare quali):
6. ACQUISIZIONE EVENTUALE SCHEDA INTERVENTO SERVIZI
7. MONITORAGGIO, VALUTAZIONE E VERIFICA SCUOLA/SERVIZI
8. ALTRO:
(specificare)_
ALTRI INTERVENTI
1. INTERVENTO ALTRE STRUTTURE (ASL, VOLONTARIATO, ECC.)
(specificare quali):
41
DISAGIO E SVANTAGGIO SCOLASTICO - VERIFICA DEGLI INTERVENTI
SCUOLA:
ALUNNO:
Tipologia
CLASSE
Se Sì, perché?
_SEZ.
Se NO, perché?
Valutazione
complessiva*
1 2 3 4 5
Gli interventi messi
in atto dalla scuola
sono stati efficaci?
Il coinvolgimento
della famiglia è
stato efficace?
Il coinvolgimento
degli altri servizi è
stato efficace?
I risultati raggiunti
sono sufficienti a
risolvere le
problematiche?
Altro:
*: 1= per niente 2= poco 3= appena sufficiente 4= abbastanza 5= del tutto
I DOCENTI
IL DIRIGENTE SCOLASTICO
42
Contratto educativo personalizzato
Tra la Scuola
e la famiglia dell’alunno/a
frequentante la classe
,
sez.
nell’a.s.
, in data
si concorda quanto segue:
Descrizione della
situazione per la quale si
rende necessario
stipulare il contratto
Interventi concordati sul
piano didattico –
educativo
Interventi
sull’inserimento nel
gruppo-classe o in altri
gruppi
Interventi sulla
motivazione (premi /
punizioni)
Interventi sulle modalità
di valutazione
Interventi sul temposcuola
Interventi previsti
nell’extrascuola
Altri interventi previsti
Verifiche periodiche e
valutazione finale
Scuola e famiglia accettano le proposte sopra riportate e si impegnano a realizzarle come
concordato, tenendosi reciprocamente informate sugli sviluppi futuri.
Per la scuola
Firma dei genitori
43
ISTITUTO COMPRENSIVO DI MONTELABBATE
Via G. Leopardi, 3 - 61025 Montelabbate (PU)
Tel. 0721/499971 - Fax 0721/908679
sito web www.icmontelabbate.it e.mail [email protected]
C.F.80006030417
Oggetto: Richiesta di intervento a sostegno della genitorialità
Si segnala la situazione del minore
nato a
il
,
, residente in
, Via
iscritto presso questa Istituzione Scolastica alla classe
n°__,
, sez.
A riguardo del minore si segnalano i seguenti elementi di criticità:
La situazione del minore è stata segnalata da:
docenti
genitore dell’alunno
La scuola ha già proposto
altri genitori
altro (specificare):
non ha proposto
servizio e la famiglia si è dichiarata disponibile
alla famiglia di prendere contatto con il vostro
non disponibile
Si richiede pertanto l’intervento di codesto servizio a sostegno della genitorialità; a tal
proposito si chiede di voler fissare un primo appuntamento con la famiglia, da tenersi a scuola
presso i Vs. uffici
per valutare la situazione e la tipologia di intervento da mettere in atto. Il
(inserire solo previo accordo con la famiglia)
recapito della famiglia da contattare è:
Per
qualsiasi
ulteriore
informazione
e
per
comunicazioni
in
merito
alla
data
dell’appuntamento e gli ulteriori sviluppi dell’intervento si prega di rivolgersi:
al Dirigente scolastico
all’insegnante:
Si allega:
 Scheda di rilevazione del disagio
 
 
Distinti saluti
Il Dirigente Scolastico
44
Oggetto: Richiesta di intervento per evasione dell’obbligo scolastico
Si segnala la situazione del minore
nato a
il
,
, residente in
, Via
iscritto presso questa Istituzione Scolastica alla classe
n°__,
, sez.
Nell’anno scolastico in corso il minore risulta aver totalizzato n.
giorni di assenza su
giorni di scuola.
Le assenze sono state
motivazioni sanitarie
familiari
non sono state
regolarmente giustificate, prevalentemente con
altro:
Dalla documentazione in possesso della scuola risulta che negli scorsi anni scolastici la
frequenza scolastica del minore è stata la seguente:
a.s.
Scuola
Frequenza
normale
Frequenza
saltuaria
A riguardo del minore si segnalano inoltre i seguenti ulteriori elementi di criticità:
La scuola ha contattato
non ha contattato
la famiglia per sensibilizzarla ad una
maggior frequenza scolastica, ma senza risultati sufficienti.
Si richiede pertanto l’intervento di codesto servizio per valutare se ricorrano nei confronti
dei genitori gli estremi dell’evasione dell’obbligo scolastico.
Distinti saluti
Il Dirigente Scolastico
45
LA SEGNALAZIONE NEI CASI DI ABUSO O MALTRATTAMENTO
Non è possibile fornire un modello unico per la segnalazione di sospetti abusi o maltrattamenti su
minori. Le modalità di segnalazione, in questi casi, dipendono essenzialmente dalle caratteristiche
delle singole situazioni; di seguito si forniscono comunque alcune indicazioni utili in tali casi:
SULLA BASE DI QUALI NORME è NECESSARIO SEGNALARE?
