Ma Temistocle aveva un piano ancora più grandioso per la potenza navale ateniese. Dopo la ritirata di Serse, la flotta greca si era ritratta a Pagase per svernare. In un discorso al popolo ateniese Temistocle disse di avere in mente un’azione che sarebbe stata vantaggiosa e salutare per loro, ma che non si poteva dichiarare pubblicamente. Gli ateniesi gli ordinarono di comunicarla al solo Aristide e di attuarla se questi l’avesse approvata. Temistocle rivelò allora ad Aristide ch’era sua intenzione incendiare la flotta dei greci tirata in secco; Aristide si presentò al popolo e dichiarò che l’azione di Temistocle era la più utile e la più iniqua che si potesse ideare. Di conseguenza gli ateniesi imposero a Temistocle di rinunciarvi (Them., 20, 1-2). Belli sono quei casi in cui si pospone all’onesto un’apparente utilità pubblica. […] Temistocle, dopo la vittoria nella guerra contro i Persiani disse all’assemblea che aveva da proporre un consiglio utile alla città, ma che non era opportuno palesare. Chiese che gli fosse concesso di confidarlo a qualcuno. Il popolo scelse Aristide. Temistocle gli disse che si poteva incendiare segretamente la flotta spartana, ancorata al Giteo, e che con questo atto la potenza di Sparta sarebbe stata distrutta. Ciò udito, Aristide tornò nell’assemblea ed in mezzo alla più grande aspettativa disse che la proposta di temistocle era molto utile, ma non era onesta. E gli Ateniesi, ritenendo che ciò che non fosse onesto non fosse neppure utile, respinsero su proposta di Aristide ciò che non avevano neanche udito. (Cic. De off., III, 11.49) E potrebbesi addurre esempli dove uno minimo utile ha fatto rompere la fede a uno principe e dove una grande utilità non ha fatto rompere la fede a una republica: come fu quello partito che propose Temistocle agli Ateniesi, a’ quali nella concione disse che aveva uno consiglio da fare alla loro patria grande utilità, ma non lo si poteva dire per non lo scoprire, poiché scoprendolo si toglieva la occasione del farlo. Onde il popolo di Atene elesse Aristide al quale si comunicasse la cosa e secondo dipoi che paresse a lui se ne diliberasse; al quale Temistocle mostrò come l’armata di tutta Grecia, ancora che la stesse sotto la fede loro, era in lato che facilmente si poteva guadagnare o distruggere; il che faceva gli Ateniesi al tutto arbitri di quella provincia. Donde Aristide riferì al popolo il partito di Temistocle essere utilissimo ma disonestissimo; per la quale cosa il popolo al tutto lo ricusò. (Discorsi, I, 59, 17-19).