Storia del pensiero politico 2011-12: Temistocle

Ma Temistocle aveva un piano ancora più grandioso per la potenza navale ateniese.
Dopo la ritirata di Serse, la flotta greca si era ritratta a Pagase per svernare. In un
discorso al popolo ateniese Temistocle disse di avere in mente un’azione che sarebbe
stata vantaggiosa e salutare per loro, ma che non si poteva dichiarare pubblicamente.
Gli ateniesi gli ordinarono di comunicarla al solo Aristide e di attuarla se questi
l’avesse approvata. Temistocle rivelò allora ad Aristide ch’era sua intenzione
incendiare la flotta dei greci tirata in secco; Aristide si presentò al popolo e dichiarò
che l’azione di Temistocle era la più utile e la più iniqua che si potesse ideare. Di
conseguenza gli ateniesi imposero a Temistocle di rinunciarvi (Them., 20, 1-2).
Belli sono quei casi in cui si pospone all’onesto un’apparente utilità pubblica. […]
Temistocle, dopo la vittoria nella guerra contro i Persiani disse all’assemblea che
aveva da proporre un consiglio utile alla città, ma che non era opportuno palesare.
Chiese che gli fosse concesso di confidarlo a qualcuno. Il popolo scelse Aristide.
Temistocle gli disse che si poteva incendiare segretamente la flotta spartana, ancorata
al Giteo, e che con questo atto la potenza di Sparta sarebbe stata distrutta. Ciò udito,
Aristide tornò nell’assemblea ed in mezzo alla più grande aspettativa disse che la
proposta di temistocle era molto utile, ma non era onesta. E gli Ateniesi, ritenendo
che ciò che non fosse onesto non fosse neppure utile, respinsero su proposta di
Aristide ciò che non avevano neanche udito. (Cic. De off., III, 11.49)
E potrebbesi addurre esempli dove uno minimo utile ha fatto rompere la fede a uno
principe e dove una grande utilità non ha fatto rompere la fede a una republica: come
fu quello partito che propose Temistocle agli Ateniesi, a’ quali nella concione disse
che aveva uno consiglio da fare alla loro patria grande utilità, ma non lo si poteva
dire per non lo scoprire, poiché scoprendolo si toglieva la occasione del farlo. Onde il
popolo di Atene elesse Aristide al quale si comunicasse la cosa e secondo dipoi che
paresse a lui se ne diliberasse; al quale Temistocle mostrò come l’armata di tutta
Grecia, ancora che la stesse sotto la fede loro, era in lato che facilmente si poteva
guadagnare o distruggere; il che faceva gli Ateniesi al tutto arbitri di quella provincia.
Donde Aristide riferì al popolo il partito di Temistocle essere utilissimo ma
disonestissimo; per la quale cosa il popolo al tutto lo ricusò. (Discorsi, I, 59, 17-19).