Art. 331 c.p.c. - Denuncia da parte di pubblici ufficiali e incaricati di un pubblico
servizio
• Salvo quanto stabilito dall’art. 347, i pubblici ufficiali e gli incaricati di un pubblico servizio
che nell’esercizio o a causa delle loro funzioni o del loro servizio, hanno notizia di un reato
perseguibile di ufficio, devono farne denuncia per iscritto, anche quando non sia individuata
la persona alla quale il reato è attribuito. La denuncia è presentata o trasmessa senza
ritardo al pubblico ministero o a un ufficiale di polizia giudiziaria. Quando più persone sono
obbligate alla denuncia per il medesimo fatto, esse possono anche redigere e sottoscrivere
un unico atto. Se, nel corso di un procedimento civile o amministrativo, emerge un fatto nel
quale si può configurare un reato perseguibile di ufficio, l’autorità che procede redige e
trasmette senza ritardo la denuncia al pubblico ministero.
Art.332 c.p.p. Contenuto della denuncia
• 1. La denuncia contiene la esposizione degli elementi essenziali del fatto e indica il giorno
dell’acquisizione della notizia nonché le fonti di prova già note. Contiene inoltre quando è
possibile, le generalità, il domicilio e quanto altro valga alla identificazione della persona
alla quale il fatto è attribuito, della persona offesa e di coloro che siano in grado di riferire
su circostanze rilevanti per la ricostruzione dei fatti
Art.361 c.p. Omessa denuncia di reato da parte del pubblico ufficiale
 Il pubblico ufficiale il quale omette o ritarda di denunciare all'autorità giudiziaria, o ad
un'altra autorità che a quella abbia obbligo di riferirne, un reato di cui ha avuto notizia
nell'esercizio o a causa delle sue funzioni, è punito con la multa da euro 30 a euro 516*.
* Le disposizioni precedenti non si applicano se si tratta di delitto punibile a querela della
persona offesa
Art. 9 l.184/1983 - obbligo di segnalazione in caso di stato di abbandono
• Chiunque ha facoltà di segnalare alla autorità pubblica situazioni di abbandono di minori di
età. I pubblici ufficiali, gli incaricati di un pubblico servizio, gli esercenti un servizio di
pubblica necessità, debbono riferire al più presto al tribunale per i minorenni sulle
condizioni di ogni minore in situazione di abbandono di cui vengono a conoscenza in
ragione del proprio ufficio. (definizione di abbandono rilevante ai fini della dichiarazione di
adottabilita’ [art. 8 l.184/1983]: “Mancanza di assistenza morale e materiale da parte dei
genitori o dei parenti tenuti a provvedervi, purché non dovuta a causa di forza maggiore di
carattere transitorio”)
CHI DEVE REDARRE LA SEGNALAZIONE?
il Dirigente Scolastico, sulla base degli elementi emersi e comunicati dai docenti, dopo aver
effettuato una prima ricognizione degli atti in possesso della scuola e delle notizie relative alla
storia, scolastica e non, dell’alunno
COME DEVE ESSERE STRUTTURATA LA SEGNALAZIONE?
•
•
Il Dirigente Scolastico non deve trasmettere la relazione dei docenti, ma deve rielaborare i
dati da loro rilevati in ragione della loro essenzialità, obiettività e pertinenza
La segnalazione deve contenere, di massima, i seguenti elementi:
 Generalità, dati anagrafici completi e indirizzi della presunta vittima e dei genitori
 dichiarazioni, esperienze, atteggiamenti e comportamenti del minore rilevati a
scuola, riportati in modo chiaro e con la massima obiettività
46
•
 dati ed elementi rilevanti desunti dalla documentazione in possesso della scuola
 dati ed elementi rilevanti in merito alla storia scolastica pregressa dell’alunno
 tutte le altre informazioni utili all’Autorità Giudiziaria per avviare le proprie indagini
sul caso.
La segnalazione NON deve contenere proposte o richieste non pertinenti (es. la richiesta di
docenti di sostegno)
A CHI DEVE ESSERE INVIATA LA SEGNALAZIONE?




Qualora non ricorrano elementi di gravita’ e urgenza la segnalazione può essere
inviata ai Servizi sociali competenti per territorio (vale la residenza del nucleo
familiare)
Qualora ricorrano elementi di gravita’ e urgenza la segnalazione deve essere inviata
alla Procura della Repubblica per i minorenni, che ha la legittimazione processuale
per la tutela dei diritti dei minori e degli incapaci, anche in via d‘urgenza (art 73 ord. giu. e
art 336 c. c.) e contestualmente, se si ipotizzano comportamenti di rilevanza penale da
parte di adulti, alla Procura della Repubblica ordinaria; in alternativa, la segnalazione
può essere inviata alla Polizia giudiziaria, che svolge la prima istruttoria e provvede al
successivo inoltro all’Autorità Giudiziaria
Qualora ricorrano elementi che possano far ipotizzare un immediato pericolo per
l’incolumita’ del minore la segnalazione deve essere inviata al Tribunale per i
Minorenni
In caso di conflittualita’ tra i genitori per l’osservanza delle condizioni stabilite dal
Tribunale Ordinario in sede di separazione e divorzio o dal Tribunale per i Minorenni per
l’esercizio della potestà genitoriale (art 337 c. c.) la segnalazione deve essere inviata al
Giudice Tutelare.
COSA SI RISCHIA SE LA SEGNALAZIONE SI DIMOSTRA NON VERITIERA?
Se viene successivamente accertato che il reato non sussiste, a fronte del rischio di eventuali
denunce per calunnia (art. 368 c.p.) o diffamazione (art. 595 c.p.), è da tenere presente
che:
 la calunnia sussiste solo se si accusa taluno sapendolo innocente (art. 368 c.p.);
 in ogni caso, nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla legge come delitto, se
non l'ha commesso con dolo, salvi i casi di delitto preterintenzionale o colposo
espressamente preveduti dalla legge (art. 42 c.p.);
 l'esercizio di un diritto o l'adempimento di un dovere imposto da una norma giuridica o da
un ordine legittimo della pubblica autorità, esclude la punibilità (art. 51 c.p.).
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7. I RIFERIMENTI NORMATIVI
1) Legge 328/2000:"Legge quadro per la realizzazione del sistema
integrato di interventi e servizi sociali"
2) Legge 4 maggio 1983, n. 184: "Disciplina dell'adozione e
dell'affidamento dei minori"
3) Legge 28 marzo 2001, n. 149: "Modifiche alla legge 4 maggio 1983,
n. 184, recante «Disciplina dell’adozione e dell’affidamento dei minori»,
nonché al titolo VIII del libro primo del codice civile"
4) DPR 448/88: Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico
di imputati minorenni
5) Legge 216 del 1991: Primi interventi a favore dei minori soggetti a
rischio di coinvolgimento in attività criminose
6) D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309: Testo unico delle leggi in materia di
disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e
riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza
7) Legge 21 febbraio 2006, n. 49: "Conversione in legge, con
modificazioni del Decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 272, recante misure
urgenti per garantire la sicurezza ed i finanziamenti per le prossime
Olimpiadi invernali, nonche' la funzionalità dell'Amministrazione
dell'interno. Disposizioni per favorire il recupero di tossicodipendenti
recidivi”
8) Ministero degli Interni – linee guida sui diritti dei minori stranieri
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1. Legge 328/2000: "Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali"
Art. 1.
(Princìpi generali e finalità)
La Repubblica assicura alle persone e alle famiglie un sistema integrato di interventi e servizi sociali,
promuove interventi per garantire la qualità della vita, pari opportunità, non discriminazione e diritti di cittadinanza,
previene, elimina o riduce le condizioni di disabilità, di bisogno e di disagio individuale e familiare, derivanti da
inadeguatezza di reddito, difficoltà sociali e condizioni di non autonomia, in coerenza con gli articoli 2, 3 e 38 della
Costituzione.
Art. 3.
(Princìpi per la programmazione degli interventi e delle risorse del sistema integrato di interventi e servizi sociali).
1. Per la realizzazione degli interventi e dei servizi sociali, in forma unitaria ed integrata, è adottato il metodo della
programmazione degli interventi e delle risorse, dell’operatività per progetti, della verifica sistematica dei risultati in
termini di qualità e di efficacia delle prestazioni, nonchè della valutazione di impatto di genere.
2. I soggetti di cui all’articolo 1, comma 3, provvedono, nell’ambito delle rispettive competenze, alla programmazione
degli interventi e delle risorse del sistema integrato di interventi e servizi sociali secondo i seguenti principi:
a) coordinamento ed integrazione con gli interventi sanitari e dell’istruzione nonchè con le politiche attive di
formazione, di avviamento e di reinserimento al lavoro;
b) concertazione e cooperazione tra i diversi livelli istituzionali, tra questi ed i soggetti di cui all'articolo 1,
comma 4, che partecipano con proprie risorse alla realizzazione della rete, le organizzazioni sindacali maggiormente
rappresentative a livello nazionale nonchè le aziende unità sanitarie locali per le prestazioni socio- sanitarie ad elevata
integrazione sanitaria comprese nei livelli essenziali del Servizio sanitario nazionale.
Capo II
ASSETTO ISTITUZIONALE E ORGANIZZAZIONE DEL SISTEMA INTEGRATO DI INTERVENTI E SERVIZI SOCIALI
Art. 16.
(Valorizzazione e sostegno delle responsabilità familiari)
1. Il sistema integrato di interventi e servizi sociali riconosce e sostiene il ruolo peculiare delle famiglie
nella formazione e nella cura della persona, nella promozione del benessere e nel perseguimento della
coesione sociale; sostiene e valorizza i molteplici compiti che le famiglie svolgono sia nei momenti critici e
di disagio, sia nello sviluppo della vita quotidiana; sostiene la cooperazione, il mutuo aiuto e l’associazionismo
delle famiglie; valorizza il ruolo attivo delle famiglie nella formazione di proposte e di progetti per l’offerta dei servizi e
nella valutazione dei medesimi. Al fine di migliorare la qualità e l’efficienza degli interventi, gli operatori
coinvolgono e responsabilizzano le persone e le famiglie nell’ambito dell’organizzazione dei servizi.
2. I livelli essenziali delle prestazioni sociali erogabili nel territorio nazionale, di cui all’articolo 22, e i progetti obiettivo, di
cui all’articolo 18, comma 3, lettera b), tengono conto dell’esigenza di favorire le relazioni, la corresponsabilità e la
solidarietà fra generazioni, di sostenere le responsabilità genitoriali, di promuovere le pari opportunità e la
condivisione di responsabilità tra donne e uomini, di riconoscere l’autonomia di ciascun componente della
famiglia.
2. Legge 4 maggio 1983, n. 184: "Disciplina dell'adozione e dell'affidamento dei minori"
Art. 1
Il minore ha diritto di essere educato nell’ambito della propria famiglia.
Art. 2
Il minore che sia temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo può essere affidato ad un’altra famiglia,
possibilmente con figli minori o ad una persona singola o ad una comunità di tipo familiare , al fine di assicurargli il
mantenimento, l’educazione e l’istruzione.
L’affidamento familiare è disposto dal servizio sociale ….
Art.4
3. Legge 28 marzo 2001, n. 149: "Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, recante «Disciplina
dell’adozione e dell’affidamento dei minori», nonché al titolo VIII del libro primo del codice civile"
TITOLO I
DIRITTO DEL MINORE ALLA PROPRIA FAMIGLIA
Art. 1.
1. Il titolo della legge 4 maggio 1983, n. 184, di seguito denominata «legge n. 184», è sostituito dal seguente:
«Diritto del minore ad una famiglia».
2. La rubrica del Titolo I della legge n. 184 è sostituita dalla seguente: «Princìpi generali».
3. L’articolo 1 della legge n. 184 è sostituito dal seguente:
« Art. 1.
1. Il minore ha diritto di crescere ed essere educato nell’ambito della propria famiglia.
49
2. Le condizioni di indigenza dei genitori o del genitore esercente la potestà genitoriale non possono essere di ostacolo
all’esercizio del diritto del minore alla propria famiglia. A tal fine a favore della famiglia sono disposti interventi di
sostegno e di aiuto.
3. Lo Stato, le regioni e gli enti locali, nell’ambito delle proprie competenze, sostengono, con idonei interventi, nel
rispetto della loro autonomia e nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, i nuclei familiari a rischio, al fine di prevenire
l’abbandono e di consentire al minore di essere educato nell’ambito della propria famiglia. Essi promuovono altresì
iniziative di formazione dell’opinione pubblica sull’affidamento e l’adozione e di sostegno all’attività delle comunità di tipo
familiare, organizzano corsi di preparazione ed aggiornamento professionale degli operatori sociali nonché incontri di
formazione e preparazione per le famiglie e le persone che intendono avere in affidamento o in adozione minori. I
medesimi enti possono stipulare convenzioni con enti o associazioni senza fini di lucro che operano nel campo della
tutela dei minori e delle famiglie per la realizzazione delle attività di cui al presente comma.
4. Quando la famiglia non è in grado di provvedere alla crescita e all’eduzione del minore, si applicano gli istituti di cui
alla presente legge.
5. Il diritto del minore a vivere, crescere ed essere educato nell’ambito di una famiglia è assicurato senza distinzione di
sesso, di etnia, di età, di lingua, di religione e nel rispetto della identità culturale del minore e comunque non in
contrasto con i princìpi fondamentali dell’ordinamento».
TITOLO II AFFIDAMENTO
DEL MINORE Art. 2.
1. All’articolo 2 della legge n. 184 sono premesse le seguenti parole: «Titolo I-bis. Dell’affidamento del minore».
2. L’articolo 2 della legge n. 184 è sostituito dal seguente:
«Art. 2. – 1. Il minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, nonostante gli interventi di
sostegno e aiuto disposti ai sensi dell’articolo 1, è affidato ad una famiglia, preferibilmente con figli minori, o ad una
persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha
bisogno.
2. Ove non sia possibile l’affidamento nei termini di cui al comma 1, è consentito l’inserimento del minore in una
comunità di tipo familiare o, in mancanza, in un istituto di assistenza pubblico o privato, che abbia sede preferibilmente
nel luogo più vicino a quello in cui stabilmente risiede il nucleo familiare di provenienza. Per i minori di età inferiore a sei
anni l’inserimento può avvenire solo presso una comunità di tipo familiare.
3. In caso di necessità e urgenza l’affidamento può essere disposto anche senza porre in essere gli interventi di cui
all’articolo 1, commi 2 e 3.
4. Il ricovero in istituto deve essere superato entro il 31 dicembre 2006 mediante affidamento ad una famiglia e, ove
ciò non sia possibile, mediante inserimento in comunità di tipo familiare caratterizzate da organizzazione e da rapporti
interpersonali analoghi a quelli di una famiglia.
5. Le regioni, nell’ambito delle proprie competenze e sulla base di criteri stabiliti dalla Conferenza permanente per i
rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, definiscono gli standard minimi dei servizi
e dell’assistenza che devono essere forniti dalle comunità di tipo familiare e dagli istituti e verificano periodicamente il
rispetto dei medesimi».
4. DPR 448/88: Approvazione delle disposizioni sul processo penale a carico di imputati minorenni
Capo I art 1. Principi generali
1 ….tali disposizioni sono applicate in modo adeguato alla personalità e alle esigenze educative del minorenni.
2. Il giudice illustra all’imputato il significato delle attività processuali che si svolgono in sua presenza nonché il
contenuto e le ragioni anche etico – sociali delle decisioni.
Art. 6 Servizi minorili:in ogni stato e grado del procedimento l’autorità giudiziaria si avvale dei servizi minorili
dell’amministrazione della giustizia. Si avvale altresì di servizi di assistenza istituiti dagli enti locali
Art. 9 Accertamenti sulla personalità del minorenne
1. Il pubblico ministero ed il giudice acquisiscono elementi circa le condizioni e le risorse personale, familiari, sociali e
ambientale del minorenne al fine di accertarne l’imputabilità ed il grado di responsabilità, valutare la rilevanza sociale del
fatto nonché dispone le adeguate misure penali e adottare eventuali provvedimenti civili.
Art. 12 Assistenza all’imputato minorenne
1. L’assistenza effettiva e psicologica è assicurata in ogni stato e grado del procedimento, dalla presenza dei genitori….
2. In ogni caso al minorenne è assicurata l’assistenza dei servi indicati nell’art.6
Art.28 Sospensione del processo e messa alla prova
Art.2 Con l’ordinanza di sospensione il giudice affida il minorenne ai servizi minorili dell’amministrazione della giustizia
per lo svolgimento anche in collaborazione con i servizi locali delle opportune attività di osservazione, trattamento e
sostegno. Con il medesimo provvedimento il giudice può impartire prescrizioni dirette a riparare le conseguenze del reato
e a promuovere la conciliazione del minorenne con la persona offesa dal reato.
5. Legge 216 del 1991: Primi interventi a favore dei minori soggetti a rischio di coinvolgimento in attività
criminose
Art. 1
1. Al fine di fronteggiare il rischio di coinvolgimento dei minori in attività criminose, la Presidenza del Consiglio dei
Ministri…….sostiene iniziative volte a tutelare e favorire la crescita, la maturazione individuale e la socializzazione della
persona di età minore, al fine di eliminare le condizioni di disagio mediante:
50

attività di comunità di accoglienza dei minori per i quali si sia reso necessario l’allontanamento temporaneo
dall’ambito familiare;
 l’attuazione d interventi a favore delle famiglie che dopo il reinserimento del minore,in particolare per
l’assolvimento dell’obbligo scolastico;
 …..
2.Il collocamento dei minori fuori della loro famiglia può essere disposto dal tribunale per i minorenni, ai sensi degli art.
330,333 e 336 del codice civile su segnalazione dei servizi sociali, degli enti locali, delle istituzioni scolastiche e della
autorità di pubblica sicurezza.
6. D.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309: Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e
sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza
Articolo 106
(Legge 26 giugno 1990, n. 162, art. 26, comma 1)
Centri di informazione e consulenza nelle scuole
Iniziative di studenti animatori
1. I provveditori agli studi, di intesa con i consigli di istituto e con i servizi pubblici per l'assistenza socio-sanitaria ai
tossicodipendenti, istituiscono centri di informazione e consulenza rivolti agli studenti all'interno delle scuole secondarie
superiori.
2. I centri possono realizzare progetti di attività informativa e di consulenza concordati dagli organi collegiali della scuola
con i servizi pubblici e con gli enti ausiliari presenti sul territorio. Le informazioni e le consulenze sono erogate
nell'assoluto rispetto dell'anonimato di chi si rivolge al servizio.
3. Gruppi di almeno venti studenti anche di classi e di corsi diversi, allo scopo di far fronte alle esigenze di formazione,
approfondimento ed orientamento sulle tematiche relative all'educazione alla salute ed alla prevenzione delle
tossicodipendenze, possono proporre iniziative da realizzare nell'ambito dell'istituto con la collaborazione del personale
docente, che abbia dichiarato la propria disponibilità.
Nel formulare le proposte i gruppi possono esprimere loro preferenze in ordine ai docenti chiamati a collaborare alle
iniziative.
4. Le iniziative di cui al comma 3 rientrano tra quelle previste dall'art. 6, secondo comma, lettera d), del decreto del
Presidente della Repubblica 31 maggio 1974, n. 416 (19/a), e sono deliberate dal consiglio di istituto, sentito, per gli
aspetti didattici, il collegio dei docenti.
5. La partecipazione degli studenti alle iniziative, che si svolgono in orario aggiuntivo a quello delle materie curricolari, è
volontaria.
Articolo 114
(Legge 26 giugno 1990, n. 162, art. 28, comma 1)
Compiti di assistenza degli enti locali
1. Nell'ambito delle funzioni socio-assistenziali di propria competenza i comuni e le comunità montane, avvalendosi ove
possibile delle associazioni di cui all'art. 115, perseguono, anche mediante loro consorzi, ovvero mediante appositi centri
gestiti in economia o a mezzo di loro associazioni, senza fini di lucro, riconosciute o riconoscibili, i seguenti obiettivi in
tema di prevenzione e recupero dei tossicodipendenti;
a) prevenzione della emarginazione e del disadattamento sociale mediante la progettazione e realizzazione, in forma
diretta o indiretta, di interventi programmati;
b) rilevazione ed analisi, anche in collaborazione con le autorità scolastiche, delle cause locali di disagio familiare e
sociale che favoriscono il disadattamento dei giovani e la dispersione scolastica;
c) reinserimento scolastico, lavorativo e sociale del tossicodipendente.
2. Il perseguimento degli obiettivi previsti dal comma 1 può essere affidato dai comuni e dalle comunità montane o dalle
loro associazioni alle competenti unità sanitarie locali.
7. Legge 21 febbraio 2006, n. 49: "Conversione in legge, con modificazioni del Decreto-legge 30 dicembre
2005, n. 272, recante misure urgenti per garantire la sicurezza ed i finanziamenti per le prossime
Olimpiadi invernali, nonche' la funzionalità dell'Amministrazione dell'interno. Disposizioni per favorire il
recupero di tossicodipendenti recidivi”
Art. 4-quater.
Inserimento dell'articolo 75-bis nel testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990
1. Dopo l'articolo 75 del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope,
prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9
ottobre 1990, n. 309, e' inserito il seguente:
Art. 75-bis Provvedimenti a tutela della sicurezza pubblica
1. Qualora in relazione alle modalità od alle circostanze dell'uso, dalla condotta di cui al comma 1 dell'articolo 75 possa
derivare pericolo per la sicurezza pubblica, l'interessato che risulti già condannato, anche non definitivamente, per reati
contro la persona, contro il patrimonio o per quelli previsti dalle disposizioni del presente testo unico o dalle norme sulla
circolazione stradale, oppure sanzionato per violazione delle norme del presente testo unico o destinatario di misura di
prevenzione o di sicurezza, può essere inoltre sottoposto, per la durata massima di due anni, ad una o più delle seguenti
misure:
a) obbligo di presentarsi almeno due volte a settimana presso il locale ufficio della Polizia di Stato o presso il comando
dell'Arma dei carabinieri territorialmente competente;
51
b) obbligo di rientrare nella propria abitazione, o in altro luogo di privata dimora, entro una determinata ora e di non
uscirne prima di altra ora prefissata;
c) divieto di frequentare determinati locali pubblici;
d) divieto di allontanarsi dal comune di residenza;
e) obbligo di comparire in un ufficio o comando di polizia specificamente indicato, negli orari di entrata ed uscita dagli
istituti scolastici;
f) divieto di condurre qualsiasi veicolo a motore.
2. Il questore, ricevuta copia del decreto con il quale e' stata applicata una delle sanzioni di cui all'articolo 75, quando
la persona si trova nelle condizioni di cui al comma 1, può disporre le misure di cui al medesimo comma, con
provvedimento motivato, che ha effetto dalla notifica all'interessato, recante l'avviso che lo stesso ha facoltà di
presentare, personalmente o a mezzo di difensore, memorie o deduzioni al giudice della convalida. Il provvedimento e'
comunicato entro quarantotto ore dalla notifica al giudice di pace competente per territorio in relazione al luogo di
residenza o, in mancanza, di domicilio dell'interessato. Il giudice, se ricorrono i presupposti di cui al comma 1, dispone
con decreto la convalida nelle successive quarantotto ore.
3. Le misure, su istanza dell'interessato, sentito il questore, possono essere modificate o revocate dal giudice di pace
competente, qualora siano cessate o mutate le condizioni che ne hanno giustificato l'emissione. Le prescrizioni possono
essere altresì modificate, su richiesta del questore, qualora risultino aggravate le condizioni che ne hanno giustificato
l'emissione. In tal caso, con la richiesta di modifica, il questore deve avvisare l'interessato della facoltà prevista dal
comma 2. Il ricorso per cassazione contro il provvedimento di revoca o di modifica non ha effetto sospensivo.
4. Il decreto di revoca dei provvedimenti di cui all'articolo 75, adottato quando l'interessato risulta essersi sottoposto
con esito positivo al programma di cui al comma 2 dell'articolo 75, e' comunicato al questore e al giudice ai fini della
revoca dei provvedimenti eventualmente emessi ai sensi del presente articolo. Il giudice provvede senza formalità.
5. Della sottoposizione con esito positivo al programma e' data comunicazione al questore in relazione al disposto di
cui al comma 8 dell'articolo 75.
6. Il contravventore anche solo ad una delle disposizioni del comma 1 del presente articolo e' punito con l'arresto da
tre a diciotto mesi.
7. Qualora l'interessato sia minorenne, competente a provvedere ai sensi dei commi da 2 a 4 e' il Tribunale per i
minorenni, individuato in relazione al luogo di residenza o, in mancanza, di domicilio.».
Art. 4-duodecies.
Modificazioni all'articolo 96 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990
1. All'articolo 96 del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione,
cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre
1990, n. 309, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) il comma 6 e' sostituito dal seguente:
«6. Grava sull'amministrazione penitenziaria l'onere per il mantenimento, la cura o l'assistenza medica della persona
sottoposta agli arresti domiciliari allorche' tale misura sia eseguita presso una struttura privata autorizzata ai sensi
dell'articolo 116 e convenzionata con il Ministero della giustizia»;
b) dopo il comma 6 sono inseriti i seguenti:
«6-bis. Per i minori tossicodipendenti o tossicofili, anche portatori di patologie psichiche correlate all'uso di sostanze
stupefacenti, sottoposti alle misure cautelari non detentive, alla sospensione del processo e messa alla prova, alle misure
di sicurezza, nonche' alle misure alternative alla detenzione, alle sanzioni sostitutive, eseguite con provvedimenti
giudiziari di collocamento in comunità terapeutiche e socio-riabilitative, gli oneri per il trattamento sanitario e socioriabilitativo sono a carico del Dipartimento giustizia minorile, fatti salvi gli accordi con gli enti territoriali e, nelle more
della piena attuazione del trasferimento di dette competenze, del Servizio sanitario nazionale.
Ministero degli Interni – linee guida sui diritti dei minori stranieri
La legislazione sui diritti dei minori è recente e nasce dall'evoluzione del concetto di bambino e del ruolo che assume
nella società. I minori stranieri, anche se entrati clandestinamente in Italia, sono titolari di tutti i diritti garantiti dalla
Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, ove è peraltro affermato che in tutte le decisioni riguardanti i
minori deve essere tenuto prioritariamente in conto il “superiore interesse del minore”. L’organo costituito dalla legge per
vigilare sulle modalità di soggiorno dei minori stranieri temporaneamente ammessi sul territorio dello Stato e coordinare
le attività delle amministrazioni interessate, é il Comitato per i minori stranieri, incardinato presso il Ministero della
Solidarietà Sociale. I minori presenti in Italia possono essere:
 “accompagnati”, minori affidati con provvedimento formale a parenti entro il terzo grado e regolarmente
soggiornanti;
 “non accompagnati”, minori che si trovano in Italia privi dei genitori o di altri adulti legalmente responsabili
della loro assistenza o rappresentanza.
i Diritti riconosciuti a tutti i minori
 Istruzione
Tutti i minori stranieri, anche se privi di permesso di soggiorno, hanno il diritto di essere iscritti a scuola (di ogni ordine e
grado, non solo quella dell’obbligo). L'iscrizione dei minori stranieri avviene nei modi e alle condizioni previsti per i minori
italiani, e può essere richiesta in qualunque periodo dell’anno. I minori soggetti all’obbligo scolastico vengono iscritti, a
cura dei genitori o di chi ne esercita la tutela, alla classe corrispondente all’età anagrafica, salvo che il Collegio dei
docenti deliberi l’iscrizione ad una classe diversa, tenendo conto di una serie di elementi:
52




ordinamento degli studi del Paese di provenienza;
accertamento di competenze, abilità e livelli di preparazione dell’alunno;
corso di studi eventualmente seguito nel Paese di provenienza;
titolo di studio eventualmente posseduto dall’alunno.
Ulteriori diritti riconosciuti ai minori stranieri “non accompagnati”
 Protezione e assistenza
Ai minori stranieri non accompagnati si applicano le norme previste dalla legge italiana in materia di assistenza e
protezione dei minori. In particolare si applicano le norme che riguardano:
 il collocamento in luogo sicuro del minore che si trovi in stato di abbandono: spetta all’Ente locale (in
genere il Comune) la competenza a provvedervi;
 l’apertura della tutela per il minore i cui genitori non siano oggettivamente in condizioni di esercitare la
potestà genitoriale;
 l’affidamento del minore, temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo, a una famiglia o a una
comunità.
L’affidamento può essere disposto dal Tribunale per i minorenni (affidamento giudiziale) oppure dai servizi sociali del
Comune, nel caso di genitori o di tutore impossibilitati a esercitare le proprie responsabilità sul minore. In tale
circostanza è richiesto il consenso dei genitori o del tutore impossibilitati a provvedere e del Giudice Tutelare che, con
proprio provvedimento, rende esecutivo l’affidamento (affidamento consensuale).
Ogni minore straniero non accompagnato deve essere segnalato dall’autorità che lo rintraccia sul territorio nazionale:
 alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, a eccezione del caso in cui il minore sia accolto
da un parente entro il quarto grado idoneo a provvedervi;
 al Giudice Tutelare, per l’apertura della tutela;
 al Comitato per i minori stranieri, a meno che non sia stata presentata domanda di asilo.
 Non espulsione
I minori stranieri non possono essere espulsi, tranne che per motivi di ordine pubblico e sicurezza dello Stato (in tal caso
è competente il Tribunale per i minorenni).
I minori stranieri non accompagnati possono tuttavia essere rimpatriati attraverso la misura del rimpatrio assistito,
finalizzata a garantire il diritto all’unità familiare.
Il provvedimento è adottato solo se, in seguito a un’indagine specifica, attivata e svolta dal Comitato per i minori
stranieri nel Paese d’origine, si ritiene che ciò sia opportuno nell’interesse del minore.
Il rimpatrio assistito è disposto dal Comitato per i minori stranieri e viene eseguito accompagnando il minore fino al
riaffidamento alla famiglia o alle autorità responsabili del Paese d’origine.
A differenza dell’espulsione, il rimpatrio non comporta il divieto di reingresso per 10 anni.
Nel caso in cui ritenga che il rimpatrio non sia nel suo interesse, il minore ha diritto di presentare, per il tramite dei
genitori o del tutore, ricorso alla magistratura (Tribunale ordinario o TAR) per ottenere l’annullamento del
provvedimento.
 Permesso di soggiorno
Tutti i minori stranieri non accompagnati hanno diritto di ottenere, per il solo fatto di essere minorenni (e quindi
inespellibili), un permesso di soggiorno per minore età.
I minori titolari di permesso per minore età possono convertirlo in uno per affidamento nel caso in cui, a seguito del
provvedimento di "non luogo a provvedere al rimpatrio" dal Comitato per i minori stranieri, vengono affidati o
direttamente con provvedimento del Tribunale per i minorenni o su iniziativa dei Servizi Sociali resa esecutiva dal Giudice
Tutelare.
Il permesso di soggiorno per affidamento consente al minore straniero di lavorare in tutti quei casi in cui la legge italiana
lo permette ai minori in generale e può essere convertito in permesso per studio o lavoro, al compimento dei 18 anni.
I minori affidati ad un cittadino straniero regolarmente soggiornante, che convivono con l’affidatario, vengono iscritti nel
permesso di soggiorno del medesimo fino al compimento dei 14 anni e ricevono un permesso di soggiorno per motivi
familiari al compimento dei 14 anni. La domanda di permesso di soggiorno per il minore non accompagnato deve essere
presentata da chi esercita i poteri tutelari sul minore e dunque:
 dal tutore, se ne è stato nominato uno;
 dal legale rappresentante dell’istituto o comunità o dall’Ente locale, se il minore è collocato in un istituto o
comunità o è comunque assistito dall’Ente locale.
 Asilo
I minori stranieri non accompagnati per i quali si teme possano subire persecuzioni nel loro Paese, per motivi di razza,
religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le proprie opinioni politiche, hanno diritto di
presentare, tramite il titolare della tutela, domanda di asilo.
La domanda di asilo viene esaminata dalla Commissione Territoriale per il Riconoscimento dello Status di
Rifugiato competente. Se viene riconosciuto al minore lo status di rifugiato, questi riceve un permesso per asilo; in
caso, invece, di rigetto della domanda di asilo, la Commissione può comunque invitare il Questore a rilasciare un
permesso per motivi umanitari, qualora ritenga il rimpatrio del minore pericoloso e comunque inopportuno. Il minore ha
comunque diritto, per il tramite dei propri genitori o del proprio tutore, di presentare ricorso al Tribunale ordinario contro
la decisione della Commissione.
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8. GLOSSARIO
Disagio
E’ la situazione di difficoltà e può essere personale o sociale. Nel disagio
personale, si fa riferimento alla condizione di malessere in relazione alla
sfera personale.
Nel disagio sociale si fa riferimento alla propria condizione di malessere in
relazione alla società circostante.
Disagio comportamentale
Non si tratta di una patologia (disturbo comportamentale) ma presenta
forme, definite disordini, ricorrenti o continue. Se ne possono individuare tre
livelli:
Lieve: consiste in stati di malessere per esperienze di insuccesso (scolastico,
sportivo, relazionale); si esprime in comportamenti di chiusura, aggressività,
autosvalutazione.
Medio: si manifesta con comportamenti trasgressivi spesso agiti nel gruppo
(uso saltuario di stupefacenti, appartenenza a bande, intimidazione a
soggetti più deboli)
Grave: si manifesta con comportamenti autolesivi (tossicodipendenza, fuga)
e trasgressivi (furti, spaccio, ricettazione…).
.
Disagio sociale
Il disagio sociale di un individuo è la diretta conseguenza di un disagio
personale, non tempestivamente curato.
Disagio socio-economico
E’ una situazione di difficoltà ed emarginazione in cui un individuo o un
nucleo familiare si trovano per cause economiche o sociali; può avere
carattere transitorio.
Deprivazione socio-culturale
E’ una situazione di difficoltà per un individuo o un nucleo familiare. Include
fattori come il livello di istruzione dei genitori, la zona e le condizioni di
residenza, la eventuale appartenenza a minoranze culturali/linguistiche,
l’assenza di una valida rete di supporto alla famiglia.
Abuso di sostanze
Dipendenze
Disturbi del comportamento
Per abuso di sostanze si intende l’assunzione di sostanze illegali per scopi
diversi da quelli terapeutici, al fine di produrre una sorta di alterazione dello
stato mentale.
Per dipendenze si intende un’alterazione del comportamento che, da
comune abitudine diventa una ricerca esagerata e patologica del piacere
attraverso mezzi o sostanze che sfociano nella perdita di controllo
sull’abitudine.
I disturbi del comportamento alimentare sono delle patologie caratterizzate da
un’alterazione del rapporto che una persona ha con il cibo e con il proprio
corpo:
 D.C.A. Disturbo comportamento alimentare
 A.N. Anoressia Nervosa
 B.N. Bulimia Nervosa
 B.E.D. Disturbo da alimentazione incontrollata
 Obesità
Bullismo
Uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o
vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle
azioni offensive messe in atto da uno o più compagni. L’azione del bullo nei
confronti della vittima è compiuta in modo intenzionale e ripetuto. (Olweus)
Famiglie conflittuali
I nuclei familiari tendono ad essere conflittuali per le caratteristiche
relazionali che presentano; il conflitto diventa significativo e problematico
quando i membri della famiglia hanno opinioni o valori differenti che si
scontrano ed hanno inoltre difficoltà nella comunicazione. Il conflitto
familiare può portare a divorzi o violenze domestiche oppure, all’opposto, a
cercare di reprimere il conflitto stesso evitando di affrontare i problemi.
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Affidamento
Si tratta del caso in cui un minore viene allontanato temporaneamente dalla
propria famiglia per essere preso in cura da terzi. Può avvenire per decisione
dei genitori stessi o, più frequentemente, per decisione del giudice. Se la
situazione di abbandono si protrae nel tempo o diventa irreversibile, al
giudice spetta di pronunciare l’adottabilità.
Adozione
E’ un istituto giuridico che permette all’adottante di trattare ufficialmente
l’adottato come figlio, dandogli il cognome. Risponde soprattutto al diritto di
ogni bambino di avere una famiglia.
Casa famiglia
E’ una comunità residenziale di tipo familiare la cui finalità è l’accoglienza,
fra gli altri, di minori per interventi socio assistenziali ed educativi integrativi
o sostitutivi della famiglia. Presenta tratti affini alla famiglia: figure parentali
(paterna e materna), numero ridotto di persone accolte, la casa deve avere
le caratteristiche di una comune abitazione, deve essere radicata nel
territorio.
Evasione scolastica
o dispersione scolastica è l’insieme di comportamenti derivanti
dall’ingiustificata e non autorizzata assenza di minorenni dalla scuola
dell’obbligo. In particolare, la dispersione si riferisce al fenomeno nel suo
insieme mentre l’evasione è l’attività posta in essere, individualmente, dal
minore.
Alunni stranieri
Sono gli iscritti con cittadinanza non italiana, anche se nati in territorio
italiano.
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